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giovedì 5 dicembre 2013

E' SCOCCATA L'ORA DEL paTE'...


Come faccio a scrivere questo post? Come faccio a descrivere l’emozione che si prova nel “toccare con mano” un…sogno?
Alla base di questo progetto, che è diventato un libro, ci sono l’amicizia e la condivisione : in primis di chi ci ha lavorato direttamente  e poi di tutta la community dell MTCHALLENGE.

Un’amica, l’Alessandra,  conosciuta grazie ai blog anni fa , che è cresciuta  e si è arricchita e un sogno nato poco a poco.
Abbiamo condiviso cose belle e cose meno belle, abbiamo riso, ci siamo arrabbiate , abbiamo pianto ma da sempre, sotto sotto (ma nemmeno tanto sotto) covavamo un progetto ambizioso.
All’inizio erano pensieri non detti, poi sussurrati ,poi condivisi e poi…urlati: facciamo un libro!

Né io né l’Ale soffriamo di “sindrome da foglio bianco” semmai abbiamo il problema contrario e questo ci ha permesso di partire con fiumi di idee, disegni, testi…
La community unica e fantastica dell’MTCHALLENGE ha contribuito con le ricette che sono state rifatte , riscritte, disegnate e….fotografate.
E qui entra in ballo l’altra autrice del libro : la fotografa. Avete presente quando conoscete una persona e da subito vi sembra di conoscerla da sempre?
Bene per me la Sabrina è stata così!
Sembra impossibile ma ,tre donne tre, si sono trovate sempre d’accordo su ogni cosa:soggetti da fotografare, disposizioni set, tipologia di disegni da fare, …
E quando la sottoscritta timidamente ha presentato la bozza dell’impaginato alle socie e alla casa editrice e hanno detto :ok! Non mi/ci sembrava vero!!!

La copertina (che a me fa letteralmente impazzire da quanto è bella!!) ,per me, rappresenta la perfetta sinergia e il feeling magico che è nato   tra me , l’Ale e la Sabri.
La foto della Sabrina :  proprio quella che volevo, il titolo scelto dall’Ale :  forte, simpatico, unico e…i  colori, i font , i disegni …insomma la “mia” parte grafica …
Ecco,  la copertina rappresenta noi tre e la passione, l’amore, la serietà, l’impegno, il divertimento, la professionalità, la simpatia, l’emozione che ci ha unite in questo progetto !

Un libro nato dal cuore non poteva non avere un grande obiettivo : far del bene  e aiutare chi ha bisogno.
Ed ecco che  ,  la  community  dell'MTChallenge sostiene con questo libro   il  progetto  “cuore  di  bimbi”:

progetto  “cuore  di  bimbi”:
 nata nel 2000, per iniziativa dell'ingegner Gof redo Modena, la 
fondazione si propone di  dare un aiuto ai bambini poveri, ammalati, senza istruzione, che hanno 
subito violenze fisiche o morali e garantire loro l'opportunità e la speranza di una vita degna di 
una persona, nel mondo e in Italia. Sono 71 i Paesi del Mondo in cui  la Fondazione interviene, 
realizzando progetti mirati, concreti, nati per rispondere a emergenze reali e portati avanti con 
abnegazione, serietà e competenza. Fra questi, appunto, c'è “cuore di bimbi”, attivo dal 2005 in 
10 Paesi, che ha permesso ad oggi di salvare la vita a 857 bambini altrimenti condannati da gravi 
cardiopatie congenite, con esiti spesso letali. 
La  Fondazione  opera  nella  più  assoluta  trasparenza,  nella  convinzione  che  sia  doveroso 
certificare    ogni  voce  con  la  massima  chiarezza,  in  un  dialogo  continuo  che  unisce  chi  è 
desideroso  di  fare  del  bene  con  chi  ha  la  possibilità  di  farlo  in  modo  concreto,  rispettoso  e 
consapevole di muovere nella stessa direzione: quella dell'aiuto alle tante vittime di questo mondo, 
rese ancora più indifese dall'essere bambini. 
Da  oggi,  anche  noi remiamo  con  Gof redo,  con  Sara  e  con  gli  oltre  mille  volontari sparsi sul 
territorio  italiano  ­  e  lo  facciamo  con  questo  libro  che  è  il  primo  tassello  di  quella  che  ci 
auguriamo possa essere una collaborazione duratura e proficua 

I LINK :
 HOME PAGE FONDAZIONE : http://www.aiutareibambini.it/ 



Ora non mi riamane che indicare  le "note tecniche" (altrimenti andrei avanti a scrivere per ore  su questo libro)




titolo : L'ORA DEL paTE'
pagine: 144 
costo: 18,00 euro 
casa editrice :Sagep­ Genova 

41 ricette di paté, 8 di burri composti, 33 fra pani e crackers, grissni,muffins, scones chips e tutto 
quanto fa 17esima sfida dell'mtc




lunedì 25 giugno 2012

SCALOPPE PEACE&LOVE PER L'EMMETI'...

IMG_0186

Eccomi qui…sempre di corsa , sempre all’ultimo (quasi)!

Dopo aver appurato che qualsiasi idea avessi e che ritenessi moooolto originale per questo MT era/è già stata utilizzata da altri,  ho cucinato queste scaloppe “modello base” ma new age/hippy inside
Mi spiego…
Modello base : con questo intendo la classica ricetta da scaloppa,  presentata con precisione  da elisa nel suo post…quindi burro, deglassamento, brodo vegetale ,ecc…
New age: in memoria di un mio recente passato di vegetariana e di follower di qualsiasi disciplina new age (dai fiori di bach, all’aurasoma, allo yoga, alla dieta macrobiotica, ecc…ecc…) ecco l’utilizzo del seitan, preparato proteico ricavato dal glutine che sa del sapore di quello che ci metti vicino J ma che a me piace!!!
Hippy: Eh si perché l’ho pure abbellita con coreografici fiori secchi commestibili per completare la filosofia alimentare  da “figli dei fiori”  insita nel mio piatto…

Insieme a questa ventata di cibo alternativo ecco  semplici e quanto mai banali zucchine, con il plus però di essere del modello “trombetta” acquistate dal verduriere mito delmare
Indi per cui , fondamentalmente, la mia scaloppa dell ‘MT di questo mese non è niente di più che la ricetta presentata da elisa ma  in veste, diciamo , newage/hippy !

Ingredienti
1 confezione di seitan (circa 250 gr sotto forma di 3 alte fette )
burro q.b.
3-4 cucchiai di farina
1 bicchiere vino bianco secco
2 zucchine “trombetta”
1 spicchio d'aglio
brodo vegetale (zucchina,carota
,cipolla,sedano)
olio evo q.b.
sale q.b.

Mondare e lavare le zucchine, tagliarle a rondelle  e rosolarle in padella con uno spicchio d'aglio in camicia, un filo d'olio extravergine d’olio . Aggiustare di sale e tenere da parte.
Tagliare in due le fette "spesse" di seitan in modo da ricavare una sorta di scaloppa doc :-)
Infarinare il seitan; in una padella  far scaldare un pezzo di burro e rosolare le scaloppine a fuoco vivace da entrambi i lati. Salare e tenere da parte. A questo punto dedicarsi alla salsa: deglassare il fondo di cottura con il vino bianco secco , lasciare evaporare leggermente e unire il fondo di cucina (in questo caso brodo di verdura); far bollire per qualche minuto, in modo da restringere la salsa, dopodiché aggiungere una noce di burro e ruotare la padella per emulsionare.Versare la salsa sulle scaloppine, che avremo rimesso in padella.

