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martedì 15 ottobre 2024

Il blog maggiorenne

18 anni fa scrivevo il primo post di questo blog, che in ossequio ai canoni di noi umani diventa quindi maggiorenne. In 18 anni sono cambiate un sacco di cose a ogni livello. Le mie figlie erano relativamente piccole, io ero ancora sposato, facevo lo stesso lavoro che faccio oggi ed ero un attivo 36enne che leggeva libri, suonava e amava scrivere. Cose queste che comunque, bene o male, faccio ancora oggi.

Quando lo aprii, il blog, nato negli USA nel 1997, era lo strumento informatico più diffuso e utilizzato per scrivere online. Ne nascevano come funghi e la cosiddetta "blogosfera" era un ambiente vivace e dinamico. Dal 2009 cominciò il loro irreversibile declino, provocato soprattutto dall'immenso successo dei social network Facebook e Twitter. Sopravvissero in qualche modo i blog tematici, ma quelli generalisti lentamente se ne andarono.

Oggi i pochi blog ancora attivi sono gestiti da alcuni disperati, come lo scrivente, che li tengono ancora in vita non si sa bene perché. (No, vabbe', in realtà alcuni blog hanno ancora una certa vitalità e un certo successo e quindi chi li gestisce continua ad aggiornarli.)

Nel corso di tutti questi anni sono stato più volte lì lì per chiuderlo pure io, poi alla fine ho sempre rimandato il de profundis e ancora continuo a scriverci. I social vanno, vengono, ho chiuso e riaperto più di un account sia su Twitter che su Facebook, ma il blog è sempre stato un piccolo punto fermo che non ho mai abbandonato, probabilmente anche perché qui ci sono i miei racconti e molti pezzi di vita. Anche nei periodi in cui non stavo sui social, qua bene o male scrivevo sempre, e credo che continuerò a farlo, nonostante ancora oggi ogni tanto mi venga voglia di chiudere tutto e ciao.

Ma chiuderlo adesso che è diventato maggiorenne sarebbe un peccato, no? :-)

martedì 11 luglio 2023

Disagi seriali


Uno dei motivi per cui mi tocca tenere attiva la moderazione dei commenti in questo blog lo vedete qui sopra. Un simpatico signore, ovviamente anonimo (ma se si firmasse in qualche modo non farebbe alcuna differenza), da tempo continua a infestare questo spazio con commenti in cui linka crimini commessi da persone straniere. Qualsiasi tema tratti il post, lui, implacabile, arriva. 

Il commento qui sopra, ad esempio, l'ha inserito in calce a questo post, che coi crimini commessi dagli stranieri c'entra come uno stracchino con la ferrovia. 

E niente, lui si diverte così. E in fondo sarebbe un passatempo come un altro, se non obbligasse me a tenere attiva la moderazione per una questione di igiene (mi piace tenere la casa pulita).

A questo punto non mi resta che vedere se si stancherà prima lui di inviarli o io di cestinarglieli.

giovedì 30 marzo 2023

Spam nei (miei) commenti


Che il funzionamento dei commenti sia da qualche tempo bizzarro su questa piattaforma, credo sia ormai noto a tutti. Il parossismo di questa bizzarrìa, per quanto mi riguarda, credo si sia raggiunto oggi, da quando blogger.com ha cominciato a classificare come spam i miei commenti.

sabato 15 ottobre 2022

Mille splendidi soli


Avevo iniziato questo romanzo con buone aspettative, anche perché il precedente Il cacciatore di aquiloni, dello scrittore statunitense di origine afghana Khaled Hosseini, mi era piaciuto tantissimo. 

L'ho invece trovato abbastanza al di sotto delle aspettative. Merita per il fatto che racconta nel dettaglio la condizione delle donne in Afghanistan durante i conflitti che si sono succeduti partendo dall'invasione sovietica fino a oggi, ma la storia raccontata è, dal punto di vista dell'interesse della trama, abbastanza carente.

Interessante la genesi del titolo, che è tratta da alcuni versi del poeta afghano Saib-Tabrizi, il quale riferendosi a Kabul scrisse: "Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri".

