Károly Kerényi

Szilágyi János György-emlékkönyv 1./The life interview (and other sources) with the doyen of classical philology and archeology, etruscology and vase painting, the student of Kerényi, the member of the Stemma, the leading classical scholar of ancient art history and museologist in the Museum of Fine Arts in Budapest, part one, with preface of Géza Komoróczy / A Szilágyi János György ókortudós, klasszika-archeológus emlékének szentelt összeállítás első kötete, Litván György és Molnár Adrienne életút-interjújának első részével, Örkény István, Sz.J.Gy. és Vajna János levélváltásával, Örkény Sz.J.Gy-ről írott novelláival, Ács Pál nekrológjával és Komoróczy Géza bevezető tanulmányával.

Szilágyi János György-emlékkönyv 2./Angelo Brelich remembers Karl Kerényi and the life interview (and other sources) with Sz.J.Gy., the doyen of classical philology and archeology, etruscology and vase painting, the student of Kerényi, the member of the Stemma, the leading classical scholar of ancient art history and museologist in the Museum of Fine Arts in Budapest, part two. /

A Szilágyi János György ókortudós, klasszika-archeológus emlékének szentelt összeállítás második kötete, Litván György és Molnár Adrienne életút-interjújának második részével. A most közlésre kerülő „Egzisztenciális tudomány” című életinterjú még régebben, azaz 2003. március 11. és április 8. között készült a Szépművészeti Múzeumban. Különlegességét az is adja, hogy Szilágyi korábban soha nem beszélt nyilvánosan életéről, mestereihez és barátaihoz fűződő személyes emlékeiről, a számára fontos emberekről (köztük olyanokról, mint Kerényi Károly és a Kerényi-kör, a Stemma, a Sziget, Devecseri Gábor, Dobrovits Aladár, Honti János, Brelich Angelo, Karinthy Ferenc, Örkény István, Trencsényi-Waldapfel Imre, Szabó Árpád, Genthon István), a munkaszolgálatban és hadifogságban vagy a Szépművészeti Múzeumban töltött évekről. A vele kapcsolatos dokumentumokat, levelezését, és több pályatársa nekrológját a monumentális interjúval együtt két kötetben adjuk közre, Komoróczy Géza bevezetőjével és fantasztikusan gazdag lábjegyzeteivel. A második kötetben az interjú második része mellett helyet kaptak Karinthy Ferenc, Devecseri Gábor levelei is, Radnóti Sándor szövegei, Somlyó György és Marno János versei, továbbá Angelo Brelich visszaemlékezése pályájára és Kerényi Károllyal való kapcsolatára.

