Spagna

The present paper focuses on prince François Claude Auguste de Crouy-Chanel (1793-1873). In the balance between comedy and tragedy, he was one the most controversial figure of his time. Born in an aristocratic family, from 1823 to 1839, he was involved in a number of conspiracies: at first, he was a financial broker for the Spanish royalists, then he tried to persuade infante Francisco de Paula of Borbon to become emperor of Mexico, finally he plotted with Prince Napoleon III, ten years before his rising as president of the French Republic (1848).
Having obtained nothing, he decided to turn his back to France and to go to Italy in 1859. There he spent several years trying to be recognized as the last descendent of Arpad's dynasty, the ancient ruling family of Hungary. In 1865, he also brought an action against Francesco V, former duke of Modena, to obtain his hereditary titles. His arrival was a shock for the Hungarians exiled in Italy: their unity of purposes was irremediably broken, since not everyone welcomed the prince as his future ruler. Among the enthusiasts were Gyorgy Klapka and Albert Nyary, which were also freemasons. Freemasonry was, indeed, another field of action for the prince. Having the 33rd degree since 1818, he had a moral supremacy over the “young” Italian freemasons and for this reason was one of the founders of the Ancient and Accepted Scottish Rite based in Turin (1862). Close to Lodovico Frapolli, which would have been Grand Master of the Grand Orient of Italy in 1869, he was the first Sovereign Grand Commander until 1864.
After losing his action against Francesco V his fortune started rapidly to fade and soon was forced to come back to France where he died in poverty in 1873.

L’attenzione verso il paesaggio in quanto realtà patrimoniale, in cui viene ad integrarsi un’intera serie di valori naturali e culturali, ha raggiunto negli ultimi decenni un deciso sviluppo, che si rende manifesto tanto all’interno delle normative dei diversi Stati e regioni quanto in ambito internazionale. La Convenzione Europea del Paesaggio, sottoscritta dalla Spagna nel 2007, costituisce in tal senso l’esempio più chiaro della rilevanza e della complessa dimensione che ha oggi acquisito il termine “paesaggio”.
Il concetto di paesaggio è andato tradizionalmente a legarsi ad una visione estetizzante dell’ambiente e, come tale, ad integrarsi progressivamente nella normativa sul patrimonio. Tuttavia la componente fisica del paesaggio comporta a sua volta uno sviluppo legislativodal punto di vista naturalistico e della gestione delle risorse ambientali che è possibile ripercorrere con chiarezza a partire da un punto lontano nel tempo. L’obiettivo di questo articolo è quello di fornire una visione sull’evoluzione della dimensione culturale e naturale del paesaggio in Spagna. Un percorso sostenuto metodologicamente dalla normativa storica, ma che cerca anche di identificare i fatti culturali che hanno giustificato e provocato il suo sviluppo.
Dall’analisi e dallo studio delle circostanze, non solo si conferma la consapevolezza di un legame profondo tra l’oggetto del patrimonio e lo spazio che lo circonda, ma possiamo anche concludere che il patrimonio storico-artistico e il patrimonio naturale condividono i processi paralleli di costituzione e consolidamento, dimostrando l’esistenza di una lunga tradizione nella quale, in qualche modo, il patrimonio culturale e naturale costituiscono le due facce della stessa realtà.


The attention to landscape as cultural heritage, in which a series of natural and cultural values are integrated, has developed substantially in recent decades, and is reflected both in the regulations of each individual state as well as each region internationally. The European Landscape Convention, ratified by Spain in 2007, thus represents the clearest example of the relevance and complexity that the term landscape embodies.
The concept of landscape has traditionally been linked to an aesthetic view of the environment, and as a result has gradually integrated itself into the financial regulations. However, the physical element of the landscape also involves a legislative development from the point of view of the environment and the management of natural resources that can be followed from ancient practices. The aim of this article is to provide an insight into the evolution of cultural and natural dimensions of landscape in Spain. A tour through the historical vertebrae, seeking to identify the cultural facts that justified and motivated this new development.
Through analyzing and studying the facts, not only the awareness of a deep bond between the patrimonial object and its surrounding space is confirmed, but we can also conclude that the historical and artistic heritage as well as the natural heritage shared parallel processes of constitution and consolidation, demonstrating the existence of a long tradition in which, somehow, cultural heritage and natural heritage are two sides of the same reality.