Una scaloppa peace&love , molto natural e bio ma anche green J ….insomma un  piatto banale, in fondo,  per il quale potrebbe essere  sufficiente una  presentazione particolare  per sperare di fargli acquistare un’aura di originalità e di diversità che potrebbe  farlo  uscire dal coro….

Certo il coro dell’MT è diventato di alto, altissimo livello! Vogliamo dire una sorta  di un “va pensiero sull’ali dorate…”??’ e diciamolo!
Nonostante la mia scaloppa possa canticchiare invece timidamente un “mi ricordo montagne verdi…” per esaltare l’aspetto "biologicamente correct" J, io la presento lo stesso e la faccio sgomitare tra i partecipanti di questa sfida.
La scaloppa peace&love , si sa, è contro la violenza e la guerra e quindi sgomiterà con gentilezza  e filosofica eleganza …
Il suo motto ??? …l’importante non è vincere ma partecipare…ca va sans dire!!!

peace&love

martedì 22 maggio 2012

REMINISCENZE NEW AGE PER I MIEI BUDINI DELL'EMMETI....

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Budino salato??? Proprio io??? No, non ce la posso fare…per me il budino è dolce. Punto.
Ma, come sempre accade nella mia vita, non esiste situazione nella quale sono fermamente convinta di una cosa per fare esattamente il contrario!
Quindi eccomi qui!
Dunque budino salato, con verdure, legumi, frutta e poi con anche un “complemento”, biscotto, chutney, salsa….
Belli, bellissimi i budini della Francesca !!!
Uhm….qui c’è da pensarla bene! Fermo restando che il mio motto per l’MT è “l’importante è partecipare” , questa volta ho provato ingredienti studiati per trovare un connubio di sapori interessante.Mi ha aiutato il mio passato "new age" e macrobiotico che mi ha portato ad acquistare una confezione di seitan a fette, una sorta di "imitazione" di prosciutto che lo ricorda solo per l'immagine e assai poco per il gusto. Ho sempre amato il seitan e ancora oggi , ogni tanto, lo cucino. è un ingrediente eclettico , sano e che regala ricette sfiziose! 

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L’aspetto dei miei budini non rende l’idea del suo contenuto , pur avendo avuto Marie Antoinette come assistente alle foto :  l’ora tarda non ci ha aiutate e quindi il colore (nonostante qualche aggiustata con Photoshop) non è proprio quello  “live” J

Ingredienti per 6 budini :
100gr ricotta
2 uova

100 gr seitan a fette (si trova nei negozi di prodotti biologici,macrobiotici,ecc...)
Mezza scatola di ceci
Prugne secche
Sale (poco)
foglioline di menta

Ho tritato fine il seitan, ho tritato fini 4 prugne secche, ho frullato (con un goccio d’acqua) i ceci.
Ho messo le mie “polpe” in tre ciotoline. Ho poi mescolato la ricotta con le due uova , ottenendo una bella crema alla quale ho aggiunto le mie tre polpe. Ho assaggiato e ho regolato di sale  
Ho riempito uno stampo in silicone ad hoc e ho cotto , come da disposizioni, i miei budini in forno a bagno maria per circa mezz’ora.
Ho preso altre prugne e le ho tagliate grossolanamente con qualche foglia di menta e con questo composto ho servito i budini.
Curiosa come una volpe ho voluto assaggiare subito questo piatto, inventato per l’occasione  confidando nell’abbinata dolce/salata che mi piace sempre tanto.
Bè, erano mangiabilissimi!!!:-) Marie Antoinette mi aveva , ovviamente, bocciato le prugne! Lei regina pragmatica e “classica”, non ama questi voli pindarici culinari tanto che , ha bellamente scartato la mia decorazione e composta annessa…
A parte la ricetta , in questa serata ci siamo proprio divertire a fare le foto creando set personalissimi , criticando sempre l’ideee dell’altra…  lei più dissacrante e volutamente lontana dalle mie idee modello "DonnaHay"...
Ho scelto alla fine una foto molto molto classica per i miei budini, ma vi regalo anche queste , scattate dalla petite reine un po’ “innovative” e poco “food stylist” J


 
“mamma ma pubblica una foto diversa dal solito!!!! Le fai tutte uguali!!!!”
E mentre io mi cimentavo tra macchina fotografica e …cellulare, click, ecco il suo scatto J


 
“ma noooo, non devi fotografare me!!!!” ho detto
E lei ridendo continuava a bersagliarmi di foto ! inutile dirvi che non amo essere fotografata ma mi sono divertita un sacco nel fare foto, improbabili ( e impresentabili)  per il blog,  ma che sono rimaste nel mio archivio a memoria di una serata carina e simpatica.

Quindi ecco l’ennesima magia dell’Emmeti : una scusa per condividere momenti di vita con chi si ama  e se poi si tratta pure di una blasonata come solo Marie Antoinette sa essere, la magia diventa ancora più….magica! J

banner gara


domenica 15 aprile 2012

UNA FRANGIPANE DATATA ...2001 :-) PER L'EMMETI' ovvero:PEACH IN SYRUP FRANGIPANE TARTLETS

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Per me ci voleva una domenica così ! Una domenica per stare in casa senza cercare troppe scuse, una domenica per trovare il tempo di fare tutto quello che non si riesce durante la settimana comprese le cose carine J !!!

Piove ,piove e la gatta non si muove…tranne Eu il mio gatto che ,agitato come sempre, reclama l’uscita. Eh no caro gattone, oggi a casa pure tu !!E dopo averlo “gentilmente” invitato ad uscire sul balcone sotto scroscio torrenziale (traduzione: preso e messo sotto l’acqua per qualche secondo!) per fargli capire che forse era meglio desistere,   l’ho visto meditare un sano ripensamento (traduzione : miagolata terrificante, della serie ma che……fai??? )  che l’ha visto dirigersi , come una saetta, sul divano.
Bene: gatto sistemato , beato e “tranzollo” e io? Bè io mi dedico all’emmetì di aprile, of course!!

Come dico sempre : a me questa sfida ha insegnato e insegna tanto e se devo trovare il merito principale a questa iniziativa è proprio quella di dare l’opportunità di mettersi alla prova e di sperimentare ricette mai fatte. Il frangipane era una di quelle cose (come milioni di altre…) che avevo segnato nei miei quaderni “to do” di questi ultimi … dieci anni! Anzi, a dire la verità dovrei dire undici anni! Come faccio ad essere così precisa?? Anno 2001 , rivista “ Waitrose food illustrated”, mese : agosto : tra le pagine trovo  foto bellissime  e ricette interessanti tra cui  quella delle “Apricot frangipane tartlets”. La ricetta o meglio, l’idea di provare questa ricetta me la porto dietro da quell’anno  e doveva capitare questo emmetì per farmela ritrovare ma soprattutto di farmi venire la voglia di  metterla in pratica , finalmente!
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Ho seguito la ricetta di Ambra per quanto riguarda la frolla e il frangipane e quindi vi rimando al suo precisissimo  post per dosi&metodi  e  poi ho seguito la english recipe…
(Unica nota : nella mia crema  frangipane non ho messo nessun profumo se non un po’ di buccia di limone ,come nella frolla) .
Essendo la rivista del mese di agosto e prevedendo albicocche fresche mi ha un po’ spiazzato…guardando fuori dalla finestra vedevo immagini che mi facevano pensare al freddo e grigio autunno e intanto cercavo di trovare un’alternativa carina e originale per le mie tartlets…nessun lampo di genio , nessun ingrediente magico ma improvvisamente mi viene in mente di  un acquisto fatto tempo fa (NON nel 2001, tranquille!!)  con la scusa del “non si sa mai”. Sto parlando di un vaso di pesche sciroppate, delizia per Marie Antoinette (ebbene si…) ma assolutamente “out” per me,  ma ingrediente che spesso mi aveva risolto un dessert veloce per ospiti improvvisi.
Quindi le mie sono diventate :

peach in syrup frangipane tartlets.

