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lunedì 18 febbraio 2013

Le Kremsnite e , come sempre, un po' di storia...

Di Daniela

Samobor 
La storia delle Kremsnite pare che nasca qui, a Samobor, in questo che sembra il paese delle fate.
Oltre che per il carnevale (Fašnik), Samobor è conosciuta in tutto il Paese anche per le sue tradizionali e deliziose paste alla crema (kremšnite), gioia d’ogni vero buongustaio. Così ci presenta la delizia di crema il sito ufficiale della Croazia, che specifica anche che la differenza tra la versione particolare di questa cittadina e quella del resto del paese è che mentre a Samobor le Kremsnite vengono servite tiepide invece che fredde. Comunque a qualunque temperatura si assaggi, questa variazione sul tema della nostrana millefoglie, è veramente di una golosità indicibile per chi, come me, ama la crema pasticcera, tanto che quasi quasi mi piacerebbe partecipare alle "Giornate delle kremšnite" che si svolgono in paese e che prevedono perfino uno speciale inno, che non sono in grado di tradurre, ma che inneggia alle "fette di crema" nazionali.....
Le kremsnite (Cremeschnitte in tedesco, dal momento che è un dolce che gode di grande fortuna in tutta l'europa centrale) è legata anche alla città di Bled in Slovenia, che è la principale concorrente per ciò che riguarda la produzione di questa delizia: un celebre autore sloveno Milan Dekleva, poeta, prosatore, saggista e traduttore, redattore alla TV Slovena, dedica al dolce perfino un libro per bambini "A so kremšnite nevarne" (Sono pericolose le kremsnite) di successo.
Ci sono naturalmente altre varianti celebri, come quella di Zagabria che prevede l'utilizzo  di una copertura in cioccolato, ma in ogni caso la cosa più romantica da sapere è che alle kremsnite è attribuita una particolare capacità: riesce a placare gli animi e a far riappacificare chi ha litigato o discusso con qualcuno....Direi che dovremmo produrne quantitativi industriali da regalare al mondo.....

P.S. Maria Chiara, che ringrazio, mi ha raccontato che questi dolci sono molto celebri anche dalle sue parti. Vi cito direttamente il suo commento:
"Per i triestini è un dolce molto familiare, tutte le pasticcerie e panetterie lo fanno. Vista la dimensione, di solito importanti, vengono chiamate "zavàte" (ciabatte) e anche "carsoline" per la provenienza, o semplicemente "pastecreme".
P.P.S. Bianca invece dal Canada, ma di originaria della Romania, ci fornisce il nome delle kremsnite nella sua lingua :  Cremes o  cremsnit a seconda delle città.

KREMSNITE
kremsnite 3

venerdì 8 febbraio 2013

Dolci dal mondo: gli ALFAJORES (quando il talento ha più di un volto)

Di Daniela

alfajores

Va da sé  e ormai lo avrete capito a vostre spese, che mi piace sempre scavare per scoprire quello che c'è alle spalle delle cose : mi piace scoprire il perchè di una ricetta come di un'opera d'arte e mi regala grandissima gioia trovare nuove informazioni.... Anche con la ricetta di oggi ci  infiliamo in un ginepraio di storie, epoche e paesi diversi che hanno in comune grande amore per i loro prodotti e forti passioni... Ma prima ancora di parlare di questo, vorrei spiegarvi il perchè nel titolo parlo di talento. 
Vi ho già detto che ho la fortuna, grazie alla mia famiglia e ai nostri amici, di vivere in un ambiente dove l'arte ha molti aspetti e grande importanza... Era già così nelle generazioni precedenti e ora anche la parte più giovane non se ne vuole discostare. Capita così di conoscere eccellenti attori, di cui vi ho anche accennato in qualche occasione,  musicisti giovani ma dalle meravigliose capacità e ragazzi pieni di talento che sperano di farsi strada in un mondo complicato ma assolutamente meraviglioso. 

alfajores

Ora da qualche tempo, tra queste promesse che abbiamo la fortuna di poter vedere ed ascoltare, abbiamo "inserito" anche una giovanissima soprano, ricca di passione e di talento in egual misura, dal carattere deciso e dal sorriso che conquista: si tratta di Giorgia, italiana di nascita ma argentina da parte di mamma, con una gran gioia di vivere, come è giusto per i suoi 18 anni e una voce pura, limpida e molto bella.
Le tradizioni della terra che le ha regalato metà del suo modo di essere la affascinano e spesso ce ne regala qualche piccola chicca, grazie soprattutto al'altro dei suoi talenti : quello per la cucina.
E così mi ha offerto la possibilità di farle da assistente mentre preparava il suo regalo per noi, i famosissimi alfajores.
foto da qui
L’origine di questi deliziosi biscotti si può  far risalire all'occupazione degli arabi in Spagna e quindi alla compenetrazione di questa grande cultura anche culinaria, con quella del bacino settentrionale del mediterraneo. La parola alfajor con il suo plurale alfajores deriva direttamente dall'arabo الفاخر, che significa "lusso", "squisito” e i dolcetti erano infatti ricchi di frutta secca e di spezie e avevano una forma cilindrica… pensate che in spagna i più celebri, quelli di Medina Sidonia (che seguono una ricetta che tal M. Pardo Di Figueroa ritrovò nel 1786, risalente a metà 1400), hanno ricevuto nel 2004 dal Consejo de Agricultura y Pesca de la Junta de Andalucia indicazione geografica protetta, pubblicata poi nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea come Alfajor de Medina Sidonia, il 6 marzo 2007. Ovviamente, diventando un dolce tipico della spagna dei conquistadores, fu portato in giro per il mondo sulle navi che colonizzarono le terre nuove e da qui a poco a poco, entrando in contatto con le molte e diverse culture dei popoli autoctoni, subirono trasformazioni sostanziali, diventando parte integrante delle nuove tradizioni culinarie di Perù, Argentina, Messico, Nicaragua o Cuba: perfino nelle filippine c’è una versione di questo dolce, che però non è più un biscotto , ma una specie di dolce al cucchiaio…. 
alfajor di Medina Sidonia da qui
Ogni popolo ha aggiunto qualcuna dei suoi ingredienti più abituali : in Nicarague per esempio preferiscono la farina di mais , la melassa e il cacao fino a diventare simile ad un brownies, mentre in argentina, come vedrete , la maizena è preferita con il dulce de leche, ma le variazioni su ripieno e glassatura sono tantissime: cocco, cioccolato, zucchero a velo….. 
E ciò che rende appieno l’idea di come si sia radicata questa ricetta è che ognuno, un po’ come capita per esempio con le empanadas, vi dirà che la ricetta del suo paese è quella classica e originale Io vi propongo la ricetta argentina che Giorgia ci ha fatto conoscere: se vi dico che sono una delizia assoluta forse vi do un’idea vaga del loro sapore…Penso che siano tra i biscotti in assoluto più buoni che io abbia ai mangiato. Provate. 

Fonti:
http://www.dianasdesserts.com/index.cfm/fuseaction/recipes.recipeListing/filter/dianas/recipeID/2579/Recipe.cfm&ei=Y3ANUb-eDYWztAau9YHwDA
http://en.wikipedia.org/wiki/Alfajor
La storia di Alfajores | eHow.com http://www.ehow.com/facts_5175854_history-alfajores.html#ixzz2Jm8G9UOY
http://www.majuraps.act.edu.au/__data/assets/pdf_file/0004/173371/HISTORY_OF_ALFAJORES.pdf


Los Alfajores Argentinos de maizena

alfajores

Ingrdienti
200 gr farina
300 gr maizena (150 maizena e 150 frumina)
150 gr di zucchero
200 gr di burro
scorza di 1/2 limone
vaniglina o semini di vaniglia
1 cucchiaino di cognac
1 bustina di lievito
1 cucchiaino di bicarbonato
3 tuorli d'uovo
pizzico di cannella (facoltativo)
dulche di leche

alfajores

Lavorate insieme fino ad avere una consistenza cremosa lo zucchero con il burro, aggiungendo in ultimo i tuorli d'uovo, la scorza di limone e il cucchiaino di cognac. Mescolate in una ciotola capiente le farine con la vaniglia il bicarbonato,  la cannella e il lievito. Unite fra loro i due composti, lavorandoli velocemente e aggiungendo, se l'impasto fosse troppo asciutto, qualche cucchiaio di latte freddo. 
Lasciate riposare in frigo per una mezz'ora, poi riprendetelo e tiratelo in una sfoglia di circa 5 mm. Ritagliate con una tazzina tante piccoli cerchi : con queste dosi potrete preparare circa 15/18 alfajores e quindi 30/34 cerchi.



