Beccaria

Este artículo realiza un acercamiento a la crítica a la tortura judicial que se recoge en el libro de Cesare de Beccaria, Dei delitti e delle pene, publicado en 1764. Las ideas de este pensador, junto a las circunstancias institucionales y culturales propicia- ron que a mediados del siglo XVIII se comenzara a abolir la tortura judicial. Comprobamos que pese a la abolición formal de la tortura y su tipificación delictual, las prácticas violentas del Estado siguen existiendo en la actualidad, analizando el caso concreto de Chile.

Essential topos of the work of Cesare Beccaria, and legacy of the most important of On Crimes and Punishments, is the condemnation of the death penalty, accompanied by the peroration of life imprisonment as an effective alternative. In this contribution I intend to support the possibility of going beyond Beccaria, calling for the abolition of life imprisonment as the fulfillment of the abolitionist choice of capital punishment undertaken thanks to his work.

Dopo la metà del Settecento i pensatori illuministi maturano un atteggiamento di ripudio del diritto romano giustinianeo, considerato fondamento del sistema giuridico di Antico Regime e privo di qualsiasi legittimazione sul piano della effettiva vigenza (una finzione escogitata dai giuristi medievali) come su quello del contenuto (privo di razionalità e fondato al contrario sull'uso della forza). Svelata l'intrinseca distanza del diritto romano dai precetti della Ragione e la sua appartenenza ad una determinata epoca storica, ormai del tutto lontana, occorre eliminare il suo studio dalla formazione del giurista moderno e porre all'attenzione della pubblica opinione europea la strumentalità dell'operazione voluta da Giustiniano e realizzata da Triboniano. In questa operazione di demistificazione e di corretta rilettura storica dell'esperienza giuridica romana troviamo impegnati con accenti molto simili di dura condanna autori che hanno un'esperienza diversa e talora assai distante: da Cesare Beccaria ed Alessandro e Pietro Verri fino a Carlo Antonio Pilati, mentre altri adottano una posizione mediana, come Carlo Antonio Martini, pur relegando il diritto romano nella storia.

« La loi ne peut établir que des peines strictement et évidemment nécessaires ». Ce propos est emprunté à l’article 8 de la Déclaration des droits de l’Homme, que beaucoup estiment être, dans ses grandes lignes, l’héritage des principes édictés par Cesare Beccaria dans sa célèbre œuvre « des délits et des peines » publié en 1764 à Livourne. Dans une lettre écrite à ce dernier, Voltaire confirma et approuva le désir de Beccaria de fonder en raison et en humanité les principes d’une nouvelle justice criminelle, en disant : « Votre ouvrage Monsieur a fait du bien et en fera. Vous travaillez pour la Raison et l’Humanité...». C’est donc pour cette volonté réformatrice et presque « révolutionnaire » dans le domaine de la législation criminelle, que Beccaria fut une sorte de pionnier et surtout de déclencheur. En effet, ses écrits eurent un succès éclatant dans toute l’Europe des Lumières et notamment à Paris où une grande partie du « monde philosophique » (Grimm, d’Alembert, Voltaire, etc.) fut transportée d’admiration. Cette réussite du penseur italien résultait, avant tout, du fait que le contenu de son ouvrage correspondait à une attente publique, c’est-à-dire que les individus ne supportaient plus la cruauté des supplices, l’irrégularité des proccédures criminelles ou encore le caractère arbitraire et inhumain de la justice pénale. Face à cela, Beccaria proposait donc un modèle judiciaire d’une toute autre nature, qui se présentait comme un projet révolutionnaire contre la justice de l’Ancien régime.

