La società che non viene illuminata dai pensatori, finisce ingannata dai ciarlatani - de Condorcet
25 giugno 2015
24 giugno 2015
Primo giorno di vacanza
La prof di italiano ha riempito di piccoli regali i bambini in partenza, la prof di inglese ha elargito coppe e magliette, la prof di francese si è lasciata scappare una lacrima. Oggi ci siamo svegliati con calma (più o meno: 7:30 al posto delle abituali 6:50... avremmo potuto fare meglio!) e abbiamo fatto una colazione da festa. Tommy ma ha preparato un caffè, Mati si prepara al suo shopping party con le amiche, io aggiorno il blog.
Gli scatoloni possono aspettare...
23 giugno 2015
Una piccola aggiunta
Ieri verso mezzogiorno ho spedito per lettera "suivie" la disdetta del contratto del mio cellulare.
Oggi alle 14:37 il mio operatore telefonico mi ha comunicato via sms la data di cessazione del contratto.
Questo significa due cose, anzi tre:
1) dal primo luglio non avrò più un numero francese
2) le poste francesi funzionano molto bene
3) gli operatori telefonici fanno quello che promettono
Un post di piccole cose - parafrasando Chiara
18 giugno 2015
15 giugno 2015
Democrazia e diritti sociali
Oggi a nessun socialista e a nessun comunista sensato verrebbe in mente di sostenere che i diritti di libertà siano necessariamente strumenti giuridici di privilegio borghese. Anche le masse lavoratrici hanno compreso (...) che la giustizia sociale non è pensabile se non in funzione della libertà individuale: e sono sorti così quei movimenti politici che, invece di accentuare l'antagonismo tra l'idea liberale e l'idea socialista, hanno messo in evidenza che una democrazia vitale può attuarsi soltanto nella misura in cui la giustizia sociale (...) sia concepita come premessa necessaria e come graduale arricchimento della libertà individuale.(...) (E) se vera democrazia può aversi soltanto là dove ogni cittadino sia in grado di esplicar senza ostacoli la sua personalità per poter in questo modo contribuire attivamente alla vita della comunità, non basta assicurargli teoricamente le libertà politiche, ma bisogna metterlo in condizione di potersene praticamente servire. E siccome una assai facile esperienza dimostra che il bisogno economico toglie al povero la possibilità pratica di valersi delle libertà politiche e della proclamata uguaglianza giuridica, ne viene di conseguenza che di vera libertà politica potrà parlarsi solo in un ordinamento in cui essa sia accompagnata per tutti dalla garanzia di quel minimo benessere economico (...) Ogni uomo che non si sottrae alla legge del lavoro deve godere del minimo di risorse necessarie per far vivere, a lui e alla sua famiglia, la vita degna di un uomo.
Articolo pubblicato su "Il ponte", agosto 1945
Tratto da Pietro Calamandrei - Lo stato siamo noi - Instant book Chiarelettere - Milano 2011 (pag 47 - 50)
In estrema sintesi: senza un lavoro dignitoso non esiste libertà e senza libertà non esiste democrazia.
La situazione in Italia non sembra molto migliorata in questi ultimi 70 anni...
13 giugno 2015
Produzione scritta
Una volta si chiamavano temi, ma la sostanza non cambia.
Nel corso di francese, nella classe di mio figlio hanno dovuto descrivere la loro scuola ideale. Lui ha "sognato" una scuola nella quale i bulli vengono sanzionati, le lezioni durano fino all'ultimo giorno (qui le ultime 2 settimane sono di mezza vacanza), in mensa nessuno lascia il tavolo sporco e in cortile i più grandi lasciano in pace i piccoli.
Nella classe di mia figlia invece hanno dovuto commentare la notizia di un preside che ha rimandato a casa una studentessa perché troppo succintamente vestita, ragionando di libertà e regole. Mia figlia ha dato ragione al preside perché, ha sostenuto, la scuola non è una passerella e un abbigliamento adeguato è preferibile.
Leggo nei loro testi il desiderio di un mondo ordinato, nel quale le regole esistono e vengono fatte rispettare.
Come posso spiegare loro che in Italia (e non solo) non va proprio così?
12 giugno 2015
Due settimane
Fra due settimane esatte sarò in auto, sulla via del ritorno.
L'anno scorso non vedevo l'ora di partire, ora non vedo l'ora di tornare.
Non sarà che, semplicemente, mi piacciono i cambiamenti?
11 giugno 2015
10 giugno 2015
Vorrei che leggeste questo
In un ambiente siffatto, in cui il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto i maestri; in cui tutto si mescola e si confonde; in cui chi comanda finge, per comandare sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga, per sfruttarli, tutti i vizi; in cui i rapporti tra gli uni e gli altri sono regolati soltanto dalle reciproche convenienze nelle reciproche tolleranze; in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo delle gambe su chi le ha più corte; in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella molteplicità e moltiplicazione dei favori; in cui tutto è concesso a tutti in modo che tutti ne diventino complici; in un ambiente siffatto, quando raggiunge il culmine dell’anarchia e nessuno è più sicuro di nulla e nessuno è più padrone di qualcosa perché tutti lo sono, anche del suo letto e della sua madia a parità di diritti con lui e i rifiuti si ammonticchiano per le strade perché nessuno può comandare a nessuno di sgombrarli; in un ambiente siffatto, dico, pensi tu che il cittadino accorrerebbe a difendere la libertà, quella libertà, dal pericolo dell’autoritarismo?
