Archeologia Preromana

a cura di Giulio Ciampoltrini INDICE Indice Premessa GIULIO CIAMPOLTRINI, Le ragioni di un incontro GIULIO CIAMPOLTRINI, Culture in contano. Etruschi, Liguri, Romani nella valle del Serchio fra IV e II secolo a. C. GIULIO CIAMPOLTRINI, PAOLO NOTINI, L'insediamento ligure del Castelvecchio di Piazza al Serchio SUSANNA BIANCHINI, Pietra Pertusa: nuovi dati di scavo AUGUSTO ANDREOTTI, GIULIO CIAMPOLTRINI, IVANA GIUNTA, Aspetti dell'integrazione. Elementi del costume ligure nell'insediamento etrusco di Ponte Cini MICHELANGELO ZECCHINI, Le guerre romano-liguri negli Annaies di Tito Livio e nell'evidenza archeologica SUSANNA BIANCHINI, Esperienze di didattica museale nella media valle del Serchio e in Garfagnana: il percorso sui Liguri Apuani ISABELLA MORABITO, Conclusioni e prospettive di didattica

Il sito archeologico di Guardamonte, come è ormai noto, occupa la sommità e il versante settentrionale del Monte Vallassa in Oltrepò pavese, lungo lo spartiacque della Valle Staffora che apre verso la Valle piemontese del Curone e costituisce la linea di confine amministrativo con la provincia di Alessandria. Le ricerche dell'Università degli Studi di Milano, che si sono susseguite quasi ininterrottamente -pur tra alterne vicende -dal 1994, hanno rivelato una realtà di consistenza inaspettata e insolita, soprattutto se raffrontata con quanto offerto dal contesto dei siti d'altura in Appennino. Dopo più di una decina di campagne di scavo, caratterizzate da indagini ad ampio raggio e approfondimenti mirati, è stato dato avvio ai lavori per l'edizione completa delle ricerche che fornirà ulteriori specifiche con l'assemblaggio coerente di tutta la documentazione di natura eterogenea raccolta i questi anni; in quest'ottica si è dato vita a un progetto generale che prevede anche l'analisi dei resti botanici e ossei animali raccolti nelle campagne di scavo in collaborazione con il Museo di Storia naturale di Voghera e con Elena Maini dell'Università di Bologna e Milano nel solco di una rinnovata sinergia che, come si vedrà in dettaglio, ha visto di recente il coinvolgimento nel progetto Guardamonte, a vario titolo, del Museo delle Palafitte di Ledro e di alcune nuove realtà locali animate da una sensibilità dinamica per il rilancio e la valorizzazione dei beni del territorio. In attesa dunque di presentare un quadro complessivo e dettagliato dello straordinario palinsesto cronologico e documentario, in parte già illustrato a più riprese negli ultimi vent'anni 1 , che questo sito ha rivelato, in occasione di questo incontro, che offre l'opportunità di inquadrare in una visione globale e coerente il ruolo dell'insediamento di lunga durata sul M. Vallassa nel contesto delle ricerche del territorio pavese, si cercherà di delineare quanto siamo in grado di leggere della storia dell'insediamento nel suo lungo sviluppo diacronico di adattamento ambientale e di fisionomie culturali, presentando alcuni approfondimenti e riflessioni emersi dalle indagini più recenti. Si vogliono anche presentare brevemente alcune delle attività che l'Università di Milano ha avviato con Regione Lombardia e in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici della Lombardia, la Provincia di Alessandria, il Museo di Storia naturale di Voghera e in accordo con altre realtà locali, per una fruizione dinamica della zona occupata dall'insediamento quale sede per specifiche attività di presentazione, studio e valorizzazione delle realtà indagate. L'insediamento sul M. Vallassa rappresenta un lungo percorso, iniziato in una fase precoce del Neolitico Medio, che ha visto, verosimilmente già a partire dal Bronzo Medio, l'avvio di un'occupazione stabile estesa, oltre che sulla sommità, anche su parte dello scosceso versante settentrionale della montagna. Si è più volte rimarcato come una delle acquisizioni più significative risieda proprio nell'attrattiva per il popolamento rappresentata dall'altura già a partire dalla prima metà del V millennio, come accertato dalle testimonianze relative 1

