Visualizzazione post con etichetta camminare. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta camminare. Mostra tutti i post

domenica 23 gennaio 2022

Camminare meno, camminare tutti - Gianluca Cicinelli

 

E va bene dai, quel sottile piacere che provi quando leggi che il super allenato, sportivissimo, palestrato, iperattivo, muscoloso individuo, che tutti ammirano per la sua forma fisica, crolla a terra stroncato da un malore mentre fa jogging alle 7 di mattina, nel silenzio della natura e quindi rimane senza soccorsi, perchè ha scelto per correre un posto talmente isolato che non ci arriva nemmeno l’ambulanza degli alpini, che se invece correva a Torpignattara un disgraziato che provava a salvarlo lo trovava. Ecco, quel tuo sottile piacere è anche il mio, di essere frustrato dal decadimento fisico, inarrestabile dopo una certa età. Diete che rendono la vita uno schifo, eliminazione di alcol, droghe e sesso (ma perchè il sesso?), lotta al tabagismo, denti splendenti, chiappe toniche, orari precisi, insomma una vita di merda: è la prospettiva più ambita da quel quasi 30% di italiani che, secondo l’Istat, svolge attività fisica fuori e dentro le palestre. Da qualche tempo però costoro hanno un complice digitale, un ordigno infernale che regola le loro vite e minaccia le nostre, che addirittura li paga per l’attività fisica svolta.

Si chiama WeWard, è un app che in Francia risulta la più scaricata di sempre dopo quella per tracciare il covid, incoraggia gli utenti a praticare attività fisica quotidianamente e lo fa remunerando il poverello o la poverella a livello economico, in base ai chilometri percorsi e ai traguardi raggiunti. Capite il nemmeno tanto sottile ricatto, o voi che vedete complotti anche nell’ovetto kinder, il modello di essere umano che ci propinano le dittature plutomassonicogiudaichedemosanitarie, i gruppi Bilderberg, i clan di Celentano, i club delle ricette, le giovani marmotte, complici televisione e web? Disegnano l’aspirazione a un essere umano che per tenersi in forma e arrivare a 90 anni deve evitare di concedersi piaceri, perchè concedersi piaceri è sovversivo del nuovo ordine mondiale.

Allora, vediamo dal Corsera cosa guadagni con l’app WeWard. “Più si cammina, più si ottengono Ward, che sono i bonus da convertire successivamente in regali, ricompense o in euro. I Ward, infatti, si possono trasformare in premi, donazioni a enti di beneficenza, buoni sconto, voucher, regali, carte sconto, promozioni oppure si può scegliere di ricevere l’equivalente in euro direttamente sul proprio conto in banca. Inoltre si può accedere a una selezione di articoli per la salute, la bellezza e il benessere testati, approvati e venduti direttamente da WeWard. Non mancano offerte speciali di marchi online affiliati e anche di rivenditori fisici che si trovano vicino all’utente al momento della geolocalizzazione”. Ma guarda un po’ il caso! Il calcolo dei passi viene eseguito in maniera accurata utilizzando il contapassi, che funziona anche quando lo smartphone si trova in tasca. Vengono usati anche i dati sulla salute per tenere traccia del numero di piani saliti, delle calorie bruciate e della distanza percorsa.

Secondo i dati diffusi dalla stessa organizzazione criminale che ha sviluppato l’app, gli utenti camminano il 24% in più. E ti credo, basta vedere lo scaffale vuoto di un supermercato dove un articolo ha lo 0,1% di sconto per avere pochi dubbi sul funzionamento dell’applicazione. Inoltre, dicono da WeWard, utilizzare l’app significa camminare di più sfruttando meno i mezzi inquinanti. La verità è che così facendo si toglie lavoro a un sacco di gente come i medici innanzitutto, i metalmeccanici, i lavoratori dello spettacolo, i produttori di cuscini antidecubito. E poi, per restare sull’attualissimo tema dei complotto orditi dai potenti contro l’umanità, basta pensare a un dato. Vi ricordate l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, quella che accusate di dire uno sfracello di fesserie sul covid, accusate di essere al soldo di Bill Gates e Gianni Morandi? Bene, secondo l’Oms per restare in salute bisogna fare almeno 10 mila passi al giorno. Allora se dice sciocchezze sul covid perchè non dovrebbe dirle anche sull’attività fisica? Pensate ai ragazzi che dalle favelas in Brasile o da altre parti sperdute del mondo per arrivare a scuola a piedi ne fanno trentamila di passi. E poi muoiono giovani comunque perchè capitano in una sparatoria tra narcotrafficanti, anche se usano l’applicazione WeWard.

