Antispeciesism

Many people enjoy eating meat but few enjoy harming or killing other sentient creatures. These inconsistent beliefs create a "meat paradox", people simultaneously dislike hurting animals and like eating meat. One solution to this conflict is to stop eating meat. Another solution is to fail to recognize that animals are killed to produce meat. (Loughnan, Haslam e Bastian, 2010)
Most people loves animals and love eating meat. (Loughnan, Haslam, Bastian e Radke, 2011).
Loughnan, Haslam, Bastian e altri, in quattro articoli scritti tra il 2009 e il 2012, descrivono il meat paradox, come il fatto che la maggior parte della gente, pur disapprovando la sofferenza e la violenza sugli animali e investendo molto denaro e attenzione nelle loro cure, pur definendosi quindi amanti degli animali, continuano tuttavia a mangiarli. Connesso a questa considerazione è anche il problema di come sia possibile amare certi animali e mangiarne altri. Questa tensione, cioè l'amore per gli animali e il fatto di mangiarli, è l'essenza del meat paradox (Loughnan, Bratanova e Puvia, 2012): infatti oggi uccidiamo sempre più animali per mangiarli e nel contempo aumentano, dicono gli autori, le nostre cure per l'animale. Gli autori (Loughnan, Haslam e Bastian, 2010), riprendendo le teorie di Leon Festinger (1957), riconoscono nel meat paradox un caso specifico di dissonanza cognitiva: come ricordano Harmon-Jones e Mills (1999), la dissonanza cognitiva nasce quando una persona fa o pensa qualcosa che si op-pone o è totalmente contraria alle sue più profonde convinzioni e attitudini: pratica e convinzione entrano in conflitto creando uno stato emozionale spiacevole, che l'individuo deve e ha tutto l'inte-resse a risolvere. Gray e Wegner (2007) sottolineano la gravità di questo stato d'ambivalenza emotiva e psicologica tanto da riconoscerne una certa priorità d'interesse per la futura ricerca psicologica. Anche Paul Rozin, nel 2007, dirà "meat should be of special, because it is a quintessential exemple of the interesting and important state of ambivalence". Per risolvere la dissonanza cognitiva, dice Festinger, bisogna rimuovere i fattori e gli elementi contrastanti e questo può essere fatto in diverse maniere (...)

Most contemporary scholarly work on posthumanism and transhumanism rests on the idea that both perspectives are part of an ontological continuum. This article, however, acknowledges and explores the differences between them. In order to prove that evident theoretical –and, therefore, practical– differences exist between both positions, a genealogy of their development from the 1980s is proposed. The definition of the two different ontologies associated to each of the discussed positions is followed by an analysis of the consequences that this theoretical separation would have for research. This paper also lays out a revision of their epistemologies and their ethical and practical implications. To conclude, we offer a contextualized justification of why the two discussed positions are actually antithetic, and how considering them as such would be useful for future research in the field.

Un libro che ha cambiato la vita di decine di migliaia di lettori. Un cult del movimento vegano e del femminismo. Tradotto in 10 lingue «Una bibbia per la comunità vegana.» New York Times «Una polemica intelligente […] argomento fortemente stimolante.» Kirkus Review «L'originale e provocatorio libro di Carol J. Adams contribuisce in modo determinante al dibattito sui diritti degli animali.» Weekly's Publisher «Un'opera importante e provocatoria destinata a seminare riflessioni contrastanti sull'intero spettro politico.» Journal of Library «Una "bibbia" per attiviste femministe e progressiste per i diritti degli animali.» Choice «Combinando insieme recenti studi sul linguaggio […] e una rigorosa riflessione morale, Adams sostiene che la crudeltà e la bipolarità coinvolte nel mangiare carne sono strettamente legate agli atteggiamenti che hanno sostenuto l'oppressione delle donne.» Oxford Times «Leggete questo nuovo e potente libro e potreste diventare vegetariani.» Ms. Carol J. Adams Attivista americana nelle lotte contro la violenza domestica, il razzismo, i senzatetto, la giustizia riproduttiva, è dive-nuta famosa in tutto il mondo con la stampa di The Sexual Politics of Meat. Adams ha al suo attivo diverse pubblicazioni, fra cui Burger e Protest Kitchen (con Virginia Messina). Ha curato inoltre importanti an-tologie su ecofemminismo, femminismo e animali. I suoi articoli sono apparsi sul New York Times, sul Washington Post, sulle riviste Ms., The Christian Century, Tikkun e Truthdig. www.caroljadams.com Qual è il filo rosso, l'assurda interazione tra la radicata misoginia culturale della società con-temporanea e la sua ossessione per la carne e la mascolinità? Questo libro, pubblicato per la prima volta negli USA nel 1990, esplora con raro acume e sottile intelligenza la relazione tra i valori patriarcali e il consumo di carne, intrec-ciando femminismo, veganismo e antispecismo. Lo sfruttamento degli animali è per Adams una manifestazione della brutale cultura patriarca-le. Il trattamento degli animali come oggetti è parallelo e associato all'oggettivazione nella so-cietà patriarcale di donne, neri e altre minoranze sfruttate. Dietro ogni pasto di carne c'è un'assenza: la morte dell'animale, il cui posto è occupato dalla carne. Il concetto del "referente assente", intorno a cui Adams costruisce la sua memorabile tesi, ha la funzione di mascherare la violenza insita nel mangiare carne per proteggere la coscienza del carnivoro e i suoi desideri separando l'idea del singolo animale dal suo essere fisico. Nella logica della società patriarcale, anche le donne funzionano come referenti assenti. Perché il processo di oggettivazione, frammentazione e consumo che consente l'oppressione degli ani-mali, privandoli del linguaggio e della rappresen-tazione culturale, è identico a quello agito sulle donne. L'uso persistente di immagini di violenza sessuale e di frammentazione e smembramento della natura e del corpo femminile (come in un macello) normalizza il consumo sessuale e auto-rizza l'abuso. L'oggetto consumato viene vissu-to senza una storia, senza una biografia, senza individualità. Quindi lecitamente consumato e abusato.

