Pietro Verri

Rassegna critica delle reazioni alla pubblicazione del "Viaggio a Parigi e Londra" di Pietro e Alessandro Verri (1980). Attraverso alcune analisi offerte dalla rassegna, determinazioni circa la tipologia della corrispondenza epistolare, in prospettiva europea.

La peste, gli untori, il processo Milano, 1630. La peste ha devastato la Lombardia e stroncato più di centocinquanta mila vittime. Flagello divino o opera dell'uomo? Questo è il quesito che più di tutti attanaglia le menti offuscate dal dolore e dalla disperazione.

Le comiche smorfie» Prima edizione: ottobre 2016 ISBN 978 88 6787 657 0 © 2016 cleuP sc "Coop. Libraria Editrice Università di Padova" via G. Belzoni 118/3 -Padova (t. 049 8753496) www.cleup.it -www.facebook.com/cleup Tutti i diritti di traduzione, riproduzione e adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (comprese le copie fotostatiche e i microfilm) sono riservati. Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi linguistici e letterari (disll) dell'Università degli Studi di Padova DIPARTIMENTO DI STUDI LINGUISTICI E LETTERARI (DiSLL) «Fedeli, diligenti, chiari e dotti» Traduzione, traduttori nel Rinascimento MARTEDÌ 13 OTTOBRE

Formé à Milan aux côtés de son frère Pietro et de Cesare Beccaria, Alessandro Verri achève sa vie à Rome, au lendemain de la chute de l'Empire. L'impertinent publiciste de l'« Académie des Coups de poing » a fait le deuil des Lumières comme formation de l'opinion publique et s'est rallié au conservatisme de l'aristocratie cardinalice puis aux thèses de la contre-révolution. En un siècle éclairé, qui est celui des âmes énergiques, rien ne lui paraît plus redoutable que la « philosophie aux ailes d'Icare » des Encyclopédistes. Traducteur de Shakespeare et d'Homère, tragédien éphémère et admirateur d'Alfieri, il explore les territoires nouveaux de l'esthétique romanesque, puisant dans l'Antiquité et dans sa réélaboration moderne, le néoclassicisme, les éléments d'une poétique capable de redonner ordre et harmonie à un monde troublé. Le jeune homme des Lumières est devenu l'homme des ombres et des sépulcres, le défenseur du trône et de l'autel, mais aussi le précurseur du « réveil » linguistique et littéraire au coeur du futur Risorgimento politique de la Péninsule. Cette étonnante parabole intellectuelle, qui traverse plus d'un demi-siècle d'histoire italienne, partagée entre Milan et Rome, est reconstituée à partir d'une analyse des oeuvres publiées et inédites de Verri, et de sa correspondance.

(ITALIANO)
La monografia sul mecenate milanese Angelo Maria Durini (1725-1796), pubblicata a distanza di un secolo dal saggio di Marchesi (1904), si apre con la genealogia dei conti di Monza e con un ampio capitolo introduttivo dedicato alla famiglia del protagonista.
Di origine comasca, i Durini sono l’emblema della nuova nobiltà che garantì il ricambio del patriziato milanese compiendo la scalata sociale nella Milano spagnola e asburgica grazie alla fortuna accumulata con il commercio di tessuti e il banco. Lo studio ricostruisce l’attività di collezionisti e mecenati dei membri della famiglia nell’arco di quattro generazioni, attribuendole un ruolo fondamentale nella promozione del Barocco e del Barocchetto lombardi. L’iniziativa artistica dei Durini, distribuita tra i poli di Milano e di Monza, feudo Durini dal 1648, si esplica con particolare magnificenza nel palazzo milanese di via Durini – con l’annessa collezione ricca di opere del Seicento lombardo, parzialmente confluita nelle Civiche Raccolte del Castello Sforzesco di Milano –, nella cappella gentilizia della chiesa francescana di Sant’Angelo e nella villa monzese del Mirabello. Tre snodi imprescindibili, qui analizzati compiutamente per la prima volta e collegati ai documenti esumati da un’esplorazione sistematica dell’archivio privato della famiglia.
Eroe carismatico di un’ode di Parini (“La gratitudine”) e dedicatario di innumerevoli rime di Balestrieri, il cardinale Angelo Maria Durini è riscoperto in questa monografia come un protagonista irresistibile della vita politica e culturale di un’Europa in trasformazione. Da Parigi a Malta, da Varsavia ad Avignone, lo studio ripercorre la carriera diplomatica del prelato coronata dal cardinalato (1776) e sancisce il ruolo di primo piano giocato dal suo mecenatismo nella cultura lombarda della matura stagione dei Lumi, alla luce di una messe di fonti documentarie, letterarie e visive.
Durini è l’uomo dei paradossi: in lui convivono l’avversario accanito di Voltaire e Stanislao Augusto, il nunzio ribelle paladino dei patrioti polacchi, il latinista irriducibile e il cultore del dialetto, il mecenate illuminato dei Lumi lombardi e il primo a celebrarli con un moderno pantheon degli "Uomini illustri" contemporanei.
Nelle sue ville di Monza e del lago di Como (Mirabello e Mirabellino, Balbiano e Balbianello), che accolgono le istanze razionaliste e preromantiche del più aggiornato gusto internazionale, il cardinale raduna l’intelligenza e la cultura lombarda, rianimando l’estinta Accademia dei Trasformati e offrendo il suo generoso patrocinio ai poeti Parini e Balestrieri, rappresentanti del nuovo Parnaso milanese in lingua e in dialetto, al latinista Guido Ferrari, esponente di un neoumanesimo gesuita, e perfino al “philosophe” Pietro Verri, caposcuola della fronda laica e radicale dell’“École de Milan”. Il mecenate delle arti appare così complementare al mecenate delle lettere, entrambe espressioni di una personalità impetuosa e ammaliante, capace di comporre vecchio e nuovo senza riuscire incoerente.
Il volume, presentato da Mauro Natale e Juliusz A. Chroscicki, è corredato da quattro Appendici, che radunano un’ampia selezione di testi e documenti inediti, di interesse sia artistico, che storico e letterario. I testi poetici in latino e in milanese sono tradotti in italiano da Felice Milani.
L’Indice dei nomi costituisce uno strumento basilare per la consultazione analitica del testo.