* * *

Oggi questo blog compie 16 anni e li dimostra tutti: è vecchiotto, un po' malandato, un po' trascurato dal titolare, come quelle persone anziane che a volte vengono un po' abbandonate a se stesse. Però lo tengo, mi piace tornare ogni tanto a scriverci qualcosa. In fondo qui mi sento a casa, e alla propria casa bene o male ci si affeziona, anche se magari a volte la si trascura un po'.

mercoledì 25 maggio 2022

Commenti

Questa cosa bisogna dirla, è inutile girarci attorno: il nuovo modulo dei commenti introdotto da questa piattaforma sembra concepito apposta per indurre chi li scrive a commettere errori. E pazienza da pc, dove il tutto è ancora gestibile senza eccessive difficoltà, ma da cellulare è un disastro. Mi consolo pensando che questo è un blog di nicchia, con pochi visitatori e pochi commentatori; quindi, alla fine, non sono obbligato a perderci tanto tempo. Ma è stato un lavoro fatto malissimo, diciamolo, eh!

sabato 30 aprile 2022

Le ragioni del dubbio


Ho appena terminato questo libro e ho preso coscienza di una cosa: da adesso in poi il mio modo di scrivere, interagire, approcciarmi agli altri e anche alla lingua non sarà più come quello di prima. Sarà diverso: probabilmente meno supponente e meno "rigido".

Vera Gheno è una sociolinguista specializzata in comunicazione digitale che per vent'anni ha collaborato con l'Accademia della Crusca, e ha scritto questo libro in cui, fondamentalmente, suggerisce alcuni metodi per utilizzare al meglio le parole e il linguaggio sui social media ma anche nella vita reale. Non per diventare più bravi, per riuscire a produrre migliori performance, ma per migliorare il proprio modo di comunicare e, di riflesso, migliorare la propria vita. Perché oggi, che viviamo nell'era dell'antropocene e della comunicazione, saper comunicare bene utilizzando il dubbio, la riflessione e il silenzio - anche il silenzio è una forma di comunicazione - migliora la qualità della vita.

Molte cose mi hanno colpito, in questo libro, e mi hanno fatto comprendere tutta una serie di errori che fino ad oggi non mi ero reso conto di commettere.

Un concetto molto interessante riguarda gli approcci che teniamo nei confronti della presunta stupidità altrui (mai la nostra). Scrive a questo proposito l'autrice: "Vedo troppe persone gonfie di sapienza, ricolme di nozioni come granai, che invece di pensare a come perpetuare ciò che sanno si arroccano nelle loro torri d'avorio, disprezzando la ggènte che è stupida. E lo stesso discorso - quello della gente stupida, e quindi dell'inevitabilità di un certo grado di paternalismo in ambito politico - l'ho sentito fare tante volte anche a persone che, per orientamento politico, dovrebbero essere interessate alla sorte degli ultimi, e non considerarli un peso, un impiccio. La gente è stupida? Chi lo dice, stranamente, non fa mai parte dell'entità indistinta così definita. Per quanto mi riguarda, è sbagliato trattare le persone da stupide; casomai, occorrerebbe chiedersi se a tutte le persone - non una di meno, per richiamare le parole di Tullio De Mauro - viene data uguale possibilità di evolversi e di far evolvere il proprio pensiero (e di conseguenza lavorare perché venga loro data)."

Questo concetto mi ha fatto venire in mente ciò che scrisse tempo fa Roberta Covelli commentando l'articolo della Costituzione che recita: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana [...]" La Covelli rimarcava il fatto che la summenzionata "Repubblica" non è un misterioso ente astratto o metafisico che si trova da qualche parte nell'etere, ma siamo noi. Tutti noi comunità. E quegli ostacoli che impediscono a tutti di svilupparsi pienamente siamo noi a doverli rimuovere. Un concetto abbastanza scomodo, se ci si pensa, specialmente in rete, dove allo stupido si usa buttare addosso il crucifige piuttosto che chiedersi perché, eventualmente, sia stupido e quanta parte della stessa stupidità alberghi in noi.

