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martedì 2 aprile 2024

30 anni dopo l'insurrezione armata zapatista - Pablo Romo Cedano

 

I primi trent'anni

Cosa è successo negli ultimi 30 anni dall'insurrezione armata zapatista nelle comunità indigene e nel paese? Sarebbe molto pretenzioso voler raccontare in un breve saggio ciò che è accaduto, i cambiamenti, gli aspetti positivi e negativi. Forse bisognerà ricordare alcune delle grandi conquiste, l'impatto sul paese e l'attuale fase che il movimento sta attraversando.

Trent'anni sono un periodo di tempo molto lungo e nel mondo indigeno ciò coinvolge almeno un'intera generazione. Quelle che erano bambine nel 1994 ora sono madri e presto saranno nonne. Coloro che hanno imbracciato le armi, i giovani tra i 18 e i 25 anni, ora sono i nonni della loro comunità, presiedono le assemblee e prendono le grandi decisioni nei loro spazi di autogoverno. Rimangono alcuni comandanti storici: Moisés, David, Zebedeo, ma ci sono molti nuovi comandanti. L'irruzione delle donne nel cammino zapatista è impressionante.  Alla cerimonia dell'anniversario sono state loro, le donne, le principali protagoniste dell'evento. 

In trent'anni il paese è cambiato. E molto di questo è dovuto all'insurrezione armata zapatista. La loro lotta ha ispirato un risveglio sociale che ha portato al rovesciamento del Pri (Partido Revolucionario Institucional), il partito al potere da oltre 72 anni. C'è stata un’irruzione sulla scena di nuovi attori, soprattutto indigeni, donne e giovani. Se è vero che il governo non ha rispettato gli accordi di pacificazione e non ha rispettato gli Accordi di San Andrés, le comunità indigene e i popoli indigeni di tutto il paese sono diversi: resistono e difendono le loro terre e i loro territori con maggiore forza e orgoglio; curano e proteggono fiumi, montagne e selve a dispetto delle imprese e dei criminali che vogliono eliminarli. 

Certo, molti sono caduti, hanno abbandonato, stanchi, il cammino zapatista, ma molti altri si sono uniti e altri ancora si ispirano alla "rabbia dignitosa" con cui difendono la vita e il futuro.

 

Resistenza e creatività

Le comunità zapatiste sono ancora lì, a resistere all'offensiva della predazione capitalistica che vuole impadronirsi dei loro territori e delle loro ricchezze. Mantengono i loro territori nonostante l'instancabile guerra a bassa intensità e il logoramento che hanno subito in questo tempo. È stato difficile vivere ai margini della distribuzione di risorse economiche da parte dello Stato e, soprattutto, costantemente vessati dall'esercito e dai paramilitari. Ciononostante, eccoli lì a festeggiare 30 anni di insurrezione.

Un nuovo rischio per le comunità zapatiste e non zapatiste è la criminalità organizzata.  Gruppi paramilitari addestrati dall'esercito, e alcuni membri dell'esercito stesso, sono entrati a far parte dei ranghi della criminalità organizzata nella regione e affrontano battaglie in sordina per il controllo delle rotte dei migranti, della droga, delle armi e dei beni illegali. Oggi è una seria minaccia che l'intera popolazione del Chiapas e molte parti del paese devono affrontare. È un'industria criminale prospera e fiorente. In molte zone del paese la mafia fa parte del governo locale e delle forze dello “ordine”. È una sfida importante per la sopravvivenza dello zapatismo e delle organizzazioni sociali che si oppongono a questo mercato criminale.

 

La Scuola di San Cristobal

Un'eredità che voglio sottolineare tra le tante che il processo zapatista ha significato in Messico e in molte parti del mondo è quella che definisco "la Scuola di San Cristobal". Così come chiamiamo "Scuola di Francoforte", il gruppo di pensatori della sinistra tedesca della metà del XX secolo e così via, altre scuole di artisti o di pensatori, come la Scuola fiorentina (pittura), la Scuola di Salamanca (teologia) e tante altre. Sono convinto che la rivolta zapatista, avvenuta in un contesto molto particolare di post guerra fredda, di crisi del capitalismo e di irruzione del neoliberismo, dia origine a un nuovo modo di pensare che chiamo "La Scuola di San Cristóbal" con persone, uomini e donne che riflettono-agiscono-sentono in una nuova logica ai margini del corso egemonico ortodosso del pensiero dominante. Gustavo Esteva caratterizza così il contesto dell'insurrezione e le sue conseguenze: "L'insurrezione zapatista ha avuto luogo in un momento storico particolare, quando le forze contro-egemoniche erano indebolite e disarticolate. In queste circostanze ha operato come una sveglia globale dei movimenti antisistemici" (Esteva, G. 2021. Verso una nuova era).

Mi riferisco, ad esempio, al gruppo di persone “senti-pensanti” (Eduardo Galeano) che ha prodotto i piccoli libri recentemente pubblicati nella Collezione Al Faro Zapatista (https://alfarozapatista.jkopkutik.org/libros-de-bolsillo/); a quelli di noi che, da contesti molto diversi, hanno cambiato il nostro agire-pensare-sentire di fronte al mondo. Ci sono molte persone che scrivono, pensano e lavorano con lo sguardo rivolto a una nuova era davanti a sé.

Alcune delle caratteristiche più rilevanti di questo nuovo sentire-pensare-fare, entro la nuova epoca ed entro la crisi di civiltà, sono l'identificazione del nuovo momento storico in una rottura radicale con il patriarcato; l’emergere delle diversità, in cui i popoli indigeni, le comunità ancestrali convivono con pari opportunità e dignità rispetto agli altri e in contesti di autonomia nel rispetto di altre modalità di governo. In questo senso, vale la pena leggere il libro di Xochitl Leyva, Guerras, zapatismo, redes (Guerre, zapatismo, reti, 2021), nel quale affronta il tema delle identità e delle controversie di genere che gli zapatisti hanno affrontato nel loro operare e nel loro essere.

Un'altra grande fonte di azioni e di riflessioni che scaturisce da questa eredità zapatista è la lotta anticapitalistica, con la resistenza alla "modernizzazione" e allo "sviluppo" neocolonialista. La proposta è molto semplice e radicale: consumare ciò che produciamo. Carlos Alonso Reynoso e Jorge Alonso, nel loro libro Un Somero Acercamiento al Zapatismo (Un breve approccio allo zapatismo), rilevano che "gli zapatisti sono convinti di dover costruire la loro vita da soli, con autonomia.  Ascoltano i dolori e le sofferenze vicine e lontane, poiché chi comanda davvero nel capitalismo non si accontenta di continuare a sfruttare, reprimere, disprezzare ed espropriare, ma distruggerà il mondo intero alla ricerca di maggiori profitti" (Reynoso, C. 2021).

Il terzo elemento è il "comandare obbedendo" e la rotazione nell'esercizio del potere.  Fino a poco tempo fa, i caracoles (regioni organizzative delle comunità autonome zapatiste) hanno rappresentato un'ispirazione per la partecipazione ai processi di governo locale. In contrapposizione ai partiti politici che comportano spaccature nella comunità, alla stregua di franchising commerciali che non rappresentano gli interessi della popolazione e la cui ideologia è il marketing e la pubblicità. Molto è stato scritto su questo tema e c'è una costante evoluzione nelle loro forme di governo. La chiave è la partecipazione di tutti all'esercizio del potere, che non deve essere accentrato e i cui periodi di esercizio devono essere brevi. 

