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sabato 24 dicembre 2011

SCIARPA DELLE FESTE

Tra un lavoro e l’altro, ho trovato le sciarpine cardate in una delle scatole dove tengo  tutti i pezzi fatti; sono una piccola serie di sciarpe fatte con i miei filati cardati a mano, pronte per i mercatini - che chissà prima o poi farò - 
Avevo preparato questi filati lunghi lunghi – sui 300m x 100g – mettendo insieme  lane diverse, alpaca, bambu, seta, riccioli, ramie, lino con le spazzole per cardare, accostando così casualmente colori e materiali, poi filati fini e irregolari. VLUU L100, M100  / Samsung L100, M100
Io di solito mi innamoro sempre un po’ di ogni lavoro che faccio, ma in particolare una di queste sciarpe mi chiamava dalla scatola, non potevo proprio resistere.
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E le mie mani sempre irrequiete quanti i pensieri hanno deciso di cambiare forma alla sciarpa che era fatta liscia a coste 1/1 per esaltare i passaggi di colori e fibre… dato che in effetti le sciarpe e affini ammetto non mancano nel mio guardaroba, ho puntato su un qualcosa di speziato, un po’ gitano, un po’ frou frou, che abbellisse più che scaldasse…
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Allora ho scelto un modello semplice e veloce, la Potato  Chip Scarf di Knit Picks, con qualche variazione: per esempio ho aggiunto fiori all’uncinetto ai due capi, e un bordo a punto basso per inserire delle piccole perline di vetro dipinte a mano a forma di spirale che avevo comprato su Etsy da Bead soup BeadsVLUU L100, M100  / Samsung L100, M100
Insomma è venuta fuori una sciarpetta tutta ridondante di colore, particolari e forma, in tutte le dimensioni… una sciarpetta perfetta per le feste!
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mercoledì 23 novembre 2011

GUANTINI GRANATI

Con queste prime giornate frizzantine dal vento teso – meravigliose aggiungerei – mi sono accorta di non avere un paio di guanti “come si deve”, dopo che l’inverno scorso ho perso sulla metro i miei adorati guanti senza dita fatti con la Kochoran di Noro (almeno avrò fatto felice chi li ha trovati…guanti con un filato del genere  spero saranno apprezzati!!!)VLUU L100, M100  / Samsung L100, M100

Comunque allora ho recuperato un modello che avevo archiviato chissà quando tra i miei file, semplice e d’effetto: i GARTER MITTS di Ysolda Teague.

A parte il fatto che adoro i suoi lavori e soprattutto il suo stile, questo modello è geniale: in una sera davanti alla TV ho completato i due guantini senza cuciture! Sono fatti a due ferri tradizionali a righe accorciate, e poi uniti a punto maglia, senza alcun segno visibile.VLUU L100, M100  / Samsung L100, M100

Per lavorarli ho usato una delle matasse  lana+ lino tinte con il Brazilwood, perchè il colore mi fa davvero impazzire, un bordeaux – granata luminoso…VLUU L100, M100  / Samsung L100, M100

Evviva, mani al caldo d’oggi in poi!

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domenica 18 settembre 2011

UN PO’ TINGERE–UN PO’ RICICLARE

Da qualche tempo avevo voglia di raccontare di una delle mie letture estive a tema tintura; ci sono talmente tante risorse online sul questo tema che prima di scegliere un libro ci ho messo davvero non poco tempo, e devo ammettere che mi sono fatta influenzare anche dalla grafica e dalle foto decisamente accattivanti, ma in ogni caso questo libro è stato davvero una bella scoperta:handbook of natural plant..The Handbook of Natural Plant Dyes fornisce ricette semplici e principi di base generali, ottenibili con erbe, fiori e frutti abbastanza comuni; soprattutto – almeno per me – è stata una fonte di ispirazione perchè mi ha spronato a fare un passo indietro e fermarmi a riflettere sul senso di questa nuova passione per le tinte naturali.  L’autrice racconta delle sue esperienze di fondatrice del Permacouture Institute, un luogo dove associare concetti come la sostenibilità ambientale, l’ecologia, il riciclaggio etc alle manifatture tessili e alle fibre naturali.. chiaro non hanno scoperto l’acqua calda, ma mi hanno dato un sacco di spunti interessanti e piacevoli, mi hanno fatto ricordare gli studi e le passioni ambientaliste  che a volte dimentico e dato fiducia per portare avanti sogni e idee che a volte accantono troppo facilmente…

Bene il primo risultato di tutto questo leggere e pensare e divagare è stata la raccolta per una decina di giorni di fondi di caffé e bustine di té e usarle per tingere una delle mie matasse di lana e lino prima di buttarle nella compostiera…

che soddisfazione aver allungato la vita a semplici bevande: sono state assaporate, hanno deliziato e svegliato i nostri palati, poi hanno tinto e poi sono finite a fertilizzare in attesa di rinascere come terriccio, poetico no?