Quando le rappresentazioni e le simbologie animali ridimensionano e mettono in discussione lo statuto umano, ci si trova di fronte al passaggio dal teriomorfismo alla questione animale. Ciò significa che, da semplici tropi, le figure animali divengono operatori epistemologici che forzano un ripensamento dell'antropocentrismo e mettono in luce i limiti dello specismo. Le raccolte di poesie Macello (2004) e La Morte Moglie (2013) di Ivano Ferrari sono, all'interno della letteratura italiana, tra i più recenti ed intensi esempi di questo passaggio dal teriomorfismo alla questione animale. Queste poesie costituiscono un diario in presa diretta del periodo che Ivano Ferrari ha trascorso come operaio al mattatoio di Belfiore, presso Mantova. La sua scrittura testimonia le tensioni presenti nel rapporto umano-animale quando questi, fuori e dentro il mattatoio, diventano rispettivamente carnefice e vittima, svelando anche i profondi legami tra crudeltà verso l'animale (interspecifica) e crudeltà verso l'umano (intraspecifica). I componimenti di Ferrari mostrano inoltre come, proprio nell'inumanità dello spazio del mattatoio, sia possibile un contatto con l'animale che riduce la distanza tra specie causata dall'antropocentrismo.

Now published in the volume "The Carol J. Adams Reader
Writings and Conversations 1995-2015" edited by Carol J. Adams (Bloomsbury Academic, 2016). This interview was first published in a special issue of the journal "Animal Studies: Rivista italiana di antispecismo" (Novalogos, Aprilia), edited by Alessandra Pigliaru and Eleonora Adorni.

Se cree habitualmente que los seres humanos no poseen ninguna obligación de prevenir o aliviar los daños que los animales padecen en la naturaleza. Lo que pasa en el medio natural no es de nuestra incumbencia moral. Esta idea, que ha sido referida en la literatura como la " intuición laissez-faire " (Palmer 2010), se asienta en dos asunciones fundamentales: (i) los animales salvajes llevan, en general, vidas con un alto nivel de bienestar (o, por lo menos, con un bienestar neto positivo), solamente amenazadas por interferencias humanas ocasionales, y (ii) sólo tenemos razones para ayudar a los animales en necesidad cuando ese estado de cosas está causado por la acción humana. El objetivo de este artículo es disputar ambas asunciones.

Frutto del più cieco e fanatico scientismo, di un positivismo come illimitata e incondizionata fiducia nella scienza e nella tecnica quale appaiono nei film di Carl Leammle, figlio della paura e della superstizione, dell'irrazionale insediatosi nei meandri più oscuri della coscienza, l'elettroshock (altrimenti noto come Terapia elettroconvulsivante o ECT) nasce in una società in cui lo scienziato riveste un'autorità quasi sacerdotale per le masse superstiziose e fa propria la libertà di trascendere ogni senso e dovere etico-morale: egli ha tutto in suo potere, può dominare la natura e l'uomo, l'inconscio e la morte (Frankenstein), può rendersi invisibile, conquistare il mondo, ergersi a divinità.

Un posible análisis de las dimensiones más interesantes del antiespecismo actual: el mejoramiento ambiental en clave de ética postdarwiniana, la hipotética demanda de una fractura social y algunas cuestiones acerca de su ontología y su genealogía filosófica.

The anthropocentric destruction of nature can be viewed as a form of self-destruction, which affects individuals and also the human species. It entails active destruction of the natural surroundings that are vital for the preservation of the planet’s biodiversity. But should ecocide, or environmental self-destruction of the life of certain species, be considered an “interruption” to the life of such species, or it is part of their natural life course? Are ecocide and environmental destruction identical, or substantively different, phenomena? Prevention of the death of biotic species, and of the massive destruction of abiotic species, constitutes the ultimate challenge for both environmental and animal ethics. Modern mass extinction of species can be understood as a form of speciesism, and the prevention of such extinc- tion is the most urgent challenge for any ethics centered on the recognition of the value, or rights, of nonhuman species.

