Ritratto

The article looks at the story of a supposed self-portrait of Raffaello, in the nineteenth century owned by Don Marcello Massarenti, collector and owner of a "Museum" in Palazzo Accoramboni at Rome. Presented as the self-portrait promised by Raffaello to Francesco Francia, the painting was lithographed and published in the catalogs of the priest's collection, which was able to sell it to magnate Henry Walters of Baltimore. The analysis of archival documents about the request for a sale and export permit abroad, in 1902, revealed the existence of a copy of the same painting acquired controversially by the Galleria Nazionale d’Arte Antica at Rome, in addition to work relationship between Massarenti and the painter Luigi Gregori, revealing the true origin of the portrait.

Inwieweit die Im vorliegenden Beitrag wird der Versuch unternommen, in der typologischen Ähnlichkeit beider Porträtgattungen einen Ansatzpunkt zu finden. Darüber hinaus weisen die Beispiele aus der Porträtpraxis darauf hin, dass dem profanen Bildnis zum einen eine Behandlung zukommen konnte, die den Kultbildern analog war, und zum anderen mit dem Begegnungsproblem von Prototyp und Porträt Anhaltspunkte vorliegen, die für eine Präsenzerfahrung bei den Betrachtern sprechen. Die Bedeutung der 'virtus' des Heiligenporträts scheint für das profane Porträt nicht ausgeschlossen, nur ihre Qualität muss vorerst anders eingestuft werden, denn als mirakulös dürften sie nicht gegolten haben. Hierfür jedenfalls liegen keine konkreten Quellen vor, wenngleich sich der Verdacht aufdrängt, dass für die offensichtlich kultische Verehrung der beschriebenen Papstporträts (Julius II., Gregor XV.) eine gewisse Erwartungshaltung der Zeitgenossen an das Bildnis vorauszusetzen ist. In beiden Fällen ist von einem postumen Bildniskult die Rede, der eine Sakralisierung des jeweiligen Porträts möglich erscheinen lässt. Die Übertragungskausalität der 'virtus' vom Prototyp auf sein Porträt, wie sie für das Heiligenporträt belegt ist, ist für das profane Porträt offensichtlich dann nachweisbar, wenn der Dargestellte noch lebt und seinem eigenen Bildnis während des Zeremoniells nicht begegnen darf. Das Begegnungsproblem unter der Voraussetzung der Präsenzerfahrung, wie sie bei den Herrscher-Funeralien und den frühneuzeitlichen Reitermonumenten zu registrieren war, weist auf ein Forschungsdesiderat hin, das vermutlich ohne den zeitgenössischen virtus-Begriff nicht auskommen wird. Der Mehrwert des Porträts und seine Aura als samenartiges Kraftpotential (ratio seminalis) bezeichnet den theoretischen Rahmen, innerhalb dessen der Porträtbegriff weiter zu verhandeln ist.

In copertina Ravello, duomo, pulpito Rufolo, particolare Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l'autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell'editore.

Il volume ripercorre le mitografie con le quali Carlo Levi ha saputo penetrare alcune realtà, dalle più arcaiche (i Contadini) alle più moderne (le Avanguardie), fino ad alcuni suoi stessi miti personali: il Tempo, il Sacro, il Sogno, il Ritratto, l’Italia, l’Arte. Quest’ultima declinata sempre in un peculiare rapporto con la Storia e la Politica. Lo sguardo dello scrittore abbraccia infatti la multiforme creatività umana: quella propriamente fantastica e artistica e quella politica e militante, fedele sempre alla sua singolare poetica della molteplicità dei linguaggi, mai astrattamente separati e correlati invece da un continuo e fecondo dialogo. Esemplare a riguardo il saggio inedito Un sogno surrealista di Carlo Levi, con al centro il «sogno dell’orologio» narrato in Quaderno a cancelli e suscitato, fra l’altro, da un film di Jean Cocteau.