alfajores
Infornate nel forno caldo a 180 °C per 10/15 minuti, fintanto che non prendano un bel colore appena leggermente dorato: non eccedete per non farli diventare troppo secchi... devono essere friabili e chiari.
Lasciateli raffreddare su una gratella e quando saranno freddi uniteli a due a due con un cucchiaino di dulce de leche: sarebbe bene usarne uno di ottima qualità, magari fatto da voi. Per "rifinire" i vostri alfajores potrete, se vi fa piacere, farli rotolare nel cocco, nella granella di nocciole o di zucchero, oppure lasciarli così come sono.
Divini, giuro
Buona giornata 
Dani

lunedì 21 gennaio 2013

Metti un invito a cena- Framboises Erimar



C'era una volta il cavallo di battaglia.
Ve lo ricordate? Era il piatto che riusciva meglio, quello che placava tutte le ansie di prestazione, quello che vi veniva espressamente richiesto, perchè "come li fai tu, i ravioli, non li fa nessuno". Bene o male, credo che lo avessimo un po' tutte, chi più chi meno, tanto che non era infrequente sapere già quello che ci sarebbe stato servito, all'invito successivo, e meno che mai risultava sgradito. 
Dopodichè, arrivarono i blog- e , con quelli, l'ansia della rincorsa al sempre diverso e sempre nuovo: e del cavallo di battaglia fu la fine.

venerdì 21 settembre 2012

Crespelle al cioccolato

Di Daniela

Libri , libri, libri dovunque: sotto il tavolino di di cristallo in salotto, sulle librerie, nelle scrivanie, perfino in bagno! Libri acquistati, regalati, recuperati in cantina, libri eleganti ben rilegati, libri vecchi un po' scalcagnati, libri di scuola di quando ero al liceo, codici, romanzi, libri in edizione economica, libri di cucina, vecchie enciclopedie, edizioni complete di fumetti, libri per bambini, per ragazzi, libri d'arte, di musica, spartiti, super classici, nuovi, sconosciuti, amati, detestati, letti e riletti, collane, favole, gialli, antologie, poesie, trattati.... insomma ne ho per tutti i gusti e moltissimi sono stati quelli che nel corso degli anni e dei traslochi ho dovuto regalare, specialmente quelli per bimbi, o riciclare (alcuni senza rimpianto) per far spazio alle nuove entrate.

Sono la colonna portante della casa, ce li siamo passati in molti casi di padre, o di madre, in figlia: li abbiamo spesso letti a distanza di anni e poi commentati, analizzati e perfino a volte sviscerati insieme. Ci hanno unito, a volte abbiamo condiviso le impressioni, a volte eravamo agli antipodi : ognuno ha i suoi preferiti per stile, argomento, linguaggio, autore o epoca. Ci hanno regalato mondi meravigliosi e ci hanno aperto vie sconosciute.
Insomma non  ne possiamo proprio fare a meno.
Oddio, quando è il momento, come ora di spolverarli e di rimetterli al loro posto, armata di spolverino e mascherina per non rantolare negli starnuti, il sospetto che forse potrei  anche eliminarne un bel numero, lo confesso, mi sfiora... Ma per fortuna solo semel in anno licet insanire e così continuo ad accumulare "tesori" scritti....

Crespelle al cioccolato
da "Dolci", F. Malerba, Keybooks, 2007


150 gr di confettura di lamponi (frutti di bosco per  me o qualunque gusto vi piaccia)
150 gr di nocciole
120 gr di zucchero
80 gr di cioccolato fondente
5 albumi
4 tuorli
cacao in polvere
40 gr di burro
4 cucchiai di latte (facoltativi)

Mettete in un mixer le nocciole e tritatele grossolanamente.Tagliate a pezzetti il cioccolato, mettetelo in un pentolino, versate 4 cucchiai di acqua (latte per me) e fatelo sciogliere a bagnomaria fino ad ottenere una crema liscia ed omogenea. Togliete dal bagnomaria e lasciate intiepidire.
Mettete i tuorli d'uovo in una seconda ciotola, unite lo zucchero e montateli con una frusta elettrica finché non diventano bianchi e spumosi, quindi aggiungeteli alla crema di cioccolato. Unite le nocciole tritate e mescolate con cura.
montate a neve ben ferma gli albumi e incorporateli delicatamente al composto. Procedete con movimenti dall'alto verso il basso, come sempre, per non smontarli.
Scaldate una padella antiaderente di 20 cm di diametro, unite una noce di burro, lasciatela fondere, quindi versate 2 cucchiaiate di composto, fate ruotare leggermente la padella in modo che il preparato si distribuisca uniformemente in uno strato sottile. Cuocete per 2 minuti, quindi girate la crespella e cuocetela dall'altra parte. Una volta cotta, fatela scivolare su un piatto e preparate la successiva.
Spalmate ogni crespella con un velo di confettura, spolveratele di cacao e servitele subito.
Qualche osservazione personale
Per questioni tecniche ho ridotto di circa 1/5 le dosi delle crespelle, cioè volevo farne solo 2 o 3 per un assaggio mattutino ed vorrei segnalarvi un paio di particolari.
Innanzitutto ho allungato con un cucchiaio di latte aggiuntivo l'impasto perchè mi sembrava decisamente troppo denso. Le ho fatte anche decisamente più piccole dei 20 cm richiesti perchè rimangono leggermente più spesse e goduriose da mordere.
Ho avuto qualche difficoltà a girarle perchè essendo piuttosto gonfia la pastella risulta meno semplice l'operazione: le ho servite quindi una alla volta senza impilarle e ho ottenuto un "bel successo di pubblico". Come unica correzione, quindi,  mia figlia le ha chiamate le crespelle brutte ma buone ! :-)
Buona giornata

Daniela

giovedì 19 luglio 2012

Operazione "svuota blog": Cake ai frutti di P. Hermè

cake aux fruits confits et whisky

 ...e poche chiacchiere, un po' perchè la ricetta incute rispetto, un po' perchè sto per affrontare il momento più alto dell'anno lavorativo, quello per cui tutti i miei colleghi si son dati malati fra ieri ed oggi, lasciandomi praticamente da sola a godermi la great experience delle gita dell'ufficio. Che è roba già impegnativa così, figuriamoci se ci si aggiungono 200 km, fra andata e ritorno, di cui 199, 5 tutti di curve, in un giovedì della fine di luglio. E preferisco non mettermi nei panni di chi verrà in macchina con me, perchè si sa che ho la guida nervosa sportiva e in certe situazioni diventi pure sportivissima....

lunedì 28 maggio 2012

La MIA frangipane al cioccolato, arancia e Talisker e una prece :-)

crostata frangipane al Talisker

I tre anni di esperienza nel mondo dei food blogger hanno insegnato due cose, alla Dani e a me. La prima, è che di tutte le date del calendario, quella più temibile è il 28 di ogno mese, fatti salvi agosto e dicembre. Negli altri casi, il 28 scade il termine per la pubblicazione delle ricette dell'emmetichallenge e se altrove questa è un'informazione che lascia il tempo che trova, qui sopra prende le forme di una sorta di grandinata virtuale, con ricette che arrivano da tutte le parti, in puro stile "aprite il fuoco".
La seconda cosa, invece, è stata più un ripasso, che un apprendimento ex novo, vista l'esperienza sul campo, ampiamente collaudata anche prima di Menuturistico: e cioè, che nessuna delle due è minimamente in grado di valorizzarsi. Sarà che semmu de Zena, città maetra dell'understatement, saranno gli studi classici, con la misura e il lathe biosas, sarà il tipo di educazione del ramo materno, sarà-sarà-quel-che-sarà, ma quando c'è da fare un passo avanti noi ne facciamo tre indietro e se l'alternativa all'apparire è nascondersi, cominciamo a scavarci il rifugio, che sottoterra ci si nota ancor meno.

