A Ninni
Fidelitati et Constantiae in Adversis
Introduzione
Motivi della ricerca, fonti e breve quadro storico
pag.5
Capitolo primo
La condizione dei vinti nel territorio apuano e
lunigianese
pag.22
1.1 Reati d’opinione
pag.22
1.2 Il pericolo sanfedista e l’attività di spionaggio
pag.34
1.3 Nessun diritto al lavoro per i filoestensi
pag.46
1.4 Arresti sommari e negazione del diritto di voto
pag.50
1.5 Affollamento nelle carceri
pag.57
Capitolo secondo
La resistenza filoestense
pag.59
2.1 Ingiurie contro le Guardie Nazionali
pag.59
2.2 Il movimento di resistenza filoestense
pag.63
2
Capitolo terzo
Volontariato militare ed emigrazione politica dei
filoestensi
pag.73
3.1 Volontariato militare e ricongiungimenti famigliari
pag.79
3.2 I renitenti alla leva emigrano in Corsica
pag.105
3.3 Si riparte
pag.113
Conclusioni
Risorgimento: unificazione nazionale, rivoluzione
passiva o guerra civile?
pag.116
Fonti e Bibliografia
pag.129
3
4
INTRODUZIONE
MOTIVI DELLA RICERCA, FONTI E BREVE QUADRO
STORICO
Ci sono eventi, in tutte le epoche, che la storiografia ufficiale
trascura per lungo tempo perché difficilmente integrabili in una
verità storica data per assodata. Tale atteggiamento si
manifesta con forza ancora maggiore per quegli accadimenti
che possono essere
visti come messa in discussione
dell’esistenza dello Stato o, comunque, ritenuti compromettenti
e dannosi per l’identità nazionale. Studiare anche questi episodi
storici costituisce, però, opera imprescindibile di ricerca e
analisi storica ed anche mezzo di ricostruzione di una memoria
oggettiva che divenga, poi, condivisa.
Nella storiografia italiana l’interesse per la formazione
dell’identità nazionale prende forte impeto dall’affermazione
provocatoria di Renzo De Felice 1 che la sconfitta del fascismo
1
Cfr. Renzo De Felice, Rosso e Nero, Baldini & Castoldi 1996.
5
e la resa agli alleati dell’8 settembre 1943 possono essere
considerati come la morte della nazione. Renzo De Felice,
identificando
il
fascismo
con
la
nazione,
rigetta
deliberatamente la tesi avanzata dai partiti nati dalla Resistenza
di essere i rappresentanti della vera Italia. Ma chi può definire
la vera Italia? La controversia prosegue con la pubblicazione di
Claudio Pavone, Una guerra civile: saggio storico sulla
moralità nella Resistenza 2 ,
che sostiene come la seconda
guerra mondiale diventi in Italia, dopo il 1943, un conflitto tra
italiani: una guerra civile. A partire da questa tematica prende
spunto un dibattito storiografico incentrato sull’identità
nazionale che riconsidera come le rappresentazioni del
Risorgimento abbiano influenzato la formazione di tale
identità. 3
Il rilievo del Risorgimento, sia dal punto di vista politico sia
storiografico, rende questo breve periodo uno dei più contestati
e controversi della storia contemporanea italiana: come i
politici, dal 1861 in poi, si contendono l’eredità risorgimentale,
così gli storici discutono sui fattori fondamentali del
2
Cfr. Claudio Pavone, Una guerra civile : saggio storico sulla moralità
nella Resistenza, Bollati Boringhieri, 1991.
6
cambiamento e della modernizzazione, concetto insito nello
stesso termine risorgimento che, nel suo significato letterale di
resurrezione, trova il suo riferimento in un idealizzato passato
comune paragonato ad un presente mediocre. Il rimpianto per
le glorie risorgimentali, spesso solo immaginate, caratterizza
gran parte del dibattito politico dopo il 1860 e la stessa ricerca
storica si volge conseguentemente ad indagare la presunta
incapacità dell’Italia a risorgere e le peculiarità del suo
percorso storico. Nel tentativo di rivalutare la mitologia
dell’unificazione nazionale, sullo sfondo del collasso dell’Italia
liberale, emergono due versioni in conflitto tra loro: l’una del
filosofo idealista Benedetto Croce (1928) 4 e l’altra, divenuta di
dominio pubblico nel 1949, dell’intellettuale marxista Antonio
Gramsci 5 . Queste due contrapposte interpretazioni storiche 6
condividono la preoccupazione comune di spiegare l’evidente
3
Norma Bouchard, Risorgimento in Modern Italian Culture: Revisiting the
Nineteenth-century Past in History, Narrative and Cinema, Fairleigh
Dickinson Univ Press 2005, pagg.42-43.
4 Cfr. Benedetto Croce, Storia d'Italia dal 1871 al 1915, G. Laterza 1928.
5 Cfr. Antonio Gramsci. Quaderni del carcere, Einaudi 1975.
6 Vedi capitolo delle conclusioni. Risorgimento: unificazione nazionale,
rivoluzione passiva o guerra civile?
7
fallimento dell’Italia liberale nel tener fede alle aspirazioni e
alle aspettative del Risorgimento. 7
Assai interessante è, però, tornare alla problematica della
formazione dell’identità nazionale
sollevata da De Felice,
liberando la ricerca storica dalla mitologia dell’unificazione
nazionale e tentando di arricchire l’attività di ricerca e di
riesame delle diverse storie italiane pre-unitarie. Se così
facendo il Risorgimento potrebbe veder indebolita la sua unità
tematica, ciò sarebbe però più che compensato dalla varietà di
storie che emergono da una rilettura del processo di
unificazione nazionale. 8
Lo scopo di questa ricerca è, pertanto, quello di far luce su un
evento finora poco trattato a livello di storiografia: quello del
fenomeno di opposizione al processo di unificazione nazionale
verificatosi nel territorio rispondente alla attuale provincia di
Massa Carrara. E’ il fenomeno anti-unitario apuano e
lunigianese il centro di questo studio che è composto di una
7
Lucy Riall, Il Risorgimento. Storia e interpretazioni, Donzelli editore
1997, pagg. 35-37.
8
indispensabile analisi delle condizioni sociali che si verificano
con la vittoria sabauda e delle conseguenze che essa determina
per coloro che sostengono il precedente ordine politico. Uno
sguardo particolarmente attento viene posto ad un fenomeno
troppo a lungo trascurato: quello dei volontari apuani e
lunigianesi che emigrano per arruolarsi volontari nelle truppe
estensi.
Sebbene
in
questo
studio
non
vi
sia
alcun
intento
antirisorgimentale, nessuno dimentica infatti che nel giorno 20
novembre 1859 alle ore 14,30 si tiene a Massa una tombola
pubblica con lo scopo di raccogliere offerte per l’acquisto “di
un milione” di fucili per Garibaldi 9 e che parte del popolo
apuano e lunigianese è effettivamente animata da sentimenti
unitari 10 ,
ritengo
tuttavia
importante
8
mostrare,
aldilà
Norma Bouchard, Risorgimento in Modern Italian Culture: Revisiting the
Nineteenth-century Past in History, Narrative and Cinema, Fairleigh
Dickinson Univ Press 2005, pag.47.
9 ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.5.
10 Si tratta del “febbrile agitarsi dei patrioti in tutta Toscana, iscritti o no che
fossero alla Società Nazionale presieduta da Giorgio Pallavicini” e della
“onda di volontari accorrenti là dove sventola la bandiera d’Italia”. Cfr.
Giovanni Cecconi, Il 27 Aprile 1859. Seconda edizione con aggiunta di
notizie finora non divulgate, R. Bemporad & Figlio Librai-Editori 1909,
pagg. 13-14.
9
dell’insurrezione filo-piemontese 11 , che certamente vi sono
rilevanti strati di popolazione che simpatizzano, parteggiano e
decidono di mettere a repentaglio la propria vita in nome della
Casa d’Asburgo-Este e di Sua Altezza Reale Francesco V 12 .
Ciò che diventa rilevante è la ricostruzione del clima di
repressione e persecuzione instaurato,
durante e dopo la
Seconda Guerra di Indipendenza, sul territorio apuano e
lunigianese appena conquistato dalle nuove autorità di Vittorio
11
Era infatti previsto di provocare l’Austria a dichiarare guerra secondo la
certezza del Cavour che, con le diverse difficoltà fatte sorgere, prima o poi
sarebbe stata data la parola al cannone e “in mancanza di pretesti migliori,
Garibaldi, d’accordo con Cavour e La Farina, avrebbe preso il comando di
una banda insurrezionale, che per Massa e Carrara e la Garfagnana avrebbe
dato fuoco alle polveri”. Cfr. Giovanni Cecconi, Il 27 Aprile 1859. Seconda
edizione con aggiunta di notizie finora non divulgate, R. Bemporad &
Figlio Librai-Editori 1909, pag. 49.
12 Francesco V d’Asburgo-Este (Modena 1 giugno 1819 – Vienna 20
novembre 1875) è il figlio maggiore del duca Francesco IV d’Este e della
principessa Maria Beatrice di Savoia. Appartiene alla linea Asburgo-Este
ed è l’ultimo regnante del Ducato di Modena e Reggio. Francesco sposa la
principessa Adelgonda di Baviera il 30 marzo 1842 e con lei ha una figlia,
la principessa Anna Beatrice, che muore all’età di un anno l’8 giugno 1849.
Alla morte del padre, Francesco IV d’Este, il 21 gennaio 1846 Francesco
diviene duca regnante di Modena, con anche i titoli di duca di Reggio e
Mirandola, duca di Massa, principe di Carrara e Lunigiana. Membro della
Casa d’Austria ed insieme sovrano istituzionalmente indipendente di un
piccolo stato nel cuore dell’Italia è animato da un forte spirito sanfedista.
Assertore del fatto che i fermenti unitari che agitano i vari stati italiani si
possano risolvere mediante una loro confederazione capeggiata dall’Austria
è “più odiato dalla storiografia ufficiale che non dai suoi sudditi”. Cfr.
Giuseppe Orlandi (a cura di), Francesco V d’Austria-Este. Memorie di
10
Emanuele II nei confronti di coloro che parteggiano per il
precedente ordine politico e come tale situazione sociale sia
causa di esodi migratori e si leghi al fenomeno dei volontari
nelle truppe estensi e austriache.
Certamente degno di nota è, infatti, il fenomeno dei giovani
volontari massesi, carraresi e lunigianesi che lasciano le proprie
abitazioni e le proprie famiglie per recarsi a combattere nelle
truppe estensi contro coloro che si battono, invece, per
unificare l’Italia. Vi è poi il fenomeno migratorio che non
riguarda soltanto i combattenti ma anche le donne e i bambini,
all’interno dei ricongiungimenti famigliari, gli anziani e gli
uomini che non emigrano come volontari, pur consapevoli
della possibilità di essere chiamati a combattere, ma perché non
si riconoscono nelle nuove autorità sabaude. Il fenomeno
dell’emigrazione politica connessa al processo di unificazione è
assai rilevante nel comprensorio apuo-lunense e si lega anche a
quello degli espatri in Corsica dei renitenti alla leva, che
fuggono da un obbligo ritenuto gravoso e/o da una autorità che
disconoscono.
quanto disposi, vidi e udii dall’11 giugno al 12 luglio 1859, con un saggio
11
Le principali fonti sulle quali poggia la presente ricerca sono
quelle disponibili presso l’Archivio di Stato di Massa ed in
particolare gli atti ed i documenti inerenti la Prefettura e
l’Ispettorato di Pubblica Sicurezza. Queste fonti, redatte dalle
nuove autorità sabaude che operano sul territorio apuo-lunense,
hanno da un lato il difetto di essere redatte dai vincitori, ma
dall’altro il pregio di essere quelle più vicine alla realtà
territoriale che interessa lo studio.
Preziosi risultano in tal senso i rapporti, redatti principalmente
dai Carabinieri Reali, che fanno riferimento ad accadimenti e
persone in modo circostanziato e preciso. Ovviamente in tali
atti
si
assiste
ad
una
sistematica
denigrazione
e
criminalizzazione dei vinti, anch’essa rappresentativa del clima
sociale instaurato, ma ciò che è di rilievo per il presente studio
non è il giudizio politico dei vincitori sui vinti, ma la
ricostruzione del clima sociale e degli eventi che caratterizzano
il processo di unificazione nazionale e la determinazione dei
comportamenti di coloro che a tale processo si oppongono.
La collezione di documenti presenti presso l’archivio di Massa
è di enorme vastità e sebbene si debba far notare che si assiste,
introduttivo di Filippo Valenti, Aedes Muratoriana 1981.
12
talvolta, ad una discontinuità dovuta all’assenza di alcuni atti
andati smarriti, ciò non impedisce di dar stima di rilevanza ai
fenomeni in gioco. E’ opportuno far presente sin da ora come le
fonti d’archivio che mi appresto a prendere in esame
documentino senza ombra di dubbio la rilevanza storica e la
dimensione effettivamente importante di un movimento
popolare filoestense nei territori dell’attuale provincia di Massa
Carrara.
Giova, prima di intraprendere l’analisi e l’esposizione delle
fonti reperite, accennare brevemente alla storia politicoamministrativa dei territori nei quali gli eventi oggetto della
ricerca si verificano. Fine di questa breve ricostruzione
cronologica è quello di comprendere come i territori apuani
siano stati a lungo caratterizzati da una configurazione politicoamministrativa piuttosto autonoma pur essendo coinvolti nei
grandi accadimenti europei.
Il Ducato di Modena e Reggio, che nel periodo di massima
espansione comprende anche il Ducato di Massa e Carrara,
esiste dal lontano 1452 al 1859, con un breve intervallo fra il
1798 ed il 1814 in seguito all’invasione francese di Napoleone
13
Bonaparte (1796). Intervallo che si chiude con la sconfitta di
Napoleone nel 1814 e con la restituzione del ducato, dopo il
congresso di Vienna, alla sovranità di Francesco IV. Il nucleo
originale del Ducato di Massa e Carrara nasce ufficialmente il
22 febbraio 1473 con l'acquisto della Signoria di Carrara
(borghi di Carrara, Moneta e di Avenza) da parte della Signoria
di Massa, ad opera del marchese Giacomo Malaspina 13 che la
ottiene dal conte Antonietto Fregoso di Genova, capostipite
della linea dei Campofregoso di Milano 14 . Il titolo nobiliare dei
Malaspina diviene, quindi, quello di Marchesi di Massa e
Signori di Carrara.
Nell'arco di due generazioni la famiglia Malaspina esaurisce i
discendenti maschi e Ricciarda Malaspina 15 , figlia di Antonio
Alberigo Malaspina e ultima erede diretta del casato, sposa nel
1520 Lorenzo Cybo, membro di un'influente famiglia di
principi genovesi e nipote del papa Innocenzo VIII. Dal
13
Guido Guagnini, I Malaspina: origini, fasti, tramonto di una dinastia, Il
biscione 1973.
14 Emanuele Repetti, Compendio storico di Carrara e Massa, Nella Badia
Fiesolana 1821, pagg.15-16 e 41-42.
15 Cfr. Francesco Musettini, Ricciarda Malaspina e Giulio Cybo: storia di
Massa, con prefazione del canonico dott. Luigi Mussi, Tip. G. Mannucci
1930.
14
matrimonio ha origine la nuova casata dei Cybo-Malaspina16 : il
figlio di Ricciarda e Lorenzo, Alberico I Cybo-Malaspina
(detto anche Alberico III Malaspina), ottiene il governo del
territorio di Massa e Carrara nel 1554. Sotto il suo governo il
territorio è caratterizzato da un fiorente sviluppo, grazie alla
crescita del mercato del marmo molto richiesto dalle corti
rinascimentali dell'epoca, e le città di Massa e Carrara vengono
ingrandite ed adornate di piazze e fontane. Alberico I,
consapevole che il suo territorio è circondato da vicini più
potenti e influenti di lui, decide di sottomettersi al Sacro
Romano Impero di Carlo V (1554). Il 23 ottobre 1568, grazie ai
successi culturali ed economici conseguiti sotto il governo di
Alberico I, la città di Massa ottiene il titolo di Principato e
Carrara
viene
elevata
a
Marchesato
dall'Imperatore
Massimiliano II. Il 5 maggio1664 Massa viene eretta a Ducato
e Carrara a Principato ed i Cybo-Malaspina ottengono così il
titolo di Duchi di Massa e Principi di Carrara. Il 18 aprile 1741
i due territori ricadono nella Casa d’Este per il matrimonio di
Maria Teresa, ultima discendente dei Cybo-Malaspina, con
Ercole Rinaldo, figlio di Francesco III Duca di Modena. Dal
16
Cfr. L. Tettoni e F. Saladini, La famiglia Cibo e Cybo Malaspina, Aedes
muratoriana 1997.
15
matrimonio nasce, il 7 aprile 1750, Maria Beatrice, Duchessa di
Massa e Carrara. 17
Nel 1796 gli Este vengono privati dei loro possedimenti dalle
truppe di invasione di Napoleone Bonaparte che ingloba il
territorio
nella
Repubblica
Cispadana 18 ,
facendolo
poi
confluire nella Repubblica Cisalpina 19 . Durante questo periodo
il territorio conosce una rapida successione di differenti
ordinamenti amministrativi più o meno provvisori e come
ultima modifica amministrativa, nel 1806, l'imperatore francese
assegna il Ducato di Massa e Carrara al Principato di Lucca e
Piombino, governato dalla sorella maggiore Elisa Bonaparte.
Durante la dominazione Napoleonica Maria Beatrice, che
rivendica il governo del Ducato, è costretta a rifugiarsi a
Vienna presso la corte del marito, l'arciduca Ferdinando
d'Asburgo zio dell'Imperatore d'Austria Francesco I.
17 Emanuele Repetti, Compendio storico di Carrara e Massa, Nella Badia
Fiesolana 1821, pagg.19 e 42.
18 Cfr. Odoardo Rombaldi, La Repubblica Cispadana, Aedes Muratoriana
1997.
19 Cfr. Giorgio Boccolari (a cura di), La Repubblica Cisalpina, La nuova
Italia 1969.
16
Con la caduta del regime napoleonico, il Congresso di Vienna
nel 1815 assegna di nuovo a Maria Beatrice tutti i territori che
le erano stati sottratti: il Ducato di Massa, il Principato di
Carrara e i feudi imperiali della Lunigiana. 20 Nel 1829, alla
morte di Maria Beatrice, il Ducato di Massa e Carrara viene
annesso al Ducato di Modena e Reggio, ad opera del figlio
Francesco IV d'Este 21 .
Alla morte di Francesco IV d’Este, il 21 gennaio 1846
Francesco V diviene duca regnante di Modena, con anche i
titoli di duca di Reggio e Mirandola, duca di Massa, principe di
Carrara e Lunigiana. Francesco V, il cui nome di battesimo è
Francesco Ferdinando Geminiano, sale al trono all’età di
ventisei anni. Modenese di nascita, ma di mentalità austriaca,
Francesco ha modi gentili e, a differenza del padre, un carattere
mite: si fa apprezzare per l’onestà e l’amore per la giustizia, per
la semplicità e la sobrietà del suo agire. Bel giovane, di svelta
figura, di bella carnagione, piace molto alle donne, anche se
ama per tutta la vita la moglie Adelgonda, figlia di Luigi I di
Baviera, che ha sposato il 30 marzo del 1842 prima di ereditare
20
Congresso di Vienna, Dalla stamperia Imperiale 1815, pag.34.
Cfr. Luigi Amorth, Modena capitale : storia di Modena e dei suoi duchi
dal 1598 al 1860, Aedes muratoriana 1961.
21
17
il ducato 22 . Il duca vanta una notevole competenza in campo
militare, frutto di specifici studi giovanili compiuti sotto la
guida di Francesco Beckerhin, comandante dell’artiglieria
estense fino al 1848. A ciò Francesco V, nato e cresciuto in
mezzo ai soldati, unisce una profonda conoscenza dei problemi
dell’esercito ducale, che comanda anche in prima persona dal
1843 al 1846, quando è principe ereditario. Anche dopo essere
salito al trono continua a svolgere un ruolo di primissimo piano
nella direzione delle truppe, conservando per tutta la vita uno
spirito militare. La sua azione nei territori di Massa e Carrara si
sviluppa in un potenziamento dell’opera di bonifica e
canalizzazione, già intrapresa dal padre, per la quale la “fertilità
fu raddoppiata […] e prati e campi ubertosi, piantagioni di gelsi
e vigneti lussureggiano al presente ove, ancor pochi anni or
sono, erano incolti pantani e paludi” 23 .
Nel 1859, con la deposizione di Francesco V d'Este, il Ducato
di Modena e Reggio (comprendente anche i territori di Massa e
22
Cfr. L. Borsellini, Francesco IV e Francesco V di Modena, Unione Tip.
Ed. 1861.