dopo aver cotto in bianco le tortine (ho usato stampi antiaderenti , imburrati a dovere e infarinati) ho messo nei “gusci”(ehm…pastry caseJ ) la crema frangipane . ho tagliato le pesche in piccoli spicchi e li ho sistemati “on  top” J

Ho cotto le tortine per circa 20 minuti (abbondanti) nel forno a 170° (il mio che è super potente…altrimenti credo vada benissimo un classico 180°)
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Queste tartlets mi hanno dato una grandissima soddisfazione soprattutto dopo averle assaggiate: ma che delizia è la crema frangipane??? Che mix unico la frolla con questa crema alle mandorle??? Mangiavo la mia tortina quasi ad occhi chiusi, stupita per questo gusto così avvolgente…
E proprio mentre mi gustavo questo dolce ecco venirmi in mente nuove possibili varianti per farcire questa torta : marmellate, cioccolati aromatizzati, frutta di tutti i tipi…idee che puntualmente ho segnato sul quaderno “to do”del 2012 …chissà se dovrò aspettare ancora dieci anni per metterle in pratica?

 e  questo è il mio contributo "glam" per l'emmetì di aprile...
torta frangipane e voglia di primavera...

domenica 18 marzo 2012

LE CREPES PER L'MT, CHE PER ME SONO PALACINCHE MA...BLASONEES :-)

palacinche

A casa mia non si sono mai chiamate crepes…o meglio intorno agli anni 80 , per stare al passo con i tempi in parallelo ad un acquisto di una sorta di piastra  per prepararle, sono diventate crepes,  ma prima erano solo e sempre..palacinche.
Le origini istriane della mia mamy , della mitica zia Leru e della ancor più mitica mia nonna Angela non le ho taciute nei vari post in cui le ho citate e quindi i miei ricordi di infanzia appartengono a quelle tradizioni. Sono sempre vissuta in Piemonte ma le mie madeleines proustiane appartengono a quelle tradizioni  : strudel, crauti e wurstel, jota, minestre di orzo e legumi,pasta e fagioli, risi&bisi,  gnocchi ripieni di prugne,ecc… e anche le mitiche palancinche  appartengono al mio beato mondo d’infanzia e prepararle mi riempie di una felice nostalgia .

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Mia nonna le faceva dolci e ripiene di marmellata,ma quando noi bambine avevamo scoperto la nutella  ce le preparava con quella crema nocciolosa e cioccolatosa J : buonissime!Le preparava solo lei e quindi per me l’equivalenza palacinche uguale a nonna è d’obbligo.
Mi emoziono sempre quando preparo un piatto che cucinava lei soprattutto quando lo assaggio e ritrovo gli stessi sapori, le stesse sensazioni che provavo allora.

Per la ricetta vi rimando al post di giovanna , preciso e perfetto. Mi sono attenuta scrupolosamente alle sue dosi e ai suoi metodi.
Il burro chiarificato (ghee) mi accompagna dai miei tempi new age J in cui era un classico…al quale mi sono abituata .Lo preparo spesso e quindi per questa ricetta ce l’avevo già.



Non uso però il metodo descritto  nel post di Giovanna, ma , una volta fatto sciogliere a bagno maria, tolgo con un cucchiaio la parte di caseina che affiora,passo il burro in un colino  e lo metto dentro ad un barattolo di vetro…

Detto ciò , volevo solo dire  che la mia ricetta è una non-ricetta , niente di originale ma è LA ricetta di mia nonna : semplicemente crepes e marmellata (a piacere) con una spolverata di zucchero a velo.


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Così le ho fatte utilizzando una marmellata alle ciliegie acquistata in uno di quei bei negozietti di prodotti blasonés che tanto mi piacciono J

Ma di blasoné nelle mie crepes non c’e stata solo la marmellata …udite udite : c’era anche Marie Antoinette ad …aiutarmi!
Diciamo che la petite reine non si è avvicinata ai fornelli , preferendo una lettura raffinata in compagnia di Eu (le vrai chat egoiste!!!) sul divano,  ma ha saputo dare il suo tocco,  aiutandomi nella mise en place della foto…

A dire il vero, e la mia regina non me  ne voglia, posso dire che non è proprio portata in questo…J ma posso dirvi, con un pizzico d’orgoglio materno, che segue le mie idee, le mie pensate senza troppi giudizi tranchants e senza troppi sguardi da….compatimento J,insomma la mia figlia blasonéé è cresciuta e maturata…e i suoi modi di fare nei confronti della “vecchia” madre (ehm…io!) sono rispettosi , degni della suo essere reale inside  J
A parte un “…tu sei fuori di testa…” detto simpaticamente e forse a ragion veduta , dopo avermi vista allestire  il tavolino del balcone in dieci modi diversi e aver scattato mille foto…
Nonostante ciò si è pure prestata a far parte del mio piccolo scenario, e scusate se questo non è degno di uno scoop da vip !!!

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Dedico queste mie palacinche  alla mia nonna Angela, una delle donne più importanti della mia vita , una delle donne più forti, più toste che abbia mai conosciuto…simpatica, originale, unica.
Una donna dai modi bruschi figli di un carattere che in parte ho ereditato ma che nascondeva ben bene un cuore d'oro...
e dedico queste mie palacinche alla mia petite reine (che tanto piccola poi non è...) che mi ha reso  felice con queste piccole cose che spesso scivolano inosservate ma che a me riempiono la vita !


...e anche per marzo sono presente alla sfida dell'EMMETI

mercoledì 15 febbraio 2012

IL MIO PATE’ MELO’ E IL SUO INTIMO AMICO, IL PANE AI 7 CEREALI




Vediamo se questa volta ho capito bene l'EMMETI  di febbraio …anche se non garantisco.
Avrei mille giustificazioni per un altro flop,  ma non ho la firma dei genitori…e quindi non credo valgano…
Diciamo che il patè è uno dei miei  piatti preferiti che preferisco però mangiare che fare…
A parte il mio patè di fegatini di pollo. È mio perché è tra i piatti del nostro pranzo di natale che avevo vinto anni e anni fa, cioè quando avevo iniziato a cucinare…
Mia zia leru aveva/ha i tortelli, mia mamma il cappone e io la mousse al prosciutto e …questo patè.


Un patè che un anno mi viene buonissimo un anno mi viene uno schifo…un patè che ha un’anima, un carattere , volubile a seconda degli ingredienti, del tempo, del mio umore…
Per questo mt il mio approccio è stato molto ,molto rispettoso e molto discreto. Volevo che il mio patè assorbisse un po’ dell’atmosfera di questa giornata nuvolosa, fredda , dai colori languidi  ma doveva anche trasmettere il calore del mio cuore nel prepararlo,la lentezza dei miei movimenti quasi studiati per non rovinare la crepuscolare armonia della mia cucina avvolta dal silenzio e dal grigio del tempo.
Per accompagnare questo patè melò ,un pane scuro , quasi nero perché  doveva nascondere la luce accecante dei raggi del sole che i chicchi di grano sprigionano comunque sotto forma di farina. Non doveva  turbare la mia personalissima palette di colori che avevo scelto per questo ensemble.
Il pane ai  (ben) 7 cereali :  semi di sesamo,di girasole, farina di mais, di segale, d’orzo, d’avena, di fiocchi di riso, il tutto contenuto in un mix già pronto venduto nei super ,al quale devi aggiungere lievito ed acqua.

