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Questa settimana il Financial Times ha pubblicato un articolo di commento sulla situazione italiana, sul suo effettivo rischio di fallimento e sulla possibilità da parte dell’Unione Europea di coprirlo.
Rimando alla lettura dell’articolo per avere un quadro completo dell’immagine che il nostro paese ha sui media internazionali. Mi limito a ricapitolare i punti principali.
1) “Italy is too big to bail“. L’Europa può digerire il Portogallo, forse la Spagna, ma l’Italia no.
2) “Italy has high debts but it also has high private savings“. E’ vero che il debito pubblico italiano è molto grande ma il livello dei risparmi è parimenti alto.
3) “Most Italian debt is still bought domestically“. Gran parte del nostro indebitamento è verso l’interno e quindi, nonostante il livello del debito sia molto alto, l’esposizione verso l’estero è ridotta. Sul punto avevamo già parlato in un precedente articolo.
4) “Italian budget deficit is relatively moderate at just over 4 per cent of GDP“. Anche in tempi di crisi va dato atto che il nostro debito non sia cresciuto tanto.
5) “There is no example in history of a debt the size of Italy’s ever being paid back“: Tuttavia la sua riduzione è un esercizio non particolarmente semplice ed immediato.
6) “Italy has lived with chronic debt for years“. L’Italia è abituata a convivere con un alto debito ma lo ha fatto in passato seguendo una strada – l’inflazione (“inflation is a way of life, like tomato sauce with spaghetti“)- che è incompatibile con la moneta unica.
7) E qui emerge una forte differenza di approccio (“differences of culture and temperament“) che potrebbe minare le fondamenta della casa comune europea, che è l’unica cosa cui ad oggi non possiamo fare meno.
Della reale posizione dell’Italia e delle sue prospettive parleremo a New York il prossimo 5 maggio nell’ambito dell’Italian Innovation Day. In quell’occasione presenteremo il white paper “Why Italy matters to the world” che ho scritto insieme a Richard Vietor (Harvard Business School) e Fernando Napolitano con il supporto del Centro Studi di Banca Intesa Sanpaolo.
Per chi potesse esserci ci vedremo al Metropolitan Club, per chi non ne avesse l’occasione daremo seguito su questo blog.

PS. Grazie a Massimo Cortili per la segnalazione dell’articolo.

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