Passione 8 -Sergio Intorre, Beauty and Splendour. Le Arti Decorative siciliane nei diari dei viaggiatori inglesi tra XVIII e XIX secolo 9 -Cristina Costanzo, L'archivio fotografico di Antonino Leto della Galleria Beatrice 10 -Giulio Brevetti, La patria esposta. Arte e Storia nelle mostre e nei musei del Risorgimento 11 -Roberta Cruciata, Riflessi internazionali nell'oreficeria siciliana del XVIII e del XIX secolo -Un'inedita collezione privata 12 -Eredità d'arte Palazzo Abatellis, a cura di Evelina De Castro 13 -La fantasia e la storia. Studi di Storia dell'arte sul ritratto dal Medioevo al Contemporaneo, a cura di Giulio Brevetti In copertina: Constance Mayer, Autoritratto (part.). La fantasia e la storia. Studi di Storia dell'arte sul ritratto dal Medioevo al Contemporaneo / a cura di Giulio Brevetti -Palermo : New digital frontiers, 2019. In copertina: Constance Mayer, Autoritratto (part.). Boulogne-Billancourt, Bibliothèque Marmottan. ISBN (stampa): 978-88-5509-009-4 ISBN (online): 978-88-5509-012-4 Questo volume è stato finanziato dal Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.

Il volume indaga le relazioni diplomatiche, artistiche e culturali tra Parigi e Modena negli anni di governo di Francesco I (1610-1658) e Alfonso IV d’Este (1634-1662) e il conseguente influsso francese sull’immagine del ducato. Dai dispacci degli ambasciatori ducali a Parigi, che svelano l’innesto a Modena di un gusto transalpino, alla produzione letteraria di Girolamo Graziani (1604-1675), stipendiato dagli Este e da Luigi XIV, lo studio segue la parabola artistica del francese Jean Boulanger (1608-1660) e si concentra sui suoi affreschi nella delizia di Sassuolo e in quella perduta delle Pentetorri. Ne emerge un quadro inedito dell’articolata migrazione artistica tra Modena e la Francia del Re Sole e una nuova rotta culturale tra le corti d’Europa nel Seicento.

Seguendo il dettato della biografia di Passeri, il saggio ripercorre l'attività di ritrattista di Giuliano Finelli dagli anni romani, sotto l'egida di Gian Lorenzo Bernini e la successiva emancipazione dalla sua pratica, fino al soggiorno napoletano conclusosi col rientro e morte nell'Urbe. Attraverso casi esemplari, lo studio sottolinea gli elementi di originalità apportati da Finelli in questo specifico genere, attraverso il serrato dialogo con Bernini e il bolognese Alessandro Algardi, e il suo contributo alla definizione, intorno agli anni trenta del Seicento, del cosiddetto ''ritratto parlante''.

A detailed study of the flora depicted in Vittore Carpaccio’s Portrait of a Knight, property of Thyssen Bornemisza Collection in Madrid, reveals that the representation of plant species is not arbitrary at all.
Recognizing almost each single plant it has been possible to find a common denominator that is a curative virtue: the expectorant power.
Assuming, as Lino Moretti demonstrated, that the represented character is the venetian Francesco Barbaro The Young (1484–1549), his life has been investigated.
This investigation revealed that an unspecified illness prevented him from fighting in Padua (possible location of the portrait) in 1510: the year of execution of this masterwork that can be rightly considered as a «Justification painting».

La questione del 'ritratto' è stata così tanto discussa, che può ben parere superfluo ritornarci, ancor più in un contributo breve come questo 1. Tuttavia ho l'ambizione di esporre qui alcune 1. La bibliografia generale sul ritratto 'occidentale' è troppo vasta e chi ha la fortuna di poter studiare nella Bibliotheca Hertziana, a Roma, o ha la pazienza di interrogare il sito delle biblioteche tedesche «KuBiKat.org» trova centinaia di titoli, fra i quali quelli dei volumi registrati alla BH con la segnatura «Hm». Pur se in questa sede le citazioni più opportune possano essere superflue, ne scelgo un piccolo numero, per lo più conosciutissime, fra le più inerenti al prevalente arco cronologico del mio testo: H. Keller, «Die Entstehung des Bildnisses am Ende des Hochmittelalters», Römisches.

