Italian Jews

When one knows a number of things and understands how they are categorized and systematically interrelated, then he has a great advantage over one who has the same knowledge without such a distinction. It is very much like the difference between looking at a well-arranged garden planted in rows and patterns, and seeing a wild thicket or forest growing in confusion. (Derech HaShem, paragraph 1) 1 The human mind is not capable of grasping the universe. We are like a little child entering a huge library. The walls are covered to the ceilings with books in many different tongues. The child knows that someone must have written these books. He does not know who or how. He does not understand the languages in which they are written. But the child notes a definite plan in the arrangement of the books-a mysterious order which he does not comprehend but only dimly suspects. (Albert Einstein)

This study analyses the unique case of the Jewish Italian community in Tunis ('Grana'), during the 19th and 20th centuries, exploring its influence on the political and ideological changes in its country of origin (Tuscany and subsequently Italy), in three major periods: the unification of Italy, the imperialist race and the days of the Fascist regime, an era in which the political activity reached a peak among Italian Jews in Tunis. The Livornesi participated enthusiastically in the national movement, played a decisive role in the Franco-Italian imperial race, and were among the most determined opponents of fascism  The Grana example highlights the interplay between diaspora exiles visa -vis national self-determination claims. Shedding light on its experiences regarding significant issues in the history of its country of origin-such as its establishment, its imperial and colonial trends and the struggle for its character-may significantly contribute to understanding the role of a diasporic community in the development of its nation-state. In addition, any reconsideration of the European powers rivalry in relation to North Africa, must take into account the involvement of this community in the complex Franco-Italian-Tunisian forces.

Il protestantesimo è una branca del cristianesimo sorta nel XVI secolo per riformare la Chiesa cattolica, la cui dottrina e la prassi erano considerate deviate e non più conformi alla parola di Dio. Questo movimento religioso, originato dalla predicazione dei riformatori Jan Hus, Martin Lutero, Huldrych Zwingli, Giovanni Calvino e John Knox determinò enormi risvolti politici nelle nazioni dell'Europa centrale e in altre che, per via di alleanze strategiche e dinastiche, erano legate alla cultura espressa in lingua tedesca. Sotto il termine "protestantesimo" si riunisce un variegato universo di chiese ed organizzazioni ecclesiastiche, alcune delle quali molto diverse tra loro.

La "triade Borgia", composta dal pontefice Alessandro VI e dai suoi figli Cesare e Lucrezia, caratterizzò la vita politica e religiosa della penisola italiana nel periodo compreso tra il 1480 e il 1520.
Nel mondo giudaico Alessandro VI è considerato un protettore degli ebrei, per aver egli mostrato comprensione verso i profughi sefarditi che giunsero a Roma nel giugno 1493 a seguito dell'espulsione dal regno bipartito di Spagna. In realtà l'ambiguo pontefice rivelò tratti di severità verso la comunità israelitica romana, alternati a momenti di conciliazione, approfittando non di rado della sua ricchezza economica e tassandola per finanziare le campagne militari del figlio Cesare.

גילוי עותק "כוונות הפילוסופים" של אלגזאלי, המעוטר בהערות אוטוגרפיות של רבי יצחק עראמה, "בעל העקידה", הוביל לזיהוי קטעי-כריכה של עקידת יצחק לפרשת שמות - כאוטוגרף של המהדורה השניה של ספר עקידת יצחק. ומכאן לאישוש הנחה שהנחתי בעבר, שמהדורת הדפוס כוללת עיבודים שאינם במהדורה השניה כפי שיצאה מתחת ידי המחבר. מי האחראי להוספות הללו? המחבר עצמו, סמוך להדפסה? או אולי הבן, המביא לבית הדפוס?

The etymology of many surnames used by Jews in Italy is readily apparent. Yet, there is also a set of surnames that was either considered by previous authors as being of obscure origin or for which whimsical roots were suggested. The size of this set is relatively small, but many are among surnames that are commonly used and often had famous bearers. The article addresses the following names: Almagia, Artom, Chimchi, Cordovero, Cuzzeri, Finzi, Lampronti, Luzzatto, Meldola, Panzieri, Segre, Seppilli, Sforno, de Sola, and Treves.