Altro capitolo molto interessante e condivisibile è quello in cui l'autrice critica ferocemente i cosiddetti "grammarnazi", ossia coloro che correggono ossessivamente gli errori linguistici (degli altri) nel linguaggio formale e in rete. Certo, cose come "qual'e" sono errori da 4, non si discute, ma i continui cambiamenti e il modificarsi della lingua potrebbero un giorno portare a considerarlo accettato. Dino Buzzati e Italo Calvino scrivevano "ciliege" e "valige", ad esempio, e ai loro tempi (gli anni Sessanta, non due secoli fa) era corretto mentre oggi non lo è più. E i casi che si potrebbero citare sono tantissimi. Questo succede perché la lingua non è qualcosa di granitico e immutabile ma cambia continuamente col passare del tempo. "Per l'esattezza, ogni lingua sana cambia al mutare della realtà che deve rispecchiare. Dunque, è naturale che la lingua di oggi, il giorno in cui qualcuno legge queste righe, sia diversa dal giorno in cui queste righe le ho scritte, ma magari anche da quella di una settimana fa. [...] Quando ci si irrigidisce sulla norma e ci si abbarbica alle regole, quale sarà l'atteggiamento nei confronti delle novità e di ciò che non si conosce? Non ci vuole molto a immaginarlo: fastidio e repulsa. La mancanza di elasticità porta a un istintivo misoneismo, ossia odio per tutto ciò che è nuovo, inedito, visto come qualcosa che mette in crisi lo status quo. Più in generale, chi è rigido è xenofobo, che etimologicamente non vuol dire 'razzista', ma 'che ha in odio tutto ciò che è straniero, alieno'. [...] I grammarnazi, in ogni caso, non sono mai davvero competenti. Di solito, sono persone che a scuola erano pure bravine, ma che poi, per vari motivi, si sono fossilizzate su quelle posizioni senza evolversi ulteriormente. Il che, in un contesto fluido e per definizione soggetto al cambiamento continuo come quello delle lingue vive, può diventare davvero un problema. E allora, quando si ha la sensazione di cominciare a essere fuori sincrono rispetto al presente, ci si rifugia, impauriti, nella certezza delle regole note, schifando ogni possibile cambiamento, ogni devianza." Insomma, la lingua cambia, le parole mutano, diventano polisemiche, cambiano morfologia, ne nascono di nuove, altre diventano desuete, poi inutilizzate e infine tolte dai vocabolari, per poi magari rientrarci successivamente. È normale che sia così, guai se non fosse così, perché la lingua è viva e in movimento.

Chiudo riproponendo i dieci suggerimenti che l'autrice pubblica come riassunto finale del libro, un libro che consiglio caldamente a chiunque, a vario titolo, si interessi di comunicazione, magari perché gestisce un blog o un sito, o anche solo perché ha un account su qualche social. Che poi, in definitiva, sono suggerimenti che hanno una loro utilità anche nelle normali relazioni fuori dalla rete. 

A me questo libro è servito un sacco.

  1. Riconosci e pattuglia i limiti della tua conoscenza. Stana stereotipi e automatismi linguistici. Resisti all'istintiva xenofobia umana.
  2. Poniti dubbi su quello che leggi e senti; chiediti se qualcuno sta provando a manipolarti. Se qualcosa ti infastidisce, chiediti perché.
  3. Pratica l'aikidō della comunicazione: non rispondere a violenza verbale con violenza verbale, non schernire chi sa meno di te o chi sbaglia, ignora l'aggressività e rimani sulla questione.
  4. Costruisci la tua reputazione in un certo ambito: non c'è bisogno, e non è possibile, sapere tutto. Anche il più esperto lo è in un determinato campo.
  5. Pratica l'autoironia, ma non difenderti mai dicendo che eri ironicə.
  6. Sii capace di riconoscere il tuo errore.
  7. Se non capisci, di' che non hai capito; se non lo sai, di' che non lo sai.
  8. Ricordati che sei sempre in pubblico: i nostri spazi privati sono più ristretti di quanto pensiamo e vanno difesi curando bene la "faccia pubblica".
  9. Non smettere mai di studiare e approfondire; la conoscenza non è mai abbastanza. Trova una dieta mediatica varia ed equilibrata. Coltiva la curiosità.
  10. Quando serve, scegli il silenzio.

giovedì 7 aprile 2022

Troll

Ogni tanto si fa vivo da queste parti qualche troll, che lascia commenti idioti e provocatori tipo questo. Naturalmente sempre sotto anonimato. Che un povero blog di campagna come il mio, con pochi lettori e ancora meno commentatori, riesca a suscitare l'interesse di qualche provocatore è una cosa abbastanza curiosa, tutto sommato. 

