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Da tempo scriviamo su queste colonne (e non solo) che, affinché il movimento attuale delle startup in Europa possa iniziare a produrre un reale impatto economico, c’è bisogno di un incremento significativo del numero di acquisizioni di startup da parte di società più mature.
È questo oggi il dato che differenzia sostanzialmente il mondo startup degli Stati Uniti (in particolare la Silicon Valley) da quanto accade in Europa. Non solo non ci sono abbastanza opportunita’ di “exit” in Europa ma oltretutto,  delle poche che si contano tra quelle europee, oltre l’80% avviene con operazioni negli Stati Uniti.
È proprio su queste premesse che si basa la costituzione del programma di Startup Europe Partnershipche abbiamo avviato con la Commissione Europea.È quindi con particolare soddisfazione che riceviamo notizia che oggi si è ufficialmente  conclusa la procedura di acquisizione di Map2App, startup italiana focalizzata nella creazione di app di guide turistiche, da parte del gruppo BravoFly, un gruppo operante nel turismo elettronico di recente quotata nella borsa Svizzera.
Anche se i termini dell’acquisizione non sono stati rivelati (*), si tratta di un caso di “acqui-hire”, ovvero di acquisizione soprattutto del team (“talent acquisition”).Anche se non siamo di fronte ai $19B di Whatsapp, ci sembra comunque significativo che si possano iniziare ad avaere più acquisizioni di Europa su Europa. Ho chiesto allora a Pietro Ferraris, fondatore e CEO di Map2App, di raccontarci come è andata:
        