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Il ciclo dedicato alla vita della regina di Francia Maria de' Medici, considerato da molti e da Peter Paul Rubens stesso la sua principale impresa, è composto da 21 tele e collocato all'interno della Galleria Medicea, presente nel Palazzo del Lussemburgo a Parigi:

emerse come pittore di corte durante il proprio soggiorno a Genova (1623-1627) 2 : sulle tracce del prestigio ottenuto dal proprio maestro, l'inventore per la nobiltà genovese del genere del "ritratto ufficiale" 3 , ritrasse molti membri dell'aristocrazia locale soddisfacendone le aspettative 4 . In questa occasione, inoltre, il suo stile si evolse: oltre ad abbandonare il ritratto a figura parziale a favore di quello a figura intera 5 , accrebbe la propria comprensione dei valori e dei desideri dei committenti, nonché la capacità espressiva e la resa materica degli abiti per far apparire i modelli più eleganti e distaccati 6 . Nello stesso contesto, iniziò anche a elaborare gli elementi essenziali del proprio vocabolario, legati alla scoperta di Paolo Caliari, detto il Veronese 7 , come la colonna, l'apertura di paesaggio atta a dare respiro ai dipinti, e i tendaggi rossi drappeggiati che, scendendo a cascata, creano un realistico senso di movimento, utili inoltre a rappresentare al meglio, al di là dei tratti individuali, i segni dell'appartenenza a uno stato sociale privilegiato. Tali elementi, disposti in maniera differente per sembrare costantemente nuovi, sono rintracciabili in quasi tutte le sue composizioni, come, ad esempio, nel Ritratto dei cinque figli maggiori di Carlo I (1637), dipinto da me analizzato, in cui la classica colonna, presente in quadri come l'Autoritratto (1620), viene sostituita dal grande molosso cui si appoggia Carlo II, mentre l'apertura sul paesaggio e il drappo (in questo caso scuro per mettere in risalto il candore della pelle dei fanciulli) non subiscono variazioni.

Molte le tracce storiche e artistiche lasciate in paese
dall’arcivescovo di Benevento, abate di Santa Sofia, poi papa Benedetto XIII.
Specie nel “suo” convento: lapidi, stemmi, lunette, chiostro, pale d’altare, dediche.
Mancava la traccia sovrana: un ritratto. E invece c’era e, per fortuna, c’è.

French blurb / quatrième de couverture:
Ce livre est le fruit d'un projet ambitieux visant à replacer l'émergence du portrait européen dans le contexte large d'une évolution où parmi d'autres facteurs les rites funéraires et les masques mortuaires jouent un rôle déterminant. L'« archéologie de la ressemblance » est ainsi la formule que l'auteur propose pour renouveler notre connaissance des débuts du portrait au XIIIe siècle, c'est-à-dire bien avant l'apogée du portrait individuel à la Renaissance. Par une transgression audacieuse des frontières du champ disciplinaire, l'enquête jette un éclairage inattendu sur l'environnement culturel qui favorisa l'apparition de ce genre visuel si caractéristique du continent européen. Le recours à la méthode étymologique enrichit tout particulièrement l'investigation en éclairant d'un jour nouveau les causes profondes de cette représentation figurée. Sur un sujet où tout déjà semblait avoir été dit, un arrière-plan aux multiples facettes se trouve ici mis au jour, qui d'une manière exemplaire révèle la complexité des facteurs intervenant dans l'histoire de la représentation figurée.

Hans Belting


German blurb / Klappentext:
Das Buch spannt einen weiten Bogen und ordnet die Herausbildung des europäischen Porträts in einen viel größeren Zusammenhang ein, in welchem auch Grabriten und die Totenmaske eine Rolle spielen. So ist etwa die „Archäologie der Ähnlichkeit“ ein Stichwort, um unsere Aufmerksamkeit für die Anfänge des Porträts im 13. Jahrhundert, lange vor der Blütezeit des Individualporträts in der Renaissance, neu zu wecken. Indem sie die Fachgrenzen kühn überschreitet, bietet die Untersuchung einen unerwarteten Einblick in das kulturelle Umfeld, in welchem es zur Entstehung dieser für Europa so charakteristischen Bildgattung kommen konnte. Das gilt auch für die Etymologie der Begriffe, die bei diesem Vorgang eine Rolle spielen und ein neues Licht auf die Motivation hinter diesem Bildnis werfen. In einem Thema, in dem alles schon gesagt schien, wird hier ein vielfach verzweigter Hintergrund freigelegt, der exemplarisch beweist, wie komplex die Gründe sind, die in der Bildgeschichte eine Rolle spielen.

