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martedì 18 giugno 2013

“La Chiesa dovrebbe superare le ipocrisie sulla sessualità”

Breve intervista a Gianni Vattimo, a cura di Marco Neirotti
in La Stampa del 13 giugno 2013

                                                                                         Fonte: godandpoliticsuk.org

Il filosofo Gianni Vattimo, parlamentare europeo eletto con l’Italia dei Valori, guarda con attenzione e su diversi piani la frase di Papa Francesco sulla «lobby gay». Sono in realtà poche parole, dette durante un’udienza privata e appaiono più che altro conferma di una voce diffusa e giunta concretamente fino a lui.

giovedì 23 maggio 2013

Vattimo sul suicidio di Notre Dame: "Un gesto rispettabile, ma che sa di Medioevo"


di Giulia Belardelli, L'Huffington Post

                                                                                                        Foto: La Vanguardia

“Un gesto paradossalmente rispettabile, di una persona che, in questo caso, ci ha messo non solo la faccia, ma anche la vita”. È questo il primo commento a caldo di Gianni Vattimo, filosofo ed europarlamentare dichiaratamente omosessuale, alla notizia del suicidio “di protesta” compiuto dallo storico e saggista francese Dominique Venner. 

domenica 10 giugno 2012

European Parliament strongly condemns homophobic laws and discrimination in Europe

May 24th, 2012
With a large majority (430 for, 105 against), the European Parliament has adopted a resolution to condemn homophobic laws and discrimination in Europe.

Flags outside the European Parliament building Louise Weiss in StrasbourgFor the first time since the last European elections, all five mainstream political groups co-authored the text, including centre-right EPP, S&D, ALDE, Greens/EFA andGUE/NGL.
In today’s resolution, the European Parliament “strongly condemns any discrimination on the basis of sexual orientation and gender identity”.
The Parliament adopted its official position after a debate on Tuesday, where MEPs almost unanimously asked the European Commission and European governments to better protect the rights of lesbian, gay, bisexual and transgender people.
The resolution particularly condemns recent laws or proposals in EU countries (Lithuania, Latvia, Hungary) and Council of Europe Member States Russia, Ukraine and Moldova, making it a penal or criminal offence to talk positively about homosexuality in public.
These laws and proposals consider “gay propaganda” any support, tolerance or acceptance of LGBT people. They have already been used to arrest and fine citizens, and legitimise homophobia and sometimes violence, as was the case in Kiev and Saint Petersburg.
Ulrike Lunacek MEP, Co-President of the LGBT Intergroup in the European Parliament, commented: ”Such a huge support from across political groups shows that homophobes are losing their ground in Europe.
“Politicians in Lithuania, Latvia, Hungary, Russia, Ukraine and Moldova should take note: all political families in Europe find it unacceptable to limit freedom of expression as they do. We will not rest until these laws are repealed, and LGBT people in these countries can live without fear.”
Michael Cashman MEP, who is also Co-President of the Intergroup, added: Homophobia, lesbophobia and transphobia are still a cruel reality for too many in Europe.
“We must take action now: the anti-discrimination Directive, the Framework Decision on hate crimes, the recognition of civil status documents and their effects… these are tangible measures we can take within the next two years. We hope Viviane Reding and the Council will show all the good will they promised in this debate.”
Read more:

Risoluzione del Parlamento europeo sulla lotta all'omofobia in Europa: la proposta Alde

PROPOSTA DI RISOLUZIONE




Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0234/2012
21.5.2012
PE489.265v01-00
 
B7-0243/2012
presentata a seguito di dichiarazioni del Consiglio e della Commissione
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento

sulla lotta all'omofobia in Europa (2012/2657(RSP))

Sophia in 't Veld, Sarah Ludford, Renate Weber, Sonia Alfano, Frédérique Ries, Kristiina Ojuland, Gianni Vattimo, Ramon Tremosa i Balcells, Marietje Schaake, Louis Michel, Jan Mulder, Edward McMillan-Scott a nome del gruppo ALDE

Risoluzione del Parlamento europeo sulla lotta all'omofobia in Europa (2012/2657(RSP))  
B7‑0243/2012
 
