Gnocchetti di polenta gratinati al formaggio

Oggi noi della rubrica al Km 0  prepariamo un menù "a tutta polenta" ... quanto sono felice!  Amo la polenta, la farina di mais in piemonte, come in tutto il nord, è un alimento che ha sfamato tanti popoli e la fa da padrona ancora oggi: piatti salati e dolci (ma anche pane e grissini), sa di casa, di famiglia, di focolare è un comfort food per eccellenza. Io preparo il pranzo e ho deciso di cucinare gnocchetti quadrati fatti con polenta fioretto del mio territorio, arricchiti con gorgonzola dolce di Novara e stracchino (o crescenza che dir si voglia) sempre della mia regione.



Cosa serve per gli gnocchi di polenta:

1 litro e 3/4 d'acqua
una presa di sale grosso
500 g. farina gialla di mais fioretto
poco burro

Serve anche:

sugo di pomodoro q.b. (io ho preparato un sugo semplice con un soffritto di carota, sedano e cipolla e pelati)
150 g. stracchino/crescenza
100 g. gorgonzola dolce di Novara
grana padano grattugiato q.b.
burro a fiocchetti q.b.

Preparare la polenta:
Mettere l'acqua salata sul fuoco in una capiente pentola antiaderente e, quando inizia a bollire, aggiungere a pioggia la farina per la polenta (si può usare anche la bramata o altro tipo, ma per avere gnocchi vellutati consiglio la farina fioretto), mescolare molto bene e molto spesso per circa 40-45 minuti, fino a quando la polenta si stacca dalle pareti, poi unire una noce di burro, mescolare bene per farlo sciogliere e riversarla su un tagliere e farla raffreddare e solidificare.



(se si desidera fare gnocchetti dalla classica forma dello gnocco di patate, fare i salamotti e poi tagliarli quando la polenta inizia a solidificare ma è ancora calda, io ho voluto fare gnocchetti quadrati e ho aspettato fosse ben fredda per poterla tagliare nella forma che ho scelto). Si può anche preparare il giorno precedente, avendo cura sia che si faccia in anticipo o meno, di coprirla con un canovaccio da cucina pulito una volta intiepidita.

Preriscaldare il forno a 200° ventilato
Con un coltellino eliminare la pellicina secca formata sulla forma della polenta ormai fredda (operazione non indispensabile) e tagliare i cubetti di polenta. Imburrare una terrina che vada in forno, disporre a strati: metà gnocchetti di polenta già conditi col sugo di pomodoro, preparato precedentemente e metà del formaggio fatto a pezzetti, poi disporre l'altra metà degli gnocchetti di polenta e il resto della crescenza e gorgonzola, cospargere con pochi fiocchetti di burro e il grana, mettere a gratinare in forno per circa 15 minuti (si deve formare una crosticina). Servire subito.

                                               
Seguiteci anche sulla nostra pagina facebook cliccando QUI

Coniglio brasato al falanghina

Cosa serve per 2-3 persone:

1/2 coniglio (per me piemontese qualità grigio di Carmagnola)
2 bicchieri di vino bianco falanghina del Beneventano
rametti rosmarino
alcune foglie alloro
alcuni ciuffi salvia
3 bacche ginepro
sale aromatizzato per carni
2 cucchiai trito: carota, sedano, scalogno (o cipolla)
olio evo q.b.


Eliminare l'eventuale grasso e lavare i pezzi di coniglio, disporli in una ciotola giusta di misura, aggiungere rosmarino, ginepro, alloro e salvia. Unire il vino e, con le mani, far ruotare amalgamando il tutto.
Coprire con pellicola e mettere in frigo 6-8 ore (ogni tanto rigirare i pezzi)
In una casseruola di rame o coccio o con il fondo spesso, fare scaldare un filo d'olio, unire rametti nuovi di rosmarino, alloro e salvia. Unire i pezzi di coniglio sgocciolati e ben asciugati con carta da cucina, (buttare tutta la marinatura, il coniglio avrà spurgato un pochino di siero, non si riutilizza) fare colorire da tutte le parti a fiamma moderata.


Aggiungere il trito delle verdure, insaporire con il sale aromatizzato, abbassare la fiamma al minimo per cuocere il coniglio molto dolcemente, girandolo spesso. Non dovrebbe essere necessario aggiungere altro liquido, se è il caso mettere un goccio d'acqua.
Portare a cottura. Occorreranno circa 50 minuti.
Servire caldo. Una preparazione molto aromatica e gustosa.