23 Difesa del Duca di Modena contro le accuse del signor Gladstone tratta
da documenti officiali ed altre fonti autentiche, preceduta da una
introduzione, e corredata di note ed appendici, dal Marchese di Normanby
18
Carrara) viene definitivamente annesso al Regno di Sardegna,
con la costituzione della provincia di Massa Carrara. Ma molte
persone apuane e lunigianesi mostrano fedeltà alla Casa
d’Asburgo-Este, più che entusiasmo per i Savoia, ed alcuni
sostenitori della causa estense ricordano il detto: “Principini,
palazzi e giardini; Principoni, fortezze e cannoni” 24 . L’ultimo
duca d’Este morirà nel 1875 da esule a Vienna, dove tuttora
riposa nella cripta dei Cappuccini, in attesa che i suoi resti
siano riportati a Modena nella cappella mortuaria estense di
San Vincenzo in cui desiderava essere sepolto.
L’anno 1859 è quello cruciale al quale fa riferimento il presente
studio che estende la sua indagine anche agli anni successivi
nei quali avviene il consolidamento dell’annessione del
territorio apuo-lunense al Regno di Sardegna. Non è questa la
sede per proseguire con ricostruzioni storiche di maggior
dettaglio sull’assegnazione amministrativa del territorio apuano
e lunigianese, ma si tenga conto di questa breve introduzione
Cavaliere della Giarrettiera, Prima versione italiana, Tipografia Emiliana
MDCCCLXII, pag.71.
24 Difesa del Duca di Modena contro le accuse del signor Gladstone tratta
da documenti officiali ed altre fonti autentiche, preceduta da una
introduzione, e corredata di note ed appendici, dal Marchese di Normanby
19
storica per comprendere come le vicende prese in esame
comincino e si riferiscano al periodo storico in cui i territori
sopraccitati vengono inclusi nel Regno d’Italia dopo un lungo
periodo di forte identità amministrativa e politica caratterizzato
dal riconoscimento delle specificità locali.
Il 27 aprile 1859 il granduca Leopoldo II lascia Firenze 25 e ciò
pone l’esercito ed i governanti estensi del territorio apuano in
grandi difficoltà. Essi corrono, infatti, il forte rischio di
rimanere isolati dai restanti territori del Ducato e sono esposti
ai pericoli rappresentati dalla presenza, nella vicina Sarzana,
delle truppe piemontesi e dall’insicura posizione del governo
dei vicini Stati parmensi.
Sin dal 25 aprile, ravvisando la pericolosità della situazione, il
duca Francesco V ordina il ritiro delle truppe ed il loro
concentramento strategico in Fivizzano, che diventa così la
Cavaliere della Giarrettiera, Prima versione italiana, Tipografia Emiliana
MDCCCLXII, pag.73.
25 Il granduca Leopoldo II, filoaustriaco e deciso a non concedere la
Costituzione, abbandona Firenze dove i liberali ed i democratici formano un
governo provvisorio del quale è protagonista Bettino Ricasoli. Cfr. Giulivo
Ricci, Aulla e il suo territorio attraverso i secoli IV-Il Risorgimento, Centro
Aullese di ricerche e di Studi Lunigianesi 1992, pag.110.
20
nuova sede del governo principale 26 . Le truppe estensi,
stabilitesi come ordinato in Fivizzano, tornano poi sui propri
passi e prendono possesso di Fosdinovo ed Aulla. Da questo
momento prende corso la ricostruzione storica che riguarda il
presente studio.
26
Dispaccio telegrafico del ministero dell’Interno al delegato provinciale di
Massa in data 25 aprile 1859: ASMs, Delegazione del ministero
dell’Interno, b.203. Cfr. Giornale storico della R.D. Brigata estense,
Tipografia Emiliana 1866, pagg.36 e ss.
21
CAPITOLO PRIMO
LA CONDIZIONE DEI VINTI NEL TERRITORIO
APUANO E LUNIGIANESE
1.1 Reati d'opinione
Il 28 aprile del 1859, subito dopo la dipartita 27 delle truppe
estensi 28 dalle città di Massa e Carrara 29 , vengono prontamente
27
Il duca ordina la dipartita perché confida che una sua resistenza a
Brescello, dove l’esercito estense si era già asserragliato nel marzo del 1849
mantenendovisi fino alla cessazione delle ostilità fra il Piemonte e l’Austria,
sia possibile e avrebbe dimostrato che, a differenza del granduca di Toscana
e della reggente di Parma, egli aveva fatto tutto il possibile per difendere il
suo buon diritto, cedendo solo a forze preponderanti. Cfr. Giuseppe Orlandi
(a cura di), Francesco V d’Austria-Este. Memorie di quanto disposi, vidi e
udii dall’11 giugno al 12 luglio 1859, con un saggio introduttivo di Filippo
Valenti, Aedes Muratoriana 1981, pag. 37.
28 “Le forze militari dello Stato Estense erano di due sorta: Truppe regolari
e Milizie di Riserva; tutte dipendenti da un Supremo Comando Generale,
residente in Modena. Le Truppe regolari constavano: di un Corpo di
Trabanti, Guardie de’ Reali Palazzi, […] di un Corpo di Dragoni, corpo
scelto, di cui uno Squadrone a cavallo, il rimanente a piedi, questo destinato
al servizio di Gendarmeria dello Stato; di un Corpo del Genio; di un Corpo
d’Artiglieria; di un Corpo di Pionieri; di un Reggimento d’Infanteria di
Linea, con tre battaglioni, ed un quarto battaglione in riserva, che in tempo
di pace non mai aveva neppure i quadri compiuti; finalmente di un Corpo di
Veterani. Le Milizie di Riserva si componevano di tre Reggimenti: il primo
22
affissi alle mura delle città alcuni manifesti a firma dei
Commissari provvisori del nuovo regime, Giusti e Brizzolari.
Uno di questi inneggia al Re Vittorio Emanuele II ed
all'indipendenza d'Italia ed il testo è il seguente 30 :
Cittadini della Provincia di Massa Carrara e Lunigiana.
Liberi questi paesi dal giogo estense, hanno spontaneamente
acclamato il Governo del Re Prode, del Re VITTORIO
EMANUELE.
I sottoscritti assumendo il governo di questa provincia in nome
del RE DITTATORE confidano di trovare in Voi tutti
cooperazione, zelo ed aiuto a mantenere la tranquillità ed il
buon ordine.
VIVA IL RE VITTORIO EMANUELE II.
W L'INDIPENDENZA D'ITALIA
Massa 28 Aprile 1859
nella Provincia di Modena e Frignano, con sei battaglioni; il secondo nella
Provincia di Reggio, pure con sei battaglioni; il terzo dell’Oltre-apennino
con tre battaglioni.” in Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe
estensi dal giugno 1859 al settembre 1863, Tipografia emiliana impr.
MDCCCLXIII, pag.81.
29 “Le truppe che presidiavano Massa e Carrara abbandonarono quelle
località nel pomeriggio del 28, e giunsero in Fivizzano tra le 4 e 5
antimeridiane del 29 aprile”. Cfr. Giornale storico della R.D. Brigata
estense, Tipografia Emiliana 1866, pag.45.
30ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.1
23
I COMMISSARI PROVVISORI
V. GIUSTI - E. BRIZZOLARI
Questa pronta affissione è certamente rappresentativa di come
alla frontiera del Ducato di Modena e Reggio i fedeli del re
Vittorio Emanuele si fossero ben preparati all’invasione ed
all’immediata instaurazione del nuovo ordine politico ed
amministrativo. Più che alla presa di possesso dovuta ad una
sollevazione popolare filounitaria è più facile trovare in ciò
conferma al fatto che si assista alla realizzazione di un progetto
predefinito e ben pianificato. Questa interpretazione, che
ridimensiona il ruolo di una sollevazione popolare filounitaria,
viene riportata anche in una pubblicazione in difesa del Duca di
Modena
nella
quale
si
legge:
“mentre
macchinazioni
piemontesi sbalzavano dal potere a Firenze e Parma i sovrani
legittimi, ed in breve ora andavano miseramente disciolte le
forze militari di quegli Stati, a Modena Francesco V, che senza
spiegare
alcun
rigore
straordinario
avea
continuato
a
mantenervi la più perfetta tranquillità pubblica, senza esservi in
nessun modo costretto dalla sommossa, senza avervi a
reprimere verun tentativo rivoluzionario, abbandonava la sua
capitale solamente dopochè i movimenti dell’esercito franco24
sardo, già penetrato in una parte del Ducato, aveano resa
inevitabile la ritirata dinanzi a forze infinitamente superiori ai
mezzi di resistenza ch’egli poteva contrapporre”. 31
Del resto
risulta che “nella sera del 26 aprile ebbe realmente luogo una
violazione del territorio Estense da parte di 200 uomini dei
corpi franchi del Sardo [che] irruppero a Fossola di Carrara,
ove disarmarono 30 e più militi di riserva”, ritirandosi poi per
evitare la reazione delle truppe estensi che, però, avevano
ricevuto ordine di non impegnarsi in combattimento “se non
nel solo caso di dover proteggere la propria ritirata sopra
Fivizzano” 32 .
Un secondo manifesto, affisso nei luoghi pubblici, annuncia lo
scioglimento della Guardia di Riserva Estense 33 e l'obbligo, per
31
Difesa del Duca di Modena contro le accuse del signor Gladstone tratta
da documenti officiali ed altre fonti autentiche, preceduta da una
introduzione, e corredata di note ed appendici, dal Marchese di Normanby
Cavaliere della Giarrettiera, Prima versione italiana, Tipografia Emiliana
MDCCCLXII, pag.V.
32 Giornale storico della R.D. Brigata estense, Tipografia Emiliana 1866,
pag.44.
33 “Una egualmente rimarchevole testimonianza della stabilità del governo
del Duca, e dell’affezione del suo popolo verso di lui, trovasi nella
organizzazione della Milizia di Riserva […] Questa milizia di campagna, in
numero di 7.500 uomini […] prestava servizio senz’alcuna paga fissa.” in
Difesa del Duca di Modena contro le accuse del signor Gladstone tratta da
documenti officiali ed altre fonti autentiche, preceduta da una introduzione,
25
coloro che ne facevano parte, di depositare il proprio
armamento presso il comando della Guardia Nazionale, entro il
termine di ventiquattro ore 34 .
Il
terzo
manifesto
notifica
alla
popolazione
alcuni
provvedimenti restrittivi che vietano la fondazione di circoli e
partiti e comunica, inoltre, l'istituzione del Consiglio di Guerra
che ha il compito di giudicare e punire in tempi brevi coloro
che osteggiano la causa nazionale. Il testo di questo manifesto è
il seguente:
I COMMISSARI PROVVISORII
PER LA PROVINCIA DI MASSA CARRARA
E LUNIGIANA
NOTIFICANO
e corredata di note ed appendici, dal Marchese di Normanby Cavaliere
della Giarrettiera, Prima versione italiana, Tipografia Emiliana
MDCCCLXII, pag.219. “La loro [Milizie di Riserva] istituzione ebbe
origine da una spontanea offerta della popolazione rurale dopo l’effimero
Governo provvisorio del 1831. Dapprima ristretta a singole località, mano a
mano coll’andare del tempo estesa ed ampliata, ebbe più tardi norme
speciali e generale assestamento. […] aveasi in media, un 7500 uomini,
numero che al caso sarebbe stato ben agevole raddoppiare. […] Si
richiedeva il minor possibile esercizio: per conseguenza non potevano agire
contro truppe regolari, e nondimeno eransi dimostrati sempre del tutto
sufficienti contro briganti e per faccende locali.” in Cinquantadue mesi
d’esilio delle Ducali truppe estensi dal giugno 1859 al settembre 1863,
Tipografia emiliana impr. MDCCCLXIII, pagg.81-82.
26
Che in virtù dei poteri dittatoriali assunti dal Governo del Re
VITTORIO EMANUELE II.
I. E' proibito adunarsi con armi.
II. E' proibita la fondazione dei circoli, e dei giornali politici.
III. E' istituito un Consiglio di Guerra permanente sotto la
Presidenza del Comandante Signor Luigi di MERZLYAK per
giudicare e punire entro 24. ore tutti gli attentati contro la
Causa Nazionale, e contro la vita e le proprietà dei pacifici
Cittadini.
IV. Il Consiglio di Guerra procederà a tenore delle Leggi
militari contro i colpevoli senza distinzione di rango e ceto.
Massa 28 Aprile 1859
V. GIUSTI
E. BRIZZOLARI 35
Da subito, dunque, le nuove autorità negano la libertà di stampa
e di associazione, specie su tematiche di carattere politico. Ciò
mostra
come
esse
siano
preoccupate
della
situazione
dell’ordine pubblico nei territori di Massa, Carrara e Lunigiana
e come, evidentemente, la popolazione non sia così partecipe
34ASMs,
35ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.1
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.1
27
alla presa del potere ed all’instaurazione del nuovo corso
politico, altrimenti non sarebbero necessari provvedimenti così
limitanti le libertà personali e di pensiero. Tale situazione di
scarsa adesione popolare viene citata anche nella Gazzetta di
Verona del 1 ottobre 1859 nella quale si legge una denuncia su
come il nuovo ordine politico “tende a soffocare qualunque
dimostrazione e qualunque movimento cui le disposizioni degli
animi e le vessazioni di un potere intruso vi promuoverebbero
ad ogni istante”. 36
Il clima instaurato dalla nuova classe dirigente diviene, da
subito, quello della ricerca e dell'arresto di coloro che
manifestano simpatie per il precedente ordine politico ed anche
le semplici espressioni verbali vengono punite con la
traduzione in carcere. Nelle città di Massa e Carrara, in base a
quanto emerge dagli atti rinvenuti presso l'Archivio di Stato di
Massa, si instaura un clima di vera e propria "caccia" al
36 Estratto
dalla Gazzetta di Verona del 1 ottobre 1859 n.223 in Difesa del
Duca di Modena contro le accuse del signor Gladstone tratta da documenti
officiali ed altre fonti autentiche, preceduta da una introduzione, e
corredata di note ed appendici, dal Marchese di Normanby Cavaliere della
Giarrettiera, Prima versione italiana, Tipografia Emiliana MDCCCLXII,
pag.217.
28
"legittimista" 37 ed è sufficiente la testimonianza di una persona,
che asserisce di aver udito un soggetto proferire frasi contrarie
all'unità d'Italia ed in favore del precedente stato di cose,
perché venga arrestato ed incarcerato. Gli arresti sono numerosi
e sommari, tanto che il regio delegato di Pubblica Sicurezza di
Massa, "osservandosi che molti arresti vanno praticandosi da
questa Guardia Nazionale" e ritenendo che ciò "può rendersi
nocivo al mantenimento dell'ordine pubblico", scrive al
comandante della Guardia Nazionale "perchè in avvenire niun
cittadino sia più arrestato senza precisi ordini o concerti" del
suo ufficio 38 . Questa del regio delegato di P.S. sembra, però,
soltanto una affermazione di competenza; visto che anche il
suo ufficio non manca di far incarcerare numerose persone, in
base a delazioni ed indizi sommari, per reati d'opinione.
37
Il termine legittimismo, che richiama quello di legittimo dal significato
generico di ciò che è conforme alla legge, storicamente si riferisce al
principio di legittimità, concezione politica affermata nel Congresso di
Vienna (1814-1816) dal rappresentante della monarchia francese Talleyrand
(1754–1838) il quale teorizzava un ritorno all'assolutismo e, riaffermando
che il potere dinastico è assegnato "per grazia di Dio", pretendeva la
restaurazione sui loro "legittimi" troni dei sovrani arbitrariamente
detronizzati dagli atti illegittimi di Napoleone. Cfr. Congresso di Vienna,
Dalla stamperia Imperiale 1815. Cattolicesimo e Legittimismo: note di un
giovane cattolico, Milano, Tip. Artigianelli 1889. Aldo Albònico, La
mobilitazione legittimista contro il Regno d’Italia: La Spagna e il
brigantaggio meridionale postunitario, A. Giuffrè 1979.
29
Non è possibile riportare qui di seguito tutte le storie
documentate presso l'Archivio di Stato di Massa riguardo ai
reati d'opinione, ma giova comunque farlo per alcune, in modo
da rendere più comprensibile il clima di vera e propria
persecuzione
instaurato
dalle
nuove
autorità
contro
i
simpatizzanti del precedente ordine di cose.
L'11 maggio viene arrestata a Montignoso, in base alla
testimonianza di una concittadina, Caterina Paolini accusata di
"aver sparlato della Guardia Nazionale" e di aver affermato
"che a giorni verrà Casoni 39 che darà le paghe a tutti questi
briganti" 40 . Altro arrestato, in data 12 maggio, è Domenico
Tognoni, detto Caldan, del Colle di Massa che viene accusato
"di essersi fatto lecito di pronunziare proposizioni avverse
all'attuale governo". Egli è così descritto nel rapportino redatto
al momento dell’arresto: "Tognoni Domenico fu Francesco,
38
Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atto n.12 del 2 maggio
1859: ASMs Ispettorato di Pubblica Sicurezza, Atti 1859, b.1.
39 Casoni Cav. Giuseppe, Tenente-Colennello del Reggimento di Linea
delle Reali Truppe Estensi, poi ammesso nell’I.R. Armata austriaca col
grado di Colonnello. Cfr. Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe
estensi dal giugno 1859 al settembre 1863, Tipografia emiliana impr.
MDCCCLXIII, pag.85.
30
d'anni 37, di Massa, Neg.te di grano. Arrivato stamane da
Fivizzano, spia di Casoni carcerato per aver sparso notizie
allarmanti" 41 . Negli stessi giorni viene incarcerato, tra gli altri,
Francesco Balloni del Forno perché, secondo le accuse del
milite della Guardia Nazionale Giuseppe Balloni, "sparge per il
Paese che sarebbe bene che venissero dieci mila Tedeschi" 42 . Il
20 luglio si verifica l’arresto di Pietro Baldoni, nativo di
Resceto e domiciliato a Montignoso, accusato di aver gridato,
mentre transitava nello stradone della Madonna del Monte,
"Viva Francesco Quinto, a momenti verrà con 80.000
tedeschi" 43 .
Caso esemplare del livello di severità col quale vengono puniti
i reati d'opinione è quello di Giò Tartarini del Cinquale: egli
viene incarcerato perché qualcuno lo ha udito rimproverare il
40
Rapporto Mattinale n.67 dei Carabinieri Reali indirizzato al Regio
Commissario Straordinario in Massa l'11 maggio 1859: ASMs, Ispettorato
di Pubblica Sicurezza, Atti 1859, b.1.
41 ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.1.
42 Lettera di Giuseppe Balloni al Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in
Massa: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza, Atti 1859, b.1.
43 Presidente del Municipio di Montignoso, Atto n.30 del 19 luglio 1859
indirizzato al Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in Massa: ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza, Atti 1859, b.3.
31
figlio che gridava "viva l'Italia" e incitarlo a gridare "abbasso
l'Italia" 44 .
La persecuzione dei reati d’opinione si protrae nel tempo ed il
31 ottobre la Guardia Nazionale arresta Francesco Amedei di
Colonnata, domiciliato al Mirteto, con l’accusa di aver gridato
“Viva
Francesco
V,
l’Imperatore” 45 .
Viva
Nel
1860
l’esternazione di opinioni favorevoli alla casa d’Asburgo-Este
ed al suo duca Francesco V continua ad essere punita col
carcere ed il 16 aprile viene arrestato, tra gli altri, Domenico
Marianni detto Manni, sessantatreenne di Volpigliano (Massa),
che le Guardie Nazionali accusano d’essere un “seminatore di
zizzania
contro
il
nostro
governo”
e
persona
che
“notturnamente frequenta case di codini” 46 .
44
Trasmissione copia di Verbale d'arresto dai Carabinieri Reali-Stazione di
Massa al Sig. Sovrintendente della Provincia, Massa 18 luglio 1859: ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza, Atti 1859, b.3.
45 Luogotenente della IV Compagnia della Guardia Nazionale di Mirteto,
Ortola 31 ottobre 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza, Atti 1859,
b.4.
46 Guardia Nazionale delle Ville, Rapporto n.1 al Regio Delegato
provinciale di Pubblica Sicurezza, Altagnana 16 aprile 1860: ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza, Atti 1860, b.6.
32
Le nuove autorità cercano di impedire la diffusione di idee antiitaliane perseguendo con l’arresto coloro che se ne fanno
portatori e nel giugno del 1860 viene imposta una stretta forma
di controllo anche sulle pubblicazioni. Il 9 giugno l’intendente
generale scrive al delegato di Pubblica Sicurezza in Massa per
comunicargli che ritiene opportuno “che i venditori ambulanti
per ottenere il permesso di comercio di libri ed opuscoli
dovranno presentare a codesto Uffizio di S. P. la nota dei libri
che espongono in vendita”, nota che dovrà poi essergli
comunicata 47 .
Si può evincere, dai documenti d’archivio citati, come parte
della popolazione apuana e lunigianese confidi ancora nel
ripristino del precedente ordine politico-amministrativo e speri,
esternandolo pubblicamente, nel ritorno del duca Francesco V e
delle sue truppe.
47
Intendenza Generale della Provincia di Massa e Carrara, Prot. Gen.le
N.3260 Sez.VI Tit.3, Oggetto: Permessi per vendita di libri ai venditori
ambulanti, indirizzata in data 9 giugno 1860 al Sig. Delegato di Pubblica
Sicurezza in Massa: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza, Atti 1860,
b.7.
