"Mary e il fiore della strega" (メアリと魔女の花) è il primo film dello Studio Ponoc, uno studio di animazione giapponese fondato nel 2015 da vari ex animatori dello Studio Ghibli capeggiati da Hiromasa Yonebayashi e Yoshiaki Nishimura. Il film si basa sul romanzo del 1971 "La piccola scopa" della scrittrice britannica Mary Stewart.
La protagonista è Mary, una bambina di dieci anni che sta passando la fine delle vacanze estive dalla prozia Charlotte, in una campagna inglese moderna, ma non contemporanea (esiste la televisione, ma è antiquata, mentre non si vedono cellulari). Mary si annoia finché non trova uno strano fiore che le spalanca un mondo magico, complici una piccola scopa e un gatto nero. Ovviamente, però, non tutto andrà per il verso giusto.
L'influenza dello Studio Ghibli è fortissimo in questo film, sia per il tipo di storia raccontata, sia per il tipo di disegno. Non manca nemmeno il classico scontro fra tecnologia cattiva, in questo caso la magia metamorfica, e natura buona, in questo caso la magia dei fiori. Eppure qualche differenza si sente. Per prima cosa c'è una storia completa con un inizio, uno svolgimento abbastanza chiaro e una fine, mentre la maggior parte dei film Ghibli sono poco lineari (mi è venuta comunque voglia di leggere il libro). La trama fila bene (al di là di un deus ex machina in forma di roditore con il cappello da svizzero) ed è simpatica.
Anche nel disegno si sente qualche differenza (nota di merito per il character design della protagonista, mentre capelli e vestiti dell'amico Peter sono inguardabili).
In definitiva ho trovato "Mary e il fiore della strega" non memorabile come i massimi capolavori Ghibli, ma comunque molto molto carino.
Sono curiosa di vedere se con i prossimi film lo Studio Ponoc si distanzierà ulteriormente dallo Studio Ghibli e troverà una sua identità più definita. Seguirò senz'altro le prossime uscite con attenzione.
"Mary and the Witch's Flower" (メ ア リ と 魔女 の 花) is the first film by Studio Ponoc, a Japanese animation studio founded in 2015 by several former Studio Ghibli animators led by Hiromasa Yonebayashi and Yoshiaki Nishimura. The film is based on the 1971 novel "The Little Broom" by the British writer Mary Stewart.
The protagonist is Mary, a ten-year-old girl who is spending the end of the summer holidays by her great-aunt Charlotte, in a modern, but not contemporary, English countryside (there is a television, but it is old-fashioned, while there aren't mobile phones). Mary is bored until she finds a strange flower that opens up for her a magical world, with the help of a little broom and a black cat. Obviously, something goes wrong...
The influence of Studio Ghibli in this film is very strong, both for the type of story and for the drawings and animation style. There is also the classic clash between the evil technology, in this case the transformation spell, and the good nature, in this case the magic of the flower. Yet I felt some differences. First of all there is a complete story with a beginning, a fairly clear plot and an end, while most of the Ghibli films are not very linear (I still would like to read the book, though). The plot is nice and flows well (except for a deus ex machina in the form of a rodent with a Swiss hat).
Even in the drawing you feel some differences (I loved the character design of the protagonist, while the hair and clothes of her friend Peter are terrible).
Ultimately I found "Mary and the Witch's Flower" not as memorable as the greatest Ghibli masterpieces, but still very very nice.
I'm curious to see if with the next films Studio Ponoc will take further distanc from Studio Ghibli and find a more defined identity. I will certainly carefully follow the next releases.
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martedì 19 giugno 2018
Mary e il fiore della strega/Mary and the Witch's Flower
mercoledì 30 maggio 2018
L'isola dei cani/Isle of Dogs
"L'isola dei cani" (in originale "Isle of Dogs") è un film d'animazione in stop motion uscito nel 2018, scritto, diretto e co-prodotto da Wes Anderson. Il film ha ricevuto vari riconoscimenti.
È ambientato in Giappone in un vicino futuro in cui i cani sono stati colpiti da un'influenza che ha spinto Kobayashi, il sindaco di Megasaki, ad esiliarli su di un'isola al largo della costa su cui vengono scaricati i rifiuti della città. Ma Atari Kobayashi, orfano adottato dal sindaco, è deciso a riprendersi il suo cane Spots e ruba un piccolo aeroplano per raggiungere l'isola.
È un cartone animato molto strano, con scelte decisamente non mainstream come la decisione di fare parlare gli umani in giapponese e i cani in inglese, di avere personaggi esteticamente non molto piacevoli, di unire a momenti di animazione a dir poco perfetta, movimenti più "vintage", a scatti. La ricerca su usi e costumi giapponesi è accuratissima.
La storia si basa su di una finta leggenda giapponese, che fornisce una base di "favola". Si tratta però di una storia di samurai e infatti non mancano momenti di sangue, morte e violenza, anche psicologica. Uno stile molto diverso da quello più diffuso nell'animazione occidentale.
In definitiva è un prodotto tecnicamente stupendo, ma abbastanza bislacco da poter piacere moltissimo o per niente a seconda dei gusti.
"Isle of Dogs" is a stop motion animated film released in 2018, written, directed and co-produced by Wes Anderson. The film received various awards.
It is set in Japan in a near future in which a virus hit the dog population and Kobayashi, the mayor of Megasaki, exiles them on an island off the coast on which the city's waste is dumped. But Atari Kobayashi, an orphan adopted by the mayor, is determined to save his dog Spots and steals a small airplane to reach the island.
It's a very strange film, with decidedly non-mainstream choices such as the decision to make humans speak in Japanese and dogs in English, to have aesthetically not very pleasant characters, to combine moments of perfect animation, to "vintage" twitchy movements. The research into Japanese customs and traditions is very accurate.
The story is based on a fake Japanese legend, which provides a "fairy tale" basis. But it is a story of samurai and in fact there are moments of blood, death and violence, even psychological. A style very different from that of the mainstream Western animation.
Ultimately it is a technically awesom product, but strange enough that you can love or hate it depending on your taste.
È ambientato in Giappone in un vicino futuro in cui i cani sono stati colpiti da un'influenza che ha spinto Kobayashi, il sindaco di Megasaki, ad esiliarli su di un'isola al largo della costa su cui vengono scaricati i rifiuti della città. Ma Atari Kobayashi, orfano adottato dal sindaco, è deciso a riprendersi il suo cane Spots e ruba un piccolo aeroplano per raggiungere l'isola.
È un cartone animato molto strano, con scelte decisamente non mainstream come la decisione di fare parlare gli umani in giapponese e i cani in inglese, di avere personaggi esteticamente non molto piacevoli, di unire a momenti di animazione a dir poco perfetta, movimenti più "vintage", a scatti. La ricerca su usi e costumi giapponesi è accuratissima.
La storia si basa su di una finta leggenda giapponese, che fornisce una base di "favola". Si tratta però di una storia di samurai e infatti non mancano momenti di sangue, morte e violenza, anche psicologica. Uno stile molto diverso da quello più diffuso nell'animazione occidentale.
In definitiva è un prodotto tecnicamente stupendo, ma abbastanza bislacco da poter piacere moltissimo o per niente a seconda dei gusti.
"Isle of Dogs" is a stop motion animated film released in 2018, written, directed and co-produced by Wes Anderson. The film received various awards.
It is set in Japan in a near future in which a virus hit the dog population and Kobayashi, the mayor of Megasaki, exiles them on an island off the coast on which the city's waste is dumped. But Atari Kobayashi, an orphan adopted by the mayor, is determined to save his dog Spots and steals a small airplane to reach the island.