Una delle comunità italiane storiche, installata da secoli all'estero, è stata quella degli ebrei italiani in Tunisia, comunità detta dei «livornesi» o (secondo la dizione araba e degli ebrei tunisini) dei grana (plurale di gorni). Questi ebrei, che divennero quasi accidentalmente italiani, furono per lunghi anni il baluardo economico e uno dei migliori esempi dell'attività commerciale italiana nell'Africa del Nord.

Studiosi autorevoli portano in questo volume il loro contributo su Attilio Muggia (1861-1936) ingegnere bolognese, docente alla locale Scuola per gli Ingegneri, teorico e utilizzatore del brevetto Hennebique per le costruzioni in cemento armato di cui egli si serve a Bologna, Firenze e in tutta l'Italia centrale. Gli archivi bolognesi hanno consentito di ricostruire un racconto che attraverso le vicende professionali di Muggia si snoda fra le principali questioni che riguardano Bologna fra Otto e Novecento. L'obiettivo è ricostruire il volto di una città alla faticosa ricerca della propria modernità e inserirla nel panorama nazionale ove Attilio Muggia non ha ancora avuto finora il rilievo che gli spetta. Il volume si compone di una serie di saggi illustrati da un ricchissimo apparato di immagini.

Bettazzi M.B., Lipparini P. (editors)

Un lavoro collettivo di alcuni tra i più interessanti storici italiani dedicato allo straordinario patrimonio dei cimiteri storici realizzati in Italia dal 1750 all’inizio della seconda guerra mondiale. Un sofisticato laboratorio figurativo e progettuale che vede alcuni tra i più importanti architetti, scultori, artisti e decoratori delle diverse epoche impegnati nella realizzazione dei diversi impianti cimiteriali e nel tempo delle migliaia di tombe e cappelle custodite in queste preziose necropoli a cielo aperto. Una storia del cimitero che diventa anche narrazione di quasi due secoli di storia sociale, culturale e artistica italiana attraverso le vicende costruttive dei grandi cimiteri storici nazionali dal Monumentale di Milano passando per Venezia, Bologna, Genova, Firenze, Roma, Napoli, Palermo e per tutti quei piccoli recinti della memoria che narrano della nascita artistica di una nazione.

Giuffrè M., Mangone F., Pace S., Selvafolta O. (editors)

I primi ebrei la cui presenza è storicamente accertata nella Carpi tardomedievale sono Manuele di Sabbaduccio da Spoleto, che vi compare nel 1412, e suo cognato Elia da Portaleone che nel 1420 abitava con la famiglia e i fratelli in borgo sant'Antonio; quando ser Elia morì, la vedova Stella acquistò un terreno nella villa di Cibeno per seppellirlo 1 .

Il volume è frutto di un’accurata indagine dei luoghi di sepoltura ebraici dal punto di vista della storia dell’architettura e delle città. Dagli “orti” o “campacci” medioevali e rinascimentali fino alle sezioni israelitiche nei moderni cimiteri ottocenteschi, la regolamentazione di questi spazi è stata spesso l’occasione per ridefinire i rapporti fra la comunità e questa antica minoranza, fra tentativi di assimilazione e antigiudaismo, andando ben al di là degli aspetti pratici del problema.Passando in rassegna i grandi cimiteri israelitici di Trieste, Roma, Milano, Torino, Firenze, Livorno, Venezia fino a quelli delle comunità più piccole ma non meno significative di Bologna, Ferrara, Modena, Ancona o Napoli, ci si accorge che lo studio di queste architetture simboliche e dei luoghi destinati al ricordo svela il loro valore altamente metaforico: lo studio di queste speciali “città dei morti” è in grado di restituirci un affascinante intreccio di storie e memorie che è parte integrante e inscindibile della storia d’Italia.