R i f d quadeRni della Rivista inteRnazionale di filosofia del diRitto 8 ontologia e analisi del diritto scritti per Gaetano Carcaterra a cura di daniele M. Cananzi e Roberto Righi volume ii © Copyright Dott. A. Giuffrè Editore, S.p.A. Milano -2012 La traduzione, l'adattamento totale o parziale, la riproduzione con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, i film, le fotocopie), nonché la memorizzazione elettronica, sono riservati per tutti i paesi. Volume I Introduzione 1 di Daniele M. Cananzi e RobeRto Righi Il diritto giurisprudenziale e il diritto "vivente". Convergenza o affinità dei sistemi giuridici? 3 di guiDo alpa La famiglia. Precondizioni culturali e giudizi morali 45 di SalvatoRe aMato I fatti in un mondo di valori 57 di albeRto aRtoSi La questione degli atti nella fenomenologia giuridica di Edith Stein 73 di luiSa avitabile Solennità della forma e sostanzialità giuridica 101 di giaMpaolo azzoni Una teoria del diritto europeo 123 di MauRo baRbeRiS Il diritto tra essere e dover essere. Per un superamento della Great Division 151 di gianpaolo baRtoli La critica schmittiana alla filosofia dei valori 165 di paolo beCChi Sacro e costituzione dello Stato 181 di anDRea bixio Sicurezza e certezza giuridica di fronte alla teoria del diritto 221 di gian pietRo CalabRò InDICE IV InDICE Ontologia e logica della relazione giuridica. Sulla 'contraddizione esistenziale' in G. Carcaterra 255 di Daniele M. Cananzi Ricostruzione e decostruzione della storia 277 di luigi CapogRoSSi CologneSi Critica della responsabilità seriale. Un contributo alla logica e alla metodologia del ragionamento probatorio 291 di gaetano CaRlizzi Alcune riflessioni sulla certezza del diritto 349 di MaRio a. Cattaneo Il regime giuridico (valore) della norma risultante da un argomento a contrario o a simili 355 di auguSto CeRRi Logica dei giuristi e logica del diritto: considerazioni dialettiche 393 di pieRluigi ChiaSSoni La metodologia giuridica e la sfida del nichilismo 411 di Fabio CiaRaMelli Diapraxia 443 di aMeDeo giovanni Conte Platonismo giuridico 449 di giovanni CoSi L'autonomia come problema bioetico 481 di FRanCeSCo D'agoStino Invocare la pace e disprezzare la vita: il ricorso alla pena capitale tra '800 e '900 e le considerazioni della dottrina (non solo penalistica) 491 di FauStino De gRegoRio Radici mediche della 'filosofia pratica' nel pensiero antico 527 di FRanCeSCo M. De SanCtiS Teoria del discorso e argomentazione giuridico-costituzionale in R. Alexy 553 di leonaRDo Di CaRlo Il sistema giuridico e l'individuazione delle norme giuridiche valide 583 di enRiCo DiCiotti V InDICE Il luogo dello spazio 603 di paolo Di luCia Considerazioni sulla filosofia del tempo nel novecento italiano 623 di luigi Di Santo Ancora sulla tormentata storia del rapporto medico-paziente 643 di CaRla FaRalli Giustizia, eguaglianza, pensiero etico 653 di patRizia FeRRagaMo Equivoci e verità sul negozio giuridico e sulla sua causa 673 di giovanni b. FeRRi Risarcimento per danno da diffamazione a mezzo stampa: una ricerca empirica 695 di MoRRiS l. ghezzi Normativismo magico 707 di RiCCaRDo guaStini Audi, Israel! Tra costitutività e prescrittività di norme 723 di antonio inCaMpo Basi antropologiche del diritto canonico 735 di gaetano lo CaStRo Volume II Il triplice ruolo del valore logico delle norme 753 di giuSeppe loRini L'interprete della Costituzione di fronte al rapporto fatto-valore. Il testo costituzionale nella sua dimensione diacronica 767 di MaSSiMo luCiani Pari dignità e regolarità della politica 797 di FRanCeSCo MeRCaDante Sulla pluralità del linguaggio normativo: la 'Banca di fatto' 811 di MaRCo Milli VI InDICE Sulla specificità dell'interpretazione costituzionale 825 di FRanCo MoDugno Note su disciplina e sistematica della responsabilità extracontrattuale nel codici italiani dell'Ottocento 899 di lauRa MoSCati Breve fenomenologia dei fatti normativi 909 di ugo pagallo Norma, atto giuridico, entità giuridica: tre concetti, due domande, due opposte concezioni 935 di loRenzo paSSeRini glazel Diritto e solidarietà 953 di balDaSSaRe paStoRe Economia e diritto del lavoro 973 di RobeRto peSSi L'istituto giuridico della discrezionalità amministrativa nella Teoria generale dell'interpretazione di Emilio Betti 999 di FRanCeSCo petRillo

La tesi da me presentata focalizza la tematica delle misure alternative al carcere nell’ipotesi di un inserimento del reo in strutture comunitarie socio-sanitarie ai fini di una sua futura risocializzazione. Nutrendo un certo interesse per il trattamento socio-giuridico che viene riservato al reo, dopo una breve introduzione di carattere storico sul concetto e sulle funzioni della pena, lo studio di questo argomento mi ha portato all’analisi del caso della Cooperativa sociale Agape Madre dell’Accoglienza che da anni opera in questo settore.  Attraverso l’aiuto di un team di esperti con la tecnica di rilevazione del focus-group si è riusciti a percepire quali sono le reali esigenze che emergono da un punto di vista sia umano che istituzionale, mostrando quali potrebbero essere gli interventi necessari volti ad un miglioramento dell’attuale detenzione carceraria sia nelle strutture apposite sia considerando l’ipotesi di quest’ultima in strutture socio-sanitarie.  Contestualmente si è proceduto verso un approfondimento della visione che il reo ha di sé, delle sue percezioni in vista della riconquista della libertà e della sua volontà a ricostruire rapporti intersoggettivi “normali”.  La funzione costituzionale della riabilitazione sociale espressa dalle radici e origini stesse del Diritto penale trova nell’ istituzione carceraria una risposta largamente inadeguata.  La questione è legata non soltanto all’insufficienze tecnico-logistiche come nel sovraffollamento o l’inadeguatezza strutturale delle Case Circondariali, bensì nella stessa strutturazione massificata ed indifferenziata della prospettiva carceraria come pena e risarcimento sociale, protezione collettiva e riabilitazione del reo.  Infatti il carcere costituisce oggi, secondo un pensiero mutuabile da Michel Foucault, l’ultima delle “istituzioni totali”.  In definitiva, un luogo e uno spazio nel tempo indistinti ed indifferenziati, in cui viene offerta a persone, a situazioni e a prospettive radicalmente diverse un’unica proposta e realtà.  Il progetto delle alternative al carcere non è quindi soltanto una risposta  alle situazioni oggettive incompatibili con la detenzione in carcere, come quelle risultato di una valutazione di una situazione psicopatologico forense, situazioni ineludibili e doverose, bensì anche una valutazione più raffinata legata a contestualizzazioni esistenziali ed esperienziali di profili di personalità patologici e non.  Questo lavoro mira dunque ad una prospettiva finalizzata al recupero dei pieni diritti di cittadinanza e della rifunzionalizzazione sociale di autori di reati che non cessano comunque di essere persone umane e cittadini.