Assodato che replicare a un provocatore è una cosa a cui non penso neanche lontanamente, sorge il problema sul da farsi. Cancellare i commenti? Ignorarli e passare oltre? Qualche blogger che ha o ha avuto lo stesso problema come mi suggerirebbe di procedere?

mercoledì 23 febbraio 2022

Post rimossi

Mi è arrivata questa mattina una mail dalla legale di un uomo politico, ex ministro, abbastanza noto una dozzina d'anni fa. Nella mail mi si chiede cortesemente di rimuovere alcuni post relativi a questa persona che scrissi all'epoca, quando mi interessavo molto di politica (oggi non me ne frega quasi più niente) e di questi temi parlavano la quasi totalità delle cose che scrivevo qui.

La richiesta mi è stata rivolta in ossequio a ciò che viene definito Diritto all'oblio, dal 2018 regolato da apposita legge. In pratica, avvalendosi di questo diritto, il personaggio in questione chiede la rimozione di tutto ciò che lo riguarda e che è reperibile in rete. In effetti avevo scritto parecchi post su di lui, anche in virtù di una vicenda giudiziaria che all'epoca lo interessò.

Ho rimosso i post segnalatimi senza problemi, tranne alcuni che col personaggio in questione e la sua vicenda non c'entravano niente e che probabilmente mi sono stati segnalati per una svista. Stavo però pensando che in passato, come dicevo, ho scritto molto di politica e di politici, e se questa cosa del diritto all'oblio prende piede, mi sa che faccio prima a chiudere il blog.

mercoledì 1 dicembre 2021

Sullo scrivere tutti dello stesso argomento

Ho trovato delle interessanti e condivisibili riflessioni del sempre bravo Maurizio sull'omologazione delle discussioni su social e blog. Aggiungerei qualcosa, ma sono di corsa (sto andando al lavoro), lo farò magari nel pomeriggio.

sabato 27 novembre 2021

Moderazione

Ho messo temporaneamente i commenti sotto moderazione. È una seccatura, naturalmente, ma ho la libreria che trabocca di libri in attesa e mille altre cose da fare e non ho più né il tempo né la voglia di mettermi a discutere con novax assortiti e teorici di sostituzioni etniche, razzismi alla rovescia e baggianate simili, con gente il cui livello argomentativo è esaurientemente rappresentato dai commenti a questo post. Una volta lo facevo, mi mettevo lì e passavo ore a discutere con questa gente, adesso non più, mi limito a chiudere la porta e lasciarli fuori. È una questione di igiene. D'altra parte il web è grande e di spazio per i deliri più disparati, là fuori, ce n'è tanto.

martedì 5 ottobre 2021

Il collasso della triade

Come forse qualcuno si sarà accorto, ieri è collassata per qualche ora la triade di servizi facenti capo a Zuckerberg: facebook, Instagram e Whatsapp. Non ho account né su facebook e né su Instagram, per cui della faccenda non mi è importato granché. Ho invece Whatsapp, che però uso molto poco; ci starò forse una decina di minuti al giorno, non di più. Diciamo che se non fosse stato per mia moglie e mia figlia non me ne sarei neppure accorto.

Il collasso della triade mi ha permesso di rendermi conto che, tutto sommato, godo ancora di un buon margine di autonomia da queste moderne schiavitù digitali, e penso che potrei addirittura sopravvivere a una loro improvvisa e definitiva dipartita. Forse mi troverei più in difficoltà se sparisse tutto ciò che ruota attorno al blog, ma per il resto...

venerdì 24 settembre 2021

Ho fatto il mio dovere

Quindici anni fa, quando aprii questo blog, in giro c'erano solo blog, i social dovevano ancora arrivare. C'era fermento, c'era vitalità. La lunga lista di quelli che amavo leggere era composta di blogger che scrivevano ogni giorno pubblicando articoli approfonditi, pensieri articolati, e spesso vergavano anche più di un post al giorno. 