Sorge la sapienza dalle fonti zampillanti del divino e affonda le sue radici nelle acque impetuose di una vita sacra, dove gli dei si mostrano, nella loro sfolgorante bellezza, in ogni elemento, azione, gesto, istituzione politica. Le vallate, i boschi, le montagne bagnate dal sole cretese, sono santuari dove gli uomini vivono a contatto con la divinità, dove la danza guida i mortali sulla strada degli immortali, dove il distacco tra le due sfere dell’essere si fa sottile e gli uomini divengono dèi.
Nel corso dei secoli, questa sensibilità si fa più labile, non riesce più un contatto duraturo, inizia a sentirsi come incolmabile una differenza che, pur sempre presente, poteva, in passato, essere facilmente superata. Nei poemi omerici, restano bagliori di questa vita divina e gli eroi, pur sofferenti, pur meschini a volte, pur umani, troppo umani, ancora vivono con gli dei, ancora ne sentono la permanente presenza, senza però riuscirne più ad esperire in modo duraturo l’essenza.
Il mondo degli eroi tramonta, nuove forze corrono attraverso la Grecia, la distanza si fa sempre più ampia ed ecco che quel che a Creta avveniva in modo spontaneo ha bisogno di istituzioni più elitarie, di forme più intime rispetto al culto esteriore, il quale non riesce, ormai, a rispondere in modo pienamente soddisfacente alle esigenze di una società sempre più complessa: nascono i Misteri, Dioniso irrompe come fuoco distruttore delle singole individualità, nasce la tragedia, che porta in luce il non senso di una realtà violenta ed atroce nella sua sete di vendetta, nel suo bisogno ancestrale di giustizia, nel suo dolore, che, se affrontato, porta, però, il singolo spettatore a liberarsi di ogni passione, per poter contemplare il giocoso alternarsi di vita e morte.
Orfeo traduce in canto il tragico sentire dionisiaco, Eleusi diviene centro iniziatico fondamentale per poter raggiungere, al termine di un tortuoso sentiero, la visione beatifica, la quale libera dagli stretti vincoli sensibili, per far rilucere, nell’attimo, il sovrasensibile.
L’iniziazione collettiva però non basta, un nuovo linguaggio si fa strada, il logos poetico prende il posto del mito ed ecco che dalle radici della visione, si sviluppa la sapienza dei primi filosofi.
Eraclito, sdegnoso, addita ai mortali la via del fuoco, mette in luce l’ambivalente essenza della realtà, che è allo stesso tempo violenta contesa e fanciullesco gioco, conduce gli uomini attraverso l’ardua via che dal mutevole divenire deve portare all’eterna sorgente scintillante, dove ogni molteplicità si mostra nella sua unità, dove ogni lotta si trasforma in danza gioiosa, dove ogni singolo, seguendo la trama del comune logos, può superare la propria inadeguata umanità per divenire sovrumano, finalmente capace di vedere il flusso come un fuoco, che con misura si dispiega nel manifesto e con misura si ritrae nel suo intimo.
A Elea, poi, nasce un medico-legislatore, che con la sua azione politica dà leggi giuste ad una città accerchiata da nemici, che con le sue cure guarisce un’umanità segnata dal dolore, che con la sua sapienza illumina una mente obnubilata dall’opinione. L’apparente astrattezza del suo poetare vibra di un amore per la verità, che lo fa correre fino alla soglia della notte e del giorno, fino alla contemplazione del cuore non tremante della verità, per poi ridiscendere e portare ai concittadini la parola della dea, la quale, sola, può indicare la stretta via della conoscenza.
Il rigore del logos parmenideo si stempera nella visione artistica di Empedocle, che, dio tra gli uomini, sente nel profondo del cuore il divino insito in ogni aspetto della natura e non può accontentarsi degli stretti vincoli dell’Essere eleatico, in quanto tutta la realtà è degna di essere cantata e ogni aspetto del mondo non è altro che un pensiero di dio, lo Sfero, che, con la sua inquieta stasi, tiene in sé il germe di tutte le radici del cosmo. Amore e Odio guidano l’alternarsi tra unità e molteplicità e la sofferenza del distacco è superata dalla consapevolezza dell’inevitabilità dell’unione.
Il grande albero della sapienza, che nei tre σοφοί presentati espande la sua ampia chioma, fiorisce nel mare del Bello platonico e porta alla luce i suoi frutti più succosi: le idee e l’amore guidano l’uomo del IV secolo, ormai completamente disorientato da un logos che si è fatto capzioso gioco sofistico, da una città che si è fatta strumento delle più abiette passioni umane, da una religione che si è degradata a spregevole culto popolare. Platone mostra alla πόλις un nuovo modo di pensare la virtù, la conoscenza, la realtà. La risalita dal buio della caverna può avvenire solo grazie ad un amore per la bellezza che sia guidato dalla dialettica e la contemplazione del Bene giunge al termine di un tortuoso sentiero in salita, che dall’amore dei corpi deve giungere fino all’amore del Bello in sé. L’eroismo solitario si affianca alla necessità politica della condivisione e la filosofia platonica si fa pratica di vita dove conoscenza, virtù e agire politico sono indissolubilmente legati

Schopenhauer "afferra l'uomo quando perde la fiducia nelle forme di conoscenza dell'apparenza", che sale dall'intima profondità dell'uomo o della natura tutta 4 . È per mezzo di quella che Zolla definisce "percezione sottile" che Dioniso distrugge il principio di individuazione: "Questo contatto intimo con l'essere disperde l'illusione della persona per svelare il fondo della vita animale e vegetativa e anche della sussistenza minerale, immette appunto nel cuore dell'essere" 5 .