La collegiata di S. Maria Assunta di Otricoli e le sue collezioni d’arte sono state oggetto, a partire dalle indagini archeologiche e dai restauri svolti all’interno della chiesa ormai più di mezzo secolo fa, di una costante attenzione da parte degli studiosi. Le numerose ricerche hanno apportato un notevole contributo alla conoscenza di uno dei monumenti architettonici più rappresentativi dell’Italia centrale per quanto attiene l’Alto Medioevo, anche se, in relazione all’analisi e all’interpretazione delle numerose fasi costruttive che hanno interessato le strutture dell’edificio nel corso della sua storia secolare, sono emersi fra gli storici pareri tutt’altro che univoci.
I recenti interventi di scavo nel sotterraneo della collegiata, inoltre, dove sono venuti alla luce i resti di una possente muratura in opera quadrata, pertinente probabilmente al podio di un tempio pagano, risalente alla fase preromana del sito, hanno ulteriormente accresciuto la serie di dati materiali disponibili da analizzare, rendendo di conseguenza ancora più articolato il contesto storico di riferimento, che si è dovuto estendere a considerare l’intera evoluzione dell’insediamento urbano del municipio romano di Ocriculum, la cui fondazione da parte delle popolazioni umbre risale all’VIII secolo a.C.
In ragione proprio di tale esteso e problematico quadro critico, questo lavoro si pone l’obiettivo di affrontare, attraverso aggiornati percorsi di indagine, che hanno preso avvio con lo spoglio sistematico della documentazione d’archivio relativa ai restauri e agli scavi, conservata presso la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria e l’Archivio di Stato di Perugia, e proseguiti, poi, con un accurato rilievo laser-scanner dell’intero complesso monumentale, tutte le principali questioni ancora oggetto di discussione sulla storia architettonica dell’edificio religioso, e proporre per queste nuove possibili chiavi di lettura.

This thesis has the subject of the Apulo-Corinthian Helmet, a south-east Italian helmet type and what it can say about the culture in which it was used. After establishing what an apulo-Corinthian helmet exactly is and which Type’s there are, I went on and found out that we can also order these helmets by Groups that were made by the same craftsman. After this I investigated the spreading, which very clearly pointed out Apulia was the region were these helmets originate from. Then I explained that to helmets with a known context were all from tombs, some very rich, some of them poorer than other graves of their time, but most of the tombs had the same objects within them; military equipment, metal vessels, Lucanian, Campanian and local pottery, and some had Attic pottery. In the conclusion I answered the research questions, Where, when and in which contexts do these helmets occur? And What is the meaning of this type helmet in these contexts and what does this meaning of the helmets say about the cultural character of Apulia between the end of the 6th and the end of the 4th century B.C.?

Due to probable copyright resting on some photo's used in this thesis I decided not to publish it. If you want to read it send me an e-mail.

La congerie di reperti etruschi e italici rinvenuti nell'Egeo, che testimonia rapporti pressoché ininterrotti tra Mediterraneo orientale e occidentale dall'età del Bronzo finale al V sec. a.C., è legata da un filo rosso diverso da quello dei flussi commerciali, poiché specie i documenti più antichi provengono per la maggior parte da santuari, situati in località le cui frequentazioni furono talora avviate dai Greci già nel secondo millennio a.C., come è da tempo noto per Egina e come è stato di recente verificato per Isthmia e Olimpia 1 . Soltanto alla fine del VI-V sec. a.C. la distribuzione estesa e capillare di alcuni bronzi etruschi particolarmente raffinati, connessi al consumo del vino, consente di parlare di un vero e proprio commercio. La revisione in atto di questi manufatti, basata sull'esame autoptico dei materiali, ha permesso di modificare in maniera sensibile il quadro complessivo dei ritrovamenti rispetto alle ricerche precedenti. Per ora sono stati identificati poco più di 250 reperti in bronzo e circa 150 in ceramica e ALESSANDRO NASO ANATHEMATA ETRUSCHI NEL MEDITERRANEO ORIENTALE * Desidero ringraziare il comitato organizzatore per l'invito a partecipare al convegno. I numerosi debiti di gratitudine contratti verso gli amici e i colleghi che hanno fornito segnalazioni e suggerimenti sono indicati di volta in volta nel testo. Le ricerche nell'Egeo sono state inizialmente intraprese grazie a una borsa di studio erogata dalla Alexander von Humboldt-Stiftung (Bonn), che ha permesso viaggi di studio in Grecia e in Turchia.