Un pane da accompagnamento perfetto che deve lievitare per ben 3 ore altrimenti le farine integrali  non si sollevano nemmeno di un millimetro…dopodiché si regala il prezioso bottino al forno per circa 25/30 minuti (tenendolo però sotto controllo) per poi riprenderselo e farlo raffreddare su di una gratella mentre lui spande per l’aere il suo profumo forte , intenso,di pane antico , che lo fa diventare amico intimo del mio patè melò.

Patè di fegatini di pollo
Ingredienti:
250 gr di fegatini di pollo puliti
250 gr di burro
2 cucchiai di brandy
1 pizzico di noce moscata
Sale e pepe
Tagliare il fegato a pezzettini e far saltare in 50 gr di burro , per circa 10 minuti.
Toglierlo dalla padella e asciugarlo con la carta da cucina , quindi metterlo nel mixer.
Nella padella dove avete cotto i fegatini , far sciogliere 150 gr di burro dopodiché metterlo nel mixer.
Togliere la pentola dal fuoco e deglassare con i cucchiai di brandy grattando bene i residui con il cucchiaio di legno e mettere nel mixer.
Aggiungere la noce moscata , il sale e il pepe.
Azionare il mixer fino ad ottenere un vellutato purè che metterete nello stampo prescelto.
Far sciogliere in un padellino i rimanenti 50 gr di burro  e farli intiepidire.
Quindi versare il burro sciolto sulla superficie del patè.
Mettere in frigo per qualche ora prima di consumare …io lo preparo il giorno prima.
Tirare fuori il patè dal frigo circa un’ora prima di servirlo.
 
Per questo mt un’ambientazione crepuscolare (anche se mi sento poco signorina Felicita di gozzaniana memoria) che abbina  però ad  un gusto vagamente shabby , un tocco di grigio molto high tech J per armonizzare l’antico al nuovo  .
il mio patè melò è un patè storico,da tradizione antica , di famiglia e pur nella sua semplicità  mi ha  reso raffinati i tanti  antipasti  natalizi e non , che lo hanno visto protagonista ed con questo spirito che lo posto per l'MT così regalo anche una piccola parte di me...


domenica 22 gennaio 2012

EHM…QUASI TAGLIATELLE CON INCLUSIONI DI PREZZEMOLO PER UN (FATICOSO) BRODO DI PESCE…OVVERO : HO TOPPATO L’EMMETI!!!

mtgennaio

mtgennaio2


Mi sono accorta ora , mentre mi accingevo a scrivere il post per l’emmeti di gennaio che…ho clamorosamente …toppato!
Eh, si ….ero talmente concentrata sul fatto di tirare la sfoglia a mano che mi sono completamente dimenticata che dovevano essere solo…..tagliatelle….
E adesso???Non ce la posso fare a trovare tempo per dedicarmi con così tanto amore a rifarle sigh…(si, sto tentando di impietosire la giuria…e allora?????)
Quindi????
Io decido di raccontarvi lo stesso la ricetta e decido di intitolarla con un  “quasi tagliatelle” che inequivocabilmente non sono…
La pasta fatta in casa la faccio da anni ma, ahimè, mai tirando la sfoglia a mano.
Ho chiesto in giro “illuminazioni” in merito e ho ricevuto dei “ma è facilissimooooo!!!” e  dei “ma te sei matta!! A mano??? Ma và…..”
Quindi mi sono armata di pazienza e mi sono messa a guardare video su video su youtube sull’argomento…
E inoltre ,oltre alla prova della sfoglia mi sono anche cimentata nel brodo di pesce che mai avevo fatto …non amo avere a che fare con carne&pesce soprattutto se questo significa pulire, disossare, deliscare,ecc…
Dunque…si dia inizio alle…danze:
eh si perché per me tirare la sfoglia come si deve , è stato come imparare un passo di danza o una semplice sequenza da step, attività nelle quali sono da sempre negata.
Credo di essere la persona più scoordinata del mondo e in palestra è oramai un classico vedermi fare movimenti con la parte sinistra quando tutti stanno usando la destra e viceversa. Non ho senso del ritmo e non riesco ad associare movimento a musica.
Detto ciò guardare, su you tube,  signore giovani e meno giovani usare il mattarello con grazia, eleganza e coordinazione e creare sfoglie di pasta sottilissime mi era subito sembrata una mission impossibile per me. La tentazione di tirar fuori la mia Olimpia , la macchina per fare la pasta, confesso, è stata forte…tanto chi mi vedeva???
Ma oltre ad essere scoordinata sono, mannaggia a me, troppo onesta e mai e poi mai sarei stata capace di mentire in modo così spudorato pur avendone le possibilità: il web è per eccellenza il mondo degli avatar, delle bufale, dei mondi paralleli…
Ho ingaggiato la dolcemetà per fotografare la sottoscritta durante questa performance a testimonianza del tutto. Foto in diretta J rischiando il flop…infatti la mia sfoglia è stata fatta con un uovo solo in previsione di doverla rifare “n” volte…inoltre  il mio mattarello non era del modello “emiliano” e quindi non avrebbe supportato a dovere la sfoglia/lenzuolo che avrei certamente fatto con più uova  J (mi piace credere che avrebbe potuto essere così..)
Per la ricetta precisa vi rimando al post della ale.

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Dopo aver fatto la sfoglia della quale sono  molto orgogliosa , mi sono fatta prendere dall’entusiasmo per questa ricetta e …chi si ricordava più che dovevano essere solo…tagliatelle??? l’ho tagliata in strisce di circa 4 dita , l’ho tirata ancora un po’ e ho appoggiato sulla metà le foglie di prezzemolo che avevo precedentemente lavato, asciugato e appiattito con il mattarello.
Ho ripiegato la metà della pasta senza prezzemolo , ho pigiato bene con mani facendola aderire  e l’ho ancora stesa con il mattarello.
Ho quindi tagliato la sfoglia in quadrotti, ehm, volevo dire , in quasi tagliatelle,  abbastanza grandi , in ognuno c’era una foglia di prezzemolo che si intravedeva.
impasto11

Avevo preparato (a fatica) il giorno prima il brodo di pesce.Ero andata in pescheria e mi ero fatta dare un merluzzo, una sogliola e delle cicale chiedendo al pescivendolo di pulirmi i pesci e di darmi le teste e le lische per il pesce.
Non posso scrivere come tante food writer blasonate  : “il mio pescivendolo di fiducia” ostentando non solo familiarità con la fauna ittica ma anche una certa competenza in materia tanto da meritarmi la considerazione del suddetto pescivendolo (di fiducia, of course…)
Non sono capace a cucinare il pesce, non lo conosco e non vado mai, quasi mai, dallo stesso pescivendolo…
Anzi se proprio devo dire la verità , sono andata lontano dalla mia zona a comperare il pesce… e ho fatto bene perché il pescivendolo ha incominciato a dirmi che questi pesci erano insufficienti per fare il brodo  e bla bla e bla bla…
Ho risposto “ma non devo fare un brodo brodo di pesce è un quasi brodo  nel quale il sapore del pesce deve essere molto molto vago…
Mi ha guardata male e con lui anche parte degi altri acquirenti, ma io forte del fatto di essere in “terra straniera” non me ne sono curata più di tanto e sono uscita con il mio pacchetto…
Con estremo coraggio ho preso teste e lische e cicale  e le ho messe sotto l’acqua corrente, nel frattempo in una padella ho messo un goccio d’olio (troppo poco) uno spicchio d’aglio (che ho poi tolto) e i gambi del prezzemolo.
Ho fatto tostare un attimo gli scarti del pesce e ho quindi versato dell’acqua . ho fatto cuocere il tutto per circa venti minuti. Ho filtrato il brodo.
Il sapore era delicatissimo e, devo dire, non male. Forse  chi ama il gusto del pesce più intenso l’avrebbe giudicato poco saporito ma l’ho ritenuto  perfetto per le mie , ehm, quasi  tagliatelle.