33
1.2 Il pericolo sanfedista e l’attività di spionaggio
Il 6 maggio del 1859 il regio delegato di P.S. di Massa indirizza
ai regi commissari l'atto n.27, col quale richiede un fondo di
cassa per sostenere spese segrete. Nel testo si legge:
"all'oggetto di sostenere spese segrete indispensabili nelle
presenti circostanze è di urgente necessità che quest'uffizio sia
provveduto di una sufficiente somma [...] per un buono ed
esatto servizio" 48 .
Le spese segrete a cui fa riferimento l'atto sono quelle destinate
all'attività di spionaggio che risulta molto intensa a partire dal
giorno stesso della ritirata delle truppe estensi. I metodi di
questa attività spionistica sono incentrati sulla sorveglianza ed
il pedinamento, sugli interrogatori di persone che possono
essere a conoscenza di fatti riguardanti i sospettati, sul
sequestro della corrispondenza e sulle delazioni.
Il regio delegato di Pubblica Sicurezza in Massa convoca a sé
numerosi negozianti per chiedere loro informazioni sui discorsi
48
Regio Delegato di Pubblica Sicurezza di Massa, Atto n.27 del 6 maggio
1859 in dirizzato ai Commissari Straordinari, Oggetto: si chiede un fondo di
cassa per sostenere le spese segrete, ASMs, Ispettorato di Pubblica
Sicurezza, Atti 1859, b.1.
34
pronunziati all'interno delle loro attività da personaggi
sospettati d'essere spie estensi o di simpatizzare per il passato
ordine politico. L'11 maggio viene convocato Carlo Padroni, di
Borgo del Ponte, al quale vengono richieste informazioni su
certo Francesco Ceccarelli di Canevara che si reca spesso nella
sua bottega. Il Padroni, in proposito, riferisce ciò: "egli in mia
presenza nulla ha mai detto di contrario all'attuale ordine di
cose ed alle presenti istituzioni" 49 . In questo caso il sospettato
dovrebbe essere scampato al carcere, ma molti altri finiscono
nelle regie prigioni in base a ciò che viene riferito alle autorità
dai bottegai convocati per essere interrogati.
Alcuni cittadini si rivolgono alle autorità, spontaneamente od in
virtù di compensi ricevuti,
per riferire di comportamenti
ritenuti antiunitari. Il 21 maggio il regio delegato di Pubblica
Sicurezza di Massa scrive al commissario straordinario: "Ill.mo
Signore, mi pregio di significare alla S.V. Ill.ma essermi stata
riferita da persona di mia confidenza quanto appreso. Che il più
fido espresso e spia che serve alle mire e corrispondenze del
Casoni è certo Manfredi Michele della Villa della Rocca. Mi
viene dalla stessa persona pure riferito che certo Andrea
49
Regia Delegazione di Pubblica Sicurezza in Massa, Atto n.147 dell'11
maggio 1859, Oggetto: interrogatorio a Carlo Padroni di Borgo del Ponte,
35
Baldini della Villa del Mirteto si è di qui esentato per recarsi a
Fivizzano, incaricato di corrispondenze. La medesima persona
mi riferisce ancora che certi Domenico Battistini e Domenico
Lazzini di Rocchetta, entrambi della Villa del Mirteto, sono
essi pure incaricati delle corrispondenze per Fivizzano, e non
tosto arrivano in quel paese che si dirigono agli alloggi del
Colonnello Casoni, del Maggiore Messori 50 e del Cap.no
Ballero 51 , mi viene pure fatta avere che questi tali possino
essere rientrati in Massa ed ho già dati ordini affinchè rinvenuti
ne sia eseguito l'immediato arresto" 52 .
La corrispondenza tra la zona litoranea e Fivizzano, dove si
trovano le truppe estensi nei giorni successivi alla dipartita da
Massa e Carrara, è soggetta ad una attenta sorveglianza e ad
una attività spionistica molto intensa. Nella prima metà di
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza, Atti 1859, b.1.
50 Maggiore Nicolò Messori, risulta tra gli Ufficiali pensionati nello Stato
nominativo degli Ufficiali appartenenti alle Reali Truppe Estensi nel 24
Settembre 1863 in Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe estensi
dal giugno 1859 al settembre 1863, Tipografia emiliana impr.
MDCCCLXIII, pag.87.
51 Capitano Pietro Ballero, Ufficiale dei Reggimenti di Milizia in
disponibilità. Cfr. Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe estensi
dal giugno 1859 al settembre 1863, Tipografia emiliana impr.
MDCCCLXIII, pag.88.
52 Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atto n.121 del 21
maggio 1859 inviato al Commissario Straordinario: ASMs, Ispettorato di
Pubblica Sicurezza, Atti 1859, b.1.
36
maggio viene sequestrata la corrispondenza in possesso di
Giovanni Nardini e di Francesco Manfredi della Rocca. Le
lettere che i due giovani stanno portando a Fivizzano vengono
aperte ed una di esse risulta firmata da un certo Rocco. Perciò il
13 maggio il delegato di P.S. in Massa convoca il sacerdote
Rocco Ballero, ex cappellano militare estense nato e dimorante
a Massa, per accertare se sia stato lui a scrivere la lettera,
contenente notizie ritenute dannose per la causa italiana,
indirizzata al fratello Pietro dimorante a Fivizzano. Tre giorni
dopo il sacerdote viene arrestato, tradotto in carcere e messo a
disposizione del Consiglio Permanente di Guerra. Il 4 giugno
pervengono al presidente del municipio di Massa cinque
manifesti, da affiggere in città, che rendono pubblica la
sentenza emanata dal Consiglio di Guerra "in odio di Don
Rocco Ballero" 53 .
Altro caso è quello che si verifica il 24 maggio allorché
Francesco Biscardi, milite della Guardia Nazionale, informa il
regio delegato di P.S. in Massa che tale Angela Gazzoli ha
inviato il proprio figlio a Fivizzano affinché consegnasse agli
estensi una lettera in cui viene descritta la condotta di alcune
53
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.1.
37
Guardie Nazionali 54 . Gli arresti per corrispondenza col nemico
si moltiplicano e diversi cittadini finiscono in carcere con
l'accusa di essere spie estensi.
L'attività spionistica, effettuata anche con la collaborazione di
delatori, è molto intensa e, sempre nel maggio del 1859, la
regia delegazione di P.S. in Sarzana informa quella di Massa
dell'avvenuto arresto di Pietro Pagani, sessantenne di
Fosdinovo, che viene messo a disposizione dei regi commissari
"trattandosi di persona che viene segnalata da persone degne di
fede come un agente segreto della Polizia Estense" 55 . Il 30
maggio la luogotenenza dei Carabinieri Reali di La Spezia
informa il regio commissario straordinario di Massa dell'arresto
dei fratelli Durante Don Agostino e Tommaso "siccome
inquisiti di reato politico cioè avversi al nostro Governo" 56 .
Questo arresto avrà ulteriori ripercussioni dopo la metà di
giugno; il 19 di quel mese, infatti, i Carabinieri Reali
informano il commissario straordinario di Massa che, nel
comune di Aulla, l'arciprete don Giuseppe Durante, invitato a
54
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.1.
Regia Delegazione di Pubblica Sicurezza in Sarzana, Atto n.735 dell'11
maggio 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859,
b.1.
55
38
celebrare la vittoria contro gli Austriaci nella battaglia di
Magenta 57 , oppone un rifiuto. I carabinieri ipotizzano che tale
rifiuto sia imputabile all'arresto del di lui nipote, Don Agostino
Durante.
La paura per la presenza di spie estensi e per il possibile
verificarsi di adunate di rivoltosi induce l’autorità a predisporre
un'intensa opera di sorveglianza che sfocia in numerose
perquisizioni che avvengono soprattutto ai danni di ex militi
della Riserva Estense. Le perquisizioni avvengono spesso col
favore delle tenebre, come quella effettuata a Montignoso nella
notte tra il 21 ed il 22 maggio ai danni di Luigi Spinetti, Angelo
Conielli (?), Luigi Vietti, Luigi Vietina e Giuseppe Vietina,
nella quale operano congiuntamente Carabinieri Reali e
Guardie Nazionali 58 . Perquisizioni e misure di sorveglianza
sono all'ordine del giorno e dagli atti rinvenuti risultano alcuni
mandati di vigilanza nella zona del Colle di Massa dove sono
attivi i "sospetti spie ed agenti del Governo Estense": Tommaso
56ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.1.
La Battaglia di Magenta, 4 giugno 1859, è un evento chiave della
Seconda guerra di indipendenza e vede la vittoria franco-sabauda.
58 Rapporto dei Carabinieri Reali, Massa 21 maggio 1859, ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.1.
57
39
Bellati, Palma Ranieri, Domenico Tognoni, Francesco Vignali
e Giuseppe Rezzani 59 .
Il 6 giugno 1859 il regio delegato di Pubblica Sicurezza in
Massa richiede al suo corrispettivo di Pietrasanta di essere
informato se "a Seravezza possa esistere o sia di già scoperta
una Società di Sanfedisti", nel dubbio che essa si sia diramata
anche a Massa 60 . Il delegato di Pubblica Sicurezza di
Pietrasanta risponde che non gli risulta alcuna presenza
Sanfedista, ma è certa quella di alcuni giovani che nella
frazione di Ripa simpatizzano per il precedente ordine di
cose 61 . Ciò che desta sospetti è il fatto che alcuni cittadini
apuani, sospettati di simpatizzare per gli Estensi, si rechino
spesso verso Pietrasanta ed il 25 agosto il Regio Delegato di
Pubblica Sicurezza di Massa informa quello di Pietrasanta che
alcuni cittadini massesi, che hanno il loro convegno in casa
Marchi, sembrano avere "corrispondenza reazionaria" a
Pietrasanta 62 . Il timore della diffusione di un movimento
59
Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atto n.156 del 6 giugno
1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.1.
60 Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atto n.269 del 5 giugno
1859:ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.2.
61 Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in Pietrasanta, 6 giugno 1859:
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.2.
62 Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atto n.765 del 25 agosto
1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.3.
40
Sanfedista è sufficiente a rinforzare ulteriormente le operazioni
di sorveglianza e perquisizione con un inasprimento del clima
di repressione e controllo instaurato sia nel comprensorio
apuano sia in quello lunigianese. La paura di una presenza
Sanfedista si protrae nel tempo ed in un rapporto delle Guardie
di Pubblica Sicurezza di Massa, del 18 maggio 1860, si legge:
“le sottoscritte Guardie di S. P. Cuturi Luigi, Strenta Roberto,
perlustrando la città di Massa, in loco detto al Barile,
s’incontrarono nell’individuo, a sospetto, Alberti Bartolomeo
fu Jacopo del Forno di Massa, a sospetto ruolativi S. Fedisti, ed
intimatili, andare con loro, volendo condurre all’Uffizio di P.S.
onde perquisirlo, Esso rispose audacemente, non volere
obbedire e così le guardie l’intimarono l’arresto e lo eseguirono
alle 12 meridiane” 63 .
Il 22 dicembre 1859 dall’ufficio del commissario straordinario
ed intendente della Provincia di Massa Carrara e Lunigiana
viene inviata al regio delegato di Pubblica Sicurezza in Massa
una nota riservata che, poiché “non pochi emissarii di partiti
ostili al Governo stretti da un patto comune e cospiranti allo
stesso fine percorrono attualmente le Provincie dell’Italia
63
Guardie di Pubblica Sicurezza in Massa, Rapporto n.28 al Delegato di
Pubblica Sicurezza, Massa 18 maggio 1860: ASMs, Ispettorato di Pubblica
41
Centrale, intesi a provocare disordini e turbolenze, per
indebolire la fiducia che le popolazioni ripongono nelle
Autorità”, lo invita a “prendere tutte le opportune disposizioni
per sorvegliare indefessamente cotali macchinatori di queste
mene, e quando il di lui zelo e premura potesse sortire l’effetto
di arrestarne taluno, vorrà farlo tradurre immediatamente sotto
sicura scorta alle carceri” 64 . In ottobre il delegato provinciale
di Pubblica Sicurezza aveva intanto provveduto a far affiggere
manifesti nei quali veniva annunciato che “gli Albergatori
dovranno tenere un Registro, in cui descriveranno giornalmente
ogni qualunque persona che alloggiano, ed ogni sera alle ore
10. dovranno portare un estratto di detto Registro alla stazione
dei R.R. Carabinieri” 65 .
Il 16 febbraio 1860 il regio delegato di Pubblica Sicurezza in
Massa trasmette all’intendente generale una nota di “spese
segrete”, che servono evidentemente a remunerare gli autori
Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.7.
64 Ufficio del Commissario Straordinario ed Intendente della Provincia di
Massa Carrara e Lunigiana, Nota riservata n.231 alla Delegazione di
Pubblica Sicurezza in Massa, Massa 22 dicembre 1859: ASMs, Ispettorato
di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.5.
65 Delegato Provinciale di Pubblica Sicurezza, 22 ottobre 1859: ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.4.
42
dell’attività spionistica che risulta sempre più intensa 66 ; una
ulteriore richiesta viene avanzata anche in data 7 novembre
dello stesso anno 67 in un crescendo di spese destinate al
controllo e alla repressione dei sentimenti filoestensi.
Il clima di sospetto perdura e l’8 novembre 1860 il regio
delegato di P.S. di Aulla si rivolge all’intendente generale della
provincia di Massa per segnalargli la presenza, a Bibola, di un
“consesso austro-Ducale” 68 . Nel febbraio 1860 il Ministero
dell’Interno, del resto, aveva comunicato all’intendente
generale di Massa Carrara che “quanto più l’annessione di
queste Provincie al Regno Sardo si fa certa, e si approssima” 69
è bene che “sia eccitato lo zelo degl’Impiegati e Funzionari
tutti di Pubblica Sicurezza, affinché esercitino la maggiore
possibile sorveglianza” e vengano “rigorosamente sorvegliate
66
Cfr. Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in Massa, Nota del 16
febbraio 1860, e Intendenza Generale della Provincia di Massa e Carrara,
Oggetto Sorveglianza sugli autori di false notizie e voci allarmanti, Massa
26 aprile 1860 Prot. Gen.le n,2196 sez.VI Tit.1°: ASMs, Ispettorato di
Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.6.
67 Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in Massa, ASMs, Ispettorato di
Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.9.
68 Regio Delegato di Pubblica Sicurezza di Aulla, Aulla 8 novembre 1860,
All’Ill.mo Sig. Intendente Generale della provincia di Massa, ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.9.
69
Vedi capitolo 1.4 Arresti sommari e negazione del diritto di voto.
43
tutte le mosse delle persone sospette e riconosciute avverse
all’attuale ordine di cose” 70 .
Gli eventi presi in esame ci mostrano come da un lato vi siano
strati della popolazione che non solo simpatizzano per la casa
d’Asburgo-Este ma collaborano e restano in collegamento con
le truppe estensi e come dall’altro le nuove autorità pongano da
subito in atto intense campagne di controllo e repressione
basate sulla delazione e la negazione delle libertà di
espressione, riunione, corrispondenza e pensiero. Il pericolo
che allarma le nuove autorità è quello di un movimento
sanfedista che saldi le masse popolari fedeli a Francesco V al
clero, col pericolo di una rivolta di popolo in difesa del passato
ordine politico e dei valori tradizionali della santa fede. Giova,
infatti, ricordare che i sanfedisti sono i componenti di un
movimento che, nel 1799, coinvolge le masse contadine
organizzandole, attorno alla figura del cardinale Fabrizio
Dionigi Ruffo, nell’Esercito della Santa Fede in Nostro
Signore Gesù Cristo. In molte regioni, e soprattutto in Calabria,
il movimento sanfedista è protagonista di rivolte antifrancesi e
70
Ministero dell’Interno, Prot. N.70 R.to, Oggetto: Circolare Sorveglianza
Politica, 11 febbraio 1860, ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa,
Atti 1860, b.14.
44
la sua azione determina la fine della Repubblica Napoletana e il
ritorno dei Borbone. Il Sanfedismo si inserisce a pieno titolo
nei movimenti europei controrivoluzionari della fine del XVIII
secolo che, guidati dal popolo, difendono i valori tradizionali
contro le idee rivoluzionarie, ma non esaurisce la sua spinta in
quel periodo e ancora nella prima metà del XIX secolo
troviamo attive formazioni sanfediste come quella di Virginio
Alpi che opera nel territorio tra Forlì e Faenza 71 .
Il diffondersi, dunque, di voci che segnalano la presenza di
focolai sanfedisti tra Seravezza e Massa e il verificarsi di eventi
come quello di don Giuseppe Durante, che rifiuta di celebrare
la vittoria contro gli austriaci a Magenta, o come quello di don
Riccardo Ballero, che intrattiene corrispondenza con il fratello
nel presidio estense di Fivizzano, porta ad un inasprimento
delle misure repressive adottate dai regi delegati di Pubblica
Sicurezza e ad una negazione delle libertà personali e di
pensiero sempre più ferrea.
71
Cfr. Riccardo Bacchelli, Il mulino del Po, A. Mondadori 1997.
45
1.3 Nessun diritto al lavoro per i filoestensi
Il clima di controllo instaurato dalle autorità di Vittorio
Emanuele II riguarda tutti gli aspetti della vita civile ed anche il
rilascio dei permessi di esercizio per una bottega e/o un'attività
ambulante è assoggettato ad una "buona condotta morale e
politica" del richiedente e dell’intero nucleo famigliare. Sono
molti i documenti nei quali emerge come ai richiedenti di un
permesso per una bottega (di caffè, di alimentari o liquoreria) o
anche per l’esercizio di un mestiere girovago, ad esempio il
ginestraio, esso sia rilasciato soltanto previo accurato
accertamento sulla condotta politica.
Dopo la ritirata delle truppe estensi comincia, inoltre, una vera
e propria inquisizione sul comportamento dei dipendenti
pubblici che porta alla destituzione di diversi di essi 72 . E'
questo il caso, per fare un esempio, di Giuseppe Albertini,
vicedirettore dell'Azienda Tabacchi di Massa. Il delegato di
Pubblica Sicurezza della città afferma, in una nota, che
l'Albertini non è stato "sfrattato dai regi Stati" ma "soltanto fu
46
consigliato onde risparmiare a sé ed alla sua famiglia dispiaceri
che con la sua condotta si volle procacciare". Nella nota si
legge, inoltre, come Giuseppe Albertini abbia fatto richiesta di
trasferirsi a Sarzana, ma il Delegato di P.S. afferma che "si
credé per senso d'immeritevole umanità, impedirglielo essendo
colà pure conosciuto" per la "fanatica devozione" agli
Estensi 73 . In questo caso si assiste al tentativo di salvare le
forme di una destituzione avvenuta certamente per motivi
politici. In genere, però, l'essere considerato "devoto al cessato
Governo" è motivo più che sufficiente per essere destituito
dall'incarico pubblico ricoperto precedentemente e per essere,
spesso, arrestato come spia.
Anche alcuni di coloro che esercitano la professione legale
vengono interdetti e sono ripristinati soltanto se, in seguito,
dimostrano fedeltà al novo ordine istituzionale 74 . Queste
situazioni di discriminazione in ambito lavorativo giungono a
conoscenza di Francesco V che, nel marzo del 1860, cita queste
persone a lui fedeli adoperando queste parole: “ […] il molto
72 Giulivo Ricci, Aulla e il suo territorio attraverso i secoli. IV Il
Risorgimento, Centro Aullese di ricerche e di Studi Lunigianesi 1992, pagg.
110-118.
73 Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in Massa, Nota del 15 maggio
1859 e Atto n.538 dell'11 luglio 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica
Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.3.
47
maggior numero che sofferse prigionia, vessazioni d’ogni
specie,
dimissioni
da
impieghi,
o
che
si
ritirarono
spontaneamente da cariche, affrontando in parte anche le
privazioni, anziché rinnegare i loro principj e mancare ai loro
doveri di fedeli sudditi” 75 .
Con queste operazioni, che mirano a rendere impossibile la
vita, con la negazione di un lavoro, a coloro che sono sospettati
di simpatie filoestensi, ci troviamo di fronte ad una politica
persecutoria dell’individuo e del nucleo famigliare. Alcune
delle frasi riportate negli atti che portano alla negazione di un
permesso di esercizio o alla destituzione di incarichi
precedentemente ricoperti rappresentano, come nel caso di
Giuseppe Albertini, delle vere e proprie minacce di incolumità
non solo per la persona ma per la famiglia. Leggendo frasi
presenti in atti pubblici come quella che giova riportare ancora
in parentesi (“soltanto fu consigliato onde risparmiare a sé ed
alla sua famiglia dispiaceri…”) non si può non affermare che i
74
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.4.
Difesa del Duca di Modena contro le accuse del signor Gladstone tratta
da documenti officiali ed altre fonti autentiche, preceduta da una
introduzione, e corredata di note ed appendici, dal Marchese di Normanby
Cavaliere della Giarrettiera, Prima versione italiana, Tipografia Emiliana
MDCCCLXII, pag.50.
75
48
provvedimenti posti in atto dalle nuove autorità contro coloro
che sono accusati di simpatie per la casa d’Asburgo-Este siano
integralmente
discriminatori,
antiliberali
e
antilibertari,
prevaricatori e contrari ad ogni rispetto della persona.