Il contributo prende in esame, in via preliminare, i materiali pre-protostorici provenienti dagli scavi archeologici condotti in Valtellina tra il 1995 e il 2012 nell’ambito dell’azione di tutela svolta dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia.

This volume presents a cutting-edge overview of the history and development of Etruscan studies. It offers a diachronic account of Etruscan history, culture, religion, society, art and archaeology, as well as a systematic discussion of the topography of Etruscan civilization and its sphere of infl uence. This is a new reference work for all those interested in the Etruscans.

This monographic essay analyses the transformations taking place in the rural landscape in northern Puglia (southern Italy) and a part of north-western Basilicata during the centuries of Romanization, that is to say, in the period between the end of the 4th Century BC (period in which the first Latin colony was founded in the indigenous territory) until the beginning of the Augustan era.
The analysis was conducted by collecting published archaeological data and comparing their “morphological” characteristics (geographical extent, position, archaeological context) with any references  in the written sources. For example, all the settlements that presented characteristics similar to those of a centre, defined in the texts as urbs or civitas, have been interpreted as “primary centres.” The classification of the sites is thus: ‘Primary centre’, ‘Minor settlement’, ‘House-farm’, ‘Farm’, ‘Farm-cemetery’, ‘Large farm’, ‘Farm/cult building’, ‘Tomb- cemetery’, ‘Villa’, ‘Villa-cemetery’.
The romanized cities of the Daunia (with their associated territories) mentioned in this study include: Teanum Apulum, Luceria, Arpi, Uria, Vibinum, Ausculum, Herdoniae, Salapia, Canusia, Lavello and Venusia.
After the chapter devoted to methodology, the archaeological synthesis exploits the study of the sites interpreted according to the aforementioned classification, all of which are divided into the chronological phases in which the most important changes are documented. The chronological phases are outlined as follows:

Phase 1. From the politics of alliance to the colony of  Luceria (Last quarter of the 4th Century BC.)

Phase 2. From the colony of Luceria until the consequences of the Hannibalic war (End of 4th-begining of the 2nd Century BC.)

Phase 3. From the colony of Sipontum to the new territorial gains (194-second half of the 2nd Century BC.)

Phase 4. From the reforms of Gracchi until the Social War (Last quarter of 2nd-early 1st Century BC.)

Phase 5. From the Civil Wars until the end of the Republic (from the first decades of the 1st Century until 31 BC.)

The first general reflection concerning this type of reconstruction of the ancient landscape of northern Puglia is the fragmentary nature of the data at our disposition which is liable to influence our interpretation. Notwithstanding these limits, the results are interesting and reveal the existence of a hierarchy of settlements as early as the 4th Century BC and a clear difference between the territories of the first Latin colonies (Luceria e Venusia) and the rural areas of the other centres still remaining indigenous. An example is the decrease in number of the indigenous villages in the colonial territories during the first phase, a change that might perhaps be linked to the arrival of the Romans. The same trend can be seen in the position of the farms, which are often substituted and moved, either in to the territory of the first colonies or anywhere after the Hannibalic war and the redistribution of land under the Gracchi.
The effects of the new Roman presence might thus be understood as early as the first phases even in the organization of the countryside, rather than that of the cities. This new organization however takes place with different strategies and time scales, using the new colonies as a cultural and economic tool with which to better control the entire region.

En el acto de entrega de los Premios Vaccea, en su cuarta edición, que tendrá lugar en el Aula Triste del Palacio de Santa Cruz de Valladolid durante el último trimestre del 2014, quedarán convocados los correspondientes a su quinta edición, que tendrá lugar el año 2016. Podrán optar a los mismos, en sus distintas modalidades (vease www.pintiavaccea.es), cuantas instituciones, públicas o privadas, empresas o particulares se presenten o sean presentados, acompañando la documentación que les justifique como acreedores a los mismos; además se tendrán en cuenta las propuestas del jurado de la mencionada edición.