It's a very strange film, with decidedly non-mainstream choices such as the decision to make humans speak in Japanese and dogs in English, to have aesthetically not very pleasant characters, to combine moments of perfect animation, to "vintage" twitchy movements. The research into Japanese customs and traditions is very accurate.
The story is based on a fake Japanese legend, which provides a "fairy tale" basis. But it is a story of samurai and in fact there are moments of blood, death and violence, even psychological. A style very different from that of the mainstream Western animation.
Ultimately it is a technically awesom product, but strange enough that you can love or hate it depending on your taste.
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lunedì 26 febbraio 2018
Luna inspired outfit
Orecchini/Earrings: Cina/China (35 CNY)
Maglietta/Tee: Pull&Bear (6€)
Cardigan: usato (nonna)/used (granny)
Gonna/Skirt: Tally Weijl (10€ on sale)
Leggings: Terranova (6€ on sale)
Stivali/Boots: Piazza Italia (10€ on sale)
Borsa/Bag: regalo (Jules)/present (Jules)
martedì 20 febbraio 2018
Chibiusa inspired outfit
Orecchini/Earrings: Cina/China (35 CNY)
Collana/Necklace: fatta io/selfmade
Maglietta/Tee: Primark (4,5£)
Pantaloni/Trousers: mercato di via Papiniano, Milano/Papiniano street open air market, Milan (2€)
Scarpe/Shoes: Primark (10£)
Ho fatto una collana ispirata a quella di Chibiusa con il cristallo d'argento e la chiave del tempo.
Ovviamente a quel punto ho DOVUTO vestirmi a tema, approfittando anche del carnevale.
I made a necklace inspired Chibiusa's with the Silver Crystal and the Time Key.
Obviously at that point I HAD to wear a themed outfit, taking advantage of it being Carnival.
mercoledì 4 ottobre 2017
Corti animati a tema cibo: breve recensione della rassegna del TCBF/Short review of the animated food themed short films at TCBF
L’associazione Cineforum Labirinto, nata nel 2009 allo scopo di proporre una valida alternativa alle tradizionali fonti di informazione e cultura cinematografica nella città di Treviso, in occasione del Treviso Comic Book Festival ha proposto una serie di corti animati a tema cibo.
Ecco una brevissima recensione di ognuno:
1) "French Roast" dei francesi The Pumphin Factory, vincitore di svariati premi, molto carino sia esteticamente sia come storia.
2) "Miel Bleu" dei francesi Daphné Durocher, Constance Joliff, Fanny Lhotellier della scuola Georges Méliès, esteticamente carino e scocialmente impegnato, ma senza un finale degno di questo nome.
3) "Chicken or the egg" di Christine Kim and Elaine Wu, romanticissimo, non particolarmente originale, ma non per questo meno carino.
4) "Phoenix medium rare", diretto da Niall Byrne, invece mi ha lasciato indifferente se non un pelo turbata, sia per la storia antiempatica sia perché l'estetica del personaggio umano non mi è piaciuta.
5) Molto carino, ma anch'esso privo di finale "Un petit plat pour l'homme", una sorta di tesi di laurea per la Supinfocom Arles di Corentin Charron.
6) Il classico Disney del 1941 "Chef Donald" ha fatto sbellicare la sala dalle risate.
7) Sono seguiti vari corti di Pes, firma dello statunitense Adam Pesapane: "Fresh Guacamole", "Western Spaghetti", "Submarine Sandwich". Li ho trovato semplicemente geniali a livello visivo, mentre non c'era una vera e propria trama.
8) La serie dei corti si è conclusa con "Fugu", film animato di un minuto diretto da Arthur Philippe nel 2012, abbastanza simpatico.
The Association Cineforum Labirinto, founded in 2009 in order to propose a valid alternative to traditional sources of information and film culture in the city of Treviso, on the occasion of the Treviso Comic Book Festival proposed a series of animated food themed short films.
Here is a brief review of each one:
1) "French Roast" by the french house The Pumphin Factory, winner of several prizes, very nice both aesthetically and regarding the story.
2) "Miel Bleu" by the french Daphné Durocher, Constance Joliff, Fanny Lhotellier of the Georges Méliès School, aesthetically cute and politically committed, but without a final worthy of this name.
3) "Chicken or the egg" by Christine Kim and Elaine Wu, very romantic, not particularly original, but still really cute.
4) "Phoenix medium rare," directed by Niall Byrne, instead left me indifferent if not a bit distressed, both for the story and because I did not like the aesthetics of the human character.
5) "A petit plat pour l'homme" was very cute, but also without ending, a kind of graduate thesis for Supinfocom Arles by Corinni Charron's.
6) The 1941 classic "Chef Donald" made all the audience laugh.
7) Then there where various shorts by Pes, signature of the U.S.A. author Adam Pesapane: "Fresh Guacamole", "Western Spaghetti", "Submarine Sandwich". I found them simply genial at the visual level, while there was no real plot.
8) The series of shorts ended with "Fugu", a one-minute animated film directed by Arthur Philippe in 2012, quite nice.
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martedì 3 ottobre 2017
Treviso Comic Book Festival 2017
Il penultimo weekend del mese sono andata per la seconda volta al Treviso Comic Book Festival con Cargo, il collettivo di fumettisti di cui faccio parte.
Il TCBF secondo noi è uno dei festival di fumetto migliori in circolazione perché dà molta attenzione alle autoproduzioni e gli elementi che non sono fumetto o illustrazione sono ridotti al minimo (per esempio non ci sono cosplayer e i gadget sono pochissimi e molto specifici).
Abbiamo alloggiato all'Appartamento Buranelli, una mansarda molto bella, ampia, ben arredata e con tutti i comfort, in posizione centralissima. La proprietaria era molto gentile e simpatica e la terrazza con vista sui tetti della città era talmente bella che abbiamo deciso di cenare a casa per poter mangiare lì.
La mattina del sabato ho visto una serie di cortometraggi animati a tema cibo molto carini (seguiranno a breve le recensioni) proiettati dall'associazione Cineforum Labirinto.
The third weekend of the month I went for the second time at the Treviso Comic Book Festival with Cargo, the cartoonist collective of which I'm part.
The TCBF is one of the best cartoon festivals in Italy because it gives a lot of attention to self-productions and because elements that are not comics or illustrations are minimized (for example, there are no cosplayers and the gadgets are very few and very specific).
We stayed at Appartamento Buranelli, a very nice, spacious attic, well furnished and with all comforts, in a central location. The owner was very nice and the terrace overlooking the rooftops of the city was so beautiful that we decided to dine at home to eat there.
On Saturday morning I watched a series of very nice animated short films about food (a review will follow soon) projected by the Association Cineforum Labirinto.
Abbiamo pranzato vicino di fronte all'isolotto della Pescheria, dove si svolge il mercato del pesce, all'osteria tradizionale Muscoli's. Visto che eravamo a Treviso abbiamo preso spritz normali e al rabarbaro e dei favolosi cicchetti con salmone, pesce spada, funghi freschi, spendendo circa 8€ a testa (per uno spritz e tre cicchetti).
We had lunch near Peschiera Island, where the fish market is held, at the traditional tavern Muscoli's. Since we were in Treviso we drank spritz and rhubarb sprits and ate fabulous cicchetti (a sort of traditional open sandwitch) with salmon, swordfish, fresh mushrooms, spending about 8€ per head (for a spritz and three cicchetti each).
Nel pomeriggio sono stata allo stand quasi tutto il tempo, ma sono riuscita anche a vedere la bellissima mostra dedicata ai 50 anni di fumetto di Giorgio Cavazzano, uno dei più famosi fumettisti Disney italiani e non solo.