(FRANÇAIS)
Le mécène milanais Angelo Maria Durini, héros irrésistible et charismatique d’une ode célèbre de Parini, est redécouvert dans cette monographie comme un protagoniste de la vie politique et culturelle d’une Europe en pleine transformation. De Paris à Varsovie, le travail reconstitue la carrière diplomatique du prélat couronnée par le cardinalat (1776), et rétablit le rôle de premier plan joué par ce mécène dans la culture lombarde de l’époque des Lumières, à l’aide des sources documentaires, littéraires et visuelles.
Dans ses villas de rêve de Monza et du lac de Côme le cardinal abrite le nouveau parnasse milanais, dominé par Parini et Balestrieri, ainsi que par le latiniste Guido Ferrari et le « philosophe » Pietro Verri. Il est le premier qui les honore avec un moderne panthéon des hommes illustres contemporaines. Le mécène des arts apparaît donc complémentaire au mécène des lettres, mettant en lumière un personnage passionné, à la fois hors de la norme et représentatif de son temps.
Durini est un homme de paradoxes: d’un côté, le conservateur à outrance, le cardinal fastueux et aristocrate, l’adversaire acharné de Voltaire et de Stanislas-Auguste, l’humaniste, l’arcadien latin; de l’autre, le nonce rebelle défenseur des patriotes polonais, l’amateur du dialecte, et finalement le mécène éclairé des Lumières lombardes. Il ne suffit pas d’interpréter ces ambivalences comme le reflet d’une époque de changements : le cardinal Durini nous oblige à remettre en question la vision manichéenne du siècle des Lumières.
Le volume est enrichi de 4 annexes de documents inédits, d’intérêt artistique, historique-diplomatique et littéraire (y figurent des textes de Durini, Balestrieri, Giovio, Verri et Voltaire).

AVVERTENZA: Sulla base della normativa in materia di diritti d’autore, oltre che di una norma etica fondamentale, non è concesso utilizzare questo testo illustrato in qualsiasi forma – copia, citazione, riassunto etc. – senza menzionare la fonte.

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L’Europa riconosciuta, «dramma per musica» di Antonio Salieri su libretto di Mattia Verazi con cui fu inaugurato nel 1778 il teatro alla Scala — riproposta nel dicembre 2004 come spettacolo inaugurale per la riapertura dopo i lavori di ammodernamento dello stesso teatro —, costituisce un’esemplare testimonianza delle novità e dei mutamenti in atto nel teatro d’opera europeo nella seconda metà del Settecento. Il primo atto culmina nel Ballo primo, che possiede un grande impatto drammatico. Si è pensato che esso fosse perso tanto che la produzione di Europa riconosciuta a Milano al Teatro alla Scala nel 2004 era sfortunatamente priva di questo Ballo. Esso è stato rintracciato da chi scrive in uno dei fascicoli autografi di Balli di Salieri conservati a Vienna, il presente breve articolo ne contiene la disanima e ne ricostruisce l'ordinamento. Si tratta d'un documento completo in se stesso che contiene le indicazioni che dimostrano che fu riutilizzato parzialmente dal compositore molti anni più tardi per la nuova versione di Tarare che andò in scena il 3 febbraio 1819 nel Teatro dell’Académie Royale de Musique, per la quale il compositore apprestò una nuova partitura autografa.