Il rito funerario della cremazione in urna -se si prescinde da episodi precedenti risalenti all'età del rame e talvolta al neolitico -inizia a svilupparsi diffusamente nell'Italia peninsulare a partire dalla fase 3 del Bronzo medio e dall'età del Bronzo recente, ovvero tra il XIV e la prima metà del XII secolo a.C. Comuni ai primi sepolcreti a cremazione sono l'uniformità del rito e il carattere poco strutturato delle sepolture. Il contenitore delle ossa cremate è costituito da un vaso di forma chiusa non standardizzata, ma tendenzialmente a profilo arrotondato, spesso coperto da una scodella o tazza, mentre alle ossa solo di rado si associano scarsi ornamenti perlopiù bruciati sul rogo. Le necropoli meglio conosciute, quelle delle terramare padane, comprendono numerose sepolture fortemente addensate, pertinenti a individui di classi d'età sia adulte che infantili, e dunque in esse appare tendenzialmente rappresentata l'intera comunità (Cardarelli/Pellacani 2004; Cardarelli/Labate/ Pellacani 2006). Come indicato da Renato Peroni e Andrea Cardarelli (Peroni 1989, 261 ss.; Peroni 1996;, in questi contesti il significato del rito crematorio appare volto a rinsaldare l'unità dell'intera collettività, attraverso l'addensamento delle sepolture e il livellamento delle differenze sociali e in parte anche delle peculiari identità degli individui, ideologia cui certo non è estraneo il significato sacrificale del fuoco. Complesse pratiche a carattere probabilmente sacrificale sono infatti documentate nella necropoli terramaricola di Casinalbo, dove le armi, le fibule e gli ornamenti bruciati sul rogo funebre venivano deposti in aree esterne ai nuclei sepolcrali, mentre le singole deposizioni non apparivano accompagnate mai (armi) o quasi mai (fibule e ornamenti) da questi elementi (Cardarelli/Labate/Pellacani 2006). Nell'area a sud del Tevere, il Latium Vetus, la più antica 341 M.C. Rovira Hortalà, F.J. López Cachero, F. Mazière (dirs.), Les necròpolis d'incineració entre l'Ebre i el Tíber (segles IX-VI aC): metodologia, pràctiques funeràries i societat,

Aguas mineromedicinales, termas curativas y culto a las aguas en la Península Ibérica (desde la Protohistoria a la Tardoantigüedad) VBI AQVAE IBI SALVS AGUAS MINEROMEDICINALES, TERMAS CURATIVAS Y CULTO A LAS AGUAS EN LA PENÍNSULA IBÉRICA (DESDE LA PROTOHISTORIA A LA TARDOANTIGÚEDAD) Quedan rigurosamente prohibidas, sin la autorización escrita de los titulares del Copyright, bajo las sanciones establecidas en las leyes, la reproducción total o parcial de esta obra por cualquier medio o procedimiento, comprendidos la reprografía y el tratamiento informático, y la distribución de ejemplares de ella mediante alquiler o préstamo públicos © Universidad Nacional de Educación a Distancia Madrid 2017 w www.uned.es/publicaciones © María J. Peréx Agorreta y Carme Miró i Alaix (eds.) Esta publicación ha sido evaluada por expertos ajenos a esta universidad por el método doble ciego. Ilustración de cubierta: Torreparedones (Córdoba) por cortesia de Ángel Ventura ISBN electrónico: 978-84-362-7301-4 Edición digital: diciembre de 2017 Helena Simôes Frade, in memoriam VBI AQVAE IBI SALVS índice PRESENTACIÓN INTRODUCCIÓN CAPÍTULOS 1. Carlos MARTÍN ESCORZA

This article deals in detail with two related passages of the famous Iguvine Tablets (3rd-1st centuries B.C.) from the Umbrian Gubbio, which have as its content sacrificial rituals with regard to some sort of ancient league/federation (IIb 1-29 and Vb 8-18). Important from a social-historical point of view, but very differently interpreted terms such as umbr. fameřia (etymologically related to lat. familia) are only used here. Recent research would like to recognise in this so-called ‘Iguvine League’ an ethnic-federal agreement whose territory is said to have reached from Umbria to Picenum. This interpretation is critically questioned from a historical perspective and a new view is proposed that focuses less on political-ethnic and much more on economic motives. Specifically, the requirements of short-distance transhumance could have played an important role for a local association in pre-Roman Umbria. A whole series of textual details can be well reconciled with this new interpretation, even if concrete proof cannot of course be provided.