Ecco, secondo me, come nascono le dittature. Esse hanno due madri.
Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi.
Allora la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza che della dittatura è pronuba e levatrice.
Così la democrazia muore: per abuso di se stessa.
E prima che nel sangue, nel ridicolo.
09 giugno 2015
Ancora numeri
Con il 22,4% di laureati, l'Italia è il fanalino di coda della UE. Ma è anche il paese nel quale i laureati rispondono nei call center o scaricano cassette di frutta all'ortomercato, come se il numero di laureati fosse sovrabbondante.
Delle due l'una: o i laureati italiani non valgono la carta del diploma o in Italia non esistono lavori per laureati.
08 giugno 2015
Io sono quella col vestito rosso - Il lavoro
Settimana scorsa, facendo lezione alla mia sola e unica allieva di italiano, parlando di lavoro e di prospettive per il prossimo anno, lei mi chiedeva se riprenderò la mia professione di ingegnere. Le ho risposto di no, non tornerò a fare l'ingegnere, cercherò invece di trasformare il passatempo di quest'anno, l'insegnamento dell'italiano agli stranieri, in una professione. Lei mi ha guardata perplessa e ha cominciato a sottolineare come sia davvero strano rinunciare ad una professione tanto prestigiosa (ancora...) come l'ingegneria per insegnare italiano, un'attività davvero più modesta e di minor peso sociale. Parlava davvero così (e pure in italiano!)
Quindi, per concludere, benché io abbia FATTO l'ingegnere, non SONO mai STATA un ingegnere e non è la stessa cosa.
05 giugno 2015
Facciamo i conti - Cosa ce ne facciamo di questa Europa
Leggete questo http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-06-04/pansa-sospetti-coinvolgimento-terroristi-traffico-migranti-143820.shtml?uuid=ABAnHPsD
Dice che ad oggi (1 gennaio - 5 giugno) sono sbarcati in Italia quasi 50.000 profughi (che in due anni fa circa 200.000) e che il piano della UE prevede di distribuirne 25.000 in DUE ANNI. E gli altri 200.000-25.000=175.000 sono "nostri"? Oltre a quelli che già ospitiamo, oltre a quelli che arrivano per altre vie, oltre ai "nostri" veri cioè cittadini italiani in difficoltà?
Tra questi numeri e il plauso della Merkel al lavoro di Renzi... non so cosa faccia più paura!
04 giugno 2015
Murales
A chi appartengono i murales? A chi li dipinge o al proprietario del muro?
Considerando che il risarcimento del danno spetta a chi li dipinge (quando si riesce a prenderli!), mi viene da pensare che anche il godimento di un eventuale vantaggio economico debba appartenere all'artista. E invece pare proprio di no, o per lo meno, non esistendo una legge specifica in materia, non ancora. E così capita che il proprietario di metroquadro di muro posto in una via di Londra stacchi un'opera di tal Banksy e la metta all'asta a Miami: partendo da una base d'asta pari alla folle cifra di 500.000 $ (cinquecentomila dollaroni!!), è stata venduta per una cifra non precisata.
Certo possiamo discutere se sia lecito o meno utilizzare un muro che non appartiene all'artista senza l'autorizzazione del proprietario, ma è innegabile che, a volte, un bel murales vale (molto) più di un muro grigio (o giallo, come insegna il sottopassaggio del mio ufficio, per chi sa di cosa parlo).
Cosa penso io? Prima ditemi cosa ne pensate voi...
01 giugno 2015
Voti
«Il punto è che in Italia, contrariamente alla cultura anglosassone, non è chiaro che cosa è il 10» insiste Mantegazza. «Il dieci è il raggiungimento da parte dello studente dell’obiettivo che io ho fissato nella prova di verifica. Se lo studente risponde bene a tutto, è 10, non 8. Ci vorrebbero corsi di formazione alla valutazione per gli insegnanti».
Lo sa bene anche il direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia Delia Campanelli, regione con le scuole tra le migliori d’Italia secondo l’Invalsi ma che ha poco più di un centinaio di lodi contro le 700 pugliesi e le 400 della Campania. In vista della maturità ha fatto un appello ai professori a non essere troppo severi e a dare anche i dieci: «Dobbiamo arrivare all’uniformità dei voti. Ma intanto agli studenti che meritano il dieci sia dato il dieci in tutte le classi e in tutte le scuole del Paese». Ne sanno qualcosa i ragazzi che vogliono tentare l’ammissione alle università anglosassoni, che non affidano l’ammissione come quelle americane a test esterni ma considerano il curriculum dei ragazzi: «Provate, se ci riuscite - insiste la preside Ugolini -, a spiegare che l’8 per noi è quasi un dieci ad un rettore di una Università inglese».
Sono consapevole che i problemi della scuola sono ben altri, ma per gli studenti, che della scuola fanno parte, la questione "valutazione" è tutt'altro che irrilevante. Soprattutto è importante quando si confrontano i risultati non fra studenti della stessa classe (confronto sterile) ma fra studenti di scuole diverse, cosa che succede ovviamente in fase di ammissione all'università o di assegnazione di borse di studio.