1. gli studi del secolo scorso sulla dimensione 'autobiografica' di pietro verri, anche i migliori, avevano dovuto fare i conti con una situazione te-stuale non troppo felice. È noto che la conoscenza degli scritti verriani, autobiografici e non, è avvenuta in forme assai discutibili, attraverso le qua-li la filologia entusiasta ma superficiale dell'ottocento ha costruito e diffuso un'immagine scorretta (o, almeno, incompleta) di verri. per attenuare la responsabilità della filologia ottocentesca può essere utile ricordare che tan-ta confusione fu autorizzata dalla condizione particolare delle opere inedite verriane, in parte disperse e in parte chiuse in un Archivio fino a poco tempo fa non riordinato. e purtroppo gli scritti inediti costituiscono, non solo dal punto di vista quantitativo, una parte assai significativa dell'opera di pietro verri. Il pensiero politico e filosofico del nostro autore risulta non dirò capovolto, ma largamente ridisegnato, dalla conoscenza degli scritti lasciati inediti. Il problema diventa più complicato nel caso degli scritti di carattere autobiografico e personale, lasciati dall'autore tutti non pubblicati e, anzi, «da non pubblicarsi». per questa ragione, dunque, la conoscenza del verri autobiografo è stata subordinata al ritmo con cui i testi venivano 'scoperti', alla correttezza con cui venivano pubblicati ed all'ottica entro la quale venivano letti. per quanto alcuni di questi scritti fossero noti fin dal primo ottocento, la vera storia delle interpretazioni esplicitamente autobio-grafiche di tali scritti cominciò quando marziano guglielminetti, al conve-gno milanese del 1980 sull'età di maria teresa, mise in discussione l'ottica secondo cui quegli scritti erano stati studiati ed utilizzati come documenti delle vicende (private e pubbliche) del loro autore. bisogna riconoscere che l'uso biografico dei testi non era il frutto di una forzatura del tutto estranea alla loro natura, giacché proprio allo scopo di perpetuare nel tempo la me-moria dei fatti verri li aveva pensati e stesi: e tuttavia era parziale, in quanto * nei titoli delle opere citate, il nome e il cognome di pietro verri vengono indicati dalle iniziali .

Il contributo analizza le presenze lombarde della galleria di pitture del ministro plenipotenziario di Maria Teresa a Milano, conte Carlo Firmian, politico e diplomatico di rango e uomo di insaziabili curiosità culturali, che ne fanno uno dei grandi collezionisti dell'Europa illuminista. In questo contesto riveste un ruolo di prim'ordine il filone leonardesco, stimolato dal noto Venanzio de Pagave, dominato da una "Leda stante" attribuita dal de Pagave allo stesso Leonardo e qui ipoteticamente identificata con la copia della collezione Johnson del Philadelphia Museum of Art. Firmian possedeva, inoltre, una "Maddalena" attribuita a Luini qui identificata con la bellissima penitente di Giampietrino in collezione padovana, e la famosa "Madonna di Menaggio" di Luini oggi al Louvre, di cui si ricostruisce l'itinerario collezionistico. Tra le opere del Seicento lombardo, si segnalano un'importante allegoria politica del tardo Giulio Cesare Procaccini, "La pace che frena la Guerra" oggi al Louvre, rintracciata nella collezione milanese settecentesca del "Questore Olivazzi", e tre quadri del Cairo barocco. L'''"Artemisia" è approdata alla Pinacoteca Civica di Pavia, mentre il "Tobia e Tobi" è qui identificato con quello commissionato all'artista nel 1657 dai milanesi fratelli Porro.
Appassionato di paesaggi e vedute, Firmian colleziona anche una coppia di fantastiche "Grotte marine con pastori e pescatori", già identificate dall'autrice con i due discussi pendants divisi tra il Museo di Belle Arti di Budapest e una collezione privata. Secondo la tesi qui argomentata, le due "Grotte" Firmian sarebbero state dipinte a Firenze intorno al 1705 da Alessandro Magnasco in collaborazione con il paesista e animalista tedesco attivo a Roma Philipp Peter Roos detto Rosa da Tivoli, e costituirebbero una preziosa testimonianza del soggiorno fiorentino del Roos, finora ignoto agli studi.

