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Il mito Calvino

1980

L'interesse di Italo Calvino nel fenomeno della 'mitologia, anzi con maggiore precisione, nel mito, come e~€iffiento che possa illuminare gli uomini aLIa ricerca dei meccanismi creativi che di seco:o in secolo hanno sostenuto lunghe tradizioni e culture da tutti i tempi e da tutto iI mondo, iisaleagli inizi delIa sua attivita. di scrittore, cioe ai tempi della pubblicazione ne! 1947 del romanzo Il sen,tiero dei nidi di ragno la sua prima opera im~ portante. E' H tempo in cui 10 scrittore ligure si laurea in lettere oon una tesi su Joseph Conrad in cui avviene l'incontro COn Pavese, che in un certo senso e' '10 scopritore di Italo Calvino. E' anche l'a n n 0 dell a pubblicazione da parte di Pavese dei "Dialoghi con Leuco," "in cui il dramma del pass>aggio da una religione di mostri a una 'I'eligione di dei, da una comunione completa con l'informe al piimo dominio deHa natura nelle tribil agrico'e, e vissuto come una propria ~sperienza individuale".l Gia si avverte questa atmosfera dove trascorre la propria esistenza una umanita ancora nello stadio in cui predomina la "religione di mostri", rappresenato dalla societa italiana frantumata dalla guerra civile e dalla lotta per la Libe,razione da parte deHa Resistenza. ,n personaggio, se cosi si potrebbe definire lafigu,ra di Pin, ne "U sentiero dei nidi di Ragno," e' un prodotto di questo ambiente violento. La guerra, il culmine della natura umana viole'l1tata e gia quella natura rousseaviana tradita. Qui un discorso estetico