Nel “Manifesto per una nuova sedentarietà” che sto elaborando con i ricercatori dell’università di Tijuana con cui collaboro fin da ragazzo, invitiamo gli utenti a ridurre le loro aspettative di vita migliorando la qualità e aumentando la quantità di piacere possibile, concentrandolo in un minor tempo ma gioioso. Noi sì, che responsabilmente ci facciamo carico dell’eccesso di presenze sul pianeta, alcune davvero spiacevoli. Inutile allungare la vita se non ci sono risorse per tutti. Quindi, per evitare di passare il tempo residuo a camminare per vincere la bambolina al luna park del benessere, cambiamo il nostro stile di vita. Combattiamo i rischi superiori ai benefici dell’attività fisica con la stessa tenacia con cui mettiamo in discussione i dati sul covid. Troviamo qualcuno che va a fare la spesa per noi, evitiamo lavori che richiedono spostamenti di ore dentro la città, facciamo domani ciò che oggi non è necessario fare, sabotiamo la produttività! Combattiamo insieme la battaglia decisiva contro lo stress derivato dallo stress di essere in forma e poi andare sotto una macchina. Insieme ce la faremo. Anzi, soltanto se insieme non faremo niente ce la faremo.

da qui

venerdì 15 novembre 2019

Andiamo via - Carlo Francesco Ridolfi



La via lattea è un meraviglioso film diretto nel 1969 da Louis Bunuel, nel quale il maestro spagnolo racconta da par suo la storia del cristianesimo e delle dispute teologiche e delle eresie, seguendo il percorso di due pellegrini lungo il Cammino di Santiago. Come insegna una infinita serie di libri, film, canzoni, la strada percorsa con altri è, al tempo stesso, fatica polvere e pioggia e attraversamento di percorsi interiori.
Lo sanno certamente bene – e lo confermano con un lavoro di grande interesse – autori e protagonisti di BOEZ-Andiamo via, serie andata in onda su Rai Tre nei primi giorni di settembre e disponibile su Rai Play.
La via scelta non è quella che porta a Santiago di Compostela, ma un lungo tratto (900 chilometri) della via Francigena, che da Canterbury portava fino in Puglia. Lo percorrono, partendo da Roma e con destinazione Santa Maria di Leuca, sei giovani che si trovano in quel particolare stato che viene definito “esecuzione penale esterna”. Ciascuno di loro ha storie di vita molto complicate alle spalle e periodi, qualcuno anche molto lunghi, di detenzione.
Come scrive lo psicoanalista Tito Baldini, che ha lavorato alla supervisione scientifica del Progetto BOEZ-Andiamo via: “Il progetto nasce dal presupposto storico, ampiamente documentato, di pellegrinaggi inflitti in epoca medievale inizialmente come pena canonica e successivamente, soprattutto in Belgio e in Germania, anche come pena civile. Partendo dallo studio di queste antiche pratiche, negli anni Novanta, in Belgio, alcuni giudici hanno iniziato a dare come pena alternativa al carcere un viaggio a piedi”.
Ecco quindi che, con la collaborazione del Ministero della Giustizia-Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, le due autrici, Roberta Cortella e Paola Pannicelli si sono messe al lavoro per costruire un progetto che fosse insieme televisivo e sociale. Roberta Cortella, friulana di origine, aveva già lavorato (con splendidi risultati) su un progetto simile che seguiva due giovani detenuti belgi sul Cammino di Santiago1 Paola Paniccelli è autrice-produttrice Rai di evidente grande sensibilità, come dimostra il suo lavoro in produzioni come Prima che la notte (la fiction diretta da Daniele Vicari su Pippo Fava) o L’oro di Scampia (il documentario di Marco Pontecorvo sul maestro di judo Enzo Capuano che lavora in uno dei quartieri più difficili d’Europa. Insieme a Marco Leopardi, che ha codiretto la docu-serie, le autrici hanno lavorato, i risultati dicono con estrema attenzione e sensibilità, sulla scelta e sulle caratteristiche dei sei protagonisti e dei due accompagnatori.
Cinque maschi e una femmina, usciti dal carcere per il progetto.
Alessandro, che lavora in esecuzione penale esterna presso il cimitero del suo paese, dopo un’esistenza trascorsa in strutture per minori e carceri.
Omar, madre napoletana e padre tunisino, con problemi di obesità durante l’infanzia e un’adolescenza segnata dal rifiuto della scuola e di qualsiasi regola.
Francesco, “figlio d’arte”, come dirà lui stesso, con un padre boss della malavita e due figlie che non vede da tempo lunghissimo.
Matteo, in carcere per concorso in omicidio colposo, orfano e con nemmeno più i contatti con il fratello al quale era molto legato.