On ne peut pas nier que les philosophies de Friedrich Nietzsche et de Giorgio Colli ont été influencées par la pensée grecque antique, les points de rencontre sont nombreuses et trop évidents. D'abord, tous les deux, mettent en scène le rejet de l'histoire comme évolution ou tout simplement comme un mouvement dirigé par une téléologie qui regarde toujours vers l'avenir, en déclarant une pensée inactuelle. La pensée inactuelle consiste à placer leure oeuvre, dans un certain sens, hors du temps, jugeant l'époque dans laquelle nous vivons comme désespérément décadente, et en essayant de se brancher sur une pensée plus authentique dans une passé que, pour nos auteurs, est équivalent à la Grèce antique. En deuxième lieu, Nietzsche et Colli affirment le rejet ou la critique de la morale au sens chrétien du terme, comme responsabilité du sujet en face de ses actions. Le problème moral est traitée par Nietzsche à travers une critique des principes idéaux réglementaires des nos actions, il est donc cohérente dans sa critique de toute forme de platonisme. Pour Colli, d'autre part, la critique du discours moral qui prétend parler de la volonté ou de l'action, est liée sourtout à la négation de la substantialité du sujet. Enfin, les deux auteurs affirment à plusieurs reprises l'excellence de la connaissance, comme la plus haute aspiration dans la vie humaine. Cette dernière question sera traitée dans mon discours, qui aura pour but d'étudier la valeur de la connaissance théorique chez Nietzsche et Colli comme un retour inactuel aux modes de voir, et donc de connaître, le monde des anciens Grecs. Il faut donc étudier comment les Grecs se rapportent au savoir et comprendre le rôle de la connaissance dans la culture grecque, selon les propositions offertes par nos deux penseurs.

RECENSIONI / REVIEWS 287 SMSR 79 (1/2013) Recensioni / Reviews K. Kerényi -A. Brelich, Tra gli asfodeli dell 'Elisio. Carteggio 1935-1959, a cura di Andrea Alessandri, traduzione delle lettere Andrea Nagy, Editori Riuniti University Press, Roma 2011. ISBN 9788864730646. È senz'altro la  ne il momento più intenso del rapporto intellettuale che strinse, nell'arco di vent'anni, Angelo Brelich al suo primo maestro Károly Kerényi. La discussione metodologica girava, nel 1956, per la prima ed ultima volta, tra i due, intorno all'antitesi storicismo/irrazionalismo. I tratti antistoricisti dell'estetismo, la presupposizione dell'esistenza del divino, la teoria degli archetipi, lo psicologismo, il tema del Bevor: Brelich parlava in questi termini di minacce contenute nell'opera di Kerényi, a fronte delle promesse di un nuovo umanesimo, di una creatività laica classi cabile sotto il concetto di "cultura", di un recupero urgente dell'elemento religioso come valore anche per le attività utilitarie nelle sue relazioni economiche, sociali e politiche.

Traducción por Juan Cruz Aponiuk del artículo  “Gastronomia mitologica. Come adoperare in cucina l’animale di un Bestiario”  de Furio Jesi.  La fuente original se encuentra en Materiali mitologici. Mito e antropologia nella cultura mitteleuropea. Torino, Giulio Einaudi editore, 1979.