Dieser Aufsatz wird sich mit der Frage der Freiheit aus verschiedenen Perspektiven befassen.
Beim Vergleich verschiedener Autoren der europäischen Literatur werde ich versuchen, eine Antwort auf die Frage "Was ist Freiheit" zu finden. Diese Forschung wird uns höchstwahrscheinlich zu weiteren Fragen führen, die am Ende der Lektüre des Textes den Leser dazu veranlassen sollten, jene mentalen Mechanismen zu aktivieren, die zur Konstruktion einer individuellen Antwort auf die Frage „Was ist Freiheit“ oder „Was ist Freiheit für mich“ führen sollen.
Die Autoren und die Werke, die ich ausgewählt habe, um sie zu analysieren und in das Schreiben dieses Textes einzubeziehen, kommen aus verschiedenen Epochen und Ländern.
Eines der Kriterien, die ich für die Wahl der Autoren in Betracht gezogen habe, war, dass sie unterschiedliche soziale Ursprünge haben müssen, um nicht beispielsweise den Standpunkt von Autoren aus einer exklusiven sozialen Klasse zu vertreten, sondern zu versuchen, die verschiedenen sozialen Klassen zu erfassen, um Raum für mehrere Stimmen zu geben, in denen sich der Leser wiederfinden kann oder auch nicht.

Le comiche smorfie» Prima edizione: ottobre 2016 ISBN 978 88 6787 657 0 © 2016 cleuP sc "Coop. Libraria Editrice Università di Padova" via G. Belzoni 118/3 -Padova (t. 049 8753496) www.cleup.it -www.facebook.com/cleup Tutti i diritti di traduzione, riproduzione e adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (comprese le copie fotostatiche e i microfilm) sono riservati. Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi linguistici e letterari (disll) dell'Università degli Studi di Padova DIPARTIMENTO DI STUDI LINGUISTICI E LETTERARI (DiSLL) «Fedeli, diligenti, chiari e dotti» Traduzione, traduttori nel Rinascimento MARTEDÌ 13 OTTOBRE

in Diacronìa : rivista di storia della filosofia del diritto, Vol. 1, 2019.


The essay elaborates on the notion of death penalty in Montesquieu in order to highlight the relevant philosophical and legal problems. Most notably, the paper aims to show how according to the French author the right to deliver death does not rest solely on the admissibility of the death penalty (therefore on the possibility to include death within the right to administrate punishment). The reason is rather to be found in the social justifications about the relationship between freedom and law, since life is something that must be preserved.

Analysis of the allegory of Justice on the frontispiece of Dei delitti e delle pene. The drawing, devised by the same Beccaria, breaks a centuries long tradition of representing Justice as a woman with a sword and a scale. Beccaria’s pamphlet opened not only a battle of ideas but also of images.

Formé à Milan aux côtés de son frère Pietro et de Cesare Beccaria, Alessandro Verri achève sa vie à Rome, au lendemain de la chute de l'Empire. L'impertinent publiciste de l'« Académie des Coups de poing » a fait le deuil des Lumières comme formation de l'opinion publique et s'est rallié au conservatisme de l'aristocratie cardinalice puis aux thèses de la contre-révolution. En un siècle éclairé, qui est celui des âmes énergiques, rien ne lui paraît plus redoutable que la « philosophie aux ailes d'Icare » des Encyclopédistes. Traducteur de Shakespeare et d'Homère, tragédien éphémère et admirateur d'Alfieri, il explore les territoires nouveaux de l'esthétique romanesque, puisant dans l'Antiquité et dans sa réélaboration moderne, le néoclassicisme, les éléments d'une poétique capable de redonner ordre et harmonie à un monde troublé. Le jeune homme des Lumières est devenu l'homme des ombres et des sépulcres, le défenseur du trône et de l'autel, mais aussi le précurseur du « réveil » linguistique et littéraire au coeur du futur Risorgimento politique de la Péninsule. Cette étonnante parabole intellectuelle, qui traverse plus d'un demi-siècle d'histoire italienne, partagée entre Milan et Rome, est reconstituée à partir d'une analyse des oeuvres publiées et inédites de Verri, et de sa correspondance.

