mercoledì 30 aprile 2008

E io che pensavo che la dichiarazione dei redditi fosse una cosa privata tra me e lo stato

Avete presente il 730? Si tratta di quel documento/dichiarazione attraverso il quale io, contribuente, comunico allo stato (e quindi al fisco) quanto ho guadagnato in un determinato anno.

Per tradizione piuttosto consolidata nel tempo, ho sempre presentato la mia dichiarazione dei redditi tramite il CAF dell'Acli. Non per un motivo particolare, ma per una semplice questione di comodità, essendo un loro ufficio poco distante da casa.

C'è un qualcosa di, non so come dire, intimo, mistico quasi nel presentare la dichiarazione dei redditi. Ci si mette in fila nella sala d'aspetto in attesa del proprio turno e poi si entra nell'ufficio. L'impiegata chiude la porta in modo che quello che ci si dice non esca dalla stanza e comincia il rito: presentazione della documentazione, domande varie riguardanti familiari a carico, spese sostenute detraibili, destinazione dell'8 x 1000, del 5 x 1000 eccetera eccetera. Insomma, il tutto mi ricorda un po' quando da piccolo andavo dal prete a confessarmi. Una cosa privata tra me e lui (e quello un po' più in alto ^^).

Beh, per adesso il Garante della Privacy ha bloccato tutto, ma per buona parte della giornata di oggi tutto questo non è esistito più. L'ultimo brandello di privacy rimasta è stato infatti sacrificato sull'altare di un presunta, e per certi versi aberrante, forma di "fisco spettacolo". In un'epoca, quella attuale, in cui tutto viene sviscerato, sezionato e dato in pasto alla morbosità del pubblico, poteva mancare la dichiarazione dei redditi? Si poteva negare al mio vicino di casa il piacere di venire a sapere quanto ho dichiarato nel 2005? No, non si poteva. E il fatto che per tutto il tempo in cui gli elenchi sono rimasti online il server che ospita sito dell'agenzia delle entrate sia saltato a causa dell'intensa mole di traffico, mi pare la dica lunga a proposito della morbosità di cui parlavo prima.

Ora, come dicevo, il Garante ha bloccato tutto. Infatti il sito è di nuovo raggiungibile e in home page campeggia un pdf con due righe di spiegazione che più o meno lasciano il tempo che trovano. E in più una certezza: la privacy è morta.

Aggiornamento a Ubuntu 8.04: evitato per un pelo il linciaggio... :-)

L'aggiornamento alla versione 8.04 di Ubuntu, di cui parlavo nel post precedente, si è svolto senza inconvenienti... o quasi. Qualche problema l'ha dato solamente Firefox, almeno inizialmente. Da ieri sembra risolto.

Cos'era successo? Per qualche motivo, che tuttora mi rimane oscuro, il Firefox (3.05 beta) inserito nella nuova release del sistema operativo andava in crash con una regolarità impressionante ogni volta che Michela e Francesca tentavano di accedere a Meebo.com, il sito che utilizzano entrambe per chattare coi loro amici su Messenger.

Questo sito, del quale ho già parlato in un altro post, ha l'indubbia comodità di permettere di chattare utilizzando diversi protocolli di instant messaging senza bisogno di avviare un programma apposito, ma semplicemente aprendo una nuova scheda o finestra del browser. Beh, Firefox non voleva saperne di caricarlo, continuando ad andare in crash. Ho analizzato la consolle degli errori del programma ma non ho trovato niente. Lì per lì ho pensato che ci fosse qualche correlazione col fatto che Meebo è un sito quasi totalmente sviluppato in Ajax, una tecnica attualmente molto utilizzato per creare siti web interattivi, e ho ipotizzato eventuali conflitti con qualche suo componente, ma di ciò non sono riuscito ad avere conferma.

Comunque sia, ieri, riprovando, mi sono accorto che per qualche misterioso motivo tutto era tornato alla normalità. Cosa non da poco, visto che il fatto di non poter chattare con gli amici aveva gettato nel panico la prole. Prole che, in attesa di trovare una soluzione, ho temporaneamente "spostate" su Pidgin.


Pidgin (immagine qui sopra), tra l'altro, non è affatto male come programma: è multipiattaforma (gira sia su Windows che su Linux) e consente anch'esso di poter utilizzare moltissimi protocolli di messaggeria istantanea. E' stata la mia ancora di salvezza.

Nel frattempo, però, mentre smanettavo un po' per cercare di capire la causa del problema di Firefox, mi sono accorto che nei repository ufficiali della nuova versione di Ubuntu era inserito un altro programma, specificamente nato con lo scopo di emulare il Messenger di Windows in ambiente Linux. Si chiama Emesene, e ne vedete una schermata qui sotto.


Questo programma (sito internet qui) somiglia in maniera impressionante al messenger tradizionale, e anche molte sue funzioni, compresi gli smiles e le immagini, sono pressoché identiche.

Comunque sia, come dicevo, da ieri Firefox ha ripreso a funzionare caricando correttamente il sito al quale Michela e Francesca si erano abituate. Per stavolta pericolo scampato. :-)

martedì 29 aprile 2008

Premi produzione (per molti ma non per tutti)

"Ottantamila dipendenti del ministero dell’Economia riceveranno cinquemila euro in media a testa come “premio di produzione”."

Inizia così un articolo pubblicato oggi da Il Giornale. L'articolo in sé è da prendere con le pinze perché ho trovato pochi riscontri in rete di ciò che racconta. Tuttavia, considerando il fatto che è abbastanza dettagliato e che è effettivamente usanza da parte della pubblica amministrazione di elargire questi premi produzione, mi pare ci siano buone possibilità che l'articolo risponda a verità.

Ovviamente, se così fosse, facendo una rapida botta di conti (5.000 € x 80.000 dipendenti) significherebbe che circa 400.000 euro di soldi pubblici andrebbero come gratifica a funzionari della pubblica amministrazione particolarmente meritevoli.

Vabbè, prendiamola per buona...

E' arrivato l'"Airone audace"

Lo so, sono in ritardo di alcuni giorni, ma non potevo certo esimermi dal segnalare l'uscita della nuova versione del sistema operativo Ubuntu, anche se ovviamente gli utilizzatori e gli appassionati saranno sicuramente al corrente della cosa e molti avranno già anche effettuato l'upgrade.

Dunque, la nuova versione del sistema operativo Linux attualmente tra i più diffusi nel segmento dell'utenza desktop, si chiama appunto Hardy Heron, ed è la 8.04 (dove "8" identifica l'anno e "04" il mese di rilascio della versione). Questa qui sotto è la schermata "ufficiale":


(fonte immagine: ubuntu-it.org)

Proprio mentre scrivo queste righe, ho avviato il processo di aggiornamento sul pc che utilizzano Chiara e le mie figlie, poi toccherà al mio. Una volta terminato il tutto, pubblicherò altri post in dettaglio su alcune delle principali novità della nuova versione del sistema operativo. Per adesso mi limito a segnalare le singole release di alcuni dei programmi inseriti all'interno della distribuzione:
  • Firefox 3 (beta), la versione più recente del browser a codice aperto, maggiore antagonista di Internet Explorer
  • OpenOffice.org 2.4, una delle più valide alternative libere e gratuite all'Office di zio Bill (da segnalare che la versione 2.3 in lingua italiana ha battuto il record del milione di download in soli 5 mesi)
  • Cheese, un interfaccia grafica di gestione della webcam tramite la quale catturare istantanee e brevi filmati che possono poi essere condivisi con altri utenti
  • Wubi, forse l'applicativo di cui si parla di più da un po' di tempo in qua in rete. Si tratta in sostanza di un installer di Ubuntu che consente di installare il sistema operativo del pinguino in una partizione virtuale creata nel filesystem di Windows (qualcosa del genere l'avevo già sperimentato qualche tempo fa su Xp)
Bene. Questa non è che una piccolissima panoramica dei software contenuti all'interno della nuova Ubuntu. Per effettuare l'aggiornamento è sufficiente avere il pc connesso a internet e seguire da root il percorso Sistema > Amministrazione > Gestore aggiornamenti.

Consiglio, tra i tanti siti che parlano della nuova release, questo interessante articolo del Sole24Ore. Ulteriori aggiornamenti nei prossimi post.

lunedì 28 aprile 2008

La stampa resista a internet (altrimenti viene fuori la verità)

Il buon Napolitano (foto), quello - ricorderete - dei discorsi soporiferi di fine anno, ha lanciato un monito ai rappresentanti della carta straccia stampata: bisogna fare attenzione a internet!

