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Ha scritto molto bene Riccardo Luna sabato: “Quelli che fanno innovazione vedono il resto del mondo come guarderebbero agli antichi romani. E a loro volta sono considerati dei barbari: cioè dei distruttori dell’ordine costituito […] Non è un tema italiano, ma europeo.  Non è un caso che il precedente commissario europeo al digitale, Neelie Kroes, qualche mese fa chiuse il suo mandato parlando delle “due Europe” che non si capivano e che dovevano iniziare a parlarsi“.

Per questo è importante che a settembre (dal 21 al 25) l’Unione Europea abbia deciso di andare in Silicon Valley. SEC2SV (Startup Europe Comes To Silicon Valley) è il nome in codice della missione, organizzata da Startup Europe Partnership in collaborazione con una dozzina di organizzazioni europee che hanno base stabile in Silicon Valley (come Silicon Vikings, French Tech Hub, Spain Tech Center, German Accelerator, Mind the Bridge, Netherlands Offices of Science and Technology (NOST), West 2 West, UK Trade & Investment). La missione ha valore, oltre che pragmatico (sarà una settimana di incontri ad alto livello), anche simbolico: quello di cercare di avviare un dialogo con il mondo dell’innovazione e della trasformazione digitale.

Si attende la presenza di almeno uno dei due commissari europei che si occupano di digitale (il Vice Presidente Andrus Ansip e Günther H. Oettinger) alla guida di una delegazione composta da policy maker, grandi aziende, investitori e una selezione delle migliori scaleup del Vecchio Continente.

Il tutto aperto in un luogo iconico della Silicon Valley –  il Computer History Museum di Mountain View – da uno European Innovation Day che il Presidente Renzi è stato invitato ad aprire (per dare seguito alla sua visita a San Francisco dello scorso anno).

Quindi un ponte ideale tra Vecchio e Nuovo Continente, presente e futuro, startup e imprese consolidate. Perché, come scritto domenica, “rottamare, fare disruption è affascinante, ma non basta. Bisogna sapere creare ponti se si vuole andare da qualche parte”. E da questo ponte passa il nostro futuro.

Signor Presidente,

 

la sua visita in Silicon Valley è particolarmente apprezzata.

Siamo onorati che abbia accolto l’appello che, insieme al nostro amato Console Generale in San Francisco, Mauro Battocchi, le abbiamo rivolto in occasione dello scorso Italian Innovation Day (qui il video, al min. 6.18), l’appuntamento che organizziamo da anni per comunicare alla comunità della Silicon Valley un’immagine dell’Italia che vada oltre agli ambiti “food & fashion”, ma che invece valorizzi anche l’ingegno e la creatività tecnologica di cui siamo ricchi, ma che abbiamo spesso difficoltà a valorizzare ed esportare.

 

Signor Presidente, il suo viaggio rappresenta per noi Italiani in Silicon Valley (ben 5.000) una dimostrazione di un cambio di rotta del sistema paese. Vogliamo immaginare che questo viaggio sia il simbolo di un’Italia rinnovata, che individui, come priorità nazionale, innovazione, cultura digitale e mondo delle startup, nell’obiettivo di riavviare un ciclo virtuoso di crescita.

 

Signor Presidente, la invitiamo ad utilizzare bene l’opportunità offerta da questo suo viaggio per aprire un canale di comunicazione diretto e privilegiato con questa comunita’ che troverà ad accoglierla. Rappresentano il meglio dell’essere italiani (creativi, socievoli e amati) mischiato con il meglio della professionalità della Silicon Valley (innovativi, puntigliosi e di successo).
Li metta in un advisory board, li ascolti per avere un confronto, disinteressato e aperto, nelle sue decisioni strategiche.

Questa è una comunità che ha tanto da dare al paese che la ha formata. E’ rappresentata da una prima generazione, che ha creato le basi per lo sviluppo del mondo dei microprocessori e dei computer, ma anche da una nuova generazione, quella del popolo delle startup. Una nuova generazione che si sta facendo strada in Silicon Valley, ricavandosi uno spazio nella Serie A del mondo dell’innovazione.

 

Questa è la comunità che è stata, allo stesso tempo, ispirazione e supporto alle attività di Mind the Bridge Foundation. Con i nostri programmi di supporto alle startup, oggi, dopo 7 anni, abbiamo “laureato” più di 350 imprenditori alla nostra Startup School, filtrato e supportato migliaia di startup, raccontato la storia di questa “altra Italia” a decine di migliaia di persone nel mondo.

I risultati si vedono: questa comunità oggi è vibrante e quanto mai affamata di successo. Questo ponte, una volta labile e lontanissimo, oggi e’ diventato un autostrada a sei corsie. Il fatto che la Commissione Europea abbia chiamato una organizzazione come la nostra a guidare un progetto come Startup Europe Partnership, volto a creare casi di successo di startup in Europa, è testimonianza che il lavoro che abbiamo fatto in questi anni va nella direzione giusta.
Non le nascondiamo che essere stati indicati, prima a Davos dalla Vice Presidente Kroes e, successivamente, a Brussels direttamente dal presidente Barroso, come l’organizzazione che possa coordinare un progetto di tale rilevanza e portata per l’Europa, ci abbia riempito di orgoglio come cittadini che, se pur residenti negli Stati Uniti, si sentono fortissimamente italiani.

Crediamo, dal nostro osservatorio e dalla nostra esperienza, di poter dare molte indicazioni “tecniche” su cosa sia utile fare in Italia nel campo degli investimenti (ad esempio, un matching fund per il venture capital), del mercato del lavoro (flessibilità) e delle agevolazioni fiscali (detassazione per investimenti ed acquisizioni in startup). Se vorrà, siamo a sua disposizione.