Il Parlamento europeo,
–   visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, il Patto internazionale sui diritti civili e politici, la Convenzione sui diritti del fanciullo e la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali,
–   visti l'articolo 2, l'articolo 3, paragrafo 5, e gli articoli 6, 7, 21 e 27 del trattato sull'Unione europea, gli articoli 10 e 19 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea e la Carta dei diritti fondamentali dell'UE,
–   visto lo strumentario per la promozione e la tutela dell'esercizio di tutti i diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT), adottato dal gruppo di lavoro "Diritti umani" del Consiglio dell'Unione europea,
–   viste la risoluzione 1728 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, del 29 aprile 2010, sulla discriminazione basata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, e la raccomandazione CM/Rec(2010)5 del Comitato dei ministri, del 31 marzo 2010, sulle misure per combattere la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale o l'identità di genere,
–   vista la relazione dell'Agenzia per i diritti fondamentali del novembre 2010 in materia di omofobia, transfobia e discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere,
–   viste le sue precedenti risoluzioni sull'omofobia, in particolare quelle del 26 aprile 2007 sull'omofobia in Europa, del 15 giugno 2006 sull'intensificarsi della violenza razzista e omofoba in Europa, del 18 gennaio 2006 sull'omofobia in Europa, del 19 gennaio 2011 sulla violazione della libertà di espressione e sulle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale in Lituania, del 17 settembre 2009 sulla legge lituana sulla tutela dei minori contro gli effetti dannosi della pubblica informazione, del 18 aprile 2012 sui diritti umani nel mondo e la politica dell'Unione europea in materia, comprese le conseguenze per la politica strategica dell'UE in materia di diritti umani, del 14 dicembre 2011 sul prossimo vertice UE-Russia e del 28 settembre 2011 sui diritti umani, l'orientamento sessuale e l'identità di genere nel quadro delle Nazioni Unite,
–   visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che l'Unione europea si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze, e che essa afferma e promuove tali valori tanto al suo interno quanto nelle relazioni con il resto del mondo;
B.  considerando che l'omofobia consiste nella paura e nell'avversione irrazionali provate nei confronti dell'omosessualità e di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) sulla base di pregiudizi, ed è assimilabile al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo; che si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto diverse forme, tra cui incitamento all'odio e istigazione alla discriminazione, scherno e violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e uccisioni, discriminazioni a violazione del principio di uguaglianza e limitazione ingiustificata e irragionevole dei diritti, e spesso si cela dietro motivazioni fondate sull'ordine pubblico, sulla libertà religiosa e sul diritto all'obiezione di coscienza;
C. considerando che la Commissione ha asserito il proprio impegno ad assicurare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali nell'UE, dichiarando che l'omofobia non sarà tollerata in Europa;
D. considerando che negli Stati membri e nei paesi terzi continuano a verificarsi casi di omofobia, tra cui omicidi, interdizione delle marce per l'orgoglio omosessuale (gay pride) e delle manifestazioni per l'uguaglianza, utilizzo pubblico di un linguaggio aggressivo, minaccioso e improntato all'odio, incapacità della polizia di assicurare un'adeguata protezione, violente manifestazioni autorizzate di gruppi omofobi ed esplicito divieto di riconoscere le unioni esistenti tra partner dello stesso sesso;
E.  considerando che in alcuni Stati membri i partner dello stesso sesso non godono di tutti i diritti e le tutele assicurati ai coniugi eterosessuali, subendo così discriminazioni e penalizzazioni, e che allo stesso tempo sempre più paesi in Europa hanno dichiarato di garantire le pari opportunità, l'inclusione e il rispetto, o si stanno muovendo in tale direzione, assicurando la tutela dalla discriminazione basata sull'orientamento sessuale, sull'espressione di genere e sull'identità di genere come pure il riconoscimento delle famiglie composte da partner dello stesso sesso;
F.  considerando che il Parlamento europeo ribadisce il proprio impegno a favore dell'uguaglianza e della non discriminazione in base all'orientamento sessuale e all'identità di genere nell'UE, in particolare per quanto concerne l'approvazione della direttiva del Consiglio recante applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale, che è attualmente bloccata a causa delle obiezioni di alcuni Stati membri, nonché per quanto riguarda le future proposte per il riconoscimento reciproco degli effetti dei documenti di stato civile, la prossima revisione della decisione quadro sul razzismo e la xenofobia per includere il reato di omofobia e una tabella di marcia globale che assicuri l'uguaglianza sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere;
G. considerando che in Lituania resta giuridicamente difficile stabilire se la pubblica informazione possa promuovere l'accettazione dell'omosessualità in base alla legge sulla tutela dei minori contro gli effetti dannosi della pubblica informazione, modificata nel 2010;
H. considerando che in Lettonia un membro del consiglio municipale di Riga ha recentemente presentato un progetto di legge inteso a vietare la "propaganda dell'omosessualità" per impedire lo svolgimento della marcia dell'orgoglio baltico (Baltic Pride) del marzo 2012, e che questa proposta non è ancora stata esaminata;
I.   considerando che in Ungheria il partito di estrema destra Jobbik ha recentemente presentato diversi progetti di legge intesi a introdurre il nuovo reato di "diffusione dei disturbi del comportamento sessuale" e che il partito Fidesz ha presentato al consiglio municipale di Budapest un'ordinanza locale per "limitare le marce oscene" prima del gay pride di Budapest; che le proposte sono successivamente state abbandonate, anche se potrebbero essere reintrodotte nei parlamenti nazionali o locali; che la revisione della definizione di famiglia è fonte di preoccupazione;
J.   considerando che in Russia sono state approvate leggi penali e amministrative contro la "propaganda dell'omosessualità" nelle regioni di Rjazan' nel 2006, Archangel'sk nel 2011 e Kostroma e San Pietroburgo nel 2012, e che le regioni di Novosibirsk, Samara, Kirov, Krasnojarsk e Kaliningrad stanno considerando l'adozione di norme simili; che dette leggi prevedono sanzioni fino a 1 270 euro per le persone fisiche e fino a 12 700 euro per le associazioni e le imprese; che la Duma federale sta considerando l'introduzione di una legge analoga;
K. considerando che in Ucraina sono all'esame del parlamento due progetti di legge presentati nel 2011 e nel 2012 nell'ottica di introdurre il reato di "diffusione dell'omosessualità", che includerebbe l'organizzazione di riunioni, parate, azioni, dimostrazioni e manifestazioni di massa intese a diffondere intenzionalmente informazioni positive sull'omosessualità; che le sanzioni proposte comprendono multe e pene detentive fino a cinque anni; che la commissione per la libertà di espressione sostiene tale progetto di legge;
L.  considerando che in Moldova i consigli distrettuali e i territori di Bălți, Anenii Noi, Chetriş e Hiliuţi hanno adottato nel 2012 norme intese a vietare "la propaganda omosessuale e le attività musulmane"; che tali misure sono già state dichiarate incostituzionali dalla Cancelleria di Stato di Chetriş;
M. considerando che la delegazione dell'UE in Moldova ha espresso "profondo rammarico e viva preoccupazione" in relazione a tali "manifestazioni di intolleranza e discriminazione";
Situazione nell'Unione europea