Hans Belting

RIASSUNTO
Il rapporto che intercorre fra raffigurazione e icona è centrale in pittura, e su di esso si basa la possibilità di un dialogo fra l'artchitettonica estetica di Bachtin e la ricerca pittorica. La questione riguarda la concezione e l'impiego dei segni, ed è quindi di ordine semiotico. Tale dialogo dunque non può trascurare l'apporto proveniente dalla semiotica di matrice peirceana sull'icona e sul concetto ad essa collegato di somiglianza. Né può non tenere conto di tutto l'alone speculativo che si è formato intorno alla realtà della pittura di icone risalente al VIII secolo. E le teorie semiotiche relative all'icona nella riflessione teologica hanno, nella distinzione tra immagine-icona dall'immagine-idolo, non solo agevolato lo sviluppo ma, soprattutto, spiegato la derivazione. Inoltre, il riferimento all'arte delle icone, delle sacre icone, gioca un ruolo determinante anche nella ricerca di Malevič così come in quella di Chagall. La possibilità di far incontrare dialogicamente la ricerca bachtiniana con quella pittorica dipende quindi dal ruolo che in entrambe gioca la raffigurazione, in contrapposizione alla rappresentazione, la riproduzione, l'imitazione. PAROLE CHIAVE: Icona. Ritratto. Rappresentazione. Immagine.

ABSTRACT
The relationship between depiction and icon is central in painting. On it is based the possibility of dialogue between Bakhtin's aesthetic architectonics and pictorial research. The question concerns the conception and use of signs, and consequently is of a semiotic order. Such dialogue therefore cannot neglect the contribution that comes from semiotics of Peircean matrix on the icon and the concept of likeness connected to it. Nor can it not keep account of all the speculation around the painting of icons which goes back to the VIII century. Semiotic theories relative to the icon in theological reflection and the distinction between image-icon and image-idol have not only contributed to the development of such reflection, but has also explained its derivation. Moreover, reference to the art of icons, sacred icons, plays a determining role in the research of Malevič as in Chagall's. The possibility of dialogic encounter between Bakhtinian research and painting depends therefore on the role that depiction plays in both, in juxtaposition to representation, reproduction, imitation.
KEYWORDS: Icon. Portrait. Representation. Image.

Grazie a documenti inediti, il contributo chiarisce definitivamente l'oscura biografia e la primissima formazione di Jean Boulanger, pittore di Troyes al servizio di Francesco I d'Este, e ne rintraccia un suo possibile ritratto, riconoscendolo nel "Portrait d'un peintre" del Musée des Beaux-Arts di Dijon, eseguito dal suo amico e concittadino Pierre Mignard.

in  L’immagine della città moderna L’immagine della città, la città delle immagini, Atti del Convegno Internazionale, Bari 15-19 giugno 2016, 11. Theatroeideis vol.  3.
eds.  Belli Pasqua R.  Caliò L.M.  Livadiotti M.  Martines G. 
Collana/Rivista:  Thiasos Monografie
Isbn:  978-88-7140-905-4
Edizioni Quasar 2018 pp. 15-39
This paper analyses the role of Roman Imperial marble collection of Pappacoda Chapel, Diomede Carafa Palace, the Arch of Saint Eligius Major in Naples. It consists of many masterpieces, fortunately preserved in original state and in unusual architectural context. The author propose a study of archaeological profile of
Roman spolia employed between the beginning and the end of the Fifteenth century. The elements were chosen with an erudite interlacement of encomiastic nature by the owners: Artusio Pappacoda, Diomede Carafa and Aragonese King. The research is divided in two layers: the first reflects the archaeological analysis of marble
sculptures; the second relates the relationship between the reuse of the Ancient and the revival of architecture of Roman and Svevian type in Naples.