Nel più totale rispetto dei dettami dei padri fondatori della storia comparata, Marc Bloch ed Emile Durkheim, si vuole ricercare nella comparazione del Partito Socialista Italiano (PSI) di Bettino Craxi con il Parti Socialiste di François Mitterrand e con il PSOE di Felipe González le cause comuni e la reciproca influenza che hanno condotto i suddetti partiti, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, a una profonda trasformazione in senso socialdemocratico. Gli anni Settanta si configurano per i partiti socialisti sud-europei come una fase di "rinascita" dai logoramenti del compromesso storico in Italia, dalla subalternità al Gollismo totalizzante in Francia e dalla frammentazione della clandestinità in Spagna. Tutti e tre questi percorsi di fuoriuscita dalle crisi politiche interne sono guidati e resi possibili da Leader che, progressivamente, prendono il controllo e finisco per impersonare il partito stesso. Questa tesi nasce con l'ambizione di dimostrare come quest'influenza reciproca tra i partiti socialisti sud-europei non fosse limitata ai soli rapporti politico- istituzionali, ma nascondesse - in realtà - un rapporto più profondo tra Craxi, Mitterrand e González.

Molti credono che il Cammino di Santiago sia un sentiero che attraversa la Spagna settentrionale e, partendo dai Pirenei conduce fino alla cattedrale di Santiago de Compostela in Galizia e termina sulla Costa da Muerte, sull'Oceano Atlantico, a Finisterrae o Muxia. In realtà è molto di più. Il nome Cammino di Santiago indica non un solo percorso, bensì infinite strade e sentieri che, da ogni parte d'Europa conducono e condussero i pellegrini fino a Santiago de Compostela e alle sponde dell'Oceano. Perché nel Medioevo, come per pochi fortunati tradizionalisti moderni, il Cammino di Santiago inizia a casa propria. L'intero continente europeo è attraversato da mille anni da una rete infinita di percorsi tracciati dai pellegrini medievali che per fede o imposizione hanno camminato ad limina Sancti Jacobi, alla tomba di San Giacomo e che oggi sono riconosciuti e tutelati dall'UNESCO come itinerari storici e culturali e, quindi, Patrimonio dell'Umanità.

L’invincibile Zoppo di ferro
di Francesco Gabrieli

recensione dell'illustre islamista Francesco Gabrieli sul romanzo di Enrico Bernard apparsa sul Messaggero di Roma il 1 luglio 1991 (p. 14)