1.  condanna fermamente qualsiasi forma di violenza e discriminazione basata sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere e sostiene la necessità di continuare ad adoperarsi in modo sistematico a livello di Unione europea, Stati membri e paesi terzi per combattere l'omofobia all'interno della società e impedire l'adozione di norme che potrebbero nuocere alla comunità LGBTI; invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a garantire la protezione della comunità LGBTI in relazione ai discorsi omofobi improntati all'odio, all'istigazione all'odio, alla violenza e alle discriminazioni nonché ad assicurare che i diritti, le libertà, il rispetto, la dignità e le tutele riconosciuti ai partner dello stesso sesso siano uguali a quelli garantiti al resto della società; condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l'odio e la violenza, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli;
2.  chiede alla Commissione di rivedere la decisione quadro sul razzismo e la xenofobia per rafforzarne e ampliarne il campo di applicazione, onde includere, tra l'altro, l'omofobia e la transfobia;
3.  invita il Consiglio dell'Unione europea e gli Stati membri a concretizzare l'obiettivo della lotta alle discriminazioni omofobe, rimuovendo gli impedimenti alla proposta di direttiva del Consiglio recante applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, dalla disabilità, dall'età o dall'orientamento sessuale;
4.  invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che la direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione sia attuata senza discriminazioni in base all'orientamento sessuale e a deferire alla Corte gli Stati membri che l'hanno recepita parzialmente o in modo scorretto; invita la Commissione a proporre misure per riconoscere reciprocamente gli effetti dei documenti di stato civile in base al principio del riconoscimento reciproco;
5.  richiama l'attenzione sulle conclusioni della relazione dell'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea intitolata "Omofobia, transfobia e discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere"; invita la Commissione e gli Stati membri a dare seguito nella massima misura possibile ai pareri contenuti in detta relazione; chiede alla Commissione di esaminare attentamente i futuri risultati dell'inchiesta LGBT dell'Agenzia per i diritti fondamentali e di intraprendere azioni appropriate;
6.  invita la Commissione a garantire che la relazione annuale sull'applicazione della Carta dei diritti fondamentali comprenda una strategia per rafforzare la protezione dei diritti fondamentali nell'UE, includendo informazioni integrali ed esaustive sull'incidenza dell'omofobia negli Stati membri nonché soluzioni e azioni proposte per superarla;
7.  chiede nuovamente alla Commissione di stabilire una tabella di marcia globale che assicuri l'uguaglianza sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere;
8.  plaude ai progressi registrati negli Stati membri per superare le discriminazioni subite dalle persone LGBTI e dalle coppie dello stesso sesso, ad esempio per quanto concerne l'eredità, le disposizioni in materia di proprietà, le locazioni, le pensioni, le tasse, la previdenza sociale, ecc., riconoscendo in particolare le relazioni tra partner dello stesso sesso attraverso la coabitazione, l'unione civile o il matrimonio; plaude al fatto che sedici Stati membri offrono attualmente queste opportunità e invita gli altri Stati membri a fare altrettanto; chiede agli Stati membri di assicurare la denuncia dei reati omofobi, di provvedere alla formazione del personale incaricato dell'applicazione della legge, affinché gestisca adeguatamente tali situazioni, e di combattere il bullismo nelle scuole;
9.  chiede agli Stati membri di concedere l'asilo alle persone perseguitate in base all'orientamento sessuale o all'identità di genere;
Leggi omofobe e libertà di espressione in Europa
10. è gravemente preoccupato che in alcuni Stati membri dell'UE e in paesi terzi siano elaborate leggi che prendono di mira la pubblica informazione sull'omosessualità, limitando di conseguenza la libertà di espressione e di associazione in base a idee infondate in materia di omosessualità e transessualità;
11. deplora il fatto che dette leggi siano già state applicate per arrestare e multare i cittadini, compresi i cittadini eterosessuali che esprimono sostegno, tolleranza o accettazione verso lesbiche, gay, bisessuali e transgender; deplora altresì la legittimazione dell'omofobia, e talvolta della violenza, operata da tali leggi, come nel caso del violento attacco a un autobus di attivisti LGBT avvenuto il 17 maggio 2012 a San Pietroburgo;
12. sottolinea che il termine "propaganda" è raramente definito; è costernato dal fatto che le reti di informazione si sono dimostrabilmente censurate, che i cittadini sono minacciati e temono di esprimere le proprie opinioni e che le associazioni e le società che utilizzano simboli gay-friendly, come gli arcobaleni, possono essere perseguite;
13. sottolinea che queste leggi sono contrarie al Patto internazionale sui diritti civili e politici e alla Convenzione europea sui diritti umani che tutelano l'orientamento sessuale da leggi e pratiche discriminatorie(1) e cui aderiscono Russia, Ucraina, Moldova, Lituania, Lettonia e Ungheria; chiede al Consiglio d'Europa di indagare su tali violazioni dei diritti fondamentali, di verificarne la compatibilità con gli impegni connessi al Consiglio d'Europa e all'appartenenza alla Corte europea dei diritti dell'uomo, prendendo le misure adeguate;
14. sottolinea inoltre che tali leggi sono contrarie all'interesse superiore del minore, il cui diritto di cercare e ricevere informazioni e idee di ogni genere è tutelato dalla Convenzione sui diritti del fanciullo; afferma che i bambini LGBT devono avere accesso a informazioni positive e rassicuranti rispetto alla propria sessualità; deplora che dette leggi rendano difficile e illegale l'accesso a tali informazioni;
15. sottolinea infine che i tribunali nazionali e internazionali hanno affermato ripetutamente che le preoccupazioni in materia di moralità pubblica non giustificano un trattamento differenziato, anche in relazione alla libertà di espressione; indica l'ampia maggioranza di paesi europei in cui non vigono leggi analoghe e dove prosperano società eterogenee e rispettose;
16. chiede alle competenti autorità di Russia, Ucraina, Moldova, Lituania, Lettonia e Ungheria di dimostrare e garantire il rispetto del principio di non discriminazione e di riconsiderare tali leggi alla luce della legislazione internazionale in materia di diritti umani e dei propri impegni da essa derivanti;
17. condanna l'attacco violento a danno dei dimostranti pacifici che partecipavano al gay pride di Kiev; deplora il fatto che le autorità ucraine non siano riuscite a garantire la sicurezza e la protezione necessaria ai partecipanti;
18. invita le autorità moldove ad adottare infine il progetto di legge contro la discriminazione che attua il principio di uguaglianza e dovrebbe includere inoltre la discriminazione basata sull'orientamento sessuale;
19 invita la Commissione, il Consiglio e il Servizio per l'azione esterna a prendere atto di tali divieti e a condannarli, specialmente nel contesto degli affari interni, del dialogo bilaterale e della politica europea di vicinato; invita inoltre il Consiglio dell'Unione europea e il Servizio per l'azione esterna a sollevare la questione nei pertinenti consessi internazionali, quali il Consiglio d'Europa, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e le Nazioni Unite;
20. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio dell'Unione europea e all'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/vicepresidente della Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, ai governi e ai parlamenti nazionali di Russia e Ucraina, ai parlamenti regionali russi citati e ai consigli locali moldovi citati.
(1)
Toonen v. Australia, Comunicazione n. 488/§992, Doc. ONU CCPR/C/50/D/488/1992 (1994); Young v. Australia, Comunicazione n. 941/2000, Doc. ONU CCPR/C/78/D/941/2000 (2003); X v. Columbia, Comunicazione n. 1361/2005, Doc. ONU CCPR/C/89/D/1361/2005 (2007).