Pizza arlecchino (con lievito madre)

Visto che siamo in clima carnevalesco (che a me non dice niente... anzi diciamola tutta: non mi piace), ho chiamato la mia pizza "arlecchino" dato che l'ho farcita in modo che potrebbe rievocare la maschera. L'ho preparata per la rubrica Il Granaio dove, insieme alle mie amiche, sforniamo lievitati dolci e salati, torte da credenza e salate. Seguiteci!

Mi piace molto fare pizze e focacce in casa, perchè mi piace coccolare i miei figli e/o ospiti (e la pizza, secondo me, è una coccola) perchè la pizza aggrega; la pizza da pizzeria è un altro prodotto, un'altra cosa... ne parlavo giusto poco tempo fa con un amico di lunga data che è pizzaiolo e mi diceva, confortando la mia convinzione, che quando lui fa la pizza a casa (perchè non stanco del suo forno della sua pizzeria la fa anche nel forno di casa, per mangiarla anche lui con amici e parenti), mi diceva non è paragonabile il prodotto ed il risultato. Quindi quando si legge: "la pizza come in pizzeria" è una sciocchezza.
La cottura della stessa pasta nel forno a legna della pizzeria che raggiunge un'altissima temperatura e la pizza cuoce in una manciata di minuti, rispetto al forno elettrico di casa in cui deve stazionare per 20 minuti o giù di lì, va da se che il risultato sia diverso. Inoltre, l'aroma che rilascia il legno utilizzato, alla pizza, al pane, ha il suo peso.

Alcune idee? provate la mia buonissima focaccia croccante con rosmarino (e lievito madre), oppure la golosissima focaccia di Bari con patate delle sorelle Simili, ma anche il mio tentativo di sfornare la fantastica Focaccia di Recco (ricetta che avevo avuto da un'amica genovese, Stefania :-)) e che spero di non avere rovinato troppo... ma date un'occhiata anche alle simpaticissime focaccine con le erbette e alla pizza con lievito madre secco.


P.s. scusate la foto con la pizza ancora nella sua teglia, ma la gente la reclamava bella calda e non ho avuto tempo di scattare foto migliori... quindi accontentatevi :-)))

Cosa serve per 4 pizze:

750 g. farina tipo 0 W280
150 g. lievito madre già rinfrescato da 3-5 ore oppure 1-2 g. lievito di birra fresco
450 g. acqua
20 g. sale fino marino integrale
olio evo q.b. (2-3 cucchiai) 
1 cucchiaino malto d'orzo in polvere o liquido (se manca usare miele)

Per la farcia:

2-3 mozzarelle (dipende dalla grandezza) fior di latte o di bufala ben scolate
carciofini in vasetto grigliati o sott'olio q.b. (io ho usato i miei, la ricetta qui)
polpa di pomodoro fine q.b.
olive taggiasche (che adoro... ma se si preferisce si può usare altra qualità) in salamoia o sott'olio q.b. (io denocciolate e sott'olio)
falde di peperoni precedentemente arrostiti in forno e spellati.q.b. (come fare per arrostirli e spellarli bene clicca qui
olio evo q.b. per la teglia e la superficie
un pizzico sale per condire il pomodoro

                                                          lievito madre pronto

Sciogliere il lievito madre in 150 g. d'acqua mescolando con una forchetta.
In una ciotola grande o in quella della planetaria mettere la farina, unire il lievito madre disciolto in acqua (o sbriciolare il lievito di birra fresco), unire poco alla volta tutta l'acqua mescolando con una forchetta in modo approssimativo, unire il malto, il sale e l'olio ed impastare con il gancio o proseguire impastando a mano riversando l'impasto su un piano da lavoro. Impastare fino a quando si ottiene una pasta liscia ed omogenea.
Fare due o tre pieghe e mettere l'impasto a lievitare in una ciotola ben oliata, coprendolo con pellicola alimentare e un canovaccio pulito da cucina (fermato con un elastico robusto) per due o tre ore a temperatura ambiente. Mettere poi la ciotola in frigo per tutta la notte o comunque dalle 7 alle 12 ore. (dipende se si fa la pizza la mattina per la cena o la sera per il pranzo del giorno successivo).
Trascorso il tempo di maturazione in frigo (serve a dare una leggerezza all'impasto che con la fretta non si avrebbe) tirare fuori la ciotola dal frigo, riversare l'impasto sul piano da lavoro e dare due o tre pieghe a libro a distanza di 10-15 minuti tra una piega a e l'altra (guardare le altre ricette di panificazioni se non si sa come farle), sempre mantenendo l'impasto bene coperto in modo che non si secchi.
Pesare l'impasto e, con un tarocco, dividerlo in quattro parti uguali. Pirlare le pezzature facendo ruotare la palina di impasto sul piano da lavoro, portare i lembi esterni verso l'interno (serve a fare lievitare meglio la pizza), e, in ultimo, mettere la pezzatura dentro una teglia singola (o se si preferisce non fare le pezzature e stendere la pasta in un'unica grande teglia da forno per pizza) io ho usato 4 stampi per pizza usa e getta (Comodissimi!) ben oliati e allargare la pasta coi polpastrelli. 