lunedì 6 febbraio 2012

I krapfen -1-

Di Daniela

Non avevo mai fatti i krapfen in vita mia.. non so bene neppure perchè, dal momento che sono tra i dolci che più amo, da sempre. Il perchè io li ami, invece lo so



e si perde nella notte dei tempi....Quando ero piccola, infatti, passavo una bella parte d'estate nella splendida casa dei miei padrini ai Ronchi (più precisamente in località "Poveromo", come leggevamo sul cartello che dalla spiaggia, attraverso una bellissima pineta, ci portava a casa) vicino a Forte dei Marmi: un luogo meraviglioso nei miei ricordi. La casa era bellissima e per noi bimbi, abituati a vivere in appartamento, sembrava fatta su misura: aveva la pista per le biciclette che girava intorno al giardino, un angolo dove noi avevamo creato la nostra capanna segreta, una grande altalena, un tavolo da ping pong, una voliera (vuota) che noi usavamo per nascondere i nostri giocattoli, un grande cedro del libano, un salice piangente, un lavatoio in petra e un sacco di altre cose bellissime che ci regalavano divertimento assoluto...
Ma soprattutto eravamo liberi: liberi di girare in bicicletta tutti insieme per la pineta, liberi di giocare in spiaggia per delle ore, stando solo attenti a non farci pungere dalle raganelle o pizzicare dalle meduse :-), liberi di girare in pattìno (accompagnati solo e non sempre) da un paio di sorelle più grandi , cantando a squarciagola fino a perdere la voce...
"E che c'entra il Krapfen con le gite in pattino?" direte voi. Parecchio, in verità! Infatti due sono le cose che sono rimste scolpite nella mia mente, dal momento che le ho vissute soltanto lì: prima di tutto il lancio dei paracadutini. Ridicolo nome, lo so, ma noi li chiamavamo così. Il fatto è che ogni giorno ad ore prestabililite passavano sopra la spiaggia un paio di piccoli aerei da turismo, quelli con attaccati alla coda gli striscioni con i messaggi pubblicitari, che lanciavano sulla spiaggia dei piccoli paracadute bianchi e rossi con attaccati  giochini o qualche sciocchezza che potesse piacere ai bimbi: non potete immaginare il putiferio che si creava quando vedevamo avvicinarsi l'aereo... un delirio di corse, risate, tuffi in mare per prenderne uno di più, per conquistarne anche solo un'altro finito in acqua... bellissimo!! 
L'altro  ricordo è legato a quando le mamme, mosse a pietà da richieste supplicanti, preghiere sparse e occhi da cocker spudorati, cedevano (o fingevano solo di cedere ;-)) e ci compravano i bomboloni ripieni da quei divertenti personaggi, con cassetta al collo colorata o con enormi cestoni in vimini, che attraversavano i chilometri di spiaggia assolata urlando "BOMBOLONIIIIIIIIIIIIIII", a cui a volte aggiungevano "bimbi, fate le bizze, che mamma ve li compra!!" e ci facevano impazzire con la scia di profumo di zucchero che si lasciavano dietro!!! Era tutto un "Mamma, ti prego ti prego, sarò buonissima per tutto il giorno, solo per oggi, daaaaaai......Per piacere....." e giù occhi languidi! Ah la magia di sprofondare in quel dolcissimo e morbido dolce....con il ripieno che scappava fuori ad ogni morso....
Solo molto più tardi ho scoperto che è più trendy chiamarli Krapfen....
Perciò, vi presento i krapfen con una ricetta del Trentino Alto Adige, nei prossimi giorni ve ne racconterò anche la storia, ma nel frattempo il mio pensiero è ancora su quella spiagga, a correre dietro all'omino che urlava "BOMBOLONI....."

Krapfen 
KRAPFEN 1

Ingredienti

  • 300 g di farina
  • 160 ml di latte
  • 60 g di burro
  • 20 g di lievito
  • 30 g di zucchero
  • 2 tuorli d'uovo
  • 1 bustina di zucchero vanigliato
  • 1 pizzico di sale
  • 1 presa di scorza di limone grattuggiata (ho preferito l'arancia)
  • 1 c di rum (io ne ho usato 1 cucchiaino)
  • zucchero a velo da spolverare
  • marmellata o crema per il ripieno
KRAPFEN 1  
  1. Versare la farina formando una tipica fontana
  2. mescolare il latte tiepido con il lievito sbriciolato e lo zucchero, versare il composto al centro della fontana, riporre il tutto in luogo caldo e far riposare per 20 minuti.
  3. Aggiungere il burro fuso, i tuorli, lo zucchero vanigliato, il sale, il limone e il rum, ed impastare bene. Coprire la pasta con un panno e farla lievitare in modo da raddoppiarne il volume
  4. impastare nuovamente e dividere la massa in 10 parti a cui sarà data la forma sferica dei krapfen
  5. adagiare su una superficie un panno, cospargerlo di farina (disporre sopra  i krapfen) e ricoprirli con un panno. Far lievitare i krapfen in modo che raddoppino il loro volume.
  6. Disporre i krapfen nell'olio bollente con la parte superiore rivolta verso il basso. Il grasso deve avvolgerli. Chiudere la padella con un coperchio e continuare brevemente la cottura. Voltare i krapfen e terminare senza coperchio.
  7. Asciugarli e quindi farcirli con il ripieno scelto e cospargerli di zucchero a velo.
Consigli sparsi : 
  • il rum ci sta benissimo. Il sapore non si avverte, ma l'aroma è delizioso, quindi è ok anche per i piccoli, dato il quantitativo.
  • Non ho coperto la padella mentre friggevano i krapfen se non la prima volta: non ho notato differenze nella cottura e così ho evitato complicazioni leva-metti.
  • Un po' di attenzione va , a questo proposito, prestata alla temperatura dell'olio. Non deve essere eccessinvamente caldo, altrimenti i vostri dolci si cuoceranno troppo fuori rimanendo crudi dentro. Perciò cercate di tenere la temperatura costante a fuoco medio e togliete i krapfen dall'olio quando hanno raggiunto un bel colore dorato. 
  • La ricetta dice una bustina di zucchero a velo. Io ne ho messo 3 cucchiai, dal momento che utilizzo confezioni piuttosto "corpose", e mi sono sembrati perfetti.
  • Per il ripieno io ho usato la mia marmellata di frutti di bosco : insieme da urlo!

Buona giornata
Dani

mercoledì 14 dicembre 2011

Torta alla tripla arancia

Di Daniela

albero Natale

L'abero di Natale è li, bello colorato, luminoso e pieno di palline : le ragazze , insieme a mia nipote, ogni anno si muniscono di musica adeguata (la cosa più moderna è "We are the world" ;-)) e lo prepararno se possibile il pomeriggio del 1°dicembre,  insomma il primo giorno che hanno libero tutte a ridosso di questa fatidica data. Eì' così da un sacco di tempo, da quando le due più grandi hanno avuto la possibilità e il permesso di appendere da sole le decorazioni... è stata una grande conquista!

DSCF0195

E io , devo dire la verità mi commuovo ogni volta che le vedo decidere con serietà e precisione quale può essere il punto più adatto per posizionare le luci, e se è meglio privilegiare le decorazioni di una certa forma, rispetto ad un'altra, fino al momento clou della sistemazione del puntale, che in realtà è nato per tutt'altro scopo (era una decorazione per pandoro), ma le ragazze hanno deciso che quella è la posizione perfetta per lui.

natale

E non  discutono, non strillano, lavorano in perfetto accordo, cantando: credetemi è veramente un fatto incredibile!!! Naturalmente poi c'è anche il presepe da preparare... e anche lì c'è l'addetta alle montagne, al muschio, agli animali e alle statuine; quest'anno, poi, vale ancora di più: la maggior parte dei personaggi ha avuto la ventura di fare un bel tuffo nell'acqua per via dell'alluvione. Tra tutte queste decorazioni ce ne sono alune che hanno veramente un numero di anni tale da far sentire un bambino perfino Matusalemme: sono dei nonni e alcuni anche dei bisnonni, un po' malandati, in verità, e non di incredibile bellezza o proporzione, ma qui piacciono ancora a tutti.....

Torta alla tripla arancia 

triplo arancio

Dovessi dire la verità, è più di un anno che questa meraviglia girovaga nel nostro archivio delle cose "da fare": me ne ero talmente innamorata che l'avevo proposta anche durante le lezioni di cucina dello scorso gennaio, mandando in estasi le signore che con me l'avevano provata.
Poi, tra un "la metti tu?", "no, aspetta la metto io", "bene, ma aspetta un attimo, prima c'è questo o quest'altro",  insomma tra una cosa e l'altra è rimasta nel cassetto. Ma ora non si poteva proprio più tacere!! E' una delle torte più buone che noi abbiamo mai preparato, semplicissima, con un colore delicato ed invitante come il suo profumo e la speciale qualità di dare "dipendenza": immaginatevi che la prima volta l'ha preparata Ale, ma poi, siccome non riusciva a smettere di mangiarla ed era a dieta al momento, ne ha passata metà a me, che ero pure a dieta, ma tant'è il lavoro sporco bisogna bene che qualcuno lo faccia, no? :-)
Ora la passo anche a voi : provate un po' l'effetto...
Ingredienti per una teglia 20/22 cm

TRIPLA ARANCIA 2
110 g di burro morbido
325 g  zucchero (1 ½ cup )
2 uova
150 g di farina (1 ½ cup) auto lievitante (oppure  con 3 cucchiaini di lievito)
40 g di cocco disidratato
2 arance non trattate
per lo sciroppo
225 g di zucchero (1 cup)
il succo di 2 arance(2/3 cup )
acqua (qui potete andare ad occhio : il succo di due arance e poi regolatevi da lì. Indicativamente, stesso peso di liquido quanto di zucchero) (1/3 cup)