Eh sì, bisogna fare molta attenzione, resistere, perché altrimenti si corre il rischio che qualcosa venga allo scoperto. E' infatti molto pericoloso che il cittadino possa liberamente usufruire della rete per informarsi e, perché no, informare a sua volta. E' pericolosissimo perché appunto la rete è (ancora) uno strumento libero, difficilmente controllabile e censurabile, e quindi lontano anni luce dal modo di intendere le notizie tipico di chi c'è dietro a tv e giornali.

L'esempio più eclatante (solo l'ultimo di una serie infinita) l'abbiamo avuto proprio venerdì scorso, 25 aprile, con quello che è successo a Torino e in qualche centinaio di piazze italiane ed estere: nessuno (o quasi) ne ha parlato prima, nessuno (o quasi) ne ha parlato dopo. Perché? 1.300.000 firme raccolte in una mattina e un pomeriggio non meritano almeno un trafiletto? A volte mi viene il magone; specialmente quando al mattino presto parto col furgone per andare a consegnare i giornali alle edicole. Perché so che quelli che leggeranno quei giornali sapranno solo una piccola parte di quello che devono sapere, e oltretutto una parte accuratamente selezionata e scelta a tavolino.

Eppure, se ci pensate bene, il concetto espresso da Napolitano ("Una stampa libera capace di investire nel rapporto con i lettori e capace di esprimere liberta' e indipendenza e' un elemento di democrazia") non è affatto sbagliato, anzi è perfettamente in sintonia con lo spirito della manifestazione organizzata da Grillo. Ma dove lo vedete voi un sistema informativo libero e indipendente? Qui? O forse qui? Secondo voi il fatto che ormai ogni italiano sappia che una certa parte di parlamentari è composta da gente con grossi problemi giudiziari è merito di giornali e telegiornali "ufficiali"?

Eh sì, caro presidente, a internet bisogna proprio fare attenzione.

domenica 27 aprile 2008

Pulstar

Vangelis (foto) è un tastierista e compositore greco. Non è molto noto al grande pubblico, almeno come fisionomia. Notissime sono invece molte delle sue composizioni. Probabilmente molti di voi hanno fischiettato un suo motivo senza sapere che fosse suo.

Penso ad esempio alla notissima Hymn (qui inserita in uno spezzone de "Il signore degli anelli"), nota per essere stato un tormentone pubblicitario di una nota casa produttrice di pasta, oppure Chariots of Fire (non ha bisogno di presentazioni), o alla celeberrima colonna sonora de "1492, la conquista del paradiso", con Depardieu, o al leggendario Blade Runner, con Harrison Ford. Beh, la musiche di questi indimenticabili film sono sue.

Ovviamente non si è limitato alle colonne sonore, ma, come potete vedere nella sua discografia, ha pubblicato parecchi album di musica elettronica e d'atmosfera. Il filmato che vi linko qui sotto ha come sottofondo la composizione che titola questo post. Se amate la musica elettronica ed evocativa, lo spazio, gli asteroidi e le astronavi, questo filmato fa per voi.

Buona domenica.

sabato 26 aprile 2008

Scompattare i file online con Wobzip

Non so se questo sito abbia realmente una qualche utilità, vista la mole di programmi di compressione/decompressione di files in circolazione. Comunque sia, nel caso vi trovaste per qualunque motivo nell'impossibilità di decomprimere qualche zipfile, potete sempre farlo online.

Il sito si trova qui e non necessita di registrazione alcuna. Una sua peculiarità piuttosto interessante è che può aprire qualsiasi tipo di file, e non solo i classici .zip. Per fare ciò è sufficiente selezionare quello che si desidera scompattare tramite il pulsante "Sfoglia", e quindi cliccare su "Wobzip":


Se l'archivio da estrarre non è di dimensioni molto grandi la procedura dura pochi secondi, e quando è terminata è sufficiente cliccare sul file così ottenuto per scaricarlo nel pc:

Abolire l'ICI con l'aumento dell'Irpef?

Piccola premessa: non sono un esperto di economia e a malapena, come ho già scritto altre volte, riesco a decifrare la mia busta paga. Ieri, però, è apparso sul Sole24Ore un articolo piuttosto interessante che ha a che fare con la questione dell'abolizione dell'ICI, argomento cardine (e probabilmente uno dei determinanti) della campagna elettorale del Pdl.

Nel suddetto articolo, a firma Davide Colombo, si dice che Tremonti, ministro dell'economia in pectore, pensa di non esentare dall'abolizione dell'ICI le abitazioni di lusso, e ha in più fornito qualche rassicurazione al presidente dell'Anci, nel senso che la manovra ICI non dovrebbe comportare oneri aggiuntivi per i comuni.

Che l'ICI la debbano pagare i possessori di ville e case di lusso mi pare una proposta tutto sommato condivisibile, ma il bello dell'articolo arriva un po' più in giù. E precisamente in questo passo (il neretto è mio):
"L'abolizione dell'Ici non riguarderà dunque ville e case di lusso, avrà una portata di circa 2 miliardi e a compensazione delle minori entrate per i Comuni, ha dichiarato Massimo Garavaglia all'agenzia Radiocor, «si potrebbe pensare a un aumento della compartecipazione Irpef»."
Dunque, per chi magari non lo sapesse, l'Irpef è un'imposta sui redditi, che nel mio caso sarebbero le tasse che mi vengono trattenute dallo stipendio direttamente sulla busta paga. Quindi, se due più due fa ancora quattro (e se ho capito bene), Tremonti starebbe valutando l'ipotesi di colmare il buco che si verrebbe a creare con l'abolizione dell'ICI aumentando i prelievi fiscali anche sui lavoratori.

Ora, come dicevo, di economia io capisco poco, e oltretutto va sottolineato il fatto che attualmente - come scrive il 24Ore - si tratta solo di ipotesi. Ma un pensiero mi sorge spontaneo. Se non erro, in campagna elettorale il cavaliere avevo promesso l'abolizione dell'ICI, senza se e senza ma, in uno dei primi consigli dei ministri. Poi, dopo il voto, l'immediato "senza se e senza ma" si è miracolosamente trasformato in un "forse nel 2009".

Adesso l'ipotesi dell'aumento dell'Irpef come parziale compensazione. Ma dirlo in campagna elettorale era così difficile?

venerdì 25 aprile 2008

Vendetta, tremenda vendetta... :-)


Beh, non c'è che dire, se la sono proprio presa a male! I giornali, intendo. L'immagine qui sopra è una schermata dei principali titoli che GoogleNews aggrega oggi, in queste ore, sotto il tag "Beppe Grillo".

E, com'era logico aspettarsi, la risposta dei giornali al cattivone di turno che indice un referendum per l'abolizione delle amate prebende, non s'è fatta aspettare.

Ecco quindi, ad esempio, che Panorama tira fuori un bell'articolo - di una originalità unica, non c'è che dire - sul giro d'affari che ruota attorno alla cosiddetta "antipolitica" (il giro d'affari che ruota invece attorno alla politica per una volta lo lasciamo stare). Il Giornale - non sapendo più cosa scrivere contro Grillo - rispolvera gli inizi della sua carriera, accusandolo di essere un ladro di battute. Non poteva mancare, ovviamente, il Messaggero dell'imprenditore Caltagirone (da poco apparentato con Pierfendy), il quale - anche lui in uno slancio di originalità quasi commovente - rispolvera la storia trita e ritrita di quanto guadagna Grillo col suo blog.

E vabbé, non è che ci sia poi tanto da stupirsi: quando si va attorno a qualcuno dei cosiddetti "poteri forti" (tentando di portar via loro il becchime) questi giustamente se la prendono.

Una cosa sembrano non aver capito questi signori: e cioè che così facendo non fanno altro che fare ancora più pubblicità all'iniziativa del comico genovese. Senza contare il fatto che a moltissime persone di Grillo non frega un beneamato: frega molto di più andare a firmare per togliersi di torno questo tipo di informazione.

E, in fondo, visti certi episodi di alta conoscenza di grammatica e sintassi della lingua italiana, non è che eventualmente ci perdiamo un granché.


Aggiornamento 14,08

Visto che la tv, naturalmente, ha ben altro a cui pensare, segnalo a chi fosse interessato che tutto il V-Day è visibile in streaming via internet su C6TV.