SOMMARIO: 1. Beccaria criminologo? – 2. La legalità processuale e i poteri ‘restituiti’ al giudice. – 3. Il ruolo del giudice nel processo penale criminologico. – 4. Penologia e contraddizioni con lo stato di diritto: dalla legalità alla giurisdizionalità della pena.

Che cosa fu l’Inquisizione romana? In che modo gli inquisitori operarono nella società italiana del Cinque-Seicento? Per tentare di rispondere a tali quesiti, l’autore prende in analisi la familia inquisitoriale, il nutrito gruppo di assistenti del tribunale di fede. Alla luce di una ricca documentazione inedita, vengono ricostruite per la prima volta le vicende del personale del Sant’Uffizio, composto da vicari, notai, avvocati, consultori, sbirri, guardie del corpo e altri. Nel libro vengono indagate la trattatistica inerente a questi patentati, la loro distribuzione geografia e le confraternite entro le quali furono inquadrati. In seguito sono analizzati i privilegi di cui godettero i familiari e gli abusi spesso efferati che essi commisero, dimostrando come l’Inquisizione sia divenuta un elemento di disordine sociale e morale ogniqualvolta venne messa in dubbio la sua autorità.

Col contributo di sarotti esce nel 1785, ma è frutto di una riflessione già fissata su carta tra il 1769 e i primi anni Settanta, allorché l'abate diventa professore di lingue antiche a Padova: cfr. C.E. ROGGIA, "De naturali linguarum explicatione": sulla preistoria del "Saggio sulla filosofia delle lingue", in Melchiorre Cesarotti, atti del convegno di Padova 4-5 novembre 2008, a cura di A. Daniele, Padova, Esedra, 2011, pp. 43-66, e ID., Cesarotti professore: le lezioni universitarie sulle lingue antiche e il linguaggio, «Lingua Nostra», LXXV , Fasc. 3-4, pp. 65-92. 3 Cfr. rispettivamente «Il Caffè» 1764-1766, a cura di G. Francioni e S. Romagnoli, Torino, Bollati Boringhieri, 1993, pp. 277-284, e C. BECCARIA, Ricerche intorno alla natura dello stile, a cura di G. Gaspari, in ID., Scritti filosofici e letterari (Edizione nazionale delle opere di Cesare Beccaria, vol. II), Milano, Mediobanca, 1984, pp. 63-232: d'ora in poi Ricerche. Si tratta di un testo incompleto perché Beccaria pubblicò solo la prima parte del trattato: di una progettata seconda parte arrivò a stendere un capitolo prima di abbandonare il lavoro. 4 Cfr. F. VENTURI, Settecento riformatore, vol. V, L'Italia dei lumi (1764-1790), t. 1, La rivoluzione di Corsica. Le grandi carestie degli anni sessanta. La Lombardia delle riforme, Torino, Einaudi, 1987, p. 444. Si vedano anche nelle stesse pagine (441-449) le reazioni immediate o ravvicinate alla pubblicazione dell'opera. 5 Cfr. PH. AUDEGEAN, Cesare Beccaria, cit., pp. 24 e 145-148. Sulle Ricerche cfr. anche S. GEN-SINI, Volgar favella. Percorsi del pensiero linguistico italiano da Robortello a Manzoni, Firenze, La Nuova Italia, 1993, pp. 125-128 e 181-191; L. FORMIGARI, Lingua e stile nelle «Ricerche» di Cesare Beccaria, in Kontinuität und Innovation. Studien zur Geschichte der romanischen Sprachforschung von 17. bis 19. Jahrundert. Festschrift für Werner Bahner zum 70. Geburtstag, a cura di G. Hassler e J. Storost, Münster, Nodus Publikationen, 1997, pp. 159-165. Sulla matrice sensista e condillachiana delle Ricerche (sulla scia dei lavori fondamentali di Rosiello e Aarsleff) ho insistito nel mio La lingua della poesia nell'età dell'illuminismo, Roma, Carocci, 2013; molti materiali in questo senso sono messi a disposizione dal commento di Gianmarco Gaspari nell'edizione nazionale. Carlo Enrico Roggia 160