VLUU L100, M100  / Samsung L100, M100Dato che i risultati migliori si ottengono chiaramente con té e caffé non “usati” ho preferito mordenzare direttamente nel bagno il filato con polvere di Melograno.

Il colore è mediamente chiaro, nonostante abbia fatto bollire a più riprese  il bagno e l’abbia lasciato a freddo 24 ore. Però è davvero luminoso e brillante, caldo direi, come se a té e caffé avessi aggiunto un po’ di latte e miele!

Qui sotto la matassa è immortalata insieme ad altre due tinte con Brazilwood in primo e secondo bagno:VLUU L100, M100  / Samsung L100, M100

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mercoledì 3 agosto 2011

IL GUADO, TINTA TURCHINA

L’estratto di guado aspettava ormai da troppo tempo prima di essere provato, soprattutto ero curiosa di vedere la differenza delle sue tonalità rispetto all’indaco, quindi pronti via!

Questa pianta, che non vedo l’ora di coltivare quando riusciremo a trasferirci in campagna, così famosa e antica in ambito tintorio, così affascinante per aver portato fino a noi tonalità splendide di azzurro da arazzi  e tessuti medievali, in una parola….puzza tantissimo!

Intendiamoci non voglio passare per schizzinosa, a me non disturbano più di tanto gli odori della campagna, anzi, per esempio trovo molto evocativo l’odore della lana al naturale  o della stalla, ma questo mi ha proprio sorpresa anche se ne avevo letto da qualche parte… stalla concentrata, catapultata nella mia cucina…. Per fortuna sui filati finiti lavati e passati in aceto non si sente più!!!

Ho tinto per prima una matassa di lana + lino che col sambuco aveva dato sfumature bellissime – approposito grazie per i commenti copiosi!!

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Poi presa dall’entusiasmo post-ossidazione ho deciso di riattivare il bagno e immergervi una matassona di lana lambswool piuttosto fine che avevo tinto con foglie di edera raccolta sempre nel letto del fiume sotto casa, vicino al sambuco, e che aveva dato un giallino un po’ anonimo che non mi convinceva appieno.

In questo caso, dato che la matassa era piuttosto voluminosa e non volevo agitare troppo il bagno per fare danni alla tintura, ho provato a lasciare che il filato in parte affiorasse e quindi prendesse meno tinta, per vedere che effetto avrebbe fatto, eccolo, tutto sfumato tra il verde acqua, il petrolio e il blu scuro preso sul fondo:

Me la immagino già diventare uno scialle traforato!

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INFO DI SERVIZIO:

Per ora non sto mettendo su Etsy i filati tinti con pigmenti naturali perchè vorrei riservarli per i probabili mercatini d’autunno, però se a qualcuno interessano scrivetemi!!