49
1.4 Arresti sommari e negazione del diritto di voto
Gli arresti di persone accusate, a torto o ragione, di essere spie
ed agenti degli Estensi o di aver commesso reati di opinione e
di espressione di ostilità al nuovo ordine politico non sempre
avvengono ad opera delle forze dell'ordine e si verificano
alcuni casi di vera e propria caccia all'uomo che vede cittadini
qualsiasi entrare in casa d'altri con la forza per malmenare
persone ritenute sospette e consegnarle, poi, alle autorità.
Talvolta queste violenze si verificano ad opera di gruppi di
esagitati e di militi della Guardia Nazionale che insieme si
scagliano contro cittadini da sempre noti per le proprie simpatie
per la casa d’Asburgo-Este.
Nella relazione giornaliera dei Carabinieri Reali del 19 giugno
1859 si legge che "verso le ore 11 di notte del 13 andante nella
Borgata di Mirteto /Massa/ venne arrestato da alcuni villici e
Guardie Nazionali e quindi tradotto nelle Carceri di Carrara
alla disposizione del Sig. Maggiore della Guardia Nazionale,
certo Fabbricotti Pellegrino da Torano /Carrara/ il quale da
quanto si vocifera, nel tempo del cessato Governo Estense pare
50
sia sempre stato Dilatore di quel Governo ed abbia fatto molto
male a molti della Popolazione Carrarese" 76 .
Il 28 giugno, il giorno prima dell’ascesa di un pallone
aerostatico, quattrocento persone, tra le quali diverse Guardie
Nazionali, si radunano nella piazza di Fivizzano davanti al
palazzo di Carlo Cojari ed inveiscono contro di lui accusandolo
di essere stato e di essere ancora una spia estense. Alcuni di
questi individui riescono a penetrare nel palazzo e a catturare il
Cojani, che, dopo essere stato malmenato, viene portato in
prigione 77 . Nello stesso giorno, sempre a Fivizzano, si verifica
anche l’arresto sommario del Dott. Bertoletti 78 .
Anche a Misegilia, frazione di Carrara, come risulta dai
documenti d'archivio, avviene uno di questi arresti sommari.
Alcuni individui del paese inseguono, percuotono ed arrestano
Carlo Bettini e riguardo a quest'ultimo, in data 21 luglio, il
regio delegato di Pubblica Sicurezza di Carrara scrive a quello
di Massa che "è cosa prudenziale ritenerlo sempre in carcere in
76
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.2.
Relazione Giornaliera dei Carabinieri Reali della Luogotenenza di Massa
inviata, in data 28 giugno 1859, al Sig. Commissario Straordinario: ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.2.
77
51
questi tempi della votazione, perché ridonandolo a libertà,
certamente finirebbe ai nemici del nostro sovrano" 79 . Tale atto,
redatto dal Regio Delegato di Pubblica Sicurezza di Carrara, e
quindi proveniente dall’autorità dei vincitori, dimostra come
vengano effettuate incarcerazioni o vengano prolungati gli
arresti di persone già incarcerate col fine di negare loro il
diritto di voto e pilotare, così, il risultato delle elezioni dei
parlamenti provinciali e dei plebisciti del marzo 1860 che
dovranno sancire l’annessione dell’Emilia e della Toscana al
Regno di Sardegna. Il fatto che tale strategia sia chiaramente
provata, da quanto palesato in un atti pubblici delle autorità
piemontesi, consente di rileggere con maggior attenzione e
credito le rivelazioni che fonti filoestensi attribuiscono al
Curletti, direttore delle votazioni.
“Nell’Italia centrale si lavorava pelle elezioni dei parlamenti
provinciali, quando giunse a Torino la Nota del gabinetto
francese, che intimava il richiamo dei commissarj piemontesi
prima del voto. Il Piemonte non poteva esimersi a tale pretesa,
78
Relazione Giornaliera dei Carabinieri Reali della Luogotenenza di Massa
del 29 giugno 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti
1859, b.4.
52
e vi si sottomise, comunque a malincuore, nelle Romagne, la
Toscana, ed il Ducato di Parma, ove il terreno sembrava
abbastanza preparato per non temere sul risultato delle elezioni.
Ma non era così a Modena, ove, specialmente nelle campagne,
temevasi di non riuscire. I partigiani della dinastia decaduta
erano molti ed influenti, ed il gabinetto piemontese temeva,
abbandonando quella provincia a sé stessa, di vedersela
scappare con una controrivoluzione. Bisognava che Farini
rimanesse trovando un pretesto 80 […] Le elezioni che ebbero
luogo alcuni giorni dopo […] vennero consegnati al governo i
registri delle parrocchie per formare le liste degli elettori dei
parlamenti locali, come più tardi per il voto dell’annessione, un
piccolo numero di elettori si presentò per prendervi parte, ma al
momento del chiudersi delle urne, vi abbiamo gettato i
bollettini, in senso piemontese, per coloro che si erano astenuti;
non tutti per altro e ne abbiamo lasciato a parte alcune migliaia
a norma del numero dei collegi […]. Prima di dar principio alla
votazione, alcuni carabinieri e molti agenti di polizia, tutti
travestiti, ingombravano le sale e gli approcci allo scrutinio, ed
79 Regio Delegato di Pubblica Sicurezza di Carrara, 21 luglio 1859: ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.3.
80 Pretesto che sarà trovato con la sua nomina a “cittadino di Modena e
dittatore”.
53
era sempre fra questa gente che sceglievasi il presidente
dell’ufficio e gli scrutatori, onde non avevamo giammai nessun
dubbio di riuscita. In alcuni collegi l’introduzione in massa
nell’urna dei bollettini degli assenti, che noi chiamavamo
compire il voto, si fece con tale trascuratezza, con tale
disattenzione, che lo spoglio dello scrutinio diede maggiori
numero di voti, che non era quello degli elettori iscritti; alla
qualcosa si rimediava con una rettifica nel processo verbale.
Per i bollettini negativi, od ostili al Piemonte, necessarj a dare
alla votazione l’aria di sincerità, noi ci riportavamo agli elettori
stessi. Rispetto a quanto concerne Modena, posso parlare con
assoluta cognizione di causa, dappoichè ogni cosa fu fatta sotto
ai miei occhi e sotto la mia direzione.” 81
E’ facile comprendere che queste votazioni sono per i
filoestensi “quelle bugiarde votazioni predisposte all’unico
scopo di proclamare la decadenza di sovrani, dei quali pochi
giorni prima si avea pattuita la restaurazione, e di conseguire
l’artificiosa annessione al Piemonte di Stati, ne’ quali lo stesso
81
Difesa del Duca di Modena contro le accuse del signor Gladstone tratta
da documenti officiali ed altre fonti autentiche, preceduta da una
introduzione, e corredata di note ed appendici, dal Marchese di Normanby
54
Imperatore de’ Francesi aveva già stipulato [negli accordi di
Villafranca e nel Trattato di Zurigo 82 ] dovesse avvenire il
ritorno de’ loro legittimi principi.” 83
La modalità di effettuare i ricorrenti arresti, messi in atto sia
per condizionare le votazioni sia per attuazione di pratiche
discriminatorie, che avvengono spesso a notte inoltrata per
mano di persone che non avrebbero alcuna qualifica per farlo,
ma che sono spalleggiate dalle Guardie Nazionali, contribuisce
a creare un clima di estremo pericolo per l’incolumità di coloro
che parteggiano o hanno fortemente parteggiato per il passato
Governo. Per costoro anche la casa, in un clima di violenze
sommarie, diventa un luogo insicuro. Questi arresti, eseguiti
con modalità violente, diventano inoltre, in alcuni casi, il
Cavaliere della Giarrettiera, Prima versione italiana, Tipografia Emiliana
MDCCCLXII, pagg.43-45.
82 “L’articolo 19 del Trattato tra l’Austria e la Francia, segnato a Zurigo nel
10 Novembre 1859, confermava e sanzionava la stipulazione di Villafranca:
«Le circoscrizioni territoriali degli Stati indipendenti d’Italia, che non
parteciparono all’ultima guerra, non potendo essere cambiate se non col
consenso delle Potenze, che hanno preseduto alla loro formazione e
riconosciuto la loro esistenza, restano espressamente riservati tra le altre
Parti contraenti i diritti del Granduca di Toscana, del Duca di Modena e del
Duca di Parma» in Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe estensi
dal giugno 1859 al settembre 1863, Tipografia emiliana impr.
MDCCCLXIII, pag.18.
55
pretesto per risolvere vecchie questioni e per perpetrare
vendette legate a fatti personali. Il 21 giugno 1859, come risulta
dalla relazione giornaliera dei Carabinieri Reali, vengono
rinvenuti affissi per le strade di Pontremoli alcuni libelli in odio
a "spie e Duchisti" che riportano questo elenco di persone:
"Prefetto,
Gobbi,
Pontremoli),
Boliri,
Mazzetti,
Valeri
Cimati,
Mazzocchi
Ralli,
Bocelli,
(fuori
da
Barbieri
Leopoldo, Venturini Pietro, Parasacchi Padre e figlio,
Moscatelli Filippo, Betti Segretario". Dopo l'elenco vi è una
minaccia ed un invito a lasciare Pontremoli: "Guai ai Segnati!!
Fate fagotto e Marsc...al di la della Cisa" 84 .
83
Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe estensi dal giugno 1859
al settembre 1863, Tipografia emiliana impr. MDCCCLXIII, pag.17.
84 Relazione Giornaliera dei Carabinieri Reali inviata al Commissario
Straordinario, Massa 21 giugno 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica
Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.3.
56
1.5 Affollamento nelle carceri
Il 27 maggio 1859 il regio delegato di Pubblica Sicurezza di
Massa predispone un’indagine sulle carceri del castello e sul
personale che in esse lavora, dato che “negli ultimi anni il
Comando Militare Estense aveva avvocato a sé la presidenza e
la sorveglianza delle carceri, disponendo a suo talento” 85 .
Il clima instaurato dalle nuove autorità porta all’effettuazione
di un numero tale di incarcerazioni 86 che il regio delegato di
Pubblica Sicurezza di Massa, in data 23 luglio, scrive al
commissario straordinario della città affinché si provveda ad
aumentare il personale dei secondini per evitare la fuga dei
detenuti in base al rapporto n.99 del custode del castello 87 .
85
Regia Delegazione di Pubblica Sicurezza in Massa, Atto n.177 del 27
maggio 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859,
b.1.
86 Si farà riferimento più avanti ad una lettera con la quale Franco Spediacci
di Bigliolo espone le proprie lamentele per i pochi arresti di simpatizzanti
per la causa estense effettuati nel suo paese rispetto ai numerosi di Massa.
87 Regio Delegato di Pubblica Sicurezza di Massa, Atto n.598 del 23 luglio
1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.3.
57
Il 17 novembre il delegato di Pubblica Sicurezza in Massa
formula un’ulteriore richiesta d’aumento dei secondini da
destinare alle carceri del castello cittadino 88 .
Questo è certamente un indice ulteriore del grande numero di
arresti per motivi politici effettuati dalle nuove autorità.
Sono questi ultimi eventi documentati che confermano
ulteriormente, senza ombra di dubbio, come il nuovo corso
politico istituzionale nasca sotto il segno della discriminazione,
della negazione dei diritti della persona e della minaccia per
l’incolumità e la vita stessa di coloro che non se ne sentono
parte. Alla base dei numerosi arresti vi è, inoltre, anche una
strategia mirante alla privazione del diritto di voto, attraverso la
reclusione, di coloro che non gradiscono le nuove istituzioni
per garantire, così, un consenso sicuro per la votazione prevista
che deve segnare la definitiva annessione al regno di Vittorio
Emanuele II.
88
Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atto n.1268 del 17
novembre 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti
1859, b.5.
58
CAPITOLO SECONDO
LA RESISTENZA FILOESTENSE
2.1 Ingiurie contro le Guardie Nazionali
Se da un lato si assiste ad un incremento delle spese per lo
spionaggio ai danni dei filoestensi, dall’altro i regi delegati di
Pubblica Sicurezza, nelle loro relazioni, tendono, con tono
altamente enfatico, a presentare le persone arrestate o destituite
dal loro incarico pubblico per ragioni politiche come invise alla
maggioranza della popolazione. Ma dai documenti d’archivio
rinvenuti emerge un numero eccessivo di arresti per pensare
che sia soltanto una minima parte a simpatizzare per il vecchio
ordine di cose. Inoltre, in una relazione del 28 giugno 1859 che,
purtroppo, non ha né intestazione né firma, si legge: “quando le
truppe estensi comandate da Casoni occuparono le frazioni di
Fosdinovo e Fivizzano, la Guardia Nazionale ed i Carabinieri
Reali sotto la direzione dello scrivente erano incaricati
d’invigilare per reprimere il movimento reazionario che non
59
pochi massesi cercavano tentare” 89 . Vi è dunque la conferma di
come i filoestensi non siano una minima parte della
popolazione e di come parte di essi sia pronta a saldarsi in un
movimento organizzato di opposizione al nuovo ordine.
Numerosi sono, infatti, i casi di insulti denunciati dalle Guardie
Nazionali che portano all’arresto immediato di numerose
persone e giova alla ricostruzione storica riportarne alcuni qui
di seguito.
Il 4 maggio 1859 viene effettuata a Montignoso una
perquisizione in casa di Bertagni Giuseppe, segretario del
comune sotto gli Estensi, e del figlio Giuseppe, ex tenente della
Riserva Estense. Nel rapporto redatto, Giuseppe Frugoni
riporta che le donne della famiglia Bertagnini gli avrebbero
detto: “I Monti stan fermi, e le persone girano = che mi ricordi
di essere stato il primo a portare a Montignoso la Bandiera
Tricolore. che farei meglio attendere alla moglie, chè stare a
capo della Guardia Nazionale” 90 . Nella zona montana di
Massa, soprattutto nei paesi di Canevara e Forno, si verificano
numerosi casi di ingiurie contro le Guardie Nazionali ed in
89
90
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.2.
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.1.
60
particolare contro la guardia Luigi Fazj. Il 30 giugno, ad
esempio, Andrea Padroni depone, alla delegazione di Pubblica
Sicurezza in Massa, contro Pietro Sermattei, contadino
ventiquattrenne di Turano, che vedendogli il berretto da
Guardia Nazionale sul capo gli avrebbe detto: “presto Casoni te
lo verrà a levare”. Lo stesso giorno il Sermattei viene arrestato
e tradotto in carcere per essere a disposizione della
Delegazione Politica ed il regio delegato di Pubblica Sicurezza
di Massa, Cristiani, “invocato il disposto dal v.27 del
regolamento di polizia condanna Pietro di Silvestro Sermattei
all’afflittiva di giorni dieci di carcere” 91 .
Dopo un primo momento in cui le ingiurie contro le Guardie
Nazionali sono assai frequenti, tale atteggiamento, che porta
all’immediata incarcerazione ed alla continua sorveglianza
dopo il rilascio, risulta in calo una volta che sono trascorsi i
primi mesi dall’instaurazione del nuovo corso politico. Tra
coloro che parteggiano per la Casa d’Asburgo-Este prende,
infatti, il sopravvento una nuova strategia, che comporta
l’organizzazione di manifestazioni di gruppo e di vere e proprie
azioni contro l’unità nazionale, pur restando comunque presenti
casi di insulti rivolti dai singoli alle nuove forze dell’ordine. Il
91
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.2.
61
19 dicembre 1859 viene arrestato, per questo motivo, Giuseppe
Belatti di Massa che, tradotto in carcere, si rivolge alle guardie
dicendo: “mi contento di starci finché non venga Francesco
V” 92 .
92
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.5.
62
2.2 Il movimento di resistenza filoestense
Se, come visto nel paragrafo precedente, le ingiurie alle nuove
autorità si verificano frequentemente come manifestazioni di
auspicio al ritorno del duca Francesco V, vi sono anche atti più
eclatanti che i sostenitori della Casa d’Asburgo-Este mettono in
atto, come manifestazioni pubbliche e veri e propri sabotaggi.
Il 19 maggio 1859, poiché “un libello in odio all’Ill.ma Sig.a
Comm°. Straord. affiggevasi questa mane in alcuni punti di
questa città”, il regio delegato di Pubblica Sicurezza invita il
comandante dei Carabinieri Reali a disporre un’attenta
vigilanza 93 . Evidentemente alcuni simpatizzanti per il passato
ordine di cose tentano di rispondere, con lo stesso mezzo, ai
molti manifesti fatti affiggere dai vincitori sin dal giorno
seguente la ritirata estense.
Nell’atto n.265 del 5 giugno, il regio delegato di Pubblica
Sicurezza di Massa dispone che si avvertano i Carabinieri
perché al Colle si verificano spesso “grida sediziose contro
l’attuale governo”. In diverse località di Massa, ed in specie nei
63
paesi dell’area agricola 94 e montana, oltre che a Turano e al
Colle, vengono segnalati gruppi di affezionati al cessato
governo estense che gode di molte simpatie anche nell’alta
classe ed in una parte del clero 95 . Si può affermare, pertanto,
che vi sia la presenza di un sodalizio di simpatizzanti per la
casa d’Asburgo-Este che non è caratterizzato da una sola classe
sociale, ma che vede unirsi e collaborare contadini, classi alte e
clero.
Il presidente del municipio di Albiano in una nota inviata al
regio delegato di Pubblica Sicurezza in Massa scrive che alcuni
testimoni riferiscono di aver visto, in data 29 giugno davanti al
93
Regio Delegato di Pubblica Sicurezza di Massa, Atto n.114 del 19
maggio 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859,
b.1.
94 “Gli Ufficiali ed i soldati Estensi conoscono per prova l’attaccamento e la
devozione che la generalità dei loro concittadini nutre costantemente verso
l’augusto legittimo sovrano, e sanno quale sdegno mal represso, e quali
lagnanze le presenti calamità suscitino per ogni dove, e principalmente nelle
campagne del Ducato” in Estratto della Gazzetta di Verona del 1 ottobre
1859 num.223 in Difesa del Duca di Modena contro le accuse del signor
Gladstone tratta da documenti officiali ed altre fonti autentiche, preceduta
da una introduzione, e corredata di note ed appendici, dal Marchese di
Normanby Cavaliere della Giarrettiera, Prima versione italiana, Tipografia
Emiliana MDCCCLXII, pag.217.
95 Regio Delegato di Pubblica Sicurezza di Massa, Atto n.122 del 21
maggio 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859,
b.1.
64
muro del Castiglione Rossetti, i fratelli Antonio e Francesco
Peroni, Domenico Sciarpa, Antonio Bellini e Ridolfo Nojici (?)
“che portavano del verde sul cappello o beretta, e sul petto (…)
segnale o colore della bandiera tedesca”. Alcuni dei testimoni
aggiungono anche di aver “inteso che avevano cantato degli
inni del Casoni e della sua truppa” 96 . Quello di mostrare stoffe
e medaglie che ricordino il passato governo è un atto che può
essere rinvenuto molte volte nei documenti d’archivio, come
nel caso di Battista Festoni, al quale viene sequestrato, in
località Cinquale, uno stemma in ferro rappresentante l’Arma
del cessato governo 97 . Alcuni di coloro che hanno combattuto
nelle armate Estensi o che hanno fatto parte della riserva
estense fanno uso delle medaglie di guerra conferite loro dal
Duca di Modena e per questo vengono denunciati ai tribunali
ordinari e spesso tradotti in carcere 98 .
96
Presidente del Municipio di Albiano, Provincia di Lunigiana, Atto n.39,
Albiano 10 luglio 1859, Oggetto: Esami sul conto di individui che avversi
all’attuale governo cercano di turbare l’ordine pubblico. ASMs, Ispettorato
di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.3.
97 Presidente del Municipio di Montignoso, Nota del 20 giugno 1859 al
Regio Delegato di Pubblica Sicurezza di Massa: ASMs, Ispettorato di
Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.2.
98 Circolare del Ministero dell’Interno Div.1 Sez.1 N.8516, Oggetto:
militari estensi, ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza, Atti 1863, b. 39.
65
Talvolta, però, le manifestazioni filoestensi non si limitano
all’esposizione di vessilli o colori inneggianti al passato ordine
di cose, ma si traducono in vere e proprie azioni.
Atti eclatanti di tale opposizione al nuovo ordine politico
avvengono a Carrara ed a Massa nei primi giorni di Maggio del
1859. Nel tratto di strada fra il ponte di Codena e la Madonna
del Grottone, a Carrara, vengono più volte danneggiati i fili del
telegrafo e la notte dell’undici vengono predisposte imboscate
“per impedire altre rotture al filo telegrafico e per cogliere in
flagranti i delinquenti” 99 . Altre imboscate sono organizzate fra
la Madonna del Grottone ed il Mirteto, dove si verificano altri
danneggiamenti al filo telegrafico. Dai documenti finora
rinvenuti presso l’Archivio di Stato di Massa non si può
evincere quanti arresti siano stati effettuati in relazione a tali
imboscate, l’unica cosa certa è che, in data 25 maggio, la
commissione militare d’inchiesta ordina il rilascio, per
mancanza di prove, di Giuseppe Tosi che era stato accusato dei
danneggiamenti alle linee telegrafiche 100 .