 

Altre eredità 

Un tema importante ereditato dallo zapatismo nella Scuola di San Cristóbal è l'epistemologia e la pedagogia. 

L'apprendimento avviene ponendo domande. Si cammina chiedendo e si impara camminando. Non ci sono verità definitive che diventano ideologie stantie nel tempo.  Si cammina e lungo la strada si vedono i sentieri. Non esiste una cartografia predefinita che definisca il percorso del viaggio. L'incertezza fa parte del modo di imparare e di insegnare. 

Le piccole scuole zapatiste, che negli ultimi anni hanno insegnato a tanti come imparare, non erano altro che scuole di come fare domande e come camminare.  Non c'erano contenuti definiti o definitivi. Paulo Freire avrebbe potuto benissimo frequentare quei corsi per riscrivere il suo libro Pedagogia degli oppressi.

Per anni, prima che lo zapatismo fiorisse, nella selva si apprendeva con la pedagogia del tijuanej, il pungiglione (in lingua tzeltal), che irrita e spinge alla domanda-azione. Lo zapatismo recupera l’idea dell'assemblea ad ampia partecipazione in cui tutti condividono, tutti insegnano e tutti imparano collettivamente. 

 

Oltre gli anniversari  

Lo zapatismo sta festeggiando gli anni di vita pubblica, ma ha molti più anni di vita nascosta, come le piante, come le grandi ceiba (“alberi della vita” maya). I semi impiegano tempo, nell'oscurità della terra, per emergere in superficie sotto forma di fragili steli. Gli steli, vulnerabili alle intemperie, resistono imitando il sottobosco finché non hanno la forza di resistere all'assalto. Nutrendosi dal basso, crescono anche verso l'alto. Ci vuole tempo perché diventino grandi alberi.  Lo zapatismo, nei suoi trent'anni d’età, è un albero che ospita sotto la sua ombra una grande biodiversità. È tempo di festeggiare.

 

Traduzione di Giorgio Riolo

 

  

Pablo Romo Cedano ha studiato filosofia e teologia. Domenicano, ha partecipato con il vescovo Samuel Ruiz alla Commissione di mediazione tra l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e il Governo Federale Messicano (1994-1998). È stato direttore del “Centro diocesano per i diritti umani” di San Cristóbal de Las Casas, in Chiapas (1993-1997), e poi presidente di Dominicans for Justice and Peace. Oggi insegna all’università ed è attivista sui diritti umani e sulla pace.

sabato 24 febbraio 2024

Nunca más…- Capitán Insurgente Marcos


Mai più. “Quando lo zapatismo dice che è contro il sistema patriarcale, non lo fa per moda, novità o per una questione di correttezza politica. ‘Lo fa per la memoria'”, assicura il Capitán Insurgente Marcos, dell’Ejéricto Zapatista de Liberación Nacional, nel comunicato numero XVII in cui ricorda che “poche cose sono sovversive come la memoria… e la dignità”. La memoria è la radice dell’albero della dignità e della ribellione. Nel caso dei popoli indigeni, è una radice che affonda in secoli di oscurità e che, con i popoli del mondo, dice e si dice: “Mai più”. Sotto questo testo, la parte XVII di un testo lunghissimo, trovate quelle che l’hanno preceduta dal comunicato numero 11 in poi. Quelle ancora precedenti sono invece qui

 

La memoria non è solo il cibo della rabbia degna, è anche la radice dell’albero della dignità e della ribellione. Nel caso dei popoli originari, è una radice che affonda in secoli di oscurità e che, con i popoli del mondo, dice e dice a se stessa: “mai più”.

Quelli in alto guardano al passato con la stessa nostalgia con cui i vecchi guardano le foto della loro nascita e infanzia.

Quelli in basso guardano al passato con rabbia. Come se ogni umiliazione, ogni ferita, ogni affronto, ogni beffa, ogni morte fossero parte di una ferita presente che deve essere sanata.

Quelli in alto scelgono quindi i loro eroi e partono e ripartiscono la storia in cui loro sono il culmine del tutto. Travestono da “giustizia” ciò che non è altro che elemosina.

Quelli in basso vedono la storia come un’unica pagina che non si è ancora finito di scrivere, e non ci sono eroi, solo una continua riscrittura dove cambia la mano che traccia gli scarabocchi ma non il cuore collettivo che detta orrori ed errori e, ovviamente, i conti da pagare.

I popoli zapatisti quando guardano al passato, guardano e parlano ai loro morti. Chiedono loro di mettere in discussione il presente, compresi loro stessi. Ed è così che guardano al futuro.

Così combattono e vivono le comunità zapatiste che non hanno letto Walter Benjamin. E penso che non ne abbiano bisogno…

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Nel video, accompagnato dalla canzone di León Gieco “La Memoria”, interpretata dall’autore e da Victor Heredia, si vedono giovani che agiscono in una scena di teatro all’aperto come vittime e autori della violenza che affligge i popoli del Chiapas. L’opera, precisa Marcos, è una prova generale per la celebrazione del 30° anniversario dell’inizio della guerra contro l’oblio, il prossimo 1 gennaio.

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Giovani donne e uomini zapatisti mentre eseguono una rappresentazione teatrale che descrive non un passato lontano, ma qualcosa che era quotidiano circa 40 anni fa in Chiapas. In altre parti del Messico e del mondo è il presente… e forse il futuro. Quando lo zapatismo dice di essere contro il sistema patriarcale, non lo fa per moda, novità o per una questione di correttezza politica. Lo fa per memoria. E, cari amici e nemici, poche cose sono sovversive quanto la memoria… e la dignità.

Saggio preparatorio per la celebrazione dei 30 anni dall’inizio della guerra contro l’oblio. Immagini per gentile concessione dei Tercios Compas, copyleft dicembre 2023. Musica di León Gieco “La Memoria”, voci di León Gieco e Víctor Heredia. Abbracciando tutta l’america latina, quella che si scrive e si vive con le minuscole, quella del basso, la sorella nonostante i confini e i governi neoliberisti e progressisti.


El Capitán

Messico, dicembre 2023. 40, 30, 20, 10, 2, 1 anno, un mese dopo. https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2023/12/06/diecisieteava-parte-nunca-mas/


PARTE XI INTANTO, NELLE MONTAGNE DEL SUDEST MESSICANO…


PARTE XII FRAMMENTI


PARTE XIII DUE PARTITE DI CALCIO E UNA STESSA RIBELLIONE


PARTE XIV E SECONDA ALLERTA DI AVVICINAMENTO. LA (OTRA) REGOLA DEL TERZO ESCLUSO


PARTE XV DI NOTTE E IN PIENA LUCE…


PARTE XVI BERTOLD BRECHT, LA CUMBIA E LA NON-ESISTENZA


Tutte le traduzioni sono del Comitato Chiapas Maribel

I testi originali su Enlace Zapatista

da qui

domenica 31 dicembre 2023

Da trent’anni c’è un mondo nuovo - Raúl Zibechi

 

La sollevazione dell’Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN), trent’anni fa, è riuscita a mettere l’autonomia al centro degli obiettivi di alcuni movimenti sociali in America Latina. Fino a quel momento non esisteva alcuna corrente politica e culturale orientata in quella direzione, oggi presente nella maggior parte dei paesi della regione latinoamericana. Tutt’al più vi erano posizioni autonomiste ispirate all’“operaismo” italiano che diedero poi origine all’“autonomismo” europeo. Quella corrente di pensiero, che prese forma nelle analisi dei filosofi italiani Antonio Negri e Mario Tronti, non ebbe mai un peso reale nelle lotte e nei movimenti latinoamericani, la sua influenza si concentrò nelle università e tra gli intellettuali marxisti.