Qui invece il testo della proposta di risoluzione comune presentata il 22 maggio in sostituzione di quelle dei singoli partiti (PPE (B7-0234/2012), Verts/ALE (B7-0236/2012), S&D (B7-0238/2012), GUE/NGL (B7-0242/2012), ALDE (B7-0243/2012))

mercoledì 28 settembre 2011

Interrogazione parlamentare sulle discriminazioni su base sessuale (legge GB su unioni civili e no italiano a unioni civili nei consolati britannici)

Interrogazioni parlamentari
15 settembre 2011
E-008233/2011
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE) e Sonia Alfano (ALDE)

 Oggetto: Discriminazione in base all'orientamento sessuale — Legge britannica in materia di unioni civili — No dell'Italia alla celebrazione di unioni civili tra omosessuali nei consolati britannici
Le coppie omosessuali che vogliono far registrare nei consolati esteri la loro unione, celebrata ai sensi della legislazione britannica in materia, vale a dire del Civil Partnership Act del 2004 e del Civil Partnership Order del 2005, stanno avendo serie difficoltà e, talvolta, si vedono addirittura negare questa possibilità. I due atti, infatti, stabiliscono che a tal fine deve essere presentata una richiesta al paese ospitante, che può opporsi alla registrazione (cfr. sezione 210(2)(c) del Civil Partnership Act). L'associazione Certi Diritti ha denunciato una serie di casi in cui il governo italiano si è opposto alla registrazione delle unioni civili nei consolati del Regno Unito.
Non ritiene forse la Commissione che la legislazione britannica spiani la strada a una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale, dal momento che le unioni civili sono consentite solo alle coppie omosessuali? Non ritiene forse la Commissione che l'opposizione del governo italiano a che le unioni civili siano celebrate nei consolati del Regno Unito in Italia rappresenta una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale? Non ritiene forse la Commissione che una simile discriminazione ostacoli la libera circolazione e l'uguaglianza dei cittadini dell'UE?

Censura e omofobia su Rai 1: il testo italiano dell'interrogazione al Parlamento europeo

Ne avevamo dato notizia qui, riportando un comunicato dell'Associazione Certi diritti. Ecco il testo italiano dell'interrogazione.

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-008441/2011
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Sophia in 't Veld (ALDE), Sonia Alfano (ALDE), Renate Weber (ALDE), Alexander Alvaro (ALDE), Ramon Tremosa i Balcells (ALDE), Gianni Vattimo (ALDE), Baroness Sarah Ludford (ALDE), Cecilia Wikström (ALDE), Niccolò Rinaldi (ALDE) e Frédérique Ries (ALDE)
Oggetto:       Censura omofoba da parte del canale televisivo pubblico italiano RAI 1
Il canale della televisione di Stato italiana RAI 1 ha recentemente censurato un episodio della serie TV tedesca "Um himmels willen" ("Un ciclone in convento") perché conteneva delle scene del matrimonio di una coppia omosessuale. La RAI non è nuova a episodi di censura omofoba: a dicembre 2008 aveva censurato delle immagini del film di Ang Lee "Brokeback Mountain" in cui i due protagonisti si scambiavano un bacio, mentre aveva trasmesso immagini simili con persone di sesso diverso.
Può la Commissione chiarire se tale forma di censura omofoba da parte di un canale televisivo pubblico è conforme ai diritti e ai valori fondamentali dell’UE quali la libertà di informazione e di espressione nonché al divieto di discriminazione basata sulle tendenze sessuali, con particolare riferimento alla direttiva 2010/13/UE del 10 marzo 2010 relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi (direttiva sui servizi di media audiovisivi)?

giovedì 15 settembre 2011

Politici gay ma omofobi: contro l'ipocrisia

Mi perdonerete se riprendo una notizia di Repubblica, per il semplice gusto di diffonderla (non che ce ne sia bisogno, ma insomma...). Ma l'occasione è ghiotta (sperando che i promotori, come spesso accade in Italia, non siano costretti a far evaporare il tutto troppo in fretta): ottima iniziativa, e se posso aggiungere, bisognerebbe iniziare con i prelati: nulla contro gli omo (ci mancherebbe), ma almeno un po' di coerenza...

"Faremo i nomi dei politici gay ma omofobi". L'ora X è il 23 settembre. Sul web

di Marco Pasqua

Aurelio Mancuso, presidente di "Equality Italia", lancia il primo outing di massa "contro l'ipocrisia". Si avvarrà di un gruppo di internauti anonimi. Il sito è già on line, tra pochi giorni i primi dieci onorevoli di una lista che arriva a oltre cento persone "pubbliche". L'incognita legale 


DIECI nomi di politici omosessuali non dichiarati e noti per i loro atteggiamenti omofobi. Tra questi figurano anche dei ministri in carica. Sarà il primo outing pubblico "di massa" di parlamentari sul web: la lista definitiva supera ampiamente le cento persone. Il giorno X è il 23 settembre, equinozio d'autunno. Il sito che ospiterà l'elenco è stato lanciato in queste ore. L'ispiratore morale di questa operazione è Aurelio Mancuso, presidente di "Equality Italia" che, all'indomani della bocciatura della legge sull'omofobia, ha deciso di mettere con le spalle al muro i politici omosessuali omofobi. Un'operazione che, però, sarà materialmente portata avanti da un gruppo di attivisti, non solo omosessuali, esperti di informatica, che hanno contattato Mancuso nelle settimane scorse, dichiarandosi disponibili a diffondere le informazioni sulla Rete e pronti a sfidare le conseguenze legali dell'azione. Si partirà, quindi, con dieci politici, ma si proseguirà con persone della televisione e preti (ci sono anche nomi di cardinali). "Questa iniziativa nasce per riportare un po' di giustizia in un paese dove ci sono persone non hanno alcun tipo di difesa rispetto agli insulti e gli attacchi quotidiani da parte di una classe politica ipocrita e cattiva", anticipano gli attivisti sul loro sito.