Di quella lunga lista oggi ne sono rimasti tre o quattro, e questi tre o quattro pubblicano ormai un post ogni dieci o quindici giorni, il grosso della loro attività in rete si svolge oggi su facebook, Twitter, Instagram e compagnia bella. Tempo fa, uno di questi vecchi blogger scriveva, in uno dei suoi rari post, che effettivamente ormai il blog era sorpassato, che da tempo meditava di chiuderlo e continuava a scriverci qualcosa ogni tanto solo perché, avendolo da tanti anni, ci era affezionato e gli dispiaceva. Gli sembrava anche doveroso continuare a tenerlo aperto e buttarci dentro qualcosa ogni tanto.

Personalmente, se dovessi continuare a tenere aperto il mio blog per dovere, solo come memoria dei tempi d'oro del blogging o vestigia di un passato più o meno glorioso, preferirei chiuderlo. Vedere questi blog deserti, sparsi qua e là in rete come antiche navi naufragate su qualche spiaggia o isola deserta, dà anche una certa tristezza. 

Poi, per carità, ognuna faccia come crede.

mercoledì 2 giugno 2021

Breve storia triste (di Trump)

Dopo essere stato bannato per sempre sia da Twitter che da Facebook a causa delle troppe, pericolose stupidaggini che vi scriveva, lo staff di Trump aveva convinto l'ex presidente degli USA ad aprire un blog. Il suddetto staff, e in particolare Jason Miller, avrebbero però dovuto mettere in conto che i blog sono ormai vecchi arnesi informatici non considerati più da nessuno e che per esistere, oggi, bisogna essere sui social, e infatti, dopo appena un mese, Miller e soci hanno deciso di chiudere il blog di colui che voleva sconfiggere il coronavirus iniettando disinfettante ai contagiati (anche Reagan, al confronto, appare un gigante) per mancanza di lettori. Probabilmente il sipario definitivo su uno dei figuri più imbarazzanti che abbiano mai varcato le soglie della Casa Bianca.

mercoledì 31 marzo 2021

Anonimato

Le osservazioni di un commentatore anonimo a un mio post di qualche giorno fa sono più che logiche e, da un certo punto di vista, anche banali. Che differenza corre, infatti, tra un commentatore anonimo e un commentatore che si firma, che ne so?, Carciofino39? Nessuna. Dietro a entrambi può infatti celarsi chiunque. Diverso è il discorso per chi commenta in modo che sia possibile risalire con buona dose di sicurezza alla sua identità. 

Commentatori a parte, anche per tantissimi blogger vale lo stesso discorso: c'è chi si palesa chiaramente col suo nome e cognome, magari con tanto di foto e dati personali consultabili, e chi si nasconde dietro a uno pseudonimo occultando con certosino impegno qualsiasi informazione personale. Tutte e due le scelte mi sembrano legittime. In fondo Internet consente di percorrere entrambe le strade, quindi non vedo il motivo per cui non si possa scegliere quella che si preferisce.

Da quando, ormai quindici anni fa, ho aperto questo blog, la mia foto è sempre stata visibile lassù in alto, così come il mio nome e cognome e alcuni dati personali, compreso il nome del paese in cui abito. Non è stata una decisione, questa, presa dopo lunghe riflessioni e amletici dubbi, ma è venuta naturale. Ho pensato che mi chiamo Andrea Sacchini e la penso così e così. È stato un po' come voler mettere la faccia nelle cose che scrivo su queste pagine, tutto qua. Ciò non toglie che non abbiano uguale valore e dignità i pensieri di chi, per motivi suoi, preferisce celare il proprio spazio web dietro a pseudonimi. 

In fondo, se ci pensate, anche Andrea Sacchini potrebbe essere uno pseudonimo, quella foto potrebbe non essere mia e Poggio Torriana potrebbe essere un paese lontano centinaia di chilometri da quello in cui realmente risiedo. Questo perché la rete è strutturata in modo che la garanzia di identità non esiste, e quindi si va un po' sulla fiducia. Questo è anche il motivo per cui, generalmente, qui tengo aperti anche i commenti anonimi. Perché, in fondo, sono tutti potenzialmente anonimi, compresi quelli che sembrano condurre a un'identità precisa. A me non interessa come si firma chi commenta, a me interessa che chi commenta lo faccia in maniera educata e civile, come faccio io ogni volta che commento post su altri blog. 