Sia giovedì che venerdì ammetto di aver guardato le ricette finora postate relative a questo emmeti e da vera stordita (quale spesso sono…) mi sono detta : “ma guarda che strano…tutte proprio tutte hanno fatte le tagliatelle.”
E non mi è nemmeno passato per la mente di andarmi a rileggere le regole !!!!…ma non solo,quando ho scovato l’idea per queste , ehm, quasi tagliatelle, ero tutta contenta per la…genialata!
Vabbè dai, stendiamo un velo pietoso …cosa altro posso dire???Sarà la menopausa? L’età che avanza? Una vaga superficialità che accompagna , a volte, la mia vita? Mentre scrivo mi viene da ridere…se  Marie Antoniette leggerà questo post sono fritta!!!
E’ già un “periodo” (anni???) che ha scarsa considerazione della sua mamy, chissà dopo questa mia perfomance cosa dirà la petite reine !!!
Per fortuna ho la quasi certezza che non navigherà da queste parti…VIVA twitter e FB…che , inconsapevoli,stanno salvando la mia faccia al..castello!!! J


lunedì 21 novembre 2011

L'EMMETI COME MASTERCHEF PER IL MIO : "BACCALA' LUNGO UN GIORNO"


PROLOGO:
Scusate se per questo MT mi sono sentita un po’ come a…masterchef…non tanto per la mistery box (gli ingredienti li sapevo…) quanto per il “pressure” !!!
Eh, si perché questa prova è stata dura !
Non sono da “secondi” questo si sa….non sono da carne, non sono da pesce ….
Amo cucinare i primi, le sfiziosità e i dolci… e queste non sono giustificazioni ma, premesse doverose :-)
E questa volta mi è toccato il baccalà : questo sconosciuto…
Mai fatto, pur vantando origini istriane/venete e pur ricordando perfettamente questo sapore: mia nonna lo preparava spesso , inoltre , quando capito in zona “venezia” , non posso non gustare il baccalà mantecato, che è una delle mie passioni.,servito in qualche bàcaro d.o.c..
Mi sono svegliata sabato con un pensiero fisso: baccalà alla livornese. Ingredienti obbligatori: baccalà e pomodoro…..che come un mantra continuavo a ripetere nella mia mente…

TIMING:

ore 10 (eh, si , era pur sempre un sabato e mi sono rifiutata di fare la solita levataccia dal letto!) Sono andata al mercato dove c’è un banchetto ad hoc, di quelli che vendono aringhe, olive,e , appunto, baccalà…
Ho chiesto consigli al giovane che mi ha servito ma non era particolarmente creativo e mi ha bellamente rimandato a sua madre che mi ha detto che il baccalà alla livornese lei lo fa …. alla livornese. Punto.
Preso atto del tutto, sono tornata a casa con il mio baccalà ( già ammollato) e un sacchetto di olive nere…

Dalle ore 12.30 alle ore 16 :ho trascorso gran parte del primo pomeriggio a sfogliare riviste, libri di cucina, a navigare in internet alla ricerca di qualche idea ispirante…: il nulla cosmico.
A parte una ricetta carina scovata in un libro “antico” (che avrò da circa 15 anni) che parlava di crackers…
si ma…..cosa c’entrano con la ricetta dell’MT???
E mentre pensavo come fare ‘sto baccalà ho preparato i crackers alle olive che di sicuro avrebbero completato il piatto che dovevo ancora pensare e soprattutto fare!!!

Crackers con farina di riso e olive nere :
100 gr farina 0
120 gr farina di riso
80 gr burro
1 pizzico di sale
Un tot di olive tritate
120 ml latte caldo

in una ciotola versare le due farine, il sale ,le olive e il burro leggermente ammorbidito.
Impastare con le mani formando un composto sbricioloso. Aggiungere il latte caldo e impastare (se risultasse troppo morbido, aggiungere farina…)
Formare una palla elastica e trattabile con il mattarello :-) stendere una sfoglia sottilissima (2 mm) e ritagliare le forme che più piacciono. Io avevo uno stampo a margherita ma ne ho fatti (e non fotografati) anche a losanghe e rettangoli stretti e lunghi.
Forno a 180° per circa 5/10 minuti, cioè fino a quando non risultano ben dorati.
Si mantengono qualche giorno in scatola di latta ,ma quando li preparo finiscono in fretta…

ore 17 :da qui ho scelto la strada facile e immediata: guardando il baccalà mi è venuto spontaneo , pulirlo (togliere la pelle ed eventuali lische) , tagliarlo a pezzi, infarinarlo e friggerlo in poco olio. Nel frattempo ho tagliato a tocchetti il pomodoro e l’ ho fatto andare con olio e aglio e sale.
Il baccalà è finito nel sugo così preparato con qualche oliva nera ma per la foto è stato allestito in modo più “elegante”…

Ore 20 : finalmente all’alba delle otto di sera potevo dire che il capitolo baccalà alla livornese era chiuso, non male come tempi! Vi assicuro che , i pezzi di pesce vagamente croccanti , resi più ricchi dal sugo che li inzuppava leggermente, non erano affatto male e le sfoglie alle olive lo rendevano …più chic! :-)

EPILOGO:

Come sostengo da tempo sono stra convinta che i partecipanti a master chef sanno già che ricette dovranno fare…perché mi rifiuto di pensare che ,senza nulla sapere , questi personaggi sono in grado di pensare e cucinare ricette originali, complicate e ricche ,in un’ora soltanto … o forse la mia è sana invidia verso i creativi veri che sanno davvero improvvisare abbinamenti e sapori vincenti in tempi minimi.
Non potrei mai partecipare ad un masterchef, non ce la potrei mai fare… vedrei già cracco che annusa il mio piatto e mi guarda perplesso, barbieri che sorride, assaggia e…non sorride più e ,infine, bastianich che nemmeno assaggia, vista la banalità della mia ricetta  ed è già buona che, maleducatamente come solo lui sa fare, non mi sbatte il piatto in terra…
Non solo, mentre i miei colleghi partecipanti , furbi come faine , avrebbero già la ricetta vincente in testa, io vagherei nei meandri della mia memoria , azzerata dall’agitazione, a cercare qualche sprazzo di ricordo culinario interessante….
Non ultimo , il problema di dare un nome al piatto : i “titoli” alla Imma sono lontani da me anni luce…
Ma, visto che, questa volta,  di tempo ne ho avuto,;-),  azzardo questo “titolo” :

baccalà lungo un giorno...

per l’EMMETI (altro che mastechef!!!) di novembre !