"Quando venne bocciata la legge sull'omofobia mi sono davvero arrabbiato e ho pensato di fare una cosa che all'estero avviene spesso - spiega Mancuso -, cioè far arrivare ai giornali tramite il web i nominativi di politici non dichiarati". E' il fenomeno cosiddetto dell'outing (diverso dal coming out, che avviene quando è la persona stessa a decidere di rendere noto il proprio orientamento sessuale). Un'idea che è stata "sposata" da un gruppo anonimo di ragazzi. Come rivela l'ex presidente di Arcigay: "Mi hanno scritto un'e-mail, da un account palesemente falso. Mi spiegavano di essere interessati a portare avanti l'operazione e di volerla gestire dal punto di vista informatico". A quel punto, il presidente di Equality non nasconde di essersi sentito sollevato, fondamentalmente perché le conseguenze della pubblicazione di una lista del genere preoccuperebbero il migliore degli studi legali. Nelle scorse settimane, Mancuso si era consultato con avvocati e anche con gli esperti americani della Milk Foundation (dedicata all'opera di Stuart Milk), fino a quando non si sono fatti avanti gli anonimi internauti. Dal primo contatto via e-mail, le comunicazioni tra Mancuso e il gruppo sono avvenute tramite reti protette e adottando una serie di espedienti informatici. Nessun incontro dal vivo. Anche se gli scambi sono avvenuti in lingua italiana, non si esclude che questi anonimi "giustizieri" antiomofobia possano essere italiani residenti all'estero. Il 23 settembre, nelle prime ore della mattina, sarà inviata un'e-mail ad alcuni giornalisti, nella quale saranno riportati i primi dieci nominativi. Una lista che farà tremare più di un politico, che in passato si è segnalato per le sue posizioni anti-gay. "Ora non seguo più l'operazione in prima persona  -  precisa però Mancuso  -  e sono grato a questo gruppo di aver preso il testimone di questa iniziativa, sicuramente non facile".

La data del secondo invio  -  salvo "terremoti" legali, oltre che interventi della polizia postale  -  non è stata ancora decisa. Quel che è certo, è che nelle settimane passate il cellulare di Mancuso ha ricevuto non poche chiamate di "curiosità" da parte di parlamentari interessati a quella lista. Inizialmente si era parlato di cento nomi, adesso quel dato è lievitato, grazie anche a segnalazioni esterne, provenienti dallo stesso gruppo di attivisti anonimi. Che, in queste ore, si sono fatti vivi tramite il sito che ospiterà la lista: "Abbiamo deciso di iniziare con questi primi dieci nomi per far comprendere chiaramente come nel Parlamento italiano viga la regola dell'ipocrisia e della discriminazione. I politici di cui conosciamo le vere identità sessuali sono molti altri, presenti in tutti i partiti, per ora ci limitiamo a pubblicare un estratto di quelli appartenenti ai partiti che hanno votato contro la legge sull'omofobia", scrivono. E promettono: "Da ora in poi quando avverranno attacchi nei confronti della comunità lgbt da parte della gerarchia cattolica, del mondo dell'informazione, della politica, ci riserveremo la facoltà di rispondere adeguatamente".

Un'iniziativa che, ci tiene a precisare Mancuso, era stata da lui concepita per portare alla luce l'ipocrisi di certi politici: "Attuare l'outing non è una vendetta emotiva, né riguarda un giudizio sulla sessualità occultata di politici, preti, giornalisti. E' invece la proclamazione di un pensiero politico che intende smascherare quell'area politica culturale che accredita ogni giorno il fatto che l'omosessualità sia una scelta di persone con scarsi valori morali. Non ci interessa, né sarebbe moralmente concepibile scivolare nel gossip, quello che vogliamo fare è colpire tutte quelle persone che ricoprendo attualmente incarichi pubblici, utilizzando il proprio potere, offendono, discriminano le persone lgbt, alimentano scientificamente l'odio", spiegò Mancuso quando presentò la sua iniziativa.

venerdì 9 settembre 2011

Parlamento europeo: Interrogazione su episodi omofobi di censura di Rai 1 ("Un ciclone in convento")

L'Associazione Radicale Certi Diritti ringrazia i Deputati Europei del gruppo Liberal-Democratico al PE Sophie In't Veld, Sonia Alfano, Sarah Ludford,  Gianni Vattimo, Alexander Alvaro e Renate Weber per il deposito, annunciato per lunedi prossimo, di una interrogazione parlamentare urgente rivolta alla Commissione europea sugli episodi omofobi di censura vaticana di RAI 1 riguardo alcune scene di un  matrimonio e per un bacio  tra persone dello stesso sesso. Come denunciato dai media italiani e dalla comunità lgbt italiana, RAI 1 ha censurato una puntata della fiction "Un ciclone in convento" perché l'episodio trattava del matrimonio di due persone dello stesso sesso. Nell'interrogazione, gli eurodeputati ricordano la censura RAI contro Brokeback Mountain e chiedono se tali episodi omofobi nei media pubblici italiani siano in conformità con i valori e i principi europei di libertà di espressione, informazione e eguaglianza, come pure con le direttive europee sui media.  

 

Segue il testo dell'interrogazione:


"Homophobic censorship by the Italian public television RAI 1

The Italian public television channel RAI 1 has recently censored an episode of the German TV series "Um himmels willen" because of the fact it showed a same-sex couple getting married. RAI is not new to such homophobic censorship, since in December 2008 it censored images of the film by Ang Lee "Brokeback Mountain" where the two main characters kissed each other, while it broadcasted different-sex images.