Coprire di nuovo con pellicola e canovaccio e lasciare lievitare di nuovo 2 o 3 ore (se si usa lievito madre) oppure 1 ora e mezza se si usa lievito di birra. Dipende anche dalla temperatura esterna se è estate o inverno.. insomma.. quando si fa un po' d'esperienza non si guarda l'orologio ma si va ad occhio, quando l'impasto  è pronto, è pronto e punto.

Preriscaldare il forno al massimo della temperatura. Può essere 250° come 270° dipende dal forno.
Preparare tutti gli ingredienti già tagliati e sgocciolati.
Se si infornano due pizze alla volta, se si ha un forno abbastanza potente con la funzione pane e pizza (il mio ce l'ha) che è un semi-ventilato con cottura più veloce ed intensiva nella parte sottostante, si può pensare di cuocerle contemporaneamente avendo cura di cambiare il piano di cottura delle pizze a metà cottura (quelle che sono state inserite nel piano sotto si sposteranno nel piano sopra e viceversa), cuocendole per 10 minuti solamente con la polpa di pomodoro distribuita in modo uniforme, salata ed oliata, poi si tirano fuori velocemente dal forno e si farciscono con i restanti ingredienti, si rimettono in forno e si prosegue la cottura ancora per circa 15 minuti (ma come detto... occorre conoscere il proprio forno e controllare).

Il nostro paniere completo ha sfornato:


                                    Seguiteci anche sulla nostra pagina su facebook cliccando qui
                                                           @ilgranaiofoodblogger

Polpette al sugo

Oggi, per iniziare la settimana, vi offro delle semplicissime polpette al sugo.
Semplici sì ma.. molte volte le ho mangiate in casa d'altri asciutte o stoppose o zeppe d'aglio o di cipolla o troppo sapide per una quantità troppo elevata di parmigiano o, ancora, con un retrogusto di grasso in bocca, insomma.. a me piacciono le mie :-) ognuno ha nel cuore le polpette di casa, io le faccio così oppure tutta carne di vitello ma NON carne di maiale già tritata, pronta nei banchi frigo che è grassissima (di solito tritano capocollo o aggiungono pasta di salsicca). Io la scelgo magra (lonza) e la faccio macinare dal macellaio insieme a quella magra di vitello. A volte le faccio al sugo, a volte solo arrostite in padella con un filo d'olio evo e aromi (rosmarino, salvia e alloro).


Cosa serve per le polpette:

300 g. carne magra di vitello tritata (io qualità fassona piemontese)
150 g. lonza di maiale tritata (inseme a quella di vitello)
sale e pepe q.b.
una generosa grattata di noce moscata
pane raffermo ammollato nel latte (poi strizzato) q.b.
prezzemolo tritato q.b.
1 uovo intero
pangrattato

Cosa serve per il sugo:

300 g. polpa fine di pomodoro
1 rametto di rosmarino
1 spicchio aglio
olio evo q.b.
poca acqua
sale q.b.

Mescolare tutti gli ingredienti delle polpette (tranne il pangrattato), formare delle palline leggermente schiacciate ai lati, passarle nel pangrattato scuotendo l'eccesso.



In una padella larga scaldare olio evo q.b. da coprire il fondo della padella con l'aglio e rosmarino, adagiare le polpette, fare rosolare entrambe le parti poi aggiungere la polpa di pomodoro e un goccio d'acqua, salare leggermente il sugo, mettere il coperchio e completare la cottura per circa 15 minuti. Eliminare l'aglio e il rosmarino e servire le polpette con l'intingolo.