Quel sottile confine tra devozione e business












(fonte immagine: Repubblica.it)

Se si considera che per l'ostensione della salma di Padre Pio, o di quel che ne resta, si sono riversate a san Giovanni Rotondo circa 15.000 persone (e qualche centinaio di migliaia accorrerà nei prossimi giorni), che gli alberghi traboccano (e traboccheranno fino a settembre, periodo durante il quale la reliquia resterà esposta) e che sul sito ufficiale del santo c'è una sezione e-store con gadget, ricordini e ninnoli vari (con relativo tariffario), si capisce bene come il già sottile confine tra devozione e business sia sempre più sottile.

giovedì 24 aprile 2008

Nel silenzio più totale (com'era facilmente prevedibile) arriva il 2° V-Day di Beppe Grillo

Domani pomeriggio, salvo contrattempi, farò un giretto giù in quel di Rimini (precisamente qui), e ne approfitterò per fare una bella passeggiata in centro. Per l'occasione andrò a firmare per i tre quesiti referendari proposti da Beppe Grillo nel suo secondo V-Day.

Non so se vi siete accorti, ma nessuno (e intendo proprio nessuno, almeno finora) sta parlando o ha parlato della cosa. Silenzio assoluto e totale. Il tutto è ovviamente più che comprensibile, visto che uno dei tre quesiti referendari chiede esplicitamente l'abolizione delle (laute) sovvenzioni statali (cioè nostre) all'editoria; ma visto che, almeno da parte mia, i tre quesiti sono fondamentalmente condivisibili (i distinguo a dopo), mi sembra giusto spiegare perché li condivido.

Prima di tutto una breve ma doverosa premessa. Non ho subìto un lavaggio del cervello da parte di Beppe Grillo: sono perfettamente in grado di pensare e di valutare le cose con la mia (seppur non brillantissima) testa. Non meravigliatevi di questo: lo puntualizzo solamente perché mi è capitato di essere stato apostrofato come "grillino", "seguace della setta di Beppe Grillo" e altre cretinate simili. E questo da quando ho pubblicamente sostenuto, e sottoscritto, anche il V-Day precedente. Quindi, se non fosse sufficientemente chiaro, non penso che Grillo sia un guru, non ho la sua immagine sul mio comodino, il suo adesivo appiccicato alla macchina o idiozie simili.

Il fatto che lo apprezzi come comico è totalmente irrilevante, e non è certo questo a darmi l'input per andare a firmare i quesiti proposti. Anzi, chi legge regolarmente questo blog sa benissimo che più di una volta ho espresso dubbi sul suo modo di fare e di agire. I tre quesiti li sottoscrivo per il semplice fatto che mi trovano sostanzialmente d'accordo, e sarei andato a firmarli anche se li avesse proposti Giuliano Ferrara, uno di quei personaggi la cui sola vista mi provoca l'orticaria. Qui, poi, non c'entra niente l'antipolitica di cui spesso si parla a vanvera: ritengo infatti che un certo numero di persone che sottoscrivono dei quesiti che condividono affinché si trasformino in referendum (o in proposta di legge, come nel V-Day precedente) siano la politica come dovrebbe essere: una scelta libera e non vincolata. Che è esattamente l'opposto - anche se naturalmente sono due cose diverse - dell'andare a mettere una croce su una lista politica anonima e preparata a tavolino da altri.

Bene. Adesso che mi sono tolto questo sassolino, veniamo ai famosi quesiti. Il testo esatto di ognuno lo trovate cliccando sul relativo link nell'home page dell'iniziativa (qui).

Il primo quesito lo condivido in toto, o almeno i punti a) e b) della prima parte (sulle altre ho qualche dubbio, devo ancora approfondire). L'abolizione delle sovvenzioni pubbliche ai giornali di partito ritengo sia un'istanza sacrosanta. Non è più tollerabile che soldi pubblici (anche miei) siano utilizzati per finanziare Il Campanile di Mastella o Il Foglio di Ferrara. I giornali - e qui il discorso si allarga anche a quelli apartitici - devono vendere in base alla qualità, alla capacità di fare giornalismo e di suscitare interesse tramite articoli, inchieste e reportage. Se una testata suscita interesse vende di più, attrae più investimenti pubblicitari e può avere buone possibilità di "camminare con le proprie gambe", senza dover gravare sul già disastrato bilancio statale (e in definitiva sulle nostre tasche).

Sul quesito che chiede l'abolizione dell'ordine dei giornalisti non mi dilungo. Trovo anche questo sostanzialmente condivisibile, anche se penso che la sua abolizione non rappresenti la panacea di tutti i mali che affliggono il giornalismo e l'informazione in generale.

Il terzo, invece, quello che chiede l'abolizione della legge Gasparri, lo quoto in pieno. La legge Gasparri è quell'abominio che ha consentito, e che consente ancora, che rete4 continui ad occupare abusivamente frequenze non sue. E tutto ciò nonostante una serie infinita di sentenze, che vanno dal Consiglio di Stato alla Corte Costituzionale, che riconoscono di fatto questo abuso (quella recente della Corte di Giustizia Europea è solo l'ultima). Una legge che ha consentito di tramutare un regime di trasmissione temporaneo in "temporaneamente definitivo", in barba a qualsiasi sentenza. Una priorità che era stata inserita anche nel programma di governo dell'Unione, nel 2006, e che è stata (come tutto il resto) regolarmente disattesa.

Questi, grosso modo, sono i motivi per i quali domani andrò ad apporre la mia firma su tutti e tre i referendum abrogativi.

mercoledì 23 aprile 2008

Internet e minori: parental control o presenza dei genitori? Piccoli consigli senza pretese

La notizia in sé non è che sia particolarmente degna di nota, anche se da un paio di giorni sta rimbalzando da un angolo all'altro della rete. Molto brevemente, Microsoft ha avviato un contenzioso legale nei confronti di un'azienda informatica olandese a capo della quale c'è una donna di 46 anni, mamma di tre figli.

Il motivo "ufficiale" della denuncia da parte dell'azienda di zio Bill sarebbe da ricercarsi nel fatto che il software che la piccola azienda produce si chiama MSNLock, che presuppone una violazione del diritto di copyright sull'utilizzo del nome. Poco importa al colosso di Redmond che MSN sia ormai inteso globalmente come sinonimo di ogni forma di instant messaging: il marchio è suo e basta.

Il motivo vero dell'azione legale, però, è probabilmente un altro, e andrebbe ricercato nelle funzioni di controllo per cui è stato creato il software prodotto dalla piccola software house. Si tratta infatti di un piccolo programma che consente di regolare il tempo che i figli possono passare su internet, filtrare i contenuti e controllare in pratica cosa hanno combinato durante il tempo trascorso in rete. Ovviamente, come sottolinea giustamente Punto Informatico, un programma simile è ben poco gradito da un'azienda che ne sta sviluppando uno suo.

Sono sincero: sono contrario all'utilizzo di tali programmi, almeno inizialmente. Il motivo è molto semplice: internet non va proibita, censurata o limitata; va semplicemente spiegata. E il modo migliore è essere lì quando i figli navigano. Sostituire la presenza dei genitori con un programma mi sembra il modo peggiore per approcciarsi all'utilizzo della rete. Lo so, qualcuno potrebbe giustamente obiettare che i genitori spesso possono non aver tempo, o avere altre cose e impegni. Beh, in questo caso meglio lasciar perdere: pretendere che internet faccia anche da babysitter mi pare troppo (basta la tv).

Le mie figlie hanno cominciato a utilizzare internet da circa un annetto, e cioè da quando hanno un loro pc. Non ho mai installato nessun programma del genere, semplicemente perché fin dall'inizio sono stato con loro e gli ho insegnato come utilizzarla. Certo, ascoltando i telegiornali ci si rende conto di come il binomio internet-bambini non è che sia sempre raffigurato come particolarmente azzeccato (e spesso anche a ragione), ma ai figli, oltre ai potenziali pericoli (e ce ne sono), va spiegato anche il bello di internet: la possibilità di fare ricerche per la scuola, consultare un dizionario, cercare immagini, filmati, e perché no, scambiarsi e-mail o chattare con gli amici.

L'importante è dare (e pretendere che siano seguite alla lettera) alcune semplici regoline, tipo dei limiti di orario, spiegare che non vanno mai, per nessun motivo, forniti dati personali (specialmente in chat), concordare insieme i siti ammissibili e cose di questo genere. Tutte accorgimenti che possono benissimo essere imposti dai genitori, senza che lo faccia un programma. E' un po' come quando si spiega che per attraversare la strada occorre fare attenzione alle macchine. Vi immaginate se, ipoteticamente, ci fosse un programma che le nasconde? La prima volta che il bambino avesse occasione di vederle rimarrebbe spiazzato.

Così è internet: va spiegata, non nascosta.

martedì 22 aprile 2008

Gadget tecnologici? Prima di acquistarli diamo un'occhiata ai prezzi in rete

Prendo spunto da questo post di maury, per segnalare la (dis)avventura capitata a Flavio all'atto di acquistare una videocamera digitale.