In questo articolo difendiamo la tesi secondo cui l'animalismo filosofico, come teoria metafisica ed etica, risulti essere la descrizione più appropriata del contemporaneo attraverso le sue implicazioni artistiche, filosofiche, e per l'impatto sugli human studies.

Bozza draft poi ricorretta per la pubblicazione ufficiale di:
(2016) L. Caffo, V. Sonzogni,“L’animalismo come contemporaneo: filosofia, arte, animal studies, in F. Cimatti, S. Gensini, S. Plastina (a cura di), in Bestie filosofi e altri animali, Mimesis, Milano - Udine 2016, ISBN 9788857527697, pp. 260 - 289.

"Trasformare il maschile" è un testo a più voci sul cambiamento in corso dei "modelli" maschili, a partire dai temi delle esperienze maschili pedagogiche e di cura. Nell'intervista a uno dei due curatori del volume, vengono affrontati i nodi della narrazione maschile, dell'attività del network Maschile Plurale, del genere come questione pedagogica, delle intersezioni fra critica del virilismo e critica dello sfruttamento degli animali non umani.

I explore opportunities for political activism from a feminist anti­speciesist perspective. I reconcile the two often separated fields of academia and activism by examining theoretical conceptualisations of political action and their application to lived realities. I specifically focus on depicting processes of objectification utilised by the dominant culture. I offer a feminist critique of normative discourses regarding political action and counter­cultural organising, that are based on our understanding of the Public Sphere as an arena of rationality, debate, diplomacy and equality.I expose public sphere discourse as a means of reproducing dominant processes of objectification and othering.
In other words, I argue that our understanding of political action in fact contributes to the hierarchical categorisation of all life and thus the exclusion of the minoritarian from political action. This is due to the fact that our understanding of the political is utterly based on an anthropocentric masculinist, or what I term (hu)man world view. To allow for a truly non­hierarchical and just socio­political economy, I urge not only to include human identity dimensions such as gender, disability, race and class in our political thinking, but also to extend our consideration to other species, and thus make our resistance not only a feminist, anti­racist, anti­classist and anti­ableist one but also an anti­speciesist one.
I do so by exploring Patricia MacCormack's conceptualisation of the ahuman; a state of divorcing resistance to normativity from a focus on the oppressed and shifting towards a definition and dismantling of the privileged, (hu)man. I arrive at this conclusion by exploring possibilities of emancipation, which, I argue, are found in dismantling the majoritarian subject instead of actively improving the minoritarian position. I thus suggest to move away from a phallogocentric humanist system of signification, based on representation and instead work towards the undoing of (hu)man texts.

La problématique du mémoire s’articule autour du cas de l’animalisme en Belgique, et plus particulièrement de la branche de la lutte antispéciste, et de ses retombées dans le monde politique. Quel pouvoir politique peuvent avoir concrètement ces mouvements sur les animaux ? Pour répondre à cette question, un état des lieux concernant les droits des animaux a été réalisé dans plusieurs parties du monde, avec un focus particulier sur l’historique et la situation actuelle de l’Union Européenne. La règlementation européenne s’est concentrée sur la question du bien-être animal, poussée par les associations de protection des animaux, mais pas sur leur statut en tant que tel. Cette réforme n’est sur certains points pas à la hauteur des attentes du public et des scientifiques, et n’est pas assez contrôlée. Du côté des activistes, le mouvement animaliste se scinde en deux camps depuis les années septante et quatre-vingts : les welfaristes, qui constituent les associations de protection animale classiques, et les abolitionnistes, qui veulent abolir toute utilisation et exploitation animale. Ces deux camps se différencient aussi bien dans leurs objectifs que dans les stratégies employées. Suite à l’échec de la mouvance plus radicale de l’Animal Liberation Front dans les années nonante à deux mille, certains activistes antispécistes cherchent aujourd’hui à repolitiser leur cause en constituant une nouvelle famille de partis politiques, les partis animalistes. Malgré leur marginalité, cette famille politique s’agrandit : rien qu’en Europe, il en existe quatorze. A travers l’étude réalisée dans le cadre de ce mémoire par le biais d’entretiens semi-directifs avec des activistes et des militants politiques, il est apparu qu’en Belgique, la plupart des militants politiques animalistes sont issus de l’activisme antispéciste. En voulant mener leur combat sur plusieurs fronts, les antispécistes entendent multiplier leurs chances d’être entendus et d’intégrer la question animale à l’agenda politique, comme cela a pu être le cas chez nos voisins des Pays-Bas. Cependant, des débats internes persistent au sein du mouvement : tous les activistes ne sont pas d’accord sur la démarche à suivre. Les derniers changements législatifs sont les faits d’associations welfaristes. Les antispécistes ont, pour l’instant, majoritairement un rôle de mise en avant de la question animale antispéciste.