Torta mimosa al cioccolato

Noi della rubrica al Km 0 oggi vi suggeriamo delizie per gli innamorati, infatti il tema di oggi è: "come prenderlo per la gola al 💕1° appuntamento", io porto la colazione e, si sa, il buongiorno si vede dal mattino!
Ho preparato questa torta mimosa al cioccolato per il compleanno del mio secondogenito, Marco. Ditemi voi se c'è un amore più grande di quello per i nostri figli :-) .. ho quindi pensato che potrebbe essere il dessert adatto anche per il proprio innamorato/a. Un po' sostanzioso per colazione ma.. perchè no? Questa festa va festeggiata per benino...

Se volete prendere spunto per altre torte farcite potete dare un'occhiata alla Mimosa con ananas fresco, oppure alla torta mousse ati tre cioccolati (di Knam), oppure alla gettonatissima Torta gianduja, e poi la torta dei 21 ideata sempre per il compleanno di mio figlio, ma anche questa pavlova era strepitosa! Insomma cercate a destra della home, menù > categoria "torte di compleanno e dolci farciti"  trovarete alcune idee :-) 

Per questa versione al cioccolato della torta mimosa, essendo un'alternativa alla classica, non esiste una ricetta tradizionale dunque l'ho calibrata secondo il mio personale gusto.
Ho fatto un pan di spagna al cacao tenendomi leggera, l'ho voluto poco preponderante di sapore essendo poi farcito con una crema al cioccolato, ma nulla vieta di farlo più scuro aumentando le dosi del cacao).
Consiglio di farcire questa torta e conservarla naturalmente in frigo, il giorno precedente. I sapori e la consistenza ne guadagneranno. Consiglio poi di fare il pan di spagna uno o due giorni prima la farcitura, in modo da riuscire a tagliarlo con più facilità.


Cosa serve per il pan di spagna al cioccolato e vaniglia (tortiera da 26D)
6 uova
180 g. zucchero semolato
75 g. farina 00
75 g. maizena
30 g. cacao amaro (se si desidera un pan di spagna col sapore più spiccato di cacao, aumentare a 40g. e diminuire la maizena)
1 cucchiaino estratto di vaniglia oppure i semi di mezza bacca

Cosa serve per la crema pasticcera al coccolato (ricetta di Erst Knam)

per la crema:
250 g. latte
i semi di mezza bacca di vaniglia e la scorza della bacca in infusione
2 tuorli
15 g. farina 00
5 g. maizena
40 g. zucchero semolato

per la ganache: (io ho cambiato le proporzioni, Knam per la ganache usa 125 g. panna e 190g. cioccolato)
120 ml. panna fresca da montare (per me centrale del latte di Torino)
170 g. cioccolato fondente al 50% minimo (per me piemontese: Novi)

Cosa serve per la bagna al rum e vaniglia:
200 g. acqua
100 g. zucchero semolato
1 bicchierino rum bianco
1 cucchiaino estratto naturale di vaniglia

Poi serve:
250 ml. panna fresca da montare (per me centrale del latte di Torino)


Per prima cosa il giorno precedente la farcitura (ma anche due giorni prima) occorre fare il pan di spagna.
Preriscaldare il forno statico a 180°
si può procedere in due modi:

1) mettere le uova leggermente sbattute in un pentolino e scaldarle a bagnomaria fino a 40°, poi trasferirle subito nella planetaria o ciotola usando un frustino elettrico, aggiungere il pizzico di sale, lo zucchero e montare fino a quando si ottiene un composto spumosissimo, quasi bianco, oppure
2) Montare a neve ferma (ma non fermissima) gli albumi col pizzichino di sale e con la metà dello zucchero.
A parte montare i tuorli con l'altra metà dello zucchero e la vaniglia. Unire i due composti (gli albumi nei tuorli) mescolando dal basso verso l'alto per non smontare il composto.

Per entrambe le opzioni poi proseguire unendo al composto montato delle uova, la farina+maizena+cacao usando un colino/setaccio e mescolando dal basso verso l'alto, in modo da fare amalgamare senza smontare il composto. Mescolare quel tanto che basta, non oltre altrimenti si rovina la massa ricca d'aria e dunque non si otterrà un pan di spagna soffice.
Versare il composto nello stampo imburrato ed infarinato e cuocere per 25-30 minuti. Fare la prova stecchino. Poi sfornare e quando è freddo, ribaltare il pan di spagna su una gratella in modo che raffreddi. Se si prepara il giorno o i giorni precedenti, quando è freddo, avvolgerlo con pellicola alimentare.






