Uno dei film più intensi degli ultimi anni è senza dubbio
"Tre Manifesti a Ebbing, Missouri", di
Martin McDonagh, un regista che ho già apprezzato molto in
"In Bruges" e
"7 Psicopatici". Al contrario di questi ultimi due, però, la sua ultima opera non ha personaggi così sopra le righe.
Il film parla della voglia di giustizia di una madre, caparbia, dura, decisa, che affittando tre grossi cartelloni pubblicitari lungo una strada, tra l'altro neanche tanto frequentata, scrive un messaggio in cui chiede, appunto, verità sul brutale omicidio di sua figlia, accusando la polizia locale, e soprattutto il capo, di non fare abbastanza per trovare il colpevole. Ma questa iniziativa non le porterà soltanto solidarietà...
Il film è dunque una vera e propria fotografia di una certa parte della grande e civilizzata America, che ancora oggi fa i conti con razzismo e soprusi di ogni genere, ai danni dei più deboli e delle minoranze. Gente che, di solito, ha poca voce. Una voce che grazie alla protagonista, una straordinaria Frances McDormand (premiata qui con l'Oscar come Migliore Attrice Protagonista, insieme a un altro attore sempre di questo film, l'altrettanto bravissimo Sam Rockwell, come Miglior Attore Non Protagonista), risuonerà forte e chiara.
Se c'è un difetto che posso imputare al film di McDonagh è il finale: seppur non deludente, a mio parere, vista l'enorme forza del film fino a quel momento, avrebbe potuto dare molto di più.
(VOTO: 7,5 - Sacrosanta Voglia di Verità)