In the afternoon I stayed at the stand almost all the time, but I also managed to see the beautiful exhibition dedicated to the 50-years of comics of Giorgio Cavazzano, one of the most famous Disney cartoonists in Italy and beyond.
La domenica ha diluviato tutto il giorno. Dopo una ricchissima e buonissima colazione da Kiribiri in Borgo Giuseppe Mazzini 43 (il personale però, anche se gentile, era un po' disattento), ho passato la mattina allo stand.
On Sunday, it poured all day. After a very good breakfast at Kiribiri in Borgo Giuseppe Mazzini 43 (the staff though, though kind, was a bit unattentive), I spent the morning at the stand.
Ho pranzato con la convenzione espositori da TVBurger, un'hamburgereria gourmet in Borgo Giuseppe Mazzini 50. Ho preso il panino veggie che era buono, ma quello che mi è piaciuto di più sono state le patatine, spaziali. Il servizio era un po' lento, ma il personale era davvero molto molto gentile. Il locale era carino e moderno, i bagni così così (in quello delle donne la porta non si chiudeva).
I had lunch with the exhibitor discount at TVBurger, a gourmet burger place in Borgo Giuseppe Mazzini 50. I took the veggie burger that was good but what I liked most were the fries, delicious. The service was a little slow, but the staff was really very nice. The restaurant was nice and modern, the bathrooms so and so (in the women's restroom the door did not close).
Nel pomeriggio ho visto varie mostre. A Casa Robegan ho visto quella dedicata agli ultimi lavori dell'autrice Alice Socal, nata a Mestre, ma residente in Germania. Non tutto mi ha convinto al 100%, ma c'erano delle soluzioni molto brillanti.
In the afternoon I saw various exhibitions. At Casa Robegan I saw the one dedicated to the latest works by the author Alice Socal, born in Mestre, but living in Germany. Not everything convinced me completely, but there were brilliant solutions.
Nello stesso palazzo ho visto anche la mostra dedicata a "Diana e la lingua robotica" di Carolyn Nowak. I disegni erano carini, ma niente di speciale. Però quello della trama che ho capito tramite la mostra mi ha convinto a comprare il fumetto.
In the same building I also saw the exhibition dedicated to "Diana's Electric Tongue" by Carolyn Nowak. The drawings were cute, but nothing special. But the pieces of plot I understood through the exhibition convinced me to buy the comic.
Sempre a Casa Robegan c'era una mostra interessantissima sul fumetto di 18 autori baltici. Quello che mi è piaciuto di più sia come temi sia come disegni è stata Elina Sildre, ma quella che mi ha fatto più ridere è stata la lituana Miglė Anušauskaitė.
Also at Casa Robegan there was an interesting exhibition on the comic strip about 18 Baltic authors. The one I liked most for the themes and drawings was Elina Sildre, but the one that made me laugh most was the Lithuanian Miglė Anušauskaitė.
Ho poi visto a Palazzo Manin la mostra di Nina Bunjevac, nata in Canada da genitori serbi, che usa la cura maniacale che mette nelle proprie tavole per esorcizzare i propri mostri.
At Manin Palace I saw the exhibition about Nina Bunjevac, born in Canada by Serbian parents, who uses the manic care she puts in her boards to exorcise her monsters.
Nello stesso palazzo c'era la mostra su "Viaggio in Islanda" dell'illustratore Guido Scarabottolo, molto concettuale e non del tutto soddisfacente, anche se alcune tavole erano geniali.
In the same building there was the exhibition on "Viaggio in Islanda" (Trip to Iceland) by the illustrator Guido Scarabottolo, very conceptual and not quite satisfactory, although some tables were genial.
In quella sala c'erano anche dei quadri che raffiguravano una Istanbul del passato e mi hanno messo nostalgia. Sono anche stati lo spunto per un passante per attaccare un bottone infinito a me e alla mia amica Siobahn.
In that room there were also paintings that depicted Istanbul in the past and made me nostalgic. They were also the cue for a passerby to start to talk endlessly to me and my friend Siobahn.
A Cà dei Ricchi abbiamo visto la mostra dedicata al geniale e pazzissimo "Codex Seraphinianus" del 1981 di Luigi Serafini, una sorta di gigantesca enciclopedia immaginaria raffigurante flora, fauna, macchinari e paesaggi inesistenti.
At Cà dei Ricchi, we saw the exhibition dedicated to the brilliant and crazy 1981 "Codex Seraphinianus" by Luigi Serafini, a sort of gigantic imaginary encyclopaedia depicting non-existent flora, fauna, machinery and landscapes.
Infine ho visto la mostra "La fine dei giochi" dedicata allo scioglimento del collettivo Blanca, che mi piaceva molto.
Finally I saw the exhibition "The end of the games" dedicated to the break up of the collective Blanca, which I liked very much.
Abbiamo cenato al volo ad una bancarella di Casa Veccia, un microbirrificio, allestita nel cortile dell'Ex ISRAA in Borgo Mazzini 27. La birra era buona e molto interessante e i panini croccanti e saporiti.
Avrei voluto vedere ancora più mostre, film e incontri, ma sono tornata a casa decisamente arricchita. Culturalmente parlando. Decisamente impoverita a livello di portafogli, ma di questo vi parlerò in un post dedicato.
We ate dinner at a stand by Casa Veccia, a microbrewery, set up in the courtyard of Ex ISRAA in Borgo Mazzini 27. The beer was good and very interesting and the sandwiches crispy and tasty.
I would have liked to see even more exhibitions, movies and meetings, but I have come back home definitely enriched. Culturally speaking. Decisively impoverished at the portfolios level, but I will talk about it in a dedicated post.
lunedì 8 maggio 2017
Quando c'era Marnie/When Marnie Was There
"Quando c'era Marnie" (思い出のマーニー) è un film d'animazione giapponese del 2014 prodotto dallo Studio Ghibli e diretto da Hiromasa Yonebayashi, basato sul romanzo "Quando c'era Marnie" di Joan G. Robinson.
È stato l'ultimo film dello Studio prima dell'annuncio di una chiusura temporanea, a causa del ritiro di Hayao Miyazaki un anno prima.
Anna è una ragazzina di 12 anni di Sapporo timida e amante dell'arte. Crescendo è diventata molto introversa, probabilmente elaborando il fatto di essere stata adottata. Visto che soffre d'asma, viene mandata da una coppia di parenti che abita nell'Hokkaido orientale per respirare aria di mare.
Esplorando la villa disabitata dall'altra parte della palude, Anna incontra Marnie, una ragazza straniera.
Comincia così un'amicizia ambientata in uno spazio onirico, fra il sogno e la realtà.
Chi è davvero Marnie e qual è il suo legame con Anna?
"Quando c'era Marnie" è un racconto di formazione onirico, a tratti emotivamente intenso, ma anche delicato.
Come sempre le animazioni sono stupende.
E' senz'altro un lavoro ben fatto, ma gli manca la magia dei migliori film dello Studio Ghibli.
"When Marnie was there" (思い出のマーニー) is a 2014 Japanese animated film produced by Studio Ghibli and directed by Hiromasa Yonebayashi, based on Joan G. Robinson's novel of the same name.
It was the last film of the Studio before the announcement of a temporary closure, due to Hayao Miyazaki's withdrawal a year earlier.
Anna is a 12 year old Sapporo girl, who is shy and loves art. Growing up she has become very introverted, probably elaborating the fact that she has been adopted. Since she suffers from asthma, she is sent to a couple of relatives living in East Hokkaido to breathe sea air.
Exploring the uninhabited villa on the other side of the swamp, Anna meets Marnie, a foreign girl.