Mettere in frigo planetaria (o ciotola) e le fruste che si useranno per montare la panna.
Preparare la crema pasticcera al cioccolato:

mettere a scaldare il latte con la vaniglia (anche in microonde), a parte in un altro pentolino sbattere i tuorli con lo zucchero, unire l'amido di mais e la farina di riso; quando il latte è caldo unirlo al composto di uova, mescolare subito e porre sul fuoco lasciando addensare e cuocere per circa due minuti dal bollore senza mai smettere di mescolare con una frusta. Togliere dal fuoco, travasare in una ciotolina, coprire con pellicola a contatto e lasciare intiepidire. Intanto prepare la ganache tritando grossolanamente a coltello il cioccolato, scaldare la panna e rovesciarla sul cioccolato in tre step, mescolando di continuo fino ad ottenere una crema vellutata, lasciare raffreddare ed unire la ganache alla crema pasticcera. Mescolare accuratamente, coprire con pellicola e tenere a temperatura ambiente.
Montare i 250 ml. di panna non eccessivamente ed unirla alla crema pasticcera al cioccolato ormai fredda, mescolando con una frusta a mano. Amalgamare bene per non formare grumi, coprire e conservare in frigorifero.


Fare la bagna: fare bollire l'acqua con lo zucchero e la vaniglia due minuti. Spegnere. Lasciare intiepidire ed unire il rum. Fare raffreddare completamente.
Prendere il pan di spagna, appoggiarlo su un tagliere o su un sottotorta che si usa per farcire. Tagliarlo in due o tre strati (il mio era altissimo! L'ho tagliato in due ma se si riesce ottenere un'altezza come questa, consiglio di fare tre dischi, sarà più gestibile e di consistenza migliore.)




Eliminare con il coltello dentellato del pane, la superficie (cioè la "crosta"). Appoggiare sul pan di spagna da 26D una tortiera più piccola (24D), incidere con un coltellino tutto attorno alla circonferenza. Da questa ricavare dei cubettini piccolissimi di pan di spagna, saranno quelli che daranno l'effetto mimosa alla torta. Tenere da parte.
Eliminare anche la crosticina dei bordi se ci fosse.
Tagliare ora orizzontalmente il pan di spagna ricavando due o tre dischi a piacere.

Posizionare un disco sul tagliere, bagnare con la bagna alla vaniglia e rum in modo omogeneo e generoso. Farcire con parte della crema. Appoggiare l'altro disco e continuare in questo modo. Farcire poi l'ultimo strato e i bordi della torta.



Cospargere (facendoli aderire) i cubettini di pan di spagna tenuti da parte. Mettere in frigo la torta per alcune ore. Se il giorno precedente è meglio. Tirarla poi fuori dal frigo una ventina di minuti prima di servirla.


Se  replichi la ricetta, per piacere, inserisci il link di provenienza al mio blog, grazie :-)

Seguiteci anche sulla nostra pagina facebook cliccando QUI

Spaghetti alla carbonara di salmone

Ovviamente questo piatto è chiamato impropriamente carbonara... di carbonara c'è solo l'originale, tutte le altre sono pastasciutte con l'uovo e verdure o pesce, come in questo caso; tuttavia bisogna pur trovare un titolo al piatto e "spaghetti con uovo e salmone" non mi piaceva :-) per cui fatemelo passare dai :-) 


Cosa serve per DUE persone:
160 g. spaghetti
60 g. trancetti di salmone norvegese affumicato
Olio evo q.b.
1 spicchio aglio
2 tuorli
Un goccio vino bianco secco per sfumare
Scorza limone naturale grattugiata q.b.
Prezzemolo e maggiorana q.b.
Una macinata di mix di pepe


Mentre la pasta cuoce come di consuetudine, fare insaporire a fuoco basso un filo d’olio con l’aglio, unire i trancetti di salmone affumicato, sfumare con il vino bianco, fare prendere calore pochi istanti mescolando, poi eliminare l’aglio, aggiungere una spolverata di prezzemolo e maggiorana e spegnere.
Quando gli spaghetti sono al dente, scolarli e farli saltare con il condimento al salmone, a fuoco spento e padella calda, aggiungendo i tuorli precedentemente sbattuti e di acqua di cottura quanto basta per creare una cremina.
Impiattare e unire una grattata di scorza di limone, una macinata di pepe creola ed un filo d’olio evo a crudo. Servire subito (la luce è orribile, abbiate pazienza era sera)