L’EZLN si formò nel 1983 nelle regioni indigene del Chiapas. Per dieci anni si andò radicando nei villaggi e, dopo un’ampia consultazione con circa 500 comunità, decise di entrare in guerra, una scelta che prese forma concreta con la sollevazione del primo gennaio 1994, lo stesso giorno in cui il Messico aderiva al Trattato di libero scambio (NAFTA) in America. La guerra durò meno di due settimane perché la società civile si mobilitò esigendo la pace. Cominciò così un periodo di dialogo tra il governo e l’EZLN.

 

Lo zapatismo non ha solamente posto al centro del suo pensiero e della sua pratica politica la discussione sull’autonomia, questione che divenne evidente con gli Accordi di San Andrés del 1996, negoziati con il governo del Messico, ma ha mostrato il protagonismo dei popoli indigeni che sono poi i soggetti più importanti della lotta per l’autonomia.

Gli incontri internazionali hanno giocato un ruolo importante nella diffusione del pensiero dell’EZLN, così come gli innumerevoli comunicati in cui l’allora subcomandante insurgente Marcos raccontava scene di vita nelle comunità e delle militanti e dei militanti del movimento. L’Encuentro Intercontinental por la Humanidad, tenuto a La Realidad nel 1995, accolse centinaia di persone provenienti da tutto il mondo, con una grande presenza di collettivi giovanili europei di carattere libertario e autonomista.

Il fatto che lo zapatismo si rivolgesse ai gruppi più diversi della società, ma soprattutto alla gioventù urbana ribelle (gay, lesbiche, precari e disoccupati) e non utilizzasse concetti tradizionali della sinistra come quelli di “proletariato”, “lotta di classe” e “presa del potere”, era estremamente attraente per i settori che erano già stanchi del linguaggio monotono delle sinistre.

L’influenza dello zapatismo in America Latina può essere rilevata a due livelli: uno più diretto, legato ai militanti più attivi e formati nei cosiddetti nuovi movimenti sociali – come i piqueteros argentini, i settori dell’educazione popolare, i giovani critici e artisti – e, in secondo luogo, in modo più indiretto e trasversale nei movimenti dei popoli oppressi, in particolare degli indigeni e degli afrodiscendenti.

Le tracce dello zapatismo si rintracciano soprattutto nei movimenti meno istituzionalizzati. Le tracce dello zapatismo si rintracciano soprattutto nei movimenti meno istituzionalizzati. In un certo senso, una parte considerevole dei nuovi movimenti si sentirono attratti da tre questioni centrali che trovarono nello zapatismo: il rifiuto della presa del potere statale e la possibilità di crearsi poteri propri, l’autonomia e l’autogestione, e il modo di comprendere il cambiamento sociale come costruzione di un mondo nuovo piuttosto che la trasformazione del mondo esistente.

L’influenza etica e politica dello zapatismo, così come il fallimento delle rivoluzioni incentrate sulla presa del potere e sul cambiamento “dall’alto”, condussero molti attivisti alla convinzione che i cambiamenti debbano essere legati alla ricostruzione dei legami sociali che il sistema distrugge ogni giorno.

La creazione di municipi autonomi e di consigli di buon governo, recentemente smantellati dallo stesso EZLN, ha dimostrato che è possibile governare in un altro modo, senza creare o riprodurre burocrazie permanenti come hanno fatto invece le rivoluzioni vittoriose tradizionali. Attratti dalle sue particolarità, migliaia di attivisti da tutto il mondo, la stragrande maggioranza dei quali europei, sono venuti in Chiapas per conoscere in prima persona la realtà zapatista e hanno contribuito donando risorse materiali.

Sarebbe un errore credere che lo zapatismo influenzi o diriga in qualche modo tutta questa varietà di collettivi. Più di mille gruppi hanno sostenuto il la Gira por la Vida, realizzata nel 2021 in diversi paesi e regioni d’Europa, per ascoltare e consolidare relazioni di fraternità con chi lotta. Penso che la cosa più appropriata sia parlare di confluenze, perché in tutto il mondo si sono formati e crescono gruppi che rivendicano l’autonomia come pratica politica, riferendosi senza dubbio allo zapatismo, ma non in un rapporto di comando e obbedienza.

I movimenti femministi, quelli dei giovani precari e disoccupati, delle imprese autogestite che si moltiplicano nel mondo, hanno trovato nello zapatismo ispirazione per la loro determinazione a creare il nuovo, il loro rifiuto delle istituzioni statali e dei partiti di sinistra. Sebbene le cause delle ribellioni abbiano caratteristiche diverse, ovunque si avverte una profonda stanchezza nei confronti del sistema dominante e delle sue conseguenze sui giovani, come la precarietà del lavoro, la mancanza di prospettive di vita dignitosa e la persecuzione poliziesca di chi dissente.

Popoli nativi e neri

Negli ultimi decenni diversi popoli stanno rivendicando l’autonomia, oppure l’hanno costruita con i fatti. I popoli indigeni sono in prima linea in questo processo, spiccano i Mapuche del Cile e dell’Argentina, i Nasa e i Misak del Cauca colombiano. Più recentemente, i popoli amazzonici sono entrati a pieno titolo nella dinamica delle autonomie, così come alcuni palenque e quilombo neri.

Nel 1998 è stato creato il primo gruppo autonomista mapuche, la Coordinadora Arauco-Malleco (CAM), che incarnava un nuovo modo di fare politica attraverso l’azione diretta contro le imprese forestali le cui coltivazioni di pino soffocano le comunità. Oggi esistono almeno una dozzina di gruppi mapuche che affermano di essere autonomi.

I più importanti sono la CAM, la Resistencia Mapuche Lafkenche (RML), Resistencia Mapuche Malleco (RMM), la Alianza Territorial Mapuche (ATM) e Weichán Auka Mapu [Lucha del Territorio Rebelde], che hanno promosso un’ondata di recupero di terre stimata in 500 territori o proprietà. I più radicalizzati sono Weichan Auca Mapu (WAM) e Resistencia Lafkenche, oltre alla CAM, che si distinguono per azioni dirette contro l’industria forestale. Esistono anche organizzazioni di donne mapuche.

In Colombia, il Consiglio Indigeno Regionale del Cauca (CRIC) è stato creato nel 1971 nell’ambito di un processo di recupero del territorio. Oggi conta 84 riserve nel Cauca e 115 comuni a cui appartengono otto gruppi etnici. Gestiscono programmi sanitari ed educativi con il sostegno dello Stato, hanno costruito le proprie forme economiche come imprese e negozi comunitari, associazioni di produttori e un’istituzione di terzo livello, il Cecidic (Centro di educazione, formazione e ricerca per lo sviluppo integrale della comunità). Hanno creato un sistema di “giustizia comunitaria” e si governano attraverso l’elezione delle loro autorità dai consigli. La Guardia Indigena, un’entità dedita alla difesa dei territori e degli stili di vita indigeni, è la creazione autonoma più importante.