Intervista a David Del Principe, curatore del numero speciale di Gothic Studies sull'ecogotico. Una lettura del testo di Bram Stoker che intreccia questione animale, questioni di genere e colonialismo britannico prendendo le mosse dalla centralità dell'alimentazione nel romanzo.

L’intreccio fra liberazione animale e liberazione umana è dibattuto ormai da anni e a diversi livelli, a partire dalle (eventuali) implicazioni fra le due lotte e dai rapporti fra specifici soggetti che si mobilitano nei rispettivi ambiti. La distinzione fra liberazione animale e liberazione umana viene
ovviamente messa in gioco in ogni discussione su questo tema. È tuttavia altrettanto evidente che la dicotomia umano/non umano e quella fra lotte “umane” e liberazione animale siano quantomeno percepite come reali e soprattutto che vengano agite come se avessimo a che fare con istanze separate.
Per questo, il modo in cui i rapporti fra questi due poli vengono concepiti, modulati – o, al limite, negati – costituisce un problema importante. L'articolo non affronta tale problema, però, dal punto di vista dei nessi generali o di quelli specifici
fra liberazione animale e umana. Scopo del presente lavoro è quello di cercare di comprendere alcune delle espressioni dell’animalismo “di destra”, o meglio di dare conto delle posture conservatrici, autoritarie o anti-egualitariste che si accompagnano alla mobilitazione in favore degli sfruttat* di altre specie, provando a descrivere, al di là di una mappatura puntuale dell’animalismo di destra, le tipologie di discorsi che rientrano in questa galassia e che esercitano una certa influenza anche al di fuori di essa. A partire da queste realtà,
in cui la presa di parola per gli animali si accompagna di fatto a una presa di parola contro alcuni umani marginalizzati, si cerca di far emergere le modalità comunicative, le retoriche e le pratiche che rischiano di permeare anche quell’attivismo antispecista che, per altri versi, è consapevolmente
contrario alle discriminazioni intraumane, se non addirittura esplicitamente anticapitalista.

Il presente saggio analizza differenti discriminazioni sull'uso autonomo del sesso nella femmina umana e non-umana. Lo scopo è di indicare come l'emancipazione femminile della specie umana non dovrebbe considerarsi compiuta se non comprende la liberazione sessuale delle femmine non-umane. L'analisi prende le mosse da diverse posizioni: la prima è quella che riguarda le teorie di emancipazione sessuale basate sulla liberazione del corpo; la seconda concerne l'insufficiente considerazione dei non-umani per l'emancipazione della sessualità femminile; la terza critica i movimenti di liberazione femminili che non considerano il sistema che sfrutta la riproduzione negli allevamenti intensivi.

L’invito è a esplorare le scritture e le figurazioni animali nella letteratura, nel campo delle arti visive e plastiche, del cinema, del teatro, della performance, e in genere nei materiali estetici e negli interventi culturali.

Linee tematiche:
- Corpo umano e corpo animale: metamorfosi e divenire animale
- Spazialità e animalità: spazio primordiale, Umwelt, ambienti di coesistenza
- Morfologia animale: da Goethe alla biologia teoretica
- Zooantropologia, etologia filosofica, biosemiotica
- Zoopoetica: animalità e scrittura
- L’animalizzazione dell’arte
- Estetica e animalità: mimesi, biomimesi, camouflage
- Ripensare l’umano, ripensare l’animale, ripensare la norma: intersezioni fra
antispecismo, femminismo, teorie di genere, antirazzismo, antipsichiatria, post e decolonialità
- Animali e agency politica: forme di soggettivazione e de-soggettivazione
- Specismo, biopotere e norma sacrificale

A tal fine, la Redazione propone il seguente calendario di scadenze, cui passo previo ed essenziale è l'invio di una proposta di contributo all’indirizzo [email protected] entro il 15 ottobre 2020 con indicazione sintetica dell’argomento che si intende trattare (massimo 200 parole), e di un conciso curriculum vitae del proponente.

La consegna del contributo è fissata al 15 febbraio 2021.
Altre Modernità accetta contributi in italiano, spagnolo, francese e inglese.
Il numero sarà pubblicato entro la fine del mese di novembre 2021.

Saranno altresì gradite recensioni o interviste ad autori o studiosi del tema secondo le indicazioni di contenuto indicate in questo CfP.

Sale bête, sale nègre, sale gonzesse...
Identités et dominations : Analyse du système des insultes
Yves Bonnardel
Cahiers antispécistes n°12, avril 1995

Je montre à travers une analyse du système des insultes (qu'est-ce qu'une insulte, quelles sont les insultes et à quoi, à quels types de rapports sociaux cela correspond-il ?) que les dominations jouent un rôle de varlorisation des identités et des appartenances des groupes dominants, et que c'est là une de leurs raisons d'être. Les luttes contre les dominations passent donc par des luttes contre les appartenances et les identités.

Idée de Nature, humanisme et négation de la pensée animale
Yves Bonnardel

Le texte reproduit ici reprend, légèrement modifiée, la version écrite d’une intervention lors du colloque intitulé “De la négation de la pensée animale” qui s’est tenu à l’Université Parix V René Descartes en novembre 2009 à l’initiative des associations Droits des animaux et Tribune animale (Sciences-Po Paris). Il a été publié dans le recueil "La Raison des plus forts" (éd. IMHO, Paris, 2010).