99
Cfr. Regio Delegato di Pubblica Sicurezza di Carrara, Lettera al Regio
Delegato di Pubblica Sicurezza di Massa, e Regio Delegato di Pubblica
Sicurezza di Massa, Atto n.68: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in
Massa, Atti 1859, b.1.
100 ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.2.
66
Il 20 luglio 1859 Franco Spediacci di Bigliolo scrive al
Presidente ed al Vice Presidente del municipio di Aulla che
“domenica scorsa dopo la Messa Parrocchiale si radunarono nel
piazzale della Chiesa tutti i codini e le spie di Bigliolo,
cominciarono a gridare che vogliono a basso la bandiera, e
farla a pezzi, e che vogliono far a pezzi ancora quelli che
l’hanno messa, e chi l’ha fatta mettere, ed alla testa di questi
assassini vi era Angelo Fabbri e Filippo Spediacci”. Lo
scrivente si lamenta anche perché “a Massa di quelli che
gridavano o parlavano in favore del Duca ne hanno carcerati da
90 101 e più mentre a Bigliolo non si sente che parlare del Duca
ed insultare gli italiani” 102 .
Nello stesso periodo a Massa avvengono alcune manifestazioni
di simpatizzanti per il precedente governo, che dopo la
conclusione degli accordi di pace tra l’imperatore di Francia e
quello d’Austria confidano nel ritorno del Duca di Modena 103 ,
101
Anche questa informazione conferma l’elevato numero di arresti di
sostenitori della casa d’Asburgo-Este nel territorio apuano.
102 Lettera da Bigliolo del 20 luglio 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica
Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.3.
103 “L’11 luglio 1859 i due Imperatori Francesco Giuseppe e Napoleone III,
convenivano in Villafranca per fissare di comune accordo le basi
preliminari di pace […] l’Imperatore de’ Francesi, che in quella conferenza
teneva in mano la penna, e registrava mano a mano i punti su cui erano
convenuti, scrisse senza esitazione: «Il Granduca di Toscana ed il Duca di
67
ed i Carabinieri Reali nella loro relazione giornaliera del 21
luglio segnalano l’avvenuto “arresto di retrogradi che già
s’arbitrano a far dimostrazioni favorevoli a Francesco V” 104 . Si
tratta delle speranze che nascono nei filoestensi in seguito
all’armistizio di Villafranca nel quale, cessate le ostilità fra
Austria e Francia, vengono fissati i preliminari di pace, elevati
poi a stipulazione solenne mediante il Trattato di Zurigo, che
prevedono il ristabilimento, mai rispettato ed attuato dai
piemontesi 105 che si comportano “in opposizione alla lettera ed
Modena rientrano ne’ loro Stati, accordando una amnistia generale»” in
Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe estensi dal giugno 1859 al
settembre 1863, Tipografia emiliana impr. MDCCCLXIII, pagg.11-13.
104 Carabinieri Reali della Luogotenenza di Massa, Relazione giornaliera
n.285 D.3 del 21 luglio 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in
Massa, Atti 1859, b.4.
105 Secondo i filoestensi si tratta di un vero e proprio inganno come emerge
dal Dispaccio di Lord John Russel a sir James Hudson del 31 agosto 1860
nel quale si legge che “il Re di Sardegna era libero di non accettare i
Preliminari di Villafranca ed il Trattato di Zurigo; ma avendo egli rinunciato
alla continuazione della guerra, ed impegnata la sua regale parola di vivere
in pace ed amistà coll’Austria, non era più libero di prosciogliersi da
quest’obbligo e di procedere ad un inatteso attacco contro un principe suo
vicino” in Difesa del Duca di Modena contro le accuse del signor
Gladstone tratta da documenti officiali ed altre fonti autentiche, preceduta
da una introduzione, e corredata di note ed appendici, dal Marchese di
Normanby Cavaliere della Giarrettiera, Prima versione italiana, Tipografia
Emiliana MDCCCLXII, pag-7.
68
allo spirito dei patti” 106 , della sovranità della Casa d’AsburgoEste 107 .
A fine luglio un manipolo di ribelli filoestensi si reca sui monti
che segnano il confine tra le città di Massa e Carrara ed issa la
bandiera dell’ex Duca di Modena Francesco V. Il primo di
agosto i Carabinieri Reali, che hanno identificato alcuni
componenti del gruppo, composto da diverse persone di
Canevara, effettuano l’arresto di Gio Gemignani di Carrara 108 .
Quello di issare bandiere proprie del passato governo è un atto
che si ripete anche il 4 ottobre, quando alcune Guardie
Nazionali del Mirteto “scorsero nel Monte detto la Penna del
106
Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe estensi dal giugno 1859
al settembre 1863, Tipografia emiliana impr. MDCCCLXIII, pag.14.
107 Il Duca Francesco V, il 22 marzo 1860, si esprime sugli accordi di
Villafranca e sul successivo Trattato di Zurigo nel seguente modo: “e sì nei
primi, che nel secondo il ristabilimento della Nostra Sovranità fu
apertamente ed incontrovertibilmente convenuto. […] Il recente decreto
d’annessione, che si vuol far comparire come la conseguenza di un supposto
suffragio universale che comprende l’Emilia intera e quindi anche il Nostro
Stato, compie la serie degli atti ingiusti e illegali, per mezzo dei quali siamo
stati spogliati della Sovranità ereditata dai Nostri Maggiori che la
esercitarono per molti secoli.” in Difesa del Duca di Modena contro le
accuse del signor Gladstone tratta da documenti officiali ed altre fonti
autentiche, preceduta da una introduzione, e corredata di note ed
appendici, dal Marchese di Normanby Cavaliere della Giarrettiera, Prima
versione italiana, Tipografia Emiliana MDCCCLXII, pag.49.
108 Carabinieri Reali della Luogotenenza di Massa, R.360 D.3°, Oggetto:
Arresto di certo Gemignani Gio di Carrara; ASMs, Ispettorato di Pubblica
Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.4.
69
Lazzoni una bandiera bianco-celeste” ed un manifesto recante
questa frase: “Il presente vesillo / Guai a chi lo tocha / 40
abastonati o Morti / Viva a Francesco quinto / e sempre viva e
tutta la sua famiglia” 109 .
Il 16 agosto avviene una “dimostrazione reazionaria” in
Montedivalli ed il 25 dello stesso mese il delegato di Pubblica
Sicurezza di Massa dispone che “quattro fra gl’individui che
presero parte a detta dimostrazione, da scegliersi dalla predetta
giunta [trattasi della giunta di Aulla, alla quale si rivolge] fra i
più compromessi, siano puniti in via correzionale con quattro
giorni di carcere” 110 . E’ chiaro che tale provvedimento ha un
fine intimidatorio e mira a porre un freno alle “continue grida e
manifestazioni reazionarie”. Manifestazioni che sul finire di
settembre si verificano anche nel paese di Giucano ed inducono
il Podestà di Fosdinovo a scrivere al regio delegato di Pubblica
Sicurezza in Massa per esporgli che sarebbe necessario
prendere qualche provvedimento utile ad impedire le
dimostrazioni
che “giornalmente hanno luogo” col grido:
109
Rapporto del luogotenente della IV Compagnia della Guardia Nazionale
di Mirteto, 4 ottobre 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in
Massa, Atti 1859, b.4.
110 Delegato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atto n.761 del 25 agosto
1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.4.
70
“Viva Casoni / Il suo governo / La civica all’inferno / Viva
l’Imperatore” 111 .
Disordini assai rilevanti avvengono ad Antona la sera del 3
ottobre, quando cinquanta persone, facenti parte di una società
segreta avversa al nuovo governo, armate di fucili, pistole,
coltelli, pennati e bastoni, inneggiano ripetutamente a
Francesco V. La maggior parte dei manifestanti viene arrestata
ed uno di questi, Domenico Antognoli, viene fermato a
Castelnuovo Garfagnana dove si può ipotizzare che si trovi nel
tentativo di allontanarsi da Massa per poi raggiungere i territori
del Veneto, cosa che potrebbero aver tentato di fare anche altri
quattro manifestanti, che in data 18 ottobre risultano
latitanti 112 . E’ ovvio che tali azioni portino all’arresto ed
all’incarcerazione di coloro che le pongono in essere, anche
perché, come scritto in precedenza, sono sufficienti i semplici
reati d’opinione per essere tradotti in carcere.
111
Podestà di Fosdinovo, Nota del 28 settembre 1859 al Delegato di
Pubblica Sicurezza in Massa: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in
Massa, Atti 1859, b.4.
112 Carabinieri Reali della Luogotenenza di Massa, n.798 Div.3, Massa 18
ottobre 1859: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859,
b.4.
71
Come si evince dagli eventi documentati, nel territorio apuolunense le manifestazioni in supporto di Francesco V non
consistono solo in azioni individuali ma anche in veri e propri
sabotaggi alle linee telegrafiche ed in manifestazioni di gruppo
che possono essere ricondotte a quello che, a tutti gli effetti, è
un movimento di vera e propria resistenza. Si può asserire che
ci troviamo davanti non alla semplice esternazione di simpatie
filoestensi ma di un vero e proprio movimento resistenziale in
nome del duca Francesco V.
72
CAPITOLO TERZO
VOLONTARIATO
MILITARE
ED
EMIGRAZIONE
POLITICA DEI FILOESTENSI
Le guerre comportano da sempre, durante il loro svolgimento
ed al termine delle operazioni militari, cambi di sovranità su
alcuni territori. Lo spostamento del fronte di guerra e gli
accordi di pace, che segnano la fine od una tregua del conflitto,
si accompagnano solitamente a cambiamenti politici per la
popolazione che vive sui territori contesi ed interessati dagli
scontri.
Vi sono cittadini che, rappresentando uno strato più o meno
vasto della popolazione, non accettano questi cambiamenti e
preferiscono emigrare piuttosto che assoggettarsi ad una
autorità che non riconoscono e che spesso li perseguita come
dissidenti politici. Ciò avviene anche nel territorio rispondente
alla provincia di Massa Carrara durante e dopo gli eventi bellici
che portano all’annessione di fatto di questi territori al Regno
di Sardegna. Questo fenomeno viene descritto nelle prime
73
pagine del trattato in difesa del Duca di Modena dove, a
proposito della decisione di Francesco V di lasciare il Ducato,
si legge: “se ne partiva a tutto agio, in capo alle fedeli sue
truppe […] seguito da eletto stuolo di migranti e da gran
numero di famiglie d’ogni condizione, cui, quantunque
amarissimo, meno amaro riusciva pigliare la via del volontario
esiglio che non sottostare a un governo usurpatore, lungi dal
principe benamato.” 113 La stessa pubblicazione riporta le
parole del Duca di Modena che, riguardo al fenomeno
dell’emigrazione di interi nuclei famigliari, si esprime in questo
modo: “se il mio governo fosse stato così arbitrario […] no so
perché tante famiglie emigrassero con me; perché in tutto
questo tempo nessuna rimpatriasse, quantunque molte per tal
cagione soffrano nei loro materiali interessi”. 114
Sarebbe assai sbrigativo procedere, in base ai documenti
rinvenuti presso l’Archivio di Stato di Massa, ad una
113 Difesa
del Duca di Modena contro le accuse del signor Gladstone tratta
da documenti officiali ed altre fonti autentiche, preceduta da una
introduzione, e corredata di note ed appendici, dal Marchese di Normanby
Cavaliere della Giarrettiera, Prima versione italiana, Tipografia Emiliana
MDCCCLXII, pag.VI.
114 Difesa del Duca di Modena contro le accuse del signor Gladstone tratta
da documenti officiali ed altre fonti autentiche, preceduta da una
introduzione, e corredata di note ed appendici, dal Marchese di Normanby
Cavaliere della Giarrettiera, Prima versione italiana, Tipografia Emiliana
MDCCCLXII, pag.25.
74
descrizione esclusivamente cronologica degli esodi che ancora
oggi possono essere documentati, ma scopo di questo studio è
quello di cogliere le motivazioni che spingono molti cittadini
apuani e lunigianesi verso l’emigrazione politica e come queste
si leghino alla scelta dei luoghi in cui emigrare. La
classificazione della popolazione emigrante in base alle
motivazioni di partenza non è però mai semplice, perché
nell’animo di chi emigra si agita sempre un universo di
sensazioni ed i fattori che inducono l’individuo a lasciare la
terra natale sono molteplici 115 .
Nel caso dell’emigrazione politica la maggior difficoltà è
rappresentata dal fatto che essa avviene in larga parte in modo
clandestino e coloro che emigrano seguendo le regolari
procedure adducono motivi ufficiali, solitamente attinenti la
sfera occupazionale, ben diversi da quelli reali.
Per ricostruire nel modo più attendibile possibile gli esodi
politici apuani e lunigianesi conseguenti al processo di
unificazione
dell’Italia
è
necessario
tenere
conto
contemporaneamente dei sentimenti politici degli emigranti,
115
Cfr. Nicola Guerra, Partir Bisogna. Storie e momenti dell’emigrazione
apuana e lunigianese, Provincia di Massa Carrara e Comunità Montana
75
dei comportamenti che tali sentimenti comportano (renitenza
alla leva, diserzione, arruolamento volontario nelle truppe della
Casa d’Asburgo-Este 116 , diffusione di propaganda anti-italiana,
riunione in società segrete) e delle destinazioni in cui si emigra.
Le principali destinazioni verso le quali si dirige l’emigrazione
politica apuana e lunigianese, a partire dall’aprile 1859, sono
prima l’Oltrepò e poi la Corsica. Alcuni di coloro che si recano
nell’isola lo fanno, ad esempio, per fuggire alla chiamata alla
leva militare del nuovo ordine politico e questa decisione può
derivare sia da sentimenti di simpatia per il vecchio ordine di
cose sia dal semplice desiderio di fuggire un obbligo gravoso.
Le persone che emigrano nell’Oltrepò, in territorio austriaco,
sono
fortemente
animate
da
sentimenti
filoestensi
e
filoaustriaci e gli uomini che partono, sin dai primi momenti
dell’occupazione sabauda, lo fanno per arruolarsi volontari o
comunque consapevoli e pronti per essere chiamati a
combattere nella parte alla quale sono rimasti fedeli. E’ bene
far presente come la carriera militare a Parma e Modena, ben
prima degli eventi citati, sia preferita soprattutto dalle classi
della Lunigiana 2001.
76
umili e da quelle rurali, e a Modena, ancor più che a Parma, la
devozione al trono e all’altare delle componenti militari fa si
che il piccolo esercito ducale resti fedele a Francesco V117 . Una
fedeltà che resiste ai tentativi sabaudi di fomentare le
diserzioni, con promesse o con minacce, e che viene ben
descritta in un memoriale filoestense dell’epoca. “Il 27
Settembre 1859 l’intruso Dittatore delle Provincie Modenesi e
Parmensi, il Farini, metteva fuori un Decreto, uno de’ tanti
mezzi invano posti in opera a smuovere la fedeltà delle truppe,
che avevano seguito il Duca in territorio austriaco. Promessa a
quanti si presentassero entro il 15 Ottobre facoltà d’impune
rimpatrio, agli ufficiali accettazione coi rispettivi gradi
«nell’Esercito Nazionale», od abilitazione a far valere i loro
titoli alla pensione, a sotto-ufficiali e soldati corrisponsione
d’una indennità di viaggio; a tutti coloro, che entro l’assegnato
termine non fossero rientrati, era fatta minaccia di perdere la
qualità di cittadini e di rimanere privi di ogni diritto politico e
civile. Se non che ben più delle promesse e delle minacce degli
116
Cfr. Alberto Menziani, L’esercito del ducato di Modena dal 1848 al
1859, Ufficio Storico dello Stato 2005.
117 Francesco Leoni, Storia della Controrivoluzione in Italia:1799-1859,
Guida 1975, pag. 185.
77
uomini della rivoluzione poteano sugli animi di que’ leali
l’affetto al Principe ed il sentimento dell’onore” 118 .
Col passare del tempo i confini col Veneto vengono
attentamente sorvegliati dall’esercito sardo e per coloro che,
fedeli alla Casa d’Este, vogliono raggiungere i territori
controllati dagli austriaci aumentano enormemente i rischi di
essere intercettati ed arrestati. In un secondo momento la
Corsica prende dunque il sopravvento nelle destinazioni
dell’emigrazione politica e diventa più difficile distinguere
coloro che sono animati da forti sentimenti filoestensi da coloro
che rifiutano semplicemente la chiamata alle armi delle nuove
autorità di Vittorio Emanuele II e da coloro che emigrano
nell’isola per motivi di lavoro, secondo un’abitudine da tempo
consolidata. Un aiuto nella scomposizione degli esodi verso la
Corsica, secondo le motivazioni di coloro che si imbarcano,
proviene comunque dalle relazioni redatte periodicamente dai
delegati di Pubblica Sicurezza del comprensorio apuo-lunense
e dalla corrispondenza che essi tengono con i delegati delle
città portuali dalle quali avvengono le partenze.
118
Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe estensi dal giugno 1859
al settembre 1863, Tipografia emiliana impr. MDCCCLXIII, pag.28.
78
3.1 Volontariato militare e ricongiungimenti famigliari
Mentre quello dei volontari che lasciano la terra natale per
arruolarsi e combattere in nome dell’unità d’Italia è un
fenomeno ampiamente studiato, quello dei volontari che
scelgono la parte estense od austriaca è troppo spesso taciuto.
Quando, il 27 aprile 1859, le truppe del colonnello Casoni
lasciano le città di Massa e Carrara per riparare a Fivizzano, si
verificano numerose partenze di uomini che si arruolano nelle
armate estensi. Questi spostamenti possono essere considerati
come scelte politiche, più che veri e propri esodi emigratori,
anche se, come avrò modo di esporre successivamente, si
legano
anche
famigliari
che
alle
problematiche
rappresentano
a
dei
tutti
ricongiungimenti
gli
effetti
casi
d’emigrazione.
Anche in questo primo momento si verificano comunque delle
vere e proprie emigrazioni poiché non lasciano il comprensorio
apuano soltanto dei volontari ma anche interi nuclei famigliari
che si spostano seguendo le milizie estensi fino in Veneto.
79
In un secondo momento, quando è ormai chiaro che il territorio
apuano e lunigianese è soggetto alle nuove autorità di Vittorio
Emanuele II, le partenze clandestine degli uomini per il Veneto
sono sempre legate ad una scelta politica che comprende
l’arruolamento
volontario,
ma
denotano
maggiori
caratteristiche tipiche dei flussi migratori, dato che si legano ad
una scelta di campo ma anche al desiderio di vivere in un altro
Paese.
Poiché le informazioni sulle quali si basa questo studio sono
quelle rinvenute presso l’Archivio di Stato di Massa, e cioè
quelle emergenti dai documenti redatti dalle nuove autorità,
tutti gli uomini che emigrano nell’Oltrepò in età utile alla leva
risultano classificati come volontari nelle truppe estensi.
Emerge, da un esame attento dei documenti e della
corrispondenza, come alcuni di questi uomini
abbiano
possibilità di domicilio nelle città sotto la sovranità austriaca,
in particolare a Mantova, e ciò sembra indicare che per costoro
l’arruolamento nelle truppe estensi avvenga in un secondo
momento, dopo aver stabilito in quelle zone la propria
residenza, ma la classificazione di volontari militari appare
certamente appropriata. Le partenze che avvengono non in
coincidenza con la dipartita delle truppe estensi, ma quando il
80
nuovo ordine politico appare ormai difficilmente reversibile,
sono da considerarsi vere e proprie fughe da un’autorità non
riconosciuta, che instaura un clima di sorveglianza e
persecuzione ai danni di coloro che parteggiano o simpatizzano
per il passato ordine di cose, e come scelta che comporta
l’essere pronti ad arruolarsi e combattere nelle truppe fedeli a
Francesco V.
Sebbene questa emigrazione sia molto difficile da stimare a
livello
numerico
si
possono
fare
comunque
alcune
considerazione sulla composizione degli esodi.
Nelle prime partenze, che si accompagnano alla ritirata estense
ed alle operazioni belliche ancora in corso, vi è una presenza
prevalente di uomini di giovane e media età che si muovono, in
prevalenza, con l’intento di combattere per rientrare poi alle
proprie abitazioni da vincitori o restare, in caso di sconfitta,
sotto un’autorità riconosciuta. Negli esodi del secondo
momento, quando vi è la certezza dell’impossibilità che ritorni
l’autorità di Francesco V d’Asburgo-Este, aumenta invece la
presenza delle donne e dei giovani. Questi ultimi, chiamati alle
armi dalle nuove autorità, scelgono di recarsi in Veneto per
vivere e lottare in nome del vecchio ordine politico. Le donne
si muovono spesso con i figli per raggiungere i propri mariti
81
che si trovano già in Veneto e vestono le divise estensi od
austriache. E’ il fenomeno dei ricongiungimenti famigliari.