domenica 31 luglio 2011

… TRA I GLICINI E IL SAMBUCO…

Da Domenica scorsa, quando ho iniziato questa tintura , mi torna in mente questo spezzone di frase; dopo poco l’ho collegata alla sua origine, una delle canzoni del periodo che preferisco di De Andrè, una delle prime che mi ha fatto conoscere il mio papà da piccola e che ho capito chiaramente solo in seguito, Carlo Martello torna dalla battaglia di Poitiers.
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Da subito però  mi erano rimaste in mente alcune frasi, di realtà che riconoscevo e in questo caso sono i glicini e sambuco, con cui giocavo spesso d’estate nel bosco vicino alla casa in campagna dei nonni... ricordo bene l’odore delle bacche viola scuro e dei fiorellini bianchi ad ombrello, e le macchie sulle mani e sui vestiti. Ricordo anche i racconti dei giochi fatti da mio padre nello stesso bosco e con forse le stesse piante, tanti anni prima.
Quindi quando ho trovato un albero piuttosto grande di sambuco nel letto del fiume sotto casa carico di frutti maturi – fortunella!! – ho colto al balzo l’occasione.
Raccolto una sacchetto di bacche le ho messe a bollire per un ‘oretta e dopo aver intriso l’aria di un profumo molto simile al mosto di vino ho messo a tingere 3 matasse in modo diverso:
BAGNO 1: matassa di lana e 8% di allume direttamente nella pentola a bollire per 1 ora e poi lasciata raffreddare per 3 ore.
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BAGNO 2: matassa di lana senza mordente, direttamente in pentola a bollire per 1 ora e poi lasciata raffreddare per 3 ore.
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BAGNO 3: unito il liquido dei primi due bagni, ho aggiunto l’8% di allume a caldo e una matassa vagamente bouclè di lana accoppiata a lino ecru, lasciata in pentola a fuoco spento per 18 ore .
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Sono estasiata dalle sfumature assunte, da come i tipi di versi di fibra hanno preso il colore e presa dall’entusiasmo ho raccolto in due bottiglie il liquido rimasto e nei prossimi giorni vedrò di ottenere magari qualche sfumatura più chiara, ho letto che in teoria a concentrazione minore il sambuco dovrebbe dare un azzurrino polvere che proverò a scovare!
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mercoledì 27 luglio 2011

IL PRIMO TESSUTO

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Ecco un dettaglio della trama del mio primo tessuto!

Ricordate la mia ultima matassa imbevuta?

Ho usato un filo di lino e uno di seta grezza nei toni salvia  ed ecru per l’ordito e la matassina di lana tinta per la trama… il risultato ha dimensioni impreviste – ho stretto troppo i margini laterali e battuto i fili troppo stretti – e quindi da uno scaldacollo che doveva essere nel mio pensiero, si è rivelato una rettangolo troppo corto e largo per stare bene a un collo…

Però comunque perfetto per diventare un runner o simile da mettere su un mobile o un tavolino, poco importa, lo terrò volentieri in bella mostra con tutti i suoi difetti, un po’ come fosse il primo disegno del mio bambino, che non ha ancora fatto e sarà probabilmente assurdo ma splendido allo stesso tempo.

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Imparate tante cose tecniche, come la battitura, l’importanza di tendere bene l’ordito, quanto filo  lasciare ai lati etc, ma quella che apprezzo di più per ora è come rende il passaggio tra i colori della lana tinta a mano, l’effetto è piuttosto diverso rispetto al lavoro a maglia, e mi piace davvero: mi sembra più fluido e sfumato… da riprovare di sicuro.

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giovedì 7 luglio 2011

LINO PART 3#

Il progetto del cardigan Savoy di lino sta procedendo veloce dalla villeggiatura in riviera, senza molto altro da fare per giunta…

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Ho finito il dietro e un davanti, e mi sto rendendo conto sempre più che mi avanzerà un sacco di filato, ho fatto 8 matasse da 70g circa, che sono risultate molto più sottili del filato Rowan Revive impiegato in teoria per questo modello, figurarsi che con una ho fatto il dietro e poco più della seconda dovrebbe bastare per i due davanti!!!!!!!

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Comunque mi piace  l’idea di un cardigan leggero per l’estate, e il punto rende benissimo anche col filato molto sottile.

Dovrò studiare qualcosa da fare con le matasse avanzate, ma questo lavoro enorme deve essere soprattutto un promemoria: il lino non si gonfia come la lana, il bambù o altre fibre dopo la filatura e il lavaggio!

mercoledì 8 giugno 2011

LINO # PART 2

CE L’HO FATTA!!!!!!!

Domenica, complice una giornata casalinga, mi sono buttata a tingere il lino che avevo mordenzato il venerdì precedente con Acetato di Alluminio – mi era stato consigliato rispetto all’Allume per le fibre vegetali – e avevo questo timore reverenziale per l’impresa, che la rendeva poco piacevole… invece no, questi lavori devono restare un puro piacere!!!!!!!!