Tamerlano (Timur lo Zoppo, ed etimologicamente “Lo Zoppo di ferro”, come suona il suo autentico nome) fu un emiro di stirpe turca, ma imparentato e in qualche modo erede e successore dei conquistatori mongoli che, calando nel primo Duecento con Gengis Khan dall’Asia centrale in quella anteriore, devastarono e terrorizzarono il mondo musulmano. Fattisi poi musulmani essi stessi, fondarono in Persia ed Iraq dinastie di sultani, mentre ad oriente, col gran Qubilai, estesero il loro impero sulla Cina.
Su questi precedenti si intesse l’avventura dello Zoppo, che abbraccia tutta la seconda metà del Trecento: dalla nativa Transoxiana (quello che oggi è l’Uzbekistan sovietico), l’onda procellosa di questo turco-mongolo conquistatore dilagò per l’Asia a oriente verso la Cina, a occidente verso il Mediterraneo.
Ciò che di essa più colpì i contemporanei e i posteri fu la sua rapida violenza, e le immani stragi che l’accompagnarono: da Samarcanda a Damasco, la conquista di Timur, come e più di ogni altra, si fondò su fiumi di sangue e, letteralmente, su torri o piramidi di teste umane troncate.
Tale fu la sua violenza, da arrestare per un momento il corso d’un’altra più durevole avventura di conquista, quella dei turchi Ottomani, quando nel 1402 la battaglia di Ankara di fronte Timur e il sultano ottomano Bayazid, “la folgore”, che, vinto e preso, finì di lì a poco i suoi giorni in una gabbia di ferro.
L’avventura ottomana riprese un po’ più tardi, quando l’impero del vincitore Tameralno si allargò coi suoi successori più ad oriente, in Persia e Transoxiana dove Timur era nato, e dove riposano tuttora in Samarcanda i suoi resti, nel mausoleo risplendente di auree piastrelle. Questa parte dell’impero da lui fondata si mantenne poi per un secolo sotto i suoi discendenti, i Timuridi, traboccando con uno di essi, Babur, a fondare l’impero Moghul d’India.
Per tornare ora allo Zoppo di ferro, scomparso nel 1405 mentre preparava una spedizione contro la Cina, egli fu certo un flagellum Dei nelle sue sterminatrici conquiste; ma allo spirito di cruenta violenza si unì in quel barbaro un singolare amore e desiderio dell’arte. Ovunque arrivava il suo dominio, era sua cura raccogliere e avviare (noi diremmo deportare) verso la sua patria d’origine architetti, decoratori, miniatori, ad abbellirla e dotarla di tesori più durevoli dei massacri che la conquista costava: ne son testimoni i monumenti e i cimeli dell’età timuride, uno dei più gloriosi capitoli della storia dell’arte islamica. E in cospetto di Timur, il cui barbaro fasto ci è destritto nella relazione dell’ambasciatore castigliano Clavigo, comparvero per un momento alcuni dei più alti rappresentanti della poesia e del pensiero musulmano medievale.
Il sommo lirico persiano Hafiz fu rimproverato dallo Zoppo, in quel memorando incontro, per aver detto in un suo famoso verso che per il neo dell’amato egli avrebbe ben dato Samarcanda e Bukhara (“Come hai osato dar via a tal vil prezzo queste gemme della mia corona?”). E nell’assedio di Damasco, ai primi del Quattrocento, Tamerlano si trovò di fronte come ambasciatore, per trattare la resa, il pensatore maghrebino Ibn Khaldùn, che fu l’ultimo bagliore della civiltà e storiografia musulmana classica prima che questa si addormentasse nel letargo del suo mancato Rinascimento.
Si trovarono allora di fronte il selvaggio Conquistatore e il grande teorico della storia islamica, scrutata nelle sue forze motrici e nella dinamica della sua evoluzione; ma quasi certo non di questo si trattò allora fra i due, bensì dei pratici patteggiamenti e compromessi della resa. Poi l’uno fece ritorno al suo impero di Transoxiana e l’altro all’ultima sua residenza d’Egitto.
Questa libresca anticipazione del “colossal”, con la sua colorita sceneggiatura, ha fatto riesumare in appendice, quasi a storico complemento, le pagine che dedicò a Tamerlano, nella sua Storia universale il Cantù (si poteva forse trovar di meglio, nell’orientalistica europea). A noi è piaciuto soprattutto il finale della pittoresca rapsodia; una quartina di Omar Khayyàm, sulla condizione umana, che lo Zoppo certo conobbe, e che in una più precisa versione dell’originale persiano suona così: “In senso proprio, non in via di metafora, noi siamo come le pedice del gioco, e il Destino è il giocatore. Giochiamo solo una partita sulla scacchiera dell’Essere, e torniamo uno ad uno nella cassetta del Nulla”.
Così, in un bel film sul Re Sole giovane vedemmo il sovrano potentissimo ripiegarsi a sera sulla constatazione dell’effimera vita; e così poté essere anche per lo Zoppo di ferro e la sua sanguigna meteora.

Unità di Apprendimento di Storia Medievale per una scuola secondaria di secondo grado a indirizzo scientifico o classico. Tema: le monarchie feudali in Europa tra i secoli XI e XIII.

Medieval History Learning Unit for an Italian high school whose theme concerns the feudal monarchies in Europe between the 11th and 13th centuries.

Presso il Museo Universitario dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti, sono conservate quaranta delle ottanta acqueforti della prima edizione della serie grafica intitolata I Disastri della Guerra di Francisco Goya. Questo importante gruppo di stampe provengono dalla collezione dei coniugi Paglione e sono state donate all’Università di Chieti da Alfredo Paglione. Il saggio ha l’obiettivo di analizzare la genesi dell’opera mettendola in relazione con i fatti storici che furono alla base della sua ispirazione, di esaminare le scene in base al loro significato iconologico, di ricostruire la storia della provenienza dell’edizione Paglione.