domenica 23 ottobre 2011

PROFITEROLES DECO' ALLA CREMA DI LATTE E PISTACCHI PER L'MT

profiterolesmt2
Come dico sempre, non posso fare a meno di partecipare all’emmetì
perché per me significa mettermi alla prova ogni volta. Mai avrei provato alcune ricette senza lo stimolo di questa “gara” sui generis che ha per me l’unico scopo di “lottare” contro me stessa per riuscire ad affermare, quando riesco, la mia scarsa autostima.
Questa volta un grazie gigante e speciale va alla Stefania, vincitrice dell’ultimo emmetì nonché “ideatrice” dei profiteroles della sfida.
Grazie per la sua dettagliata, professionale, generosa ricetta con la quale sono riuscita a fare dei bignè di nome e di fatto! Mi ha regalato la stupenda sensazione che tutti noi proviamo quando  riesce un piatto nuovo o che giudichiamo difficile e infattibile . Quando ho infornato i bignè temevo il flop, me lo aspettavo. Ma quando ho visto che invece i miei mucchietti di  impasto si stavano gonfiando assumendo quel colore dorato da veri bignè, stentavo a crederci!!! Quindi questa magia la devo  a lei !
Per la ricetta vi rimando al suo precisissimo post (che ho seguito come un vangelo) e riporto le varianti della mia ricetta : 
Salsa al cioccolato fondente per il ripieno :
100 gr cioccolato fondente 70%
0,3 dl di panna
1 noce di burro
Tanto semplice quanto buona e perfetta per questo ripieno che doveva mitigare la colata dolcissima di crema al latte.  Tagliare a pezzi i cioccolato e farlo fondere a bagnomaria con la panna e il burro. Quando gli ingredienti sono ben amalgamati la crema è pronta.
Crema di latte per la glassatura:
100 gr cioccolato bianco
1 goccio di latte
Stesso semplice procedimento per la crema al latte che altro non è che cioccolato bianco fuso sempre a bagnomaria con l’aggiunta di solo un pluc (goccio) di latte e nulla più.
La crema risulta densa, una sorta di latte condensato (ed è proprio questo il suo sapore)  e non deve ricoprire tutti i bignè. L’ho  lasciata  voluttuosamente colare e  andare dove voleva, anche perché era difficile ammansirla e obbligarla a percorsi definiti.
Il tocco trendy (con un colore che , ultimamente, è tra i miei preferiti ) è un verde pistacchio ,tritato grossolanamente che ha “arredato” i miei profiteroles.

profiterolesmt3

Ambientazione decò , ricercata e voluta per sfruttare la luce nostalgica del tardo pomeriggio d’autunno.
Un oggetto di famiglia per presentare questo dolce , per dare quella giusta poesia che hanno “le cose” con una storia e questi profiteroles entreranno sicuro nella storia della mia umile cucina nella quale mi sono sentita un pò pasticcera  per questo successo inaspettato che mi ha premiato (emmetì a prescindere :-) ) con il bignè che più bignè non si può !!!
profiterolesmt5

martedì 27 settembre 2011

UNA CALDA MACEDONIA PER L'MT


Si lo so, sono andata di sicuro fuori tema ma io non ce la faccio a non partecipare all'MT , perchè mai come in questo "gioco" , l'importante , per me,  è partecipare e quindi eccomi qui con questa calda macedonia e un "remember" , non vogliatemene !..
Il mio primissimo post di “cucina” non era degno di nota, l’avevo letto solo io e i “parenti stretti” . Era una sorta di prova tecnica per rendermi conto (incredula) che ero riuscita a “fare un blog”…
Questo primo post parlava di …frutta cotta , precismente mele cotte (che adoro!)
Non ho mai festeggiato i compleanni di blog , non amo particolarmente certe ricorrenze a meno non siano compleanni o anniversari epocali , ma questo MT mi ha dato lo spunto per ricordare quel post con tenerezza e per parlare della mia macedonia…cotta :-)
A parte le torte, quelle semplici “da casa”, il confort food per eccellenza, per me, sono le mele cotte (o la frutta ,in generale) con i chiodi di garofano e la buccia di limone.
Il profumo che si spande dal padellino che uso, rigorosamente di smalto , rigorosamente della mia nonna , è unico e mi riporta al passato. Mia nonna aveva sempre pronta la frutta cotta e me la proponeva per merenda, dopo pranzo, dopo cena…
Le mie amichette la mangiavano solo quando erano malate e ne parlavano come di una schifezza , e , dicevano “è un mangiare da ospedale”
Io le guardavo stupite perché , per me, era tra le cose che mi piacevano di più, insieme ai dolci, ovvio!
Quando dal cesto di frutta rimangono l’ultima pera, l’ultima mela …automaticamente vanno a finire nel mitico padellino con un po’ d’acqua, buccia di limone e chiodi di garofano e, quando sono un po’ “blue” , anche del sano zucchero…
Mi piace mangiarla sia tiepida che fredda , la frutta non deve essere cotta troppo , deve mantenere la giusta consistenza.
Più frutta si usa più la macedonia cotta più è buona e si può trasformare per davvero in un dessert piacevole e light (sarà un caso che l’etichetta scelta per il mio primo post di cucina, mele cotte, era stato “dolci” ?)
L’MT prevedeva una salsa, una riduzione, da accompagnamento e mi prendo una licenza poetica nel dire che l’acqua profumata nella quale la servo funge da salsina.
La frutta utilizzata : mele, pere e prugne "Regina Claudia" . Scorza di limone e chiodi di garofano per profumare.
Per questa occasione speciale, la accompagno a un nido di meringa con nevicata di cacao amaro perché , oltre a fare scena, si può sbriciolare nella ciotola assicurando una macedonia cotta dolce e sensuale, poco dietetica ma che regala una soddisfazione glicemica niente male!
Cara Fabiana , ti prego, non inorridire ! io mi inchino ai tuoi tagli e intagli che, simili a merletti , mi lasciano sempre senza parole e con una punta :-) di sana invidia, ma non sarò mai capace di tanto!
Quindi ho tagliato meglio che ho potuto la frutta che ho cotto beandomi del profumo limonoso e speziato che si spandeva nell’aria…
I nidi di meringa sono stati un esperimento non riuscito ( e quando becco la Csaba la sistemo!) : sono usciti bruciati, per questo era doverosa la nevicata di cacao amaro …ma avrei potuto dire che l’effetto era voluto per rendere più caldo tutto quel bianco che, in effetti, sparava un po’ troppo….:-))))))
Signora maestra non ne tenga conto per il voto :-) ! Valgono solo come eventuale proposta , come orpello decorativo…:-)
Dopotutto l’MT  parla di “macedonia” non di “mini pavlove”…vero?????

martedì 28 giugno 2011

KAKI-AGE ...MEDITATIVO

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kaki



Davvero difficile questo MT di giugno, per me. Una sfida in tutti i sensi …il fritto! Nonostante io faccia parte di una famiglia di friggitrici perfette : mia nonna Angela friggeva di tutto in modo perfetto, croccante e asciutto e come lei le sue 3 figlie : la mia mamy, la mitica zia Leru e la zia Rita ( creativa e vagamente “out of zucca” della famiglia)
Io ho il terrore dell’olio bollente sicuramente perché in una delle mie tante vite precedenti (eh…si) sono stata una strega, non una strega vera !!! semplicemente  avrò avuto qualche gatto  e di sicuro avrò cucinato per qualche MT del tempo…per questo forse sarò stata buttata nell’olio bollente…chissà…
Immagine cruenta ma, c’est la vie di noi che abbiamo un passato “storico”…
Anyway…
Sta di fatto che adesso mi devo cimentare in questo kaki-age , dove l’olio bollente è indispensabile .
A parte qualche esperimenti riuscito , in cui ciò che friggevo diventava davvero dorato e croccante il resto è “abbastanza sempre” un …flop.
Armata di tutta la cultura e la filosofia zen che mi ha accompagnata per diversi anni mi butto in questa impresa.
La ricetta è quella paro paro di Acquaviva, anzi mi vergogno un po’ a dire così…nel senso che ho deciso di non inventare nulla di strano perché era già un’impresa così….
Per le dosi della pastella vi rimando alla sua precisa ricetta.