 

Oggi vorremmo chiedere la sua attenzione e il suo supporto non su aspetti tecnici, ma per un tema che, come Fondazione Mind the Bridge, ci sta da tempo a cuore: l’educazione all’imprenditorialità.

 

Al riguardo, alcuni programmi già esistono e vanno solo supportati e consolidati.

Quindi le chiediamo di sostenere istituzionalmente e concretamente i programmi che espongono i giovani laureati e i ricercatori italiani al meglio della Silicon Valley (come il programma Fulbright BEST), o che portano giovani imprenditori a passare un mese della loro vita a San Francisco (come la nostra scuola di startup), o che mettano a confronto manager di grandi imprese con giovani startupper (quali i programmi di Intra-preneurship). Su questo fronte, il ponte è aperto. Per fare la differenza, dobbiamo solo muovere più persone. Perchè ogni persona che arriva qui torna in Italia trasformata e diventa, a sua volta, un agente positivo di cambiamento.

 

Il tassello che però oggi ancora manca è inserire l’educazione ai temi dell’imprenditorialità nella prima età scolare (scuole elementari e medie). Dobbiamo dare ai nostri giovani uno spirito imprenditoriale e fare in modo che questo diventi parte integrante del loro percorso di educazione e crescita. Con l’obiettivo di dare loro una prospettiva diversa, una attitudine al fare e all’individuare e cogliere le opportunità invece che attendere soluzioni calate dall’alto.

 

Signor Presidente, noi oggi vogliamo quindi chiederle di fare un passo in più. Lei, giustamente, ha messo, al centro del suo processo di riforma, l’educazione e la scuola. In questo contesto, il passo ulteriore è inserire l’imprenditorialità nei programmi scolastici. Da insegnare in modo innovativo, da “imprenditori madrelingua”.

Questo passo metterebbe l’Italia all’avanguardia a livello internazionale, non nell’immediato, ma nel prossimo futuro. Ma dal dopodomani si parte per impostare i progetti per l’oggi e il domani.

 

Noi, come Mind the Bridge Foundation, abbiamo la passione, l’esperienza e i contenuti che servono per portare avanti un programma che apra a questi temi le masse di studenti dagli 8 ai 13 anni. L’italia può diventare il case study su cui costruire programmi simili a livello europeo.

 

Noi crediamo che l’imprenditorialità sia un motore sociale fondamentale. Noi crediamo fortemente nel suo valore non solo per la crescita economica ma, anche e soprattutto, per il suo impatto sociale travolgente. E’ l’ingrediente che determina quel senso di positività virale che lei respira qui in ogni acceleratore di startup o in ogni spazio di co-working.

E’ nostro dovere fare in modo che le nuove generazioni nel nostro paese nascano e crescano con una attitudine al “can-do”.
Attitudine che oggi sembra essersi persa in Italia. Attitudine che è il vero segreto della Silicon Valley.

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Marco Marinucci, Alberto Onetti
San Francisco  19/9/2014

Ieri sera sono  stato invitato a partecipare al ricevimento che il Presidente francese Hollande ha dedicato alla tre giorni di “La French Tech” e “Web Investor Forum“. La Francia ha quindi aperto le porte dell’Eliseo alle startup, ribadendo ufficialmente la centralità di questo tema per il presente e futuro dell’economia francese.

In parallelo, le startup inglesi erano accolte dal Primo Ministro David Cameron al numero 10 di Downing Street per la UK Tech Reception.

E l’Italia? L’Italia ha paradossalmente l’opportunità storica di fare molto di più per le startup. Difatti, il prossimo 8 luglio, l’Italia inagurerà ufficialmente con Digital Venice il semestre di presidenza del Consiglio Europeo a Venezia.

E, dopo gli imbarazzi organizzativi, l’Italia sembra sia determinata a cogliere questa opportunità.

Uno dei cinque workshop tematici si chiamerà Startup Europe! e sarà dedicato a identificare le priorità e le linee di intervento per sostenere la crescita del fenomeno startup in Europa.

Perché è importante? Perché è la prima volta in assoluto che, nell’agenda di un evento sotto l’egida dal Consiglio Europeo, viene dato spazio al mondo delle startup. Quindi da Venezia arriva un segnale (politico) forte per il mondo delle startup. Un segnale che sarà ancora più forte se il tema delle startup sarà anche incluso nella Venice Declaration, la dichiarazione che verrà presentata nel prossimo incontro dei Capi di Stato e di Governo a Novembre.

Le startup sono abituate ad arrangiarsi e risolvere i problemi da sole. Ma, per fare il definitivo salto di qualità nel Vecchio Continente e recuperare i gap che ci separano non solo dagli Stati Uniti ma anche da altri paesi (rimando ai dati pubblicati martedì), è necessario che la politica (buona) scenda in campo al loro fianco.

Ieri, a Parigi e a Londra, due paesi hanno mostrato, ai massimi livelli istituzionali, disponibilità di ascolto e supporto. A luglio, a Venezia, c’è la possibilità, da parte dell’Italia, di rilanciare il messaggio a livello europeo. L’inclusione del tema delle startup nella Venice Declaration darebbe un segnale forte e inevequivocabile che l’Europa ha deciso di puntare (sia pure con ritardo) su startup e innovazione per il proprio rilancio.

Sono certo che il Presidente Renzi non si farà sfuggire l’occasione.