Visualizzazione post con etichetta FUMETTI. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta FUMETTI. Mostra tutti i post

sabato 19 ottobre 2024

MEGALOPOLIS

 

Non è solo la cifra immensa sbandierata ai quattro venti - e le difficoltà affrontate da Coppola per questa sua creatura, rimettendoci anche di tasca propria - a farmi attendere impatto e potenze visive che invece fanno estrema fatica ad emergere;
ma anche le soluzioni digitali elementari e le architetture urbane futuristiche alla Star Trek, con le automobiline  a bolla e i tapis roulant, una visione basica versione Legoland e che riesce a rivalutare anche certe scenografie del lanthimosiano Povere Creature.

Non è solo la New Rome modellata sull’onda dall’attuale bolla americana scimmiottante la decadenza della Roma di fine Impero, con pretoriani corrotti e viziosi, i loro nomi a richiamarne l’epoca di panem et circenses, e la plebe costantemente a sbirciare da dietro una rete metallica;
ma anche la trama déjà vu, orpello alla grandezza posticcia sullo sfondo dell'allegoria tra opulenza e bassifondi da aizzare al proprio servizio, come tenterà il garrulo Commodo/Trump/LeBoeuf.

Il palazzo che viene fatto crollare all’inizio è una ridicola casa popolare che avrebbe sfigurato nella più degradata delle periferie romane, lontanissima dalla città che una sonda - guarda caso targata CCCP - dovrebbe radere al suolo per permettere a Megalopolis di disegnarsi utopica e rivoluzionaria, tra il fantasy e la new age stile Roger Dean, che da una vita celebra il futuro attraverso le mirabolanti copertine degli Yes.

Non è solo l’America messa su da Coppola che strizza l’occhio a città crepuscolari viste e riviste, citando tutto il citabile, da Fellini a Scorsese, da Nolan a Cuaron, da Spielberg a Scott;
ma anche il narrare una favoletta dalle limitatissime pretese (forse buona parte del budget era per convincere Dustin Hoffman in quel suo insulso cameo), senza poi farti  testare nessuna inedita concezione, o un approccio davvero innovativo; si ricalcano richiami spremuti, dal pruriginoso al kitsch, e poi il consueto campionario di gelosie, canzoncine, invidie, scaramucce e cotillons,  passando dall’ormai obbligatorio lato LGBT.

Non è solo l’abusato tormentone del bel tormentato, architetto geniale che ha facoltà di fermare il Tempo creando (e ricreando) materia con la plastilina magica Megalon, fino ad innamorarsi della figlia del sindaco in bilico tra amore paterno e ardori passionali;
ma anche tutto il calderone dove gli stessi protagonisti sembrano finire spaesati recitando come automi e macchiette (Jon Voight tanto per dire, zio magnate di Catilina e futuro sovvenzionatore dei suoi rampanti ghirigori edilizi) ingoiati dalle sottotrame spesso in maldestro incastro.

Sarò un nostalgico, come Cicero, il sindaco conservatore che, almeno inizialmente, osteggia Catilina, ma rimango legato alla vera, autentica, e ancora “rivoluzionaria rivoluzione” coppoliana,  quella di Apocalypse Now, altro spessore: visivo, narrativo, emotivo.

Non è solo questa New Rome confusionaria, con l’utopia  giusto accennata tra alcool, droghe e intarsi onirici;
ma anche la troppa carne al fuoco senza focalizzare ne’ storia e meno ancora i caratteri di personaggi a rasentare il fumetto.
Del resto anche il superpotere di Adam Driver ne evidenzia questa essenza visionaria e cartoonistica, ritagliandosi prologo ed epilogo ad effetto, fino ai tarallucci e vino del finale dove, tra le altre ovvietà, non solo Speranza, Pace, Giustizia e Prosperità ma anche, e per l’ennesima volta, Shakespeare nel suo massimo evergreen, sempre utile in tutte le epoche ed evidentemente in tutti i futuri auspicabili..