I “miei” ingredienti sono stati:
gamberetti
zucchine
fiori di zucca

trasformati in nuvolette fritte

la salsa per accompagnare il tutto , ehm, non l’ho fatta io ma ho utilizzato la salsa di soia…

Tornata dall’ufficio, con temperatura di circa 30°  e umidità al 100% è stato davvero molto zen mettersi ai fornelli con una wok fumante
Nonostante cercassi nel suono primordiale “OM” l’armonia cosmica per permettermi di rilassarmi e di cucinare con consapevolezza, non è stato facile.
Ho tagliato le zucchine  con taglio mijingiri J e mi sono sentita “jap inside” !
La ricerca dell’ambientazione giusta è stata non facile. Il piatto che pensavo di utilizzare probabilmente è nascosto ancora in qualche scatolone vagante post trasloco e quindi ho dovuto inventarmi altro. Mi è venuto in aiuto un libro, un taccuino sul Giappone: disegni e acquerelli bellissimi . decido che questo libro farà parte del mio kaki-age perché il sottotitolo  è “taccuino del mondo fluttuante”, ukiyo, che esprime la transitorietà delle cose terrestri,l’impermanenza e la radicale instabilità di questo “basso mondo”…
E', in fondo, il solito concetto del carpe diem,per me difficile da accettare, ma questo kaki-age, inconsapevolmente mi ha dato un’ulteriore occasione per meditarci su…




mercoledì 27 aprile 2011

"GLI GNOCCHI DI SEMOLINO DELL'EMMETI" OVVERO "IL SOLE DI MARIE ANTOINETTE"

gnocchiromana1

Lo so, non merito di partecipare all’ EMMETI, anzi, diciamo forse che ho una bella faccia di tolla , soprattutto dopo aver visto le mega ricette pubblicate.
Mi ero ripromessa di non farlo : “non guardare le ricette inviate” mi dicevo “poi copi…e poi, ci rimani male perché mai ti verrà un’idea all’altezza di quelle già elaborate”
Giuro, continuavo a dirmelo ma…poi non ce l’ho fatta…le ho guardate. Tutte.
La prima cosa che ho pensato è stata : adesso scrivo una mail alle ragazze dell’EMMETI e …passo! Si, per questa volta passo…tanto si può, vero??? Il regolamento dice che fino a 3, tre, volte si può dire “no”…
Ma gli gnocchi al semolino, proprio quelli modello base, sono una sorta di madeleine proustiana per me e…per Marie Antoinette…
A dire il vero non sono proprio gli gnocchi ma è l’impasto di questi gnocchi che è stato per un discreto periodo di tempo la cena della petite reine.
Era piccina picciò e…non mangiava. Cioè, all’asilo pare divorasse tutto ma alla sera, per cena, non c’era verso di farle mangiare nulla…ero disperata e mi ricordo che c’erano sere in cui le preparavo 2 o 3 piatti che lei, ovviamente, disdegnava…
Non sapevo più che pesci pigliare e una sera magica e ispirata e forse anche illuminata, ho preparato una sorta di “gnocco alla romana” ma leggermente più morbido, mangiabile con il cucchiaio nella fondina…
Ma nella fondina c’era….il sole! Versavo l’impasto che aveva la consistenza di una polenta e con il cucchiaio facevo gli occhi , e con il semolino che toglievo facevo un bel nasino a palla, poi facevo la bocca con un grande sorriso e ,sempre con il cucchiaio, facevo tutto intorno dei “baffi” che erano i raggi del sole….
Da quella sera il sole diventò la cena ufficilae di Marie Antoinette con mia somma soddisfazione in quanto il piatto nella sua semplicità era sostanzioso otre che gustoso.
Sono passati tanti anni da allora ma ogni tanto, alla sera, ci scappa ancora di cenare con …il sole!!!
Quindi ho deciso di fare gli gnocchi alla romana nel modo più semplice del mondo perché nei suoi ingredienti base c’è…”il sole”.
Ma non solo, questa mia “non ricetta” è senza dosi in quanto ,anni di esperienza , hanno fatto si che riuscissi a dosare gli ingredienti in modo da avere la consistenza giusta per fare “il sole”.
Per questi gnocchi ho dovuto solo aumentare un po’ di più il semolino ma sempre rigorosamente ad occhio.
Non lo faccio mai, io peso sempre tutto e amo le ricette precise ma per questo EMMETI non solo presento una quasi “non ricetta” ma non posso nemmeno darvi le dosi in modo professionalmente ineccepibile…
Però vi posso raccontare le “fasi”:
prendo il mio pentolino (mi rendo conto che già qui è difficile stabilire la capienza e la quantità…ma il pentolino in questione ha una valenza remember….)
e lo riempio di latte che salo. Porto ad ebollizione e verso il semolino. Mescolo e penso a Marie Antoinette bambina : era silenziosa, seria, tranquilla , osservatrice. Il suo sguardo blu colpiva chiunque e faceva trasparire una personalità che nel corso degli anni avrebbe formato la ragazza e ora la donna…
Una volta raggiunta la consistenza giusta del semolino aggiungo l’uovo , il parmigiano e un “pluc” di burro . l’istinto mi porta subito a rovesciare il tutto nel piatto ed a disegnare un sole ma invece ho rovesciato il tutto sul piano della cucina di marmo , a raffreddare.
Ho poi fatto gli gnocchi con un bicchiere , ho cosparso di parmigiano e fiocchetti di burro.
Forno a 180° per circa 20 minuti o fino a quando rosola il giusto.
Dedico a lei quindi questa ricetta dell’EMMETI perché ha il “suo sole” inside!

venerdì 11 marzo 2011

DANUBIO THERAPY O BEAUTY RELAX???

