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Gaspari 2024 Tra il dire e il fare Giubileo

2024, Tra il dire e il fare. Notiziario dell'Archivio Osvaldo Piacentini

Dire fare amministrare Giubileo 1900-2025. Le comunità delle montagne ancora protagoniste di Oscar Gaspari Nel Giubileo del 1900 le comunità delle montagne italiane, comprese quelle delle isole, sono state protagoniste di una grande impresa: hanno costruito Croci e monumenti a Cristo Redentore che erano e continuano ad essere, da ormai centovent’anni, simboli di fede e di unione per le comunità che vivono e che frequentano quelle montagne. Una grande impresa quasi sconosciuta alla storia, anche quella religiosa, perché si è considerato quel Giubileo come un evento marginale, per la grave crisi politico-istituzionale del Vaticano seguita alla presa di Roma del 1870 da parte del Regno d’Italia. A quella crisi i cattolici risposero organizzando quel Giubileo, che è l’unico organizzato da laici e che ebbe come protagoniste assolute le comunità delle montagne. Il Giubileo del 1900 è stato organizzato, sul piano internazionale, dal cattolico bolognese conte Giovanni Acquaderni, noto esponente del primo movimento cattolico, a sostegno del Papa Leone XIII, mentre i cardinali, che contestavano la presa di Roma nel 1870, la fine dello Stato pontificio e la nascita del Regno d’Italia, avrebbero preferito una celebrazione in tono minore. Fu Acquaderni ad occuparsi dei pellegrinaggi dei cattolici. A Roma si costituì un Comitato che, l’8 luglio 1899, propose di portare su diciannove cime, in tutta Italia, un ricordo: «contemporaneamente […] la Domenica nell’Ottava del Corpus Domini» e, quindi, il 17 giugno 1900. Solo sulla ventesima cima, come venti erano i secoli dalla nascita di Cristo, si sarebbe dovuta innalzare una statua: sul monte Capreo, presso Carpineto, vicino Roma, paese natale di papa Leone XIII, e la statua era pagata dalla famiglia Pecci, la sua. Le comunità delle montagne però, molte più di quelle coinvolte ufficialmente, costruirono, realizzarono e ora conservano sulle loro montagne grandi e piccole croci e monumenti, in bronzo o in ghisa. Manufatti che pagarono tramite sottoscrizioni e che portarono in vetta coi carri trainati da buoi o a spalla, a seconda delle possibilità, delle condizioni del luogo e del peso. Dei ventinove monumenti di cui si ha notizia solo tre vennero innalzati in pianura, sette nell’anno del Giubileo, tredici nel 1901, nove tra il 1902 e il 1910 e gli altri ancora più tardi. Il Comitato romano volle e seguì direttamente tre monumenti nei pressi di Roma, identificati come i più importanti. Uno non venne mai costruito e gli altri due sono quelli in peggiori condizioni: non hanno resistito alla sfida del tempo perché costruiti per volere della nobiltà vicina alla curia vaticana. Sono resistiti fino ad oggi i manufatti costruiti grazie allo sforzo comune di donne e uomini delle montagne, che hanno contribuito con le offerte e il lavoro alla loro realizzazione, alla ricostruzione e al restauro. Quelle croci e quei monumenti per il Giubileo del 1900 erano, e sono, simboli di fede, ma anche della vitalità delle comunità delle montagne. Negli ultimi decenni quella vitalità si è nutrita anche dell’apporto di grandi organizzazioni radicate nelle zone montane, come l’Associazione nazionale alpini (ANA) e il Club alpino italiano (CAI). Quelle organizzazioni, eredi della missione iniziata dalle comunità locali all’inizio del ‘900, hanno proseguito la manutenzione di quei simboli e ne hanno spesso promosso anche la ricostruzione. Così è stato per il Cristo del Mombarone, innalzato nel 1901 e ricostruito nel 1991 dalle sezioni ANA di Ivrea, Biella ed Aosta. Fino ad ora solo pochi storici hanno apprfondito la storia del Giubileo del 19001. La storia nazionale ha quasi ignorato i manufatti realizzati per quella occasione, senza nessun valore artistico particolare, e spesso considerati espressione