Plaidoyer pour une rationalisation des sources constitutionnelles du droit pénal européen : à 250 ans de la parution de « des délits et des peines » de Cesare Beccaria (1) Antonio Amalfitano, Docteur en droit privé, Université de Bordeaux. L'essentiel « Si l'interprétation de lois est un mal, il est évident que leur obscurité, qui entraîne nécessairement l'interprétation, en est un autre ». Cette affirmation de Cesare Beccaria, qui soulignait la nécessité de précision et de rationalité du système pénal européen, demeure d'une grande actualité. Nombreux sont les facteurs de confusion qui contribuent à l'imprévisibilité de la loi pénale et l'obscurité de ses textes. Le plus important est représenté par l'absence, dans le système juridique de l'Union européenne, d'une perspective visant à une hiérarchisation des principes et des juridictions européennes. Face à une jurisprudence européenne devenue protagoniste en matière pénale, la question essentielle est celle de savoir s'il est possible d'envisager une réaction à l'incertitude juridique inhérente à la protection multiniveaux des droits fondamentaux. Après avoir mis en évidence les nombreux facteurs de superposition entre juridictions nationales et supranationales portant atteinte au principe de clarté et de prévisibilité de la loi pénale, il est proposé une solution s'adressant au dialogue entre juridictions. Si le danger d'un droit pénal complètement dépendant de l'arbitraire des juges est en partie réduit, l'incertitude juridique dépendante de l'obscurité et de la complexité des sources demeure évidente. Dans ce contexte, la pénétration du droit pénal de l'Union dans les systèmes juridiques des États membres s'imposera avec la création imminente du parquet européen et avec l'adhésion de l'UE à la CEDH. « Il n'y a pas de justice, il n'y a que des jugements ». Goethe Introduction 1. Dans son traité « Des délits et des peines » (2), Beccaria écrit avec un esprit critique à l'égard du système de justice pénale prérévolutionnaire, fondé sur la « tradition d'opinions qui, dans une grande partie de l'Europe, a encore aujourd'hui le nom de lois » (3). Telle était la condamnation prononcée contre le modèle national de justice pénale européenne de l'époque. Condamnation qui-grâce à l'important travail de C. Beccaria-a fait écho au contexte intellectuel lié à l'«'Académia dei pugni » (4). La rationalité juridique moderne avait opposé à l'arbitraire du pouvoir traditionnel « un code fixe de lois, devant être observées à la lettre » (5). Quant à la clarté de la loi pénale, elle doit s'opposer à l'obscurité (6) : « Si l'interprétation de lois est un mal, il est évident que leur obscurité, qui entraîne nécessairement l'interprétation, en est un autre » (7). Cette affirmation va bien au-delà d'une simple invitation du législateur à rédiger des lois pénales suffisamment claires. Plus important encore était la nécessité de précision, conçue comme la prévisibilité du comportement punissable sur la base d'un ordre pénal doté de précision légale (8).

nuova informazione bibliografica 3/15 rassegne Nuova informazione bibliografica, anno XII, n. 3 / Luglio-Settembre 2015 Emanuele Lugli cesare beccaria e la riduzione delle misure lineari a milano (1771-1789) 1 Della vasta bibliografia sulle riforme economiche milanesi, cito giusto M. Romani, L'economia milanese

A short profile of Cesare Beccaria, written to mark the 250th anniversary of the publication of his main work, Dei Delitti e delle Pene (1764). In this piece I suggest that Beccaria's normative theory is closer to contractualism than to utilitarianism, and that it has a vague resemblance to the family of theories of justice which conceive justice as fairness.

In this paper I outline and criticize Judith Shklar’s and Richard
Rorty’s ‘liberalism of fear’. Both political thinkers believe liberalism to be characterized by a fundamental opposition to cruelty, which they regard as the least liberal of the features that may distinguish any given human community. In order to demonstrate the limits of the Shklar–Rorty thesis, I make use, in the first place, of John Kekes’s critique of liberalism as to show that liberalism allows for cruelty in so far as it grants wider margins of agency to the members of the community. In the second place, I make use of Cesare Beccaria’s reflections on the cruelty implied by liberalism as such, in so far as this political doctrine endorses the institutions of penal justice and private property.

Jeremy Bentham (1748-1832) est largement reconnu comme le principal héritier de Beccaria dans les Iles britanniques. Les études existantes se sont focalisées sur les questions théoriques soulevées par cet héritage : le rejet par Bentham de tout fondement jusnaturaliste en faveur d'un utilitarisme exclusif en constitue le point d'articulation principal. Ce chapitre aborde ces questions d'héritage et de transmission dans leur dimension européenne en étudiant un manuscrit inédit rédigé par Bentham en français au cours des années 1780, intitulé « Projet d'un corps complet de législation ». Le Projet s'inscrit en effet dans le contexte de la réforme juridique des années 1780 et illustre la façon dont Bentham entend se faire connaître dans les réseaux réformateurs d'Europe continentale où le succès du texte de Beccaria fait figure de modèle. Il envisage de soumettre son plan à l'académie de Berne et tente d'entrer en correspondance avec Morellet, D'Alembert et Chastellux. Enfin il rédige, en langue française, ce Projet qu'il veut soumettre à Catherine II. Bentham revendique donc pleinement l'héritage de Beccaria mais marque aussi une rupture épistémologique : il affirme qu'il faut étendre à toutes les branches du droit les principes posés par le Milanais, en inventant, pour la rédaction des lois, de nouvelles règles formelles. Inédit jusqu'en 1802, ce texte a pourtant une fortune européenne : il sera publié presque intégralement par Etienne Dumont sous le titre Traités de législation civile et pénale (1802). Bentham est ainsi un maillon important dans la transmission des idées de Beccaria en Grande-Bretagne, mais aussi, et peut-être principalement, dans le monde francophone.