Il contributo si propone di analizzare la concezione di Eretz Israel come "luogo" dell'identità e dell'identificazione ebraica attraverso il parallelo tra il pensiero e l'esperienza di due figure opposte ma complementari del sionismo italiano: Enzo Sereni e Alfonso Pacifici. L'attenzione è concentrata da un lato sugli aspetti ideologici, in particolare sul valore che entrambi, da prospettive contrastanti, attribuirono a Eretz Israel come locus dell'identità nazionale ebraica. Dall'altro su quelli "pratici" relativi alla loro aliyà, cioè sulla via di identificazione ebraica in Eretz Israel che entrambi scelsero di perseguire.

The great handwritten production drawn up by the Jews in Lugo, mainly from 17th to 19th Centuries, kept in the libraries of Europe, United States and Israel, is very important for the identification and reconstruction of the main protagonists and aspects of the local Jewish community’s everyday life. Among this abundant documentation, the unpublished manuscript 4101 from the Jewish Theological Seminary library in New York City contains a copy of an anthology of Jewish prayers composed by Rabbi Yiṣḥaq Berekyah Da Fano (III) (1676-1750) for various circumstances and festivals, produced in 1759. The transcription of the Hebrew text and the Italian translation by the author allow us to preserve the memory of this specific liturgical prayers, together with the memory of everyday events of inspiration and therefore worthy of commemoration. Moreover, this material contributes to enrich not only the cultural profile of the author and his illustrious family, but also the results of the studies carried out so far on Lugo’s internal sources that make the local Jewish community a very interesting case-study.

This essay investigates the ways in which Italian Jews used Ladino song as a vehicle to define their cultural identity during  the 20th century.  The revitalization of a musical repertoire sung in Ladino happened twice during the last century. During the 1920's, a small corpus of Judeo-Spanish songs were incorporated in a new Judeo-Italian folk repertoire, created by the writer, ethnographer and community activist, Guido Bedarida (1900-1962). Bedarida's original research drew on the history of Livorno as a center of Ladino press since the 18th century. Decades later, beginning in the 1980's, a handful of Jewish performers - mostly women - helped spreading the repertoire of the international Ladino revival to Italy. These performers often incorporated both Ladino and Yiddish songs in their performances and recordings, based on commercially released sources from Israel and the United States. The two waves of Ladino revival in Italy have served distinctly different purposes. The first revival centered on Sephardic culture as a more "noble" form of Jewish heritage than the local Italian one was perceived to be (by Italian Jews themselves), which could serve as a vehicle resuscitating the pride in the local culture. The second revival can instead be seen as an attempt to create a "new" Jewish culture after the loss of Italian Jewish traditions since the Holocaust. In both instances, however, songs in Ladino have contributed to the creation of a virtual Jewish identity, based on ethnographic sources that are removed from local Italian Jewish culture.

The Mediceo del Principato is one of the most important archival collections produced during the ducal and grand ducal Medici rule, consisting of nearly five million letters, mostly incoming correspondence sent by Florentine emissaries, and several other materials, from printed papers, through literary compositions, to, state-issued documents, among which passports. Meant primarily to allow people to travel from port to port according to specific maritime routes as well as to grant diplomatic-trading protection to people travelling according to specific routes, Medici passports issued to Jews are an important source for the study of Jewish mobility in the early modern period, especially from Livorno to northern African ports, also providing us today with very detailed description of the physical (mostly) facial features of the passport holders.

A poem of Ephraim Luzzatto (1729-1792) in the original Hebrew, along with an English translation, and some remarks about his life and character. The biographical material is not original; it is condensed from a selection of works and monographs about Luzzatto.