Pane di semola incamiciato (con lievito madre)

Oggi, per la rubrica Il Granaio - Baking time ho preparato un pane che mi ha dato molta soddisfazione :-) mi sono ispirata alle creazioni bellissime di Josep Pascual, su youtube si trovano molti video da cui prender spunto. Peccato non si trovino le ricette e tutti i passaggi, ecco perchè parlo di ispirazione, per la forma, e purtroppo si vedono solo spezzoni (ovvio... sennò che senso avrebbe partecipare ai corsi? eh!) ma il resto è farina del mio sacco (tra l'altro, non vorrei dire una bestialità, ma mi sembra che lui usi lievito di birra)  poco male, diciamo che me la cavo abbastanza da poter mettere a punto le varie proporzioni acqua-farina ed il resto degli ingredienti ed il procedimento :-) 

Se desiderate altre ricette di pane di semola, ne ho fatte molte altre, ad esempio potete dare un'occhiata a questa ciabatta senza impasto, oppure ad impasto tradizionale, cioè la ciabatta di grano duro Senatore Cappelli,  ciabattine di grano duro Senatore Cappelli, oppure filoncini di semola rimacinata, o ancora questo bellissimo girasole di semola, ma anche queste sfiziose lunette di grano duro di Altamura e molte altre nel menù a destra del blog :-)

Cosa serve per una pagnotta da 760 g. se si usa lievito madre o 700 se lievito di birra fresco:

400 g. semola bio di grano duro rimacinata
290 g. acqua appena tiepida
1 cucchiaino scarso malto d’orzo bio liquido
10 g. sale fino marino integrale
60 g. lievito madre già rinfrescato 4 ore prima (oppure 1-2 g. lievito di birra fresco)
Olio evo q.b. per spennellare
Semi di sesamo bio q.b.
Semi di papavero q.b.


Rinfrescare il lievito madre, prelevarne 60 g., metterlo in un bicchiere coprendolo con pellicola e lasciarlo lievitare poi mettere nel frigo, come di consueto, quello che servirà per le prossime panificazioni.
Nella ciotola della planetaria o in una capiente ciotola se si impasta a mano, mettere 270 g. di acqua appena-appena tiepida o a t.a e tutta la farina, mescolare in modo grossolano con un cucchiaio di legno, coprire con pellicola e lasciare a t.a. (questa operazione si chiama autolisi, servirà a migliorare il pane).
Quindi lasciare riposare/lievitare impasto e lievito madre in contemporanea per 4 ore.
Se si usa il lievito di birra fresco, naturalmente, si sbriciolerà all’impasto dopo l’autolisi.
Trascorso il tempo, accendere l’impastatrice (o proseguire a mano), iniziare ad impastare a velocità minima aggiungendo il malto e, poco per volta, a cucchiaiate, la restante acqua. In ultimo il sale.
Continuare ad impastare aumentando la velocità fino a quando l’impasto risulta incordato e si stacca dalle pareti.
Oliare una ciotola e oliare anche le mani, prelevare l’impasto e dare due o tre pieghe. Chiuderlo coi lembi di sotto, pirlando la palla di impasto e adagiarlo nella ciotola, coprire con pellicola e poi con un canovaccio, e lasciare a t. a. per alcune ore (dipende dalla stagione, se è inverno 4-5, se è estate 2-3) poi trasferire la ciotola in frigo fino all’indomani mattina o comunque per 12 ore circa.


Trascorso questo periodo (l’impasto freddo da frigo sarà molto maneggevole e di facile gestione oltre che non appiccicoso), riprendere l’impasto, riversarlo delicatamente su una spianatoia o foglio di silicone se occorre leggermente infarinato con la semola, pesarlo e, con un tarocco, prelevarne 240 g. se si è usato il lievito madre o 210 se con l.d.b.
Prendere la parte più grande e portare i lembi di pasta verso il centro (come già detto e fotografato tante volte), arrotolare la palla di impasto pirlandolo, tornendolo, e tenere da parte.