¿Por qué amamos a los animales pero al mismo tiempo los tratamos como mercancía? ¿Qué prejuicios nos llevan a considerarlos inferiores? ¿Qué políticas legitiman estas actitudes? ¿Cuál puede ser la contribución de las mujeres arti(vi)stas en la toma de conciencia en torno a este tema?
En esta proyecto se exponen las contradicciones en nuestra relación con los animales no humano y la naturalización del especismo, ese prejuicio
basado en la especie que nos induce a ejercer, de múltiples maneras, una actitud de superioridad sobre el resto de la vida animal y natural.
ANIMA(L) es un proyecto beneficiado con las "Residencias artísticas Colombia - México" (2018), programa de movilidad del Ministerio de Cultura de Colombia y el Fondo Nacional para la Cultura y las Artes de México (FONCA).
Los conversatorios y talleres que hacen parte del mismo fueron replicados en Ciudad de México y Cartagena de Indias, como parte de un diálogo intercultural entre ciudades. En esta última, además, se abrió al público una exposición (4 de julio al 4 de septiembre de 2019).

Les montées du végétarisme et du véganisme sont indéniables dans nos sociétés occidentales, et ces pratiques alimentaires sont de plus en plus perçues comme étant « mainstream ». Cet article explore l’intensification de ce phénomène : comment et pourquoi le végétarisme évolue-t-il de façon si exponentielle ? Quels sont les facteurs de maintien d’un régime végétarien ou végétalien ? Notre rapport à la viande a beaucoup évolué ces dernières années, et ce même chez les omnivores. Le mouvement est soutenu de par des convictions de plus en plus fortes, des cercles sociaux diversifiés et des ressources environnementales toujours plus importantes.

Colloque présenté au 7ème Congrès international en recherches féministes dans la francophonie (CIRFF)

Thème : Penser Créer Agir les féminismes. De la révolution des savoirs au changement social

24 au 28 août 2015 (UQAM, Montréal, Québec, Canada)

Les approches féministes ont développé les outils nécessaires pour critiquer non seulement le sexisme, mais également les autres oppressions comme le racisme, le capacitisme, l'âgisme, etc. Mais qu'en est-il du spécisme et de l'anthropocentrisme? Au coeur de l'écoféminisme se trouve l'idée que les oppressions des femmes, des personnes racisées ou marginalisées, des autres animaux et de la nature sont liées et fonctionnent selon une même logique de domination. Pourtant, les liens entre l'oppression des humains et des autres animaux restent encore aujourd'hui peu thématisés dans les mouvements féministes.
Ce colloque sera l'occasion de développer les théories et pratiques féministes permettant de critiquer et de transformer nos relations aux autres animaux et à la nature en général. Les questions qui seront au centre de nos discussions sont les suivantes : (1) Quels sont les liens entre le patriarcat, le colonialisme et la suprématie humaine? (2) Les critiques féministes de l'anthropocentrisme doivent-elles passer par un rejet des approches rationalistes dominantes en éthique animale? (3) Quel est le rôle des émotions, de l'empathie, du care, de l'attention et de la perception morale dans la transformation de notre vision anthropocentriste du monde? (4) Comment les éthiques relationnelles pensent-elles nos responsabilités envers les animaux domestiqués et les animaux sauvages? (5) Quelles pistes de solution à la dévastation environnementale sont compatibles avec les valeurs et principes féministes?
Étant donné les problèmes environnementaux, sociaux et moraux associés à l'élevage, le véganisme apparaît un outil incontournable dans les luttes pour la justice animale, sociale et environnementale au niveau mondial. Quels sont les défis qui attendent une révolution végane dans les sociétés industrialisées et non-industrialisées? Comment développer un mouvement global de libération animale et humaine qui soit attentif aux contextes socio-économiques, respectueux des différences culturelles et solidaire avec les autres luttes sociales?

La tassidermia e l'uso dei corpi senza vita nell'arte contemporanea Martina Silvi La tassidermia e l'uso dei corpi senza vita nell'arte contemporanea 1 Roadkill Coat (2000) è il titolo di un'opera-oggetto del duo francese Art Orienté Objet (AOO)-un cappotto realizzato con pelli di animali trovate morte 2 ai bordi delle strade-e del video che racconta la sua realizzazione, che fa opera a sé. Il video 3 si apre con un primo piano di un ramo carico di fiori dal rosa squillante, sul quale appare in sovrimpressione il nome del duo, seguito dal titolo dell'opera. La musica che, lenta e ripetitiva, accompagna i cinque minuti di video, ci porta dal ramo di fiori all'interno dell'abitacolo di un'automobile che percorre strade circondate da paesaggi campestri; a queste immagini si alternano quelle di animali in cattività. Le scene iniziano poi ad avvicendarsi con un ritmo più serrato e la telecamera si concentra sui bordi delle strade, dove compaiono corpi di animali morte; assistiamo alla raccolta e allo scuoiamento dei corpi trovati in strada. Alle crude immagini del lavoro sui corpi segue una scena in cui