Le mot de « ghetto » a une histoire ancienne. La réalité à laquelle il renvoyait à l'époque moderne (du XVI e au XVIII e siècle, et même, dans le cas de Rome, encore au XIX e siècle) a été partiellement recouverte par celles que le mot a désignées plus récemment : on pense d'abord aux centaines de « ghettos » institués par les nazis dans des villes d'Europe orientale pendant la Deuxième Guerre mondiale pour y rassembler les Juifs avant de les exterminer. On peut aussi penser à ces « ghettos » urbains qu'habitent des populations frappées par une discrimination socio-économique, ethnique ou culturelle : le mot fut employé assez tôt en référence à certaines populations des États-Unis, et il existe aujourd'hui mille et une formes de ghettos, parfois même revendiqués par leurs habitants, et qui ne résultent pas nécessairement de la même discrimination, tant s'en faut (on parle ainsi parfois de « ghettos de riches », de « ghetto gay », etc.).

Confraternitas is a refereed journal founded in 1990. It welcomes articles, news, notes of interest to colleagues, notices of forthcoming conferences or papers, and general queries. It is published biannually (Spring and Fall) by the Centre for Reformation and Renaissance Studies for the Society for Confraternity Studies.

Il presente articolo concerne lo studio della vita e della cultura ebraica a Lugo di Romagna grazie all’analisi di fonti manoscritte interne dei secoli XVII-XVIII. Da un lato è stato riscoperto il Pinqas ha-nifṭarim o Registro dei morti, un manoscritto prezioso, salvato dai roghi nazi-fascisti, redatto in ebraico – con diversi aramaicismi – tra il 1658 e il 1825 e attualmente conservato nella biblioteca del Jewish Theological Seminary of America, a New York. Esso, oltre a comprendere tutti gli atti di morte degli ebrei della comunità ebraica di Lugo, contiene nelle prime pagine anche gli statuti e le deliberazioni della Ḥevrat Gemilut Ḥasadim o Confraternita delle Opere pie o della Misericordia, l’associazione caritativa incaricata di occuparsi della sepoltura dei membri della comunità. L’analisi del manoscritto ha permesso di creare un database che raccoglie tutti i nomi dei defunti – in totale sono oltre 1.500 –, delle loro relazioni parentali, di estrema importanza per l’onomastica e la ricostruzione genealogica delle principali famiglie ebraiche lughesi, quali i da Fano, del Vecchio, Jacchia, Sinigaglia e Ginesi. Ogni atto è costituito da alcune note che, oltre ad indicare il nome del defunto, la data del decesso e le relazioni parentali, descrivono più o meno dettagliatamente la celebrazione del funerale. L’incrocio dei dati degli atti di morte con quelli contenuti nei registri comunitari redatti dalla comunità ebraica lughese tra il XVII e il XIX secolo – oggi conservati ai Central Archives for the History of the Jewish People di Gerusalemme –, è stato fondamentale per la ricostruzione di un quadro sempre più completo di demografia storica e della stratificazione fra le diverse classi sociali interne alla compagine ebraica. La trascrizione e l’analisi del contenuto di queste fonti – finora in gran parte inesplorate – hanno permesso di costruire una mappa di notevole interesse sui vari aspetti della vita comunitaria lughese, nella loro complessità.

This article tries to retrace and analyse the role played by the governing bodies of the Tuscan Jewish communities, called the Tuscan Università israelitiche, and by their leaders, in order to promote, obtain and later defend the cause of Jewish emancipation in the Grand Duchy of Tuscany. After an overview of the scattered journalistic debate in favour of Jewish emancipation, which took place in Tuscany in the second half of 1847, the article studies the various initiatives and attitudes taken by the Università israelitiche of Livorno and Florence in the crucial 1847-48 period, exploiting mainly the quite completely unexplored documents of the Tuscan Jewish community archives. In this way, a lively picture is obtained of contrasts and rivalries within and among the Jewish communities, of generational criticism against Jewish governmental organs, of conflicting interests. From archivistic documents, a latent tension also emerges between the strongly desired emancipation and the privileged condition of the past, which offers us the image of a Tuscan Jewry not fully unanimous and compact on the difficult road to emancipation.

Dopo la peste del 1577, che li aveva colpiti e decimati, gli ebrei di Padova ricominciarono a tenere i verbali delle loro riunioni. Ne emergono storie di tutti i tipi. Ne ho raccolto alcune, anche per suscitare un sorriso nei lettori, usando uno stile poco accademico...