Il 5 luglio 1859, con atto n.498, il regio commissario
straordinario di Massa richiede all’intendente generale di
Reggio l’arresto di Domenico Guerra di Massa che, “persona
sempre avversissima all’idea nazionale e costantemente ligia e
devota all’assolutismo; allorquando le truppe Estensi nel 27
aprile, abbandonarono questa città egli le seguitò colla propria
famiglia” 119 . Il regio delegato di Pubblica Sicurezza di Massa
suppone che il Guerra si trovi a Reggio, ospitato da alcuni
amici, ma al momento non si sono rinvenuti documenti che
testimoniano il suo ritrovamento o quello della di lui famiglia.
Come accade a molti di coloro che emigrano, viene accusato di
“sottrazione criminale”, gli viene imputato, infatti, di aver
lasciato il suo impiego con un deficit di 10.000 lire. Questo è
un caso di emigrazione di un intero nucleo famigliare sin dal
giorno in cui si verifica la dipartita delle truppe estensi da
Massa e Carrara e nel quale la figura maschile assume il ruolo
di volontario di guerra.
119
Regio Delegato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atto n.498 del 5 luglio
1859; ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.2.
82
La maggior parte di coloro che partono in questo primo
momento è costituita da uomini abili a combattere od utili per
le operazioni militari che seguono la ritirata estense in
Fivizzano. In proposito il sottocommissario straordinario di
Massa, in una sua nota, richiede al regio delegato cittadino di
Pubblica Sicurezza informazioni su un certo Antonio
Mannucci. Gli viene riferito che l’individuo in questione si è
messo a disposizione del Maggiore Messori in qualità di
telegrafista 120 lungo la ritirata estense, appropriandosi di alcuni
strumenti e della cassa 121 . Anche in questo caso emerge,
dunque, l’accusa di furto formulata nei confronti di chi segue le
truppe Estensi ed il soggetto viene descritto dal regio delegato
di Pubblica Sicurezza, con largo uso di toni retorici, come
inviso alla popolazione per la sua fedeltà alla Casa d’AsburgoEste. Questa descrizione è però in aperta contraddizione con le
note del commissario straordinario che descrivono il Mannucci
come persona che vanta amicizie influenti e simpatie a Turano,
120
Al comandante della guarnigione di Massa e Carrara della Brigata
estense era stato prescritto “partendo di colà, essendosi potuto riunire al
Casoni, prendesse seco alcuni telegrafisti da impiegarsi altrove”. Cfr.
Giornale storico della R.D. Brigata estense, Venezia, Tipografia Emiliana
1866, pag. 37.
121 Ufficio del Sotto-Commissario Straordinario in Massa, Atto n.587, in
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.3.
83
zona abitata da diverse persone avverse all’idea nazionale
italiana.
L’atto n.55, del 9 maggio 1859, redatto dal regio delegato di
Pubblica Sicurezza della città di Massa ed indirizzato al regio
commissario straordinario ha per oggetto: “Emigrazione
di
contadini”. Nell’atto si legge: “ Dietro la Notificazione
pubblicata
per
l’arruolamento
alla
Guardia
Nazionale,
interpretata malamente da alcuni di questi campagnoli, cioè
obbligatoria per dover andare alla guerra, corre voce che un
buon numero sonosi portati, dicesi, in Lombardia, o sotto
Casoni, scegliendo piuttosto militare sotto quest’ultimo, che
per l’attuale Governo” 122 . Da questa nota emerge come sin dai
primi giorni della ritirata estense da Massa e Carrara sia
presente un canale migratorio tra le città apuane e due
destinazioni: le ancora vicine truppe del colonnello Casoni ed i
territori soggetti alla sovranità austriaca. Vi è un numero
consistente
di
giovani
che
percorrono
queste
strade
dell’emigrazione per arruolarsi volontari nelle truppe estensi e
talvolta questa scelta viene dichiarata apertamente dalle madri
durante gli interrogatori effettuati dai nuovi funzionari di
84
polizia o resa pubblica come reazione al clima di persecuzione
instaurato dalle nuove autorità. E’ il caso di Giacinta
Caccialuini e di Angela Gazzoli che, esasperate dai continui
interrogatori, non fanno mistero che i rispettivi figli si siano
uniti clandestinamente alle truppe estensi 123 .
Nell’autunno del 1859 le nuove autorità cercano di stimare,
presso i comuni del comprensorio apuo-lunense, il numero
degli uomini tra i 18 ed i 30 anni che risultano assenti, ma se si
escludono i comuni di Fosdinovo e Montignoso, che
inseriscono nell’elenco degli assenti anche i volontari ed i
coscritti presso le truppe estensi, i dati raccolti risultano
talmente frammentari da non consentire una stima numerica
complessiva dei volontari nelle truppe estensi. Nel comune di
Fosdinovo, su un totale di 63 assenti, 15 vengono registrati
come militari estensi ed uno come emigrato a Venezia. A
Montignoso sono stimati 33 assenti dei quali 14 presso le
truppe di Francesco V: 9 come coscritti e 5 come volontari 124 .
122 Regia Delegazione di Pubblica Sicurezza, Atto n.55 del 9 maggio 1859,
Oggetto: emigrazione di contadini, in ASMs, Ispettorato di Pubblica
Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.1.
123 Cfr. ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.1
ed ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.5.
124 ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859, b.5.
85
Dal 1860 si può affermare che le partenze di coloro che si
recano nel mantovano, territorio soggetto al governo della Casa
d’Austria, assumano principalmente i tratti caratteristici
dell’emigrazione politica. Se nei primi esodi si può vedere una
predominanza di partenze dovute ad una scelta di campo legata
strettamente alle operazioni belliche, col passare dei mesi gli
esodi sono sempre più imputabili anche al clima di
persecuzione
instaurato
dalle
nuove
autorità
ed
alla
conseguente scelta di alcuni cittadini di recarsi a vivere altrove.
A partire dal 1860 si manifesta con maggiore intensità anche
un’emigrazione imputabile ai ricongiungimenti famigliari, con
partenze di donne e bambini, che si aggiunge agli esodi
maschili che vedono partire ancora un largo numero di
volontari.
Negli
atti
delle
nuove
autorità
vengono
segnalati
continuamente casi di espatri nel mantovano ed il 5 maggio
1860 l’intendente generale di Massa e Carrara incarica il regio
delegato di Pubblica Sicurezza di Massa di fare approfondite
indagini perché “alcuni emisarj ed agenti segreti promuovono
la diserzione dalle Regie Truppe” e l’arruolamento nelle armate
86
di Francesco V 125 . L’otto agosto i Carabinieri Reali della
luogotenenza di Massa arrestano alcuni individui sospettati di
essere in procinto di arruolarsi nelle truppe dell’ex Duca
Francesco V e nel rapporto inviato all’intendente generale si
legge: “… verso le ore 10 ½ poi, nel Borgo del Ponte altra folla
di cittadini, fra cui diversi militi della Guardia Nazionale,
arrestarono altri sette individui citati qui contro, e li condusse
direttamente in carcere per sospetto che volessero emigrare in
Austria, quantunque essi dichiarassero essere assolutamente
falso” 126 . Gli individui arrestati sono: Giovanni Polidori di anni
ventiquattro, Giuseppe Carlo di venticinque, Francesco Rossi
di venti, Giuseppe Corsini di quaranta, Giuseppe Filippo
Marselli di ventisette, tutti di Fontia; Giovanni Corsini di anni
venti e Domenico Bordigoni di ventisei, entrambi di Massa.
Sempre nel 1860, l’intendente generale della provincia di
Massa Carrara raccomanda una migliore sorveglianza perché
125
Intendente Generale della Provincia di Massa e Carrara, Prot. Gen.le
n.2483 Sez.VI Tit.1, Al Sig. Delegato di P.S. di Massa: ASMs, Ispettorato
di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.7.
126 Carabinieri Reali Luogotenenza di Massa R.1069, Oggetto: Arresto di
otto individui, Al Sig Intendente Generale, Massa 8 agosto 1860: ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.7.
87
“consta al R. Ministero […] che varj reclutati siano già stati
diretti a Mantova ed ivi arruolati” 127 .
In novembre vengono arrestati a Castelnuovo ne’ Monti tali
Vincenzo Zeni, Gio Antonio Piccioli, Ermenegildo Borselli e
Giulio Baldassini che si stanno dirigendo nell’Oltrepò 128 .
Secondo la Delegazione mandamentale di P.S. di Castelnuovo
ne’ Monti il Baldassini “era il condottiero delli Biselli, Zeni, e
Piccioli per farli passare oltre Po’, onde arruolarsi sotto le
bandiere dell’ex Duca Francesco” e “consegnarli nell’oltre Po’
a certo Tenente Rapetti di Gragnana che trovasi al servizio
delle truppe Estensi”. Secondo questa delegazione “complici
istigatori di loro emigrazione sono per primo e sembra il capo
certo Donati Raffaello di Pallerone (?), il secondo certo Angelo
di cui s’ignora il cognome /ma garzone di certi Felliccioni di
Gragnana/ terzo certa Maria Rosa Bernucci di Gragnana e per
ultimo /finora/ certo Massimiliano Frediani di Gragnana”.
Nel 1860 vi sono diversi casi di arresto e segnalazione di
persone che fungono da arruolatori e guide per l’emigrazione
127
Intendenza Generale della provincia di Massa Carrara, Prot. N.149,
Oggetto: Reclutatori per conto dell’ex Duca di Modena: ASMs, Ispettorato
di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.9.
128 Regia Delegazione di P.S. di Carrara, R.54 P. Seg.to, Oggetto: Arresto
Baldassini, Zeni, Piccioli e Biselli diretti Oltrepò. ASMs, Ispettorato di
Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.9.
88
nell’Oltrepò e tra essi figura anche un certo Pietro Gaboardi di
Fontanelle (Parma), che serve ad Aulla come mozzo di stalla
per l’albergatore Pietro Gavani ed è sospettato di aver condotto
in Veneto Don Odoardo Grilli, divenuto poi cappellano militare
nelle truppe dell’ex Duca di Modena 129 .
E’ evidente che alla base di tali esodi vi è la fedeltà alla casa
d’Asburgo-Este ed al Duca Francesco V unita alla decisione di
fuggire da un clima sociale avverso a coloro che parteggiano
per il passato ordine di cose. La situazione di sorveglianza con
grande ingerenza nella sfera personale, la discriminazione in
ambito occupazionale ed il fatto che basti essere sospettati di
aver pronunziato frasi di simpatia per la Casa d’Este per essere
tradotti in carcere sono certamente cause che contribuiscono
alla decisione di emigrare e di arruolarsi nelle truppe estensi.
Il 17 maggio 1860 il regio delegato di P.S. di Massa dà
istruzioni affinché si trasmettano all’intendente generale i
connotati di Pier Angelo Gemelli, quarantaseienne di
Montignoso, “ex cursore politico, il quale giorni sono varcò il
129
Regio Delegato di P.S. in Aulla, all’Intendente Generale di Massa, Aulla
7 gennaio 1860: ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti
1860, b.14.
89
confine per recarsi a Mantova” 130 . Non è difficile immaginare
quali condizioni vessatorie abbiano indotto questo cittadino di
Montignoso ad espatriare nell’Oltrepò.
Nel giugno dello stesso anno, come risulta dai documenti
rinvenuti presso l’Archivio di Stato di Massa, fugge nel
mantovano un gruppo di persone composto da Domenico
Rognoni del Colle di Massa, Ernesto Giusti, Domenico
Corazzini, entrambi di Massa, ed un certo Ribolini di
Carrara 131 . Spesso i cittadini che emigrano si muovono in
gruppo ma altre volte tentano la fuga in solitario come avviene
nel caso del massese Domenico Giusti, riguardo al quale la
regia delegazione di P.S. del circondario di Guastalla, in data
24 agosto 1860, comunica al regio delegato di P.S. in Massa
l’avvenuto arresto mentre “tentava di varcare il confine ed era
sprovvisto di carte” 132 . Durante l’interrogatorio l’arrestato, che
ha fornito false generalità ed il vero nome del quale sembra
essere quello di Bartolomeo Rossi, afferma che non era sua
intenzione arruolarsi per il Duca di Modena ma andare a
130 Regio Delegato di P.S. in Massa, Atto n.425, Massa 17 maggio 1860:
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.7.
131 Intendente Generale, n.537, Massa 14 giu 1860: ASMs, Ispettorato di
Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.7.
90
lavorare nel mantovano. Se da un lato bisogna, in proposito,
tenere conto dei tanti dipendenti pubblici che, rimossi dalle
nuove autorità, non trovano occupazione e di come sia difficile
per coloro che simpatizzano per il passato ordine politico
trovare un impiego all’interno di una situazione di forti
discriminazioni, dall’altro non è difficile comprendere come
questi aspetti corroborino il desiderio di arruolarsi nelle truppe
di Francesco V.
Solitamente sono gli uomini, i volontari di guerra, a partire per
primi in modo clandestino per il Veneto e successivamente si
verificano i ricongiungimenti famigliari. Con dispaccio
telegrafico n.260 del 23 maggio, presentato alla stazione di
Guastalla, il delegato di circondario dell’intendente di
Guastalla scrive all’intendente generale di Massa: “si
presentano qui la Carolina Freddiani in Gaddi e due suoi figli,
Carolina Parozzi nata Contessa Ceccopieri, Giannetti Giuseppe
vetturale, e Leopoldo Grotti, tutti di Massa, con carta di
sicurezza per Guastalla. Ora vogliono recarsi all’estero dove
poi li attende un ufficiale Estense. Debbo accordare carta di
132
Regia Delegazione di P.S. del circondario di Guastalla, n.1405 del 24
agosto 1860, al Illustrissimo Delegato di P.S. del circondario di Massa,
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.8.
91
passo? Favorisca subito riscontro” 133 . La risposta del delegato
di P.S. di Massa è la seguente: “La Carolina Freddiani in
Gaddi, due figli e domestici. Strenta Teresa Ceccopieri in
Parozzi raggiungono i loro mariti ufficiali estensi in Mantova.
Giannetti e Grotti sono i loro vetturali nulla osta di lasciargli
transitare” 134 .
Il 30 giugno 1860 Teresa Corsini in Cavazzuti, “ricercata dal
proprio marito Giuseppe Cavazzuti militare in Mantova e
decisasi di raggiungerlo con li due propri figli di età
minorenne, per nome l’una Clementina e l’altro Pietrino”, si
rivolge al delegato di P.S. di Massa pregandolo di rilasciarle la
carta di passo per recarsi a Mantova 135 . Alcuni giorni prima la
donna aveva ricevuto una lettera dal marito nella quale si
legge: “scrivimi se poi il giorno della partenza che così presso a
poco sapiamo il giorno del vostro arivo in Mantova […] Resto
col desiderio di presto abraciarti come pure i miei cari figli” 136 .
Il 30 giugno le autorità rilasciano nulla osta per l’espatrio alla
133 Dispaccio n.260 dei Telegrafi Elettrici presentato alla stazione di
Guastalla il giorno 23 maggio alle ore 6 ¼ . Ricevimento Sez. Massa alle
ore 7,30. ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.7.
134 ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.7.
135 Domanda di Teresa Corsini in Cavazzuti in: ASMs, Ispettorato di
Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.7.
136 Lettera di Giuseppe Cavazzuti alla moglie: ASMs, Ispettorato di
Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.7.
92
ventitreenne nubile massese Quinta Giorgieri che si reca a
Mantova dal padre Bernardino, che abita lì da quattordici mesi,
portando con sé il fratello Enrico di otto anni 137 .
Dai
documenti
d’archivio
emerge
che
quando
il
ricongiungimento famigliare comporta l’emigrazione di donne
e bambini le nuove autorità rilasciano, dopo accurati
accertamenti, il nulla osta, ma quando il ricongiungimento
comporta l’espatrio di uomini il nulla osta non viene concesso.
Il 3 luglio Ferdinando Massa espone che per affari di famiglia
deve recarsi dal fratello Gaetano che si trova a Mantova e non
ha la possibilità di sostentamento dopo la morte del padre. Un
giorno dopo l’intendente generale rifiuta il rilascio del nulla
osta ed il regio delegato di P.S. ipotizza che “anziché interessi
col fratello, che non vengono giustificati in alcuna guisa, voglia
il petente Massa recarsi a Bassano 138 per servire la causa dello
ex Duca, cui è assai devoto” 139 . Quello dei volontari nelle
137
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.7.
La Brigata Estense “a’ primi del febbraio 1860 passava a quartiere nelle
città di Bassano, Tiene e Schio, in provincia di Vicenza, e più tardi in parte
a Marostica, Crespano, Asolo e contigui paeselli.” in Cinquantadue mesi
d’esilio delle Ducali truppe estensi dal giugno 1859 al settembre 1863,
Tipografia emiliana impr. MDCCCLXIII, pag.10.
139 Regio Delegato di P.S. in ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in
Massa, Atti 1860, b.7.
138
93
truppe estensi è un fenomeno che allarma molto le nuove
autorità.
I passaporti di coloro che intendono recarsi nel territorio
austriaco sono delle semplici carte di passo munite del solo
timbro della delegazione locale di P.S. e sono privi di stemma e
dotati di una diversa intestazione, secondo quanto previsto dal
dispaccio n.32 Sez.II del Ministero dell’Interno. Ciò avviene
perché le autorità austriache si sono più volte rifiutate di
accettare i passaporti di queste province stesi in nome del re
Vittorio Emanuele e portanti lo stemma dei Savoia 140 .
Il 1861 si apre con una relazione dell’intendente generale,
datata primo gennaio, nella quale si legge: “E’ a notifica di
questo General Uffizio che diversi giovani di questa città e
dintorni appartenenti alla leva, vannosi assentandosi dalle loro
case e dirigendosi nel Mantovano per arruolarsi nelle truppe
dell’ex Duca assicurati che non sarebbero condotti a
combattere. Li medesimi sono tutti sprovvisti di passaporti” 141 .
140
Ufficio del Commissario Straordinario ed Intendente della Provincia di
Massa Carrara e Lunigiana, N. d’ordine 2327 P.G., dicembre 1859, alla
Delegazione di P.S. in Massa, ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in
Massa, Atti 1859, b.5.
141 Massa 31 dicembre 1860, cartella 39 n.243, Oggetto: Emigrazione di
coscritti nel Veneto, Ai Intendenti Generali di Modena e Reggio al Sig.
Intendente di Guastalla, ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa,
Atti 1860, b.11.
94
Il 10 gennaio dello stesso anno la sezione di Pubblica Sicurezza
della prefettura di Reggio comunica l’avvenuto arresto dei
diciannovenni massesi: Luigi Massa, Sante Scufietti, Batta
Borghini, Vincenzo Borzoni, Sante Gozzani, Pietro Tongiani e
Pietro Nari. L’accusa mossa loro è quella di “tentata evasione
dallo Stato onde sottrarsi alla leva” 142 . Dopo i primi
interrogatori e le prime indagini risulta che il gruppo è stato
guidato nell’Oltrepò da Giacomo Manini di Pariana (Massa) e
che i giovani sono stati istigati da Pietro Lombardini e da certo
abate Franciò, abitante alla Rocca. Quest’ultimo è accusato,
inoltre, di aver condotto nel mantovano altri dieci giovani
alcuni giorni prima. Da indagini successive risulta che il
Lombardini altri non è che certo Pietro Mannini di Pariana e
che l’abate Franciò è Giovanni Manfredi della Rocca. Il 21
dicembre dello stesso anno, però, l’accusa di renitenza alla leva
nei confronti degli arrestati passa in secondo piano, anche in
virtù del fatto che tra costoro che tentano di emigrare figurano
anche riformati dalla leva, come Sante Scuffietti, e persone,
come Luigi Massa, mai iscritte nelle liste di leva, come viene
appurato dal Municipio di Massa. Il giudice istruttore di Massa
142
Prefettura di Reggio, Sezione di P.S., n.104, Reggio 10 gennaio 1861,
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1861, b.23.
95
accusa, però, alcuni di questi cittadini d’essere “ingaggiatori ed
arruolatori per l’estero”.
Risultano invece essere tutti volontari Giacomo Fazzi di
Pariana, Luigi Bugliani, Gio Cantarelli e Franco Curtopassi,
tutti e tre del Ponte, che vengono arrestati mentre tentano di
espatriare nell’Oltrepò. Altri giovani vengono fermati nello
stesso anno mentre vengono condotti in Veneto da certo Luigi
Mantovani, accusato di aver aiutato ad espatriare anche
Giovanni Manfredi della Rocca 143 .
Dai numerosi casi di emigrazione di volontari filoestensi verso
l’Oltrepò emerge che la destinazione principale di questo esodo
è certamente Mantova, ma esiste un’altra importante località
verso la quale la popolazione apuana e lunigianese che
simpatizza per il precedente ordine politico si dirige: Bassano.
Il 20 agosto 1861 un informatore delle nuove autorità
piemontesi riferisce di aver incontrato, vicino a Casola, tre
giovani di circa venticinque anni, certamente volontari di
guerra, guidati verso il mantovano da un’anziana donna che
143
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1861, b.23.
96
avrebbe confidato lui di essere diretta dal figlio, milite
estense 144 .
