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lunedì 25 marzo 2013

Il futuro della religione

In questi giorni post-conclave, nell'ambito del dibattito sul futuro della religione, vi ripropongo qui di seguito il mio intervento su tale argomento al Festival della Filosofia di Torino del 2007. 


 

Per vedere il video dell'intervista clicca qui (UniNettuno.tv)


Il futuro della religione di R. Rorty, G. Vattimo, S. Zabala (Garzanti, 2005)

sabato 26 settembre 2009

Se Dio è persona, la fede non appartiene alle Chiese

Se Dio è persona, la fede non appartiene alle Chiese

La religiosità secolare. Un’esperienza sempre più «individualizzata»: un saggio del sociologo Beck letto da Vattimo, che interviene domani a «Torino Spiritualità»

La Stampa - TuttoLibri, 26 settembre 2009

Anche se molti fondamentalisti non sono d'accordo, è ormai abbastanza generalmente acquisito che la secolarizzazione - l'erosione e trasformazione in senso laico della tradizione religiosa - è un fenomeno legato all'essenza stessa della religione, e in particolare un vero fenomeno cristiano.
È da qui che parte il libro del sociologo tedesco Ulrich Beck, il quale intitola la sua opera Il Dio personale. Un'espressione che a prima vista sembrerebbe esprimere la più pura ortodossia cristiana, giacché, come abbiamo imparato dal catechismo, Dio è per l'appunto una persona, non un'entità astratta o una specie di nome per la totalità dell'essere. È solo a un Dio personale in questo senso che si possono rivolgere preghiere e atti di amore.
Ma nel titolo di Beck il termine «personale» allude piuttosto al credente stesso: noi ormai crediamo in un dio nostro, termine di una esperienza che ciascuno vive in proprio e secondo la propria identità più profonda.
Spesso i fondamentalisti parlano di questo come di una «religione à la carte»: secondo loro, oggi ognuno si fa la sua religione, o possiamo dire il suo Dio, secondo i propri gusti e ideali individuali. Beck suggerisce che in fondo un Dio personale nel primo senso, più oggettivo, del termine, non può alla lunga che divenire anche un Dio personale nel secondo senso: se il Dio in cui crediamo è una persona è difficile che non ci rapportiamo a lui a nostra volta come persone specifiche.
Questo è in fondo il senso della secolarizzazione: non una dissoluzione e presa di congedo dal religioso, ma lo sviluppo di una esperienza sempre meno rigidamente istituzionalizzata del rapporto con Dio. E proprio il cristianesimo, con la sua insistenza sulla coscienza individuale, ha spinto la religiosità in questa direzione.
È il problema di fronte a cui si trovano oggi le chiese, non solo la cattolica e non solo le chiese cristiane. Beck, che è un sociologo, documenta fenomeni analoghi a quella che chiamiamo secolarizzazione anche in altri territori religiosi, e anzitutto nell'Islam. La questione è insomma, sul piano descrittivo su cui si colloca Beck: come si stanno configurando e si configureranno le grandi religioni della tradizione, in un mondo come il nostro, nel quale modernità e post-modernità sembrano tutte, anche se in modi diversi, orientare la credenza religiosa nel senso di una sempre maggiore individualizzazione?
Non è solo un problema per le gerarchie ecclesiastiche, che vedono ridursi la propria autorità nella sfera pubblica e incontrano sempre più resistenza da parte degli stessi fedeli che pure professano il loro credo. Anche per i credenti sembra difficile immaginare una vita religiosa senza istituzioni, senza i riti, le feste, in generale la «guida» delle loro tradizionali autorità. E si noti poi, come mostra bene Beck, che la secolarizzazione «occidentale» (riscontrabile soprattutto nel mondo cristiano europeo-americano) non solo non significa una diminuzione della religiosità, ma ha anche un potente contraltare (è il caso di dirlo) nella crescente diffusione del cristianesimo, cattolico o protestante, in regioni come Africa, Asia, America Latina. Il che conferma che le chiese sono, come dice il sociologo, dei global players, degli agenti globali.
Utile ricordarlo a noi italiani che spesso, guardando alla situazione della Chiesa cattolica in Italia, abbiamo l'impressione non immotivata che qui si stia assistendo agli ultimi spasimi di un «potere» tanto più esigente e dispotico quanto più consapevole del proprio declino.
Le chiese, insomma, lungi dall'essere alla fine, come pensava e voleva una teoria troppo ingenua e lineare della modernizzazione e della secolarizzazione, manifestano oggi una vitalità rinnovata proprio nella misura in cui sono, nella loro stessa costituzione originaria, soggetti globali e dunque adeguati all'epoca della mondializzazione. In qualche senso, la religiosità è tanto più universalistica quanto più è individualizzata. Sono le istituzioni ecclesiastiche, molto più che la fede individuale, a pretendere l'esclusiva del rapporto con il divino, verso l'esterno, e verso l'interno l'ortodossia dei loro fedeli.
Naturalmente Beck non si nasconde i tanti rischi che l'individualizzazione della religiosità porta con sé. Non solo certi fenomeni - visibili soprattutto in America – della nascita di nuove sette spesso ispirate da pastori o guru che badano soltanto agli affari. Piu sottilmente, il grande rischio è che le coscienze individuali siano profondamente manipolate dai media e dal potere - una questione a cui è sensibile soprattutto Juergen Habermas, che Beck cita spesso nel suo lavoro.
Ma quest'ultimo rischio è ovviamente legato alla questione della libertà politica in un mondo dove i sistemi di controllo e di manipolazione stanno diventando sempre più potenti. Le chiese che cosa faranno per combattere i rischi contro la libertà?
Per Beck, le religioni possono e devono avere un ruolo politico fondamentale nella costruzione di un mondo più giusto. Ma solo, pensa Beck e noi siamo d'accordo con lui, se, con una non facile trasformazione, sapranno sostituire alla dedizione alla verità (solo il nostro Dio è vero e salva, gli altri sono «dèi falsi e bugiardi») il valore prevalente della pace. Non sarebbe anche questo un modo per realizzare il vero trionfo del Cristianesimo come religione della carità?

Ulrich Beck
IL DIO PERSONALE
La nascita della
religiosità secolare
trad. di S. Franchini
Laterza, pp. 258, euro 16

Gianni Vattimo interverrà domani (h.11, Cortile di Palazzo Carignano) a Torino Spiritualità su «Credere di credere» in un dibattito con Ermanno Bencivenga e Alberto Voltolini, moderato da Giancarlo Bosetti, autore di «Il fallimento dei laici furiosi» (Rizzoli).