Morale della storia? Prima di acquistare un gadget digitale di qualsiasi tipo, diamo un'occhiata al suo prezzo in rete. Prevenire è meglio che curare...

lunedì 21 aprile 2008

EyeOS.info, il sistema operativo online


Che il futuro delle applicazioni sia online è fuor di dubbio, perlomeno per quelle non professionali indirizzate ai normali utenti casalinghi. Ma non sono solo i singoli programmi, ormai, a girare su internet, ma interi sistemi operativi.

Ovviamente, prima che raggiungano l'efficienza e l'immediatezza dei normali sistemi installati su pc di strada ce n'è ancora, ma mi pare che la direzione sia quella giusta.

In questi giorni ne ho provato uno - EyeOS - e ho pubblicato qualche impressione e un breve howto sul mio sito internet. Se la cosa vi incuriosisce trovate tutti i dettagli qui.

domenica 20 aprile 2008

Dio è morto?

"Dio è morto" è una celeberrima canzone scritta da Francesco Guccini (foto) nel 1965. E' probabilmente una delle sue più universalmente note e conosciute, ed è stata reincisa in differenti versioni, nel corso degli anni, da una miriadi di artisti. Il pezzo fu portato al successo per la prima volta dai Nomadi nel '67, dopo che l'ebbero inserita nell'album "Per quando noi non ci saremo".

Tecnicamente è molto semplice, in quanto si basa sulla continua ripetizione di un giro armonico di Mi maggiore, e ricordo che, proprio per la sua semplicità, fu uno dei pezzi che maggiormente suonavo da giovincello quando muovevo i primi passi con la chitarra.

Non sono necessarie grandi spiegazioni sul testo. Basta leggerlo:

Ho visto
La gente della mia età andare via
Lungo le strade che non portano mai a niente
Cercare il sogno che conduce alla pazzia
Nella ricerca di qualcosa che non trovano nel mondo che hanno già
Lungo le notti che dal vino son bagnate
Dentro le stanze da pastiglie trasformate
Lungo le nuvole di fumo, nel mondo fatto di città,
Essere contro od ingoiare la nostra stanca civiltà

E un Dio che è morto
Ai bordi delle strade Dio è morto
Nelle auto prese a rate Dio è morto
Nei miti dell'estate Dio è morto.

Mi han detto che questa mia generazione ormai non crede
In ciò che spesso han mascherato con la fede
Nei miti eterni della patria o dell'eroe
Perché è venuto il momento di negare tutto ciò che è falsità
Le fedi fatte di abitudini e paura
Una politica che è solo far carriera
Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
L'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto

E un Dio che è morto
Nei campi di sterminio Dio è morto
Coi miti della razza Dio è morto
Con gli odi di partito Dio è morto.

Ma penso
Che questa mia generazione è preparata
A un mondo nuovo e a una speranza appena nata
Ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi
Perché noi tutti ormai sappiamo che se Dio muore è per tre giorni

E poi risorge
In ciò che noi crediamo Dio è risorto
In ciò che noi vogliamo Dio è risorto
Nel mondo che faremo
Dio è risorto.

Uno degli aneddoti più curiosi che si riferiscono a questa canzone, è che inizialmente fu ferocemente (e inspiegabilmente) censurata dalla Rai di allora in quanto il testo fu ritenuto blasfemo, mentre, allo stesso tempo, veniva tranquillamente trasmessa da Radio Vaticana che viceversa non ravvisava in esso niente di particolarmente censurabile. Si narra addirittura che il pezzo fosse particolarmente apprezzato dallo stesso Paolo VI.

In effetti basta leggerlo non superficialmente, senza fermarsi alle prime tre o quattro righe, per capire che di blasfemo non c'è assolutamente niente. L'unica cosa da censurare veramente, sarebbe semmai stato lo stesso comitato censore della Rai. E vabbé, questa comunque è la storia.

Vi lascio al pezzo, nella sua versione più recente interpretata dagli stessi Nomadi. Buona domenica.

sabato 19 aprile 2008

La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo...

Questa notte ho avvertito - o così almeno mi è parso - una vocina che mi diceva di non andare al lavoro, ma lì per lì l'ho ignorata:



La prossima volta le do retta... °à*§ç*"£!^>$*>!%||*!

I partiti spariscono, i rimborsi restano

Come ormai saprete, il terremoto elettorale dello scorso weekend ha fatto parecchie vittime eccellenti, sotto forma di partiti e politici che non vedremo più - almeno in questa legislatura - in parlamento. Eppure c'è un qualcosa che neppure un terremoto di questo tipo è stato in grado di abbattere: i rimborsi elettorali.

Si tratta, per quei pochi che ancora non ne fossero al corrente, di una specie di scappatoia che è stata inventata dai partiti per riappropriarsi, sotto altro nome, di quanto tolto loro per volontà popolare col referendum abrogativo del 1993. Referendum indetto proprio con lo scopo di chiedere ai cittadini se secondo loro il finanziamento pubblico ai partiti andasse mantenuto o abolito.

La risposta di questi ultimi, ovviamente, non si è fatta all'epoca attendere, come potete vedere dall'immagine qui sotto:

(fonte immagine: wikipedia)

Naturalmente non bastava reintrodurre sotto mentite spoglie il finanziamento pubblico, ma bisognava fare in modo che fosse garantito anche in caso di caduta del governo prima della sua scadenza naturale, cosa che è ad esempio avvenuta effettivamente con l'ultimo esecutivo Prodi. E quindi si è pensato (ci ha pensato il cavaliere nella sua precedente legislatura) di modificare una piccola riga del testo di legge.

Si legge su Repubblica:
Il gioco, se così si può chiamare, è molto semplice: ogni anno i partiti si dividono, a seconda dei voti che hanno ricevuto, una torta di circa 50 milioni di euro che vanno sotto la voce rimborsi elettorali. Cinquanta milioni per ognuno dei cinque anni di legislatura. Una volta, secondo logica, se la legislatura finiva il rimborso veniva interrotto per lasciare il posto a quello nuovo che comunque sarebbe arrivato. Invece nel febbraio 2006, ancora in sella il governo Berlusconi, interviene una piccolissima modifica che garantisce "l'erogazione del rimborso elettorale anche in caso di scioglimento delle Camere".

Significa che i partiti rappresentati nel prossimo Parlamento
[quello del nuovo governo Berlusconi di questi giorni, ndr] - molti dei quali assolutamente identici - prenderanno due volte il rimborso elettorale. Succederà sicuramente a Forza Italia e al Pd che sommerà i rimborsi "vecchi" dell'Ulivo e quelli "nuovi" del Partito democratico. Forse anche in questo banalissimo calcolo di cassa sta una delle ragioni della volontà di tornare al voto. Votare conviene.
Non aggiungo altro perché ogni considerazione in merito mi sembra superflua. Se volete continuare a farvi male il resto dell'articolo lo trovate qui, mentre qualche numero e cifra in dettaglio in questo post di Daniele Martinelli.

venerdì 18 aprile 2008

Ciao Edward

Ho spulciato le sezioni "scienza e tecnologia" di alcune testate online per vedere se qualcuna riportava la notizia della dipartita di Edward Norton Lorenz.

A parte Repubblica, che nella sezione "scienza" ha ricordato la morte del matematico statunitense, in prima pagina mi pare che non sia stata messa da nessuno: tutti impegnati a parlare del papa in America e di Putin da Berlusconi.

Addirittura il Corriere ha pensato bene - come vedete nell'immagine qui sopra - di dedicare l'apertura della sezione "scienze e tecnologia" a Ratzinger, segno che ogni speranza di riuscire ad avere non dico molto, ma un'informazione che sia almeno parzialmente svincolata dall'influenza vaticana è una pia illusione.

Chi si interessa di fisica, ma non solo, ricorderà che Lorenz è il padre, tra le altre cose, della famosa "teoria del caos". E ricordo in proposito, con una certa nostalgia, una lezione del prof di scienze delle superiori della quale non capii assolutamente niente (per la verità pure adesso mi risulta piuttosto ostica).

E vabbé, spero comunque, con questo piccolo post-omaggio a un grande della scienza che se ne va, di aver fatto cosa gradita a qualche mio lettore.

Perché Ferrara, Lehner e Bobo Craxi sì e Orlando no? La risposta (così così) di Travaglio

Un lettore - ricorderete - mi segnalava, nei commenti a questo mio post di lunedì scorso, la strana omissione del nome di Leoluca Orlando dalla lista dei parlamentari condannati, o comunque con pendenze giudiziarie in corso, che stanno per fare il loro ingresso in parlamento. Della cosa non mi ero effettivamente accorto neppure io, tanto è vero che ho poi successivamente corretto l'articolo.