Il contributo si propone di analizzare alcuni ritratti realizzati da artisti italiani attivi nel XVI secolo e caratterizzati dalla presenza in secondo piano di una figura vista da tergo. Dettaglio poco considerato o del tutto trascurato negli studi dedicati a queste opere, la Rückenfigur assume un particolare interesse se si prende in esame il contesto in cui è inserita. Quello del ritratto è il genere artistico che più di tutti dovrebbe affermare le capacità mimetiche della pittura, il suo saper rendere presente quella che di fatto è un’assenza. Perché allora inserire una figura che nega l’espressione di tali qualità, non lasciandosi ri-conoscere? Questi anonimi personaggi si presentano come attori non-protagonisti, figure accessorie in grado di connotare lo spazio, attrarre l’occhio dello spettatore e distrarlo dalla contemplazione del soggetto rappresentato in primo piano. La loro posa, o meglio anti-posa, dichiara l’accidentalità, l’apparente casualità della loro inclusione nel campo dell’immagine, rimandando necessariamente a una dimensione temporale: l’istante in cui l’artista ha fissato nel tempo i tratti dell’effigiato.
Non sono molti i ritratti che, nell’ambito della pittura italiana del Cinquecento, presentano questa caratteristica compositiva. Il contributo prenderà in esame quelli che più chiaramente permettono di ricondurre la figura di spalle alla temporalità. Tra questi verrà analizzato il Ritratto di Isabel de Requesens realizzato da Raffaello e Giulio Romano nel 1518 (Musée du Louvre, Parigi) – l’esempio più antico a presentare l’elemento compositivo di nostro interesse –, il Ritratto di ignoto (detto Giovanni Battista Castaldi) attribuito a Michelangelo Anselmi (1520-40; Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte) e il Ritratto di giovane uomo di Alessandro Allori (1561; Ashmolean Museum, Oxford).

Nell'articolo si prendono in analisi alcune rappresentazioni pittoriche di poetesse tra Quattro e Cinquecento e alcuni testi poetici sui loro ritratti, interpretandole alla  luce della poesia petrarchista sul ritratto della donna amata. Da questa analisi emergono interessanti ipotesi interpretative, che vedono nella tematica ricorrente dell'immagine parlante una strategia di autorappresentazione, efficace incarnazione del ruolo e dell'identità delle poetesse.

Persistenza di un genere I cosiddetti "generi" con cui si usa catalogare tradizionalmente la produzione figurativa occidentale non furono del tutto proscritti dal fervore rivoluzionario delle avanguardie storiche. A ben vedere, non pochi di essi, che avevano cantato le glorie dell'arte nell'Età moderna, sopravvissero, sovente mutando, e non di poco, la propria fisionomia anche lungo tutto il corso del Novecento, quando nuove modalità di espressione detronizzarono pittura e scultura da quella posizione primaziale che il "sistema moderno della arti" 1 aveva loro assicurato per secoli. Mentre la pittura a soggetto religioso vedeva diminuire, nel Novecento, l'attenzione degli artefici, proseguendo un declino già iniziato nel secolo precedente e trovandosi costretta a un conservatorismo difensivo che ne infiacchiva i toni 2 , i generi che potremmo definire "secolari" mantengono chi più chi meno le loro posizioni, o per meglio dire, sopravvivono e si adattano geneticamente in ambienti ostili alla tradizione. Paesaggio, natura morta, ritratto attraverseranno avanguardie, richiami all'ordine e neoavanguardie, facendosi riconoscere talvolta a stento, riformando e informando, quando possibile, la propria fisionomia nel confronto spesso destabilizzante con tendenze artistiche antipittoriche ed "esplosive", fino a perdersi del tutto e trovare semmai una nuova, inedita individualità artistica. Ragioni di buona economia ci inducono ad affrontare un percorso di taglio estremamente sintetico, limitato al passaggio dei due secoli e svolto per exempla (anche discutibili) visto che, ribadiamo, il genere del ritratto, unitamente alla sua deriva parziale e in un qualche modo autoriflessiva e forse ancor più problematica, cioè l'autoritratto 3 -sottogenere che ha sovente meritato trattazioni peculiari -tiene bordone egregiamente pure nell'accidentato panorama del "secolo breve". Non solo, ma per loro natura, ritratto e (forse ancor più) autoritratto, coinvolgono valutazioni critiche di taglio psicologico o addirittura psicanalitico. Da un lato, la crescente autonomia della figura e del lavoro dell'artista che si è affermata nell'età contemporanea, dall'altro, l'emergere dei lati profondi e oscuri dell'Io, fanno sì che il genere de quo diventi in buona misura facile preda dei cultori della psicologia dell'arte, con derive spesso pericolose.