Thus begins a friendship set in a space between dream and reality.
Who is really Marnie and what is her relationship with Anna?
"When Marnie was there" is a dreamy, sometimes emotionally intense but delicate novel of formation.
As always, the animations are amazing.
It's definitely a work well done, but it lacks the magic of the best Ghibli Studio films.
Anna è una ragazzina di 12 anni di Sapporo timida e amante dell'arte. Crescendo è diventata molto introversa, probabilmente elaborando il fatto di essere stata adottata. Visto che soffre d'asma, viene mandata da una coppia di parenti che abita nell'Hokkaido orientale per respirare aria di mare.
Esplorando la villa disabitata dall'altra parte della palude, Anna incontra Marnie, una ragazza straniera.
Comincia così un'amicizia ambientata in uno spazio onirico, fra il sogno e la realtà.
Chi è davvero Marnie e qual è il suo legame con Anna?
"Quando c'era Marnie" è un racconto di formazione onirico, a tratti emotivamente intenso, ma anche delicato.
Come sempre le animazioni sono stupende.
E' senz'altro un lavoro ben fatto, ma gli manca la magia dei migliori film dello Studio Ghibli.
"When Marnie was there" (思い出のマーニー) is a 2014 Japanese animated film produced by Studio Ghibli and directed by Hiromasa Yonebayashi, based on Joan G. Robinson's novel of the same name.
It was the last film of the Studio before the announcement of a temporary closure, due to Hayao Miyazaki's withdrawal a year earlier.
Anna is a 12 year old Sapporo girl, who is shy and loves art. Growing up she has become very introverted, probably elaborating the fact that she has been adopted. Since she suffers from asthma, she is sent to a couple of relatives living in East Hokkaido to breathe sea air.
Exploring the uninhabited villa on the other side of the swamp, Anna meets Marnie, a foreign girl.
Thus begins a friendship set in a space between dream and reality.
Who is really Marnie and what is her relationship with Anna?
"When Marnie was there" is a dreamy, sometimes emotionally intense but delicate novel of formation.
As always, the animations are amazing.
It's definitely a work well done, but it lacks the magic of the best Ghibli Studio films.
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martedì 11 aprile 2017
Unicorni, squali e troppo altro (shopping da Il centro)
Due domeniche fa sono tornata da Il Centro, il gigantesco centro commerciale di Arese per comprare una serie di cose per il matrimonio. Alla fine per il matrimonio non ho comprato niente, ma ho fatto shopping selvaggio e ora sono povera e felice.
L'acquisto top della giornata è stato l'unicorno fuffoso di "Cattivissimo Me". Dopo l'uscita del film ne avevo trovati solo di bruttini e/o costosissimi, ma finalmente da Kiabi (!) ne ho trovato uno fatto benissimo, lungo una ventina di cm (coda inclusa) a "soli" 10€.
Two Sundays ago I went back to Il Centro, the giant mall in Arese to buy some things for the wedding. At the end I did not buy anything for the wedding, but went on a shopping spree and now I am poor and happy.
The best purchase of the day was the fluffy unicorn of "Despicable Me". After the release of the film I only found ugly and/or expensive ones, but finally at Kiabi (!) I found a very well made one, around twenty cm long (tail included) for "only" 10€.
Da Kiabi ho fatto un altro colpaccio comprando questi stivaletti fantastici a 10€ al 50% con i saldi di mezza stagione (che nemmeno sapevo esistessero).
At Kiabi I made another great purchase buying these fantastic boots at 50% for 10 € with the midseason balances (of which existence I didn't even know).
Non poteva mancare Primark, che era la mia meta principale perché volevo comprare dei trucchi. La prova trucco fatta da una professionista è andata maluccio, per cui ho deciso che al matrimonio mi truccherò da sola, per cui volevo esercitarmi il più possibile. Ho comprato uno smalto a 2€ (cannando di nuovo il colore), una matita per le sopracciglia con spazzolino (1,50€) e delle spugnette blender (1,80€).
Poi ovviamente la faccenda mi è scappata di mano e ho comprato anche una camicia da notte di Harry Potter a 7€ (che ho intenzione di usare come maglietta-vestito)e un vestitino a righe con scollo incrociato sulla schiena e fiocchi sulle maniche a 7€.
I could not miss Primark, which was my main goal because I wanted to buy some make uo. The wedding make up test done by a professional went pretty bad, so I decided I will do it myself and I want to practice as much as possible. I bought a nail polish for 2€ (choosing the wrong coulor again), an eyebrow pencil with brush (1,50 €) and sponges blenders (1,80€).
Then of course I let my control slip and I also bought a Harry Potter nightgown for 7€ (which I intend to use as a tee-dress) and a striped dress criss crossed on the back with bows on the sleeves for 7€.
Da Pull&Bear ho comprato a 6€ questa maglietta con dei simpaticissimi squali. Probabilmente avrei potuto fabbricarmi un timbro e farmela da sola, ma a quel punto ero in piena frenesia da shopping.
At Pull & Bear I bought this shirt with cute sharks for 6€. Probably I could have made a stamp to make it, but by then I was in full shopping frenzy.
In compenso sono riuscita a non comprare questo crop top con i limoni di Oviesse (9€), che probabilmente tenterò di replicare appena metterò le mani su di una maglietta bianca. Fra l'altro l'accostamento con righe bianche e nere è perfetto.
On the other hand I managed not to buy this crop top with lemons by Oviesse (9€): I probably will try to make something similar as soon as I get my hands on a white T-shirt. Among the other things, the combination with black and white stripes is perfect.
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martedì 28 febbraio 2017
One punch man
"One-Punch Man" (ワンパンマン) è un fumetto nato nel 2009 come webcomic disegnato da un blogger con lo pseudonimo One (blog originale: http://galaxyheavyblow.web.fc2.com/). La serie ha avuto un grandissimo successo ed One è stato contattato dal disegnatore Yūsuke Murata che gli ha proposto una collaborazione. Dal 2012 la serie è stata serializzata sulla rivista online Weekly Young Jump con cadenza quindicinale e più avanti nello stesso anno è iniziata la pubblicazione in tankōbon, tuttora in corso. Nel 2015 è uscita la prima stagione dell'anime, prodotta dalla Madhouse, che conta 12 episodi da 25 minuti ciascuno. Una seconda serie è attualmente in lavorazione.
Il protagonista di "One-Punch Man" è Saitama, un uomo intorno ai trent'anni diventato supereroe per hobby, che sconfigge qualunque mostro con un singolo pugno e per questo finisce per annoiarsi terribilmente.
Ho letto gran parte del fumetto ridisegnato da Murata e visto la prima stagione dell'anime. Posso senz'altro confermare l'opinione generale che è una serie molto divertente, che gioca con gli stereotipi del genere supereroistico con esagerazioni e ribaltamenti.
Il protagonista di "One-Punch Man" è Saitama, un uomo intorno ai trent'anni diventato supereroe per hobby, che sconfigge qualunque mostro con un singolo pugno e per questo finisce per annoiarsi terribilmente.
Ho letto gran parte del fumetto ridisegnato da Murata e visto la prima stagione dell'anime. Posso senz'altro confermare l'opinione generale che è una serie molto divertente, che gioca con gli stereotipi del genere supereroistico con esagerazioni e ribaltamenti.
Tuttavia in alcuni punti ho trovato il manga un po' lento, con quelle escalation di mostri che in genere trovo noiosissime. Quindi ho preferito l'anime, che, pur perdendo qualche particolare, ha una maggiore freschezza e immediatezza (nonché una sigla molto figa).