Effettivamente, dalla suddetta lista, compilata dai giornalisti Travaglio e Gomez e pubblicata da Beppe Grillo nel suo blog (qui in pdf), risulta estromesso Leoluca Orlando che correva per l'Italia dei Valori di Antonio di Pietro.



Leoluca Orlando, prima candidato, è stato poi eletto, come vedete dall'immagine qui sopra (fonte: italiadeivalori.com), alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Lazio1. Il problema è che sullo stesso Orlando, però, pende una condanna definitiva per diffamazione (fonti 1 e 2). Come mai quindi il suo nome non risulta nella lista, a differenza di altri condannati per lo stesso motivo come Ferrara, Lehner e Craxi?

La risposta la dà lo stesso Travaglio, rispondendo dal suo blog a un altro lettore che gli ha posto la medesima domanda. Eccola:

Rispondo a Massimiliano D'Ostilio e ad altri amici che mi domandano che differenza c'è fra il reato d'opinione di Leoluca Orlando e quelli di Lehner, Bobo Craxi e Giuliano Ferrara.

Secondo me, c'è una bella differenza. I nostri padri costituenti hanno previsto l'immunità parlamentare per proteggere i politici di opposizione che incappano nel codice penale per le loro denunce politiche o le loro azioni politiche un po' troppo accese: comizi, blocchi stradali, occupazioni delle terre, scioperi, picchettaggi e così via. Orlando, quando a Palermo era il solo politico a denunciare le collusioni mafiose, denunciò alcuni politici per collusioni mafiose. Era una denuncia politica, non c'erano le prove per condannare penalmente i personaggi in questione, e fu condannato lui (senza immunità: non era parlamentare). Esattamente come il direttore del Corriere Cavallari, che negli anni 80 diede del ladro a Craxi (fu tra i pochi, insieme a Montanelli e a Grillo) e fu condannato per diffamazione: quando saltarono fuori le prove che Craxi rubava, Cavallari era morto da tempo. Questi, secondo me, sono i reati di opinione.

Diffamare Borrelli, come ha fatto Bobo Craxi, inventandosi che fosse stato raccomandato dai socialisti e da Pillitteri, non significa esprimere un'opinione politica, magari un po' eccessiva: significa inventarsi una balla di sana pianta per infangare una delle persone più perbene che abbiano vestito la toga. Scrivere libri, come ha fatto Lehner, per accusare il pool di Milano di aver compiuto un colpo di Stato per spodestare il Cavaliere ("Attentato a organo costituzionale", cioè a Berlusconi, ah ah), inventando fatti mai accaduti, non è un'opinione: è killeraggio. Lo stesso killeraggio che, su commissione della famiglia Berlusconi, fa Ferrara da anni, inventando tangenti mai esistite a Di Pietro e manipolando addirittura la sentenza Andreotti per affermare che è stato assolto in quanto innocente (mentre è stato prescritto per il reato commesso di mafia fino al 1980 in quanto colpevole). Spero di essermi spiegato. (fonte)

Ora, ammettiamo che le ragioni esposte da Travaglio siano condivisibili, come in parte effettivamente sono, almeno secondo me. La forma sicuramente no. E' una questione di chiarezza. A mio modesto parere una precisazione di questo tipo non andava pubblicata in un angolino del proprio blog e per giunta dietro richiesta di un lettore, ma ad essa andava data la stessa visibilità dedicata alla lista, magari inserendo un asterisco o un rimando accanto allo "0" posto di fianco al nome dell'IdV.

Diversamente si chiama generalizzare, e le generalizzazioni sono a mio avviso sempre da evitare. Specialmente da parte di chi, ritagliatosi uno spazio importante nel giornalismo italiano per quanto riguarda la cronaca giudiziaria e i rapporti mafia/politica (con elevato numero di querele al seguito), da sempre si dice sostenitore di una libera e corretta informazione.

giovedì 17 aprile 2008

Attenzione a RaceForTibet.exe, si tratta di un virus

Ultimamente - complici le recenti elezioni politiche - avrete notato che i temi di cui parlo sono generalmente a senso unico: politica, politica e ancora politica. Non che mi dispiaccia parlare di questo, per carità (e dalle statistiche degli accessi al blog pare non dispiaccia neppure a voi), ma ogni tanto mi viene voglia anche di cambiare argomento e parlare d'altro.

Per la precisione oggi voglio tornare, come ai "vecchi" tempi, a parlare di virus informatici, per segnalare che già da un paio di giorni ce n'è in circolazione, tra i tanti, uno che tenta di installarsi nel pc tramite un'e-mail che sfrutta come cassa di risonanza le olimpiadi in Cina.

La notizia è partita dalla società di sicurezza informatica McAfee, ed è stata poi ripresa da vari altri siti compreso TheRegister. Il metodo di infezione è a suo modo curioso, anche se, tutto sommato, non troppo originale. Si riceve in pratica un'e-mail, allegata alla quale si trova un file chiamato appunto racefortibet.exe. Facendoci doppio clic sopra si avvia un breve cartone animato in flash che mostra un ginnasta cinese alle prese con alcuni esercizi. Seguono poi alcune immagini pro-Tibet, tipo questa:

(fonte immagine: PI)

Mentre voi vi guardate il bel filmatino, si installa quatto quatto nel pc, nascosto da un rootkit, un keylogger, uno di quei simpatici programmini che catturano tutto ciò che si digita sulla tastiera e lo inviano al loro "padrone".

In questo caso, per la verità, accorgersi della trappola è abbastanza semplice, in quanto l'allegato non risulta neppure mimetizzato col classico trucchetto della doppia estensione. Ma occorre comunque fare molta attenzione, perché, come è noto, spesso alla curiosità non si comanda.

Il trojan in questione, com'è ormai prassi consolidata, colpisce esclusivamente i sistemi operativi Windows, e quindi gli altri possono stare tranquilli, anche se, ovviamente, la prudenza e il buon senso vanno usati sempre, a prescindere dal tipo di sistema operativo che si utilizza.

mercoledì 16 aprile 2008

Scontentezze

Ora che i risultati elettorali sono chiari e definitivi, mi pare ci sia poco da aggiungere a tutto quanto è già stato detto a commento. Ognuno può cercare di guardare la questione dall'angolazione che preferisce, ma mi pare che la vittoria di Silvio e combriccola sia senza se e senza ma. I leader storici della sinistra, radicale e non, si interrogano sui motivi della debacle che ha di fatto azzerato la loro presenza - sia della corrente massimalista che di quella riformista - dalla Camera e dal Senato, evento a suo modo storico anche questo.

L'impressione mia, e credo non solo mia, è quella che i motivi della disfatta non li debbano andare a cercare molto lontano. In questo caso sono la naturale conseguenza di due anni di (pseudo)governo in cui si è fatto di tutto tranne che rispettare ciò che era stato concordato in campagna elettorale con gli elettori. E questo lo dice uno che a suo tempo era convinto che il governo Prodi potesse veramente rappresentare un cambiamento rispetto al quinquennio precedente. E invece - ahimé - così non è stato. E questo dimostra che è inutile e autolesionistico scrivere un programma di 280 pagine per farlo restare lettera morta.

Insomma, cerchiamo di essere onesti: la maggior parte di quelli che nel 2006 hanno votato centrosinistra, lo hanno fatto (a parte per l'antiberlusconismo) perché nel programma si narrava tra le altre cose di una lotta senza quartiere al precariato, di una cancellazione - o quantomeno revisione - delle varie leggi ad personam partorite dall'esecutivo precedente, di abbassamento della pressione fiscale, di Dico, di lotta alla criminalità. E invece cosa hanno fatto? L'indulto. Una di quelle leggi delle quali la gente ha capito subito lo scopo vero (a questo proposito vi dice niente il fatto che Lega e IdV, i due partiti che maggiormente si erano opposti a questo provvedimento, siano tutti e due cresciuti?) e che difficilmente dimenticherà (e la prova l'abbiamo avuta). Per non parlare poi dei casi De Magistris e Forleo.

Ecco perché non deve stupire l'exploit della Lega e il suo dilagare ben oltre la linea del Po. E hanno voglia dal quartier generale di Pontida a dire che si è trattato di voto convinto e basta. Non farà testo, ma conosco personalmente più di una persona che da Rifondazione ha votato Lega per protesta. Ecco il dilagare. Un dilagare che è arrivato a erodere voti alla sinistra fin nelle Marche. Qui da noi, in Emilia Romagna, nel 2006 la sinistra radicale (Verdi-Prc-Pdci) raggiungeva quasi il 13%, mentre oggi si è clamorosamente fermata al 3,9%, non riuscendo a spedire per la prima volta nella sua storia nessun senatore a Roma. Mentre la Lega, piaccia o no, ha raddoppiato. Sta suonando la campana per qualcuno? O forse era già suonata in qualche altra occasione e non è stata sentita sentita per tempo?

