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CES 2016

Anche quest’anno la Befana è arrivata a Las Vegas.  Nel 2016 però, al posto della scopa, guidava un drone -taxi con capacità autonome.

Ad aspettarla c’erano, oltre alla popolazione di 170 mila gadget-dipendenti quasi umani, una nuova generazione di robot umanoidi, molti dei quali con delle fattezze molto simili alle domestiche robot della serie dei “Pronipoti” – care alla mia generazione.

Domestiche e Las Vegas a parte, la mia prima partecipazione al CES mi ha trasmesso degli stimoli interessanti.

La quantità di partecipanti d’oltre frontiera (quella USA) sorpassa ampiamente ogni manifestazione simile a cui abbia partecipato.

Gli orientali la fanno da padroni, sia per il numero di curiosi che per le società presenti in forza all’exhibition di Las Vegas.

Molti anche gli europei, in particolare i francesi che, con il supporto istituzionale di Le French Tech, hanno inondato lo spazio di nuove promesse (Area Eureka) di startup made in France.

Sparsi nella galassia di espositori, si trovano anche alcune realtà interessanti dal cuore italiano.

 SENSORIA: 

Con il motto “the garment is the (next) computer” la società basata a Seattle ma con management, ingegneria e capitale gran parte italiano, è da tempo un punto di riferimento per l’innovazione di sensori integrati al clothing. Dopo le sue calze con sensori (che consiglio di provare), magliette e reggiseni cablati, in questi giorni Sensoria è uscita alla ribalta come una della startup più hot nei voti dei venture capital. Proprio al CES ha annunciato un deal con Microsoft che porterà sul cloud migliaia di dati di giocatori di calcio (famosi e meno).
Davide Viganò (co-founder e CEO di Sensoria), sempre molto ricercato dai media locali, sprizza ottimismo da tutti i pori e racconta di essere in fase avanzata per la chiusura di un serie B di finanziamento.

 

AXWAVE:

Con un founder italo argentino (Damian Scavo) e buona parte dello sviluppo italiano, Axwave si è ritagliata in breve tempo uno spazio importante in un’area molto calda: analitiche per la TV. Con suo software brevettato, in 2 secondi è in grado di riconoscere la stragrande maggioranza dei programmi televisivi (cavo o internet) e delle pubblicità associate. Uno Shazam per il video che fa gola non solo a chi vive dei dati TV raccolti però con tecnologia antiquata (Auditel) ma anche ai grandi advertiser che fiutano la possibilità di ri-targettizzare i consumatori in base a quello che sta guardando in background.
Come solo a Las Vegas può accadere, il “booth” di Axwave al CES è effettivamente …una suite del Caesar Palace. Pratica e meno affollata di pubblico (anche se le grosse società fanno la fila per incontrarli).

 

ENERGICA:

Nel mezzo di  un’uscita in borsa (si dovrebbe concludere il 21 gennaio), questa eccellenza tutta italiana si è fatta conoscere già qualche tempo anche nella nostra Silicon Valley, dove la sua Ego si è fatta desiderare da molti centauri locali (io, ammetto, ho avuto l’onere di guidarla sotto il Golden Gate Bridge).
Al CES si fa notare non solo per la suo motore puramente elettrico, ma anche per il suo DNA di materiali d’avanguardia e con pezzi prettamente 3D printed.

 

 

BLUESMART:

Qui la connessione italiana è più laterale visto che i founder sono argentini (ma di origine italiana).
Il successo storico della loro campagna di Indiegogo  ($2.2M) e un’accelerazione con YCombinator li hanno proiettati nella stratosfera delle società più calde del momento.

La loro prima smart-suitcase, oltre ad essere già un best seller, mi ha ripetutamente salvato dal perdere il mio bagaglio (via GPS), oltre a ricaricare laptop e cellulare ormai estenuati da una giornata di lavoro al CES, direttamente dalla batteria incorporata nella valigia (già, ovviamente non potevo fare a meno di possederne una).

Al CES, Diego e friends hanno appena annunciato la produzione di una nuova valigia, questa volta di dimensioni maggiori. Meno male, qui i gadget non ci stavano più.