NOTA: Nel ben noto catalogo della mostra di Magnasco del 1996, l'autrice ha segnalato il testamento e l’inventario post mortem di Firmian con il "Catalogo delle Pitture, e Sculture" della sua collezione (1782 e '83), sconosciuti agli studi e da lei rintracciati nel fondo Notarile dell'Archivio di Stato di Milano. Questa preziosa scoperta è stata oggetto di una miserabile rapina, compiuta sotto gli occhi di tutti.

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That Addison and Steele’s “Spectator” was the most important literary model for “Il Caffè” (1764-1766) is a well-known fact. Recent studies have analysed the sophisticated pedagogic strategy adopted by the English journal, which catered for the tastes of a rising middle class. Some of these patterns were taken over by the “Il Caffè” group, who tried to adapt them to an Italian public still dominated by traditional values and alien to views of the common good based on the spread of knowledge. Verri’s journal was thus instrumental in accelerating a process of integration of Italian culture into Europe which could be considered an accomplished fact by 1770, after the international success of Dei delitti e delle pene and of “Il Caffè”. The choice of models is reflected in linguistic usage and in the literary forms adopted for the expression of new ideas. The examples examined here show the compelling force of this strategy of attack against well defined targets such as pedantry and prejudice.

nuova informazione bibliografica 3/15 rassegne Nuova informazione bibliografica, anno XII, n. 3 / Luglio-Settembre 2015 Emanuele Lugli cesare beccaria e la riduzione delle misure lineari a milano (1771-1789) 1 Della vasta bibliografia sulle riforme economiche milanesi, cito giusto M. Romani, L'economia milanese

Cui non si convenia più dolci salmi». Osservazioni sulla parodia sacra nell'Inferno dantesco Filippo Zanini, docente nei licei e redattore "Rivista di studi danteschi" Presenze tipologiche e sacramentali nell'Inferno dantesco: quale "figuralità" nella Commedia? Pietro Cagni, Università di Catania Casini e Torraca: i commenti all'Inferno tra la scuola storica e quella filologica di fine Ottocento Paesaggio, natura e società nelle Città invisibili Costanza Geddes da Filicaia, Università di Macerata Ore 15.00-17.30 I luoghi dell'anima: lo spazio geografico tra spiritualità e letteratura nel Medioevo e nel Rinascimento. «Parigi non è più Parigi». La prima crisi finanziaria dell'Età moderna nel carteggio dell'abate Antonio Rota (1719-1720) Maurizio Pegrari, Università di Verona I paesi lontani e lo straniero nelle Lettere curiose Fabio Forner, Università di Verona Le Lettere del Conte N.N. a una falsa divota di Parini Le Lettere XX di una dama ad una sua amica su le Belle Arti di Saverio Bettinelli. Natura ed erudizione 'color di rosa' Marco Paoli, Direttore rivista "Rara Volumina"

La parte di Pietro Verri e in generale del riformismo asburgico nel percorso economico-sociale che portò alle concezioni liberistiche del primo Ottocento. Confronto con il percorso parallelo di Cesare Beccaria, docente di Economia alle Scuole Palatine e poi "magna pars" del Magistrato Camerale.

L’articolo interpreta un aspetto della poetica manzoniana, cioè la polemica con l’Illuminismo, corrente di pensiero da cui l’autore deriva parte della sua stessa formazione intellettuale, soprattutto il rigore logico-razionalistico. Nell’articolo si studia la polemica con la filosofia settecentesca attraverso la scelta di tre concetti in particolare, l’opinione, il pubblico e la posterità, nei quali Manzoni vede il pericolo di scadere dalla tensione dialettica razionale all’ideologia del razionalismo astratto. L’articolo analizza la discussione dei suddetti concetti in Storia della colonna infame e conclude portando in luce le somiglianze e le divergenze fra quest’opera e le Osservazioni sulla tortura di Verri.