Allora via ho preparato i 2 pentoloni con acqua e Mirabolano in polvere, ho suddiviso le matasse e lasciate a sobbollire per circa un’ora e mezza. Poi le ho lasciate a raffreddare altre 3 ore nel bagno, erano diventate di un bellissimo colore ocra chiaro… tanto che per un attimo ho avuto il dubbio di lasciarle così e non farle virare sul verde come programmato... ma poi ho deciso di procedere comunque.

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Allora ho scolato le matasse, ho aggiunto in una sola pentola mezzo cucchiaino di sale di Ferro, mescolato per bene e iniziato a scaldare, immergendo due matasse alla volta e rimestandole finchè mi sembravano arrivare al punto di verde che andasse bene… i bagni successivi li ho praticamente cronometrati per essere sicura di ottenere un colore il più possibile uguale, estraendo e strizzando ogni matassa e avvicinandola a quelle estratte per essere sicura.

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Ultimo passaggio: sciacquare via i residui, sono andata direttamente nella vasca da bagno perchè con otto matasse nella solita bacinella non avrei finito più, ce n’era davvero tanto, in polvere tra le fibre!

Ecco alla fine il risultato asciutto e stirato a mano in matasse:

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sono così contenta, è un colore stupendo, un verde oliva argenteo che però osservato da vicino ha un sottofondo caldo del mirabolano, e il lino ha una brillantezza davvero speciale, non vedo l ‘ora di iniziare il cardigan!

 

Note:

Ho tenuto un campioncino di lino tinto solo nel mirabolano, per “archiviarlo” eccolo:

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Invece qui si vede abbastanza – in realtà è evidente la differenza – quanto sono diverse due fibre nello stesso bagno: era rimata attaccata ad una matassa di lino della lana dal filo guida della ruota, molto più scuro e caldo, un verde muschio bellissimo!

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martedì 31 maggio 2011

LINO #PART 1

Ho finito di filare il lino!

650 g in totale, per 1950m di lunghezza di filato.

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Mi mancavano 150g  arrivati insieme ai pigmenti naturali, così ho completato l’opera,  o almeno il primo passo. L’obiettivo è di finire in tempo prima dell’autunno – non sono ambiziosa… anzi prudente direi -  il cardigan SAVOY che ho sul libretto dell’anno scorso The Purelife Recycled Collection di Rowan:

book-savoy_a260x310_jpgHo deciso di filare il lino ad un solo capo e decisamente più sottile rispetto al filato della collezione che avevo già lavorato l’estate scorsa – ed è superlativo – (se ne può leggere qui) in modo da rendere più leggero e arioso il punto.

Filare il lino è stato interessante, perchè è una fibra completamente diversa da lana o comunque anche da altre vegetali come la soia il bambù o il ramie, nel senso che parte delle fibre sono molto sottili e lunghe e parte invece sono cortissime e compatte come la bambagia; quindi dietro consiglio di amiche del gruppo Filodilana e cercando un po’ sul web ho scoperto che il modo migliore per evitare che il filo fosse troppo fragile e irregolare e peloso per giunta, ho filato “dalla piega” – permettete la traduzione letterale della tecnica che in inglese  si dice from the fold.

Tenendo le fibre piegate attorno alla mano e alimentando il filo sul filatoio non seguendo il senso longitudinale delle fibre pettinate, ma perpendicolarmente ad esse, le fibre si piegano su sè stesse torcendosi nel formare il filato e in questo modo si legano meglio le une con le altre riducendo le caratteristiche di cui sopra.

Poi ho tenuto a bagno le matasse in modo che si rimuovesse il grosso del pulviscolo che le fibre corte  disperdono nell’aria – quanti starnuti durante la filatura!!!!

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Ora questo è il primo risultato, nei prossimi giorni mi butterò nella tintura di tutto questo filato con il Mirabolano… devo ammettere che sto tergiversando perchè sono un po’ intimorita, ho già letto che le tinte naturali non prendono molto bene sulle fibre vegetali e io dovrò cercare di ottenere un colore abbastanza uniforme  in due diversi passaggi: tintura e variazione del colore con sale di ferro….

Ma è una storia abbastanza lunga da meritare un altro post!

INFO DI SERVIZIO:

PER IL MOMENTO NON STO METTENDO IN VENDITA SU ETSY I FILATI TINTI CON PIGMENTI NATURALI, LI RISERVO PER I PROBABILI MERCATINI D'AUTUNNO, MA SE A QUALCUNO INTERESSANO SCRIVETEMI!!

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