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mercoledì 28 settembre 2011

Egitto, Libia, Palestina... intervista a Gianni Vattimo sulla situazione internazionale

Egitto post-Mubarak, Gianni Vattimo: rimpiangeremo Ruby e suo zio?
Prismanews, Matteo Pinosa, 25 settembre 2011

Quanto la primavera araba abbia sconvolto le dinamiche geopolitiche della zona medio-orientale è sotto gli occhi di tutti.
Un’ulteriore novità potrebbe arrivare dal riconoscimento, da parte dell’Onu, dell’Autorità Nazionale Palestinese che ormai da molto tempo, con mezzi nemmeno troppo diplomatici, pretende diritti in campo internazionale.
“Bisogna però distinguere tra un riconoscimento da parte dell’Assemblea Generale ed una sanzione da parte del Consiglio di Sicurezza: il primo porta i Palestinesi ad essere riconosciuti come osservatori, alla stregua del Vaticano, per diventare membri dovrebbero avere l’approvazione del Consiglio di sicurezza dove, a quanto pare, gli Stati Uniti porranno il veto. Siamo alle solite”.
Gianni Vattimo, docente universitario ed euro-parlamentare, in lista Italia dei Valori, esterna a Prismanews le sue sensazioni su ciò che dovrà accadere nella prossima settimana al palazzo di vetro. “Forse, c’è anche il rischio che la Palestina ritiri la sua richiesta”.
Come mai? “Il governo palestinese formalmente è nelle mani di Abu Mazen, un brav’uomo che cerca di stare in equilibrio. Non so, però, se rischia di essere ricattabile. Gli Stati Uniti mandano dei soldi alla Palestina, se dicono che non ne mandano più, quello magari ritira la richiesta all’Onu.”
Senza la primavera araba, l’Autorità Nazionale Palestinese avrebbe ora meno potere contrattuale in sede internazionale? “La Libia è diventata come Israele, fa tutto quello che dice l’Occidente. Diverso è ad esempio il caso della Turchia”.
Ecco, come valuta la presa di posizione anti-israeliana della Turchia di Erdogan e dell’Egitto post-Mubarak? “La Turchia fa una politica autonoma di potenza che peraltro dovrebbe far pensare coloro che non vogliono la Turchia nell’Unione Europea. Se comunque prende posizione a favore della Palestina, questo mi sembra ragionevole. Per l’Egitto bisogna capire qual è la nuova classe dirigente: sembra che vogliano garantire la laicità dello Stato attraverso un potere militare relativamente democratico. Bah, mi convince poco: non mi aspetto molto da questa classe dirigente. Non so se ci troveremo a rimpiangere Ruby e suo zio”.
Cosa fare, allora, allo Stato di Israele? “Guardi, io non dico niente perché sennò mi prendo dell’antisemita. Lo Stato di Israele dovrebbe essere moderno e laico. Per ora è uno stato confessionale in cui i cittadini non ebrei hanno meno diritti. Inoltre è uno Stato che continua ad espandersi. E’ nato male, è una costruzione artificiale destinato alla guerra perenne”.
Nella zona, però, Israele è ancora uno dei pochi Stati che riconosce diritti ai cittadini. A suo avviso quanto è grande il rischio che con l’avvento della Palestina si acuisca il fanatismo religioso?
“Secondo me il fanatismo islamico è alimentato da questa situazione di oppressione, di genocidio. Se non si eliminano queste cose, la situazione sembra disperata”.
Si parlava dell’occidentalizzazione della Libia, l’Occidente in tali paesi che ruolo deve avere, attivo o marginale?
“Deve avere un ruolo attivo nel senso di aiuti, di fornitura della tecnologia. Ascoltiamo la Lega ed aiutiamoli a casa loro. Se deve intervenire come è successo in Libia rimanga a casa”.
Che posizione prenderà l’Italia? “Se non cambierà governo prenderà le posizioni peggiori. D’altra parte tutti gli Stati d’ osservanza atlantica più becera come il nostro diranno no alla Palestina”.