The historiography of political economy is currently undergoing a cultural turn, as abstract histories of economics on the model of Joseph A. Schumpeter’s History of Economic Analysis give way to more nuanced studies of economic ideas in their specific historical contexts. My essay contributes to this historiographical movement by contextualizing the economic theories and policies formulated by the members of the Accademia dei pugni in Austrian Lombardy in the 1760s and 70s. Particularly, it focuses on the practical exigencies of their Lombard context and the respective pulls of their disparate and sometimes conflicting patriotisms, whether religious, cultural, political, or economic. Austrian models of economic reform such as Philipp Ludwig Wenzel von Sinzendorf’s plan for an economic recovery influenced Milanese reformers much like a the reception of French, Spanish, and British economic ideas did, and the unique institutional context in which political economists such as Pietro Verri, Cesare Beccaria, and Sebastiano Franci operated goes a long way towards explaining their seemingly idiosyncratic contribution to the discipline, at once aware of how freer international trade was revolutionizing the world and eminently sensitive to the need for an active economic policy to safeguard Lombardy in an age of ruthless economic competition. Though the Accademia dei pugni historiographically has been considered an incubator of both ‘mercantilism’ and ‘economic liberalism’, a more careful contextualization of the group’s work unveils a coherent political economy that, though hard to fit into historical stereotypes, was not simply torn between theory and practice, ‘laissez-faire’ and ‘protectionism’. In effect, they made one of the greatest contributions to the development of political economy in the eighteenth century.

Gli scritti giornalistici di Pietro Verri successivi alla stagione del "Caffè", apparsi tra 1766 e '68 sull'"Estratto della Letteratura europea", pubblicato in Svizzera da Fortunato Bartolomeo De Felice. Vengono presentati testi fondamentali per l'evoluzione del pensiero di Verri, tra cui la recensione ai "Versi sciolti" e alle "Lettere inglesi" di Saverio Bettinelli.

[open access : https://journals.openedition.org/mefrim/10040#article-10040]
———  Cet article retrace trois histoires entrelacées : celle des manuscrits du Carteggio de Pietro et Alessandro Verri (1766-1797) ; celle des éditions de ce Carteggio, depuis la première anthologie de lettres (1879) jusqu’à la parution récente de deux volumes de lettres dans le cadre de l’Edizione nazionale de Pietro Verri (2008 et 2012) ; et celle des pratiques éditoriales et philologiques appliquées aux corpus épistolaires du XVIIIe siècle, qui, en un siècle et demi, ont gagné en rigueur pour atteindre leur maturité dans les années 1980, quoique le traitement des lettres chiffrées soulève encore des questions méthodologiques. L’article réinscrit ensuite le Carteggio dans le maillage des échanges épistolaires à l’échelle des Lumières lombardes dans le but de repenser le caractère d’« exceptionnalité » de cette œuvre canonique et de la situer dans une plus vaste trame : le réseau, la galaxie de pairs qui entendaient fonder un espace de travail partagé.  ———
From the correspondance to the network: analysing, editing and recontextualising the letters of Pietro and Alessandro Verri. This article explores three intertwined threads: the history of the manuscripts of Pietro and Alessandro Verri’s Carteggio (1766-1797); the history of the editions of this correspondence, from the first anthology of letters (1879) to the recent publication of two volumes of letters as part of Pietro Verri’s Edizione nazionale (2008-2012); and the history of editorial and philological practices applied to 18th century epistolary corpuses, which, in a century and a half, gained in rigour to reach maturity in the 1980s, although the treatment of cyphers in the letters still raises methodological questions. The article then reinserts the Carteggio into the network of epistolary exchanges on the scale of the Lombard Enlightenment in order to rethink the character of “exceptionality” of this canonical work and to reintegrate it into a broader framework: the network, the galaxy of peers who intended to create a shared workspace.

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Cet article analyse un corpus de manuscrits inédits composés par celui qui fut l’un des principaux collaborateurs de Cesare Beccaria au sein de l’"Accademia dei Pugni": Alessandro Verri. Diplômé de droit de l’Université de Pavie en septembre 1760 et admis trois ans plus tard au Collegio dei Nobili Giurisperiti, Alessandro Verri acquit une expérience des procédures pénales – cette fameuse expérience « pratique » que Beccaria disait n’avoir pas eue – en exerçant de 1763 à 1765, les fonctions de Protettore dei carcerati. Cette charge, que son aîné Pietro avait assumée en 1751-1752 et leur père avant eux, permettait aux jeunes juristes de se familiariser avec le milieu carcéral et le déroulement des procès. Alessandro Verri exerça son office à la prison de la Malastalla, ancienne œuvre pieuse destinée à l’enfermement des prisonniers indigents, qui était le siège de la société des Protecteurs. Au cours de cette période, il composa vingt-six défenses dont les manuscrits sont aujourd’hui conservés à l’Archivio Verri de Milan (Fondazione Raffaele Mattioli). Certaines sont de la plume de Beccaria, d’autres sont corrigées par Pietro Verri et Alfonso Longo, signe que ces travaux contemporains de la genèse puis des corrections des Delits et des peines se firent dans l’esprit de collaboration des Pugni. Ils offrent de ce point de vue une documentation d’une exceptionnelle richesse pour cerner le substrat concret qu’Alessandro, qui côtoyait dans l’exercice de ses fonctions le spectacle de la misère humaine, put fournir aux réflexions Beccaria.