Nel biennio 2017-2018 la serialità televisiva spagnola ha sperimentato nuove strade, non generaliste, producendo e distrubuendo anche via piattaforma serie tv di ottima fattura cinematografica che stanno facendo parlare di sé anche oltreoaceano. Questo articolo riunisce le recensioni delle più incisive di queste serie permettendo così di rintracciare nel loro successo alcuni tratti in comune, dalla forma al contenuto. Segnale, questo, di una nuova generazione di autori e produttori.

Il libro tratta la produzione dell'intagliatore Pietro Bencivinni, natio di Polizzi Generosa, di cui per la prima volta si ricostruisce la biografia e il catalogo, ed esamina più di 250 sculture e intagli lignei dal Quattrocento all'inizio dell'Ottocento custoditi nelle chiese dei quattordici paesi delle Madonie (Caltavuturo, Castelbuono, Cefalù, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde e Sclafani Bagni). Sono centri che appartengono alla provincia di Palermo e che rientrano nell’antica Diocesi di Cefalù. La pubblicazione presenta una appendice documentaria costituita da 547 documenti rinvenuti presso l’archivio di Stato di Termini Imerese, in quello Diocesano di Cefalù nonché in quelli delle parrocchie dei centri madoniti. La ricerca ha rivelato un cospicuo numero di artisti locali che hanno realizzato opere ancora esistenti, come i cori delle Matrici di Petralia Soprana e Gratteri, il mobile di sagrestia della chiesa del Santissimo Salvatore di Petralia Soprana, il Cristo Risorto della chiesa di S. Michele di Isnello, l'Immacolata della Chiesa Madre di Geraci Siculo, la vara della crocifissione della chiesa di San Filippo di Scafani Bagni, le cornici, le custodie e le cantorie di numerose chiese. È stato pure ampliato il catalogo degli artisti del Cinque e del Seicento attivi pure in altri centri della Sicilia, come quello dello spagnolo Diego Ingutierrez, dei Matinati, dei Li Volsi da Tusa-Nicosia, di fra' Innocenzo da Petralia Sottana e del più noto fra' Umile da Petralia Soprana, di Vincenzo Di Giovanni e di Francesco Reyna. Particolare attenzione viene riservata alla produzione dei Ragona e a quella del gangitano Filippo Quattrocchi, scultori attestati in altri centri dell’Isola, da Messina a Catania, da Agrigento a Trapani. Il volume comprende un capitolo sulle sculture realizzate dai napoletani tra la fine del Seicento e il Settecento, come Giacomo Colombo, Lorenzo Cerasuolo, Gaetano Franzese, Gaspare Castelli e Domenico Puglisi, ed un altro interamente dedicato ai palermitani Bagnasco che concludono la grande stagione della scultura lignea in epoca Neoclassica.

Il saggio ricostruisce i rapporti tra San Giacomo e la Madonna in ambito europeo (in particolare lungo il camino de Santiago) e in Puglia. L'attenzione é rivolta inoltre al rapporto tra Santiago e la morte, attraverso l'esame di fonti letterarie e testimonianze iconografiche.

Obiettivo di questa tesi di laurea triennale, per la cui redazione mi sono avvalso di varie opere e studi sul contesto storico, politico e socio-culturale dei "Siglos de Oro", è rendere conto della controversa questione relativa all’erasmismo di Miguel de Cervantes. Gli studiosi che hanno affrontato tale tema, infatti, non hanno ancora trovato l’accordo sulla portata della relazione fra le idee dell’umanista Erasmo da Rotterdam e l’immortale opera di Miguel de Cervantes Saavedra: "El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha".

This document aims to outline the complex issue of the adopted person’s right, born from anonymous birth, to know their biological origins. The last is contrary to a woman's right to give birth in complete anonymity.

The historical-normative excursus presented here begins in the early 1990s - when the New York Convention of the Rights of the Child of 1989, and the Hague Convention on the protection of minors and cooperation in the field of international adoption of 1993, were adopted - and reaches the current italian and european jurisprudence on the subject. 

The paper is also concerned with outlining the importance, which has emerged in recent times, of the SER.I.O. Project.

A comparative analysis is also presented, which deals with comparing some different legal experiences with the italian legal system. In particular, there are three main legal systems that lend themselves to such a comparison: french, spanish and english.

Moreover, the international scene, in this field, is extremely complex and difficult to interpretate, due to different legal and cultural traditions and different legislations.