Sia i gruppi mapuche in Cile che il CRIC hanno rapporti con l’EZLN, essendo probabilmente i movimenti indigeni più vicini politicamente allo zapatismo.

Le esperienze si stanno moltiplicando. Come in Cile esistono più di una dozzina di gruppi autonomi (alcune fonti parlano di 15 gruppi), nel Cauca si sono formate la Guardia Cimarrona tra afrocolombiani e la Guardia Contadina, entrambe ispirate alla Guardia Indigena.

Probabilmente l’organizzazione autonomista con la maggiore presenza in Brasile è la Teia dos Povos, nata dieci anni fa nello stato di Bahia. Riunisce comunità e popoli indigeni, contadini senza terra e quilombolas (persone nere discendenti dai maroon), in un’alleanza di base che si sta espandendo in diversi stati e ha l’autonomia – e lo zapatismo – come riferimenti centrali.

Infine ci sono i popoli amazzonici. Nel nord del Perù sono stati creati nove governi autonomi da quando il primo, il Governo Territoriale Autonomo della Nazione Wampis, è stato formato nel 2015, come un modo per fermare l’estrattivismo petrolifero e forestale, nonché la colonizzazione. In totale controllano più di 10 milioni di ettari e in un recente incontro a Lima si è affermato che ci sono altri sei comuni che stanno avviando lo stesso processo di costruzione dell’autonomia.

Nell’Amazzonia Legale brasiliana, sono stati siglati 26 protocolli di demarcazione autonomi , che comprendono 64 villaggi indigeni in 48 territori diversi. I villaggi hanno fatto questa scelta di fronte all’inazione dei governi che sarebbero obbligati a delimitare i loro territori dalla Costituzione del 1988, ma lo fanno in pochissimi casi.

Per quanto riguarda il resto delle autonomie, basta ricordare che decine di popoli indigeni che abitano il Messico hanno seguito i principi zapatisti riunendosi nel Congresso Nazionale Indigeno (CNI), dove partecipano 32 popoli che lottano per la propria autonomia. Nel 2006, il IV Congresso del CNI ha deciso di sottoscrivere la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona e di esercitare l’autonomia nei fatti.

Nuove direzioni per continuare ad esistere

Mentre le autonomie si espandono senza sosta nella regione latinoamericana, lo zapatismo ha deciso di dare una svolta importante al suo processo.

Dal 22 ottobre 2023, l’EZLN ha diffuso una serie di dichiarazioni in cui segnala importanti cambiamenti per affrontare la nuova fase di collasso sistemico e ambientale. Le Juntas de buen gobierno e i municipi autonomi, strutture organizzative create due decenni fa e simboli dell’autogoverno zapatista, cessano di funzionare. Invece di una trentina di municipi autonomi, ci saranno migliaia di strutture di base, di Governo Autonomo Locale (GAL) e centinaia di Collettivi di Governo Autonomo Zapatista (CGAZ) dove prima c’erano solo 12 juntas de buen gobierno.

Le decisioni che hanno preso hanno un orizzonte di 120 anni, ovvero sette generazioni. L’EZLN osserva che ci saranno guerre, inondazioni, siccità e malattie e che quindi “in mezzo al collasso dobbiamo guardare lontano”.

Hanno fatto autocritica sul funzionamento dei municipi e delle juntas, concludendo che le proposte delle autorità non andavano più verso il basso e che le opinioni della gente non arrivano più alle autorità. Dicono, in sostanza, che si era ricreata una piramide e per questo hanno deciso di abbatterla.

Forse il punto più importante è che si propongono di “essere un buon seme” di un mondo nuovo che non vedranno, di voler lasciare “in eredità la vita” alle generazioni future invece della guerra e della morte.

Siamo già sopravvissuti alla tempesta come comunità zapatiste quali siamo. Ma ora non si tratta solo di questo, dobbiamo attraversare questa e altre tempeste che arriveranno, attraversare la notte e arrivare a una mattina, tra 120 anni, in cui una bambina comincerà a imparare che essere libera significa anche essere responsabile di quella libertà“, continua il comunicato .

Seminare senza raccogliere, senza aspettarsi di poter godere dei frutti di ciò che è stato seminato, è la più grande rottura conosciuta con il vecchio modo di fare politica e di cambiare il mondo. È un’etica politica antisistemica quella che lo zapatismo ci consegna, un dono da valorizzare in tutta la sua tremenda dimensione.


La versione in lingua originale di questo articolo è uscita su Nacla. Reporting on the Americas

La traduzione per Comune-info è di marco calabria

Alcune delle illustrazioni che compaiono sono state realizzate da Dante Aguilera Benitez (IG:  el_dante_aguilera ) e Rulo ZetaKa (IG: rulozetaka ), per il Taller de Gráfica Pesada Juan Panadero (IG:  tallerjuanpanadero).

Si trovano in questa cartella  bit.ly/Gráfica-Libre-Zapatista, condivisa dall’organizzazione  zapatista  su Facebook. Le illustrazioni possono essere liberamente utilizzate per la riproduzione, la stampa e la manipolazione, ma non a scopo di lucro o di vendita.

da qui

domenica 11 giugno 2023

Pronunciamento nazionale e internazionale sull’aggressione alla comunità Moises Gandhi

 

Ai popoli del Messico e del mondo.
Alle persone, alle collettivitá e ai popoli che difendono la Vita.
A coloro che sentono l’urgenza di agire
di fronte a un sud-est messicano in fiamme


Oggi, in questo momento, il Messico è giunto a un limite, un limite che sembra sempre lontano finché un proiettile esploso dall’alto non fa detonare la rabbia del Messico dal basso. Il compagno zapatista Jorge López Santiz è in bilico tra la vita e la morte a causa di un attacco paramilitare dell’Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo (ORCAO), la stessa organizzazione che da tempo sta attaccando e molestando le comunità zapatiste. Il Chiapas è sull’orlo di una guerra civile, con paramilitari e assassini al soldo di vari cartelli che si contendono i territori per i propri profitti, e i gruppi di autodifesa, con la complicità attiva o passiva del governo statale di Rutilio Escandón Cadenas e il governo federale di Andrés Manuel López Obrador.

L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), che ha mantenuto la pace e ha sviluppato un proprio progetto di autonomia nei suoi territori cercando di evitare scontri violenti con paramilitari e altre forze dello Stato messicano, viene costantemente molestato, attaccato e provocato. Dalla fine del XX secolo, e fino al giorno d’oggi, l’EZLN ha optato per la lotta politica pacifica e civile nonostante le sue comunità siano state attaccate con proiettili, i suoi raccolti incendiati e il suo bestiame avvelenato. Nonostante il fatto che, invece di investire il proprio lavoro nella guerra, lo abbiano speso nella costruzione di ospedali, scuole e governi autonomi di cui hanno beneficiato zapatisti e non zapatisti, i governi, da Carlos Salinas a López Obrador, hanno sempre tentato di isolarli, delegittimarli e sterminarli. Oggi, a pochi mesi dal 40° anniversario dell’EZLN, l’attacco paramilitare contro gli zapatisti da parte dell’ORCAO ha come conseguenza che la vita di un uomo sia appesa a un filo, così come é al sul punto di esplodere un Messico che non può più sopportare la pressione che subisce nei confronti della propria dignità o la guerra contro le sue comunità e nei suoi territori.