"One-Punch Man" (ワ ン パ ン マ ン) is a webcomic created in 2009 by a blogger known as One (original blog: http://galaxyheavyblow.web.fc2.com/). The series was a huge success and One was contacted by the artist Yusuke Murata who proposed him a collaboration. The series has been serialized in Weekly Young Jump online magazine with a release every 15 days since 2012 and later in the same year began the ongoing publication of the tankōbon version. In 2015 was released the first season of the anime produced by Madhouse, which has 12 episodes of 25 minutes each. A second series is currently in the works.
The protagonist of "One-Punch Man" is Saitama, a man who become a superhero as an hobby, who defeats any monster with a single punch, and so ends up being terribly bored.
I read much of the comic redrawn by Murata and I watched the first season of the anime. I can confirm the general opinion that it is a very entertaining series, that plays with tje stereotypes of the superhero genre with exaggerations and inversions.
However, in some places I found the manga too slow, with the escalation of monsters that I typically find really boring. I liked the anime more as, despite losing some detail, it has much more freshness and immediacy (as well as a very cool theme song).
"One-Punch Man" (ワ ン パ ン マ ン) is a webcomic created in 2009 by a blogger known as One (original blog: http://galaxyheavyblow.web.fc2.com/). The series was a huge success and One was contacted by the artist Yusuke Murata who proposed him a collaboration. The series has been serialized in Weekly Young Jump online magazine with a release every 15 days since 2012 and later in the same year began the ongoing publication of the tankōbon version. In 2015 was released the first season of the anime produced by Madhouse, which has 12 episodes of 25 minutes each. A second series is currently in the works.
The protagonist of "One-Punch Man" is Saitama, a man who become a superhero as an hobby, who defeats any monster with a single punch, and so ends up being terribly bored.
I read much of the comic redrawn by Murata and I watched the first season of the anime. I can confirm the general opinion that it is a very entertaining series, that plays with tje stereotypes of the superhero genre with exaggerations and inversions.
However, in some places I found the manga too slow, with the escalation of monsters that I typically find really boring. I liked the anime more as, despite losing some detail, it has much more freshness and immediacy (as well as a very cool theme song).
giovedì 26 gennaio 2017
Yuri!!! on Ice
Alcune colleghe del lavoro che ho fatto a Cittadella erano nel giro dei cosplay e continuavano a parlare di quanto non ne potessero più delle loro amiche ossessionate da "Yuri!!! on Ice". A furia di sentirla nominare mi è venuta la curiosità di informarmi su questa serie e ho finito per guardarla.
Si tratta di una serie televisiva Giapponese a cartoni animati del 2016 prodotta da MAPPA e diretta da Sayo Yamamoto (regista anche di "La donna chiamata Fujiko Mine").
Il protagonista è Yuri Katsuki, un pattinatore di figura giapponese professionista di 23 anni che, dopo essere arrivato ultimo al Grand Prix ISU, si prende una pausa, si laurea a Detroit, dove si era trasferito per studiare pattinaggio e poi torna in Kyushu dalla sua famiglia, senza sapere se continuare la sua carriera sportiva. Ma lì viene raggiunto a sorpresa dal suo idolo, il pattinatore russo Victor Nikiforov, che gli offre di essere nientemeno che il suo coach. Questo però provoca la gelosia di un altro Yuri, il pattinatore russo quindicenne Yuri Plisetsky, che sperava di fare comporre proprio da Victor il programma della sua prima stagione come senior.
In genere non amo manga e anime dedicati allo sport (anche se di recente ho recuperato le speranze con "Yawara!", un manga sul judo degli anni '80 di Naoki Urasawa, che trovo carinissimo). Ho deciso di provare comunque a vedere "Yuri!!! on Ice" perché ho scoperto che è diventato un fenomeno per motivi completamente diversi dall'amore per lo sport: i bei ragazzi e le loro relazioni. Non si tratta di un vero e proprio boy's love, ma è sempre in bilico, con dosi spaventose di fanservice (c'è almeno un uomo discinto a puntata). La mia impressione è che il target siano quasi più le ragazze che guardano anime sportivi immaginando relazioni fra i protagonisti che quelle che leggono boy's love veri e propri.
La trama è molto semplice, in quanto segue la preparazione dei vari personaggi in vista del Grand Prix ISU. La storia però si focalizza sui rapporti fra i protagonisti, le loro crisi e i loro problemi, più a livello umano che riguardo al pattinaggio, anche se quest'ultimo ha comunque un ruolo molto importante. Alla trama principale, più emotivamente intensa, sono alternati vari stacchetti comici.
I personaggi sono abbastanza caricaturali. Yuri Katsuki è un insopportabile frignone con i nervi deboli e tanto bisogno d'amore (quando pattina però riesce a tirare fuori il suo lato figo). Victor Nikiforov è il genio misterioso che tutti ammirano, e alterna seduttività, pugno di ferro ed entusiasmi quasi infantili. Yuri Plisetsky è rabbioso e competitivo, ma in fondo ha un cuore d'oro e tutti lo trovano adorabile anche se li maltratta.
L'animazione è in media molto ben fatta, rende benissimo tutti i movimenti dei pattinatori e riesce a tratteggiare bene le ambientazioni. Nota di lode per le animazioni della sigla che all'inizio paiono fatte a matita e poi a pennello. Ho trovato molto carino anche lo stacco per inserire le pubblicità, che mostra un piatto tipico del luogo in cui è ambientata la puntata, prima intero e poi mangiato. Pessimo invece il design dei barboncini.
Le musiche sono molto accattivanti e, anche se sul momento non colpiscono, riescono a rimanere in testa.
In definitiva direi che, per essere un lavoro di puro fanservice, ha un ottimo livello tecnico e riesce a non annoiare.
Some colleagues of my work in Cittadella were cosplayers and continued to talk about how they coudn't stand their friends obsessed with "Yuri!!! on Ice". By dint of hearing it I got curious and decided to get informations about this series and I ended up watching it.
It is a 2016 Japanese animated television series produced by MAPPA and directed by Sayo Yamamoto (also director of "The woman called Fujiko Mine").
The protagonist is Yuri Katsuki, a 23 years old Japanese professional figure skater who, after arriving in the last position at the ISU Grand Prix, takes a break, graduates in Detroit, where he had moved to study ice skating and then returns to Kyushu to his family, not knowing whether to continue his skating career. But there he is surprisingly reached by his idol, the Russian skater Victor Nikiforov, who offers him to became nothing less than his coach. This, however, causes the jealousy of another Yuri, the 15 years old Russian skater Yuri Plisetsky, who Victor would create the program for his first season as a senior.
Generally I do not like manga and anime about sports (although recently I got some hope with "Yawara!", an 80s manga about judo by Naoki Urasawa, that I found really nice). I decided to try to watch "Yuri!!! on Ice" anyway because I found out that it become a phenomenon for entirely different reasons than the love of sport: the hansome guys and their relationships. Ir is not a real boy's love, but it is always on the verge of becoming one, with copious doses of fanservice (there is at least a half-naked man in every episode). My impression is that the target are almost more the girls who watch sport anime imagining relations between the protagonists than those who watch real boy's love.
The plot is very simple, as it follows the preparation of the various characters for the ISU Grand Prix. The story, however, focuses on the relationships between the characters, their crisis and their problems, favouring the human side more than the ice skating, although the latter still has a very important role. The main plot, more emotionally intense, is interrupted by several comic interludes.
The characters are quite grotesque. Yuri Katsuki is an unbearable whiner with weak nerves and a cronic need of love (but when he is ice-skating he manages to show his cool side). Victor Nikiforov is the mysterious admired by everyone and alternates seductiveness, iron fist and an almost childlike enthusiasm. Yuri Plisetsky is angry and competitive, but he has a golden heart and everyone adores him although he is a jerk with them.
