Matteo R. , destandosi un
mattino da sogni inquieti, si ritrovò trasformato in Massimo
D'Alema. Sotto al naso gli erano spuntati due folti baffi insieme ad
una sfrenata voglia di demolire il Pd dall'interno. Come era potuto
accadere? Trasformarsi in qualcosa di così ripugnante...e poi se
doveva trasformarsi in qualcosa di ripugnante perché proprio in
D'Alema e non in Bersani che era pure calvo? Mentre questi
interrogativi mettevano a dura prova la sua ragione, i familiari
cercavano di forzare la porta della sua stanza, preoccupati che alle
otto di mattina Matteo R. non avesse ancora partecipato a qualche
trasmissione televisiva. “Non
entrate, vi prego! Questo autolesionismo è la conferma di ciò che
penso da anni. La sinistra di per sé è un male. Soltanto
l'esistenza della destra rende questo male sopportabile”. La
porta smise di vibrare, ed i tonfi delle spalle che cercavano di
aprirsi un varco cessarono all'istante di riempire l'aria per
lasciare spazio alle urla della madre: “Cosa succede là dentro?
Perché vaneggi come D'Alema!? Hai di nuovo mangiato al Mc Donald's?”
Il breve silenzio che
seguì permise a Matteo R. di illuminare la sua mente, forse una
spiegazione esisteva. La visita ad Arcore fatta tempo prima aveva
innaffiato un seme che lentamente era germogliato fino a sbocciare
nella notte precedente. Pochi minuti dopo, i colpi ripresero a calare
sulle assi di legno della porta con forza assai maggiore dei
precedenti, i cardini cedettero e non fu più possibile ignorare la
realtà: Matteo R. era un nuovo Massimo D'Alema. “Mamma, io sono un
uomo di sinistra ragionevole che cerca di impegnarsi per il bene del
Paese”. Matteo R. portò sconcertato le mani alla bocca dopo che
dalle sue labbra erano uscite queste parole che in piena autonomia e
senza che lui le avesse pensate erano scese dal cervello fino alle
corde vocali. Nanni Moretti, dritto su una scala, si affacciò alla
finestra cercando di urlare “Matteo, dì qualcosa di sinistra!”,
ma prima di riuscirci cadde all'indietro colpito al volto da una
delle mele che il padre di Matteo R. stava scagliando contro il
figlio. La porta si richiuse per sempre. Nessuno volle più saperne
di Matteo R. che nel frattempo si era abituato a vivere la vita da
D'Alema nel chiuso delle sue quattro mura. La madre piangeva ogni
volta che attraverso le pareti sentiva Matteo R. discorrere da solo
con quella voce soporifera comparsa insieme ai baffi quella tragica
mattina...
(Nella foto: la reazione di Matteo Renzi al risveglio davanti allo specchio)
(Nella foto: la reazione di Matteo Renzi al risveglio davanti allo specchio)