The paper proposes an approach to comparative and interdisciplinary historical analysis on the «Città nuove» (new towns) founded in the territories of the Spanish kingdom between 16th and 17th century. The phenomenon of the new settlements cha-racterised European urban history from the late Middle Ages, being particularly relevant at the beginning of the Modern Age in Sicily and in the colonies of the New World, in terms of characteristics and the high number of settlements. Consequently, the paper focuses on various issues in these two areas, as they seem to present useful features for future comparative analysis. In questo saggio tenteremo di suggerire una prospettiva di analisi storico-comparativa applicata al fenomeno delle «città nuove» fondate nei domìni del-la monarchia spagnola tra XVI e XVII secolo, intendendo definire, con il ter-mine «città nuove», sia gli insediamenti fondati ex novo sia quelli derivati da interventi di spostamento o abbandono e conseguente ricostruzione di centri urbani già esistenti. Questi fenomeni, che hanno contraddistinto la storia urba-na europea già a partire dagli ultimi secoli del Medioevo, in età moderna han-no caratterizzato le vicende dei territori soggetti alla corona spagnola (in Ca-stiglia, Jaén, Granada, ma anche nel Maghreb) acquisendo, però, particolare evidenza, per caratteristiche e numero di insediamenti, in Sicilia e nei possedi-menti nel Nuovo Mondo. Ci soffermeremo, pertanto, su questi due casi studio, 149 * Presentato il 3 ottobre 2017, accettato il 26 novembre 2017. Copyright © FrancoAngeli N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell'opera con qualsiasi mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.

EuroStudium 3w luglio-dicembre 2019 320 M. Strano.

La presente rassegna vuole analizzare tre contributi che, seppur da prospettive spaziali e temporali radicalmente diverse, contribuiscono ad arricchire la conoscenza su quella fitta trama di connessioni finanziarie, commerciali e financo culturali che si snodavano dalle realtà economiche dell'Italia settentrionale verso il resto del continente e del globo. Il primo lavoro è il volume della studiosa Benedetta Crivelli, che indaga il ruolo delle élite economiche milanesi a Lisbona e da lì la loro capacità di agire, o in funzione di finanziatori o direttamente in società mercantili, fino ai più lontani commerci verso le Indie orientali, senza trascurare un interessante confronto con Venezia. Gli altri due contributi invece focalizzano la loro attenzione sul Mediterraneo orientale, partendo dall'analisi del commercio veneziano di uva passa nella Morea e nell'Eptaneso: il saggio di Angeliki Tzavara si muove in epoca tardomedievale, mentre il volume della Maria Fusaro si concentra sul periodo a cavallo tra i Cinquecento e il Seicento. Dalla lettura emerge che il saggio di Angelika Tzavara e principalmente il volume di Maria Fusaro, siano due ricerche che arricchiscono il dibattito storiografico, così come il contributo della Crivelli, fornendo, tutte e tre, con approcci originali e con una salda base documentaria notevoli spunti di riflessione e suggestioni su quella rete commerciale e finanziaria, parte di un più ampio insieme di reti economiche, sociali e religiose, che dal tardo medioevo fino ai secoli dell’età moderna si è andata dipanando a Ponente come a Levante della penisola italiana, verso il resto del Mediterraneo, dell’Europa e del globo.

Per oltre vent’anni Leonardo Sciascia ha introdotto e curato preziosi libri fotografici in cui è contenuta una delle più profonde e penetranti riflessioni dedicate alla fotografia nel secolo scorso. Strutturato come un alfabeto, il libro indaga questa produzione raccogliendo e analizzando le parole chiave, i temi, le immagini, i nomi di fotografi e scrittori che costellano i volumi illustrati dagli scatti di Giuseppe Leone, Melo Minnella, Mario Pecoraino, Ferdinando Scianna, Enzo Sellerio e altri artisti.
Per il presente volume, esito di un percorso cominciato con l'organizzazione di una mostra omonima, ho curato le voci "Feste religiose in "Sicilia", "Ore di Spagna", "Il Sale della terra", "Sedici fotografie dall'archivio di Enzo Sellerio", "I Siciliani" e "Spagna".