L’attacco dell’ORCAO non è un conflitto tra comunità, come lo avrebbe definito Carlos Salinas e, come López Obrador cercherà sicuramente di dipingerlo. Si tratta di un atto la cui responsabilità diretta é tanto del governo del Chiapas quanto del governo federale. Il primo per aver coperto la crescita di gruppi criminali che hanno trasformato il Chiapas, da uno stato di relativa tranquillità, in una zona rossa di violenza. Il secondo per essere rimasto in silenzio e passivo di fronte all’evidente situazione in cui si trova il sud-est del paese. Perché l’ORCAO attacca le comunità zapatiste? Perché puó. Perché lo permette il governo di Rutilio Escandón? Perché, nel Chiapas di cui sopra, governare significa bagnarsi di sangue indigeno. Perché López Obrador tace? Perché il governatore del Chiapas è cognato del suo caro e fedele Ministro degli Interni, Adán Augusto López; perché come i suoi predecessori non può sopportare che un gruppo di ribelli sia il punto di riferimento per la speranza e la dignità; perché ha bisogno di giustificare un’azione militare per “ripulire” il sud-est e poter finalmente imporre i suoi megaprogetti.

Allo stesso modo crediamo che questo attacco sia il risultato delle politiche sociali del governo attuale per dividere e corromperedistruggendo il tessuto sociale delle comunità e dei popoli messicani, in particolare del Chiapas. Vediamo con preoccupazione che programmi come “Sembrado Vida” (che si caratterizza per avere praticamente lo stesso budget del Ministero Federale dell’agricoltura) e altri simili, stiano incoraggiando lo scontro tra comunità storicamente espropriate delle loro terre e dei loro diritti, giacché vengono utilizzati come meccanismi di controllo politico e come merce di scambio affinché le organizzazioni come la ORCAO possano ottenere l’accesso ai presunti benefici che questi programmi forniscono, il cui prezzo è il furto delle terre autonome zapatiste recuperate. Per noi è chiaro che non si tratta di conflitti tra villaggi; si tratta di un’azione di controinsurrezione che mira a distruggerli, a distruggere l’EZLN e tutte le comunità e i popoli che continuano a lottare per una vita dignitosa.

Firmiamo questa lettera per chiedere a noi stessi e a coloro che credono che la dignità e la parola devono sollevarsi per fermare il massacro che si sta profilando; per chiamare a raccolta coloro che sono d’accordo con l’attuale governo, ad aprire i loro cuori alle ingiustizie che stanno sommergendo il presente di questo Paese, aldilà delle loro affinità o simpatie politiche; affinché possiamo riconoscerci nella necessità di agire con l’obiettivo comune di fermare questa atrocità.

Firmiamo questa lettera perché vediamo l’urgenza di porre fine alla violenza paramilitare in Chiapas. Perché non farlo significa lasciare che il Messico sprofondi ancora di più in questa guerra infinita che lo sta distruggendo.

Chiediamo giustizia per Jorge López Santiz.
Chiediamo lo scioglimento assoluto dell’ORCAO.
Chiediamo un’indagine approfondita sul governo di Rutilio Escandón.
Chiediamo che il silenzio di López Obrador cessi di essere complice della violenza in Chiapas.

Facendo nostre le richieste presentate dal Congresso Nazionale Indigeno, chiediamo:

1. Che sia garantita la salute del compagno Jorge e che gli sia prestata tutta l’attenzione necessaria per il tempo necessario.
2. Che si fermi l’attacco armato contro la comunità “Moisés y Gandhi” e che si rispetti il suo territorio autonomo.
3. Che gli autori materiali e intellettuali di questi attacchi paramilitari siano puniti.
4. Che vengano smantellati i gruppi armati attraverso i quali la guerra contro le comunità zapatiste è attiva e in crescita.
Chiediamo inoltre l’immediata liberazione di Manuel Gómez, base d’appoggio dell’EZLN, di cui non abbiamo dimenticato l’ingiusta detenzione.

​Con il CNI, avvertiamo che la guerra che hanno dichiarato contro i popoli originari, custodi della Madre Terra, ci obbliga ad agire in modo organizzato per fermare la crescente violenza e per ristabilire il nostro legame e la nostra cura per la Vita. Invitiamo a manifestare nelle strade, nelle ambasciate e nei consolati, nei centri di studio e nei luoghi di lavoro, nelle reti sociali; dovunque sia possibile e imprescindibile, contro la violenza militare, paramilitare e del crimine organizzato e in difesa della Vita.

Ci invitiamo e vi invitiamo a unire le forze per tessere una giornata di azioni dislocate dal 27 maggio al 10 giugno con una azione coordinata nazionale e internazionale il giorno 8 giugno.

​Che si fermi la guerra contro i popoli zapatisti.

             Se toccano un@, toccano tutt@

Giugno 2023

Seguono centinaia di firme da tutto il  mondo


FIRMANTES INDIVIDUALES

 

Noam Chomsky   

María de Jesús Patricio Martínez

Carlos González García

Enzo Traverso, (escritor y profesor de la universidad de Cornell)

Michael Hardt                 

Yvon Le Bot

Michael Löwy, Sociólogo, Paris

Bertha Navarro

Juan Villoro

Alfonso Cuarón

Gael García Bernal

Diego Luna

Jorge Volpi

Julieta Egurrola

Joaquín Cosío

Franck Gaudichad (co presidente de Francia America Latina)  

Raoul Vaneigem              

Anselm Jappe      

Tomás Ibañez, Escritor, militante libertario        

Alicia Castellanos

Pierre Salama, profesor emérito de la Universidad Sorbonne- Nord

Júlio Henriques, revista Flauta de Luz    (Portugal)

Rubén Navarro, profesor, Lyon, Francia

María Herrera Magdaleno (Familiares en Búsqueda María Herrera)

Daniel Giménez Cacho

Marcos Roitman Rosenmann

Carlos Taibo (autor de varios libros Colapso, entre otros)

Jaime Pastor, editor de la Revista Viento Sur, Estado Español

Gilberto López y Rivas

Malú Huacuja del Toro

Arturo Escobar, Colombia

Ofelia Medina

Javier Sicilia


Qui l’appello in originale 
https://www.caminoalandar.org/about-4


Traduzione di Comitato Chiapas Maribel

da qui

venerdì 11 marzo 2022

LA COMUNITÀ EUROPEA È UNA DEAD UNION WALKING

 



La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta – Theodor W. Adorno

Premesso che tutte le guerre sono da condannare, e naturalmente anche quella in Ucraina, che è l’ultima di centinaia di guerre nel mondo dopo la seconda guerra mondiale, detto questo, quando la polvere delle macerie e delle fosse comuni si sarà posata bisognerà fare i conti, ma sarà tardi, bisogna farlo subito.

provo ad affrontare alcuni punti su cui riflettere, secondo me, conoscendo bene le parole di Frank Zappa: una delle mie tesi filosofiche preferite è che la gente sarà d’accordo con te solo se è giá d’accordo con te. Non riesci a cambiare la mente degli altri.