Social Sciences have paid attention to the animal issue as an element of Nature, to understand different cultural representations. Currently there is a theoretical broadening questioning the relationship among human and non-human animals. A relationship that produces pain and suffering to non-human animals by humans for various means.
An example of this is the slaughterhouse where non-human animals are killed, an action supported by a social representation of feeding by the death of Others.
The proposal of this poster is to construct theoretical possibilities for the study in the Social Sciences of the suffering and pain of non-human animals departing from theories on vulnerability and also to contribute to a sensitive collective conscience to the advocacy for animal liberation. We start from these approaches because they reflect on the places where social life is strained and penetrate into the knowledge of the limit zones of existence. Spaces of genocide, refugee camps, colonies, clandestine detention centers are places far from the social order of citizenship and the hu- man where the impossibility of dignified existence occurs.
Our hypothesis is that these concepts can help us to understand the particularities of non-human animal suffering.

·Necropolitics and its standardized exception space
Concept coined by Achille Mbembe, in order to explain the logics that make possible the exercise of killing. Rethinking Foucault’s analysis of biopolitics (1996), Mbembe rescues the idea according to which the sovereign right to kill is a constituent element of modern states.
This sovereign right maintains a close relationship with the Schmittian concept of sovereignty being the power to decide the state of exception. The modern sovereignty structures the spaces where power operates outside the law with the reservation of the right to killing Others for the members of a State.

Necropolitics is defined by two characteristics:
1. The possibility of constitution of spaces at the margins of the law where the guarantees of the judicial order are suspended and the violence operates at the service of the “civilization”.
2. The sovereign carries out the tasks of civilizing the forms of killing by the attribution of rational objectives and a technological sophistication to those acts of killing.

The Slaughterhouse
as a standardized exception space
of phage necropolitics

Slaughterhouses are spaces of exception where humans exercise their sovereign right to kill non-human animals under a rationalized but arbitrary attribution of diets. Non-human animals are constituted as an Other that inhabits the margins of the Law and are governed like a population to control their life and death at a certain time. The spaces where they move are delimited, their bodies are controlled in terms of production and they are placed in an object status.

The control of the movement of non-human animals when they arrive at the slaughterhouses is possible thanks to the architectural forms of the slaughterhouse and the sites generated by the division of livestock work under a Taylorist scheme of industrial rationalization.

The control of the bodies is possible due to the increasingly sophisticated tools to convert the control of non-human animals population and their vital processes in productivity indicators. We emphasize here the control of their weight, the systematization and dosage of their feeding, the dosage of the veterinary supplies and finally the control of their gestation and reproduction with pregnancy detectors, echographs, insemination carts and foals. On the other hand, there are the tools that kill non-human animals. Among them we highlight: the fuddle with captive bolt, electrocarnosis, electrocution, electric shock in water tank and knife immobilization.

Therefore, the slaughterhouse is a place of standardized exception where the practices of killing non-human animals are routinized and their bodies become mere consumable meat at the service of a cultural, political and scientific representation based on food arbitrariness.

·Habeas viscus and the non human life in the limits of the existence
Phage necropolitics is the materialization of the representation of non-human animals as mere flesh. This conversion is not far from what Hortense Spillers understands by Habeas Viscus. She uses this concept to distinguish it from the Habeas Corpus (Spillers, 1987) which is understood as the recognition of the body as a legal identity of the subject while the Habeas Viscus is the negation of that recognition and therefore submission and violence are possible on bodies defined as mere flesh and viscera. It is the desubjectivation of a body and the submission to the ignominy of the scientific and political discourses of our time. Using Spillers’s postulates, Alexander Weheliye is situated analytically in the place where life becomes impossible and reflects on the paradox of how is life in those places where existence is in a liminal position (Weheliye, 2014). He understood that the figure of Western Man has become an overrepresentation of the meaning of being human in relation to other human life forms that were categorized as human waste.

We follow this outline to understand how the life of the non-human animals in the slaughterhouses has been constituted, because within the different socio-political hierarchies and circulation of categories, as for what meat is the one from which the human being must be fed, these are situated in the assumption of a sovereign condition of possibility of a repressible, eliminable life and submitted to the phage violence of the human species. In this sense, their lives do not matter more than in the incarnation of their bodies and in inhabiting the horror of the sovereign machinery of killing.

Therefore, the possibility to enter the political community is denied and their ability to establish themselves as subjects of rights is eliminated. At a crossroads of discourses on human food and political sovereignty to let live and kill, non-human animals who suffer the slaughterhouse reality are left out even of the very classification of the animal kingdom. If gradients are established within the animal kingdom, non-human animals living the normalized exception of slaughterhouses could be classified as sub-animals since they inhabit the worst of the situations of necro-political cartography. The life of the non-human animals in the slaughterhouses are, following Butler, the lives that lose the dignity of being lived and therefore also of being cried (Burgos, Butler & Prado, 2008; Butler, 2010).