Menzionerei comunque tra i comprimari, oltre Shia LeBeouf in veste, diciamo pure, eccentrica, la nostra immarcescibile Elsa Fornero, per l’occasione moglie del sindaco cattivo, senza tuttavia apparenti crediti nei titoli di coda.
La fotografia tenta con qualche garbo di rendere tutto impalpabile mai come la colonna sonora, però, impalpabile davvero.

Mi sa che stavolta Coppola ha dilapidato davvero, in una botta sola, tutti i sospesi raccattati dal garzone di bottega per conto del droghiere.. (cit. all’apparenza generica, ma neanche troppo).

Francis Ford Coppola. Ex droghiere. 



martedì 19 dicembre 2023

STRAMILANO

 

Milano elegante, laboriosa, scenografica.

Brillante, smaniosa, allegra.

Cenacolare, fascinosa, frenetica.

Delirante, ardita, educata.

Ingombrante, stilosa, signorile.


Tollerante, dotta, strutturata.

Discreta, sfacciata, abbondante.

Golosa, austera, capricciosa.

Opulenta, medievale, fashion.

Servizievole, storica, ciclabile.


Svelta, sognante, virtuosa.


Borgo e metropoli,
ricamo gotico e naviglio romantico,
ballatoio e grattacielo,
portico e tramvai. 

Già mi manchi.



mercoledì 1 maggio 2019

AVENGERS: ENDGAME (SPERANDO SIA DAVVERO IL THE END)




Anche ammesso di voler un gran bene a questi supereroi - specie quelli della Marvel -, due ore di cincischiamento pseudo emotivo con battagliona finale caciarosissima e ovviamente senza alcuna possibilità per il cattivo, non se reggono proprio.

Con tutto il bene e con tutta la volontà. Riciclare Ritorno al futuro e altri mille film, citandoli uno per uno per evitare fior di (super)querele, ridurre gli eroici Avengers a macchiette postatomiche, chi con la panza, chi con le toppe di latta, chi con i pargoli da accudire, chi finalmente con i vestiti che non si scuciono più; sottoporre gli utenti accorsi in massa a lagnosissime filippiche sulla supereroicità come mission impossible, sul logorio e la conseguente crisi da troppo potere (Thanos che distrugge le gemme, ecco una battuta che fa ridere fino fuori dal cinema... ).

Il titano cattivo aveva dimezzato il mondo schioccando le dita col guantone farcito di gemme dell'infinito.
In Endgame le butta via e inizia a coltivare fagiolini nell'orto di famiglia.

Vi sembra normale?

Vero è che poteva essere l'unica soluzione per permettere ad una banda di supereroi sbandati superstiti, di organizzare un qualcosa per recuperare i tempi andati.
E poco ci manca che tirano fuori anche una fiammante DeLorean...

Insomma di ritorno ad Infinity war (che almeno qualcosina di originale lo aveva fatto intuire), fanno fuori quel tordo di Thanos che pure con altre diciotto Gemme dell'Infinito avrebbe sempre dato l'impressione di non saperci che fare...

Fine del film, e bellissimo vedere tutti in sala per i postcredits che non arrivano neanche dopo diciotto minuti di titoli di coda con specifica a colori anche per la marca di limetta per le unghie di Scarlett... sembra udirsi solo una vaga eco di martellate (attribuite da alcune fonti ad Iron Man che forgia la sua armatura), altre indiscrezioni, invece, pensano a più prosaiche discipline autopunitive
da parte di aficionados rimasti molto, ma molto, delusi.

Questo è davvero l'endgame.

Il problema è che l'unica Vera Battaglia è quella per i diritti tra Marvel, Fox, Disney, DC e chi più ne ha più ne metta... fatto sta che far raggiungere successo astronomico ai Guardoni della Carcassa tenendo fuori un fenomeno come Quicksilver (è anche vero che cinque minuti di scena col nostro eroe in azione costa come tre quarti d'ora di Endgame), denota scarsissima lucidità... ma il pubblico premia certe scelte, direte voi, ed il boom al botteghino sembra, purtroppo, darvi ragione..