The study takes up some issues relating to the location of the workshops that produced the valuable figured ambers that
marked the aristocratic burials of southern Italy from the eighth to fifth century BC. The contribution of findings and
recent studies enabled us to assign some groups of artifacts to the activity of different workshops and even to identify
outstanding artistic personalities, highlighting the undeniable stylistic connections between them.

This paper investigates the Italic military phenomenon in pre-Roman Calabria. Weapons can be regarded as a symbol of the ethnic and cultural identity of their users. In this light the “Samnite” belt and its presence in Calabrian funerary contexts is analysed and discussed. In fact, the presence of this item in the indigenous communities of Bruzio could also be the indicator of ethnic diversity due to multiple factors (recruitment, mobility/migration, mercenary service, etc.).
The instruments and forms of warfare among the Lucanians and the Brettians are then examined based on literary sources in order to outline the social and practical causes of their way of fighting. Thanks to the analysis of the data set ¬− with special attention for the provenance context − chronological phases, areas of origin and cultural interactions can be better defined.

"The Verezzi Tower reinterpreted.
Previous theory classifying the tower as a vertical axis windmill is dismissed on the basis of location, winds strenght, design and structure.
The hypothesis it could likely be an ancient, pre Roman lighthouse is debated, to solicit archaeological excavations.
An Archaeological Park proposal is outlined for the area."

This contribution presents a preliminary report of the results of the research unit of the University
of Milan, “Tarquinian Walls”, and an overview of the interdisciplinary undertaking of the “Tarquinia
Project”. Such background research made it possible to figure out the relationship between the city and
its territory as regards the choice of the Tarquinian ancient community to partially frame the limits of
the Civita plateau with walls. In such a framework, the evidence of the impasto olla of the Bocchoris
Tomb, dating to the very beginning of the 7th century BCE and decorated with a white-on-red technique,
could help in understanding the meaning of the pattern of the walls at Tarquinia during the
orientalising period. The olla shows the most ancient representation known so far of seven alternating
towers crowned with square battlements and soldiers with hoplite armour. The study of the whole set
of objects, including the olla, its lid and the holmos that rises to a level under the viewer’s eye, inspires
comparisons with the iconographies of the great cities of Ancient Greece and the Near East.

The district North of Temple A, intermediate between the Monumental Sanctuary, the settlement and the harbour, played a fundamental role in the urbanistic development of the Etruscan site of Pyrgi. It includes the intersection between the terminal trait of the main road connecting Caere to the coastline and the large pebbled road leading towards the harbour, and different buildings erected along the latter track.Recent fieldwork (2011-2016) has shed light on the layout of the district and its progressive transformation, starting from the 7th century BC. Its peculiar function is proved by the many ritual actions performed to stress meaningful events, such as the deposition of a dissected dog for the foundation of a trapezoidal tower-building North of the pebbled road and the deposition of selected imported items (5 phoenicianoil lamps, thegorgonic mask of a campanian antefix and ionian pottery shapes) inside the so called "Edificioporticato", erected at the intersection between the two roads. Extremely meaningful is the sequence of archaic decorated roofs (ionian, campanian and caeretan style) attested by several fragments of architectural terracottas, highlighting the fundamental role of Caere (and Pyrgi) in the reception/elaboration of architectural decorative systems, thanks to its strict cultural contacts with Latium and Campania/Cuma.

Che tutto il mondo conosciuto fosse popolato da divinità era un'idea fortemente radicata nella coscienza dell'uomo antico e la terra lo era non meno di quanto lo fosse la volta celeste. Per assicurarsi la benevolenza o la complicità di questi potenti abitanti del sottosuolo i Romani, così come gli altri popoli dell'antichità, ricorrevano a riti e sacrifici antichissimi la cui origine e spesso il significato si erano perduti nel tempo, ma che, ciononostante, continuavano ad essere celebrati, perché la fiducia nel loro potere propiziatorio non era incrinata dalla mancanza di una comprensione razionale. In tali contesti rituali il sacrificio umano rappresenta un momento di particolare importanza e delicatezza, pur essendo diffuso più di quanto si pensi e non solo in età primitiva. Si hanno numerose testimonianze relative a deposizioni da contesti di abitato protourbani, in particolare della prima età del ferro etrusco-laziale; si tratta generalmente di deposizioni composte, spesso in tutto confrontabili a vere e proprie sepolture, con corredo personale a volte indossato, sia ceramico, anche in lotti sepolcrali specifici e delimitati, come alle pendici del Palatino, presso il Foro romano, o anche frammiste ad altre aree di attività, come sul Campidoglio. In area etrusca, il rinvenimento, nell'area sacra di Tarquinia, dello scheletro di un bambino sottoposto a sacrificio ha, inevitabilmente stimolato ulteriori riflessioni sul tema dei sacrifici umani e di quei rituali sacri per i quali non si prevedevano la messa a morte. Nuovi scavi archeologici, nuovi ritrovamenti e scoperte e, conseguentemente, nuove conoscenze danno conferma della pratica del sacrificio umano in quanto la messa a morte per sgozzamento è risultata evidente dalle analisi ed esami di laboratorio. 1