I ricongiungimenti famigliari che comportano l’emigrazione
delle donne avvengono sia in modo clandestino sia facendo
richiesta per il rilascio della carta di passo, ma quelli che
comportano l’esodo di persone di sesso maschile possono
avvenire soltanto clandestinamente perché le nuove autorità,
anche nel 1861, non rilasciano carte di passo agli uomini per il
timore che si arruolino nelle armate estensi. Il 24 aprile 1861 la
regia delegazione di P.S. per i mandamenti di Aulla, Tresana e
Calice comunica all’intendente generale di Massa che “Anna
Maria Mastarda in Rapetti si è presentata a prendere il visto sul
passaporto per intraprendere oggi stesso il viaggio per Oltre Po
onde unirsi alla sorte del marito colla figlia Annunziata e figlio
Corrado” 145 .
L’8 novembre viene invece arrestato il sessantacinquenne
Giuseppe Pederini di Bigliolo (Aulla) che interrogato confessa
144 Delegazione mandamentale di P.S. di Fivizzano, Fivizzano 20 agosto
1861, P. N. 431, Oggetto: Individui sospetti di andare ad arruolarsi nelle
bande estensi, all’Intendente Generale di Massa, ASMs, Ispettorato di
Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1861, b.23.
97
di “essere diretto al confine a ritrovare tre suoi figli nelle truppe
dell’ex Duca” 146 .
Dai
documenti
d’archivio
emerge
inoltre
una
fitta
corrispondenza telegrafica tra le autorità locali e quelle poste
nelle aree di confine con i territori austriaci con la quale le
autorità apuane e lunigianesi chiedono informazioni su persone
che risultano assenti dal territorio. E’ questo il caso, ad
esempio, di Pietro Raffo di Massa, precedentemente occupato
presso la fabbrica di tabacchi ed accusato di appropriazione
indebita. Del trattamento riservato ai dipendenti pubblici
sospettati di nutrire simpatie filoestensi ho scritto in
precedenza, e questo del Raffo, del quale si dice abbia passato
il confine per recarsi in territorio austriaco, sembra essere uno
di quei casi di emigrazione politica di pubblici impiegati
verificatisi nella città apuana 147 .
145
Regia Delegazione di P.S. pei mandamenti di Aulla, Tresana e Calice,
Oggetto: Emigrazione, All’Ill.mo Sig. Intendente Generale di Massa,
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1861, b.23.
146 Delegazione mandamentale di P.S. di Castelnovo ne’ Monti, 20
novembre 1861, Oggetto: Arresto di Giuseppe Pedrini di Bigliolo (Aulla),
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1861, b.23.
147 Tribunale del Circondario di Massa Ufficio del Giudice istruttore, Massa
30 settembre 1861, al Delegato di P.S. in Massa, ASMs, Ispettorato di
Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1861, b.23.
98
Nell’anno 1862 risulta ancora presente un canale migratorio tra
la provincia di Massa Carrara e l’Oltrepò ed il 24 dicembre la
sottoprefettura
di
Casalmaggiore,
rispondendo
ad
una
precedente nota del Prefetto di Massa Carrara, comunica di
aver attuato tutte le misure per impedire che
fuggiaschi
passino
all’estero
per
la
vicina
renitenti e
frontiera
mantovana 148 . Precedentemente il prefetto di Massa Carrara
aveva indirizzato una nota al prefetto del circondario di
Mirandola, Guastalla e Casalmaggiore per “far raddoppiare la
vigilanza nell’intento d’impedire che i medesimi [i coscritti]
abbiano ad evadere Oltre Pò”. A quanto emerge da questa nota,
ancora nel 1862 alcuni coscritti si mettono in cammino
clandestinamente per l’Oltrepò, e questo fa di loro certamente
delle persone pronte a combattere in nome di Francesco V.
Altri, impossibilitati a raggiungere i territori austriaci a causa
dell’intensa sorveglianza, partono “muniti di falso passaporto
per la Corsica e per la Francia” 149 .
148
Sottoprefettura di Casalmaggiore, P.S., Risposta alla nota del 24 ottobre,
Casalmaggiore 24 dicembre 1862, Oggetto: Sorveglianza per prevenire la
fuga di giovani oltre Po, Al Sig. Prefetto di Massa Carrara, ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1863, b.40.
149 Prefetto di Massa Carrara, Al Sig. Prefetto dei circondari di Mirandola,
Guastalla, Casalmaggiore, Oggetto: Sorveglianza per prevenire la fuga di
giovani coscritti, 28 novembre 1862, ASMs, Ispettorato di Pubblica
Sicurezza in Massa, Atti 1863, b.40.
99
Questi dati reperiti presso l’Archivio di Stato di Massa
dimostrano come si verifichi una persistente affluenza di
giovani volontari nelle armate di Francesco V e come questi
scelgano di servire il loro duca per combattere la battaglia di
indipendenza dei loro territori piuttosto che divenire italiani per
forza ed essere coscritti in quello che evidentemente ritengono
un esercito usurpatore. Le vicende della Brigata Estense,
considerate nel periodo che va dall’inizio della Seconda guerra
di Indipendenza (1859) al settembre 1863, quando viene
congedata dall’ormai ex duca di Modena, non possono dunque
prescindere dalle storie personali dei massesi, carraresi e
lunigianesi che in essa si arruolano come volontari e dalla
storia del movimento di resistenza filoestense che nasce in
questi territori.
Se quando giunge a Mantova, infatti, la Brigata estense
è
costituita da un effettivo di 3.623 uomini (di cui 510
appartengono ai Dragoni, 335 all’Artiglieria, 169 ai Pionieri,
2.453 al Reggimento di Linea e 156 alle Milizie di Riserva) con
229
cavalli
e
4
pezzi 150 ,
150
i
suoi
effettivi
crescono
Giornale storico della R.D. Brigata estense, Venezia, Tipografia
Emiliana 1866, pag.79. Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe
100
considerevolmente fino a raggiungere il numero di circa 5.000
uomini 151 grazie ai molti che scelgono di militare col duca
piuttosto che col nuovo governo e grazie a coloro che, in
occasione della chiamata alla leva del Regno d’Italia, disertano,
passano il Po, e si arruolano nelle truppe estensi 152 . Il
fenomeno dei volontari nelle truppe estensi viene commentato
dallo stesso Duca Francesco V che, relativamente a ciò, si pone
un interrogativo piuttosto chiaro: “se il mio governo fosse stato
così arbitrario […] perché le mie truppe abbandonassero il loro
paese e le loro famiglie per un tempo indefinito, resistendo a
seduzioni di ogni sorta e minacce di vendetta rivoluzionaria;
perché, in fine, truppe tenute lontane dal loro proprio paese
dovrebbero continuare a rinforzare i loro ranghi persino molto
meglio di quando io teneva il potere nelle mie mani [?]”. 153
Questa fedeltà alla casa d’Asburgo-Este viene confermata al
momento dello scioglimento della Brigata estense, decretato il
estensi dal giugno 1859 al settembre 1863, Tipografia emiliana impr.
MDCCCLXIII, pag.82.
151 Giornale storico della R.D. Brigata estense, Venezia, Tipografia
Emiliana 1866, pag.104.
152 Cfr. Giuliano Muzzioli, Modena, Laterza 1993.
153 Difesa del Duca di Modena contro le accuse del signor Gladstone tratta
da documenti officiali ed altre fonti autentiche, preceduta da una
introduzione, e corredata di note ed appendici, dal Marchese di Normanby
101
14 agosto ed effettuato il 24 settembre 1863, quando, secondo
il Giornale storico della R.D. Brigata estense, dei 158 ufficiali
e 2.564 graduati e soldati che ancora la compongono, 56
ufficiali e 726 graduati e soldati passano al servizio
dell’Austria 154 . Anche in Cinquantadue mesi d’esilio delle
Ducali truppe estensi si ha ulteriore conferma, seppur con
stime
numeriche
differenti,
di
questa
fedeltà:
“Centocinquantotto Ufficiali, o con grado pari ad ufficiale, […]
rimasero tutti sul territorio austriaco, e tutti passarono
nell’Armata imperiale, ad eccezione di uno solo, cui
circostanze peculiarissime imponevano la stringente necessità
di rimpatriare. Molte centinaja di sotto-ufficiali e soldati
seguirono l’esempio dei capi, ed entrarono in servigio
austriaco. Quasi un duecento rimasero sul suolo dell’Impero
senza prendere servigio militare” 155 .
L’ammirazione degli austriaci per la lealtà dei militari estensi a
Francesco V è grande 156 e ad essi viene proposto di entrare a
Cavaliere della Giarrettiera, Prima versione italiana, Tipografia Emiliana
MDCCCLXII, pag.25.
154 Giornale storico della R.D. Brigata estense, Venezia, Tipografia
Emiliana 1866, pagg. 305-306.
155 Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe estensi dal giugno 1859
al settembre 1863, Tipografia emiliana impr. MDCCCLXIII, pag.36.
156 “[…] il Generale d’artiglieria cavaliere di Benedek ingiungeva al
Comando della Brigata di comunicare alle Truppe, «che la sorte di questi
102
far parte dell’esercito austriaco a parità di grado e funzione,
senza essere penalizzati dalla non conoscenza della lingua
tedesca 157 , ed anche questo contribuisce al fatto che molti
decidono di restare nelle file austriache.
La documentazione reperita e quella esposta nel presente studio
consente di affermare che il ruolo dei massesi, carraresi e
lunigianese tra i volontari in nome di Francesco V è certamente
rilevante e testimonia ulteriormente come il processo di
unificazione nazionale nel territorio apuo-lunense non sia
plebiscitario e veda, oltre ad una opposizione che agisce in loco
sia a livello individuale sia come movimento di resistenza, una
bravi trova pienissima partecipazione nel cuore di tutti i loro camerata
dell’I.R. Armata, che ammira l’esempio di fedeltà addimostrato nelle più
difficili circostanze per il loro serenissimo Sovrano e per l’intatto onore
della loro bandiera, e la quale accoglierà ciascuno di questi bravi, che
entrano nelle nostre file, con quella stima e fratellanza che ben meritano la
sublime lealtà e cavalleresca nobiltà de’ loro sentimenti.»” in Cinquantadue
mesi d’esilio delle Ducali truppe estensi dal giugno 1859 al settembre 1863,
Tipografia emiliana impr. MDCCCLXIII, pag.33.
157 “Fu pattuito che qualunque Ufficiale possa passare nell’esercito
austriaco col grado e rango acquistato nelle truppe ducali, sia, secondo la
fisica attitudine, in servizio attivo, in corpi corrispondenti alle armi nelle
quali in precedenza servivano, sia nella Gendarmeria, sia in impieghi
militari di riposo, sia per immediata pensione a carico dell’Erario imperiale;
che il non conoscere al lingua tedesca non possa per alcuno essere di
ostacolo a priori per la sua ammissione in servizio attivo …” in
Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe estensi dal giugno 1859 al
settembre 1863, Tipografia emiliana impr. MDCCCLXIII, pagg.31-32.
103
opposizione che decide di mettere a repentaglio la propria vita
nelle armate estensi.
104
3.2 I renitenti alla leva emigrano in Corsica
Da quanto emerge dai documenti d’archivio, nel 1860
l’intendente del circondario di Pontremoli trasmette una nota al
ministero dell’Interno per comunicare l’adozione di misure
finalizzate all’arresto dei disertori e renitenti alla leva che
emigrano in Corsica 158 . Nel novembre dello stesso anno
l’intendenza di Pontremoli redige la relazione straordinaria di
buongoverno nella quale si legge: “intento di questo ufficio
colla più attiva sollecitudine onde scoprire e cogliere in
flagranti almeno alcuni dei tanti, massime fra disertori e
coscritti, che con passaporto altrui, o totalmente falso,
emigrano dallo Stato, eludendo qualunque siasi più accurata
sorveglianza delle autorità di confine” 159 . Nella relazione viene
inoltre descritto come in data 5 novembre siano stati arrestati
nel porto di La Spezia vari renitenti e disertori che, con
158
Ministero dell’Interno, Divisione II N.10931, Oggetto: Misure adottate
per l’arresto dei disertori e renitenti alla leva del circondario di Pontremoli
che cercano di passare all’estero, Torino 2 settembre 1860, ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.11.
159 Provincia di Massa e Carrara – Intendenza di Pontremoli, Ufficio di
Pubblica Sicurezza N.1027, Oggetto: Relazione straordinaria di
Buongoverno, Pontremoli 20 nov 1860, All’intendenza Generale di Massa,
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860, b.11.
105
“passaporti procurati da congiunti e amici”, si sarebbero dovuti
imbarcare per la Corsica il giorno 7 del mese. Gli arrestati
sono: il ventenne Giacomo Luchini di Arzelato (Zeri) che tenta
di emigrare col passaporto rilasciato al fratello Giovanni; il
contadino diciannovenne Antonio Forni di Cervarola di
Bagnone che è munito del passaporto di Felice Bassi; il
quarantottenne Felice Sarti di Dozzano (Pontremoli) che cerca
di imbarcarsi col passaporto del compaesano Pietro Sordi; il
diciannovenne Pietro Pizzanelli di Cervara (Pontremoli) munito
del passaporto del fratello undicenne Giorgio ed il ventenne di
Filetto, Giorgio Bottini, che spera di salire a bordo con la
cartella di documenti di Gio Batta Caselli. L’intendente del
circondario di Pontremoli fa presente che molti renitenti che
vogliono emigrare in Corsica, giunti a conoscenza della
sorveglianza predisposta nel porto di La Spezia, si dirigono
verso Livorno e tra coloro che per primi raggiungono l’imbarco
toscano vi sono certamente alcuni cittadini lunigianesi che
hanno fatto richiesta di passaporto ma non si sono presentati a
ritirarlo perché soggetti alla leva: Lorenzo Corvi di Cervara,
Pietro Gherbi di Guinadi, Luigi Biondi di Valdatena
(Pontremoli), Andrea e Domenico Marioni di Guinadi, Celeste
Ballestracci di Filattiera, Antonio Bella di Pontremoli e Rocco
106
Cabrelli di Guinadi. Per quanto riguarda i renitenti e disertori
lunigianesi che sono riusciti ad emigrare negli imbarchi da La
Spezia precedentemente all’imboscata del 5 novembre,
l’intendente ammette di ignorare l’identità di molti, ma è certo
che tra essi figurino: Carlo Chiesa di Pracchiola che è partito
col passaporto del fratello Luigi; Antonio Papi, anch’egli di
Pracchiola, munito del passaporto del fratello Domenico;
Bartolomeo Lusardi di Bratto; Lorenzo Cattini di Poraja,
Antonio Beschizza di Bratto e Giacomo Fenini di Bassone di
Vignola.
Sono dunque tanti coloro che, per evitare la leva, prendono le
vie dell’emigrazione verso la Corsica e non è possibile
distinguere coloro che lo fanno per fuggire semplicemente ad
un obbligo gravoso da coloro che sono animati invece da più
profonde ragioni politiche, come il rifiuto delle nuove autorità e
la simpatia per il precedente ordine politico. Certo la maggior
parte di coloro che sono animati da forti motivazioni
antiunitarie e pronti a combattere in nome di Francesco V tenta
l’emigrazione verso i territori del Veneto, soggetti all’autorità
austriaca, ma la più intensa sorveglianza predisposta in quei
confini ed il rischio di essere arrestati può aver spinto alcuni di
essi ad imbarcarsi per la Corsica.
107
E’ chiaro che la grande adesione popolare alla causa
risorgimentale, che viene spesso citata, sembra non essere poi
così profonda nel comprensorio apuo-lunense dove sono
numerosi sia i volontari nelle truppe estensi sia i renitenti e
disertori che fuggono in Corsica onde sottrarsi
alla leva,
dimostrando la più totale avversione o indifferenza verso il
processo di unificazione nazionale.
Le nuove autorità sabaude tentano di stimare numericamente il
fenomeno dei renitenti alla leva, che prosegue con intensità nel
1861, ma le stime effettuate non approdano a risultati finali
completi. Secondo una relazione presente nei documenti
rinvenuti nelle cartelle dell’ispettorato di Pubblica Sicurezza
presso l’Archivio di Stato di Massa, il cui autore resta ignoto,
nell’anno 1861 a Massa vi sarebbero ben 55 “mancanti” su 152
“iscritti” alla leva; 28 mancanti figurano a Carrara su 188
iscritti; a Fivizzano 26 mancanti su 161 iscritti; a Fosdinovo 12
mancanti su 40 iscritti; ad Aulla 13 su 107; a Calice 6 su 48 ed
a Tresana 15 su 46. In totale vengono stimati 155 mancanti
dalle proprie residenze su 742 iscritti nelle liste di leva, per una
percentuale di renitenti intorno al 21%, con una punta di oltre il
108
36% nella città di Massa 160 . Sebbene tale valutazione sia
probabilmente sottostimata e afflitta da lacune, specie per i dati
relativi alla Lunigiana dove il fenomeno, stando alle relazioni
delle autorità di P.S., sembra essere più intenso, essa ci mostra
comunque come sia rilevante il fenomeno della renitenza alla
leva.
Il fenomeno dell’emigrazione clandestina dei renitenti alla leva
e dei disertori prosegue nel 1862 ed interessa la zona costiera,
con le città di Massa e Carrara, la Lunigiana ed anche il
comprensorio della Garfagnana. Il regio intendente di
quest’ultimo circondario in una relazione asserisce che alcuni
cittadini, dopo aver fatto richiesta per l’ottenimento del
passaporto e dopo esserne venuti in possesso, affermano di
averlo smarrito ma “si ha fondato sospetto, anzi morale
certezza per ritenere che ne abbiano fatta cessione agli evasi
coscritti”, è infatti assai diffuso il fenomeno della “evasione dal
Regno e rifugio nell’isola di Corsica di molti giovani colpiti
dalla leva” 161 .
160
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1861, b.23.
Regia Intendenza del Circondario di Garfagnana, Ufficio di P.S. N.15,
Castelnovo 9 gennaio 1862, Oggetto: Cessione di passaporti, ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1862, b.32.
161
109
Il 21 novembre dello stesso anno il municipio di Tresana 162
invia una nota riservata al prefetto di Massa Carrara con la
quale lo pone a conoscenza che alcuni informatori asseriscono
che “certo Marcello del Paese di Aulla sia un famoso
conduttore e spedizioniere dei giovani coscritti che fuggono
all’Estero (specialmente in Corsica) per sottrarsi alla leva
militare. Questo li conduce alla Spezia, si presenta all’Impaya
Valery di Corsica; va esso a fare le spedizioni pel viaggio, e
clandestinamente li conduce al bastimento, dove li nasconde
accuratamente; dai quali poi ritrae un proporzionato, e
convenuto compenso” 163 .
Ancora nel 1863 l’emigrazione verso la Corsica dei renitenti
alla leva risulta avere dimensioni rilevanti ed il 28 settembre il
prefetto di Massa Carrara invia una nota a quello di Livorno
nella quale afferma che da tempo “i villici della Lunigiana sono
soliti emigrare in Corsica” e vi sono “corse per un prezzo assai
162
L’emigrazione di renitenti sembra essere intensa da Tresana ed in data
23 ottobre 1862 la delegazione di P.S. di Aulla invia una nota al Prefetto
della provincia di Massa per comunicare la fuga da Tresana di 9 coscritti,
nessuno dei quali aveva ottenuto il passaporto. Cfr. Delegazione di P.S. di
Aulla, Nota al prefetto della provincia di Ms, Aulla 23 ottobre 1862, ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1862, b.32.
163 Municipio di Tresana, Nota Riservata all’Ill.mo Prefetto di Massa
Carrara, Oggetto: Evasione all’Estero dei giovani coscritti, Tresana 21
novembre 1862, ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti
1862, b.32.
110
limitato”, tanto che ne approfittano “renitenti alla leva, disertori
od altri individui colpiti da mandato per evadersi muniti di
passaporti non propri”. Il prefetto apuano raccomanda al
collega di Livorno una sorveglianza che a suo avviso non viene
attuata a dovere, tanto che nella nota si legge: “tanta è la
facilità d’imbarco che i coscritti trovarono costa che partirono
per la Corsica giovani appartenenti alla leva dell’anno in corso
con passaporti appartenenti ad individui dell’età di 30 e più
anni” 164 . Il 3 ottobre il regio prefetto di Livorno risponde di
aver condotto scrupolose indagini sui renitenti che cercano di
emigrare in Corsica 165 ed alla fine dello stesso mese, in risposta
ad ulteriori note del prefetto di Massa Carrara sulla facilità
d’espatrio dal porto labronico, afferma che “non si rileva che in
Livorno vi siano individui che s’incaricano di favorire
l’evasione dei coscritti procurandogli dei Passaporti falsi per
emigrare clandestinamente in Corsica. Tali operazioni si
eseguiscono più probabilmente nel luogo di domicilio o p. lo
164
Prefetto della provincia di Massa Carrara, Oggetto: Vigilanza sui
viaggiatori che si recano in Corsica, Al prefetto di Livorno, Massa 28
settembre 1863, ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti
1863, b.39.
165 Regia Prefettura della provincia di Livorno, Registro N.4744, 3 ottobre
1863, Risposta al foglio del 28 settembre, Oggetto: Evasione dei Coscritti p.
la Corsica, Al Sig. Prefetto della provincia di Massa Carrara, , ASMs,
Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1863, b.39.
