Piccoli stagisti operosi. |
La sindrome settembrina è parente stretta dell'umor nero È ciò che scrive la mia arguta collega Ilaria Solari su Gioia, il giornale per cui lavoro. Il pezzo in realtà lo leggerete la prossima settimana, ma posso darvi qualche spunto in anteprima: «Il mio lunedì è il tunnel lungo 340 giorni, al netto delle ferie, tutto in salita, che si prepara a inghiottirmi al ritorno delle vacanze». In effetti manca pochissimo alla riapertura delle scuole e al «castello di carte degli impegni sportivi, sociali, con lo strascico di passaggi, lavaggi, levatacce mattutine e corse a perdifiato».
Addio alle vacanze, dunque E, a quanto pare, ai loro privilegi: «Niente più kimono da tirare a lucido, borsoni fetenti, accappatoi fradici. E soprattutto: niente più calcio nel weekend». Mentre leggevo queste righe sono stata colta da un misto di inadeguatezza e sincero stupore. Perché, mi sono chiesta - e vi chiedo - certe cose, a me, non vengono nemmeno in mente? Non sarei mai riuscita a scrivere un articolo come quello della mia amica. Cioè: come tutte le mamme (e un discreto numero di papà) i bambini io li accompagno in piscina e dal pediatra, li iscrivo a danza, giocodanza, giocoleria e pianoforte, organizzo gli incastri su chi li porta e chi li va a prendere, ma...
I primi successi |
Non mi piace la musica drammatica, preferisco il vento
So già che la cartolaia mi sgriderà, proprio come l'anno scorso:
«Signooora, ma cooome ha fatto a dimenticarsi».
«Non lo so proprio. Mi scusi».
«Adeeesso è un problema, come facciamo?».
(Io, annuendo lievemente come quei peluche che alcuni anni fa si piazzavano sulle cappelliere delle auto): «Eh».
(Lei, scuotendo la testa con vigore) «Eeeh, cooosa? Signooora, se tutti facessero come lei qui andremmo a rotoli».
«Non so cosa dirle se non che mi dispiace moltissimo».
«Guardi, siccome per caso avevo l'elenco con il numero degli alunni di ogni classe, li avevo già presi del numero giusto. Tenga, ecco i suoi. Mi raccomando, l'anno prossimo si ricordi».
Effettuato lo scontro si riparano i danni Nel frattempo, domani Mike Delfino andrà al mare a recuperare i gattini, cioè i Pupi. Nell'arco dell'intera estate, il Pupo è riuscito a prendere solo un pesce lungo circa un centimetro e mezzo, grazie al mio aiuto, col retino: lo vedete nella foto sopra. Il suo intento era liberarlo dopo averlo mostrato agli amici della spiaggia. Sono andata a prendere un caffè e al ritorno l'ho trovato esanime sul fondo del secchiello. «Pupo, ma com'è possibile? Un attimo fa stava benissimo».
«Prima l'ho preso per mostlarlo a un bambino, e forse l'ho abbracciato un po' troppo forte».
Tranquilli passatempi |
«Cosa vuol dire "te la pagherò"? Intendi "Me la pagherai?"»
«No, è come dico io. Te la pagherò con tutti i miei soldi. Così impari». Gli unici verso cui mostra grande rispetto (sconfinante in timore reverenziale) sono i maschi over 10, tipo il figlio di un mio amico che si chiama Lucas Pavel, dal Pupo ribattezzato "Luca Spaven". Peccato che dopo cinque minuti questi bambini più grandi, come è fisiologico, lo mandino a stendere.