 
Pietro, ci descrivi Map2App (il prodotto) in 5 righe?
Map2app è una piattaforma web che consente di creare applicazioni mobile per la promozione del territorio in modo semplice, veloce e a costi estremamente contenuti.
Map2app è il modo più semplice per creare e gestire guide turistiche per smartphone (iPhone e Android) ed è attualmente utilizzata da tour operator, uffici del turismo, organizzatori di eventi, portali turistici, editori e portali web in oltre 20 paesi. In 2 anni, grazie a Map2app, sono state prodotte oltre 500 app, che sono state scaricate oltre 1.000.000 di volte. Il nostro lavoro è quello di consentire anche alle realtà più piccole di promuovere il proprio territorio in maniera moderna e funzionale.
E la storia di Map2App in 5 righe?
Abbiamo iniziato a lavorare a Map2app a fine del 2011 e abbiamo creato l’azienda nel 2012. Volevamo mettere chiunque in condizione di promuovere il proprio territorio attraverso una app, che fosse bella, utile, personalizzata e a un costo che potesse competere con la stampa di mappe e brochure. Abbiamo sviluppato il prodotto tra Bologna e San Francisco e alla fine del 2012 siamo andati live con Map2app. A San Francisco abbiamo trovato advisors, un seed round e i primi clienti. A Bologna abbiamo trovato i programmatori e iniziato a dialogare con diverse realtà italiane interessate a quello che stavamo creando. Nel 2014 abbiamo incontrato Bravofly (Volagratis in Italia), dapprima siamo stati loro fornitori e nell’ultimo trimestre del 2014 abbiamo iniziato a valutare la possibilità di una acquisizione.
Cosa implica l’acquisizione?
Per Map2app è un’incredibile opportunità per far crescere il prodotto più rapidamente all’interno di un’azienda che da oltre 10 anni si occupa di far viaggiare milioni di turisti. Map2app come piattaforma per la creazione di guide turistiche continuerà ad esistere ed anzi verrà migliorata e potenziata e oltre a questo lavoreremo ad una serie di altri progetti interni in ambito mobile.
La vostra esperienza in Silicon Valley: sweet or sour?
Sweet AND sour!
È un’esperienza che consiglio vivamente a qualunque “startupper” in quanto in Silicon Valley scopri molto in fretta se e quanto la tua azienda ha le gambe lunghe.
È molto semplice ricevere feedback da professionisti di altissimo livello e c’è una concentrazione incredibile di persone eccezionali. Alcune ti aiuteranno e altre ti diranno che la tua idea non decollerà mai. Entrambi motiveranno in modo estremamente convincente la propria opinione e metteranno a dura prova le tue idee e convinzioni. La Silicon Valley in un qualche modo ti tempra come imprenditore e ti fa crescere molto rapidamente… anche se hai già 34 anni e un’altra azienda alle spalle. I continui feedback – diretti e indiretti – e la presenza di almeno altre 10 aziende che fanno più o meno quello che fai tu a pochi blocks da dove ti trovi ti fanno tirare fuori il meglio di te e ti spingono a migliorare, cambiare e imparare. È un luogo che ti insegna il valore del network e dell’aiuto reciproco e che offre incredibili opportunità… ma anche una competizione serrata e una velocità a cui accadono e cambiano le cose che non tutti tollerano bene.
È anche un luogo in cui – che tu stia mangiando un burrito, bevendo una birra, leggendo un ebook in metropolitana o passeggiando per la strada – c’è sempre qualcuno a meno di 5 metri che sta parlando di app, web, stock options, pivoting, angels, marketplace, disruption, vision, mission, etc. etc. …e anche questo, alla lunga, può stancare.
3 cose che vuoi condividere con altri startupper?
1) Qualcuno molto saggio ha scritto: fare una startup è come cavalcare un leone. Tutti ti guardano e pensano: “come è coraggioso!” Tu invece pensi: “come sono finito qui sopra e soprattutto come faccio a evitare di farmi sbranare?” Ecco, è una frase molto vera secondo me. Fare una startup non è un gioco, è una cosa pericolosa, estremamente stressante e con un impatto fortissimo sulla propria vita. Quello che all’inizio è un bel sogno di tre amici diventerà – ve lo garantisco – il pensiero che occupa il 99% del vostro tempo nei successivi X anni. Siete pronti a questo?
2) San Francisco è meravigliosa ma attenzione a non innamorarvi dell’idea di creare a tutti i costi una azienda all’estero “perché in Italia è tutto uno schifo”. Come sempre accade in questi casi, nulla è semplice come ve lo raccontano e il diavolo sta nei dettagli. Quando si crea una società ci sono centinaia di dettagli a cui badare. Prima di prendere una decisione su dove creare la vostra società parlate con qualcuno che l’ha fatto in prima persona per capire pro e contro. Ci sono sempre dei contro. In primis il fatto di “giocare fuori casa”, ovvero essere degli outsider in competizione con altre startup che in quel posto hanno un network radicato.
3) Non fatelo per i soldi. È una motivazione sbagliata, esistono modi più semplici e veloci per fare soldi, con tassi di successo estremamente più elevati e lavorando meno di 12 ore al giorno (nei giorni buoni). Creare una startup, trovare il prodotto giusto, veicolarlo correttamente sul mercato e arrivare a una exit (acquisition, acqui-hire o IPO che sia) è un processo lungo e faticoso e con un tasso di successo paragonabile a quello di vincere X-Factor. Le probabilità non sono dalla tua parte, questo è sicuro. I soldi forse, dopo alcuni anni, arriveranno anche ma la motivazione deve essere più nobile, deve esserci l’urgenza di creare qualcosa che non c’è, di risolvere un problema, di creare qualcosa di bello. Solo queste motivazioni possono darti quella resilienza, forza d’animo e ottimismo necessari ad andare avanti anche nei momenti bui (e ce ne saranno, credimi).

4) BONUS: Se stai per creare una startup significa  stai per investire i prossimi anni della tua vita, tutte le tue energie e probabilmente gran parte delle tue risorse finanziarie in questa avventura. Pertanto scegli con grande accortezza i tuoi compagni di viaggio. Se un giorno arriverai in porto sarà stato solo merito del tuo equipaggio.

Grazie Pietro, congratulazioni e benvenuto nel club ristretto delle startup italiane con Exit.

(*) Per full-disclosure, il sottoscritto è tra gli investitori con MTS Fund in Map2App.