El modelo «máquina mitológica» es sobre todo la máquina de guerra que conquista mientras destruye, el artilugio que conoce su objetivo aniquilándolo. Tener hambre de mitos: quiere decir prepararse para comer los mitos cuando depongan sus corazas. Puesto que de otro modo son incomestibles. Se trata de pelar los camarones, ya hervidos al fuego del cerco de modo tal que hayan tomado el color rojo que es el objeto verdadero de nuestra hambre. Este color rojo es el color de aquello que está muerto y, al morir, asume el color de aquello que está vivo, maduro, gustosamente comestible. El fin de la ciencia moderna del mito o de la mitología, el fin de los mitólogos modernos, es tener sobre la mesa algo muy apetitoso, que sin dudar se diría vivo, pero que está muerto y que, cuando estaba vivo, no poseía un color así de agradable. El color de la vida no es una prerrogativa muy frecuente de aquello que está vivo. Aquello que está vivo no es con frecuencia demasiado comestible para nosotros, y el color de la vida es a nuestros ojos el color de aquello que comemos con viva satisfacción.

Signed volumes in the library of János Honti

The personal library of János Honti (1910-1945), Hungarian folklorist and folktale researcher, was catalogued in 2015, at the Library and Information Centre of the Hungarian Academy of Sciences. The collection contains about 40 volumes signed by their authors, most of whom were members of the Stemma, the intellectual circle founded by the classical philologist Karl Kerényi. This paper presents the signed copies of the Honti-collection.

Il presente saggio si propone di indagare due componimenti poetici di Yves Bonnefoy, «Veneranda» (1958) e «Beauté et vérité» («Bellezza e verità», 2001) attraverso l’approccio della mitocritica, già proposto dal comparatista Pierre Brunel nei suoi studi sul poeta francese. Entrambe le poesie rielaborano gli aspetti centrali della “quête” di Demetra rivolta alla figlia Kore rapita da Ade, presentata nel mito greco. L’oscuro verso di apertura di «Veneranda» - “quel feu dans le pain rompu” (“che fuoco nel pane spezzato”) – richiama alla memoria il trattamento miracoloso che la dea delle messi riserva al neonato principe Demofoonte nella sezione centrale dell’“Inno omerico a Demetra” (VII-VI sec. a. C.), ossia l’immersione nel fuoco. Secondo Károly Kerényi, Demetra tratta Demofoonte come se fosse il grano, il cui destino è la morte per fuoco affinché possa tramutarsi in pane (il “pain” di Bonnefoy). In «Beauté et vérité» – il cui ipotesto è invero un episodio narrato da Ovidio nei «Fasti» (I sec. d. C.) in cui un giovinetto ride di Demetra – un fanciullo viene sollevato nella “flamme des jeunes blés” (“fiamma delle prime spighe”). Tale scena suggestiva evoca nuovamente il processo iniziatico della cottura del neofita: ma mentre in «Veneranda» questo processo trasformativo ha avuto successo, qui, in «Beauté et vérité», esso fallisce angosciosamente.

The key to all processes of subjectivation and the «folding of the outside» is the body itself. Beyond conscious reflexivity we have come to discover bodily reflexivity. This reflexivity, though, does not remain the reserved and folded zone of the free man but it becomes the object of power and knowledge and the target par excellence of the «government machine». The roots of the plants are severed, the cagastrical element is too strong. Instead of a process of subjectivation a process of dejectivation becomes necessary. We are initiated in the art of phyturgy. Vegetative life becomes royal vegetation. Neophytes of the world, unite!

Resta dizer ainda que as cartas, os poemas, os ensaios, os comentários e os pequenos fragmentos em prosa estão dispostos por relações indeterminadas de vizinhança ao longo da revista. A montagem descontínua aposta que o mínimo do livro -a dobra -é também a possibilidade da surpresa que convida à leitura.

Fra i documenti degni di particolare interesse dell'archivio privato dello storico dell'arte e scrittore tedesco Rolf Schott, oggi custodito nella Biblioteca Augusta di Perugia, vi sono quelli che illuminano la sua singolare relazione con il lologo e storico delle religioni ungherese Károly Kerényi.