Con il mattarello stendere questa porzione di pasta ottenendo un sfoglia tonda (come da foto), spennellare con olio evo questo rettangolo di impasto e la palla tenuta da parte dalla parte opposta della chiusura dei lembi, cospargere con semi di sesamo e di papavero, schiacciando leggermente per farli aderire; appoggiare la palla di impasto sul rettangolo capovolgendola – quindi la parte coi semi andrà di sotto a contatto con il rettangolo oliato e la chiusura sopra. Chiudere a pacchettino il rettangolo di pasta tutt’attorno alla palla coi semi.





Infarinare un cestino da lievitazione o usare uno scolapasta ricoperto da un canovaccio infarinato o, ancora, oliare con la punta delle dita una ciotola d’acciaio spolverizzarla di farina, appoggiare l’impasto tenendo la chiusura verso l’alto, coprire con pellicola alimentare e fare lievitare al raddoppio.



Il tempo è variabilissimo. Dipende dalla stagione e dal lievito utilizzato.
Io che ho usato (poco) lievito madre l’ho tenuto 4 ore.
Se si usa lievito di birra può bastare presumibilmente un’ora e mezza o poco più. Controllare visivamente la crescita dell’impasto.



Quando l’impasto è pronto per essere cotto, preriscaldare il forno a 250° statico spruzzando (con un vaporizzatore o arrangiandosi con le mani) abbondante acqua sia sul fondo che sulle pareti del forno.
Quando è a temperatura, capovolgere l’impasto (e quindi la parte superiore sarà quella chiusa con all’interno  la palla coi semi) su una leccarda rivestita con carta da forno, spolverizzare con poca farina di semola (se occorre, se si aveva già infarinato il contenitore a sufficienza, non metterne altra), con un coltellino affilato o lametta che si usa solo a questo scopo, praticare un taglio a croce per fare aprire l’involucro di pasta (camicia appunto) e fare fuoriuscire la palla d pane interna coi semi.


Infornare poi dopo 10 minuti poi aprire il forno, spruzzare di nuovo con l’acqua le pareti del forno, abbassare la temperatura a 190° e proseguire la cottura altri per 30-35 minuti.
Il pane è cotto quando, “bussando” il fondo si sente un rumore sordo. Poi spegnere il forno, aprire lo sportello e lasciare all’interno il pane ancora 5 minuti prima di sfornarlo e metterlo sulla gratella a raffreddare.

                                                                 nel forno in cottura....

       la foto del pane tagliato non ce l'ho perchè l'ho portato via, a cena da  amici, mi dispiace:-)

se replichi la ricetta, per cortesia, inserisci il link di provenienza ail mio sito, grazie:-) 

Il nostro paniere completo ha sfornato:


                                    Seguiteci anche sulla nostra pagina su facebook cliccando qui

                                                           @ilgranaiofoodblogger

Biscotti integrali panna e datteri con zucchero di canna

Cosa serve:

300 g. farina integrale di grano tenero (per me tedesca)
175 g. panna fresca liquida
80 g. datteri denocciolati
120 g. zucchero di canna grezzo
1 pizzico sale
1 uovo
1/4 bustina lievito per dolci
1/4 bustina bicarbonato di sodio (o la punta di un cucchiaino)



Mescolare la farina con le altre polveri, unire la panna e lo zucchero. Azionare per pochi istanti  la planetaria con la foglia o il robot da cucina provvisto di cutter. (o Fare l'impasto a mano, in questo caso mettere tutto in una ciotola e amalgamare con la punta delle dita velocemente, l'impasto non va lavorato ma assemblato altrimenti non diventa friabile).



Unire l'uovo e i datteri tagliuzzati in modo grossolano (i pezzi si devono vedere e sentire). Amalgamare quel poco che serve per unire il tutto, formare un panetto, avvolgerlo con pellicola alimentare e mettere a riposare in frigorifero un'ora.
Preriscaldare il forno statico a 170°
Stendere l'impasto in una sfoglia non sottile, infarinando piano da lavoro e mattarello, coppare con il tagliabiscotti desiderato (io ho usato quello quadrato, tondo e a fiore), adagiare i biscotti sulla leccarda coperta da carta da forno e fare cuocere per 15 minuti, poi aprire il forno a fessura e lasciare ancora dentro la leccarda per 2-3 minuti, poi sfornare e mettere i biscotti su una gratella a raffreddare: di seguito conservarli in una scatola di latta.


           Se replichi la ricetta, per cortesia inserisci il link di provenienza al mio blog. Grazie