PDF di 90 pagine con le immagini (descritte e commentate) mostrate durante il Caffè Araldico n° 3, incontro su piattaforma Internet fra studiosi e appassionati - versione italiana o inglese (rivolgersi a: [email protected])
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90-page PDF with images (described and commented) shown during the Caffè Araldico n ° 3, meeting on Internet platform between scholars and enthusiasts –  Italian or English version (contact: [email protected])

Francisco Goya fu un pittore dalle molte ambiguità: fu pittore del re di Spagna, ma allo stesso tempo amico di tanti intellettuali che vedevano nella Rivoluzione Francese il progresso storico della società. Il suo carattere tenace gli permise di affrontare e superare i momentanei insuccessi di carriera, ma d’altra parte rivelò sempre un’indole libera dalle imposizioni accademiche e politiche. Il saggio mette in luce questi aspetti della vita del pittore spagnolo, ripercorrendo le tappe fondamentali della sua vita in relazione con gli eventi storici del suo tempo.

Rural depopulation is becoming a problem day by day. There are a lot of reasons, which are leading to massive exodus from the countryside to the city, but all of them are strictly connected to the change that we’re carrying on from the economic and social points of view. Depopulation is first of all a social issue, which is manifested by the abandonment of architectures, only one silent witnesses to the history of these places. Firstly, this study wants to develop a research, based on statistical data about Spanish and Andalusian situation, about the depopulation process of small villages; secondly wish focus on mapping all of these entity dwells getting abandoned or yet abandoned in Granada’s territory. Among these, an analysis is performed about Tablate, developing a survey of all the village and of the most important building, a tower, as a witness of the cultural heritage, too often forgotten, in these places. The main aim of this study is the heritage valorization of Tablate, whose history, and so whose architectural importance, it’s completely unknown or fades into the background compared to others villages in the same area. To reach this goal, others secondary goals are set up, such as: - a study on Spanish and Andalusian depopulation, to compare it with the actual situation in Tablate; - a study about the reality of Tablate developed with an architectural aerial survey of all of the village; - a study about architectural structures, remained in Tablate and considered the most emblematic ones, developing an architectural survey and, in the case of the Nazari tower, a decay analysis of the current state and a restauration proposal. This work follows this methodology: -research about statistical data, field research with the visit of some of the villages analyzed and with the collection of some interviews and photos, archival research based on books newspapers and historical cartography; -analysis of the data provided, cataloguing and mapping of the villages in Granada yet abandoned or with less than 50 habitants; -aerial and terrestrial survey of Tablate; -decay analysis and subsequent restauration proposal of the mediaeval tower in Tablate. As mentioned before, depopulation issue in Spain is growing more and more, for this reason it’s necessary uploading the studies focus on this theme with different perspectives: on one side from a social point of view with a demographic analysis, being in touch with the population where it’s possible, and with the aim to protect the intangible heritage made by skills and knowings, that if it’s not preserved, it will be loose and it will become a ruin as many buildings; on the other side, from an architectural point of view, with the survey, the conservation and the restauration of the tangible heritage, as a key to understand this realities and promote a reactivation of small villages. Concluding, this study wants to encourage the requalification of abandoned villages, believing that the care and the reconstruction for the cultural heritage valorisation in a durable and sustainable form requires the restoration of historical buildings and, in the social field, an active population, aware of the heritage it has.

La caratteristica sorprendente di questo lavoro, consiste nel duplice approccio alla materia compiuto dall’autore; un approccio che, se da un lato ricorre alla consueta prassi della ricerca storica (raccolta e comparazione delle fonti), dall’altro si rivolge alla metodologia dell’indagine antropologica e della storia delle religioni nel tentativo di dare conto di determinati fenomeni e di stabilire connessioni inedite fra uomini, circostanze e risultati.

Allemandi, 2000; BAXANDALL Michael, Pittura ed esperienze sociali nell 'Italia del Quattrocento, Torino: Einaudi, 2001. 5 Bisogna inoltre menzionare gli studi degli economisti che si approcciano al settore artistico, nell'ambito della cultural economics, dei quali si tratterà nel primo capitolo. 6 Si vedano, ad esempio, le opere di Renata Ago, Neil de Marchi o Isabella Cecchini, citati nel primo capitolo. 6 interdisciplinare è stato ben delineato da Valeria Pinchera, nel suo articolo Arte ed economia: Le nuove tematiche affrontate dalla teoria economica riguardo ai consumi culturali evidenziano l'ineludibilità del tramite socioculturale tra arte ed economia, offrendo numerosi e stimolanti spunti di indagine soprattutto per gli storici dell'economia, che forse più degli altri dovrebbero concorrere a delineare il filo rosso che lega le due sfere dell'arte e dell'economia 7 .