Kekko, sardo, atletico. È in una casa famiglia come tuttofare e non sempre riesce a tenere a bada una vitalità spesso aggressiva, eredità di una infanzia difficilissima.
Maria, l’unica femmina. Rom. Sposata suo malgrado in giovanissima età, con un bambino che è la sua ragione di vita e di dolore.
Il gruppo così composto è accompagnato da Marco Saverio Loperfido, ricercatore universitario, documentarista e guida ambientale escursionistica e da Ilaria D’Appollonio, educatrice di comunità ad orientamento psicodinamico.
I 900 chilometri percorsi a piedi dai “caminanti” 2 sono condensati in dieci puntate di 30 minuti3, le quali, se possiamo permetterci un modesto consiglio, andrebbero gustate una al giorno, con la dovuta attenzione e lentezza che lo stesso cammino ha richiesto.
Dai primi passi mossi partendo dal Colosseo alle salute dei Monti Lepini, attraverso l’ospitalità ricevuta a Cori da parte di padre Jacques, monaco siriano che ha vissuto mesi drammatici per di rapimento e detenzione da parte dell’Isis, (che darà a loro e a noi che guardiamo una delle più memorabili lezioni di resistenza e passione per la vita che si possano immaginare).
Dal massiccio dei Monti Ausoni al monastero di San Magno e poi, attraverso i Monti Aurunci e arrivando in Campania, fino al luogo in cui Simmaco coltiva le terre espropriate alla camorra.
Da Capua alle meraviglie della Reggia di Caserta, fino all’incontro con Mimmo e Katia, due writer di Airola, in provincia di Benevento.
Dalla notte in tenda in riva al fiume Calore ai sentieri che portano fino all’Alta Irpinia e a Bisaccia, dove l’ospitalità da parte di un gruppo di migranti crea molti problemi a Kekko ed Alessandro.
Dalla strada persa verso Monteverde alle porte di Melfi, dove le tensioni fra Omar e Marco arrivano al punto di rottura e la guida decide di escludere il ragazzo e di farlo tornare a Milano.
Dalla discussione tra Marco e Ilaria – che meriterebbe di essere proposta in qualsiasi momento di formazione per educatori di ogni tipo, visto che la scelta drastica di Marco aveva molte ragioni di fronte ad un Omar che metterebbe in difficoltà anche il proverbiale Giobbe e che, insieme, gli argomenti di Ilaria per il suo reintegro sono appassionati, seri e convincenti – al rientro dello stesso Omar a Irsina (MT).
Dall’arrivo nella prodigiosa Matera all’arrivo al confine con la Puglia con i cavalli di Gabriele, allevatore della Murgia Materana.
Dall’esplorazione insieme ad un gruppo di speleologi di un antico acquedotto romano vicino a Satte (TA) fino all’accoglienza con sindaco, banda, danze e cucina tradizionale e San Marzano di San Giuseppe,4 in provincia di Taranto.
Dalla tappa senza Marco ed Ilaria nella quale i sei riescono comunque a raggiungere la destinazione prevista all’arrivo a Santa Maria di Leuca, ed ecco il mare e allora davvero “Thàlassa! Thàlassa!” e questa lunga e faticosa e difficile e straordinaria anabasi ha termine.
Una spedizione nella quale i singoli diventano comunità, le storie individuali si fanno racconto da mettere in comune e da non dimenticare.
______________
2 Ad essi e a ciascuno di noi che si ponesse in una intrapresa del genere non possono che essere assegnati i versi di Antonio Machado:
Caminante, son tus huellas
el camino, y nada mas;
caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.
Al andar se hace camino, 
y al volver la vista atrás
se ve la senda que nunca
se ha de volver a pisar.
Caminante, no hay camino, 
sino estelas en la mar.
Viandante, sono le tue impronte 
il cammino, e niente più, 
viandante, non c’è cammino, 
il cammino si fa andando.
Andando si fa il cammino,
e nel rivolger lo sguardo
ecco il sentiero che mai 
si tornerà a rifare.
Viandante, non c’è cammino, 
soltanto scie sul mare. 
3 tps://www.raiplay.it/programmi/boez-andiamovia/
4 Dove viveva e lavorava il maestro Carmine Di Padova, protagonista di Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua, uno dei quattro documentario della serie Quando la scuola cambia realizzati tra il 1976 e il 1978 da Vittorio De Seta.
_______________
BOEZ – ANDIAMO VIA (Italia, 2019)
regìa: Roberta Cortella, Marco Leopardi
autrici: Roberta Cortella, Paola Pannicelli
fotografia: Marco Leopardi, Elvio Caria
montaggio: Paola Freddi, Francesco Garrone, Eleonora Marino
musiche: Leonardo Rosi. Edizioni musicali Ala Bianca Group srl / Rai Com Spa
fonico: Maximilien Gobiet, Danilo Romancino, Gaspare Macaluso
produttore Rai: Monica Paolini
prodotto da: Donatella Palermo
con: Omar Ben Aoun, Maria Cristea, Francesco Dinoi, Alessandro Paglialonga, Matteo Santoro, Francesco Tafuno, Ilaria D’Appollonio, Marco Saverio Loperfido
durata: 300’ (10 puntate da 30’) su Rai Play