The animation is on average very well done, all the movements of the skaters are shown very well and it outlines well the environments. I really liked the animation of the theme that seems drawn with a pencil and then with a brush. I also found the pause to insert ads very nice as it shows a typical local dish of the place in which the episode takes place, first full and then eaten. Poodles instead are drawn quite badly.
The music is very catchy, and even though I didn't fell in love with it immediately, it stayed in my head.
In conclusion I would say that being a work of pure fanservice, it has a very good technical level and manages not to be boring.
Le musiche sono molto accattivanti e, anche se sul momento non colpiscono, riescono a rimanere in testa.
In definitiva direi che, per essere un lavoro di puro fanservice, ha un ottimo livello tecnico e riesce a non annoiare.
Some colleagues of my work in Cittadella were cosplayers and continued to talk about how they coudn't stand their friends obsessed with "Yuri!!! on Ice". By dint of hearing it I got curious and decided to get informations about this series and I ended up watching it.
It is a 2016 Japanese animated television series produced by MAPPA and directed by Sayo Yamamoto (also director of "The woman called Fujiko Mine").
The protagonist is Yuri Katsuki, a 23 years old Japanese professional figure skater who, after arriving in the last position at the ISU Grand Prix, takes a break, graduates in Detroit, where he had moved to study ice skating and then returns to Kyushu to his family, not knowing whether to continue his skating career. But there he is surprisingly reached by his idol, the Russian skater Victor Nikiforov, who offers him to became nothing less than his coach. This, however, causes the jealousy of another Yuri, the 15 years old Russian skater Yuri Plisetsky, who Victor would create the program for his first season as a senior.
Generally I do not like manga and anime about sports (although recently I got some hope with "Yawara!", an 80s manga about judo by Naoki Urasawa, that I found really nice). I decided to try to watch "Yuri!!! on Ice" anyway because I found out that it become a phenomenon for entirely different reasons than the love of sport: the hansome guys and their relationships. Ir is not a real boy's love, but it is always on the verge of becoming one, with copious doses of fanservice (there is at least a half-naked man in every episode). My impression is that the target are almost more the girls who watch sport anime imagining relations between the protagonists than those who watch real boy's love.
The plot is very simple, as it follows the preparation of the various characters for the ISU Grand Prix. The story, however, focuses on the relationships between the characters, their crisis and their problems, favouring the human side more than the ice skating, although the latter still has a very important role. The main plot, more emotionally intense, is interrupted by several comic interludes.
The characters are quite grotesque. Yuri Katsuki is an unbearable whiner with weak nerves and a cronic need of love (but when he is ice-skating he manages to show his cool side). Victor Nikiforov is the mysterious admired by everyone and alternates seductiveness, iron fist and an almost childlike enthusiasm. Yuri Plisetsky is angry and competitive, but he has a golden heart and everyone adores him although he is a jerk with them.
The animation is on average very well done, all the movements of the skaters are shown very well and it outlines well the environments. I really liked the animation of the theme that seems drawn with a pencil and then with a brush. I also found the pause to insert ads very nice as it shows a typical local dish of the place in which the episode takes place, first full and then eaten. Poodles instead are drawn quite badly.
The music is very catchy, and even though I didn't fell in love with it immediately, it stayed in my head.
In conclusion I would say that being a work of pure fanservice, it has a very good technical level and manages not to be boring.
giovedì 19 gennaio 2017
Sing
"Sing" è un film d'animazione in computer grafica del 2016, diretto da Garth Jennings e prodotto dalla Illumination Entertainment.
La mia recensione necessita di una premessa: detesto i reality musicali sul genere di "Amici" e in generale non vado matta per i film in cui un dilettante viene scoperto per caso e diventa famoso. Per cui "Sing" aveva forti possibilità di non piacermi (proprio per questo l'ho visto quando c'erano i film a 2€). E invece l'ho trovato molto divertente e per niente fastidioso.
Questa è la trama: Buster Moon (koala) è un imprenditore teatrale che ama il suo lavoro e per portarlo avanti non si fa scrupoli morali. Per una serie di investimenti sbagliati il suo teatro sta fallendo e per cercare di salvarlo decide di indire una gara di canto. Un errore di battitura della vetusta segretaria (iguana) e il desiderio di successo attirano ai provini una serie di personaggi bizzarri, fra cui si distinguono la casalinga Rosita (maiale), madre di 25 figli, la timidissima adolescente Meena (elefante), Johnny (scimmia), erede di una famiglia criminale, Ash (istrice), che duetta in una banda alternativa con il suo fidanzato, e il talentuoso sbruffone Mike (topo).
Le animazioni sono molto molto belle, i personaggi ben caratterizzati, la trama funziona, ma quello che distingue il film è l'utilizzo della colonna sonora, con canzoni che, associate ai personaggi, provocano effetti spesso esilaranti. La colonna sonora include brani classici eseguiti dal cast del film, più la canzone "Faith", scritta appositamente per "Sing". In tutto questo ho trovato ottima la scelta di non doppiare le canzoni, lasciandole in originale. In particolare mi sono innamorata della voce di Seth MacFarlane (Mike).
Nonostante le premesse, secondo me il film riesce a non veicolare una di quelle pericolose e ambigue morali da "se hai talento e ci credi ce la farai", ma piuttosto quello che se ne ricava è che i personaggi, impegnandosi nella loro passione riescono a crescere, e mi sembra un messaggio dignitoso.
Non imperdibile, ma molto carino, soprattutto se amate la musica.
"Sing" is a 2016 animated film in computer graphics, directed by Garth Jennings and produced by Illumination Entertainment.
My review needs a premise: I hate the genre of TV music realities and I generally don't like so much the kind of movies where an amateur is discovered by chance and become famous. So I had a high probability of not liking "Sing" (that's because I watched it with a discounted ticket). And instead I found it funny and not annoying at all.
That's the plot: Buster Moon (a koala) is a theatrical entrepreneur who loves his work and to carry it out doesn't have moral scruples. For a series of bad investments, his theater is going bankrupt and to try to save it he decided to hold a singing contest. A typo of the old secretary (an iguana) and the desire to become a hit attract to the audition a series of bizarre characters, among whom the ones who stand out are the housewife Rosita (a pig), mother of 25 children, the painfully shy teenager Meena (an elephant), Johnny (a monkey), heir to a criminal family, Ash (a porcupine), who has an alternative duo band with her boyfriend, and the talented blowhard Mike (a mouse).
The animations are very well done, the characters are well written, the plot works, but what distinguishes this film is the use of the soundtrack, with songs that, associated with the characters provoke effects that are often hilarious. The soundtrack includes classic songs performed by the cast of the film, plus the song "Faith", written specifically for "Sing". I fell in love with the voice of Seth MacFarlane (Mike).
Despite the premises, I think the film manages to avoid conveing one of those dangerous and ambiguous messages as "if you have talent and you believe in yourself, you can have success", but rather what it shows is that the characters grow engaging in their passion, and to me it seemed a decent message.
Not a must, but still very nice, especially if you love music.
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martedì 17 gennaio 2017
Oceania
"Oceania" (Moana) è un film d'animazione in computer grafica del 2016, diretto da Ron Clements e John Musker per la Walt Disney Pictures e i Walt Disney Animation Studios.
Racconta la storia di Vaiana, la figlia del capo di una tribù polinesiana, che ha una relazione speciale con l'oceano. Quando una piaga colpisce la sua isola, Vaiana salpa alla ricerca di Maui, un semidio leggendario, per convincerlo a restituire una pietra magica rubata secoli prima ad una dea.