Non mi resta che attendere Deadpool III.






venerdì 18 gennaio 2019

PIXAR!!!! IL CARTONE ANIMAT(ISSIM)O



Una mostra per grandi e piccini, ma soprattutto per grandi, perché una cosa è godersi il prodotto finito, un'altra è intrufolarsi dietro le quinte, nella computer grafica e nel genio di questi Artigiani del Cartone: manipolatori del disegno, fantasisti del colore, creatori di pupazzi e cose che acquistano tratti di umanità e sensibilità elevatissima.




Sono cartoni animati, certo, e per tanti di noi, cresciuti a Walt Disney o al massimo Warner Bros, catapultarsi in questa maniera vertiginosa e ipertecnologica, di fare “cartone”, può affascinare o lasciare interdetto.

Io li trovo semplicemente geniali.


La computer grafica permette disegni al livello di pregevolissima fotografia; dettagli, movimenti, ombre, profondità, espressioni ed emozioni non hanno più limiti, e sembra non esistere soglia soprattutto alla fantasia ed all'immaginazione umane, che esplorano queste possibilità per farci stupire fotogramma dopo fotogramma…



Una mostra che si avvale di ritrovati unici, come l'Artscape, schermo curvo in 3D che ci immerge nelle storie, o il Zoetrope, meccanismo datato ma incredibilmente evoluto dalla tecnologia moderna, che gioca con effetti ottici per donarci il senso del movimento.

Grazie Pixar!!













martedì 23 ottobre 2018

FENOMENOLOGIA DI DIABOLIK

Paperinik se lo beve... ma pure SuperPippo...


Lo spunto lo ha fornito mia moglie, tornando a casa con due volumetti di Diabolik, prestati da una collega d’ufficio… occasione per farmi due risate dopo secoli, e di restare di nuovo basito dinanzi a tanto accumulo di “scioccherie”.

Non comprendo il fan. 
Che gusto può esserci nel sapere che se anche il tuo eroe è messo in croce, sbattuto nella galera più buia, sull’orlo di un precipizio, a bordo di un treno che sta per schiantarsi...

e comunque, dico COMUNQUE, 

troverà un bottone per salvarsi, un freno per fermarsi, una pistola nascosta nell’albero casualmente accanto a lui, un paracadute paracadutato dall’alto dei cieli, una botola se deve nascondersi, una leva che sposta strade, un camion appositamente parcheggiato secoli prima per bloccare gli inseguitori, un argano che solleva la strada, un antidoto se l’hanno avvelenato, una microspia se deve chiamare quella frigida di Eva, una strada se si è perso, soldi se è diventato povero, cibo se ha fame e chi più ne ha più ne metta.

Diabolik è praticamente un imbecille con un culo incredibile.

Per non parlare del capitolo travestimenti, fondamentale nella dinamica dei suoi colpi.
Non capitano mai soggetti tracagnotti, bassi, mingherlini, oppure alti una quaresima, con la faccia tonda o schiacciata, o ciccioni da paura.
No. Sono sempre tutti fighi come lui, belli e in forma smagliante.

E non comprendo neanche il NON fan. 
Cioè quello che sarebbe curioso di vedere  quell'inetto di Ginko finalmente prenderlo ‘sto Diabolik, e levarselo (e levarcelo) definitivamente dalle palle.

Non stiamo parlando di un genio del crimine, che deve spremersi le meningi per escogitare colpi e fughe e farla franca alla faccia della Legge.

Damme nu vaso e va a lava' i piatti...
Leggiamo di un’idiota che quasi sempre commette errori irreparabili, si muove maldestramente, viene catturato, ferito, irriso, rischia continuamente ad ogni avventuretta di rimetterci le penne ... 

e se la cava sempre per il rotto della cuffia (avrei voluto essere più inconfondibilmente esplicito, ma scrivo pur sempre per un blog che vuol mantenere un almeno apparente signorilità..).