En esta investigación se analiza la historia de la familia Raxis, artistas procedentes de Cerdeña que tuvieron un papel fundamental en las relaciones entre las orillas mediterráneas desde el plateresco hasta el naturalismo barroco.
Lo que se hizo ha sido enmarcar la producción y el desarrollo de este largo entorno familiar en un contexto mediterráneo que incluye – por primera vez – Cerdeña, Nápoles y Roma, además de Andalucía. El itinerario que se propone, por lo tanto, es algo más que un catálogo de obras atribuidas al taller de Pedro Raxis el viejo, o un listado de textos para reconstruir la fortuna crítica de esta familia, sino un recorrido artístico en el que se sitúan sea las obras andaluzas de los Raxis, sea la historia de las artes en Cerdeña, isla que, en casi todos los estudios españoles, no ha sido considerada.
El trabajo nos ha permitido superar muchos de los problemas relacionados no sólo con esta familia, sino con el arte andaluz del siglo XVI. Importante ha sido la comparación entre los grabados del siglo XVI con las imágenes de los Raxis, cuyo resultado permite fechar las obras y demostrar que el material gráfico que trajo Miguel Raxis de Roma lo compró entre finales de 1574 y principios del año siguente, o sea cuatro años después de lo que todos los historiadores habían planteado.
También son importantes los 16 documentos salidos encontrados en Cerdeña, a través de los que se aclara que Pedro el viejo vivía todavía en Cagliari en 1524 y que volvió a su ciudad natal en 1567 con dos de sus hijos, viviendo y trabajando en el barrio de Stampace, verdadero foco artístico renacentista de la isla, tras el óbito de su hermano Antonio Juan, también pintor. Datos fundamentales que nos han permitido reconstruir su formación – que avino fue entre la misma Cagliari, quizá bajo el pintor Pedro Cávaro, y Nápoles, donde antes de 1524 resuta documentado un “Pietro ipso era sardo” – y plantear una nueva ipótesis para explicar el motivo de su viaje a Alcalá la Real, ciudad donde se estableció y casó.
Su formación desarrollada quizá entre Cagliari y Nápoles antes de 1524, encontraría también su apoyo en el arte que expresaron los Raxis en Andalucía, que sin embargo, parece tener sus raíces en las dos capitales italianas. Plantear la hipótesis de que su formación fue en la capital de Cerdeña, nos indujo a estudiar también el arte tal y como se desarrolló en Cagliari desde finales del siglo XV hasta la siguiente centuria, o sea desde el “Maestro de Castelsardo” hasta Miguel Cávaro, artista que tenía relaciones laborales con Antonio Juan Raxis, hermano de Pedro el viejo.
Finalmente el trabajo, para tener sólidos cimientos, tenía que partir desde un estudio completo de la fortuna crítica de los Raxis Sardo, ya que a lo largo del tiempo se publicó mucho sobre el tema, especialmente en España. La investigación bibliográfica que se hizo, abarca cuatro centurias y distintos idiomas, o sea desde principios del siglo XVII hasta nuestro días.

La alimentación ha requerido del uso de una cultura material específica para satisfacer el hambre, pero esta cultura material podía variar en función de razones económicas, sociales y culturales. La historia de la alimentación, disciplina consolidada y de reciente trayectoria en España, todavía no ha centrado su estudio en la cultura material, que ha sido analizada, directa o indirectamente, desde otros campos de estudio. El presente artículo propone un primer acercamiento a la reconstrucción de los materiales culinarios existentes en la Cataluña de la Edad Moderna, mediante el análisis de dos recetarios catalanes, que ocupan los siglos XVI y XVII.

Spain, in 2011, amended article 135 of its Constitution introducing the principle of financial and budgetary stability, as well as the strict control over public administration and the Autonomous Communities budgets limiting as well the “structural deficit”. The effect of this reform was the strengthening of supervisory powers and financial control of the State in the Autonomous Communities overcoming local communities’ competences. The financial Constitution, in time of crisis, changes its meaning, in the light of much stronger interrelation among national legislation, European fiscal rules and financial markets.