TRIPLA ARANCIA

Mettete 2 arance in un pentolino con l’acqua fredda ricoprendole. Appena l’acqua giunge a bollore fate passare 3 minuti e poi spegnete. Scolatele e ripetete l’operazione altre 2 volte sempre partendo dall’acqua fredda. Scolatele l’ultima volta e mettetele in un frullatore tutte intere riducendole ad una poltiglia piuttosto fine. Montate con la frusta il burro e lo zucchero finché non sono gonfi e ben amalgamati. Aggiungere le uova una per volta, per evitare che si divida, sempre utilizzando la frusta. Per ultime aggiungere le arance frullate. Lavorate per alcuni minuti a velocità media, se usate un robot.
Aggiungete ora la farina setacciata e il cocco (ed eventualmente il lievito) Versate il composto in uno stampo imburrato di circa 22 cm mettendo sul fondo della carta forno. Infornate a 180° per 35/40 minuti Preparate nel frattempo uno sciroppo molto denso con il succo di arance. Sfornate la torta e lasciatela raffreddare per alcuni minuti, poi rovesciatele sopra lo sciroppo mentre è ancora nello stampo.
Potete mangiarla tiepida o fredda: è squisita in entrambi i modi.
Buonissima giornata a tutti
Dani

giovedì 3 novembre 2011

Il Pan co' Santi

Di Daniela

DSCF9128Se c'è una cosa bella dell'MTChallenge è la possibilità, che ci ha offerto e ci offre, di conoscervi: tramite quello che è, e rimarrà sempre, un gioco,  divertente, abbiamo scoperto tantissimi "universi paralleli", con i quali abbiamo intrecciato relazioni, spesso più che solide, di stima e in molti casi d'affetto...
Vi abbiamo scoperto appassionati come noi, con la stessa voglia di provare e di condividere ricette, notizie e tradizioni, pieni di fantasia e di estro, bravissimi, esperti e tecnicamente super in gamba : condividiamo spesso lo stesso amore per le "caccavelle", come pure quello per il prodotto naturale di nicchia. E così, sbirciando qua e la ci capita di imbatterci in ricette che ci conquistano, magari per via di un ricordo comune o di un luogo particolare... proprio come mi è successo con Il Pan co' Santi di Patty, piatto tipicamente senese, che mi ha richiamato alla mente tutti gli anni in cui trascorrevo il mese di settembre e sovente anche in parte di dicembre dai miei nonni, a Colle Val d'Elsa. Perchè anche se è un dolce che viene preparato tradizionalmente i primi giorni di novembre, già a settembre in giro si trova :-) e così pure fino a tutte le feste natalizie comprese... Quindi, senza esitazioni, l'ho immediatamente preparato per me e per la mia famiglia, che non ha avuto la fortuna di gustare l'originale. Vi dico solo questo: Patty chiude il suo post dicendo "...e cercate di non esagere." Non avrebbe potuto usare espressione migliore. Qui è sparito tutto in un nano secondo..... :-). Vi riporto fedelmente le sue istruzioni per ottenere un pane non troppo dolce, profumatissimo e leggero, senza uova nè burro nell'impasto, che vi consiglio proprio di provare.

Il Pan co' Santi 

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martedì 18 ottobre 2011

Pumpkin Meringue Pie- e finalmente, lo Starbook del mese è...

pumpkin meringue pie

La Hummingbird Bakery, al 133 di Portobello Rd., fa parte di quella Londra che non mi appartiene. E' solo una questione di tempo, sia chiaro, perchè quando, nel 2004, Tarek Maluf decise di aprire qui questo delizioso negozio di dolci americani io risiedevo stabilmente da questa parte della Manica da molti anni- troppi per non provare rimpianti per una scelta sbagliata che mi aveva allontanato per sempre dalla città che amo di più al mondo. Tornarci di continuo non è la stessa cosa ma aiuta e, quanto meno, non ti fa del tutto perdere il filo di una metropoli che cambia, con una velocità impressionante e che, nello stesso tempo, sa fermarsi, quando pesca dal mazzo una carta vincente.


martedì 4 ottobre 2011

Torta cioccolato e rosmarino e le nuove riviste di cucina: "bisogna che tutto cambi..."

DSCF8520
Ok, non è proprio così. Ma i titoli che aveva a disposizione stamattina il neurone, per commentare la veste nuova di Sale&Pepe e di Cucina Italiana, non mi lasciavano grandi alternative. O scomodavo il Principe di Salina ("se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi") o quel gran figo di Jack Nicholson ("qualcosa è cambiato").

sabato 24 settembre 2011

tortino di pasta frolla alla ricotta d’alpeggio e albicocche e salsa vaniglia

Di Daniela

Naturalmente di sabato che cosa potremmo regalarci se non un dolce? Godurioso, dalle materie prime eccellenti, estivo, ma tutto sommato, sostituendo le albicocche con un altro frutto più stagionale, comprese le ultime pesche, per esempio perfetto anche adesso.
E' l'ultima lezione del nostro giovane Chef che con questo tortino dolce ci da il suo arrivederci alla prossima estate quando, spero, ci proporrà ancora le sue squisite ed originali ricette.

Dessert: tortino di pasta frolla alla ricotta d’alpeggio e albicocche e salsa vaniglia tortino di pasta frolla alla ricotta d’alpeggio ealbicocche e salsa vaniglia 

Ingredienti 
per la pasta frolla: 
250 g di farina, 
125 g di burro,
2 uova, 
80 g di zucchero, 
1/2 cucchiaio di miele, 
½ bustina vanillina 
per il ripieno 
150 g di ricotta, 
100 g albicocche snocciolate e tagliate a pezzettini, 
60 g zucchero a velo, una punta di cannella, 
100 g di salsa vaniglia

sabato 10 settembre 2011

Ciambella di cioccolato amaro, banane caramellate al rum , essenza di liquirizia e gelato alla vaniglia e il concerto delle Altre Note in Valtellina

 Di Daniela

Innanzi tutto vorrei rivolgervi un invito: se qualcuno di voi fosse così fortunato da trovarsi ancora in vacanza in Valtellina o  se  vi abitaste,  non perdetevi questa sera il concerto che chiuderà il festival de "Le altre note" e che si terrà alle 21  nell'Auditorium delle Terme. Sarà un bellissimo spettacolo sulle musiche di Nino Rota, organizzato per completare la celebrazione, iniziata nei precedenti concerti anche dagli allievi della Masterclass, del centenario della sua nascita. 

Il concerto, gratuito, comprenderà diversi brani del repertorio del grande Maestro milanese che saranno eseguite dall'Albatros Ensemble, creato da tre musicisti che noi conosciamo da anni sia come eccellenti esecutori, sia come maestri della Masterclass di cui vi ho più volte parlato. Tra i pezzi che eseguiranno ci sarà anche il bellissimo  Rotafantasy per flauto violino e pianoforte arrangiata dal Maestro Rocco Abate appositamente per loro, che richiama i temi principali delle più celebri musiche da film del maestro Rota (I clowns, La dolce vita, Ottoemezzo, Amarcord, il Gattopardo, Rocco e i suoi fratelli, Prova d'orchestra e infine il Padrino). Insomma, in breve, se potete, andate ad ascoltarli: sarà una serata senza dubbio splendida!
Detto questo parliamo della ricetta di oggi:  ha un titolo talmente lungo, che non credo proprio di aver bisogno di scrivere anche un piccolo post introduttivo: da solo chiarisce tutti i componenti e i sapori che troverete in questo dessert. E un accostamento un po' audace che però da un risultato davvero gustoso e particolare, ricco di sfumature. Non resta che provarlo, che ne dite?