Can the Commission illustrate if such homophobic censorship by a public television is in conformity with EU fundamental rights and values, such as freedom of information and of expression, as well as with the prohibition of discrimination based on sexual orientation, notably in connection with Directive 2010/13/EU of 10 March 2010 on the coordination of certain provisions laid down by law, regulation or administrative action in Member States concerning the provision of audiovisual media services (Audiovisual Media Services Directive)?"


giovedì 8 settembre 2011

Risposta della Commissione Europea sul caso della patente sospesa al ragazzo gay

Ne avevo parlato qui sul blog. Ecco la risposta della Commissione Europea (in fondo all'articolo)

L'UE condanna l'Italia per la patente negata ai gay
da Gay.it

La Commissione Europea, rispondendo ad una interrogazione depositata dagli eurodeputati liberali Marietje Schaake, Gianni Vattimo e Sophia in 't Veld su sollecitazione dell'Associazione Radicale Certi Diritti, ha condannato le ripetute discriminazioni avvenute in Italia in merito ai dinieghi di concessione e rinnovo della patente a persone lgbt ultima quella contro Cristian Friscina.
A renderlo noto la stessa associazione promotrice dell'interrogazione. La Commissione Europea ha affermato che "in primo luogo, non vede come l'orientamento sessuale possa rientrare tra le categorie di disturbi menzionate" nelle direttive europee "e, in secondo luogo, non riesce a capire il collegamento tra l'orientamento sessuale e un'eventuale incapacità funzionale di guidare un veicolo. Inviterà pertanto le autorità italiane a chiarire la loro posizione sull'argomento".
Inoltre, si legge ancora nella risposta data agli eurodeputati, "la Commissione desidera ribadire il suo impegno deciso a contrastare l'omofobia e la discriminazione basata sulle tendenze sessuali avvalendosi appieno delle competenze conferitele in materia dai trattati. A tale proposito la Commissione ha spiegato che è sua priorità garantire che le norme dell’Unione si conformino totalmente alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nello specifico all'articolo 21 della stessa, che vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale".
"L'Associazione Radicale Certi Diritti - si legge nella nota firmata dal segretario Sergio Rovasio - ringrazia i Deputati europei firmatari dell'interrogazione e la Commissione Europea per la decisa presa di posizione e si augura che le autorità italiane vogliano finalmente smettere ogni discriminazioni contro le persone lgbt (e) sulla base del loro orientamento sessuale".

20 luglio 2011
E-005015/2011
Risposta data da Viviane Reding a nome della Commissione
Le direttive 91/439/CEE(1) e 2006/126/CE(2) disciplinano il rilascio e il rinnovo delle patenti di guida. Il rilascio di una patente è subordinato al soddisfacimento delle norme mediche minime elencate nell'allegato III di entrambe le direttive. Tali norme si applicano unicamente alle incapacità menzionate in detti elenchi che non solo siano state accertate previo esame medico, ma comportino anche un rischio per la sicurezza stradale. Per rifiutare il rilascio o il rinnovo di una patente di guida si può tener conto anche di altri disturbi, ma solo nella misura in cui questi possono configurarsi o portare ad un'incapacità funzionale tale da mettere in pericolo la sicurezza della guida.
La Commissione, in primo luogo, non vede come l'orientamento sessuale possa rientrare tra le categorie di disturbi menzionate nell'allegato III e, in secondo luogo, non riesce a capire il collegamento tra l'orientamento sessuale e un'eventuale incapacità funzionale di guidare un veicolo. Inviterà pertanto le autorità italiane a chiarire la loro posizione sull'argomento.
In linea con le risposte alle interrogazioni scritte E-703/11 e P-338/2011(3), la Commissione desidera ribadire agli onorevoli parlamentari il suo impegno deciso a contrastare l'omofobia e la discriminazione basata sulle tendenze sessuali avvalendosi appieno delle competenze conferitele in materia dai trattati. A tale proposito la Commissione ha spiegato che è sua priorità garantire che le norme dell’Unione si conformino totalmente alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nello specifico all'articolo 21 della stessa, che vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale.

(1)Direttiva 91/439/CEE del Consiglio, del 29 luglio 1991, concernente la patente di guida. GU L 237 del 24.8.1991.
(2)Direttiva 2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, concernente la patente di guida (Rifusione). GU L 403 del 30.12.2006, pagg. 18-60.
(3)http://www.europarl.europa.eu/QP-WEB/home.jsp

sabato 28 maggio 2011

Meglio gay che Berlusconi


Meglio gay che Berlusconi
Politici, artisti e intellettuali in difesa dell'omosessualità

Da: Lettera43
In Italia a pensare che è «meglio guardare le belle ragazze che essere gay» non è solo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La nostra società è ancora divisa tra chi si dichiara e si mostra eterosessuale e «gli altri».
La discriminazione passa per le barzellette e arriva fino al mancato riconoscimento dei diritti. La comunità Glbt (gay, lesbiche, bisessuali e transgender) lotta invano da anni per poter vedere legittimata l’unione e la coppia. Eppure non ci si rende conto che molti «diversi» sono politici, artisti e intellettuali della nostra epoca. Personalità che contribuiscono, con il loro personale punto di vista, ad arricchire la nostra società.
Daniela Gambino ci presenta una galleria in cui troviamo molti nomi noti: Nichi Vendola, Tiziano Ferro, Aldo Busi, Leo Gullotta, Franco Grillini e Gianni Vattimo.

Daniela Gambino, 10 gay che salvano l’Italia oggi, Laurana, 144 pagine, 11,90 euro.

Qui, sul sito di Wuz, troverete l'introduzione del volume.