Il film è animato benissimo, con paesaggi spettacolari e si inserisce perfettamente nel filone dei classici Disney.
La protagonista però è un'insopportabile Mary Sue: è bella, brava, piace a tutti e in più è l'eletta dell'oceano. Maui è un personaggio decisamente più sfaccettato e simpatico, e ha anche un'evoluzione maggiore. Il meglio riuscito però è l'animaletto da compagnia, lo stupido gallo Heihei. Ci voleva dopo il terrificante pupazzo di neve Olaf di "Frozen".
Una cosa importante però è che finalmente la Disney ha fatto un film basato su di una protagonista femminile adolescente senza inserire storie d'amore. A me le storie d'amore piacciono molto, ma mi sembra un passo avanti verso una visione della donna più indipendente dal suo rapporto con gli uomini.
In definitiva quello che ho apprezzato di più del film sono stati la cultura polinesiana, il costume della protagonista e la presenza di capelloni tatuati.
Non imperdibile, ma carino.
Il film è animato benissimo, con paesaggi spettacolari e si inserisce perfettamente nel filone dei classici Disney.
La protagonista però è un'insopportabile Mary Sue: è bella, brava, piace a tutti e in più è l'eletta dell'oceano. Maui è un personaggio decisamente più sfaccettato e simpatico, e ha anche un'evoluzione maggiore. Il meglio riuscito però è l'animaletto da compagnia, lo stupido gallo Heihei. Ci voleva dopo il terrificante pupazzo di neve Olaf di "Frozen".
Una cosa importante però è che finalmente la Disney ha fatto un film basato su di una protagonista femminile adolescente senza inserire storie d'amore. A me le storie d'amore piacciono molto, ma mi sembra un passo avanti verso una visione della donna più indipendente dal suo rapporto con gli uomini.
In definitiva quello che ho apprezzato di più del film sono stati la cultura polinesiana, il costume della protagonista e la presenza di capelloni tatuati.
Non imperdibile, ma carino.
"Moana" is a 2016 computer graphics animated film, directed by Ron Clements and John Musker for Walt Disney Pictures and Walt Disney Animation Studios.
It tells the story of Moana, the daughter of the chief of a Polynesian tribe, who has a special relationship with the ocean. When a plague strikes her island Moana sets sail to search for Maui, a legendary demigod, to convince him to return to a goddess a magical stone, stolen centuries before.
The film is animated very well, with spectacular landscapes and fits perfectly in the tradition of Disney classics.
But the main character is an unbearable Mary Sue: she is beautiful, good, everyone likes her and she is the one chosen by the Ocean. Maui is ar much more multifaceted and likeable character, and he has a bigger evolution. But the best character is the pet companion, the stupid rooster HeiHei. After the unpleasant snowman Olaf of "Frozen" I needed it.
But one important thing is that finally the Disney made a film with a teenage female protagonist without romances. I love love stories very much, but I think it is a step closer to a vision of women more independent from her relationships with men.
Ultimately what I enjoyed more of the film were the Polynesian culture, Moana's costume and the long-haired tattooed guys.
Not a must, but nice.
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venerdì 13 gennaio 2017
Kubo e la spada magica/Kubo and the Two Strings
"Kubo e la spada magica" (in originale "Kubo and the Two Strings", che è un titolo decisamente più appropriato perché la spada non è particolarmente rilevante per la storia) è un film d'animazione statunitense in stop-motion del 2016, diretto da Travis Knight, scritto da Marc Haimes and Chris Butler e prodotto dalla Laika. E' il quarto film di questa casa dopo "Coraline", "ParaNorman" e "The Boxtrolls".
La storia è ambientata in un immaginario antico Giappone. Questa è la trama (attenzione, se non amate il minimo spoiler saltatela): Kubo è un ragazzino senza un occhio che si guadagna da vivere raccontando storie agli abitanti del suo villaggio. Tramite il suo shamisen (uno strumento giapponese a tre corde) Kubo ha il potere di animare i suoi origami per creare una sorta di spettacolo di marionette. Il ragazzino lavora per prendersi cura della madre che ogni giorno diventa sempre più smemorata. Ella gli raccomanda di non uscire mai la notte perché suo nonno, il re Luna, vuole rubargli l'altro occhio (ma che ha la Laika contro gli occhi dei bambini? Già gli occhi-bottone di "Coraline" mi avevano traumatizzato!).
Un giorno Kubo disubbidisce e viene assalito da una coppia di creature che dicono di essere le figlie del re Luna. Sua madre si sacrifica per salvarlo e infondere vita al suo amuleto a forma di scimmia. A questo punto Kubo è costretto da Scimmia a intraprendere un viaggio alla ricerca di un'armatura magica che potrebbe salvarlo. Durante il cammino i due incontrano un samurai trasformato in scarabeo da una maledizione, che si unirà a loro.
Le animazioni sono spettacolari, davvero belle e a tratti emozionanti, soprattutto considerando che è un film in stop motion. L'ispirazione all'arte e al folklore giapponese è chiarissima in molti personaggi e particolari. Anche le musiche sono molto belle.
Ma secondo me quello che rende questo film così particolare è la storia, che, per un cartone animato per bambini, nonostante qualche momento di comicità, ha livelli di tristezza e ingiustizia che non avevo mai visto. A Kubo e ai suoi cari ne capitano tante, ma tante che al confronto Bambi è un principiante, e non basta la magia a compensare, anzi, la magia riesce a stento ad evitare al protagonista di essere immediatamente sopraffatto.
Per questo motivo e per gli antagonisti decisamente spaventosi, lo sconsiglio ai bambini più piccoli e/o più sensibili, ma l'ho trovato un film molto bello, per cui lo raccomando a tutti gli altri.
"Kubo and the Two Strings"is a 2016 U.S.A. stop-motion animated film, directed by Travis Knight, written by Marc Haimes and Chris Butler and produced by Laika. It's the fourth film of this house after "Coraline", "ParaNorman" and "The Boxtrolls".
The story is set in a fictional ancient Japan. This is the plot (be careful, if you do not like the slightest spoiler, avoid it): Kubo is a boy without an eye that makes a living telling stories to the inhabitants of his village. Through his shamisen (a Japanese three-stringed instrument) Kubo has the power to animate his origami to create a sort of puppet show. The boy works to take care of his mother who becomes every day more and more forgetful. She tells him to never go out at night because his grandfather, King Moon, wants to steal his other eye (what has Laika against children's eyes? "Coraline"'s button-eye already traumatized me!).
One day Kubo disobeys and is attacked by a pair of creatures who claim to be the Moon's daughters. His mother sacrifices herself to save him and to breathe life into his monkey shaped amulet. At this point Kubo is forced by Monkey to embark on a journey to search fro a magical armor that could save him. During the journey the two meet a samurai turned into a beetle by a curse, who wants to join them.
The animations are spectacular, really beautiful and at times moving, especially considering it is a stop motion film. The inspiration to Japanese art and folklore is very clear in many characters and details. Even the music is very beautiful.
But I think that what makes this film so special is the story, which, for a cartoon aimed to children, despite some moments of humor, has levels of sadness and injustice that I had never seen before. Kubo and his loved ones have a lot of bad stuff happening to them, compared to which Bambi is a beginner, and magic is not enough to compensate it, indeed, magic can hardly avoid to the protagonist to be immediately overwhelmed.
For this reason and for the downright frightening antagonists, I don't recommend it to the younger and/or more sensitive children, but I found it a very good film, so I recommend it to everyone else.