Ciambella di cioccolato amaro, banane caramellate al rhum , essenza di liquirizia e gelato alla vaniglia

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Per la ciambella
180 gr di burro
160 gr di cioccolato fondente
4 uova
70 gr di zucchero
150 gr di farina bianca
6 gr di lievito
per le banane caramellate
3 banane
50 gr di zucchero di canna
per la salsa caramellata all'essenza di liquirizia
200 gr di zucchero
50 gr di acqua
200 di panna fresca
3 gr di liquirizia
50 gr di rhum

lunedì 25 luglio 2011

Torta al cacao, pesche e zafferano e... sì,sì, è la RAI (prima parte)

torta cacao pesche e zafferano


"Dani, l'hai letta la posta?"
"No"
Che domande. Leggere la posta del blog è un'operazione che ancora non ci appartiene. il problema è reciproco, sia chiaro, perchè oltre ad avere ciascuna le proprie magagne, la Dani ed io condividiamo un denominatore comune di deficienze totali nel campo dell'informatica, gestione del blog compresa. Rispetto ai primi tempi, un po' più di dimestichezza c'è, ma da lì a ricordarsi di scaricare la posta di menuturistico tutti i giorni, ce ne corre. 
"Ci ha scritto una giornalista della RAI del Friuli Venezia Giulia- che ci vuole intervistare"
Prevengo tutte le domande- "no, non ha sbagliato indirizzo, sì, vuole parlare proprio con noi, no, non andiamo in televisione, sì, non ci sente nessuno di quelli che conosciamo"- e le lascio formulare l'unico interrogativo che conta
"ma perchè ?"
Perchè è estate, anzitutto- e al pari del guardaroba, anche le scalette delle trasmissioni si alleggeriscono: gli argomenti pesanti lasciano il posto a temi più leggeri, le fronti corrugate si spianano in qualche sorriso e la parola d'ordine è levità, in barba alle prime pagine dei giornali e alla prova costume, che porca-miseria- neanche- quest'anno- etc etc.
E poi perchè si parla di collaborazione- e di collaborazione al femminile e di che cosa siano capaci di fare le donne, quando decidono di sotterrare l'ascia della competizione, dell'emulazione, dello sgambetto, per mettersi a remare insieme, nella stessa direzione, imparando ad accordare il proprio ritmo su quella dell'altra, in un lento ma costante sciabordìo, che è sottofondo e preludio delle grandi conquiste, quelle che hanno portato l'uomo sulla luna ma porteranno noi su Marte, quelle che ci schiuderanno gli orizzonti che meritiamo, le vette che ci competono, il culmine per il quale siamo state create....

"sì, ho capito, ma noi cosa c'entriamo?"

Ve l'ho detto, no, che su certe cose non ci arriva? In più, ora è a Bormio, in mezzo alle sue montagne, ai cavalli e alle caprette che fanno ciao e se mai pensa al blog è solo per giustificare la "scimmia da conserve" di cui è preda tutto l'anno, ma in estate ancora di più. 
E così, mi tocca spiegarle che, a quanto pare, siamo diventate una specie di fenomeno. Un piccolo argomento per sfatare gli ultimi resti di un pregiudizio che vuole le donne per forza nemiche e un ancor più piccolo esempio di dove possa portare una sintonia, meglio ancora se ottenuta limando gli spigoli di due personalità diverse come le nostre. 

"Hai capito, adesso? L'intervista verterà su questo argomento. Quando le donne collaborano, etc etc. Tutto facile, quindi. In più saran due minuti in tutto, la giornalista è simpaticissima, insomma, secondo me ci fai una porca figura che il giorno dopo a Bormio le caprette ti fanno la ola, altro che..."

Silenzio. 

"No, Dani, senti, non è che io non voglia intervenire.... è che quel giorno lì sono a Savona, di sicuro sarò in un punto dove il cellulare non prende, in più magari in quel momento lì proprio non posso...e poi lo sai che ogni volta che apro bocca sparo cavolate e faccio danni..."

Silenzio alla seconda. 

"Ok, Dani, mi vergogno. Mi vergogno come 10-100-1000persone vergognose che si vergognano, ma ci pensi, alla Rai?, che va bene che mio marito dirà subito che belin, lo sapevamo che il servizio pubblico stava cadendo in basso, ma così in basso non se lo aspettava", ma ti rendi conto di che onore che ci hanno riservato... menuturistico alla rai,è una roba che non potremo nemmeno raccontare, che chi vuoi che ci prenda sul serio...mi vien l'ansia al solo pensiero, figurati quando son lì...

"TIRIAMO A SORTE- e chi perde, va"

il resto, alla prossima puntata :-)

TORTA MORBIDA ALLE PESCHE E ZAFFERANO

(da Cioccolata & C., Speciale Estate)

torta cacao pesche e zafferano

Di solito, è difficile che prepari ricette "fresche di edicola", diciamo così: normalmente, compro le riviste, le sfoglio e le dimentico chissà dove, salvo poi ritrovarle nella stagione sbagliata, leggerle con maggiore attenzione, scoprire un sacco di spunti che mi erano sfuggiti, cospargerle di post it in attesa che il calendario faccia il suo corso e perderle di nuovo, non appena ciò avviene. 
Perchè mi decida ad agire immediatamente, c'è bisogno della folgorazione: un ingrediente, un abbinamento, un tipo di portata che risvegli il neurone dalla modalità stand by in cui finisce in automatico, appena ho in mano una rivista di cucina, e lo renda abile a sorvegliare tutte le operazioni legate alla preparazione del piatto. 
E' successo con questa torta- vista/meditata/replicata- sul cui esito, però, ho poco da dirvi, purtroppo. Infatti, ha spaccato in due la famiglia, cosa che di norma non succede, vantando un numero dispari che ha quanto meno il pregio di sbloccare da certi empasse. Ma con le pesche, ahimè, son fuori dai giochi: gonfio al solo vederle, figuriamoci a mangiarle.
E così, mi tocca parlare "de relato", testimoniandovi di una figlia letteralmente impazzita ("chefigata-chefigata-chefigata") e di un marito scettico ("lo zafferano rovina tutto"), senza poter fare da ago della bilancia. 
Quello che posso dirvi è che si tratta di un dolce facile da fare, bello da vedere e di sicura riuscita, perchè non c'è stato bisogno di aggiustatine qua e là. In più, la fonte è una delle migliori riviste che ancora si trovino sul mercato, che si distingue proprio per i motivi di cui sopra: che poi sono gli stessi per cui ho deciso di pubblicarla comunque, convinta come sono che a me sarebbe piaciuta, eccome...

Al solito, il testo originale qui sotto e a seguire le mie note

tempo: 1 ora e 10
calorie 321 a testa
occorrente per 8 persone

150 g di farina
150 g di fecola di patate
25 g di cacao amaro
100 g di zucchero
120 g di burro
un uovo
2 pesche non trattate piuttosto mature
un cucchiaino di lievito per dolci
un cucchiaino di bicarbonato
la punta di un cucchiaio di zafferano
burro e farina per lo stampo

Come si prepara
Sbattete con le fruste elettriche il burro, lasciato ammorbidire a temperatura ambiente, con lo zucchero, fino a quando il composto risulterà soffice, quindi unitevi, sempre sbattendo, l'uovo intero. Sciogliete lo zafferano in 3 cucchiai di acqua bollente e fate raffreddare. Setacciate intanto la farina con la fecola, il cacao, il lievito e il bicarbonato e uniteli a cucchiaiate al composto di burro, alternandoli con lo zafferano sciolto. trasferite il composto preparato in uno stampo a cerniera da 20 cm di diametro prima iburrato e infarinato e fatelo assestare. Lavate le pesche, quindi privatele del nocciolo e tagliatele a fette piuttosto sottili. Affossatele leggermente nell'impasto partendo dall'esterno e creando via via il centro di una serie di cerchi concentrici

Come si presenta
Mettete lo stampo in forno caldo a 180° e cuocete la preparazione per circa 35 minuti (prova stecchino, deve uscire asciutto). Togliete dal forno, eliminate lo stampo e lasciate raffreddare il dolce su una gratella


Note mie


ingredienti
  • Contrariamente a quanto potrebbe far pensare la mia passione per i dolci anglosassoni, non amo il bicarbonato. Probabilmente non riesco a dosarlo, ma sento sempre un retrogusto che trovo fastidiosissimo. Per cui, ogni volta che mi imbatto in questo ingrediente, lo sostitiusco, aumentando leggermente la dose di lievito. 
  • Considerate che, a causa della presenza delle pesche sulla sua superficie, questa torta non crescerà in modo pazzesco: resta estremamente soffice (la fecola e il burro fanno il loro dovere) ma non aspettatevi un bordo alto 4 dita, perchè la fisica ha le sue leggi- e funzionano anche in cucina
  • La ricetta dice di usare pesche mature, io vi direi di no: dovete tagliarle a fette e questo prevede che facciate un minimo di pressione sul frutto. Le pesche mature si spappolano, senza ritegno: per cui, trovate una via di mezzo, che vi permetterà oltretutto di fare delle fette abbastanza sottili, più facili a sciogliersi
  • La teglia: non ho usato uno stampo a cerniera, ma una normale teglia da dolci, del diametro di 22 cm, unta sul fondo e ai bordi con un po' di burro. Dopo pochi minuti la torta si staccava da sola dallo stampo e l'ho sformata capovolgendola su un piatto da portata- e poi capovolgendola di nuovo, sul piatto che vedete nella foto (neanche a dirlo, ho confuso i due piatti, per cui in foto c'è finito quello poco fotogenico, ma vabbè- ormai dovreste esserci abituati, qui sopra...)

procedimento

  • fruste elettriche o anche robot da cucina, se lo avete- e tanta pazienza, perchè trattandosi di torta soffice, più aria si incorpora e meglio è. Idem per quanto riguarda l'obbligo di setacciare le polveri: con la farina, è sempre meglio farlo, perchè l'ossigeno che si crea da questa operazione "risveglia" gli organismi presenti nella farina e la fa lavorare meglio: ma quando si parla di preparazioni con poco lievito, che devono comunque essere soffici, si tratta di un passaggio obbligato. 

