15 dicembre 2024

Z

 




Zbzzz zbzzz zbzzz di una zanzara fastidiosa in una calda notte d'estate
Zrin zrin zrin di una smeriglia che liscia un giunto
Ziungh ziungh ziungh di auto di formula 1 che sfrecciano sull'ultima curva
Zunza Zunza Zunza di un concerto di musica (musica?) techno

Zzz Zzz Zzz, il vostro russare sommesso... Tranquilli: ho finito! 
 

13 dicembre 2024

Y

 


Yogurt


Come uno yogurt: cioè a scadenza, non permanente, una cosa che presto verrà eliminata e dimenticata.

Non una bella prospettiva, ma come non capire la sensazione se fin dall'inizio si sa che, tanto, fra due mesi o due anni, si dovrà di nuovo impacchettare piatti, vestiti e ricordi?
Non compri casa, perché neppure avendo i soldi necessari avrebbe senso, non cambi la cucina neppure se cade a pezzi, non cerchi di convalidare i tuoi titoli di studio perché, ammesso di riuscirci, la trafila è talmente lunga che ora che finisce hai già preso appuntamento coi traslocatori. I rapporti interpersonali richiedono tempo e futuro, che manca, anche per quelli, forse, il gioco non vale la candela.

E quindi?

E quindi tengo ben strette le mia radici in un vaso che spero sia robusto abbastanza e grande abbastanza, perché quello che resta ogni volta è una lista di numeri di telefono e una sfilza di "mandami tue notizie", cosa che non si fa quasi mai.

12 dicembre 2024

X

 


Xmas

Natale non per tutti è il periodo più jolly dell’anno.

Non lo è per chi ha famiglie sbriciolate in mille luoghi diversi, né per chi ha vite sgretolate; per le persone per le quali chi manca è più importante di chi c’è, per chi guarda le città inondate di luci e vede solo spreco e mancanza di raccoglimento, per chi pensa che sia tutto un obbligo: pranzi e cene, panettone e mascarpone, alberi regali e presepi, baci e auguri alla famiglia; per chi rimpiange la magia dei natali coi bambini, per chi vorrebbe tornare bambina, quando Natale significava la messa a mezzanotte nella chiesetta straboccante di gente, in una piazza piena di neve e di profumi di fuochi accesi nei camini e di cioccolate calde e il presepe gigante, sempre uguale.


Se penso al Natale, ho sempre in mente una foto di 21 anni fa: mia mamma straordinariamente felice, la taverna ingenuamente decorata e scaldata da una vecchia stufa a legna e dalle chiacchiere delle nostre famiglie riunite, mia figlia neonata addormentata in braccio a qualcuno, Tommaso con un gessetto in mano che scarabocchiava qualcosa su una lavagna giocattolo, la mia zia preferita, qualche cugina passata a prendere un caffè nel pomeriggio, la tavola in ostinato, allegro disordine... 


Tutti meritano un Natale così!








11 dicembre 2024

W

 


Wonder
Ho cercato sul dizionario parole italiane con W. Non ce ne sono. Ci sono molte parole straniere ormai entrate nell'uso, soprattutto inglesi: week end, wc... Ci sono unità di misura: watt, weber. C'è il walalla, paradiso norreno degli eletti del dio Odino. Ma nessuna parola italiana. Ma niente mi ispirava... È  anche una lettera strana: doppia V per noi e per i tedeschi, doppia U per gli inglesi... vabbè...
Accolgo il suggerimento di un'amica, quindi, ma è la prima volta, giuro!

Dunque wonder sia...

È questo, d'altronde, il periodo dell'anno perfetto: quando, più che a Natale, gli occhi dei bambini si riempiono di meraviglia passando davanti a luccicanti vetrine piene di promesse? Quando se non adesso sedersi al tavolo della cucina con una matita in mano diventa motivo di eccitazione e speranze?

Caro Babbo Natale,
quest'anno sono stata tanto buona e anche se mio fratello mi tormenta non l'ho mai picchiato troppo forte, nemmeno quando lui mi ha nascosto la Lulu e io senza la Lulu non riesco a dormire ma poi la mamma l'ha trovata dentro il cassetto delle sue mutande bleah che schifo... ecco, non l'ho picchiato tropo forte neppure quella volta là. Vedi che sono stata davvero bravissima? Anche la maestra l'ha detto alla mamma, che sono davvero tanto brava!!
Quindi per Natale vorrei:
un unicorno, ma vero questa volta, non di plastica come l'hanno anno scorso
se non trovi l'unicorno mi accontento di un pony, però bianco, mi raccomando
un tutù da ballerina tutto rosa e azzurro
una coda da sirena di quelle che ci puoi nuotare in piscina e anche nel mare
i pattini per pattinare sul ghiaccio. La mamma dice che sono inutili che tanto qui di ghiaccio non ce n'è e tu mica puoi portarmi anche una pista di ghiaccio... no, eh? non puoi perché fa caldo o perché è troppo grossa?? Va bene, vedi tu cosa puoi fare. Anche perché immagino che non è mica facile portare tutta questa roba a me che poi devi anche fare il giro del mondo...

Mio fratello intanto sta appiccicando tutte le figurine dei giocattoli sulla sua letterina di Natale, va bene lo stesso? 

Ti mando tanti baci e ti prometto latte e biscotti!

PS: rifletto solo adesso sul fatto che "wonder", come tantissime parole inglesi, può essere sia sostantivo, e in questo caso significa per l'appunto stupore e meraviglia, che verbo, nel significato di domandarsi, manifestando incertezza, formulando ipotesi tutte da verificare. Ma ho pensato d'istinto allo stupore dei bambini... sarà che sto scrivendo seduta davanti all'albero di Natale?