di una fede ottusa e ormai superata dai tempi. Secondo quella storia, disattenta alla fede e allo spirito comunitario che anima le popolazioni delle montagne, i mon59 Dire fare amministrare tanari avrebbero obbedito agli ordini di preti tradizionalisti legati a loro volta all’obbedienza al papa e alla gerarchia vaticana. Avrebbero costruito quelle croci anche per controbattere la presenza di laici e massoni che andavano in montagna con il CAI. Ma alla guida di quelle comunità, allora come oggi, non c’erano solo parroci e vescovi. In alcuni casi i promotori locali erano gli stessi che aprivano banche popolari, cooperative e latterie sociali. Il Giubileo del 1900 ha dato e dà ancor oggi occasione alle comunità delle montagne di dimostrare concretamente la propria fede religiosa e, insieme a questa, il proprio essere comunità. Secondo Margherita Barsimi Sala, protagonista e testimone della ricostruzione del Cristo del Mombarone, abbattuto da un fulmine nel 1948, le tre comunità, Biellese, Canavese e della Val d’Aosta avevano ricostruito il monumento nel 1991, a un’altezza di 2.371 metri, a novant’anni dalla realizzazione e a quarant’anni dalla caduta, con la stessa passione con la quale l’avevano innalzato nel 1901 e sempre con sottoscrizioni popolari e l’impegno di decine e decine di volontari. Nelle Alpi il Cristo Redentore è di bronzo, alle falde dell’Appennino laziale, sul Monte Altino, a 1.252 metri d’altezza, lo stesso monumento è di ghisa, ciascuna comunità si è impegnata e continua ad impegnarsi nelle modalità che corrispondono a ciascuna. Né la sola fede, né la sola buona volontà, sarebbero state sufficienti prima a costruire e poi a mantenere fino ad oggi quasi tutti i monumenti del Giubileo del 1900: è lo spirito comunitario che ha garantito il successo e la continuità di quelle imprese. Una recente ricerca ha individuato altre comunità delle montagne contagiate dallo spirito dell’appello lanciato dal Comitato romano del Giubileo del 1900: in Spagna. È la Croce nel monte Gorbea, nei Paesi Baschi, a 1.482 metri d’altezza, la più celebre di tutte, ricordata anche da una canzone popolare. Le vicende delle croci e dei monumenti in Spagna sono segnate da tradizioni e da una storia diverse da quelle italiane – soprattutto dalla Guerra civile del 1936-39 – vicende che il Giubileo del 2025 potrebbe contribuire a ricostruire e ricordare, e riportare all’unità con quelle italiane e di altri Paesi. In Italia il Giubileo del 1900 venne indetto nel momento in cui i montanari si organiz60 zavano per il difficile e complesso futuro del Novecento, erano gli anni successivi alla Rerum Novarum, l’enciclica di Leone XIII del 1891, che aveva mobilitato i cattolici in favore dei lavoratori. Quel Giubileo ebbe sui cattolici delle montagne un effetto paragonabile a quello che ebbe la Rerum Novarum nelle città della pianura, come dimostra la vicenda di Giuseppe Micheli, appassionato alpinista delle montagne dell’Appennino parmense, esponente del primo movimento cattolico. Micheli, sodale di Luigi Sturzo, politico di primo piano del Partito popolare italiano e, infine, della Democrazia cristiana, è noto anche come uno dei fondatori della Federazione degli universitari cattolici, avvenuta nel XVI congresso dell’Opera dei Congressi che si tenne a Fiesole nel 1896. In quella occasione l’alpinista cattolico parmense fu testimone del primo annuncio dell’omaggio a Cristo Redentore per il 1900. Non era quindi un caso che nel primo numero della sua rivista “La giovane montagna”, nel marzo del 1900, accanto al Programma politico si desse notizia dell’iniziativa del Comitato romano. A quella iniziativa intendeva contribuire l’associazione politico-sportiva parmense di Micheli con l’innalzamento di croci in alcune montagne vicine, per lui e i suoi amici non c’era distinzione tra il programma politico per lo sviluppo della montagna e quello per la celebrazione del Giubileo del 1900 nelle terre