La Libertà Non Sta Nello Scegliere Tra Bianco E Nero, Ma Nel Sottrarsi A Questa Scelta Prescritta. (Theodor W.Adorno)
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mercoledì 5 aprile 2023
domenica 15 agosto 2021
domenica 17 maggio 2020
venerdì 5 luglio 2019
domenica 31 marzo 2019
Jim Carrey ha pubblicato una vignetta su piazzale Loreto
Capita che quando i fascisti e il
fascismo rialzano la testa qualcuno ricordi un po’ di storia, magari anche da
un’angolatura molto dura, come la morte.
Così Jim Carrey in un post su Twitter ha detto la sua sul fascismo e la solita Alessandra Mussolini (quella che vuole denunciare tutti coloro che danno del criminale al nonno) se l’è presa.
L’attore aveva pubblicato un tweet con una vignetta in cui sono ritratti Benito Mussolini e la compagna Claretta Petacci a Piazzale Loreto, appesi a testa in giù, il 29 aprile 1945.
Nella didascalia accanto al disegno si legge: “Se vi state chiedendo a cosa porta il fascismo, chiedete a Benito Mussolini e alla sua signora Claretta”. La vignetta è stata disegnata dallo stesso artista e la nipote del duce, Alessandra Mussolini, si è sentita chiamata in causa e ha scritto “You are a bastard”, “sei un bastardo”.
Così Jim Carrey in un post su Twitter ha detto la sua sul fascismo e la solita Alessandra Mussolini (quella che vuole denunciare tutti coloro che danno del criminale al nonno) se l’è presa.
L’attore aveva pubblicato un tweet con una vignetta in cui sono ritratti Benito Mussolini e la compagna Claretta Petacci a Piazzale Loreto, appesi a testa in giù, il 29 aprile 1945.
Nella didascalia accanto al disegno si legge: “Se vi state chiedendo a cosa porta il fascismo, chiedete a Benito Mussolini e alla sua signora Claretta”. La vignetta è stata disegnata dallo stesso artista e la nipote del duce, Alessandra Mussolini, si è sentita chiamata in causa e ha scritto “You are a bastard”, “sei un bastardo”.
A giudicare da commenti apparsi il popolo del web ha dato ragione a Carrey
e criticato la Ducia. Del resto Mussolini è stato e rimane un dittatore,
criminale di guerra e criminale in assoluto viste le vittime del fascismo
durante il ventennio, oltre alle sue responsabilità politiche e morali nello
sterminio degli ebrei.
venerdì 24 agosto 2018
mercoledì 22 agosto 2018
domenica 22 luglio 2018
venerdì 29 giugno 2018
Come il Guardian ha aiutato gli antisemiti - Jonathan Cook
Ecco un piccolo esperimento mentale con cui anche il direttore del Guardian, Kath Viner, dovrebbe riuscire a destreggiarsi.
Chi aiuti quando censuri una vignetta che descrive i ben documentati crimini di guerra israeliani contro i palestinesi – e lo fai con la motivazione che le critiche a Israele sono antisemite?
La risposta è: aiuti gli antisemiti.
Ecco la vignetta che il Guardian non vuole che i suoi lettori vedano (Copertina). È stata disegnata da Steve Bell, probabilmente il più importante vignettista politico britannico. Mostra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu seduto accanto alla sua controparte britannica, Theresa May, a Downing Street.
La loro intima alleanza è offerta alle telecamere a un prezzo terribile per i palestinesi. La minuscola figura di Razan al-Najjar, una giovane infermiera palestinese assassinata la scorsa settimana a Gaza da un cecchino israeliano mentre soccorreva altri palestinesi uccisi e feriti da altri cecchini israeliani, funge da simbolo. Bruciata nel cuore di Downing Street tra Netanyahu e May, è la vittima sacrificale che alimenta la loro relazione di potere.
Quindi possiamo chiedere, che cosa potrebbe essere antisemita nella vignetta? Fa una generalizzazione sugli ebrei? No. Fa una generalizzazione sugli israeliani? No. Si occupa solo del falco leader di Israele. Ma in realtà, si potrebbe sostenere che non è nemmeno principalmente su Israele o Netanyahu. Probabilmente è meglio leggerla come un’accusa sul modo in cui i leader come May si accostano a Israele, come se le vite dei palestinesi fossero così irrilevanti da non dover essere prese in considerazione.
La vignetta accusa i calcoli immorali compiuti nel perseguimento del potere politico, il prezzo terribile pagato dalle vittime, e la nostra – collettività di spettatori – collusione in un sistema che privilegia i potenti e ignora i deboli. In altre parole, rappresenta tutto ciò che è il meglio delle vignette, o di quello che potrebbe essere definito giornalismo grafico. Lì dentro c’è il potere – e noi – che deve rendere conto.