Probabilmente non è direttamente collegata al boom che avuto il carroccio anche qui nel riminese, ma è di pochi giorni fa la notizia che l'Ausl di Rimini ha speso negli ultimi 7 anni qualcosa come 7 milioni e mezzo di euro per curare gratuitamente immigrati clandestini. Per carità, è giustissimo curare chiunque ne abbia necessità, ma la domanda che sorge spontanea (e che crea un leggero malcontento) è sempre quella: perché io, che lavoro, che pago le tasse (e tante), che ho fior di trattenute sulla mia busta paga anche per la sanità, devo sempre pagare tutto fino all'ultimo centesimo?

E' una piccola cosa, certo, che però sommata a un'altra piccola cosa e a un'altra ancora, fanno un insieme di piccole cose che alla fine, se non ci metti mano, ti mandano a casa. C'è poco da fare.

Non so se la sinistra avrà imparato qualcosa dalla batosta che ha avuto: in ogni caso ha tutti i prossimi cinque anni per darsi una regolata.

martedì 15 aprile 2008

Adesso Calderoli si ricorderà del "cartellino"?

Non ho intenzione, per ora, di commentare estensivamente l'esito della competizione elettorale. Anche perché già da ieri pomeriggio ci stanno propinando dirette su dirette sia in tv che in rete, e anche oggi i commenti si sprecano. Così, a caldo, la mia reazione è questa, ma dirò qualcosa di più quando si saranno calmate le acque (per adesso il primo pensiero che mi viene in mente è che purtroppo Montanelli si sbagliava).

Però mi è venuta in mente un'altra cosa. Avete presente, penso, Calderoli: quello del maialeday, del porcellum e di altre uscite e iniziative che l'hanno reso (tristemente) famoso. Ogni tanto (ma proprio tanto) qualcosa che condivido la dice anche lui. Il 21 marzo scorso, infatti, La Stampa riportava questa sua dichiarazione:
"La prossima legislatura pertanto dovrà essere quella del cambiamento: i due rami del Parlamento dovranno lavorare cinque giorni alla settimana con la possibile estensione del sabato e della domenica, ove necessario, e i parlamentari dovranno timbrare il cartellino all’entrata e all’uscita come fa un qualunque normale lavoratore: qualunque assenza rispetto alle presenze dettate dal calendario dovrà essere giustificata per malattia o per i normali permessi familiari, altrimenti dovrà essere decurtata una parte dello stipendio, perché questo è quello che capita a ogni lavoratore sia autonomo che dipendente." (fonte)
Queste parole, Calderoli le aveva dette a commento delle dichiarazioni di Napolitano in difesa dei politici, definiti "una corporazione di avidi fannulloni" da molte linguacce che girano in rete (e non solo).

Bene. Adesso che Calderoli è al governo, secondo voi se ne ricorderà ancora?

lunedì 14 aprile 2008

Se li conosci (non) li eviti

Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale

Come ha giustamente osservato qualcuno nei commenti a questo mio post, è pubblicamente consultabile e scaricabile dal blog di Beppe Grillo (qui) l'elenco dei condannati, prescritti, indagati e rinviati a giudizio che sono stati scelti dalle segreterie dei partiti per rappresentarli. Molti di questi faranno, a elezioni terminate, il loro ingresso in parlamento.

Ecco l'elenco per appartenenza politica:

- PDL 56
- PD 18
- UDC - Rosa Bianca 9
- Lega Nord 8
- Partito Socialista 3
- Sinistra Arcobaleno 3
- La Destra 2
- Aborto No Grazie 1
- Italia dei Valori 0

E questo è il link al relativo, dettagliato, pdf.

Alcune considerazioni. Non mi piacciono le generalizzazioni, e quando posso cerco di evitarle. Se si spulcia nei dettagli l'elenco che ho citato, infatti, si scopre che la maggioranza dei nominativi riportati riguarda personaggi che non hanno una condanna definitiva sul groppone, il che significa - per la legge italiana - che essi sono formalmente innocenti (ricordo che il nostro ordinamento giuridico prevede l'innocenza fino a sentenza definitiva della Cassazione).

Questo per correttezza va riportato, perché è possibile che tra gli indagati o già condannati in primo e secondo grado vi sia qualcuno che al termine del procedimento giudiziario sarà riconosciuto innocente. Ovviamente, eventuali considerazioni in merito all'opportunità o meno da parte di queste persone di accettare una candidatura avendo pendenze giudiziarie in corso le lascio al giudizio del lettore: le mie le conoscete già.

A questo proposito è interessante notare come la questione etico/morale in politica pare essere considerata piuttosto superficialmente, non tanto dagli stessi politici (ovviamente), quanto anche da una buona parte della gente comune. Mi è capitato, tempo fa, di ascoltare su Radio24 i risultati di un sondaggio telefonico tramite il quale veniva chiesto a un certo numero di ascoltatori se preferissero un politico onesto ma con limitate capacità operative, oppure uno bravo ma con problemi giudiziari. Ora non ricordo esattamente l'esito in percentuale, ma sostanzialmente i due risultati si equivalevano.

Certo, visto il livello di efficienza, produttività e capacità dei nostri politici, una qualche giustificazione il risultato di questo sondaggio potrebbe anche averla, anche se naturalmente, almeno per quel che mi riguarda, un po' di amaro in bocca lo lascia.

Ultima cosa. Perché ho messo quel "non" tra parentesi nel titolo di questo articolo? Perché per effetto del famoso porcellum di Calderoli - la legge elettorale che permette solo di scegliere il partito ma non il singolo candidato (uno dei motivi per cui mi sono rifiutato di recarmi alle urne, come ho già spiegato) - anche se li conosco non li posso evitare. Chi infatti, per ipotesi, volesse scegliersi un candidato basandosi sulla sua fedina penale o i procedimenti giudiziari che ha in corso, sarebbe fregato in partenza perché i candidati vengono scelti dalle segreterie di partito in tutte le circoscrizioni.

Sono sempre più convinto della giustezza della mia scelta.


Aggiornamento 14/04/2008

Un lettore (che ringrazio) mi segnala nei commenti che nella lista dell'IdV di Di Pietro figura Leoluca Orlando, condannato in via definitiva per diffamazione aggravata (dettagli qui). Mi pare sia corretto e doveroso segnalarlo.

domenica 13 aprile 2008

Winter images


Lo so, l'inverno è finito e siamo già in primavera inoltrata. Qualche giorno fa, però, il mio amico maury ha pubblicato sul suo blog una presentazione di immagini invernali inviatagli da un suo caro amico che vive negli Stati Uniti.

Beh, se siete amanti della natura, delle immagini e della musica di Ennio Morricone, non potete perdervela (download qui).

Buona domenica.

sabato 12 aprile 2008

Perché non andrò a votare

La fatidica data è finalmente arrivata: domani si vota. Dico "finalmente" non perché non veda l'ora, ma perché vedo questo appuntamento come una sorta di liberazione. Liberazione dal crescendo ormai nauseabondo di dichiarazioni, promesse, battute al vetriolo, insinuazioni, attacchi e scontri verbali più o meno accesi di tutti contro tutti i partecipanti alla competizione elettorale. Naturalmente non penso che una volta esaurita l'"operazione voto" tutto questo finirà, anzi; ma forse le prime pagine dei giornali e dei media in genere saranno occupate da qualcos'altro, magari anche maggiormente interessante.

Come potete leggere nel titolo di questo articolo, io non andrò a votare. Chi segue regolarmente i miei post non sarà sorpreso di questa decisione, in quanto l'ho già più volte espressa abbastanza chiaramente. Ma perché non andrò? I motivi sono più di uno. Vi faccio una breve sintesi dei principali.

Innanzitutto comincio col dire che domani sarà la prima volta che salterò l'appuntamento col seggio elettorale. Da quando ho raggiunto l'età utile per farlo, infatti, non ho mai mancato di compiere il mio dovere di cittadino elettore. Quindi si tratta di una novità anche per me. Non ho mai mancato l'appuntamento col voto in primo luogo perché, come ho detto, ho sempre ritenuto un dovere andare, e anche perché ho sempre dato retta (e sostanzialmente condiviso) a chi mi contestava che non andando a votare non mi sarei potuto poi lamentare del fatto che ci si trovi nella condizioni che sappiamo, che il voto è una conquista che ci siamo guadagnati a caro prezzo e via di seguito.