danubio3mt



Ci sono momenti in cui tutto si incastra magicamente. Vi trovate del tempo inaspettato, magari dopo giornata d’ufficio pesante, e vi regalate, chessò, un giro in centro, una visita ad un’amica ,una puntatine dall’estetista per un bel massaggio, ;-) …oppure vi fiondate dritte a casa (senza fare le solite mille commissioni) , chiudete a doppia mandata , vi mettete comode et voilà….cominciate a preparare un lievitato…
Ci vuole tempo, tanto tempo , perché il risultato soddisfi e quindi, non è cucina da tutti i giorni.
Ci vuole l’occasione, ci vuole l’ispirazione ed è proprio quello che è successo a me l'altra sera : un incastro magico!
Arrivata a casa con ancora la luce (e già questo sa un po’ di miracolo!) …sola! La regina era , come sapete, in India, la dolcemetà con i suoi ragazzi fuori a cena e io nella mia casa (mia ancora per poco) con Eu che comunque appena svuotata la ciotola se n’era uscito .
L’idea era di godere di questo qualitytime (come dice la mia amica Rita) in un dolce far niente , tra libri, riviste sfogliate con (finta) noia dopo un bagno rilassante tra candele e profumi e invece, sono andata in cucina e mi sono accorta della bella fetta di gorgonzola piccante e pensare ad un’idea per la sfida dell’MT di marzo ,è stato un attimo…mi sono guardata intorno ed ecco che un sacchetto di prugne secche mi capita a tiro. Why not?
Avrei preferito i fichi secchi ma ho fatto di necessità virtù : le prugne avrebbero ingentilito il forte sapore del gorgonzola : aggiudicato!
Ho guardato con sguardo amorevole il mio KA e mi sono messa all’opera…
Fantastico impasto, dosato perfettamente, complimenti alle indicazioni della tery!
È lievitato in modo fantastico e questa è la soddisfazione più grande quando si preparano pani & C.
Mi è piaciuta l’idea delle palline che lievitano e formano un unico insieme gobboso e carino.
Ho utilizzato uno stampo a forma di cuore ma non si è rivelata una buona soluzione perché la resa “stilistica” è stata quella di un pane che avrebbe dovuto essere tondo al quale mancava un pezzo: dell’idea romantica del cuore si è persa la traccia…
Pezzo che in effetti ci sarebbe stato, essendo avanzata la quantità di pasta proprio per fare l’ultimo panetto che ho dovuto cuocere solo soletto…ma tutto nella vita ha un senso: infatti questo panetto fuori dal coro è stato quello che ho assaggiato e fotografato ,appena sfornato .
Bè devo dire che non era malaccio: il formaggio fuso al punto giusto avvolgeva la prugna e smorzava il suo essere dolce.
Doppia contentezza: la prima di aver “panificato”, per me una foodtherapy che non delude mai e la seconda di aver preparato un Danubio in netto anticipo sui tempi da me fissati, cosa che capita molto ma molto raramente !
Riflessione doverosa: sarà normale scegliere di impastare, aspettare le lievitazioni, mettere in forno, fotografare (si fa per dire) , assaggiare e andare a letto ad ore turche piuttosto che pensare pigramente a sé, concedendosi coccole da area benessere : doccia, bagno, creme e relax????
Probabilmente faccio parte di quella categoria di donne che si lamenta per non avere mai tempo per fare tutte quelle belle cose che ci piacciono , tipo manicure, cure capelli, beauty & c, ma che forse, non le ha tra le sue priorità .
E quando ,la mattina seguente, ho visto sul tavolo in cucina il mio Danubio l’ho trovato davvero bello ! bè, al contrario di me che avevo il capello sconvolto , il viso stanco ,bisognoso forse di qualche maschera rivitalizzante e un leggero mal di schiena (sarà un po’ di stanchezza …) ma la prossima volta che mi trovo del tempo regalato, mi occuperò di me, me lo prometto pur sapendo che davanti ad una crema corpo da spalmare con calma e devozione e davanti ad un libro ricco di ricette invitanti, sceglierei di sicuro il secondo!
Eh si, è proprio vero: al cuor non si comanda! :-)

Ingredienti:
500 gr farina (300 gr Manitoba + 200 gr farina 00)
150 ml latte
3 tuorli e 1 uovo intero
1 cucchiaino di sale
Lievito di birra
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaino di miele
100 ml di olio extravergine di oliva
Ripieno:gorgonzola prugne secche


per l’impasto ho seguito la ricetta di Tery e dopo la prima lievitatura ho fatto i panozzi tondi riempiendoli con un pezzo di gorgonzola e una prugna secca.Li ho messi nello stampo e ho fatto lievitare fino al raddoppio , poi spennellata di uovo e ho infornato a 180° per circa 20/25 minuti.

lunedì 21 febbraio 2011

ONLYFISH&CHIPS : MT FEBBRAIO ;-)


mtfebbraio


Mt di febbraio….sempre più difficile! Ma cosa mi invento??? Ispirazione : zero!
Allora sai che faccio? Scrivo e dico che non partecipo, che è un periodo in cui sono super presa, ho la macchina fotografica rotta , il forno che cuoce male e in più non riesco a fare la spesa come vorrei…e poi? Bè, poi c’è Marie Antoinette che è in fase di esami e quindi è nervosa e mi crea ansia…poi c’è la dolcemetà che è anche lui stanco per lavoro con ovvie conseguenze e poi….bè poi c’è anche il mio di lavoro che mi rende una donna …distrutta….e non vogliamo parlare di Eu (il gatto)??? Che egoista comanda e condiziona tutti: miao di qua e miao di là….
Non male come quadretto! Eh, si questa volta non ce la faccio proprio a partecipare all MT di febbraio…
Non ci riesco, non posso non partecipare a questa simpatica sfida nella quale la famiglia dei partecipanti si allarga sempre più. È una questione di onore…o forse solo di puro piacere perché in fin dei conti mi diverto ad inventare piatti e parole…anzi, proprio dopo una giornata intensa che è addirittura un lunedì, dopo aver digerito grane in ufficio, fatto un blitz in pausa pranzo ad iscrivermi in palestra (eh si….!) , fatto un altro blitz a vedere lavoro dell’imbianchino post ufficio, eccomi arrivare a casa pronta per…bagno rilassante + candele….ops…no, volevo dire, per mettermi grintosa ai fornelli per assolvere al dovere/piacere della sfida!
Apro il frigo : desolazione!!! È vero!! Sabato non ero andata al super !!! e adesso non me la sento di riprendere macchina e affrontare semafori e rotonde per andare al centro commerciale.
I limiti stimolano la creatività: così diceva il mio insegnante di un corso di poesia che avevo frequentato anni fa (si, ho fatto pure questo!!!) quindi forza e coraggio…
Ho per errore guardato le ricette già postate e sono rimasta estasiata dagli abbinamenti, dai colori, dalle foto …per me per questo MT delle polpette sarà una ricetta svuota frigo….vuoto :che è un tutto un programma!!!!

Ingredienti o "La parca dispensa mette a disposizione":

filetto di merluzzo surgelato
gamberetti surgelati
limone (1)
uovo (1)
alloro (3 foglie)
aglio (mezza testa …)
patate (4)
parmigiano
pane grattugiato
sale
pepe
olio extravergine di oliva

n.b.: i numeri non sono le quantità da utilizzare per la ricetta ma sono le quantità effettive presenti nel mio tristerrimo frigorifero!

cuocio al vapore il filetto di merluzzo e i gamberetti con alloro. Nel frattempo, oltre ad accendere il forno a 200°, taglio a dischi le patate e le sbollento in acqua leggermente salata poi le scolo e compongo dei….mini ziggurat (non so perché mi sono venuti in mente gli ziggurat sumeri…qui c’è da capire bene perché….mah?) mettendo un cerchio sopra l’altro tenendoli fermi con uno stuzzicadenti, li cospargo di olio e spolverizzo con parmigiano. Metto in forno.
Prendo il pesce cotto e lo frullo poi lo metto in una terrina con l’uovo, un po’ di parmigiano, sale, aglio , limone grattugiato, pepe e pane grattugiato e formo delle polpette che cuocerò nel forno.
Tempo : circa 20 minuti per gli ziggurat di patate e altrettanti 20 minuti per le polpette.

Quando sforno il tutto mi accorgo della banalità immane delle ricetta e dell’immagine assolutamente poco trendy, glamour e…à la page….
“che tristezza!!! Fa tanto take away…” dico
Arriva Marie Antoinette che mi guarda e mi dice : ma no dai, mamy, non è poi così malaccio…. è un fish and chips ma più…elegante!
Ecco è proprio così….onlyfish&chips!
Prendo coraggio e con il cellulare (l’avevo detto no che ho la macchina fotografica rotta???) scatto due o tre foto : una peggio dell’altra.
Di sicuro sarò subito scartata (giustamente) dalla giuria… ma albano, docet : bocciato subito ma recuperato e non solo , giunto comunque tra i primi tre di sanremo…
Direi che non sarebbe malaccio….
Quando si dice ……ehm….la fortuna !! :-)

e con questa ricetta e una grande faccia di tolla , ma sempre felice di far parte del gruppo, partecipo all' mt di febbraio


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