Rural depopulation is becoming a problem day by day. There are a lot of reasons, which are leading to a massive exodus from the countryside to the city, but all of them are strictly connected to the change that we’re carrying on from the economic and social points of view.
Depopulation is, first of all, a social issue, which is manifested by the abandonment of architectures, only one silent witness to the history of these places.
Firstly, this study wants to develop research, based on statistical data about Spanish and Andalusian situation, about the depopulation process of small villages; secondly, wish focus on mapping all of these entity dwells getting abandoned or yet abandoned in Granada’s territory. Among these, an analysis is performed about Tablate, developing a survey of all the village and the most important building, a tower, as a witness of the cultural heritage, too often forgotten, in these places.
The main aim of this study is the heritage valorization of Tablate, whose history, and so whose architectural importance, it’s completely unknown or fades into the background compared to others villages in the same area. Besides, it wants to encourage the requalification of abandoned villages, believing that the care and the reconstruction for the cultural heritage valorisation, in a durable and sustainable form, requires the restoration of historical buildings and, in the social field, an active population, aware of the heritage it has.

Il 27 aprile 2018, alle ore 10:30, presso l'Auditorium "Antonio Quacquarelli" del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università degli Studi di Bari si svolgerà la cerimonia di assegnazione del Premio Edipuglia "Renzo Ceglie" - Seconda Edizione.
L'opera vincitrice Dinámicas topográficas urbanas en Hispania. El espacio intramuros entre los siglos II y VII d.C. di Manuel D. Ruiz Bueno sarà presentata dal prof. Desiderio Vaquerizo Gil (Universidad de Cordoba) e dal prof. Domenico Vera (Università di Parma).
Interverrà la Commissione Giudicatrice del Premio composta da Carlo Carletti, Rosalba Dimundo, Marcello Marin, Giorgio Otranto, Saverio Russo, Marina Silvestrini e presieduta da Giuliano Volpe.
Saluti di Antonio Uricchio (Rettore dell'Università di Bari 'Aldo Moro') e di Paolo Ponzio (Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Bari 'Aldo Moro').
Ingresso libero.

È questa forse la più imprevista delle scoperte di Ortega, il fatto che: «la collettività è si umana, ma umana senza l’uomo, è l’umano senza lo spirito, l’umano senza l’anima, l’umano disumanizzato» (p. 178).
Da questa collettività meccanizzata occorre tutelarsi per conservare quel minimo di vitalità che le circostanze – a volte tragiche – tentano di sottrarci per sacrificarci sull’altare della collettività informe.
Per Ortega «la società non è mai quello che il suo nome promette, perché è sempre in qualche misura, dis-società, repulsione tra gli individui […] Per far si che prevalga un minimo di socialità e, di conseguenza, che la società perduri, è necessario che intervenga frequentemente il suo interno «potere pubblico» in forma di coazione; è necessario arrivare al punto di creare – quando la società si sviluppa e non è più primitiva – un corpo speciale incaricato di far funzionare tale potere in modo incontrastato. E ciò che ordinariamente si chiama Stato» (p. 266).

È nella tensione fortissima tra interiorità e collettività che si gioca la possibilità di una vita autentica, circondata da Tu-amici che ci permettono di riconoscerci e di individuarci. L’uomo può sopravvivere solo se si riconosce nella natura positiva della sua precarietà e grazie ad essa si rende conto della vicinanza con tutti gli altri Io che condividono la stessa condizione.

A través de esta comunicación se pretende analizar el retablo de la Asunción de Priego de Córdoba, una de las piezas renacentistas más interesantes de Andalucía, dentro de un marco que incluye el taller de los Raxis: una familia de artistas procedente de Cerdeña, que se estableció en Alcalá la Real hacia 1526. Por primera vez este retablo será relacionado con otras obras del taller de los Raxis, con grabados y obras arquitectonicas, que aclaran su autoría y cronología según un recorrido inédito.

Anticipando di quasi tre secoli la pennellata e la trama pittorica cézanniana, e ancora prefigurando le accensioni luministiche e gestuali dell'Espressionismo, il pittore spagnolo di origini elleniche Domenikòs Theotokòpoulos detto El Greco firma tra 1609 e 1614 uno dei suoi più grandi capolavori: La visione dell'Apocalisse.