In analyzing Cesare Beccaria's theory of punishment, this article emphasizes that, while he clearly endorsed a proto-utilitarian theory of punishment strongly at odds with positive retributivism, he also accepted some elements of negative retributivism. This fact, however, should not be seen as weakness of Beccaria's view, but as another proof of his genius. As a matter of fact, he acutely understood that a purely utilitarian conception of punishment, not mitigated by negative retributivism, may indeed generate deep injustices – a lesson that we should remember today, when many scholars interpret the huge amount of data coming from the neurosciences as a proof that a utilitarian theory of punishment recommends itself.

In the eighteenth century, the courts’ increasing tendency towards moderating punishments stands in stark contrast to the often caricatured descriptions of philosophers. But the latter’s call for a mild criminal law has a different meaning, one that is autonomous because it refers not to the magistrates’ practical considerations but to the law itself, in the name of the principle of legality. Therefore, the fight for criminal moderation, in practice as well as in theory, constitutes a veritable threshold, both synchronic and diachronic: the passage of an era and a battleground between progressives and conservatives. *** Nel Settecento, la tendenza alla mitigazione delle pene smentisce le descrizioni, spesso caricaturali, dei filosofi. Ma la loro rivendicazione di un diritto penale mite ha un significato diverso, autonomo. Si rivolge infatti non tanto ai magistrati quanto alle leggi stesse, in nome del principio di legalità. L’istanza di moderazione penale, sia pratica che teorica, appare allora davvero come una linea di confine, nel doppio senso diacronico e sincronico, di cesura con l’epoca precedente e di campo di battaglia tra progressisti e conservatori.

"En 1761, un groupe d’aristocrates milanais fondent un cercle de réflexion réformateur, baptisé Accademia dei Pugni, l’« Académie des coups de poing », pour accréditer la rumeur qui prêtait à leurs débats un tour si animé qu’ils finissaient en pugilat. Pietro Verri, son frère Alessandro et Cesare Beccaria en sont les membres fondateurs. Ils inaugurent une forme d’amitié et de sociabilité littéraire dont les fruits sont publiés dans le périodique Il Caffé (1764-1766), ainsi nommé en hommage aux coffee houses anglaises. Cette publication coïncide avec le succès européen de l’ouvrage de Beccaria, Des Délits et des peines (1764), qui ouvre aux Milanais les portes des salons des encyclopédistes parisiens. Mais les aléas du voyage font bientôt s’évanouir cette promesse d’alliance entre les deux milieux intellectuels. Beccaria, transi par la timidité et le mal du pays, tourne les talons peu après son arrivée ; Alessandro Verri découvre une sociabilité fervente, engagée et audacieuse qui éveille en lui un fond de défiance à l’égard des Lumières françaises. Pietro Verri s’en irrite : le voyage qui devait couronner la reconnaissance européenne des Pugni aboutit, paradoxalement, à un repli de chacun sur la sphère privée. Le présent article s’intéresse à la façon dont Alessandro Verri renverse et construit tout à la fois dans sa correspondance certains stéréotypes sur la sociabilité de ses hôtes parisiens.

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In Good Company? Verri and Beccaria in the Baron d’Holbach’s literary circle

In 1761, a group of Milanese aristocrats founded a radical circle called Accademia dei Pugni, the « Academy of Punches », to substantiate the rumor lending to their debates such an animated turn that they ended in fist fights. Pietro Verri, his brother Alessandro and Cesare Beccaria were its founding members. They pioneered a form of friendship and literary exchange whose fruitful outlet was the journal Il Caffé (1764-1766), named in tribute to British coffee houses. At the same time, the success across Europe of Beccaria’s work On Crimes and Punishments (1764) granted the Milanese intellectuals access to the salons of leading Encyclopédistes in Paris. With the vagaries of travel, the promise of an alliance between the two intellectual circles soon vanished. Beccaria, feeling uneasy and homesick, started back home almost as soon as they’d arrived, while Alessandro Verri discovered a fervent, committed and bold sociability which awakened his enduring distrust of French Enlightenment ideas. Pietro Verri was greatly disappointed by the outcome of the travel: instead of confirming the European fame of the Pugni, it paradoxically turned into a withdrawal from the public sphere. This paper examines the way Alessandro Verri, in his correspondence, both overturns and contributes to the dissemination of a number of stereotypes concerning the sociability of his Parisian hosts."