1 – la Russia si è presa la parte del torto, chi attacca ha torto, ma leggendo e ascoltando Romano Prodi, Sergio Romano, Marcello Foa, fra gli altri, noti complottisti, sembra di capire che l’Europa avesse deciso, già dal 2008, che l’Ucraina sarebbe dovuto essere uno stato cuscinetto e fuori dalla Nato, che gli Usa sono dietro a tutti i colpi di stato e cambi dei governi nei paesi dell’ex-Urss, che la Russia ha torto sulla guerra, ma non ha torto sulle richieste, inascoltate, politiche e geostategiche.

2 – gli Usa (il paese più terrorista del mondo), dopo la caduta del Muro di Berlino, hanno deciso che avrebbero dominato il mondo, a qualsiasi costo (l’unico nemico buono è quello morto, come per gli indiani d’America, né più, né meno, e una volta conquistato, di quel paese si fa saccheggio, l’Iraq ricorda qualcosa?)

3 – la Russia, legittimamente, non vuole i missili, della Nato sui suoi confini, come gli Usa, legittimamente, non vogliono missili puntati contro di loro ai confini del Canada e del Messico, la regola che Usa ed Europa seguono è la regola diabolica fai agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.

4 – la vergogna dell’Europa è che sembra composta di stati a stelle e strisce, nella fase di declino degli Usa, si sono rimangiati le promesse alla Russia, sull’Ucraina stato cuscinetto e fuori dalla Nato, inviano, come ordinano gli Usa, armi (finanziate con gli eurobond o fuori bilancio?) agli ucraini, che hanno appaltato la difesa a milizie paramilitari neonaziste.

proviamo a seguire il cortocircuito, l’Europa (Germania compresa) nata dalle macerie del nazifascismo, consegna le sue armi ai neonazisti dell’Ucraina, come se niente fosse (magari qualche generale potrebbe essere consultato quando si parla di guerra), la Comunità Europea nata dai sogni e dalle idee di chi stava nella carceri fasciste dà le sue armi ai neonazisti (meno male che Spinelli e Pertini non assistono a questo atto ignobile).

5 – accogliamo i migranti che vengono da un paese attaccato dal nemico, lasciamo affogare i migranti creati dalle guerre Usa ed europee, Afghanistan e Iraq, per esempio, e quelli che arrivano dai continenti di cui tutti gli stati europei, d’amore e d’accordo, si erano spartiti i territori, per depredarli, e poi una volta che gli stati africani  e il vicino e il medio oriente, disegnati col righello dai colonialisti europei, hanno raggiunto l’indipendenza, sono stati strangolati dalla politica agricola europea e dai dazi, dall’Isis e dalle bombe turche sui curdi, tutte armi per creare migranti, che non piacciono all’Europa.

6 – l’Europa, anzichè cercare la pace con il suo vicino, sostiene una guerra per procura su pressioni Usa, come un morto che cammina (ancora per poco, temo).

è raro, nella storia, vedere dei paesi che operano contro ìl proprio interesse, (economico, politico, geostrategico), quello dei loro cittadini, e quello delle loro imprese; l’Europa, gigante economico, ma pulce nella politica, è uno di quei casi.

7 – faccio una proposta/provocazione per far rinsavire l’Europa, si crei subito un battaglione, per semplicità lo chiameremo Battaglione Europa, composto dai figli e figlie e nipoti dei parlamentari europei e nazionali che sono d’accordo per mandare le armi ai neonazisti, il battaglione sia rimpolpato dai figli e figlie e nipoti dei giornalisti d’accordo con tale scelta, e contrari a un Ucraina neutrale e fuori dalla Nato, come vuole la Russia (e come voleva l’Europa nel 2008). Si troverà un accordo con la Russia prima che il battaglione parta, sono sicuro.

8 – diplomazia, diplomazia, diplomazia.

 

Il nemico – Bertolt Brecht

Al momento di marciare
molti non sanno
che alla loro testa marcia il nemico.
La voce che li comanda
è la voce del loro nemico.
E chi parla del nemico
è lui stesso il nemico.

 

Francesco Masala

...continua qui 


mercoledì 22 settembre 2021

guerra e pace zapatista

La Fuerza aérea zapatista è planata nel cuore della vecchia Europa, cioè della nuova tierra insumisa -  Lapaz Italia

A chi si è dedicata a quest’impresa, a chi ne ha curato la risposta collettiva, a chi ci si è arrovellato da ottobre, a chi ha risposto alle chiamate, a chi ha organizzato formazioni e spunti di confronto, a chi ha realizzato tutte le opere e le buonissime cene a sostegno di questo viaggio, a chi non si è perso un minuto di assemblea, a chi si è fomentata, a chi ha ascoltato, a chi ha condiviso ricordi di viaggi lontani e vicini, a chi ha intrecciato il suo percorso di lotta con questo grande evento, a chi continua a fare domande, a chi si è sentito stimolato, a chi ha gestito i social media da Vigo a Madrid, passando per il resto del Vecchio Continente, a chi ha scritto e declamato in mille forme la notizia di questo arrivo imminente, a chi in ogni festival degli ultimi mesi ha visto e sentito la parola #EZLN o lo slogan #LaGiraZapatistaVa:


Il momento è arrivato!

Cura, solidarietà e supporto hanno portato diverse delegazioni dalla Germania, dalla Penisola Iberica, dalla Francia, dalla Grecia, dalla Svizzera e, chiaramente dall’Italia, a raggiungere l’Austria per costruire assieme allə compagnə della città e del coordinamento Zapalotta, un’accoglienza calorosa e sicura a chi ha intrapreso el Viaje por la Vida.

Nell’anno 501 dall’inizio della resistenza indigena (che alcunə ancora leggono come “l’inizio della dominazione spagnola” in quella geografia chiamata Messico), a quasi un anno dall’annuncio dell’invasione, tra le scorse giornate del 14 e del 15 settembre, circa 170 zapatistə sono atterratə a Vienna:
La #FAZ, ossia la Fuerza Aerea Zapatista, è planata nel cuore dell’Europa che non si arrende. Due le delegazioni che si sono ricongiunte dopo uno spiacevole rallentamento causato dalla burocrazia durante lo scalo serale, che ha costretto il secondo gruppo a cambiare volo (un saluto carissimo alla compagnia aerea che ha deciso di far partire un aereo mezzo vuoto incurante delle emissioni di carburante inutilmente sparate nella nostra affaticata atmosfera).

 

Nonostante tutto però, l’ex capitale dell’Impero asburgico è stata invasa da zapatistə di tutte le età e colori sotto la sicura guida del Comando Polomitas composto da Amado, Cintho, Veronica, Chuy e Cintia (non sappiamo se abbiano ottenuto già a Vienna ciò che li ha spinti a intraprendere questo
viaggio, quindi teniamo presente di preparare adeguate scorte di Popcorn).

Un’importante componente della delegazione è costituita dalle circa 40 miliziane della sezione Ixchel-Ramona, tra cui le due giovanissime Vip Defensa ed Esperanza (che a quanto si dice in giro avrebbero lasciato la coordinazione del Comando Palomitas ad Amado per unirsi al gruppo delle miliziane e giocare a calcio con le altre squadre femminili d’Europa, quindi, compagne, tiriamo su quei polpacci).