Villani Stefano, “Raccolte di aforismi. Gli Avvertimenti di Alessandro Amidei come plagio e riscrittura di alcune massime di Francesco Guicciardini, Giovan Francesco Lottini e Francesco Sansovino,” in Annali della Scuola Normale Superiore – Classe di Lettere e Filosofia, serie 5, 9/1 (2017), pp. 127-149

On January 3, 1661 a certain Amidei Alessandro offered to the king of England Charles II a manuscript collection of political aphorisms, that is currently preserved at the Library of Clarke, University of California at Los Angeles. He presented himself as the author of the maxims, which in reality were copied from a printed collection of aphorisms by Guicciardini, Lottini and Sansovino edited by the latter under the title Propositioni, overo Considerationi in materia di cose di Stato in 1583 and republished multiple times in the following decades. A singular figure with a shifting and elusive identity, Amidei was an Italian Jew who moved to England in 1656. As an audacious plagiarist, Amidei took full advantage of the flexibility of the manuscript form, recomposing the maxims to serve his own aims. This case study helps us to understand this creative reuse of aphoristic matter as a common practice of the Baroque age.

This article examines the portrayal of Alexandria as a cosmopolitan space in Arabic-language films written, directed, and produced by Togo Mizrahi (1901-1986) in his Alexandria studio during the 1930s. This article examines two comedies, al-Duktur Farhat [Doctor Farhat (1935)] and al-cIzz Bahdala [Mistreated By Affluence (1937)] that feature plots of mistaken identity involving gender play, cross-dressing, and same-sex couples sharing a bed. Taking a cue from a scene in Mistreated By Affluence in which a Jew and a Muslim are shown waking up together in their shared bed, this article traces the interplay between the queering of the private space, specifically the bed, and the films' construction of fluid communal, civic identities. The phrase “in bed together” is taken not merely a metaphor of coexistence, but also a key to unlocking the films’ projection of notions of sameness and difference, self and other, in 1930s Alexandria. These films also reflect upon and critique emerging middle class assumptions about modernity and the nation.

Abstract
Studying and writing the history of a minority group such as the Jews is as complex as it is fruitful for analyzing the more general history of Ancient Regime societies. Indeed, this perspective makes it possible to question from another angle a certain number of broader social phenomena, which encompass political and cultural history as well as the history of law and institutions, or the economic and social history of past but also of contemporary societies, insofar as the history of the Jews has constituted, in many ways, a laboratory, both in history and in the social sciences, for thinking about a range of categories or concepts. These notions, sometimes used intuitively or unconsciously by researchers, are presented and comprehended here through a particular field of research, that is to say modern Italy, which has been a receptacle for Jewish populations, solidly anchored and integrated into the territory and cities of the peninsula, but also discriminated from a legal, social or economic point of view.

Résumé
Étudier et écrire l’histoire d’un groupe minoritaire comme les juifs est une opération aussi complexe que féconde pour analyser celle, plus générale, des sociétés d’Ancien Régime. Cette perspective permet en effet d’interroger sous un autre angle un certain nombre de phénomènes sociaux plus vastes, qui embrassent tant l’histoire politique et culturelle que l’histoire du droit et des institutions, ou encore l’histoire économique et sociale des sociétés du passé mais, aussi des sociétés contemporaines, dans la mesure où l’histoire des juifs a constitué, à bien des égards, un laboratoire, aussi bien en histoire que dans les sciences sociales, pour penser un certain nombre de catégories ou de concepts. Ces notions, parfois employées intuitivement ou inconsciemment par les chercheurs, sont ici présentées et appréhendées à travers un terrain de recherche particulier, celui de l’Italie moderne, qui a constitué un réceptacle pour les populations juives, solidement ancrées et intégrées dans le territoire et les cités de la péninsule, mais aussi discriminées d’un point de vue juridique, social ou encore économique.