Weheliye’s work assumes a greater challenge, trying to think what existence is like in the zones of exception. Criticizing Agamben’s conception of the Musselman as absolute inhumanity and total desubjectivation, Weheliye understands that in these places there are agencies and political resistance to the systems and machinery of total subjugation (Weheliye, 2014). Through the expansion of the conception of language, he considers that there are linguistic forms of naked existence (Weheliye, 2008). This reflections can be framed in the line of those made by Jason Hribal, who works for the recognition of animals within the social history observing their forms of resistance to submission by humans. This tells us about a relationship and an agency that is defined as “the ability of minorities to influence and guide their own lives” (Hribal, 2014: 66).

A life in the history of resistance against the Slaughterhouse

Within this conception we situate the story of one particular cow in 2018, who resisted and negated the necropolitical logics, escaping from them. This story is just an example showing the agency of non-human animals against the extensive machinery of killing that we detailed before, story in which vanishing lines and particular forms of constitution of resilient subject are found. In 2018 in Poland, a cow had already a history of rebellion, so the workers of the slaughterhouse were asked to make greater use of tranquilizers with her as they tried to take her to the slaughterhouse. After ignoring this request, she was taken off the premises to put her inside the truck that would take her to the slaughterhouse. Then, she managed to knock down the fence and run across the fields, getting to the shores of Lake Nyskie. Seeing that she was being chased, she threw herself into the lake and swam to a peninsula where she dodged the gas-calming bullets she was being shot with. After three weeks of an intense struggle for her life, her persecutors gave up on continuing the struggle to kill her. A fugitive from the tentacles of the necropower who sought to de-subject her, her resistance was avowed for the owner of the farm, who understood that she had the right to live after her insistence on finding a way to have another life.

During the Middle Ages in Western Europe, lactation and the transmission of milk were seen as a means to understand relational beings — humans, animals, and gods. Milk had the power to transmit not only nutrition, but also filiation, character, and virtue. Milk created kinship. Resemblance were thought to extend from animal wetnurses to their charges. Women who breastfed animals often appeared as proof of their gender’s animality. From the twelfth century, complex constructions of cross-species and cross-gender relationships are found in Christian iconography and preaching literature. In the following centuries, the conception of our relationship with animals shifts, as animals were not until then ontologically distinct from humans. This chapter argues that milk was depicted as binding its producers and consumers into a kinship relation from the Middle Ages to  the early twentieth century, milk’s power of transmission might have disappeared, being replaced by a humanist (speciecist) paradigm.

Ng (2016) restates his case for the importance of wild animal suffering (1995). Nevertheless, he suggests that the most effective way to reduce nonhuman suffering overall is to give short-term priority to the suffering of farmed animals. It is not clear that Ng puts forward a successful case. Our current efforts to prevent animal suffering overall should also include raising awareness of wild animal suffering now as well as promoting research on safe and feasible ways to prevent wild animal suffering in the future.

Siguiendo el concepto de especismo propuesto por Peter Singer, este artículo considera a la novela Eldest (2005)  de  Christopher  Paolini  tanto  una  herramienta  pedagógica  como  un  producto  ideológico que critica la prevalencia sistémica del especismo y promueve una relación respetuosa con los animales no humanos. Lo anterior se realiza a través de la promoción de valores antiespecistas sin  obviar  las  limitaciones,  complejidades  y  contradicciones  que  surgen  del  contexto  particular  de  cada  sociedad  o  individuo.  Para  sustentar  la  tesis  expuesta  se  analizan  tres  cuestiones.  La  primera  es la condición de enanos, humanos y dragones como representaciones de la mayoría especista. La segunda es la de los elfos como alternativa minoritaria no especista. Finalmente, se analiza el proceso de formación y cambio de Eragon como instrumento pedagógico de promoción del antiespecismo.

Alors que certains artistes n’hésitent pas à mettre à mort des êtres doués de sensibilité dans le cadre de leur pratique, d’autres souhaitent au contraire interroger notre rapport de domination envers les espèces non humaines en empruntant ce que je propose d’appeler une « esthétique antispéciste ». Si elle a longtemps été employée comme instrument pour assoir la suprématie humaine, la taxidermie peut paradoxalement être réappropriée dans cette optique. C’est précisément ce que fait Angela Singer, qui entreprend de subvertir le regard humain en transformant des animaux naturalisés – dont elle retrace l’histoire – en véritables mémoriaux.
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While some artists think nothing of putting sentient beings to death as part of their practice, others prefer to question humans’ dominant relationship with non-human species by adopting what I propose to call an “anti-speciesist aesthetic.” Although taxidermy has historically served as a vehicle for promoting white man’s supremacy, it may, paradoxically, be appropriated to this end. This is precisely what Angela Singer does when she subverts the human gaze by transforming mounted animals—whose history she retraces—into veritable memorials.