Per quanto riguarda il gravissimo problema dell'"uniformità di opinioni" in questo blog, uniformità che non garba al mio anonimo commentatore, non so cosa rispondere, né se valga la pena rispondere. Le mie opinioni, specie sui temi che a me stanno maggiormente a cuore, sono sempre state per la maggior parte abbastanza coerenti nel corso degli anni. Certo, alcune le ho cambiate o modificate, come penso sia naturale (a cinquant'anni è normale che si ragioni in maniera diversa di quando se ne hanno venti o trenta), ma quelle fondamentali sono rimaste uguali, e se chi mi legge abitualmente le condivide, non vedo cosa io possa farci. Oltretutto, mi sembra che sia normale il fatto che attorno a un blog con una certa linea e una certa visione si polarizzino opinioni in linea coi suoi contenuti. In genere non censuro chi la pensa diversamente, censuro i maleducati. Se uno ad esempio viene qua a dirmi - restando al post in questione - che è contro l'eutanasia e mi spiega perché, allo stesso modo in cui io nel mio post spiego perché sono favorevole, è il benvenuto, purché, ripeto, lo faccia in maniera civile ed educata. In fondo non mi sembra di chiedere molto, no?

lunedì 14 dicembre 2020

Gilioli chiude

Ho scoperto solo ora che, dopo 15 anni, Alessandro Gilioli chiude il suo blog. Mi dispiace; Piovono rane è sempre stato uno dei miei piccoli-grandi punti fermi nel mondo della blogosfera, e molto raramente ho letto cose meno che intelligenti e oneste, in quello spazio. Peccato.

sabato 5 dicembre 2020

Sulla lunghezza dei post

Ho notato che alcuni blogger tendono a interrogarsi relativamente alla lunghezza dei post sui blog, sia come autori dei propri scritti che come lettori di blog altrui. Gli ultimi a farlo sono stati Moz e Claudia. La cosa mi stupisce abbastanza, se devo essere sincero, per il semplice motivo che, personalmente, nella mia lunga carriera di blogger non mi sono mai posto questo tipo di problema, ammesso che di problema si tratti. Comunque, sintetizzando, mi pare di capire che, in generale, si tende a scrivere post brevi e condensati piuttosto che lunghi e articolati. In primo luogo perché la brevità e la sintesi costituiscono una maggiore attrattiva, per il lettore, rispetto alla lunghezza e alla prolissità, e questo è innegabile; in secondo luogo perché si presuppone che il pubblico che passa in rassegna i vari blog disponga di un tempo relativamente limitato e abbia piacere di leggere un po' di tutto.

Personalmente sono d'accordo con entrambe le considerazioni. D'altra parte viviamo ormai da tempo nell'era della velocità, della fretta, dei pensieri condensati nei famosi 280 caratteri di twitter e delle interazioni immediate e generalmente poco ponderate, quindi è normale che chi ambisca ad ammantare di un certo successo la propria attività di blogger debba per forza valicare le forche caudine dell'immediatezza e della sintesi. Per quanto mi riguarda, i molti anni trascorsi da quando vergai il primo post su queste pagine - correva il 2006 - ne hanno significativamente modificato struttura e funzione, modifiche che rappresentano evidentemente il riflesso del mio modo di concepire questo strumento.

Agli inizi dedicavo molto del mio tempo libero al blog, scrivevo post generalmente approfonditi e articolati in tema di politica, società, informatica, e avevo, giocoforza, un elevato numero di lettori. Poi, col tempo, altre passioni si sono affacciate e hanno preso il sopravvento sul blog, tanto che oggi questa attività occupa una parte molto marginale del mio tempo libero e il blog si è trasformato in una specie di diario in cui, a cadenza abbastanza irregolare, butto giù velocemente pensieri e considerazioni sparse e slegate tra loro. Questo è il motivo per cui, oggi, ho pochi lettori (ma affezionati) e pochi commentatori, cosa di cui ovviamente non mi lamento perché si tratta di una precisa scelta. Oltretutto, interagisco poco con la blogosfera, per cui non è che possa pretendere chissaché, dal momento che, checché se ne dica, nel mondo del blogging vale il do ut des.