alte. Dopo quella di Micheli venne fondata a Torino, nel 1914, un’altra organizzazione di cattolici La giovane montagna, questa più decisamente sportiva, dove militò Pier Giorgio Frassati, che aveva il Cristo Redentore del Mombarone tra le mete delle sue passeggiate. Anche Frassati era appassionato alpinista, ma delle Alpi, anche lui era un convinto antifascista, e a lui venne intitolato il rifugio costruito nel 1934 accanto al Redentore a sottolineare, quanto meno, l’indipendenza dei giovani alpinisti cattolici dal regime di Benito Mussolini. Frassati, morto prematuramente nel 1925, beatificato nel 1990 da Papa Giovanni Paolo II, verrà proclamato santo da Papa Francesco nel 2025, anno del Giubileo, la sua figura potrà contribuire a far conoscere il Giubileo delle montagne del 1900 e a legarlo a quello del 2025. Pellegrini di speranza è il motto che campeggia nel logo ufficiale dell’Anno Santo 2025, e tali Dire fare amministrare Fig. 1. Cristo Redentore del Mombarone, pellegrinaggio annuale in occasione della Festa della Madonna della neve; 5 agosto 1905 (Barsimi Sala 2016, p. 75). Fig. 2. Fervono i lavori di sistemazione del Rifugio Pier Giorgio Frassati; 1934 (Barsimi Sala 2016, p. 85). Fig. 3. Il Cristo Redentore del monte Altino, 2021 (Maranola, comune di Formia, Latina; foto di Pietro Cardillo). sono stati per primi e per decenni i montanari, emigranti con la speranza di un lavoro che permettesse la vita della famiglia in paese, dove tornare nei mesi estivi e lavorare i campi. Quei migranti cui si richiama la Spes non Confundit, la Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025 di Francesco. E, ancora, sono sempre più spesso anziani gli abitanti delle montagne ricordati in quello stesso documento. Un cammino di speranza è quello a cui incita la Bolla e i sentieri delle montagne potranno essere interpretati come tali dai montanari e dai frequentatori delle montagne. Alla questione del lavoro cui intese contribuire la Rerum novarum del 1891 di Leone XIII è succeduta, oggi, la questione ambientale posta all’attenzione del mondo dall’enciclica Laudato si’ del 2015 di Francesco. Il messaggio 61 Dire fare amministrare Fig. 4. Il Cristo Redentore del monte Altino, 1919 (Ruggiero 1987, p. 55). Fig. 5. Il Cristo Redentore del Mombarone, (comune di Graglia, Biella), 2021. di unità e identità comunitaria del Giubileo del 1900 nelle montagne italiane può divenire il messaggio di cura e di rispetto della natura del Giubileo del 2025. Le montagne sono tra gli ambienti più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, le loro comunità sono tra quelle che più ne soffrono i danni. Venti mattoni realizzati con le pietre delle ven62 ti cime originarie delle montagne del Giubileo del 1900 vennero murati nella Porta Santa alla fine di quell’evento. Altrettanti e molti di più potrebbero essere ricavati dalle montagne che celebrarono quel Giubileo per chiudere la Porta Santa a conclusione del Giubileo del 2025, a segnare continuità ed evoluzione del messaggio giubilare. Dire fare amministrare Fig. 6. Mappa dei monumenti previsti dal Comitato romano nel 1899, https://it.cathopedia.org/wiki/Monumenti_a_ Ges%C3%B9_Cristo_redentore_per_il_Giubileo_del_1900. Note 1 A., B. Ruggiero (a cura di), Maranola. Momenti storici agli albori del XX secolo, Cassino, Tipolitografia Pontone, 1987; Cfr. M. Barsimi Sala, Mombarone. Un simbolo per tre comunità, Biellese, Canavese, Valle d’Aosta, Ivrea, Litografia Bolognino, 1999, 2016; G. Venturi, G.B. Acquaderni: il Centenario dei Centenari o solenne omaggio del 1900, in: Istituto per la storia della Chiesa di Bologna, La Chiesa di Bologna e la cultura europea. Atti del Convegno di studi, Bologna 1-2 dicembre 2000, Bologna, G. Barghigiani, 2002; O. Gaspari, Il Giubileo del 1900 nelle montagne italiane: spiritualità, politica e alpinismo, in “Storia e Futuro. Rivista on line di storia e storiografia” (www.storiaefuturo.eu), n. 53, febbraio 2021. 63