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2 dicembre 2011

La Metamorfosi di Matteo R.

Dal Vernacoliere di dicembre


Matteo R. , destandosi un mattino da sogni inquieti, si ritrovò trasformato in Massimo D'Alema. Sotto al naso gli erano spuntati due folti baffi insieme ad una sfrenata voglia di demolire il Pd dall'interno. Come era potuto accadere? Trasformarsi in qualcosa di così ripugnante...e poi se doveva trasformarsi in qualcosa di ripugnante perché proprio in D'Alema e non in Bersani che era pure calvo? Mentre questi interrogativi mettevano a dura prova la sua ragione, i familiari cercavano di forzare la porta della sua stanza, preoccupati che alle otto di mattina Matteo R. non avesse ancora partecipato a qualche trasmissione televisiva. “Non entrate, vi prego! Questo autolesionismo è la conferma di ciò che penso da anni. La sinistra di per sé è un male. Soltanto l'esistenza della destra rende questo male sopportabile”. La porta smise di vibrare, ed i tonfi delle spalle che cercavano di aprirsi un varco cessarono all'istante di riempire l'aria per lasciare spazio alle urla della madre: “Cosa succede là dentro? Perché vaneggi come D'Alema!? Hai di nuovo mangiato al Mc Donald's?”
Il breve silenzio che seguì permise a Matteo R. di illuminare la sua mente, forse una spiegazione esisteva. La visita ad Arcore fatta tempo prima aveva innaffiato un seme che lentamente era germogliato fino a sbocciare nella notte precedente. Pochi minuti dopo, i colpi ripresero a calare sulle assi di legno della porta con forza assai maggiore dei precedenti, i cardini cedettero e non fu più possibile ignorare la realtà: Matteo R. era un nuovo Massimo D'Alema. “Mamma, io sono un uomo di sinistra ragionevole che cerca di impegnarsi per il bene del Paese”. Matteo R. portò sconcertato le mani alla bocca dopo che dalle sue labbra erano uscite queste parole che in piena autonomia e senza che lui le avesse pensate erano scese dal cervello fino alle corde vocali. Nanni Moretti, dritto su una scala, si affacciò alla finestra cercando di urlare “Matteo, dì qualcosa di sinistra!”, ma prima di riuscirci cadde all'indietro colpito al volto da una delle mele che il padre di Matteo R. stava scagliando contro il figlio. La porta si richiuse per sempre. Nessuno volle più saperne di Matteo R. che nel frattempo si era abituato a vivere la vita da D'Alema nel chiuso delle sue quattro mura. La madre piangeva ogni volta che attraverso le pareti sentiva Matteo R. discorrere da solo con quella voce soporifera comparsa insieme ai baffi quella tragica mattina...


(Nella foto: la reazione di Matteo Renzi al risveglio davanti allo specchio)