Insomma ragazzi, dico davvero.. ma come fate?

sabato 10 giugno 2017

KING ARTHUR VS. X-MEN APOCALISSE ... COME REAL MADRID JUVE

X - MEN

A me fanno tenerezza 'sti X-Men. Lo ammetto. 
E l'unica autentica perla Marvel, quel fenomeno politically incorrect di Deapool... ha finito per rendere ancor più inutile tutti quegli altri personaggini...
In questo ultimo episodio (Apocalypse.. e speriamo che sia l'ultimo) a dir la verità si tenta qualche salto temporale, vaghe introspezioni psicologiche, si salta di palo in frasca tentando di ravvivare la noia che assale, e si attinge a magheggi visivi per estorcere attenzione, in questo Singer è forse l'unico che riesce nell'intento in qualche scena di autentico spettacolo, specie quando coinvolge Quicksilver - credo in due sole apparizioni spalmate su tutta la serie -.

"Ma un film tutto per me?! Uffi.."
C'è una terrificante tendenza, da parte della Marvel, a incaponirsi su plot e canovacci triti e stantii, repliche delle repliche, effetti speciali duplicati col copia e incolla, marionette variopinte dal carattere zero virgola, dall'autonomia di pensiero assimilabile a quella di un sorcetto da laboratorio (e non so chi offendo di più..), Come accennavo in apertura, quando trovi eccezioni mirabolanti come Deadpool, stenti a credere che sia farina sortita dal medesimo sacco.. hai l'impressione che il cosiddetto “collaudato”, che ormai fa centro in una nicchia di aficionados disposti a tutto, possa comunque recare fieno in cascina per infiniti altri sequel affidando la regia anche ad un pupazzetto meccanico che replichi battute (?!) e situazioni.

Io voglio Quicksilver (e Deadpool 2 ovviamente).



KING ARTHUR

Guy Ritchie trasporta la tecnologia ed il suo marchio di fabbrica Sherlockholmesiano, all'epoca mitologica dei maghi e delle spade nella roccia.
Ed a mio avviso l'operazione funziona: ralenty a pioggia, dietrofront veloci, montaggi frenetici, slow motion, dialoghi al limite del surreale, ed elemento fondamentale: la colonna sonora da dieci e lode, anche perché contrasta un film - teoricamente arredabile a musiche d'epoca - con ritmi forsennati che pescano dal rock alla house, esaltandone scene e spettacolarità.. arma in più per questa già egregia pellicola, ed effetti più che speciali di un repertorio ormai testato a garantire freschezza ed innovazione.. e per quanto hollywoodiano e caciaroso, sarebbe impietoso il confronto, ad esempio, con le ultime baracconate Marvel tra X-Men,  Avengers e compagnia bella..

"Altro che Iron Man.. io si che ho capito tutto..." 
In King Arthur, per quanto si possa storcere bocca, naso e quant'altro (a mia moglie è andato giù a fatica...), c'è superstoria, dramma, magia, rivalsa, vendetta, addirittura poesia, anche se in versione 2, ma pure 3.0.

Un  nuovissimo modo di concepire standard ammuffiti, il tutto condito con la mano - quella magica davvero - di Ritchie e la sua innata capacità di stupire e magnetizzarti allo schermo molto meglio di un Magneto qualsiasi...

Veniamo catapultati in un mondo vorticoso dove l'idea magica e posata dei precedenti Re Artù viene smolecolata a favore di un antieroe, gaglioffo e sornione, che smonta il mito e lo ridigitalizza in variante ultra leggendaria.
La Storia Reale (si fa per dire) ci interessa fino ad un certo punto, la cappottiamo e rivoltiamo “magicamente” come un calzino, al servizio della decostruzione e del ribaltamento dei ruoli.
Jude Law segue il Maestro.. mentre il mio Robert Downey jr. continua a incartarsi come un infiacchito Iron Man... chi avrà fatto la scelta migliore? Non credo ci sia neanche da chiederselo.. ;)

p.s. Penso anche ad un Ritchie regista di Quicksilver.. 
un connubio davvero da mal di testa.. ;)

sabato 22 aprile 2017

HARDCORE! X-MEN... FATEVI DA PARTE...

a molti di voi... basterà il trailer poco più sotto...
Avete mai giocato a Doom, lo sparatutto in prima persona? Il sanguinario reginetto dei videogiochi in modalità ultrasplatter?
Ecco.. ora c'hanno fatto un film - completamente in soggettiva -. 

Genialata trasposta direttamente dal mondo videofumettistico. 