  • il primo che ride lo ammazzo, ma prima di capire come fare a sciogliere lo zafferano in tre cucchiai d'acqua bollente ci ho messo un po'- e lì per lì pensavo di dover far bollire tre cucchiai d'acqua in un pentolino. Basta far bollire un po' d'acqua, prelevarne tre cucchiai, metterli in un bicchiere e lì sciogliere lo zafferano. Chiedo venia per il dettaglio - che so che è superfluo per tutti- ma se mai ci fosse qualcuno imbranato come me, ecco: non sentiamoci soli...

  • Per tagliare le pesche a fettine, non è il caso di snocciolarle, prima: basta tagliare tante piccole fette, il frutto in una mano, il coltello nell'altra, ed ecco lì che l'operazione è conclusa, senza nemmeno sporcarsi. La fettina si stacca bene da sola dal nocciolo- ed è per questo che vi dicevo di usare frutti maturi, ma ancora sodi. 

  • Cottura: 180 gradi a  modalità statica per una quarantina di minuti. Lo stuzzicadenti non deve uscire asciutto, ma umido: altrimenti, la torta si seccherà troppo, al contatto con l'aria. L'essenziale è che esca pulito, senza grumi di impasto tutto intorno. 



giovedì 21 luglio 2011

C'è grossa crisi... e la cheese cake al margarita

cheesecake

L'altro giorno, avevo voglia di un fine settimana fuori col marito. Non solo perchè, abituata come sono a vivere con la valigia in mano, accuso peggio di altri una forzata sedentarietà; ma anche perchè sono fermamente convinta che due giorni di stacco più o meno totale, meglio se ad una buona dose di km dai rispettivi luoghi di lavoro, non possano che giovare, al singolo e, a maggior ragione alla coppia. Dipendesse da me, li metterei di diritto nelle promesse sull'altare: una roba tipo "nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, e una volta ogni tot mesi in una spa". Sono sicurissima che non solo ci si sposerebbe più volentieri, ma che si partirebbe col piede giusto. Che poi, per carità, se le coppie non funzionano non c'è week end fuori che tenga: ma, per dirla coi miei amati inglesi, piangere su ricevute degli alberghi è sempre meglio che disperarsi sugli scontrini del supermercato o le fatture della lavanderia. 
Tornando a noi, quest'anno accuso il superlavoro che si è concentrato nel mese di luglio: colpa del caldo, anzitutto, e delle ferie nell'aria. Già al mattino, mi sveglio dell'umore con cui di solito vado a dormire, il che, se si considera che di norma un pitbull, al mio confronto, è un agnellino, non è propriamente un toccasana, nè per me, nè per i malcapitati a cui tocca starmi vicino. 
E così, l'altra sera ho deciso: chiudo tutto e vado via. E vado sul Lago d'Orta, che mi faccio un'indigestione di cose belle e magari le presento anche al marito, che è di quelli che ha girato tutto il mondo, ma l'Italia gli è sfuggita. E già che ci siamo, prenotiamo pure a Villa Crespi, che è una vita che desidero andarci e il lato buono del riposo forzato è il salvadanaio pieno e sta' a vedere che stavolta, magari, tenendo le dita incrociate...
Ve la faccio breve e vi dico che siamo rimasti a casa: perchè non abbiamo trovato neanche un buchetto dove dormire. A parte la suite imperiale di Villa Crespi, intendo (una sola e solo a Villa Crespi: le altre suite degli altri hotel, che in zona veleggiano tutti grosso modo sulle stesse cifre, erano tutte prenotate): per il resto, o ci arrangiavamo sul Lago Maggiore, oppure restavamo qua. 
In compenso, ieri sera siamo andati a cena fuori, a mangiar pesce. Detta così, sembra una banalità, ma nei fatti è una vera eccezione, perchè il pesce lo mangio solo a casa mia: con la fortuna che abbiamo, di poter disporre di un pescato fresco di giornata e selezionato alla fonte (mio papà ci dice anche quando mangiare certi pesci e quando no, a seconda della luna), non vado certo a rovinarmi le serate al ristorante dove, ben che vada, spendo cifre da capogiro per mangiare le stesse cose che di norma mi arrivano gratis. Senza contare, poi, che a me il pesce "cucinato" non piace: mi sembra una barbarie, rovinarlo con intingoli o lunghe cotture. Forno e griglia e, più raramente padella, sono gli unici strumenti che contemplo, quando decidiamo di mangiar pesce-e non  c'è seduzione da "ultima caccavella" che tenga. 
Se non che, come vi dicevo, sono in mezzo ad un luglio da dimenticare. L'ultima spesa risale alla settimana scorsa e il nuovo  magnete sul frigorifero ammonisce a non aprire quella porta. E così, complice l'assenza della creatura, a dormire da un'amica, ieri sera abbiamo infranto la legge domestica e siamo andati al ristorante. 
Di mercoledì. 
A Boccadasse. 
Come dire, minimo minimo 50 euro a persona, ma proprio se vi contenete, nel numero delle portate e nella scelta sul menu. 
Abbiamo trovato posto al terzo tentativo e al terzo locale. Un tavolo per due, ritagliato in mezzo ad altri già prenotati e in breve tutti occupati, per una cena iniziata con la focaccia del giorno prima e terminata con un gelato al mohito altrettanto da dimenticare, preso nella gelateria "l'altra"- perchè in quella original c'era la coda fin sulla spiaggia. 
E così, stamattina, non so più cosa pensare. Perchè noi, questa crisi, la accusiamo eccome. Pure io che sono a stipendio fisso, ma che non posso chiudere gli occhi di fronte al calo allarmante del lavoro dell'ufficio. E siccome amo chiacchierare con tutti, le sento le persone che si lamentano, che si preoccupano per il futuro dei loro figli e per un presente fatto di cinghie sempre più strette e di contratti sempre meno sicuri. Epperò, se squilla un cellulare, 99 su cento è uno smartphone, se c'è una coda davanti ad un negozio che fa i saldi, quella è davanti a Louis Vuitton e se vado a cena fuori senza aver prenotato, posso sperare in un tavolo in pizzeria, ma nei ristoranti di un certo tono "mi dispiace, siamo al completo". 
Me lo spiegate, com'è?


CHEESECAKE AL MARGARITA

cheesecake1

Velodicovelodicovelodico??? Mai preparata una cheesecake cotta, in vita mia. Sempre e solo crude- e meno tempo impiego a prepararle e meglio è. In più, se devo dirla tutta, non ho questa grande passione per le torte di formaggio che son passate nel forno, mentre sarei capacissima di mangiarmene una intera, direttamente dal frigo. In più, da quando ho scoperto la versione col latte condensato, (qui e qui), niente mi può fermare: in dieci minuti è bella che pronta e, altro particolare che non guasta, sporcando un'unica terrina. La mia versione proviene da un libro bellissimo che ho prestato e che non ho sottomano, ma più di tanto non mi preoccupo: in primis, perchè ormai la preparo così spesso che so gli ingredienti a memoria; in secondo luogo, perchè l'ho talmente modificata, in intinere (in origine, era una cheese cake al limone e al lime) che una tantum posso saltare la citazione. 
Eccovi gli ingredienti


per uno stampo da 22-24 cm di diametro
125 g di biscotti Digestive
70 g di burro salato fuso

per il ripieno
una lattina di latte condensato zuccherato
200 g di formaggio molle tipo Philadelphia
200 ml di panna liquida
succo e scorza di tre lime
mezzo bicchierino di tequila
10 g di colla di pesce

per la base
Imburrare bene uno stampo a cerniera- fondo e bordi- e foderarne il fondo con della carta da forno. 
Tritare finemente i biscotti, versarvi sopra il burro salato, amalgamare e foderare con questo composto il fondo dello stampo, premendo bene con le mani in modo da renderlo compatto. Mettere in frigo per circa mezz'ora. 