Leggete anche l'articolo relativo al libro ("Froci salvate l'Italia") sul sito de L'Espresso, apparso (come il libro stesso) in occasione della giornata mondiale contro l'omofobia (17 maggio).

giovedì 19 maggio 2011

Interrogazione alla Commissione sui recenti gravi episodi di omofobia in Italia

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE)
19 maggio 2011

Oggetto: Gravi episodi di omofobia in Italia

Nonostante la tenuta dell'Europride in Italia l'11 giugno prossimo, la situazione delle persone LGBT in Italia è estremamente preoccupante, tra aggressioni fisiche e verbali, discriminazioni e linguaggio di scherno espresso dai rappresentanti politici e governativi nei confronti delle persone LGBT. Il 20 aprile, una deputata italiana apertamente lesbica e militante dei diritti LGBT, Paola Concia, e la sua compagna, sono state gravemente insultate e minacciate nel centro della capitale(1). Il sottosegretario con delega alle Politiche per la famiglia, Carlo Giovanardi, ha affermato il 23 aprile che la pubblicità di Ikea che ha come slogan «siamo aperti a tutte le famiglie» è «contraria alla Costituzione»(2) e il 3 maggio che «i gay non devono baciarsi in pubblico»(3); il 4 maggio ha tentato di bloccare uno spettacolo teatrale a Verona a tematica LGBT(4); il 5 maggio ha giustificato il «bunga bunga» purché fatto da un uomo e una donna(5). Il Primo Ministro italiano, Silvio Berlusconi, fa dell'orientamento sessuale oggetto costante di scherno pubblico: il 2 novembre 2010 ha affermato, parlando del «caso Ruby», che è «meglio essere appassionati di belle ragazze che di gay»(6). La Ministra per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, non ha presentato, contrariamente a quanto promesso, una proposta di legge governativa contro l'omofobia e la transfobia, mentre la discussione su un progetto di legge parlamentare sembra tardare sempre di più; la Corte Costituzionale ha stabilito la dignità costituzionale delle coppie omosessuali, portatrici degli stessi diritti delle coppie eterosessuali coniugate, rimandando la questione del matrimonio però al legislatore. L'Italia rimane uno degli ultimi Stati membri dell'UE a non prevedere né coabitazione né unione civile per le coppie dello stesso sesso, che sono peraltro escluse dall'accesso al matrimonio; un tribunale ha condannato a due mesi di reclusione Michele F. e Roberto L., pena convertita in un'ammenda di 2 280 Euro, per essersi baciati presso il Colosseo nel luglio del 2007, per il giudice contrariamente «alla pubblica decenza»(7). Il 17 maggio ricorrerà la giornata mondiale contro l'omofobia, che sarà celebrata con dichiarazioni dalle istituzioni europee.

Quali iniziative intende adottare in concreto la Commissione per le persone LGBT negli Stati membri — come l'Italia — dove sono oggetto di aggressioni fisiche e verbali private e pubbliche? Intende essa richiamare con fermezza le autorità italiane in merito a quanto riferito nell'interrogazione, affinché prendano misure concrete contro l'omofobia? Quando presenterà la Commissione una Roadmap contro l'omofobia e per i diritti delle persone LGBT come richiesto dal PE?

(1)http://www.repubblica.it/cronaca/2011/04/21/news/paola_concia-15207129/
(2)http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=152173
(3)http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=152438
(4)http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cultura_e_tempolibero/2011/6-maggio-2011/va-scena-bacio-gay-polemica-romeo-giulietto-190580068620.shtml
(5)http://www.agoravox.it+Giovanardi-il-bunga-bunga-va-bene+html
(6)http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201011articoli/60084girata.asp
(7)http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/05/04/news/gay-15785305/?ref=HREC2-6

venerdì 13 maggio 2011

Patente negata perché gay. Il caso al Parlamento europeo

Patente negata perché gay. Il caso al Parlamento europeo

BRINDISI – Da vergogna italiana, a caso internazionale. Approda al Parlamento europeo il caso del giovane gay brindisino Cristian Friscina, cui è stato negato il rinnovo della patente a causa del suo orientamento sessuale. Informati dall’associazione radicale “Certi Diritti” gli eurodeputati del gruppo Alde Marietje Schaake, Sophie In’t Veld e Gianni Vattimo hanno depositato ieri mattina un’interrogazione sulla vicenda del 33enne di Cellino San Marco. Alla Commissione europea i tre parlamentari, prendendo spunto da quanto accaduto, hanno chiesto quali azioni intenda adottare per assicurare che tali atti di discriminazione non abbiano più a ripetersi tanto in Italia quanto negli altri Stati membri, e quando sarà varata la “Roadmap” contro l’omofobia. Si tratta di un carta dei diritti di omosessuali e trangender, comprendente misure legislative e non-legislative, finalizzate ad assicurare il rispetto, la protezione e la promozione dell’eguaglianza e dei diritti umani di ogni cittadino: a prescindere dal sue preferenze in fatto di gusti sessuali. Una rivoluzione da tempo attesa, cui l’episodio accaduto a Brindisi potrebbe imprimere una decisiva accelerata. Dal canto suo Cristian Friscina lo ha più volte ribadito: “Non lotto solo per la mia patente, ma per tutti coloro che come me hanno visto calpestati i propri diritti, e restano in silenzio perché stanchi, amareggiati o con le spalle non ancora sufficientemente larghe”. Secondo Friscina il caso che lo ha visto suo malgrado protagonista potrebbe essere stato solo la punta di un iceberg molto più grande di quanto si possa immaginare.
Da: Senzacolonne.it, 13 maggio 2011

Si veda inoltre, al riguardo, il comunicato stampa dell'Associazione Radicale Certi Diritti.

Qui di seguito, infine, l'articolo pubblicato da Bepi Castellaneta su Il Giornale il 12 maggio.

Niente patente a un gay: "è una malattia"

La patente gli è stata sospesa perché è gay, ma il diretto interessato lo ha scoperto solo dopo un decennio. E così lui, Cristian Friscina, 33 anni, travolto dal cieco ingranaggio di una storia in cui si mescolano discriminazione e cieca burocrazia, è stato costretto a presentare un ricorso al ministero per le Infrastrutture. La domanda è stata subito accolta. Proprio ieri da Roma è arrivato il semaforo verde. Risultato: il giovane ha ottenuto la patente e potrà guidare tranquillo, ma il caso è tutt'altro che chiuso: il pasticcio rimane e ha innescato una marea di polemiche che cresce con il passare delle ore. La deputata del Pd, Paola Concia, parla di «omofobia di Stato» mentre il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna, assicura interventi contro «una discriminazione odiosa».