Oggi queste motivazioni sento che non hanno - almeno per me - più senso. Il mio gesto vuole semplicemente simboleggiare il non riconoscersi in un ambiente, un sistema di potere, una oligarchia di persone - la casta - che non serve a niente e che sostanzialmente non ha più nessun motivo per restare dov'è. Molti mi hanno bonariamente rimproverato che piuttosto che disertare sarebbe al limite stato meglio annullare deliberatamente la scheda. L'ipotesi l'avevo messa in conto, inizialmente, ma il mio gesto vuole essere un gesto di delegittimazione, di rifiuto totale di un certo modo di intendere la politica da parte di lorsignori, di un non volerci avere più niente a che fare, almeno finché non cambierà qualcosa; e ritengo che il dissociarsi completamente sia allo stato attuale il modo migliore per dimostrarlo.

Perché non si può andare avanti tutta la vita a farsi prendere in giro. E' l'esperienza che lo insegna, e le dimostrazioni le abbiamo avute anche solo guardando le ultime due legislature, senza bisogno di andare troppo indietro nel tempo. Il centrodestra ha governato per cinque anni e il centrosinistra per due: entrambi hanno sostanzialmente disatteso quanto sottoscritto con gli elettori nelle rispettive campagne elettorali. E la stessa cosa succederà adesso con questa tornata elettorale, in quanto andrà al governo una coalizione che già dal secondo giorno farà diventare lettera morta quanto promesso. Noi glielo faremo notare, ci incavoleremo, sbraiteremo, ma tra cinque anni o quello che sarà saremo di nuovo qui a fare il conto di quanto non è stato mantenuto e a farci abbindolare da una nuova campagna elettorale truffaldina, in un circolo vizioso del quale non si vede la fine.

Mi sono stancato di sentire gente che va a votare il meno peggio; magari turandosi il naso, come si usa dire. Io non voglio votare il meno peggio e non voglio neppure turarmi il naso: voglio votare il meglio e il meglio non c'è. E mi sono anche stancato di sentire persone che votano centrosinistra, magari senza convinzione, in nome di un antiberlusconismo ridicolo e acritico. Io sarò retrogrado, ma ho sempre inteso le elezioni come leggere un programma, sottoscriverlo, e andare a legittimare chi l'ha proposto perché lo attui. E pretendo (un po' ingenuamente) che chi non è in grado di mantenere quanto promesso se ne vada a casa. Siccome questo non avviene, e non avverrà mai, ecco il motivo principale per cui non andrò al seggio: stanchezza e sfiducia.

Sfiducia in un sistema politico oligarchico e gerontocratico, chiuso al ricambio e al rinnovamento, espressione di una ingiustizia palese, pervicace, ostinata, irritante, che si manifesta con i mille privilegi di cui godono quelli che continuano a chiederci sacrifici per risanare ciò che hanno contribuito a dissestare. Stanco di sapere che coi miei soldi si tiene in vita un Quirinale che costa come Eliseo, Buckingham Palace e Casa Bianca messi insieme, stanco di sapere che in Italia ci sono 7 volte le auto blu degli Stati Uniti, stanco di un parlamento che nonostante proteste di piazza con eco planetario continua come niente fosse a fare da ricovero dorato a un lungo elenco di mascalzoni, truffatori e corruttori, mentre chi denuncia è costretto a scappare e nascondersi. Stanco di parlamentari che vanno a puttane coi miei soldi e che fingono malori per prendere un'ambulanza con cui riuscire ad arrivare in orario in uno studio televisivo. Stanco di una legge elettorale - che da più parti è stata tacciata di incostituzionalità (e definita "porcata" da uno dei suoi stessi co-estensori) - che non mi consente di scegliere una preferenza, un nome, un candidato. Buona sola se voglio votare Berlusconi o Veltroni (dei quali non potrebbe fregarmi di meno).

Stanco di gente che in silenzio si autoaumenta il già lauto stipendio, che non sa niente di internet e nuove tecnologie, che prima di fare una legge deve sentire il parere del cardinale o del papa di turno, che antepone gli interessi personali a quelli collettivi, che si fa leggi su misura, che non capisce e non sa un fico secco di cosa succede fuori dal palazzo: buona solo a rimpallarsi pateticamente la responsabilità dello sfascio generale. Il mio voto è prezioso: per me, sicuramente, ma soprattutto per loro. E' il voto di uno che lavora duramente da anni, che ha una famiglia e dei figli a cui molto presto dovrà cominciare a spiegare molte cose. Il mio voto, quindi, vale, ha un valore immenso, perché è quello di uno dei tanti che nel suo piccolo (magari piccolissimo) contribuisce a mandare avanti questo paese.

Con me, quindi, non funziona: difficile che nel 2008 ci sia ancora qualcuno che possa abbindolarmi con la promessa di togliere l'ici o di darmi un bonus bebé: ci vuole ben altro.

Questi sono alcuni dei motivi per cui domani non mi presenterò per la prima (e probabilmente non ultima) volta al seggio. Molti mi ripetono che non servirà a niente. E' vero, non servirà a niente (solo nei paesi dove queste le cose le fanno realmente serve), ma lo farò lo stesso.

venerdì 11 aprile 2008

giovedì 10 aprile 2008

Ponti pericolanti

Probabilmente al 99,9% dei miei lettori non fregherà niente di questo post, ma fa niente, questa storia mi va comunque di raccontarla. Guardate questa immagine:

(fonte immagine: googlemaps)

Quello che vedete qui sopra è un viadotto che si trova in località Torello (comune di San Leo) sotto il quale scorre il torrente San Martino. (Aggiornamento: mi fa notare un mio lettore, Maurizio, che il torrente si chiama San Marino, non San Martino). La strada che ci corre sopra è la Marecchiese (SS 258 Marecchia), una strada statale che unisce le province di Pesaro e Rimini. Il suddetto viadotto si trova sul confine tra le regioni Emilia Romagna e Marche.

Una panoramica più significativa, che rende meglio l'idea della sua posizione, la trovate nell'immagine qui sotto (freccia verde):


(fonte immagine: googlemaps)

Bene. Questo viadotto è pericolante e la notizia è dominio pubblico da qualche giorno. Ma l'aspetto curioso della vicenda è un altro, ed è ben sintetizzato in queste righe tratte dalla cronaca locale de Il Resto del Carlino del 5 aprile:

La vicenda è stata scoperta quasi per caso questa mattina nel corso di un sopralluogo di routine. I tecnici delle due Province hanno riscontrato alcuni problemi strutturali sui pilastri del ponte, in particolare uno avrebbe un equilibrio precario. Chiamati immediatamente due esperti del settore, gli ingegneri Marchi e Merli che hanno confermato la criticità della situazione.

Dunque, ricapitolando, ci troviamo di fronte a un ponte su una strada statale di grande collegamento, tra la Romagna e le Marche, che sopporta un volume di traffico spaventoso, in particolar modo riguardo a quello pesante. Ora, il fatto che ci passi sopra spesso anch'io - specialmente la domenica per le gitarelle familiari nel Montefeltro - è ovviamente irrilevante, anche se un po' mi fa girare le scatole. Ma alcune domande (almeno a me) sorgono spontanee.

Considerato che la struttura è stata costruita nei primi anni '70, da quanto tempo si trova in queste condizioni? cosa significa "la vicenda è stata scoperta quasi per caso"? se i sopralluoghi sono "di routine", come sembra, come mai finora non se n'era accorto nessuno? è possibile che il ponte sia diventato pericolante da un momento all'altro? quanti ponti ci sono in Italia in queste condizioni senza che nessuno lo sappia?

Ora pare che la Provincia abbia deciso di correre ai ripari. Fa piacere. Soprattutto considerando che, almeno per una volta, si cerca di rimediare prima, e non dopo.

mercoledì 9 aprile 2008

Avete per caso sentito qualche politico parlare di Tibet?

Forse è sfuggito a me, ma in mezzo alla marea di proclami e sparate dei nostri cari candidati premier, non mi pare di aver trovato una parola sulla questione Tibet, sui diritti umani sistematicamente violati e sul travagliato (e ormai quasi patetico) viaggio della torcia olimpica. Solo i media, per ora, continuano a parlarne piuttosto insistentemente.

Certo, capisco che siamo in campagna elettorale e che mancano pochi giorni al voto. Ma una dichiarazioncina, una presa di posizione anche piccolina, non penso stonerebbe. Capisco anche che i fucili del senatùr, l'ICI, l'assegno per i nuovi nati e tutto il seguito di promesse strombazzate ai quattro venti - che regolarmente non verranno mantenute - siano cose importanti, però, insomma...