 

 




03 dicembre 2024

V



Vuoto

Niente meglio del viaggio (un'altra V) descrive meglio il concetto di tempo vuoto.
Non più "qui" ma non ancora "là", non da sola ma assolutamente non in compagnia, si mangia malamente e fuori orario per non crollare svenuta dopo, si fa pipì solo perché c'è un bagno vicino e dopo chissà. 
Saluti tutti, promettendo messaggi all'atterraggio ma nella testa si pensa già a chi si troverà all'arrivo e quello che sente chi parte è profondamente diverso da ciò che pensano le persone che si lasciano e quelle che si ritrovano.
Un non-tempo privo di senso, se non l'attesa noiosa del prossimo step che non arriva mai e quando arriva scappa via, dando inizio all'attesa successiva. 
Un non-tempo speso in un non-luogo, immensa cattedrale brulicante di formichine che arrivano col solo scopo di andarsene, velocemente e senza intoppi, se possibile.

Fra 20 giorni sarò di nuovo qui: un'eternità per loro, un battito di ciglia per me che non me ne vado mai davvero.



12 novembre 2024

U

 


Ultimatum

Scrivi per almeno 20 minuti o muori, mi dicono. Ok, però dammi un minuto che mi metto comoda altrimenti come faccio a tirare 20 minuti??

Sono le 14:54 ma ho cominciato alle 14:53, quindi alle 15:13 metto giù la penna. Ma quale penna se stai scrivendo al computer??? Ma sì, dai che hai capito benissimo, non fare il pignolo puntiglioso!

Ora però, avendo tirato in lungo le premesse, mi toccherà ben scrivere qualcosa... 

Mmmmhhh, vediamo...

Sono seduta sul divano della sala grande, dalla finestra orientata a sud-ovest entra un sole accecante come solo in inverno può essere, così basso sull'orizzonte e così limpida l'aria... ma non importa: sopporterò il fastidio dato che da 4 giorni non si mostra, il maledetto. Accanto a me, le mie gatte ronfano, Dana accoccolata con grazia regale sulla sua pila di cuscini, felina principessa sul pisello, Key tutta aggrovigliata sulla sua coperta verde, una zampetta a coprirle gli occhi. Il campanile della chiesa di Santa Caterina suona le 3, una nuvola grigia copre il sole ma veloce si allontana, fra poco sarò di nuovo inondata di luce.

Tutto è silenzio, la casa sembra disabitata; l'albero del giardino, quello rosso, ha gia perso gran parte delle sue foglie, che giacciono ai suoi piedi, rossa e scivolosa coperta. Gli altri, quelli di sfondo che gli fanno da quinta, resistono verdi, ma è tutta fatica sprecata. Devo avvicinare alla finestra (eccolo di nuovo, il sole!) i vasetti del balcone: i serramenti hanno l'età della pensione, senza guarnizioni antifreddo e con un singolo vetro, non isolano niente e tanto basta per non far morire di freddo le piantine all'esterno. Ogni rovescio ha la sua medaglia, diceva Tommaso da piccolo!

Tommaso... sembra felice a Milano. Al contrario di Matilde che mi sembra persa tutta sola in Inghilterra... sabato vado a trovarla, le porterò i croissant del Mulino Bianco e qualche scatola di Sablés di Normandia.

Forse ha ragione B. quando mi descrive come una madre e una moglie: mi sono trasformata esattamente in ciò che non volevo essere. Magari capita più spesso di quanto immaginiamo, che le nostre paure ci rincorrano, intendo, una specie di profezia auto-avverante. Come spezzare la maledizione?

Ecco di nuovo una nuvola, che quando passa spegne la luce e abbassa il riscaldamento, che fastidio!

Dana si stira aggrappandosi al cuscino con le unghie, temibili armi improprie; Key le fa il verso girandosi a pancia all'aria, stortignaccola e impudica...

15:14, ho sforato, basta: metto giù  la penna e caramente saluto tutti voi.

Baci Baci

PS: non devo rileggere quindi non lo faccio, perdonate typos&mistakes

04 novembre 2024

T

 


Traiettorie (e traguardi?)

Pochi giorni fa, pigramente seduta a tavola, chiacchieravo con i miei trascinando il caffè del dopo-pranzo fra ricordi di eventi più vicini alla guerra che a questo millennio. 
Mio padre, come d'abitudine, si lamentava: recriminava di essere stato sacrificato dai suoi genitori che, ciechi ai suoi talenti e sordi ai suoi desideri, avevano deciso di far studiare mio zio suo fratello, perché primogenito, e non lui. In effetti non si capisce: di 4 fratelli, mio zio avviato agli studi di ragioneria, la zia, terza figlia, maestra, mia zia l'ultima addirittura liceo e poi laurea in matematica e mio padre secondogenito avviato alla carriera di garzone di tipografia dopo la terza media.

Qualcosa davvero non torna. 

Fatto sta che questa storia, che sento da che ho memoria, lo tormenta. Dopo aver lavorato in tipografia per un anno, ha deciso di meritare di più e fra insistenza varie è riuscito a diplomarsi geometra (cominciando direttamente dalla seconda per recuperare l'anno perso perché "noi alla vostra età saltavamo i fossi per il lungo!"). L'università no, a quella proprio ha dovuto rinunciare.

Se si guarda alla sua esperienza individuale, qualche ragione effettivamente ce l'ha. Ma in una prospettiva lunga, che abbraccia le generazioni, lui ha messo il suo tassello, come sua madre prima di lui e i suoi figli dopo di lui e i miei figli dopo di me.
 
Nell'economia del mondo non significa niente, ma per lui potrebbe significare tanto. 

PS: ultimamente parlo parecchio di mio padre. Significherà qualcosa?