per la crema
ammollare la colla di pesce in acqua fredda. Strizzarla e farla sciogliere in poca panna liquida, calda ma non bollente. 
Nel frattempo, versare tutti gli ingredienti in una terrina e amalgamarli con l'aiuto di fruste elettriche. Aggiungere la colla di pesce, versare il composto sulla base della cheese cake e mettere in frigo per sei ore o fino a quando si sarà sufficientemente addensata. 
Servire decorata con fettine di lime e foglioline di menta

note mie


  • la base per la cheese cake, ormai è cosa nota, è preparata con i biscotti Digestive. Un tempo, c'erano solo quelli di importazione, che si trovavano solo in determinati negozi e costavano l'iradiddio, mentre oggi si può disporre di una scelta più ampia. Personalmente, certe variazioni sul tema non incontrano i miei gusti (tipo i Grancereali, non mi fanno impazzire), mentre trovo che non siano male i prodotti dei discount, meglio se stranieri. La Lidl, purtroppo, ha in commercio solo la versione col cioccolato, che non è adatta a questa preparazione: ma se mai decidesse di mettere sul mercato anche la versione "nature", sono sicura che si tratterebbe di un ottimo prodotto. 
  • In ogni caso, quello che è importante sapere è che non bisogna mai abbondare col burro. Anche se sembra che il composto di biscotti non stia insieme, non fatevi prendere dalla tentazione di aggiungere altro grasso. Una volta solidificato, infatti, vi sarà impossibile tagliare la base. Di solito, se ne dovrebbe usare circa la metà della dose dei biscotti. Io qui ho abbondato, ma oltre questa quantità non andrei. 
  • Burro salato, ma solo per questa ricetta, perchè sul bordo del bicchiere del margarita ci va il sale, ma qui non aveva molto senso metterlo sul bordo della teglia. Nelle altre ricette, di solito si usa il burro normale e, in qualcuna, il burro di arachidi. 
  • Il latte condensato è quello in lattina della Nestlè. Che poi potete benissimo comprare un'altra marca, sia chiaro- ma io trovo solo quella e quella finisce nel carrello. L'importante è che sia zuccherato
  • Tutto insieme e senza montare: non dovete montare la panna, non dovete montare il composto. Ovvio, con le fruste elettriche fate prima ad amalgamarlo bene e, per esperienza, una mescolata di più non ha mai fatto male a nessuno (a parte i muffins, ora che ci penso, ma questa è un'altra storia): comunque,  non dovete montare assolutamente nulla
  • Invece, è importantissimo che uniate la colla di pesce a poco a poco, mettendo un cucchiaio di composto freddo in quello caldo. In altre parole, quello che non si deve mai fare è versare la colla di pesce sciolta in un liquido caldo direttamente nel composto freddo: si provocherebbe uno choc termico che farebbe rapprendere la gelatina in tanti grumi. Invece, se procedete al contrario, un po' per volta, vedrete che non succederà nulla. Un cucchiaio di composto freddo nel pentolino dove avete sciolto la colla di pesce- e mescolare; poi un altro cucchiaio di composto freddo- e mescolare di nuovo e così via, fino a quando la differenza di temperatura fra i due composti si sarà attenuata  e potrete unirli senza timore. 
  • Altra cosa: non lo troverete mai scritto da nessuna parte nelle cheese cake, però io filtro sempre il ripieno. Son 30 secondi di più, ma almeno ho la sicurezza di avere una crema perfettamente liscia. In questo caso, considerato che avrete le zeste di lime, prima passate al colino la crema e poi aggiungete la scorza del lime, grattugiata fine
In foto, ci sono delle monoporzioni, preparate con dei coppapasta, messi su una teglia da biscotti. Va da sè che l'esecuzione non cambi (e nemmeno il gusto): son solo più noiosa da preparare, ma più facili da servire. 
Ciao 
ale




    martedì 12 luglio 2011

    Chi di crumble alle albicocche ferisce...

    crumble alle albicocche (knam)

    Antefatto: chi riceve la nius sa che non tutte le ricette che mando sono state testate. Una volta, lo erano. Ma da quando c'è il blog non riesco a mantenere gli stessi standard anche nel "dietro le quinte" e siccome ormai si è bello che visto che la parte della nius che vi interessa non è certo quella gastronomica, ma sono gli sfoghi della sottoscritta, mi riservo questo spazio per condividere le ricette che vorrei poter provare, ma non posso. E quindi, passo il testimone agli amici più cari, selezionando piatti che ad occhio mi sembrano di sicura riuscita- e di altrettanto garantità bontà. 
    Fino alla settimana scorsa, i riscontri di chi si cimentava con qualcuna delle ricette inviate erano costanti, ma perfettamente gestibili: due o tre alla settimana, intendo, tanto che la maggior parte delle volte riuscivo anche a mandare una mail di risposta. 
    Da quindici giorni, invece, la mia posta privata è sommersa da messaggi che iniziano tutti con "il crumble di albicocche di knam" e terminano con tutte le variazioni che possono venirvi in mente, sul tema delle delizie. Non che avessi dei dubbi, per carità: non ho mai fatto mistero della passione che nutro nei confronti della genialità di quest'uomo, capace oltretutto di tradursi in un linguaggio alla nostra portata e quindi ero certa, anzi certissima del successo di questa ricetta. Quello che non mi aspettavo, semmai, era un riscontro così massiccio. Mail, pagine di FB, telefonate, sms, insomma: a parte i piccioni viaggiatori, avete usato ogni mezzo per informarmi che il crumble era stato preparato e spazzolato nel giro di pochissimo tempo. 
    Come se non bastasse, me lo vedo pure da Virginia, in versione più salutista, con la farina di farro. 
    E insomma, per farla breve, ho dovuto capitolare e, in barba ai 35 gradi di ieri pomeriggio, ho acceso il forno e ho proceduto, come da ricetta. 
    ...e a questo punto, ditemi che nella netiquette non vale battere sulla tastiera con la bocca piena...


    CRUMBLE ALLE ALBICOCCHE
    da E. Knam, Viva le Torte

    crumble alle albicocche (knam)

    Strettamente parlando, questo non è un crumble, ma piuttosto una torta soffice alle albicocche e ricotta, sormontata dalle briciole di farina-mandorle-burro-zucchero: quindi, non aspettatevi nulla di sciropposo, da gustare caldo e magari anche col cucchiaio. Rispetto al crumble classico variano anche i tempi di cottura, che fanno di questo dolce una preparazione più lunga e un tantino più elaborata. Ma il risultato vi ripaga di qualsiasi sforzo supplementare. In stagione, è perfetta per qualsiasi ora del giorno- e da porca figura nel brunch.
    Le mie note in fondo

    per 8 persone

    per il crumble

    50 g di burro morbido
    50 g di farina 0 (letto bene: c'è scritto zero)
    50 g di zucchero semolato
    50 g di farina di mandrole

    in una ciotola, unire tutti gli ingredienti e impastare velocemente con la punta delle dita, fino ad ottenere una consistenza granulosa. Mettere da parte

    per la torta

    240 g di farina 00
    120 g di albicocche fresche
    120 g di burro
    120 g di ricotta di bufala
    90 g di zucchero a velo
    2 uova
    la scorza grattugiata di un limone non trattato
    1 baccello di vaniglia
    9 g di lievito chimico in polvere
    un pizzico di sale

    lavare, asciugare denocciolare le albicocche e tagliarle a pezzetti.
    setacciare la farina con il sale e il lievito
    con lo sbattitore elettrico montare il burro ammorbidito con lo zucchero a velo, aggiungere le uova uno alla volta e i semi del baccello di vanigliam continuando a sbattere.
    unire la ricotta e la farina, alternandole in due tempi.
    amalgamare bene con una spatola
    terminare con l'aggiunta della scorza di limone e delle albicocche, distribuendole bene nell'impasto