Frenetico, trucido acrobatico e acchiappante quanto basta per chiunque sia comunque stanco delle versioni viste e straviste dei soliti scannamenti feroci con  overdose di ammazzamenti.
In questo Hardcore!, in versione sovietica, opera prima del musicista Ilya Viktorovich Naishuller, il cyborg Henry, rimesso in piedi ma con i circuiti vocali ancora incompleti, ci porta a spasso per una Mosca piena di imboscate di livello in livello, a caccia di un pazzoide telecinetico, coadiuvato da un tizio che se la scampa da tutti gli agguati (ma non vi dico il perché) e lo indirizza verso la sarabanda finale che farà concorrenza ai Tarantino più trucidi.


Alcune peripezie del nostro eroe muto sono altamente spettacolari, e proprio perché in soggettiva ci godiamo con l'adrenalina che pompa, le spericolatezze, gli inseguimenti in auto, moto, elicottero, le arrampicate, i tuffi, le esecuzioni, il sangue che zampilla come nei migliori Romero, le fughe e le evasioni, e la storia rasenta anche una sua - seppur contorta e tracimante litri di plasma fasullo - logica finale.

Le critiche maggiori, nonostante l'indiscussa novità della full immersion in soggettiva, riguardano proprio il limite effettivo di questa visuale - comunque obbligata - che può risultare vagamente tediosa malgrado si insista, sempre e continuamente, nel sorprendere lo spettatore, non appena il ritmo tenda ..come dire, a montalbanizzarsi.


Io l'ho trovato comunque rivoluzionario e mi ha disorientato anche l'epilogo che aspira sia a mischiare le carte che a chiarire gli evoluti camuffamenti del compagno di bisbocce del nostro eroico Henry, un cyborg provvisto di sentimenti e cuore, anche se non sarà mai specificato di quale particolare fibra tecnologica sia composto... 

..tra le scene meno cruente..

venerdì 15 aprile 2016

ROMICS... LA SAGA CONTINUA



Il Festival del Fumetto e dell'Animazione, Romics (acronimo di Roma e Comics) è anche il festival del peterpanismo più sfrenato, della truccologia e del gioco di ruolo, del trasformismo, dal carnevale nella veste più giocosa possibile, dell'immedesimazione in un'altra dimensione, una di quelle che troppo spesso reprimiamo.. 

una festa di giochi e fumetti, dove i fumetti ormai sono soprattutto figli del fantasy e delle nuovissime generazioni colme di superoi seriali e videogames, tant'è che cercando le mitiche strisce di B.C. Di Johnny Hart (roba a cavallo tra i '70 e gli '80), mi hanno guardato come un marziano...


però è particolare muoversi tra questi cosplayers che la prendono molto sul serio e sentirsi parte di un magico cartoon a cielo aperto, respirare l'irrealtà e toccarla con mano, trascinarsi fuori da un quotidiano stantìo per proiettarsi in una dimensione ludica tutta speciale, sfogliare le proprie emozioni come i fumetti che maneggiavamo da adolescenti


come esattamente faceva notare la mia amica Cinzia De Angelis, si tratta di lasciare la propria identità nel parcheggio della Fiera per una giornata, aggirandosi coi propri sogni a tracolla e sbirciando finalmente a occhio nudo in quelli degli altri...














mercoledì 12 marzo 2014

VENTIQUATTRO FOTOGRAMMI AL SECONDO



Il cartone animato perfetto è realizzato
con ventiquattro fotogrammi al secondo.

Quella perfezione che ti fa esclamare:
Accidenti, sembrano proprio veri!!”

Ma chi l’ha detto che dobbiamo andare
a 24 fotogrammi al secondo per sembrare veri?



Quando mi fermo a respirare il mio amore che dorme
smuovo assai meno fotogrammi.

Sentendomi, tuttavia, più vero del vero,
più perfetto di quei perfettissimi micro scatti
che servono a farmi sembrare più vivo del vivo.

I quali, fondendosi vorticosi in un solo secondo,
fanno diventare un cartone,
animato.



Stasera ci gustiamo il tramonto,
in tenerissima quiete,
molto cartoni e pochissimo animati.

Si e no, tre fotogrammi.