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giovedì 8 settembre 2016
L'era glaciale: in rotta di collisione/Ice Age: Collision Course
"L'era glaciale" (2002) è uno dei miei cartoni preferiti di sempre. Il secondo film della serie (2006) non mi è piaciuto granché. Ho trovato abbastanza simpatico il terzo, ma il quarto terrificante. Nonostante questo, non ho imparato dai miei errori e sono andata a vedere al cinema il quinto film della serie, "L'era glaciale: in rotta di collisione" (2016), più che altro per via del divertentissimo spezzone con lo scoiattolo Scrat e il suo eterno inseguimento della ghianda che avevo visto al cinema 4D di Gardaland (e che aveva ben poco a che fare con il film).
Secondo me il vero problema della serie sono i mammut, tutti assolutamente insopportabili tranne Manny. Peccato che dal secondo film le loro vicende familiari diventino il centro della saga, con tanto di morale banale e melensa.
Contagiati da questo lessico familiare di pachidermi pelosi, anche gli altri personaggi si sono trasformati in principesse Disney il cui unico interesse è trovare il Vero Amore e riprodursi.
Non aiuta nemmeno che la minaccia che muove le vicende, ma soprattutto la sua risoluzione sia sempre più improbabile, e nemmeno i cattivi totalmente privi di spessore.
Ho avuto perplessità anche sulle battute su hashtag, foto del profilo e simili, carine per strizzare l'occhio ad un pubblico moderno, ma assolutamente insensate nel contesto preistorico.
Ho trovato divertenti solo le parti dedicate a Scrat, stavolta ambientate nello spazio, anche se, come dice un mio amico, c'è solo un numero limitato di situazioni divertenti basate su di un determinato presupposto, e qui lo si sta raggiungendo. Niente male invece il nuovo personaggio del coniglio e il suo rapporto con la nonna di Scrat.
In definitiva vi sconsiglio di vedere questo film al cinema, ma se avete un'ora e mezza di tempo da passare con bambini o se volete un film da tenere come sottofondo mentre fate altro potete anche vederlo, senza troppe aspettative.
"Ice Age" (2002) is one of my favorite animated films of all time. I did not like muchThe second film of the series (2006). I found the third funny enough, but the fourth awful. Despite this, I didn't learn from my mistakes and I went to watch the the fifth film of the series, "Ice Age: Collision Course" (2016), mostly because of the hilarious segment with the squirrel Scrat and his eternal pursuit of the acorn (that had very little to do with the actual movie) that I saw at the 4D cinema of Gardaland, a famous italian amusement park.
I think the real issue of the series are the mammoths, who are all absolutely unbearable except for Manny. Too bad that from the second film their family problems may become the center of the saga, complete with a trite and saccharine kind of morality.
Infected by the hairy pachyderms, the other characters become Disney princesses whose only interest is to find True Love and reproduce themselves.
It does not helpthat the threat that moves the story, but especially its resolution is increasingly unlikely, and that even the bad guys are totally flat.
I also had doubts about the jokes about hashtags, profile photos and the like, a nice wink to a modern audience, but absolutely meaningless in the prehistoric context.
I found funny only the parts dedicated to Scrat, this time set in space, even if, as one friend of mine says, there is only a limited number of amusing situations based on a certain premise, and in this case they're reaching it. However I found quite nice the new character of the rabbit and his relationship with Scrat's grandmother.
Ultimately I do not recommend watching this film at the cinema, but if you have an hour and a half of time to spend with children or if you want a movie in the background while you do other studd you can watch it without too many expectations.
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lunedì 5 settembre 2016
Outfit per andare a vedere l'Era Glaciale/Outfit to go to watch Ice Age
Orecchini/Earrings: fatti io/selfmade
Vestito/Dress: mercato di via Papiniano, Milano/Papiniano street open air market, Milan (3€)
Scarpe/Shoes: Champ, modificate da me/Champ, alterated by me
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lunedì 13 giugno 2016
Kirikù e la strega Karabà/Kirikou and the Sorceress
"Kirikù e la strega Karabà" (Kirikou et la sorcière) è un film animato del 1998 scritto e diretto da Michel Ochelot, che avevo amato per "Principi e Principesse" e per "Azur e Asmar".
Il film è stato un tale successo che è stato realizzato un seguito "Kirikù et les bêtes sauvages", uscito nel 2005, e adattato in un musical, "Kirikù et Karaba", la prima volta nel 2007. A fine 2012 è stato realizzato un altro seguito, "Kirikù et les hommes et les femmes".
La storia è basata su racconti folkloristici dell'Africa occidentale. Kirikù è un bambino minuscolo, ma che nasce sapendo già parlare. Il suo villaggio è sotto il dominio della malvagia strega Karabà, che fa sparire gli uomini e ruba l'oro e l'acqua. Kirikù usa la sua intelligenza per contrastare le sue cattiverie.
E' sempre un piacere vedere un minimo di diversità etnica e culturale all'interno dei cartoni animati, che sono prevalentemente statunitensi e giapponesi, e ancora di più conoscere le leggende di un luogo lontano.
La storia è carina, ma raccontata proprio come una favola o una leggenda, quindi in maniera abbastanza elementare e ripetitiva, nonostante non manchino gli spunti di riflessione o i temi difficili. Secondo me questo stile rende il film più adatto ad un target molto giovane.
Ochelot ha uno stile molto bello e colorato, ma a livello di realizzazione l'ho trovato senz'altro inferiore rispetto ai film successivi, sia come qualità del disegno sia come animazione.
Su questo film ci sono alcune curiosità divertenti: il doppiaggio originale francese è stato eseguito da un cast di attori e studenti dell'Africa occidentale e registrato a Dakar. Il doppiaggio inglese, sempre diretto da Ocelot, è stato fatto in Sud Africa. Esiste anche un doppiaggio in lingua Swahili, prodotto in Tanzania nel 2009.
I personaggi del film hanno abiti tipici dell'Africa precoloniale, quindi i bambini sono nudi e le donne hanno il seno scoperto. E' bastato questo per ritardare l'uscita del film negli U.S.A. fino al 2002.
Per concludere è senz'altro un bel prodotto, ma lo consiglio soprattutto ai bambini abbastanza piccoli.
"Kirikou and the Sorceress" (Kirikou et la sorcière) is a 1998 animated film written and directed by Michel Ochelot, who I loved for "Princes and Princesses" and "Azur and Asmar".
The film was such a success that it was made a follow up "Kirikou et les bêtes sauvages", released in 2005, and it was adapted into a musical, "Kirikou et Karaba" in 2007. At the end of 2012 was realized another follow-up, "Kirikou et les hommes et les femmes".
The story is based on West African folk tales. Kirikou is a tiny baby, born knowing already how to talk. His village is under the rule of the evil sorceress Karaba, who makes men disappear and steals gold and water. Kirikou uses his intelligence to counter her wickedness.
It's always a pleasure to see some ethnic and cultural diversity in animated films, as they are mostly American and Japanese, and even more to know the legends of a faraway place.
The story is nice, but told just like a fairy tale or a legend, so it's simple and repetitive, although there is some space for thought, or difficult topics. I think this style makes the film more suitable to a very young audience.
Ochelot has a very beautiful and colorful style, but as for the realization I found this film definitely on a lower level than the others I saw, both visually and for the animation.
About this film, there are some fun trivia: the original French dubbing was performed by a cast of actors and students of West Africa and recorded in Dakar. The English dub, also directed by Ocelot, was done in South Africa. There is also a dubbing in Swahili, produced in Tanzania in 2009.
The characters in the film have typical pre-colonial African clothes, so children are naked and women wear only skirts. This was enough to delay the release of the film in the U.S.A. until 2002.
Finally, it is certainly a nice product, but I recommend it especially to small children.
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