111
meno si combinano p. esser qui effettuate”; aggiunge inoltre
che anche sotto la passata autorità, se pur con maggiori
difficoltà, si evadeva ed oggi che “nessuno viaggiatore è
obbligato ad adempiere a formalità di sorta, non può che
ritenersi impossibile d’impedire li abusi che si condannano” 166 .
Emerge, nelle parole scritte dal prefetto di Livorno, una certa
rassegnazione di fronte ad esodi che, nonostante la pena di un
anno di carcere comminata ai renitenti alla leva, non accennano
ad esaurirsi mostrando il permanere di una situazione di non
entusiasmo di strati della popolazione per la causa unitaria
italiana.
166
Regia Prefettura della provincia di Livorno, Registro N.1546, Risposta
al foglio del 24 ottobre N.1679, Oggetto: Evasione Coscritti per la Corsica,
Al Sig. Prefetto della provincia di Massa Carrara, , ASMs, Ispettorato di
Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1863, b.39.
112
3.3 Si riparte
Dopo la sconfitta alcuni dei cittadini di Massa, Carrara e dei paesi
della Lunigiana che hanno combattuto nelle armate di Francesco
V contro le truppe del nascente Regno d’Italia tornano,
principalmente da Bassano e Guastalla, alle proprie famiglie con
l’intenzione di fermarsi a vivere nella terra natale sotto la
sovranità italiana. Altri decidono, invece, di non tornare o di
tornare soltanto per pochi giorni, con l’obiettivo di prelevare i
propri cari, per poi espatriare nei territori sotto controllo austriaco.
Come accennato in precedenza, tra coloro che scelgono questa
parte molti decidono anche di prendere servizio nell’Armata
austriaca non rassegnandosi alla sconfitta.
Per coloro che, reduci dalle truppe estensi, decidono, invece, di
rientrare e restare a vivere nel Regno d’Italia la realtà è
problematica. Essi sono tenuti costantemente sotto sorveglianza
perché sospettati di essere ritornati alle proprie case “con animo di
osteggiare il presente ordine di cose”, sono denunciati ai tribunali
ordinari se fanno uso delle medaglie di guerra 167 conferite loro dal
167
Nelle ultime ore di esistenza della Brigata Estense il Duca “aveva fatto
coniare una medaglia commemorativa, istituita con Decreto del 31 Luglio
113
Duca di Modena 168 e vengono tradotti in carcere se manifestano
in pubblico sentimenti di simpatia per gli estensi. Inoltre a questi
ex militari estensi, in base al decreto del 21 settembre 1862, oltre
all’esclusione dal diritto alla pensione, Vittorio Emanuele rinnova
la comminazione della perdita dei diritti politici e civili, e quindi
del diritto di acquistare, possedere e disporre di beni nello stato,
beni che sono sottoposti a sequestro 169 .
Nelle pratiche pubbliche vengono annotati i trascorsi politici e
militari
filoestensi degli individui e dei loro parenti e ciò
rappresenta sempre un ostacolo ed una discriminante. I
permessi per esercitare una bottega od anche un’attività
ambulante vengono, ad esempio, rilasciati previo accertamento
della condotta politica ed anche in materia di rilascio del
passaporto è determinante il certificato di buona condotta
morale e politica. Basti pensare, per fare un esempio, che
1863, un ultimo pegno d’onore, di stima, di affetto, di gratitudine […] Da
una parte il suo busto colla leggenda: Franciscus V. Aust. Atestinus Dux
Mutinae; sul rovescio il motto: Fidelitati et constantiae in adversis, col
millesimo della coniazione 1863.”. Cfr. Cinquantadue mesi d’esilio delle
Ducali truppe estensi dal giugno 1859 al settembre 1863, Tipografia
emiliana impr. MDCCCLXIII, pag.37.
168 Circolare del Ministero dell’Interno Div.1 Sez.1 N.8516, Oggetto:
militari estensi, ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza, Anno 1863, busta
39.
114
ancora nell’aprile del 1872 nelle pratiche relative al rilascio del
passaporto al fivizzanese Ottavio Fabbro, nato il 5 marzo del
1856, che vuole raggiungere la propria famiglia emigrata a
Gorizia nel 1860, viene più volte annotato come egli sia “figlio
di un tenente estense” 170 .
E’ evidente che, dopo alcuni anni, a diversi ex-soldati estensi
non resta che emigrare per lasciarsi alle spalle una realtà ostile
fatta di difficoltà nel trovare un impiego e di continue
ingerenze nella sfera delle libertà personali. Il loro esodo
finisce per confondersi con la grande emigrazione italiana della
seconda metà dell’Ottocento.
169
Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe estensi dal giugno 1859
al settembre 1863, Tipografia emiliana impr. MDCCCLXIII, pag.29.
170 ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza, Anno 1872, busta 133.
115
CONCLUSIONI
Risorgimento: unificazione nazionale, rivoluzione passiva o
guerra civile?
Le conclusioni che si possono trarre dal presente studio si
muovono lungo tre piani intimamente correlati della storia del
nostro Paese. Il primo piano, centrale in questa ricerca,
riguarda il processo di unificazione nazionale, con il caso apuolunense come area geografica in esame, che determina poi
conclusioni ad esso correlate e conseguenti a livello di storia
dell’emigrazione e del volontariato militare.
E’ utile, innanzitutto, chiarire la distinzione fra due concetti
come quelli di unità e di unificazione. La prima indica la
qualità di uno Stato non diviso da confini politici interni e di un
popolo che forma un tutt’unico dal punto di vista delle sue
istituzioni, mentre la seconda esprime l’azione che porta uno
Stato a non essere diviso da confini politici interni e l’effetto
che determina, nei suoi cittadini, la concordia nelle idee e nei
116
sentimenti essenziali alla vita dello Stato stesso 171 . Non
verificandosi, come visto nel territorio apuo-lunense, l’azione
unitaria di popolo che lotti collettivamente per la costituzione
di uno Stato unitario e verificandosi, invece, un’imposizione
violenta, discriminatoria e prolungata nel tempo delle volontà
politiche ed istituzionali dei vincitori filosabaudi sui vinti
filoestensi, si può affermare che si è ben lungi dall’assistere ad
un processo di unificazione nazionale. Manca, cioè, una
volontà popolare coesa da sentimenti e idee essenziali alla
creazione e vita dello stato e si assiste, piuttosto, ad un
processo costitutivo dello Stato nazionale come affermazione
dei vincitori sui vinti che è inappropriato qualificare come
unificazione.
L’esempio di Massa, Carrara e Lunigiana conferma, dunque,
come nel corso del Risorgimento non si verifichino quei
fenomeni collettivi che spazzano via i poteri costituiti per
fondarne di nuovi, come una sollevazione di popolo o una
decisa e partecipata conquista militare, né si ponga mano, dopo
l’unificazione, ad una azione condivisa e di ricomposizione
171
Aldo Servidio, L’imbroglio nazionale: unità e unificazione dell’Italia
(1860-2000), Guida Editori 2002, pag. 14-15.
117
nazionale come sarebbe potuta essere quella costituente 172 , ma
piuttosto si assista all’instaurazione di un clima repressivo e
discriminatorio dei vincitori sui vinti. Il caso apuo-lunense
dimostra, tenendo conto del fatto che sono proprio queste le
zone in cui tra il gennaio e l’aprile del 1859 Cavour fomenta la
tensione tra Austria e Piemonte con tentate insurrezioni e con
la mobilitazione dell’esercito piemontese 173 , come si possa
considerare limitato il ruolo del popolo e come nel 1859 il
destino dell’Italia sia deciso prevalentemente dalla diplomazia
europea 174 .
Per quanto concerne i plebisciti del marzo 1860, che
sanciscono l’annessione dell’Emilia e della Toscana al Regno
di Sardegna, mentre Nizza e Savoia proclamano anch’esse
attraverso dei plebisciti ben guidati dalle autorità 175 la loro
volontà di unirsi alla Francia, ho ampliamente dimostrato
quanto
le
modalità
elettorali
172
siano
caratterizzate
Raffaele Romanelli, Storia dello Stato italiano dall’Unità a oggi,
Donzelli Editore 1995, pagg.125-126.
173 Lucy Riall, Il Risorgimento. Storia e interpretazioni, Donzelli editore
1997, pag.31.
174 Lucy Riall, Il Risorgimento. Storia e interpretazioni, Donzelli editore
1997, pag.33.
175 Gianluca Formichi, Il Risorgimento 1799-1861, Giunti 2003, pag.107.
118
dall’instaurazione di un clima di fortissima intimidazione, da
brogli in sede di votazione e scrutinio e dall’incarcerazione, al
fine della privazione del diritto di voto, dei cittadini filoestensi.
Non si può che concludere, dunque, che il caso di Massa,
Carrara e Lunigina confermi come l’unificazione nazionale,
aldilà di una immagine semplificata e mitologica del
Risorgimento 176 , non sia un fenomeno collettivo.
Se la storiografia ha da tempo accettato come nel Sud del Paese
il processo di unificazione sia vissuto come invasione ed
occupazione di un potere straniero, fino ad assumere i tratti di
una vera e propria guerra tra “italiani”, come dimostrano le
operazioni contro i cosiddetti briganti attuate tra il 1861 ed il
1864 che comportano anche l’uccisione di contadini passati
attraverso la corte marziale con l’accusa di favoreggiamento177 ;
i dati del presente studio sul territorio apuo-lunense dimostrano
come anche nel centro-nord del Paese l’unificazione sia vissuta
come invasione e dia origine ad una ribellione con tratti di
176
Cfr. Anna Ascenzi, Tra educazione etico-civile e costruzione
dell’identità nazionale: l’insegnamento della storia nelle scuole italiane
dell’Ottocento, Vita e Pensiero – V&P Università 2004.
177 Norma Bouchard, Risorgimento in Modern Italian Culture: Revisiting
the Nineteenth-century Past in History, Narrative and Cinema, Fairleigh
Dickinson Univ Press 2005, pagg.29-30.
119
movimento di resistenza sin dal 1859. Questa retrodatazione,
nel caso apuo-lunense, del fenomeno di unificazione come
sopraffazione dei vincitori sui vinti, nel caso studiato dei
filosabaudi sui filoestensi, consente di estendere a Nord le
interpretazioni storiografiche accettate per il Sud del Paese.
Antonio Gramsci analizza il Risorgimento come prodotto di
una rivoluzione capitalistica incompleta e mancata nella quale
una debole borghesia, composta di proprietari terrieri, avvocati,
dottori, e dentisti più che di mercanti, industriali e banchieri,
sigla il patto col diavolo con la monarchia Piemontese che
rappresenta la forza più reazionaria della società italiana, ma
anche l’unica a possedere un esercito che possa fronteggiare
l’Austria 178 . Egli descrive, dunque, il Risorgimento come un
evento nel quale i liberali conservatori (i “moderati”) hanno
strategicamente
la
meglio
sui
liberali
rivoluzionari
(repubblicani democratici) venendo a patti con l’ordine
“feudale” esistente e arrivando ad un compromesso che si
traduce, secondo il pensatore leninista, in una spaccatura tra
Stato e società civile, che caratterizzata da una cronica
incapacità politica e da un disordine endemico, determinerà
178
Cfr. Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, Einaudi 1978.
120
come conseguenza l’avvento del fascismo 179 . Gramsci descrive
il Risorgimento come una rivoluzione passiva, termine mutuato
da Croce che a sua volta lo aveva ripreso dall’analisi di
Vincenzo Cuoco sul fallimento della Repubblica Napoletana
del 1799 180 , incapace di far propria la causa del malcontento
dei contadini e quindi priva di base sociale e, pertanto,
incapace di sfidare l’egemonia politica di Cavour che riesce a
raccogliere in un blocco le classi più colte e che detengono le
proprietà. Già Pietro Ellero, penalista, docente universitario,
deputato della IX e X legislatura e senatore dal 1889, nel suo
La tirannide borghese 181 , afferma che il Risorgimento non è
stato altro che una forma, tra le molte possibili, attraverso la
quale la borghesia conquista in potere 182 . Per Gramsci il
Risorgimento è una rivoluzione neogiacobina mancata (mentre
per Rosario Romeo il Risorgimento cavouriano è, invece, una
179
Lucy Riall, Il Risorgimento. Storia e interpretazioni, Donzelli Editore
1997, pag.37.
180 Cuoco afferma che quella napoletana sia una rivoluzione passiva perché
i suoi leader adottano la dottrina ed il programma dei giacobini francesi
senza adattare, invece, le proprie idee ai costumi ed alle condizioni sociali
locali, con la completa incapacità di comunicare al popolo ed alle masse non
istruite, che guidate dal clero, avviano la contro-rivoluzione. Cfr. Vincenzo
Cuoco, Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli, Biblioteca universale
Rizzoli 1999.
181 Cfr. Pietro Ellero, La tirannide borghese, Feltrinelli 1978.
121
vera rivoluzione liberale riuscita di cui Cavour è il
protagonista 183 ) e se il Risorgimento, invece di essere
incanalato in un alveo sabaudo e liberale moderato, fosse stato
una
rivoluzione
popolare,
anche
democratico-borghese,
avrebbe naturalmente dovuto mobilitare, come avevano fatto i
giacobini nel 1792-1793, le masse rurali, alle quali, invece,
neppure i repubblicani risorgimentali si sono, nell’insieme,
rivolti 184 .
Secondo Croce, il miracoloso evento del Risorgimento, che egli
descrive in Storia d’Italia 185 , è la prova dei valori liberali di
modernizzazione e della capacità dimostrata dall’elite liberale
nel condurre l’Italia al processo di unificazione e, secondo la
sua ricostruzione, è soltanto quando la rivoluzione liberale si
fonde con quella nazionale che si superano le caratteristiche di
passività ed inefficacia. In particolare egli attribuisce un ruolo
chiave anche ai liberali del Sud che, in esilio dopo il fallimento
delle rivoluzioni del 1848 a Napoli ed in Sicilia, elaborano il
182
Alberto Mario Banti, Storia della borghesia italiana. L’età liberale,
Donzelli Editore 1996, pag. 230.
183 Cfr. Rosario Romeo, Risorgimento e capitalismo, Laterza 1970.
184 Roberto Ghiringhelli (a cura di), Città e pensiero politico italiano dal
Risorgimento alla Repubblica, Vita e Pensiero 2007, pag. 89.
185 Cfr. Benedetto Croce, Storia d’Italia dal 1871 al 1915, G. Laterza 1928.
122
programma di una rivoluzione nazionale e liberale della quale
la monarchia Piemontese ed il Cavour divengono gli
esecutori 186 . Anche tale visione ci conferma, pur nella sua
diversità dalla gramsciana, come le masse siano poco partecipi
al fenomeno risorgimentale che, secondo la ricostruzione del
pensatore liberale, è opera prevalente dell’elite liberale.
Secondo Federico Chabod lo scopo principale che Benedetto
Croce si prefigge, nella sua ricostruzione, è quello di difendere
le conquiste del liberalismo italiano 187 ed egli presenta quindi i
capi della Destra storica, gli artefici dell’unificazione italiana
del 1860, come uomini dal carattere nobile e generoso,
“un’aristocrazia spirituale, galantuomini e gentiluomini di
piena lealtà” 188 . L’interpretazione di Croce non è, dunque,
contestualizzabile al solo Risorgimento e si ricollega alla
visione crociana per la quale il Fascismo manca di radici nella
storia italiana e rappresenta una parentesi nella storia nazionale.
Nel 1949 però il noto strorico inglese, Denis Mack Smith,
186
Norma Bouchard, Risorgimento in Modern Italian Culture: Revisiting
the Nineteenth-century Past in History, Narrative and Cinema, Fairleigh
Dickinson Univ Press 2005, pagg.28-29.
187 Federico Chabod, Croce storico in Rivista Storica Italiana, 64, 1952,
pagg.473-530.
188 Lucy Riall, Il Risorgimento. Storia e interpretazioni, Donzelli Editore
1997, pag.36.
123
pubblica Cavour and Garibaldi 1860 189 , uno studio che si
contrappone
alla
versione
di
Croce
ed
afferma
che
l’unificazione nazionale italiana è il prodotto di conflitto
politico e di disunità più che la fraterna impresa celebrata dagli
storici del diciannovesimo secolo ed accusa i leader politici
post-unitari di aver tradito le aspirazioni del Risorgimento e di
comportamenti corrotti sia a livello personale sia di
manipolazione delle istituzioni, con conseguente perdita di
ogni contatto col popolo e responsabilità nel lasciare così
l’Italia aperta all’avvento del Fascismo e di Mussolini.
Il confronto tra Gramsci e Croce ha l’effetto di fondare una
serie di contrapposizioni storiche che dominano la storiografia
sul Risorgimento nel secondo dopoguerra e che nascondono un
conflitto più profondo e fortemente politicizzato tra idealismo e
materialismo storico nel quale la visione crociana (o liberale)
dell’armonia politica viene messa in discussione da quella
gramsciana (o marxista) del conflitto di classe 190 . Esula da
questo
studio
l’entrare
in
maggior
189
dettaglio
su
tale
Cfr. Denis Mack Smith, Cavour and Garibaldi 1860: a study in political
conflict, Cambridge University Press, 1985.
190 Lucy Riall, Il Risorgimento. Storia e interpretazioni, Donzelli Editore
1997, pag.37.
124
contrapposizione, e giova, piuttosto, prendere in esame una
visione terza, differente dalla storiografia liberale e da quella
marxista, come quella di Julius Evola che afferma come
nell’analisi del Risorgimento bisogni distinguere il suo aspetto
di movimento nazionale da quello ideologico: se è vero che al
Risorgimento si deve l’unità di Italia, grazie ad un insieme
complesso di circostanze, le cose cambiano molto quando si
considerano le idee principali in funzione delle quali tutto ciò
viene realizzato e che continuano a predominare nella vita
politica italiana sino al periodo del fascismo. Da questo punto
di vista, secondo Evola, il Risorgimento non è movimento
nazionale che per accidente; esso rientra nei moti rivoluzionari
determinatisi in tutto un gruppo di Stati in conseguenza
dell’importazione delle idee della rivoluzione giacobina (il ’48
e il ’49, ad esempio, hanno un identico volto nei movimenti
italiani e in quelli che si accendono a Praga, in Ungheria, in
Germania e nella stessa Vienna asburgica) e dell’avanzata di un
unico
fronte
internazionale
comandato
dall’ideologia
liberaldemocratica e massonica che si serve del mito nazionale
e patriottardo come agente di disgregazione. L’unità e
l’indipendenza dell’Italia, per le forze in campo che agiscono
internazionalmente, sono, secondo la versione evoliana, cose
125
secondarie ed in ogni caso costituiscono non il fine ma
piuttosto il mezzo per dare un colpo mortale all’Austria, quale
rappresentante dell’idea imperiale, e alla Chiesa 191 .
Al termine di questa disamina storiografica ed alla luce dei
documenti d’archivio condivisi nel presente studio è possibile
concludere che sin dal 1859 si assiste non ad una collettiva
insurrezione popolare in nome dell’unificazione nazionale, non
ad una rivoluzione liberale che riesce a rendere il popolo coeso,
ma al massimo ad una rivoluzione passiva o ancora più
precisamente ad uno scontro tra “italiani” che si inserisce in un
più vasto quadro internazionale e che vede parte della
popolazione opporsi, in vario modo, ai sostenitori dell’unità
nazionale, fino ad arruolarsi volontari per combattere in nome
del precedente ordine politico istituzionale. Il regime di
oppressione, discriminazione e negazione dei diritti della
persona che i vincitori filosabaudi instaurano sui vinti costringe
molti a emigrare e lasciare le proprie terre, per quelle ancora
soggette al controllo austriaco o per altri paesi, pur di sfuggire
ad una realtà invivibile e ad una autorità non riconosciuta.
191
Julius Evola, Gli uomini e le rovine. Orientamenti, Edizioni
Mediterranee 2001, pagg.131-132.
126
Siamo ben lontani, dunque, dal poter considerare il
Risorgimento, specie nel comprensorio apuo-lunense, come un
momento unitario per il popolo italiano: sono certamente quelli
gli anni in cui si unifica il Paese, ma non certo in virtù di una
identità unitaria, dato che quello è un periodo di scontri e
contrapposizioni più che di unità d’intenti e di comune volontà
politica. Un periodo che, anche volendo considerare gli
“italiani” come entità di popolo 192 , si può considerare
caratterizzato dai tratti tipici di una guerra civile più che di un
moto unitario di liberazione.
192
In realtà le Italie presenti sono diverse in base al sesso, alla religione,
alla classe sociale, al carattere etnico ed al desiderio di appartenenza a stati
diversi. Cfr. Norma Bouchard, Risorgimento in Modern Italian Culture:
Revisiting the Nineteenth-century Past in History, Narrative and Cinema,
Fairleigh Dickinson Univ Press 2005, pag.42.
127
128
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Fonti Primarie
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1859
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1860
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1861
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1862
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1863
ASMs, Ispettorato di Pubblica Sicurezza in Massa, Atti 1872
Borsellini L., Francesco IV e Francesco V di Modena, Unione
Tip. Ed. 1861.
Cinquantadue mesi d’esilio delle Ducali truppe estensi dal
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