The attention of the studies to the portrait production of Wilhelm Tischbein is still very lacking today. Even more neglected is the subgenre of the self-portrait in its various forms, representing for Tischbein a field of experimentation that deserves to be read and examined in its entirety, starting with the six pictorial examples known so far, of which an interpretation relating to the role that each of them plays in marking a specific period of the artist’s life is here offered.

s cuola in atto 96 S d N s DICEMBRE %VXIIMQQEKMRI Francesco Fornasieri Classe prima Gli animali All'interno del percorso sul metodo per imparare a disegnare 1 rQSPXSMRXIVIWWERXIMRXVSHYVVIMPXIQEHIPHMWIKRS degli animali, per il fascino che immancabilmente essi esercitano sui ragazzi, e per il fatto di essere, come soggetti, molto appropriati per lo sviluppo di alcune competenze di osservazione e disegno. In particolare saranno solleci-XEXI I WZMPYTTEXI PI GETEGMXk HM SWWIVZE^MSRI HIPPE forma sintetica, della struttura anatomica, dei particolari distintivi e della textureHIMQERXIPPM 0´SFMIXXMZSrUYIPPSHMWETIVJEVI una copia dal vero (vedremo in che senso) di un animale MRQSHSVIEPMWXMGS GMSrGSKPMIRHSRIMHEXMZMWMZMWTIGM½GMI VIWXMXYIRHSRIP´ETTEVIR^EEXXVEZIVWSMPWIKRSKVE½GS Unità 3 3FMIXXMZMI½ REPMXk Percorso didattico

Che il ritratto figurativo, nelle sue più diverse forme, sia un campo di forze in tensione dinamica e spesso contrastanti è un'osservazione fin troppo ovvia. Ma il tipo di tensione che vorrei mettere qui subito in risalto riguarda più specificamente due aspetti all'apparenza opposti, sebbene complementari, di uno stesso fenomeno, cardinale per la questione del ritratto, che è quello della mimesi. Non ci sarebbe bisogno di ribadire quanto la nozione di mimesi sia criticamente centrale, nel bene e nel male, rispetto al tema che stiamo trattando, anche se vedremo di circostanziare meglio secondo quali declinazioni e con quali implicazioni. Ed è una nozione che ha, sarebbe appunto il caso di dire, due facce.

The book will focus on students and beginners and all medieval art lovers. Therefore the papers' style is adapted to students. This compilation of articles will be published in honour of Prof. Jean-Claude Schmitt (EHESS Paris). The following authours will contribute to the volume: Claudia Rabel, Maria Cristina Pereira, Cécile Voyer and Simona Boscani, Colette Deremble, Elisabeth Ruchaud, Philippe Cordez, Laura Weigert, Jean Wirth, Pascal Collomb and Pascale Rihouet, Jean-Marie Sansterre, Thomas Golsenne, Jean-Claude Bonne, Isabelle Marchesin, Michel Pastoureau, Didier Méhu, Oleg Voskoboinikov, Martine Clouzot, Maud Simon and Hye Min Lee, Eduardo Aubert, GAHOM, Elisa Brilli, Jérôme Baschet, Séverine Berlier, Philippe Faure, Marie Anne Polo de Beaulieu and Jacques Berlioz, Nathalie Le Luel, Brigitte Buettner, Pierre-Olivier Dittmar, Chloé Maillet and Eléonore Fournié, Pierre Monnet, Marion Pouspin, Odile Blanc and Gil Bartholeyns, Dominic Olariu

Il 31 maggio 1975, in occasione dell’inaugurazione della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, ha luogo la performance Intellettuale di Fabio Mauri (1926-2009) con Pier Paolo Pasolini come protagonista. In cima alle scale d’ingresso del museo, contro la porta, Pasolini siede su un alto sgabello e sul suo torace, vestito con una camicia bianca, è proiettato il suo film Il Vangelo secondo Matteo. Il contributo propone una lettura dell’opera in dialogo con l’intera ricerca di Mauri e, attraverso il confronto con altre opere nonché con la categoria del ritratto, mira a individuare una prospettiva di analisi, non esaurita nella centralità fisica e simbolica di Pasolini, ma aperta verso il dialogo fra forme linguistiche diverse, come la performance e il cinema, il rapporto fra autore e opera nonché fra regista e pubblico, suggerendo la considerazione di Intellettuale come esercizio dialettico che supera la specificità del soggetto coinvolto e dunque il genere del ritratto.