Eppure il Guardian ha deciso che i suoi lettori devono essere protetti da questo messaggio. Ha preferito schierarsi con i potenti contro i deboli e dare la priorità alla sensibilità di uno stato con armi nucleari sulla sofferenza di un popolo senza stato tenuto prigioniero dal suo occupante.
Ma per quanto questo sia orribile, il Guardian ha fatto qualcosa di ancora peggiore. Ha giustificato questo terribile atto di censura accusando il vignettista di antisemitismo. Dalla corrispondenza che abbiamo visto da Bell, sembra che Viner e altri redattori abbiano ritenuto che presentare Razan al-Najjar come un pezzo di carbone umano che brucia possa suggerire parallelismi con i nazisti, i crematori e l’Olocausto.
Potremmo riflettere su quanto questo rivela sui limiti dell’arte dei vignettisti quando si tratta di rappresentare Israele, uno stato altamente militarizzato che celebra attualmente il 51° anno della sua belligerante occupazione dei territori palestinesi. Uno stato che sta tuttora commettendo regolari massacri di dimostranti palestinesi non armati che cercano di liberarsi dalla prigione di Gaza.
Mostrare i palestinesi come vittime sacrificali, secondo il Guardian, è antisemita.
E, come ha scoperto alcuni anni fa un altro grande vignettista britannico, Gerald Scarfe, presentare la realtà quotidiana dei palestinesi che sanguinano sotto l’occupazione è, secondo il Sunday Times, una calunnia a sangue.
Nel frattempo, il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ha recentemente licenziato il suo vignettista per antisemitismo dopo che aveva disegnato Netanyahu con un missile in mano mentre festeggia la possibilità di sfruttare la vittoria di Israele al concorso Eurovision.
In un post del mese scorso, ho descritto questo processo come la mistificazione dell’antisemitismo. Ho spiegato perché è così pericoloso e di come se ne abusa per chiudere ogni sorta di conversazioni politiche di cui abbiamo disperatamente bisogno – e non solo riguardo a Israele.
Ma qui voglio fare un ulteriore punto. L’atto di censura di Viner aiuta in realtà a realizzare quello che lei e gli altri redattori sostengono di voler raggiungere? Contribuisce a ridurre la minaccia dell’antisemitismo? La risposta è che non è così. Anzi, è vero il contrario: può solo servire a alimentare l’antisemitismo.
Quando le dure critiche a Israele e ai suoi leader sono messe a tacere – e di aspre critiche a Israele è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno – Israele viene trattato come un caso speciale. Trae beneficio da una specie di antisemitismo all’inverso, o filosemitismo.
Quando una comune caricatura di Netanyahu – molto meno cruda delle caricature di leader britannici e americani come Blair e Trump – viene denunciata come antisemita, è facile dedurre che i leader israeliani si aspettano e ricevono un trattamento preferenziale. Quando si mostra Netanyahu immerso nel sangue – come molti altri leader mondiali sono stati – si è fatti a pezzi come per una calunnia a sangue, è probabile che si concluda che i crimini di guerra israeliani sono autorizzati in modo univoco. Quando Netanyahu non può essere mostrato con un missile in mano, possiamo supporre che Israele disponga di una dispensa speciale per bombardare Gaza, indipendentemente dal costo in perdite di civili.
E quando vediamo la furia creata da una vignetta come quella di Bell, possiamo solo supporre che altri vignettisti meno affermati ne trarranno la giusta conclusione: stai lontano dal criticare Israele perché danneggerà la tua reputazione personale e professionale.
In tali circostanze, la logica del vero antisemita inizia a suonare più plausibile. Dice che “gli ebrei” controllano segretamente il mondo, i loro tentacoli sono dappertutto. Nessuno, nemmeno i paesi più potenti della terra, può resistere loro. È per questo che “gli ebrei” possono ottenere che una vignetta di Netanyahu sia censurata, perché “gli ebrei” possono intimidire i più grandi giornali e emittenti televisive, perché “gli ebrei” hanno i nostri politici in pugno.
Quando non riusciamo a far rendere conto a Israele; quando concediamo a Israele, uno stato presidio con armi nucleari, la sensibilità di una vittima dell’Olocausto; quando confondiamo le priorità morali in modo tale da innalzare i diritti di uno stato sui diritti dei palestinesi sue vittime, non solo alimentiamo i pregiudizi dell’antisemita, ma rendiamo i suoi argomenti seducenti per altri. Non aiutiamo a eliminare l’antisemitismo, incoraggiamo a diffonderlo.
Ecco perché Viner e il Guardian hanno peccato non solo contro Bell, e contro l’arte delle vignette politiche, e contro la giustizia per i palestinesi, ma anche contro gli ebrei e la loro sicurezza a lungo termine.
(Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org)
mercoledì 4 aprile 2018
venerdì 9 marzo 2018
giovedì 8 febbraio 2018
Il pazzo mondo a stelle e strisce - Tom Tomorrow
poche immagini e poche parole per dei fumetti che sono ciascuno un editoriale di peso sulla politica degli Usa, negli ultimi 15 anni.
grazie a Tom Tomorrow per averli scritti e a Carlo Gubitosaper averceli fatti conoscere.
cose di serie A, provare per credere.
grazie a Tom Tomorrow per averli scritti e a Carlo Gubitosaper averceli fatti conoscere.
cose di serie A, provare per credere.
Abbiamo perciò chiesto a Carlo Gubitosa, fra
i promotori del progetto, di offrirci sette buoni argomenti per spiegare perché
vale la pena sostenere e leggere Il Pazzo Mondo a Stelle e Strisce –
Manuale a fumetti per capire gli Stati Uniti.
——————————————————————
1) È un ottimo volume di giornalismo
a fumetti, che in Italia si è affermato come un genere letterario
capace di scalare la vetta delle classifiche assolute di lettura, sorpassando
poesia, narrativa, saggistica e manualistica. Per capire meglio questo genere e
questo linguaggio, per tenerlo vivo tra i lettori e per stimolare la fantasia
degli autori non bastano le produzioni nostrane, ma e’ utile anche leggere e
pubblicare in italiano lavori di autori gia’ affermati e premiati all’estero.
Allargare ad autori stranieri l’orizzonte del giornalismo a fumetti made in
Italy e’ un gioco a somma positiva, dove beneficiano gli autori che allargano
il loro pubblico fuori dai confini nazionali, i lettori che scoprono altre
cronache e altre prospettive, le autoproduzioni editoriali che possono
sperimentare nuove forme di racconto.
2) È giornalismo a fumetti nato 25 anni
fa, nel gruppo di cartoonist da cui Matt Groening ha spiccato il
volo verso l’animazione, un format diffuso sugli “alternative
weeklies” nell’underground della stampa indipendente made in USA, e tradotto
come autoproduzione italiana per promuovere una visione politica libera dai
condizionamenti dei media mainstream.
3) I temi cruciali della politica
statunitense (guerre, armi, tortura, videosorveglianza, razzismo, povertà)
sono talmente angoscianti da richiedere una sapiente miscela di rigore
giornalistico, colore fumettistico e leggerezza satirica per essere affrontati
senza entrare in depressione.
4) Tom Tomorrow ha degli ottimi
supporter, a cominciare dai maestri jedi appassionati di questo autore,
come dimostra l’endorsement ricevuto da Luke
Skywalker in persona, su Twitter, dopo l’annuncio del trailer
italiano di promozione del crowdfunding. (Cfr ). A questo possiamo aggiungere
la prefazione di Michael Moore e l’introduzione di Eddie Vedder, il leader dei
Pearl Jam, entrambi storici estimatori del lavoro di Perkins.
5) Nel mercato editoriale italiano del
fumetto c’e’ bisogno di sperimentare, di scoprire nuovi autori e nuovi formati
narrativi, di azzardare operazioni inedite e aprire strade nuove. E questo
possiamo farlo solo sostenendo il settore no-profit delle autoproduzioni
indipendenti, che da sempre e’ il “brodo di coltura” privilegiato del
giornalismo a fumetti, dove autori come Art Spiegelman e Joe Sacco si sono
ritagliati uno spazio da soli su fanzine autoprodotte prima che si aprissero
per loro le porte della “grande editoria”, proprio come è avvenuto per
Flaviano Armentaro, Toni Bruno, Makkox, Matteo Fenoglio e
Zerocalcare, che ho avuto l’onore di pubblicare su “Mamma!” (la rivista di
giornalismo a fumetti della nostra associazione culturale) prima che il loro
talento esplodesse in libreria e in fumetteria.
6) La più grande superpotenza mondiale,
con l’esercito più armato del pianeta, sta per decidere quale sarà il suo
nuovo “commander in chief”. Come cittadini del mondo possiamo scegliere se
restare passivi a guardare oppure informarci, sostenere attraverso un fumetto
il pensiero alternativo alla realpolitik bipolare, amplificare e
tradurre in italiano le voci critiche che si levano dall’altro lato
dell’Atlantico per dirci che possiamo vivere bene anche con meno pistole e più
sanità pubblica, meno guerre e più borse di studio.
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giovedì 28 settembre 2017
giovedì 31 agosto 2017
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lunedì 17 aprile 2017
sabato 4 febbraio 2017
domenica 25 settembre 2016
Nahed Hattar, giordano, ucciso per aver postato una vignetta sulla sua pagina Facebook
In Green: In paradise…
Allah: “May your evening be joyous, Abu Saleh, do you need anything?”
Jihadist: “Yes Lord, bring me the glass of wine from other there and tell Jibril [the Angel Gabriel] to bring me some cashews. After that send me an eternal servant to clean the floor and take the empty plates with you.”
Jihadist continues: “Don’t forget to put a door on the tent so that you knock before you enter next time, your gloriousness.”
da qui
sabato 27 agosto 2016
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