Al fianco, o dietro, il gruppo di Escucha y Palabra composto da zapatistə “la cui esistenza e memoria copre la storia della nostra lotta dagli anni prima della sollevazione fino all’inizio del Viaggio per la Vita”, delegato a visitare i 28 luoghi ospiti-invitanti di questo piccolo continente, tra cui l’Italia, per valutare man mano lo sviluppo dell’invasione assieme al gruppo di Coordinamento del Viaje, guidato dal SubComandante Moises (lo sapevamo, ma è stato lo stesso un gran colpo) nominato dal 2005, l’anno della pubblicazione della Sesta Dichiarazione della Selva Locandona, responsabile degli affari internazionali-intergalattici.

 

Proprio lui, come portavoce dell’intera delegazione, di fronte una nutrita folla in silenzio, ha messo nuovamente nero su bianco le ragioni che hanno mosso l’invasio… il Viaggio per la Vita, stavolta però, direttamente dal suolo antistante l’aeroporto Schwechat.

“È con la nostra ribellione e resistenza che continuiamo a governare come popolo. Non vogliamo uccidere, non vogliamo morire. Il problema è che non ci danno l’opportunità di fare ciò che pensiamo come donne e uomini. E questo è quello che facciamo da 28 anni, non stiamo sparando, non stiamo uccidendo, né vogliamo morire, vogliamo la vita.” La Gira Zapatista è cominciata “grazie al fatto che c’erano dei nostri compagni caduti nella guerra all’alba del 1994, quando siamo usciti a combattere contro il malgoverno”. Si è scelto di intraprendere questa impresa perché “Sappiamo che ci sono indigeni poveri in altri paesi del mondo e anche nelle città. Crediamo che i nostri fratelli di città e di campagna sappiano cos’è lo sfruttamento del capitalismo, ma vediamo cosa ha fatto il capitalismo, ed è il problema della vita e della natura”.

La natura e il lavoro della terra sono gli elementi centrali dell’intervento del Sup “perché è ciò che ci dà veramente la vita. Per noi zapatisti è urgente fare qualcosa perché i cattivi leader non faranno nulla. Il cambiamento che i poveri nel mondo vogliono è un cambiamento reale, non nel modo in cui lo vogliono i cattivi governanti e i ricchi… Il capitalismo ha portato distruzione con l’estrazione mineraria. I governanti non faranno nulla perché sono complici. Sono loro che acconsentono a compiere la distruzione”. E si rivolge all’uditorio, ripetendo che la missione del Viaggio è principalmente quella di “parlare con chi vuole parlare con noi e sentire su e come combattono, come combattono e come pensano. Vogliamo che i nostri occhi si aprano, le nostre menti sia in campagna che in città”. Che ogni città, territorio, rete, si organizzi secondo suo modo, anche se il cammino non è tracciato, perché “i nostri compagni caduti ci hanno detto che un giorno avremmo dovuto parlare con i fratelli del mondo, ma non sapevamo che saremmo arrivati a Vienna, ed ora eccoci qui, a Vienna, la capitale dell’Austria. E così andremo in altri posti dove ci inviteranno come ci hanno invitato qui, che sappiamo è stata una grande fatica ma è così per chi vuole combattere.”

Senza fretta, ma senza pausa, proseguiranno le fasi organizzative di questo Viaggio che firmando la Declaracion por La Vida di gennaio, abbiamo scelto di sostenere… anche interagendo con ciò che continua ad accadere in Messico e nel mondo, dove prosegue imperterrita la guerra silenziosa, fatta di attacchi e sparizioni a danno delle comunità indigene, delle donne, dell’ambiente.

 

Mentre ieri si è svolta una manifestazione femminista assieme alle compagne zapatiste, indetta dal collettivo Claim the Space, contro il femminicidio, in risposta ad un doppio assassinio avvenuto nella stessa Vienna lunedì, parallelamente è di poche ore fa la notizia del sequestro di Sergio e José
Antonio, due zapatisti della Giunta del Buon Governo Patria Nueva, Caracol 10 “Floreciendo La Semilla Rebelde”.

Dal Messico autonomo e dalla Vienna invasa ci arriva una chiara indicazione: DENUNCIAMO IL SEQUESTRO DI DUE MEMBRI DELLA GIUNTA DI BUON GOVERNO tra il 17 e il 19 settembre tutta Slumil K’ajxemk’op, come è stata ribattezzata l’Europa indomita dal basso e a sinistra, esiga la loro liberazione e domenica pubblichi tra le 19 e le 20 una foto della propria manifestazione con gli hashtag #AparicionConVidaZapatistas #DondeEstaSergio #DondeEstaJose.

Settembre 2021, Vienna, Austria, Pianeta Terra.

Lapaz Italia

da qui



CHIAPAS SULL’ORLO DELLA GUERRA CIVILE

COMUNICATO DEL COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO-COMANDO GENERALE DELL’ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO - 19 SETTEMBRE 2021

 

AL POPOLO DEL MESSICO:
AI POPOLI DEL MONDO:
ALLA SEXTA NAZIONALE E INTERNAZIONALE:
ALL’ EUROPA IN BASSO E A SINISTRA:

 

PRIMO.- LA MATTINA DELL’11 SETTEMBRE 2021, MENTRE LA DELEGAZIONE ZAPATISTA AEREA SI TROVAVA A CITTÀ DEL MESSICO, MEMBRI DELLA ORCAO, ORGANIZZAZIONE PARAMILITARE AL SERVIZIO DEL GOVERNO DELLO STATO DEL CHIAPAS, HANNO SEQUESTRATO I COMPAGNI SEBASTÍAN NUÑEZ PEREZ E JOSE ANTONIO SANCHEZ JUAREZ, AUTORITÀ AUTONOME DELLA GIUNTA DI BUON GOVERNO DI PATRIA NUEVA, CHIAPAS.

LA ORCAO È UN’ORGANIZZAZIONE POLITICO-MILITARE DI STAMPO PARAMILITARE, HA DIVISE, ATTREZZATURE, ARMI E MEZZI OTTENUTI CON I SOLDI RICEVUTI DAI PROGRAMMI SOCIALI. SE NE TENGNO UNA PARTE E L’ALTRA LA DANNO AI FUNZIONARI PERCHÈ CERTIFICHINO CHE L’ASSISTENZA FUNZIONA. CON LE ARMI SPARANO OGNI NOTTE CONTRO LA COMUNITÀ ZAPATISTA DI MOISÉS GANDHI.

L’EZLN HA ATTESO PAZIENTE FINO AD ESAURIRE TUTTI I CANALI POSSIBILI PER UNA SOLUZIONE. MENTRE IL GOVERNO DELLO STATO DEL CHIAPAS HA SABOTATO E CONTRASTATO LA LIBERAZIONE, SONO STATE LE ORGANIZZAZIONI A DIFESA DEI DIRITTI UMANI E LA CHIESA CATTOLICA PROGRESSISTA AD AVER GIUSTAMENTE AVVERTITO DI CIÒ CHE SAREBBE POTUTO ACCADERE.

 

SECONDO.- I COMPAGNI SONO STATI PRIVATI DELLA LIBERTÀ PER 8 GIORNI E SONO STATI RILASCIATI OGGI, 19 SETTEMBRE 2021, GRAZIE ALL’INTERVENTO DEI PARROCI DI SAN CRISTÓBAL DE LAS CASAS E OXCHUC, APPARTENENTI ALLA DIOCESI DI SAN CRISTÓBAL. AI COMPAGNI SONO STATI SOTTRATTI UNA RADIO RICETRASMITTENTE E SEIMILA PESOS IN DENARO CHE APPARTENGONO ALLA GIUNTA DI BUON GOVERNO.