    Versare l'impasto in uno stampo rettangolare di 20x 30 cm imburrato e infarinato, fino a tre quarti. Ricoprirlo con il crumble e infornare a 170 gradi per 50 minuti (prova stecchino)
    perfetta con una pallina di gelato al pistacchio o al fiordilatte

     crumble alle albicocche (knam)

    note mie

    ingredienti
    • importantissimo! nella nius, ho scritto 200 g di farina e invece sono 240. Visti i risultati, non devono essere così influenti (l'avete fatta tutti con la dose sbagliata e ne siete rimasti entusiasti comunque), ma errata corrige, sempre e comunque- e grazie a Mario per avermelo fatto notare. 
    • potete aumentare la dose delle albicocche, anzi: direi di aumentarla, decisamente, perchè si perdono un po' nell'impasto. 
    • la ricotta di bufala non stazionava nel mio frigo, quando mi è venuta l'ispirazione: mi sono arrangiata con la ricotta di vacca e il risultato è stato ok. La prossima volta, comunque, tento con l'ingrediente originale, perchè sono convinta che il "quid" di questo dolce stia lì. Se volete una versione ugualmente soffice ma meno connotata, dal punto di vista del sapore, potete usare anche del mascarpone. (con l'argomento "grassi" ho chiuso da un po', quindi non sollevatelo, pena crisi di nervoso già di prima mattina)
    • il lievito è quello per dolci, in bustina. Meglio, a questo punto, usare lievito vanigliato, per accentuare il gusto di vaniglia
    • a questo proposito, al posto dei semini del baccello ho usato un cucchiaino raso da caffè di estratto di vaniglia e zucchero a velo vanigliato. (per la serie "la prossima volta che metto ordine nella dispensa mi scrivo dove metto le cose)
    • un liquorino ci potrebbe anche stare bene: sarà che in questo momento, siamo invasi dai noccioli delle albicocche, perchè mia suocera deve preparare il liquore e magari sono più suggestionabile del solito: ma una puntina di grappa o di altro liquore del genere, secondo me, ci starebbe anche bene...
    procedimento
    • facile, facile, facile. Per cui, i consigli sono proprio poca cosa
    • il crumble va fatto riposare in frigo. Tendenzialmente, lo faccio sempre, ma col caldo vale ancora di più.
    • setacciate la farina, anche in presenza di lievito. "funziona meglio", se recupera ossigeno e le torte rimangono più soffici
    • montate a lungo. Anche questa è cosa che non smetterò mai di ripetere, ma uno dei trucchi per un dolce soffice è la quantità di aria che riesce ad inglobare nel corso della lavorazione. Ho usato la creatura :-), che a sua volta ha usato le fruste elettriche. 
    • incorporate prima un po' di farina, poi tutta la ricotta- lavorando sempre con le fruste, e poi tutta la farina assieme: a quel punto, lavorate con una spatola o un cucchiaio, incorporandola con il classico movimento dal basso verso l'alto
    • ho usato uno stampo quadrato di 22 cm ed è venuto un dolce piuttosto alto. Se avete stampi rotondi, azzardo un 24 cm di diametro, senza problemi, per ottenere la stessa altezza. altrimenti, verrà un pochino più basso.
    • ho rivestito lo stampo di carta da forno, dopo averlo imburrato, facendola aderire bene sul fondo e lasciandolo un po' sbordare ai lati: conviene, fidatevi: è un dolce molto morbido ed è meglio evitare di capovolgerlo su un piatto per sformarlo, a causa delle briciole del crumble. In questo modo, lo sollevate e lo disponete direttamente sul piatto da portata, sfilando la carta da sotto, con un po' di attenzione. 
    • cottura: nel mio forno, modalità statica, 175 gradi, dopo 40 minuti era pronto.  Lasciate raffreddare 15 minuti nello stampo, poi sformate e fate finire di raffreddare (sarebbe meglio sulla gratella da forno, ma anche il piatto di portata è ok)
    ciao
    ale


    venerdì 8 luglio 2011

    torta incredibile al limone e cocco- e le sorprese del mattino

    torta limone e cocco

    Stamattina, ho puntato la sveglia alle sei, per scrivere un post come si deve. Per fortuna che ha prevalso la solita "scimmia da caffè", che mi ha teleguidato in cucina, anzichè nello studio,  giusto per concedermi  una bella immersione mattutina  in stile bolle blu. L'ultima trovata del marito, per supplire all'incuria da caldo della sottoscritta che non va neppure più a fare la spesa, è stata quella di usare il detersivo liquido per i piatti al posto delle pastiglie della lavastoviglie. E si vede che la macchina non ha gradito, perchè ha vomitato tutto sul pavimento. Per carità: oltre ad avere dei piatti assolutamente puliti, tengo pure delle piastrelle splendide splendenti, adesso. E avrei pure una mezz'ora per scrivere il post: ma qualcosa mi dice che è meglio passarla al supermercato, mi sa...

    TORTA INCREDIBILE LIMONE- COCCO
    da ATavola (Aprile 2008)


    Secondo gli autori della rivista, l'attributo "incredibile" deriva dal fatto che in cottura l'impasto di questa torta si divide in due strati, senza che ci sia stato bisogno di qualche accorgimento particolare in precedenza. non entro nel merito dei misteri della chimica, per il semplice motivo che a noi non è mai successo: dopo la cottura, resta tale e quale a come era da cruda, senza che si verifichi nessuna particolare reazione. Tuttavia, la chiamiamo "incredibbbbbile" pure qua, perchè si stenta a credere la velocità con cui viene spazzolata via ogni volta- pure dal marito al quale il cocco non piace e che quindi monta su un caso di stato ogni volta che preparo qualcosa con questo ingrediente. Non che cambi registro, con questa torta: continua a lamentarsi che non lo considero a sufficienza, che è l'ultimo nella lista delle preferenze a casa nostra e tutte amenità del genere. Epperò, lo fa a bocca piena...
    220 gr zucchero 
    300 ml di panna fresca
    150 ml di latte
    125 gr burro
    90 gr farina di cocco
    80 gr farina 00
    4 uova
    1 limone non trattato
    1 cucchiaino di lievito per dolci
    zucchero a velo
     
    procedimento

    montare le uova intere con lo zucchero, la farina e il lievito, fino a quando il composto è bene amalgamato.
    Aggiungere via via la farina di cocco, il burro fuso lasciato intiepidire, il latte, la panna, il succo e la scorza del limone
    rivestire di carta da forno bagnata e strizzata  una tortiera rettangolare (24x18),
    versarvi il composto e far cuocere a 180 gradi per 45 minuti circa. 
    appena la superficie sarà dorata, fate la prova stecchino. 
    Togliete dal forno, lasciate raffreddare e poi tagliate a quadrotti e spolverate di zucchero a velo

    Note mie
    ingredienti

    • stavolta, li seguo alla lettera. E' molto dolce, per cui nulla vi vieta di diminuire le dosi dello zucchero (potete scendere anche di 50-70 g) oppure di aumentare quelle del limone (ne bastano due, per accentuarne il sapore).
    • per quanto riguarda la versone light, potete diminuire la panna e aumentare il latte: 200 ml di panna e 250 ml di latte potrebbe andar bene.
    • ovviamente, la farina di cocco è il cocco grattugiato: lo trovate dappertutto, in qualsiasi supermercato.
    procedimento
    • ho lavorato tutto nel Kenwood, con la frusta per montare, perchè è un impasto molto liquido. Potete usare anche le fruste elettriche o quella a mano, in mancanza di robe elettriche. Vien bene ugualmente

    • ho sbattuto leggermente le uova da sole, poi ho unito insieme lievito e farina setacciati. L'aggiunta degli altri ingredienti è avvenuta senza mai smettere di mescolare il composto, a bassa velocità. Ho poi aumentato, alla fine, per amalgamare bene il tutto

    • è fondamentale che la carta da forno con cui rivestite lo stampo sia bagnata e ben strizzata, proprio perchè l'impasto è molto liquido: con la carta aciutta, ci mettereste molto più tempo a rivestirlo, senza fare pieghe, ritrovandovi poi una torta tutta stropicciata. Volendo, potete imburrare il fondo dello stampo per far aderire meglio la carta

    • ho usato uno stampo quadrato un po' più grosso di quello indicato dalla rivista (azzardo un 22x22) e già così la torta è rimasta abbastanza alta (v. foto). In cottura non cresce molto, perchè il lievito è poco e l'impasto non è montato, però a occhio mi sembra che le misure indicate dalla rivista siano un po' piccole
    • cottura: non sono per niente d'accordo sull'attendere che la superficie brunisca, prima di fare la prova stecchino. il bello di questi dolci è la superficie chiara e l'unico modo per ottenerla (a parte sfornare una torta cruda, ma non è questo il caso) è ricoprirla dopo 35 minuti di cottura con un foglio di alluminio. In questo modo, il dolce continua a cuocere, ma senza scurirsi in superficie. 

    • prova stecchino: fatela dopo 35 minuti: deve uscire umido, non asciutto. Se quando lo estraete ha dei grumi di impasto ancora attaccati, coprite con un foglio di alluminio e proseguite per altri 10 minuti. Se è umido, sfornate subito

    • lasciate raffreddare per almeno venti minuti nello stampo poi capovolgete la torta su una gratella da dolci, togliete via la carta da forno e lasciate che si raffreddi del tutto. 

    • alla fine, cospargetela di zucchero a velo e tagliatela a cubotti. 

    • trattandosi di un ottimo dolce anche da fine pasto, potete cuocerla in uno stampo rotondo e servirla a fette, sul classico piattino da dolce. E' perfetta così, senza accompagnamenti di sorta
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