Da Il Ruvido anno II numero 4
Ugo
Foscolo nasce a Zante nel 1777 picchiando ripetutamente la madre al
momento del parto per essere stato interrotto durante un solitario.
La madre lo porta subito a Venezia dove il giovane Ugo capeggia atti
di vandalismo poi mutuati dagli sceneggiatori di “Vivere” e di
”Incantesimo”. Ugo è il terrore dei suoi maestri e Alvaro Vitali
rivelerà nel suo libro di memorie “Col fischio o senza?” che il
personaggio di Pierino altro non è che una rivisitazione moderna del
Foscolo in chiave beat. Improvvisamente decide di voler studiare: una
voglia di apprendere lo travolge come un mare in tempesta e quando
realizza che l’arte è un modo sicuro per rimorchiare si butta a
capofitto nei libri per diventare poeta. Il suicidio di un suo
compagno di scuola, Jacopo Ortis, lo turba oltremodo perché Ortis
gli aveva promesso di presentargli la sorella. Il mancato incontro
con la sorella di Ortis lo tormenta giorno e notte e il giovane Ugo
decide di dedicarsi alla politica nello stesso momento in cui il
giovane Napoleone marcia su Milano, ma viene arrestato ventisette
minuti dopo a causa di sue certe teorie rivoluzionarie per le quali
la ciabatta ha gli stessi diritti del mocassino scamosciato.
Rilasciato, si ritira sui colli Euganei dove compone il Tieste e una
serie di sceneggiature con protagonista un cammello parlante mai
rappresentate a causa dei chiari riferimenti rivoluzionari. Si
arruola come cacciatore a cavallo nell’esercito cispadano perché
affascinato dalla parola “cispadano” che ama pronunciare anche
durante gli incontri galanti. Ugo è uno dei parlamentari che
incontra Napoleone a Mombello, ma è un momento triste della sua vita
in quanto non riesce a farsi immortalare con una polaroid col
generale che ha fretta di andare a concludere la vendita di Venezia
agli austriaci in cambio del brevetto di un nuovo tipo di tacco
ergonomico. Foscolo è deluso e cerca conforto nel lavoro e nella
compagnia di altri letterati come il Parini con cui condivide la
passione per la lettera K. L’ennesimo rifiuto da parte di Teresa,
la moglie del Monti, lo spinge ad ingerire una forte quantità di
oppio che invece di ucciderlo gli ispira i testi di cinque canzoni
che saranno poi riadattate da Jimi Hendrix. Inizia a scrivere “Le
ultime lettere di Jacopo Ortis”,
ma il fascino della parola “cispadano” è troppo forte e torna
così ad indossare la divisa di Cacciatore partecipando a diversi
combattimenti guadagnandosi la promozione a capitano e un set di
pentole in acciaio inox. Incontra nuovamente Teresa e ha così la
scusa per farsi un altro giro di oppio intuendo stavolta le
potenzialità erotiche del gel sulle sopracciglia. A Firenze
amoreggia con Isabella Roncioni, ma uscito per andare a comprare le
sigarette la ritrova fidanzata ad un conte brindisino privo di
caviglie. Si accoppia con un numero spropositato di donne che possono
fissare appuntamenti con Ugo tramite il suo fan club; durante le
pause amatorie compone “I
Sepolcri”.
Tempo dopo parte per l’Inghilterra dove si concentra a dissipare
tutti i suoi guadagni (e quelli di un equivoco benzinaio calabrese) e
dove gli viene recapitata Floriana, la figlia con cui trascorre il
resto della sua vita nell’utopia di creare un partito politico
composto solo da giardinieri gay. I debiti ormai lo soffocano, a
neanche 50 anni è senza denti e con una salute paragonabile al PIL
del Nicaragua: muore nel 1827 lasciando in eredità alla figlia un
pedalino blu e tre bigodini. Al suo funerale non partecipò nessuno
degli intellettuali inglesi che tanto lo aveva acclamato al suo
arrivo in Inghilterra e lo stesso Foscolo vi partecipò controvoglia
cercando di addurre scuse puerili del tipo “non mi sento bene” e
“fa freddo”: fu tumulato con una coperta. Attualmente è ancora
morto.
(Illustrazione di Sauro Ciantini)