L’obiettivo è quello di portare l’analisi di Genere e capitale oltre se stessa, proprio come Federici ha fatto con Marx. A inaugurare questo spazio di discussione e approfondimento, Federica Timeto propone una riflessione che interroga il rapporto tra produzione, riproduzione e tecnologie, ripercorrendo, a partire dal libro, il «percorso dal quale emerge la posizione critica di Silvia Federici riguardo alla celebrazione della tecnologia e alla strumentalizzazione della natura».

Federica Timeto insegna all’Università Cà Foscari di Venezia Sociologia dei processi culturali e comunicativi. Si occupa da anni di studi coloniali, cultura visuale e femminismo.
Fa parte del Centro di Studi Postcoloniali e di Genere dell’Università di Napoli L’Orientale, della redazione della rivista Studi Culturali e della rivista antispecista Liberazioni.
Il suo ultimo lavoro dal titolo “Bestiario Haraway. Per un femminismo multispecie” (Mimesis, 2020) accompagna il pubblico italiano nell’analisi della teoria delle specie compagne e degli agenti non-umani di Donna Haraway – femminista statunitense in auge sin dagli anni ’80 per la sua riflessione radicale sull’antropocentrismo e il ruolo della tecnica nella vita e nel pensiero.

Una conversazione con Federica Timeto è parsa piuttosto irresistibile. La possibilità sempre più reale di essere costrett* a un’esistenza alternativa dovuta all’attuale pandemia in corso rende il dialogo sul Bestiario impellente. Il saggio contiene, inoltre, un’intervista dell’autrice a Donna Haraway risalente al gennaio 2020 in cui traspaiono contraddizioni e punti salienti del rapporto politico con la categoria ‘specie’.

El presente trabajo tiene como objetivo elaborar un índice de las personas no-hombres que han contribuido con sus ideas o acciones a la liberación animal. 

Existe una infrarrepresentación de las contribuciones de las mujeres, o mejor dicho, de las que vienen de todas las identidades que no se corresponden con la del hombre, tanto en el mundo académico como en otros ámbitos del mundo laboral y por supuesto también en lo que tiene que ver con el activismo por los otros animales.

A medida que las personas que no somos hombres vamos avanzando en nuestras carreras, y también en nuestra participación como activistas, vamos reduciendo nuestra presencia. Esto es un fenómeno que se conoce como el “leaky pipeline”, que podemos traducir como “tubería con fugas”, y que describe cómo las mujeres y otras identidades no hombre que inician un recorrido académico o profesional poco a poco lo van abandonando.

Uno de los factores que contribuye a este desgaste de las mujeres (o personas no-hombre en general) en carreras académicas (o de otro tipo), según varios estudios científicos, es la falta de modelos visibles de referentes.

Hoy en día, las personas más visibles en el movimiento por los animales no humanos son hombres cisgénero, y más concretament, hombres blancos.

Las mujeres, las personas trans, las no binarias, sin olvidar a las personas racializadas, también son activistas en este movimiento, pero sus nombres y sus caras suelen obtener menor popularidad, y con ello, también sus ideas y aportaciones.

Algunas estadísticas a nivel mundial nos dicen que las mujeres conforman el 79% del total de las personas veganas. Estela Díaz Carmona nos dice que el  71% del total de las activistas por la liberación animal en España son mujeres, y esta misma autora también nos cuenta que éstas muestran un mayor nivel de involucración, al menos inicialmente, en el movimiento. Inicialmente, claro, recordemos esa tubería con fugas. Por muchos motivos, incluidos temas muy serios como agresiones machistas, las mujeres y otras identidades no-hombres van abandonando el movimiento.

Por eso, he iniciado un listado colaborativo en el que quien así lo desee puede aportar los datos de personas que considere que debe estar incluidos. Se puede consultar y editar en la dirección: http://bitly.com/Antiespecismos

Présentation donnée dans le cadre de BistroBrain.
BistroBrain est un OSBL et un regroupement étudiant de l’Université de Sherbrooke qui contribue au partage de la connaissance en organisant des 5@7 mensuels de vulgarisation scientifique de projets de recherche.

AbstrAct The present article is based on the assumption that consideration of non-human animals is an important element of an integral reading of Christian Scriptures. As several authors have suggested animals, as God's creation, have intrinsic value and play an active part in the reconciliation process of the whole Earth. Such a reading of Scripture entails an interesting critique of the ways humans today relate to animals. Moving from this assumption, the present article will focus on EU legislation regarding farm animals, presenting the challenges following from its being mainly economically driven. The primary aim of this paper is, therefore, to show how Christian spirituality could help develop a new comprehensive ethics for living beings, beyond the paradigm of the " human benefit " ; it will also suggest that Christian " respect for integrity of creation " could inform EU policy in a positive and more humane way regarding other animals.

In my paper - a heartfelt tribute to the late Alessandro Bellan - I discuss what I call the "hard problem" of ethics - i.e., the difficulty of reconciling our animal life with our ethical life. The conclusion of my argument is a nuanced version of anti-anti-speciesism.