Tutto è cominciato dopo una visita di leva. Il 33enne, di Cellino San Marco, piccolo centro della provincia di Brindisi noto perché ha dato i natali al cantante Albano, nel lontano 1999 si presentò e dichiarò ai medici di essere omosessuale. Dall'ospedale militare Bonomo di Bari partì una comunicazione alla motorizzazione civile in cui si fa riferimento a «patologie che potrebbero risultare di pregiudizio per la sicurezza della guida»; ma non solo: perché nei documenti c'è scritto anche che ci sono «dubbi sulla persistenza dei requisiti di idoneità psicofisica prescritti per il possesso della patente».

La motorizzazione a quel punto, sulla base delle indicazioni dell'ospedale militare, decise di procedere con nuove visite mediche senza però comunicare nulla a Friscina. Il quale infatti non ne ha mai saputo nulla e ha appreso che la sua patente era sospesa solo quando ha chiesto il rinnovo: da quel momento, andando a ritroso nel tempo e mettendo insieme documento dopo documento, il 33enne è riuscito a ricostruire quanto accaduto. Friscina, che dopo la laurea in Scienza della comunicazione è diventato guida turistica ed è entrato in politica a Cellino San Marco diventando segretario cittadino di Sel, il movimento del governatore Nichi Verigola, ha scoperto tutto solo quando è andato alla motorizzazione civile per il rinnovo della patente: a quel punto gli è stato risposto che era stata sospesa da tempo. E così è scattato il ricorso.

La vicenda è stata resa nota dai Radicali, che hanno presentato un'interrogazione urgente al ministero dei Trasporti e della Difesa. Secondo Sergio Rovasio, dell'associazione radicale. «Nemmeno un mese fa -prosegue - il Tribunale di Catania, condannava in secondo grado il ministero della Difesa e dei Trasporti a un risarcimento di ben ventimila euro a un omosessuale siciliano al quale era stata negata la patente a causa del proprio orientamento sessuale; oggi tocca a un giovane di Brindisi vedersi negato il rinnovo della patente sulla scia di una comunicazione trasmessa dall'ospedale militare di Bari».

martedì 26 aprile 2011

Risposta a Giovanardi su Ikea, famiglia e costituzione

Giovanardi: Su Ikea contro di me manganellatori verbali

Roma, 24 apr. (TMNews) – “Ai vari Merlo che usano l'insulto come arma polemica nella migliore tradizione dei manganellatori verbali fascisti, osservo che ho giurato fedeltà alla Repubblica e di osservare lealmente la Costituzione, come ho spiegato dieci giorni fa a Klaus Davi che mi ha chiesto una opinione sui manifesti dell'Ikea”. Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri, torna con una nota sulle polemiche nate dalle sue critiche alle pubblicità che recano l'immagine di una coppia gay ('Siamo aperti a tutte le famiglie').

“Il rispetto per ogni forma di orientamento sessuale e di solidarietà per tutti coloro che sono oggetto di violenza fisica o verbale – si legge nella nota – è cosa ben diversa dalla difesa di un principio cardine del nostro ordinamento che lobby potenti vogliono azzerare parificando la famiglia della Costituzione a qualsiasi forma di convivenza, come Gianni Vattimo onestamente rivendica su Repubblica”.

La risposta di Vattimo

Grazie all'on. Giovanardi per avermi riconosciuto l’onestà: effettivamente mi sembra ovvio (e confermato anche da gente più esperta di me) che i padri costituenti pensassero alla famiglia nei termini del lessico dell'epoca (lo stesso per il quale, come si leggeva nei riti religiosi e civili del matrimonio, il marito è il capo della famiglia...). Ciò non esclude che la Costituzione possa essere letta anche alla luce di costumi che nel frattempo si sono evoluti: chiamare famiglia anche le unioni omosessuali sarebbe solo un modo di tener conto di come questi costumi si sono trasformati. Perché non farlo? Giovanardi è partigiano del cosiddetto “diritto naturale” in cui crede, o finge di credere, ormai solo la Chiesa Cattolica, che in tal modo ritiene di poter obbligare tutti, anche i non credenti, alle proprie norme (se sei umano, devi pensare come il papa sul matrimonio, la contraccezione, ecc.). Chiamare famiglie anche quelle non fondate sul matrimonio come la Chiesa non vuole, non viola nessun diritto sancito dalla Costituzione; non è vero che così facendo si reca danno alle famiglie “vere”, come sempre la Chiesa vuol far credere. Gli operai dell’ultima ora, caro cattolico Giovanardi, ricevono legittimamente lo stesso salario degli altri..

Ma ciò che, “onestamente”, non avevo detto a La Repubblica, e avrei dovuto dire, è che una difesa della famiglia che viene da un esponente della maggioranza di governo, dunque da un difensore della mignottocrazia berlusconiana, farebbe ridere se non fosse un sintomo della tragicità della situazione italiana. E non dica Giovanardi che la mania puttanesca di uno come Berlusconi è un puro accidente, un affare privato del medesimo, che non mette in discussione la sacralità della famiglia eterosessuale e monogamica. Prostituzione, ipocrisia, prossenetismo, giù giù fino alla pedofilia (di parte) del clero (ma non era pedofilia anche quella di cui è stata vittima, più o meno innocente, Ruby?) sono chiaramente collegate alla repressione sessuale, e sociale (per i ricchi le puttane si chiamano escort), che impera ancora nell'Italia ufficiale, di Giovanardi appunto. E infine, una bella legge contro l'omofobia sarebbe davvero contro la Costituzione che Giovanardi dice di voler difendere? Ma sostenerla sarebbe per lui una questione di chiaro conflitto di interessi…

Gianni Vattimo, 26 aprile 2011