Conferenza tenuta il 30 marzo 2017 presso il Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne dell'Università di Torino, nell'ambito del progetto "Incontri letterari del giovedì, stagione 2017", organizzato dal Professor Luca Badini Confalonieri (ordinario di Letteratura Italiana presso l'Università di Torino)

i già vitati Cau//i e Mozzoni, conte tanti dei personaggi ignoti o semisconosciuti» resti tuiti agli studi dal lavoro al carteggio becca nano, a convincere davvero il lettore della felice intuizione che ('apra ha modo di la sciar cadere, con il consueto understatement.

La sala conferenze di Palazzo Sormani di Milano, sede della Biblioteca Comunale Centrale, è indicata come Sala del Grechetto dalla storica ed arbitraria attribuzione al Giovanni Benedetto Castiglione delle tele che la ornano completamente a modo di tappezzeria continua. Solo ora, dopo altalenanti proposte attributive, tra le quali un anonimo Maestro di Palazzo Lonati Verri, l'autrice ha scoperto sia i nomi dei principali autori, sia le dinamiche della committenza seicentesca di un ramo collaterale dei Visconti imparentati con i Borromeo.

Cet article place la question du rapport de la philosophie kantienne aux empirismes sur le terrain de la compréhension du sentiment de plaisir et de peine, en mesurant l'importance de l'adhésion aux thèses d'inspiration lockienne de Verri et de leur reformulation dans le vocabulaire de la force vitale. Prolongée par l'examen des rapports de Kant à Burke, cette analyse dévoile dans l'affectivité un lieu privilégié pour penser l'articulation de l'anthropologique et du transcendantal.

Abstracts : Français - English - Italiano

La correspondance des frères Verri permet de suivre pendant trente ans (1766-1797) l’élaboration des principales œuvres économiques et philosophiques de Pietro et le mûrissement des goûts littéraires d’Alessandro au gré de multiples expérimentations de styles et de genres. Le premier vit à Milan, le second réside à Rome : tous deux développent, à travers leur correspondance hebdomadaire, une pratique collaborative de l’écriture. Brouillons et manuscrits transitent par voie postale pour être discutés et annotés, le texte prenant forme au fil de ces échanges. Mais l’écriture épistolaire des frères Verri n’a pas, en matière de genèse littéraire, qu’une fonction productrice : les jugements exprimés ne témoignent pas toujours d’une capacité de l’interlocuteur à saisir et déchiffrer l’œuvre et ses enjeux. Avec le temps, s’usent l’amitié fraternelle et ses promesses initiales (stimuler l’autre, être son censeur
impartial), à mesure que deux styles s’affirment et que se creuse le clivage idéologique dans les années de la Révolution.

The correspondence of the Verri brothers makes it possible to follow the evolution, throughout thirty years (1766-1797), of the development of the most important economic and political works of Pietro, together with the development of Alessandro’s literary taste through many experimentations with styles and genres. The first lived in Milan; the second in Rome: by their weekly correspondence, they developed a collaborative writing. Drafts and manuscripts are sent by post and are discussed and annotated, the text being shaped throughout these exchanges. But the correspondence of the Verri brothers does not only have, with regards to literary genetics, a productive function: the expressed opinions do not always reveal the counterpart’s ability to understand the work and its issues. Over time, brotherly friendship vanishes and so does the initial commitment (to encourage the other, to be an unbiased censor), as two different styles are developed, and the ideological gap becomes wider in the years of Revolution.

La corrispondenza tra i fratelli Verri permette di seguire, nell’arco di trent’anni (1766-1797), l’elaborazione delle principali opere economiche e filosofiche di Pietro e la maturazione dei gusti letterari di Alessandro attraverso varie sperimentazioni di stili e di generi. Il primo vive a Milano, il secondo a Roma: entrambi sviluppano, tramite la corrispondenza settimanale, una pratica collaborativa della scrittura. Abbozzi e manoscritti circolano a mezzo posta per essere discussi e annotati, e il testo prende progressivamente forma attraverso questi scambi. Ma, dal punto di vista della genesi letteraria, la scrittura epistolare dei fratelli Verri non ha soltanto una funzione produttiva: i giudizi espressi non sempre testimoniano della capacità, da parte dell’interlocutore, di comprendere l’opera e di coglierne la posta in gioco. Con il passare del tempo l’amicizia fraterna si affievolisce e le sue iniziali promesse (stimolare l’altro, essere il suo censore imparziale) vengono meno, via via che due stili distinti si affermano e che si approfondisce il divario ideologico negli anni della Rivoluzione.