Introductory Remarks - Prof. Paolo Carta

The use of capital punishment, once the standard punishment around the globe for murder and other felonies, was questioned by English and American Quakers in the seventeenth century for non-homicide offenses such as theft. However, not until the publication of Cesare Beccaria’s Dei delitti e delle pene (1764)—a book that, in the midst of the Enlightenment, criticized both torture and the death penalty—did the world’s anti-death penalty movement (including for the crime of murder) gain traction. This presentation will discuss the law’s torturous path toward universal abolition of the death penalty—from barbaric methods of executions and judicial torture in medieval times and the widespread use of mandatory death sentences to the human rights advocacy of Amnesty International and other NGOs, the adoption of the U.N. Convention Against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment, and the resolutions of the United Nations calling for a global moratorium on the use of executions. While Beccaria wrote about the death penalty and torture in separate chapters of his popular book, reprinted in multiple editions and translated into French and then into English as An Essay on Crimes and Punishments (1767), the death penalty—when properly conceived in the modern era—should be seen as a form of torture because an immutable characteristic of capital punishment is that it involves the use of credible and torturous death threats. Capital charges, death sentences and executions inflict trauma and severe pain and suffering, and this presentation will argue that capital punishment should be classified under the rubric of torture and be strictly prohibited by international law.

John Bessler - Professor of Law, University of Baltimore School of Law

John D. Bessler is a Professor of Law at the University of Baltimore School of Law and an Adjunct Professor at the Georgetown University Law Center. He is the author of multiple books on capital punishment, including The Death Penalty as Torture: From the Dark Ages to Abolition (2017), Cruel and Unusual: The American Death Penalty and the Founders’ Eighth Amendment (2012), and (as editor) U.S. Supreme Court Justice Stephen Breyer’s Against the Death Penalty (2016). His book about the influence of the Italian philosopher Cesare Beccaria, The Birth of American Law: An Italian Philosopher and the American Revolution (2014), won the prestigious Scribes Book Award, an annual award given out since 1961 by the American Society of Legal Writers for “the best work of legal scholarship published during the previous year.” He is also the author of an English-language biography of Beccaria, The Celebrated Marquis: An Italian Noble and the Making of the Modern World (2018). He has also taught at the University of Minnesota Law School, the George Washington University Law School, Rutgers Law School, and the University of Aberdeen in Scotland. In 2018, he was a visiting scholar at the Human Rights Center of the University of Minnesota Law School and received the University System of Maryland Board of Regents’ Faculty Award for Research, Scholarship and Creative Activity.

https://webmagazine.unitn.it/evento/collegiobernardoclesio/98805/the-law-s-torturous-path

Testo disponibile online : http://illuminismolombardo.it/testo/difesa-in-favore-di-andrea-casirago/

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Au début du printemps 1765, quelques mois après la parution de la "Risposta" à Ferdinando Facchinei qu'il composa avec son frère Pietro pour défendre l'auteur des "Délits et des peines", Cesare Beccaria, Alessandro Verri fut amené à plaider la cause d'Andrea Casirago, accusé du meurtre de sa femme. Il était alors "Protecteur des prisonniers", chargé de défendre les détenus indigents de la prison milanaise de la Malastalla. Nous publions ici la traduction italienne du texte original latin, traduction dont l’inventaire détaillé de l’Archivio Verri, conservé au siège de la Fondazione Mattioli, suppose qu'il est de la main de Cesare Beccaria.

Ce texte longtemps inédit est aujourd'hui publié en ligne sur le portail illuminismolombardo.it, sous la direction de Gianni Francioni (Università di Pavia). L'ensemble des "Difese dei carcerati di Alessandro Verri", en latin et en italien, seront prochainement éditées sur ce même portail.

Texte critique établi par Pierre Musitelli en 2016 (source manuscrite: Fondazione Raffaele Mattioli, Archivio Verri (cart. 481.3.8), Milan.

Cesare Beccaria (1738–1794) was one of the most influential opponents of the practice of executions. Although he cannot be noted as totally abolitionist on the grounds that he yet, exceptionally, deemed capital punishment to be applicable in two cases, the idea of abolition of capital punishment and the unnecessity and destructiveness thereof, however, at least in the ordinary way, does originate from him. (Nevertheless, neither he, in his famous work ’On Crimes and Punishments’, nor anyone else before him dealt with the possible danger of wrongful convictions – the first one would, curiously, be a Maximilien Robespierre.) The present paper undertakes to discover whether Beccaria was an unprecedented, real pioneer, or the rudiments of his thoughts can be found in other thinkers’ earlier works.