Tirando un po' le somme, non mi sono mai posto il problema della lunghezza dei post per il semplice motivo che non mi sono mai posto il problema di essere apprezzato da chi legge. Non per snobismo, intendiamoci, ma perché, come ho già chiarito, lo scopo principale per cui bloggo non è quello di essere un blogger di successo, ma semplicemente quello di scrivere ogni tanto i pensieri che mi passano per la testa, esattamente come farei in un diario. Questo tipo di approccio al blog è la causa del suo poco successo, è vero, ma mi consente di poter scrivere in totale libertà ciò che voglio scrivere, senza preoccuparmi di dover aggiustare lunghezze e parametri vari per attirare un maggior numero di lettori. In sostanza, io scrivo più per me che per i lettori, per cui godo della libertà di fare ciò che voglio, anche a costo di risultare magari antipatico.

Una delle più belle canzoni di Pierangelo Bertoli, A muso duro, recita:

Non so se sono stato mai poeta e non mi importa niente di saperlo / riempirò i bicchieri del mio vino, non so com'è però vi invito a berlo / e le masturbazioni cerebrali le lascio a chi è maturo al punto giusto / le mie canzoni voglio raccontarle a chi sa masturbarsi per il gusto.

Lo spirito del mio bloggare è tutto in queste righe. Prendere o lasciare.

sabato 17 ottobre 2020

Compleblog dimenticato

Giovedì scorso è stato il compleanno di questo blog (il 15 ottobre 2006 vergai il primo post su queste pagine), e per la prima volta - credo - in quattordici anni di "bloggaggio" (si dice? Boh!) mi sono dimenticato di segnalarlo ai miei 32 lettori, segno evidente della trascuratezza con cui ormai lo gestisco da qualche anno in qua.

venerdì 18 settembre 2020

Alla fine, nuova versione di Blogger anche per me

La nuova versione di Blogger, cui avevo accennato qui, è alla fine obbligatoria anche per me. Ero finora riuscito ad aggirarla utilizzando il trucchetto spiegato in questo commento nel blog di Claudia, ma ora il trucchetto non funziona più. Valuterò col tempo se cambiare piattaforma (la nuova versione la trovo assolutamente poco pratica, per niente intuitiva e inutilmente macchinosa). 

La vicenda dell'imposizione di una piattaforma di blogging completamente rivista e modificata rispetto alla versione in uso da anni è solo l'ultima delle tante accadute in questi anni che dovrebbero farci pensare a quanto siano veramente nostri i blog che curiamo. Tendiamo infatti a pensare che le pagine di un blog o di un profilo su un qualsiasi social siano cose nostre ("il mio blog" diciamo sempre, no?), mentre dimentichiamo che noi non siamo che semplici utilizzatori di piattaforme altrui, e i proprietari di tali piattaforme possono fare (e fanno) di esse ciò che vogliono, compreso chiuderle tout court, come è successo ad esempio l'anno scorso quando Google ha deciso di chiudere Google Plus.

Proviamo questa nuova versione, va'.

martedì 8 settembre 2020

Voglio la vecchia versione

La maggior parte dei post di questo blog li scrivo tramite apposita app dal cellulare, app a sé stante che ha una sua intrinseca comodità pur essendo piuttosto spartana (in fin dei conti non m'importa granché, dal momento che i miei post sono, come questo che leggete, per la maggior parte formati di solo testo).

Lavorando da pc, ho notato che la bacheca di gestione del blog ha una nuova versione che, presumo, nelle intenzioni dei creatori dovrebbe essere più efficiente e funzionale. Per me non è così. La trovo pesante, lenta, inutilmente arzigogolata e poco intuitiva. La pesantezza e lentezza che noto immagino siano per gran parte dovute all'obsolescenza del mio hardware (scrivo su un vecchio Esprimo su cui ho dovuto intallare una versione più leggera di Linux - Lubuntu - per poter lavorare decentemente).

Rivoglio la vecchia versione della bacheca di Blogger. Finché mi sarà permesso di tornarci cliccando sull'apposito link, bene; quando non mi sarà più possibile farlo, penso che cambierò piattaforma.

Col senno di poi

Nessuna certezza, ovviamente, ma se si fosse dato retta ai tanti che fin dall'inizio avevano capito l'entità dei rapporti di forza t...