The terms “capitalism” and “socialism” continue to haunt our political and economic imaginations, but we rarely consider their interconnected early history. Even the eighteenth century had its “socialists,” but unlike those of the nineteenth, they paradoxically sought to make the world safe for “capitalists.” The word “socialists” was first used in Northern Italy as a term of contempt for the political economists and legal reformers Pietro Verri and Cesare Beccaria, author of the epochal On Crimes and Punishments. Yet the views and concerns of these first socialists, developed inside a pugnacious intellectual coterie dubbed the Academy of Fisticuffs, differ dramatically from those of the socialists that followed.

Sophus Reinert turns to Milan in the late 1700s to recover the Academy’s ideas and the policies they informed. At the core of their preoccupations lay the often lethal tension among states, markets, and human welfare in an era when the three were becoming increasingly intertwined. What distinguished these thinkers was their articulation of a secular basis for social organization, rooted in commerce, and their insistence that political economy trumped theology as the underpinning for peace and prosperity within and among nations.

Reinert argues that the Italian Enlightenment, no less than the Scottish, was central to the emergence of political economy and the project of creating market societies. By reconstructing ideas in their historical contexts, he addresses motivations and contingencies at the very foundations of modernity.

In Natura Società Letteratura, Atti del XXII Congresso dell'ADI -Associazione degli Italianisti (Bologna,(13)(14)(15) settembre 2018), a cura di A. Campana e F. Giunta, Roma, Adi editore, 2020 Isbn: 9788890790560 Come citare: https://www.italianisti.it/pubblicazioni/atti-di-congresso/natura-societa-letteratura [data consultazione: gg/mm/aaaa] Natura Società Letteratura © Adi editore 2020 1 ALESSIO BOTTONE Pietro Verri dialogista: un genere letterario per leggere la realtà Lungo il corso del proprio itinerario intellettuale, Pietro Verri ricorre più volte al dialogo come punto di osservazione sulla realtà politica e storica di cui si trova a essere protagonista o interprete. Di questo genere, proveniente dalla stagione rinascimentale e dalla più recente svolta galileiana, l'illuminista milanese fa un uso sapiente e consapevole, ereditandone alcune forme tradizionali e rimodulandole in coerenza con la sua idea di letteratura.

Il volume raccoglie brevi saggi che definiscono il profilo di un'indagine interdisciplinare sul tema dell'assenza coinvolgendo letteratura, linguistica, filologia, arti figurative, e facendo ricorso a nuove o consolidate prospettive metodologiche allo scopo di elaborare un quadro significativo dell'argomento. Lo spazio bianco causato dalla perdita, dall'omissione o dalla negazione della forma può configurarsi come manifestazione concreta del non espresso e principio metaforico per una riflessione intorno all'assenza. È su tale tema che questo volume intende soffermarsi.

This paper takes into consideration the contents of the main journal produced by the so-called School of Milan, one of the main centers of irradiation of the Italian Enlightenment and among the most important intellectual circles in Eighteenth-century Europe. The essay analyzes, in particular, the reception of new scientific methodologies by the Milanese illuminists (including Pietro Verri and Cesare Beccaria), as well as their application to the renewal of coeval economic knowledge. The main conclusion is that the School of Milan had a critical and, in a way, disenchanted view of seventeenth-and eighteenth-centuries scientific innovation; and precociously learned to grasp the limits of mathematics applied to the social sciences.

Recension de : Pietro VERRI, Méditations sur l’économie politique, André TIRAN (éd.), Paris, Classiques Garnier, 2015, 441 p., ISBN 978-2-8124-3780-9, 49 €.
Dans: Annales historiques de la Révolution française, 2017 - N° 1 [205-228], p. 217-219.