Per quanto riguarda la questione Tibet, non mi pare ci sia molto da aggiungere a quanto è palesemente sotto gli occhi di tutti: la Cina può tranquillamente continuare a giocherellare a suo piacimento con questo povero paese e i suoi monaci - come d'altra parte continua a fare da 50 anni in qua senza che nessuno dica bau - perché è una potenza politica ed economica con la quale tutti, chi più chi meno, hanno a che fare.

Il motivo dell'assordante silenzio di America ed Europa, come giustamente sottolineato da Rampini, ieri, su Repubblica, è tutto qua.

martedì 8 aprile 2008

Di blog si muore? (disquisizioni libere sullo scrivere in rete)

Non so se qualcuno di voi abbia letto questa notizia del NYTimes, che è stata poi ripresa anche dall'Ansa. Inizialmente, pur avendomi abbastanza colpito, l'ho quasi ignorata, anche se l'ho segnalata a chi mi segue su twitter; poi ci sono tornato sopra perché mi sono accorto che poteva offrire alcuni spunti interessanti.

Non è che abbia molto da dire riguardo alla notizia in sé. Anche perché mi pare che i casi menzionati dall'articolo del NYT rappresentino il lato patologico dello scrivere in rete: lato che come potete ben capire si discosta alquanto da quello puramente passionale, anche se a volte può capitare che la linea che li divide sia piuttosto sottile.

Comunque sia, prendo spunto dal suddetto articolo per rispondere ad alcune delle domande sulla mia attività di blogger che più spesso mi sento rivolgere da amici, colleghi e conoscenti che leggono regolarmente quello che scrivo (e che ovviamente ringrazio). Prendete quindi questo articolo come una sorta di "spiegazione" su come nascono i miei articoli e su come gestisco un po' il tutto.

Fondamentalmente le domande che più spesso capita che mi senta rivolgere sono sempre quelle: dove trovo il tempo per aggiornare regolarmente il blog, come trovo i programmi e i servizi online di cui spesso pubblico qualche howto, come scelgo gli argomenti, quanto tempo ci vuole a scrivere un post e via di seguito. Probabilmente i lettori che gestiscono a loro volta un blog o un sito internet sanno già le risposte, e quindi mi rivolgo principalmente agli altri.

Il fattore che più condiziona la gestione di un blog è il tempo. Probabilmente, ai più, questa cosa non è immediatamente e facilmente percepibile. In fondo, chi legge, accende il pc, avvia il browser, si spulcia i preferiti o i feed a cui è abbonato e si va a leggere le novità e i nuovi articoli pubblicati nei blog che segue abitualmente. Ovviamente in tutto ciò non c'è niente di male, anzi. Lo faccio regolarmente anch'io. Quello che probabilmente a molti sfugge, come accennavo sopra, è che scrivere un articolo richiede tempo, e molto.

Per quello che state leggendo adesso, ad esempio, ci sono volute due ore. E poi va tenuto conto che questo è un articolo poco "impegnativo", se così si può dire, perché fondamentalmente si tratta di pensieri buttati giù abbastanza di getto man mano che mi venivano in mente. La stesura di questi articoli, quindi, è abbastanza fluida e veloce, perché si tratta grosso modo di esprimere pensieri un po' come se si stesse parlando con qualcuno. Non presuppongono una elaborazione complicata o qualche ricerca preventiva.

Diverso è invece il discorso per gli articoli tecnici, i cosiddetti "howto", oppure per quelli in cui riporto fatti e notizie dal mondo dell'IT, per i quali è maggiormente necessario fare ricerche mirate e verificare l'attendibilità delle fonti, per evitare di riportare dati inesatti o male interpretati. Ora, naturalmente, io non sono un giornalista professionista, ed è capitato (e capiterà ancora) che qualche cantonata ogni tanto l'abbia presa anch'io. Pazienza, l'importante è ammettere i propri errori senza cercare patetiche scuse o giustificazioni. Ecco, per questo tipo di articoli occorre una quantità molto elevata di tempo. Ci sono alcuni howto che ho pubblicato nella sezione informatica del mio sito, ad esempio, la cui stesura ha richiesto anche alcuni giorni. Insomma, scrivere di tecnologia è una delle cose in assoluto che richiede più tempo, anche perché il mondo dell'informatica - a differenza ad esempio della politica, dove le facce sono (purtroppo) sempre quelle - evolve a ritmi impressionanti. Le novità sono all'ordine del giorno e stare dietro a tutto è praticamente impossibile, e a volte anche letale (come osserva a suo modo mante).

Dove trovo il tempo quindi? Qualcuno si potrebbe porre questa domanda (qualcuno me l'ha anche posta). In fondo anche io ho un lavoro, una famiglia, un paio di figlie, e alcune cose a cui stare dietro. Beh, ho la fortuna (o sfortuna, dipende) di fare un mestiere che prevalentemente si svolge in notturna, e che quindi mi lascia una certa quantità di tempo libero durante la giornata. Bene o male, insomma, il tempo non mi manca. In più neppure le idee e gli argomenti mi mancano. E' quindi piuttosto difficile che scriva un post per riempire un "buco", per intenderci. E questo probabilmente è dovuto al fatto che sono per natura molto curioso, mi piace sapere tutto quello che succede e leggere tutto quello che mi capita sottomano, e ovviamente dire la mia in proposito. Questi, grosso modo, sono i motivi per cui aggiorno con regolarità il mio blog. Vi assicuro che se mi trovassi nella situazione di non sapere cosa scrivere, non scriverei niente.

Ah, un'ultima cosa (visto che ogni tanto me lo chiedono): non ci guadagno niente con questo blog (a parte quei due spiccioli che mi passa Google per i banner e il form di ricerca qui sopra), e d'altra parte non era certo questa la mia intenzione iniziale. Certo, mi piacerebbe campare scrivendo, non lo nego, ma a parte il fatto che la cosa non è fattibile, ho paura che dopo, diventando una sorta di lavoro, perda di genuinità e di spontaneità, come avviene piuttosto spesso quando una cosa la si fa per mestiere.

In più, una eventuale ipotesi di questo tipo comporterebbe sicuramente un aumento di responsabilità, e quindi di ansia. No, grazie. Non vorrei andare ad allungare l'elenco del New York Times. :-)

lunedì 7 aprile 2008

Playlist condivise con Muxtape

In principio - qualcuno ricorderà - erano le musicassette magnetiche, nelle quali si riversavano le canzoni preferite, registrate magari dalla radio o dal vinile, e si ascoltavano poi nell'impianto stereo di casa o in macchina.

Poi, morte quelle, sono arrivati (e ormai morti anche loro) i cd. In ogni caso, qualunque fosse il mezzo di riproduzione, lo scopo era il medesimo: raccogliere le canzoni e i brani preferiti per riascoltarli a proprio piacimento. Nell'era di internet (il mezzo di condivisione per antonomasia) a tutto questo si è aggiunta la possibilità di non tenere per sé queste playlist, ma di condividerle, volendo, col mondo intero, facendo ascoltare a un pubblico potenzialmente infinito il proprio "patrimonio" musicale.

Bene, Muxtape fa proprio questo: mette online la nostra playlist permettendo a chiunque di ascoltarla, ed eventualmente commentarla. Vediamo un po' come funziona.

Innanzitutto occorre crearsi un account. Niente di più facile: si entra nell'home page (qui) e si clicca su "create an account". Fatto ciò è subito possibile cominciare a caricare i brani cliccando, nella pagina successiva, su "Upload your first song?". Una volta caricati i brani (max 12 file in mp3 di dimensioni non superiori ai 10MB), è possibile linkare il nostro account appena creato (http://[nostronome].muxtape.com) a chiunque, spedendolo via e-mail oppure linkandolo in chat o pubblicandolo sul nostro sito o blog (il mio lo trovate nella colonna qui a fianco cliccando sul simbolo della musicassetta). Il servizio offre tra l'altro la possibilità di sottoscrivere un feed, cosa che evita di dover continuamente consultare il sito per verificare eventuali aggiornamenti della playlist.

Alcuni utenti esprimono in rete qualche dubbio, temendo problemi di copyright legati all'iniziativa. Non saprei; così, a occhio, non mi pare ce ne siano, in quanto i brani è solo possibile ascoltarli senza che ne sia previsto il download o la singola ricerca. Vedremo. Nel frattempo, finché si può, approfittiamone.

20 miliardi

Ce lo chiederà Trump (anzi, ce l'ha già imposto prima ancora di insediarsi alla Casa Bianca), perché vedi mai che qualcuno voglia attacc...