 

TERZO.- IL REATO DI SEQUESTRO È PUNITO DALLE LEGGI DEL MALGOVERNO E DALLE LEGGI ZAPATISTE. MENTRE IL GOVERNO DELLO STATO DEL CHIAPAS FOMENTA E INCORAGGIA QUESTI REATI, E NON HA FATTO ALTRO, L’ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE HA PROVVEDUTO AD ADOTTARE LE MISURE NECESSARIE PER LIBERARE I RAPITI ED ARRESTARE E PUNIRE I RESPONSABILI DEL CRIMINE.

 

QUARTO.- SE IL CONFLITTO NON SI È TRASFORMATO IN TRAGEDIA, È STATO SOLO PER L’INTERVENTO DEI PARROCCI CITATI, DELLE ORGANIZZAZIONI A DIFESA DEI DIRITTI UMANI E DELLE MOBILITAZIONI E DENUNCE EFFETTUATE IN MESSICO E, SOPRATTUTTO, IN EUROPA.

 

QUINTO.- IL NON-GOVERNO DI RUTILIO ESCANDÓN STA FACENDO TUTTO IL POSSIBILE PER DESTABILIZZARE LO STATO MESSICANO SUDORIENTALE DEL CHIAPAS:

REPRIME CON ESTREMA VIOLENZA LE/GLI STUDENT@ NORMALISTAS RURALES.

SABOTA GLI ACCORDI PRESI TRA IL MAGISTERO DEMOCRATICO E IL GOVERNO FEDERALE, PORTANDO GLI INSEGNANTI A UNA RADICALE MOBILITAZIONE PER IL RISPETTO DI QUESTI ACCORDI.

LE SUE ALLEANZE CON IL TRAFFICO COSTRINGE LE COMUNITÀ ORIGINARIE A FORMARE GRUPPI DI AUTODIFESA, PERCHÉ IL GOVERNO NON FA NULLA PER PRESERVARE LA VITA, LA LIBERTÀ E I BENI DEL POPOLO. IL GOVERNO DEL CHIAPAS NON SOLO SOSTIENE LE BANDE DI NARCOTRAFFICANTI, MA INCORAGGIA, PROMUOVE E FINANZIA GRUPPI PARAMILITARI COME QUELLI CHE ATTACCANO CONTINUAMENTE LE COMUNITÀ DI ALDAMA E SANTA MARTHA.

PORTA AVANTI DI PROPOSITO UNA POLITICA DI VACCINAZIONE LENTA E DISORDINATA CHE STA PROVOCANDO MALCONTENTO TRA LA POPOLAZIONE RURALE E CHE NON TARDERÀ AD ESPLODERE. INTANTO CRESCE IL NUMERO DI MORTI PER COVID NELLE COMUNITÀ INDIGENE SENZA CHE SE NE TENGA CONTO.

I SUOI FUNZIONARI STANNO RUBANDO TUTTO QUELLO CHE POSSONO DAL BILANCIO DELLO STATO. FORSE PREPARANDOSI AL COLLASSO DEL GOVERNO FEDERALE O SCOMMETTENDO SU UN CAMBIAMENTO DI PARTITO AL POTERE.

ORA HA CERCATO DI SABOTARE LA PARTENZA DELLA DELEGAZIONE ZAPATISTA CHE PARTECIPA AL VIAGGIO PER LA VITA CAPITOLO EUROPA, ORDINANDO AI SUOI PARAMILIARI DELLA ORCAO IL SEQUESTRO DEI NOSTRI COMPAGNI, LASCIANDO IMPUNITO IL CRIMINE E CERCANDO DI PROVOCARE LA REAZIONE DELL’EZLN AL FINE DI DESTABILIZZARE UNO STATO LA CUI GOVERNABILITÀ È APPESA A UN FILO.

 

SESTO.- SE L’OBIETTIVO DEL PARTITO VERDE ECOLOGISTA DEL MESSICO (PVEM) È PROVOCARE UN PROBLEMA CHE AVRÀ RIPERCUSSIONI INTERNAZIONALI, OLTRE A DESTABILIZZARE IL REGIME AL POTERE, È MEGLIO CHE RICORRA ALLA CONSULTAZIONE PER LA REVOCA DEL MANDATO.

IL PVEM È UNO DEI NOMI CHE IL VECCHIO PRIISMO USA IN QUESTE TERRE. A VOLTE È PAN, A VOLTE PRD, ORA È PVEM MALAMENTE CAMUFFATO DA MOVIMENTO DI RIGENERAZIONE NAZIONALE. SONO GLI STESSI DELINQUENTI DI PRIMA E ORA FANNO PARTE DEL COSIDDETTO MOVIMENTO «DI OPPOSIZIONE», COME «QUINTA COLONNA» NELLA 4T.

I RESPONSABILI SONO: Rutilio Escandón E Victoria Cecilia Flores Pérez.

SE QUELLO CHE VOGLIONO È ELIMINARE L’ATTUALE GOVERNO FEDERALE O CREARGLI DIFFICOLTÀ COME RAPPRESAGLIA PER LE INDAGINI PENALI IN CORSO CONTRO DI LORO, OPPURE GIOCANO IN UNA DELLE FAZIONI CHE SI DISPUTANO LA SUCCESSIONE DEL 2024, CHE USINO I CANALI LEGALI O QUELLI A CUI HANNO ACCESSO E SMETTANO DI GIOCARE CON LA VITA, LA LIBERTÀ E I BENI DEI CHIAPANECHI. VOTATE E INVITATE A VOTARE PER LA REVOCA DEL MANDATO E SMETTETE DI GIOCARE CON IL FUOCO PERCHÉ VI BRUCERETE.

 

SETTIMO.- INVITIAMO L’EUROPA IN BASSO E A SINISTRA E LA SEXTA NAZIONALE E INTERNAZIONALE A MANIFESTARE DAVANTI ALLE AMBASCIATE E CONSOLATI DEL MESSICO E NELLE SEDI DEL GOVERNO DELLO STATO DEL CHIAPAS PER CHIEDERE DI FERMARE LE PROVOCAZIONI E ABBANDONARE IL CULTO DELLA MORTE CHE PROFESSANO. LA DATA È VENERDÌ 24 SETTEMBRE 2021.

DAVANTI ALL’AZIONE E OMISSIONE DELLE AUTORITÀ STATALI E FEDERALI RELATIVAMENTE AL CRIMINE ATTUALE ED AI REATI PRECEDENTI, ADOTTEREMO LE MISURE PERTINENTI PER APPLICARE LA GIUSTIZIA AI CRIMINALI DELLA ORCAO E AI FUNZIONARI CHE LI SPONSORIZZANO.

È TUTTO. IN ALTRA OCCASIONE NON CI SARÀ ALCUN COMUNICATO. OVVERO, NON CI SARANNO PAROLE, MA FATTI.

 

Dalle montagne del Sudest Messicano.
A nome del CCRI-CG dell’EZLN

Subcomandante Insurgente Galeano
Messico, 19 settembre 2021

 

Traduzione “Maribel” – Bergamo

 

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