This paper is the very first part of a broader project on the Italian Enlightenment and its political thought that I hope to develop over the next few years. It combines the history of historiography, the history of ideas, and intellectual and conceptual history to set the stage for future work. 
The following pages examine one of the most pressing problems in XVIII-century political theory – that is, the nature, foundations, and implications of luxury in the context of modern commercial societies – through the prism of the Italian Enlightenment(s) and, more specifically, through an under-explored chapter in the intellectual history of the Milanese Enlightenment: Pietro Verri’s reading of David Hume’s "Political Discourses".
Together with his younger brother Alessandro, Pietro (1728-1797) was the co-founder of the Academy of Fists (“Accademia dei Pugni”) – a group of young aristocrats, including Cesare Beccaria, animated by common reformist goals and anonymously fostering public debate through their periodical "Il Caffè" (The Coffehouse, published from 1764). He wrote extensively in a variety of fields (literature, philosophy, history, and law) but made political economy the core of his intellectual project throughout his whole life. Praised by Kant, his writings played a crucial role in both introducing the multiple publics across the peninsula to some of the most influential ideas on commerce debated outside Italy and outlining a syncretic understanding of luxury beyond the traditional juxtaposition of moral and economic categories. However, the towering figure of Beccaria, with his land-marking pamphlet "On Crimes and Punishments" (1764), has almost irreversibly eclipsed the work and thought of Verri over the past two hundred and fifty years, with countless books, volumes, essays, and conferences on the former (Beccaria) and an incomparably less extensive scholarship on the latter (P. Verri). 
The tentative goal of this paper is to press Anglo-American scholars, among which this bias is more evident, to rescue Pietro Verri from his prolonged neglect and to explore his writings as a meaningful contribution to the development of political economy in Italy in the age of the Enlightenment. More specifically, it encourages to excavate the origins and sources of Verri’s economic thought, which dynamically evolved over the years and critically engaged, revisited, and combined at least two different intellectual traditions – the French and the British. While scholars have traditionally examined Verri’s thought through the lens of the former, with a predominant focus on his reading of Melon, they have paid less attention to the latter, though his oeuvre often references the work of Hume and Mandeville (and his private library included copies of Bacon’s "Opera Omnia" and Locke’s economic writings).
The recent publication of Verri’s opera omnia – eight volumes released between 2003 and 2014 by Edizioni di Storia e Letteratura in Rome, offering for the first time, and in the most philologically accurate form, the writings and extensive epistolary of a leading voice of the Milanese and Italian Enlightenment – allows to shed light on the ‘pre-history’ of his systematic writings in political economy. In particular,
the two books of the second volume of the first series ("Scritti di economia, finanza e amministrazione": I-II) enable to scrutinize the multiple intellectual legacies upon which he drew throughout the years and decades.
One source included in the first part of this volume, and  made available to a broader audience for the first time in 2006, deserves closer attention: the notes Pietro Verri took in 1760 when he first had the chance to read Hume’s "Political Discourses". Published as "Estratti da Hume", they do not offer a critical commentary. They are – literally – excerpts from Hume’s most famous, and most widely read, work in XVIII-century Italy (though predominantly through French translations); as such, their value lies not in the interpretation they disclose, but in the kind of reading they suggest. In other words, they help to better understand the influence Hume had in the forging of Verri’s early views on political economy through the textual selection they operate.
My paper tries to shed light on this intriguing, and so far under-explored, chapter in the history of modern European political thought. It also points at the far-reaching implications that a closer scrutiny of P. Verri's reading of Hume through the lens of economic concerns would have on the way Anglo-American scholars usually conceptualize the focus and nature of the Italian Enlightenment(s).

Un'analisi dei condizionamenti che la censura postale esercitava sulla scrittura epistolare nell'Italia del Sette e dell'Ottocento, attraverso alcuni esempi significativi tratti dagli epistolari di alcuni scrittori (Pietro e Alessandro Verri, Ugo Foscolo, Giuseppe Mazzini, Ippolito Nievo).

Profondamente segnata da un dualismo incessante, l’opera di Alessandro Verri rispecchia con formidabile icasticità l’affascinante incertezza che caratterizza ogni fin de siècle, allorché un’era prossima all’estinzione guerreggia senza soste contro la rivale nascente.
Nella contesa fra due epoche c’è sempre un periodo di convivenza, necessario all’una per vivere, all’altra per morire. Si tratta di una fase in cui l’intenso contatto favorisce il reciproco contagio tra le due forze, generando forme ibridate, atipiche.
Alessandro Verri vive in un momento storico di confine, a cavallo tra Sette e Ottocento, e un esame complessivo della sua carriera rivela una costante tensione riguardante vari aspetti della sua vita: i viaggi (dalla fervida Parigi alla pacata Londra), le città in cui risiede (prima la Milano dei Pugni e del «Caffè» poi la Roma dei papi e degli archeologi), le scelte politico-ideologiche (all’inizio progressiste e successivamente conservatrici) e letterarie (la fusione del milieu neoclassico e di quello preromantico); in sostanza, l’intera esistenza di Verri si sviluppa entro gli estremi di due più universali coordinate: continuità e innovazione.
Questa “lettura guidata” dà voce a testi e documenti accantonati e di difficile fruizione, con la cu¬riosità e la discrezione dell’appassionato che entra, appunto, nella bottega di un “antiquario”.