I centrotrenta anni che ci dividono dalla prima grande scoperta con cui Oppeano
entra di diritto nella letteratura archeologica - il noto elmo decorato nello
stile dell’arte delle situle - dimostrano come sia possibile ricostruire una stratigrafia,
non solo delle presenze archeologiche o delle diverse epoche attestate
dalle ceramiche raccolte nei campi su cui sorgeva il centro veneto o negli scavi
finora effettuati, ma anche delle alterne vicende della ricerca, svolta sia da enti e
personaggi legati al territorio che da “stranieri”

Scavi stratigrafici recentissimi o tuttora in corso hanno sconvolto la datazione di importanti cinte arcaiche del Latium vetus e dell'Etruria meridionale. D'altra parte, se gli anni '70 e '80 segnano l'età dell'oro per l'esplorazione archeologica delle mura arcaiche nel Lazio, occorre tuttavia ammettere che i risultati degli scavi effettuati all'epoca sono rimasti in gran parte inediti: la cronologia delle opere si trova così sempre più esposta alla critica da parte degli storici.

El pensamiento social de un taustano ilustre, el Obispo Supervía. José Estarán  Molinero -

La Casa de Ganaderos de Tauste.  Notas sobre su Historia Medieval y Moderna. José Antonio  Fernández  Otal. -

Territorio y  sociedad:  la carta de Población de Tauste. Miguel Ángel Pallarés Giménez. -

El Patrimonio  artístico de la Villa de Tauste. Mari Sancho Menjón Ruiz.-

La ciudad  prerromana de Valdetaus. Mª Ángeles  Magallón  y  Mª Peña Lanzarote.-

Studies on the Weapons of Poseidonia-Paestum (prov Salerno / I) 1 Azzurra Scarci Iron and Bronze Weapons from the Sanctuary at Monte Casale (prov Syracuse / I) as »ex voto par Transformation, ex voto par Destination« Claudio Negrini Weapons and the Symbolic Representation of Warriors in the Necropoleis of Romagna (Italy) between the 10 th and the 5 th Century BC

Ringrazio gli amici Martin Bentz e Christoph Reusser non solo per il gradito invito al colloquio di Bonn, ma anche per la pazienza dimostrata nell'accettazione di questo contributo. Gli atti del convegno di Roma del 1997 costituiscono un riferimento essenziale ai temi qui affrontati (Rasmus Brandt -Karlsson 2001). 2 Strutture a pianta sub-rettangolare pronunciata prevedevano coperture testudinate a quattro falde, come documentano ad abundantiam le urne a capanna dell'età del Ferro (Bartoloni et alii 1987) e le monumentali tombe a camera delle aristocrazie etruscomeridionali (Colonna 1986, 402-420), delle quali purtroppo non conosciamo ancora le abitazioni. 3 Per la tomba dell'Architettura Dipinta: Demartis 1991. Per la datazione della cultura di Ozieri: Atzeni 1985, 27. Una sintesi sull'architettura nuragica è stata fornita da E. Contu (Contu 1985). 4 Si avverte la necessità di un esame rinnovato per la long house di Luni sul Mignone, sulla quale si veda la sintesi di di Gennaro 2007. Per l'urna da Sala Consilina si rimanda a Bartoloni et alii 1987, 214 s. con bibliografia precedente, da aggiornare con gli interventi di G. Colonna, che menziona anche le capanne dei Monterozzi (Colonna 1986, 392-393), e di H. Damgaard Andersen (Damgaard Andersen 2001, 250 con bibliografia). 5