EMOZIONI Vanità e null'altro? Desiderare un ritratto non è solo questo. In epoche in cui l'immagine aveva una valenza molto diversa da quella di oggi e quando le tecniche di riproduzione seriale erano agli albori, con l'invenzione dell'incisione e della stampa a caratteri mobili nei secoli XVI e XVII, commissionare il proprio ritratto o quello di una persona cara o ammirata, addirittura lontana, mai vista o non più in vita, era qualcosa di più di un gesto di mera vanità.

nil Relia, nato a Surat in Gujarat nel 1957, è oggi conosciuto in tutta l'India per la sua prestigiosa collezione di ritratti 1 . Il peculiare interesse per questo genere pittorico risale alla sua infanzia quando collezionava per diletto le etichette attaccate agli imballaggi che avvolgevano i rotoli di tessuto acquistati presso il bazar della cittadina ( 2 . Egli ricorda di come li staccava pazientemente per poi conservarli nei suoi libri di scuola. Scoprì soltanto più tardi che si trattava di litografie che rappresentavano i ritratti dei discendenti dei mercanti di stoffe del periodo coloniale. Questa iniziale curiosità si trasformò in grande passione che lo portò a raccogliere un'intera collezione che documenta A 1 L'autrice desidera ringraziare Anil Relia per l'intervista rilasciata a Febbraio 2017 nella sua residenza di Ahmedabad e per averle fatto pervenire le immagini digitali delle opere discusse in questo saggio. Un ringraziamento speciale va a tutta la sua famiglia per la cordiale ospitalità e generosità. 2 L'immagine è pubblicata anche in Relia (2014a: 137) in cui appare insieme ad altre etichette coeve. Relia (ibid.: 136) spiega che queste litografie contenevano iscrizioni in diverse lingue, tra cui hindi, gujarati, urdu e inglese, in base alle regioni in cui i tessuti venivano commercializzati.

"This article has been published by the peer review journal >BUCEMA Bulletin du centre d'études médiévales Auxerre<. [online journal: http://cem.revues.org/13251]

The article examines the philosophical basis of the development of man’s lifelike representation during the 13th century while focusing on Thomas Aquinas’ concept of the « image of man », imago Dei. Aquinas undertakes indeed a profound restructuring of the traditional definition of the imago Dei. By doing so he emphasizes the soul/body relationship in the human being and singles out as profoundly important the soul’s possibility to exercise influence on the body. The article cites passages of Aquinas’ writings to demonstrate the philosopher’s thinking. It also refers to contemporary practices in rituals and hagiographic believes to show the relevance of these ideas outside the strictly philosophical and theoretical sphere. Adopting a new notion of the imago Dei meant in the same breath an increasing of the body’s ennoblement. Its most famous paradigm is the stigmata wonder of Saint Francis of Assisi. As a consequence of the new importance assigned to human corporeity, the bodies of virtuous persons become worth being represented. Lifelike portraiture of the 13th century wishes to underline the extraordinary quality of the shown persons. Therefore the resembling artifacts represent, at their beginnings, the human beings while at the most decisive moment of their earthly life : directly after the death when the body has stopped being influenced by the soul and represents a sort of a relic of the latter."

Please find the comple article at the following link: http://cem.revues.org/13251

Italia e Spagna nel XVIII secolo. Scambi e circolazione di idee, persone e cose Italia y España en el siglo XVIII. Intercambios y ciruclación de ideas, personas y cosas Napoli, 22-24 ottobre 2018 via Mezzocannone 8, II piano (il convegno è ospitato presso le Aule della Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti in Napoli e dell'Accademia Pontaniana)

Spettacoli al Palazzo reale di Portici nel Settecento: il valore di uno spazio Francesco Cotticelli-Paologiovanni Maione Castles, Palaces, and Effimeri: Theatre Spaces in the 18 th-Century Terra d'Otranto through Chronicles and Music Documents Sarah M. Iacono Dal magazeno al palco d'onore. Gli spazi teatrali nella Sicilia del Settecento Eliade Maria Grasso La musica nel presepe napoletano del settecento tra esecuzione e raffigurazione Lorenzo Ebanista