Cesare Beccaria (1738–1794) a halálbüntetés máig legnagyobb hatású elvi ellenzője volt. Bár két pragmatikus megfontolása okán (amelyek miatt kivételesen mégis elképzelhetőnek tartotta halálbüntetés kiszabását) nem nevezhetjük őt abszolút abolicionistának, a halálbüntetés (rendes körülmények között történő) eltörlésének, jogrendszerbeli feleslegességének gondolata alapvetően tőle származik. Jelen tanulmány arra vállalkozik, hogy megkísérelje feltárni: vajon Beccaria egy teljesen előzmények nélküli, valódi úttörő volt-e, avagy büntetéstani gondolatainak csírái fellelhetők az eszmetörténet más, korábbi műveiben. (Utóbbiak közül – terjedelmi korlátok miatt – csak a legfontosabbakat mutatjuk be.)

Cet article analyse un corpus de manuscrits inédits composés par celui qui fut l’un des principaux collaborateurs de Cesare Beccaria au sein de l’"Accademia dei Pugni": Alessandro Verri. Diplômé de droit de l’Université de Pavie en septembre 1760 et admis trois ans plus tard au Collegio dei Nobili Giurisperiti, Alessandro Verri acquit une expérience des procédures pénales – cette fameuse expérience « pratique » que Beccaria disait n’avoir pas eue – en exerçant de 1763 à 1765, les fonctions de Protettore dei carcerati. Cette charge, que son aîné Pietro avait assumée en 1751-1752 et leur père avant eux, permettait aux jeunes juristes de se familiariser avec le milieu carcéral et le déroulement des procès. Alessandro Verri exerça son office à la prison de la Malastalla, ancienne œuvre pieuse destinée à l’enfermement des prisonniers indigents, qui était le siège de la société des Protecteurs. Au cours de cette période, il composa vingt-six défenses dont les manuscrits sont aujourd’hui conservés à l’Archivio Verri de Milan (Fondazione Raffaele Mattioli). Certaines sont de la plume de Beccaria, d’autres sont corrigées par Pietro Verri et Alfonso Longo, signe que ces travaux contemporains de la genèse puis des corrections des Delits et des peines se firent dans l’esprit de collaboration des Pugni. Ils offrent de ce point de vue une documentation d’une exceptionnelle richesse pour cerner le substrat concret qu’Alessandro, qui côtoyait dans l’exercice de ses fonctions le spectacle de la misère humaine, put fournir aux réflexions Beccaria.

En 1813, dans la Doctrine de l'Etat, Fichte oppose radicalement le monde antique au monde moderne tel qu'il est apparu dans l'histoire avec le christianisme, et tel qu'il est engendré réflexivement par la pensée pure dans la doctrine de la liberté qui est la sienne. Par ce double avènement du monde moderne, historique et philosophique, factuel et génétique, c'est la façon de voir l'humanité qui est intégralement changée. Il faut partir de cette révolution anthropologique pour comprendre la radicalité de la pensée sociale et politique de Fichte.

Nel 2014 cade la ricorrenza del 250° anniversario dalla pubblicazione della prima edizione del Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria (Livorno, 1764), un libro che divenne in pochissimo tempo un best-seller in tutta Europa. Si trattò di un evento che segnò la vita del diritto e l’intera cultura europea dei secoli successivi e sino ad oggi: un piccolo libriccino, stampato anonimo per timore della censura, scosse le coscienze e convinse l’opinione pubblica europea a prendere atto dell’arretratezza e della vera e propria efferatezza del sistema penale ancora in vigore alla metà del Settecento. Beccaria smascherò un sistema repressivo fondato sulla pena di morte e su pene atroci, sovente senza alcuna proporzione tra la gravità del crimine e quella della pena, che non mirava al recupero del delinquente, ma soltanto ad atterrire e per tale via dissuadere dal crimine. Un sistema spietato ed ingiusto, fondato sulla disuguaglianza di trattamento dei soggetti in base al ceto, che si serviva di un processo inquisitorio nel quale l’imputato era considerato colpevole fino a prova contraria e la tortura era il mezzo per ottenere la confessione. Beccaria, interprete della migliore cultura illuministica, rese evidente la insopportabilità di tale stato di cose e additò una alternativa possibile, più umana e più giusta.
Tutto ciò spiega perché sia ancora oggi necessario per la costruzione di una più consapevole cultura giuridica e civile tornare a riflettere su quei temi ed approfondire quei principi di civiltà che proprio a partire dal Dei delitti e delle pene il diritto ha saputo realizzare in armonia con la società civile e che purtroppo sono messi periodicamente in discussione.

Alors même que Beccaria est le premier à formuler le principe de présomption d’innocence (selon lequel tout accusé est innocent tant qu’il n’a pas été condamné), il contredit sa théorie juridique par sa pratique de la langue en employant le même mot (reo) tantôt dans le sens d’« accusé », tantôt dans celui de « coupable ». Cet article étudie la manière dont les cinq premiers traducteurs français des Délits et des peines (1765-1822) ont traduit ce mot, conformément ou non au principe de présomption d’innocence.