IL MITO CALVINO Adrian Stivala L'interesse di Italo Calvino nel fenomeno della 'mitologia, anzi con maggiore precisione, nel mito, come e~€ifnto che possa illuminare gli uomini aLIa ricerca dei meccanismi creativi che di seco:o in secolo hanno sostenuto lunghe tradizioni e culture da tutti i tempi e da tutto iI mondo, iisaleagli inizi delIa sua attivita. di scrittore, cioe ai tempi della pubblicazione ne! 1947 del romanzo Il sen,tiero dei nidi di ragno la sua prima opera im~ portante. E' H tempo in cui 10 scrittore ligure si laurea in lettere oon una tesi su Joseph Conrad in cui avviene l'incontro COn Pavese, che in un certo senso e' '10 scopritore di Italo Calvino. E' anche l'a n n 0 dell a pubblicazione da parte di Pavese dei "Dialoghi con Leuco," "in cui il dramma del pass>aggio da una religione di mostri a una 'I'eligione di dei, da una comunione completa con l'informe al piimo dominio deHa natura nelle tribil individuale".l agrico'e, e vissuto come una propria ~sperinza Gia si avverte questa atmosfera dove trascorre la propria esistenza una umanita ancora nello stadio in cui predomina la "religione di mostri", rappresenato dalla societa italiana frantumata dalla guerra civile e dalla lotta per la Libe,razione da parte deHa Resistenza. ,n personaggio, se cosi si potrebbe definire lafigu,ra di Pin, ne "U sentiero dei nidi di Ragno," e' un prodotto di questo ambiente violento. La guerra, il culmine della natura umana viole'l1tata e gia quella natura rousseaviana tradita. Qui un discorso estetico si innesta su un sottofcmdo ideologico. La creativita umana ha come scopo il miglioramento della civiIta. La figura di Pin e stata confrotata2 a Francois Noel (Gracchus) Babeuf (1760-1797), L'lautore deIla "Cospirazione degli UguaU (1796), uno dei radicali democratici e che e considerato l'iniziatore di una lunga tradizione di un primitivo comunismo egalitario in Europa che teorizzb una comurnita egalitaria priva di propieta privata, e percH'> senza distinzioni di dasse. Giungendo alle altre opere di Ualo Calvino, noi vediamo quello che era l'interesse di Ces'are Pavese nel mito, trasformarsi da parte del nosbro autore in interesse dell a fiaba; fiaba definita in chiave di mito ridotto alIa sua forma piu semplice e tramandato di secolo in secolo dal popolo e mai toccato da nessuna tradizione inteHettualistica. Il passaggio dal mito alIa fjabe e visto in vari luoghi "Fiobe Italiane" (Einaudi 1977), dove 10 scrittore nbn soltanto raccolse materiale preso dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni ma anche 10 1. 2. Cesare Pavese, La letteratura americana e altri saggi (Einaudi 1962). Introduzione, p.xxx. Autore di questa introduzione e 10 stesso Italo Calvino. Giuseppe Bonura, Invito alla lettura di Calvino (Mursia 1974). pp. 47,48. 170 ADRIAN STIVALA tl'ascrisse in lingua italiana dai vari dialetti. E qui emerge anche 10 spunto Unguistico da essere tratato come punto di incontro di tutte le forme dialettali della penisola itaIiana. Questi due volumi di fiabe italiane sono di interesse centrale per arrivare al noccioJo contenutistico di Italo Calvino scrittore. Tuttoquesto non potrebbe riuscire abb;lstanza chiaro se venga scisso dalla partecipazione alIa attivita partiggiana della Brigata "Garibaldi" e la sua adesione al Partito Comunista Italiano tra il 1943-45. Di queste attivita Calvino sembrava trovare una rivendicazione negli scritti di Cesare P.avese che trovo come padre intellettuale il critico americano F.O. Matthiessen che espresse il suo convincimento suIla necs~ria relazione fra prosa e responsabilta sociali in "American Renaissance, Art and Expression in the Age of Emerson and Whitman": "in regime di democrazia, non pub esserCI che un1a .sola pietra di paragone del oivismo,e cioe: queUe doti che voi possedete le usate pro 0 contro iI popolo?·'.'< La concezione storico-politica della letteratura va rintracciata anche in Antonio Gramsci e Karl Marx.4 Calvino cerca di sintetizzare tutti questi elementi tramite una forma ohe sia sempfice e ricca in un momento, appunto la fiaba. Ma e interessante soffermarci a fare alcune cOTI,siderazioni Lo stesso Calvino ci rivela che "il metodo di trascrizione delle fiabe 'dalla bocca del popo:o' prese le mosse daM'opera dei fratel'li Grimm e s'ando codificando neUa seconda meta del ooc010 in canoni 'scier:.tifici', di scrupo'osa fedelta. stenografica al dettato dialettale del narratore orale"5 ci rivela anche "che solo una parte de'Ja fiabe di Grimm furono raccOllte dJ.Ha bocca del popo'o (essi ricordano soprattutto una contadina d'un villaggio presso Cassel); molte furono riferite da persone co:te, come ricordavano di averle sentite narrare nell'infanzia daUe loro nutrici".6 Facendo riferemento al grande raccoglitore di fiabe ed elementi folkloristici Pitre, che aveva dato luce al fatto che la tradiz'one di racconto contiene la creazlone poetica di chi narra, H quale nella fiaba ricrea ogni voita la stessa fiaba "cosicche al centro del costume di raccontar fiabe e la pe·rsona -- eccezionale in ogni viUagio 0 borgo novellatrice 0 del novellatore, con un suo stile, un suo fascino, Calvino sottoIinea la creativita che comporta la fiaba, sia raccontata, che scritta. Ed e attraverso questa persona che si mutua i1 sempre rinnovato legarrne deLla 3. 1. 5. 6. F. O. Matthiessen, Am~erican Renaissance. Art a.nd Expression in the Age of Emerson and Whitman (O.U.P. 1941), pp. 15,16. Per una interessante discussione dei fondamenti dell a critica marxista vedere Costanti e Problemi della Critica Letteraria del Dopoglterra (1945-1975), Parte Prima (Stylgraf 1976), di Ruggiero Puletti, docente all'universita Italiana per gli Stranieri a Perugia e attuale vice-segretar.io del PSDI. Fiabe Italiane raccolte e trascritte da Italo Calvino. Vnlume Primo (Einaudi. 1977l. Introduzione, p.xviii. Ibid. IL MIO CALVlNO 171 fiaba atempora1e col mondo dei suoi asco~tri, con ],a Storia".7 Questo ci indica chiaramente come Calvino arrivo a vedere la tr.adizione fiabesca come una mitologia popolare che riesce a dar luogo alla creativita deJI'individuo che racconta dn termini coUettivi. Passando alIa fiaba popolare italiana Calvino dice "tutto il problerm.a della fiaba va riportato in un'antichita che non e soltanto preistorioa, ma anche pregeografica"s Ecco il ritorno alle origini primordiali dei "Dialoghi con Leuco" di Cesare Pavese. Continuano le sue osservazioni suI collegamento tra la fiaba e i riti della societa primitiva.9 Ci vengono immediatamente in mente le parole contenute nella introduzione al primo lavoro di Calvino "Quello di cui ci sentivamo depositari era Un senso deP,a vita come qualcosa che puo ricominciare da zero ... "10 Qui abbiamo tutto 10 spirito di ricominciamento di una epoca che trascenda la storia, uno spirito nutrito dalla lotta per la libeoozione. " ... l'accento che vi mettevamo era quello di spavalda a:llegria ... Chi comincioa scrivere aHora si trovo cos1 a trattare la medesima materia dell'anonimo narratore ooo]e ... "11 La distinzione del contenuto di questo modo di fare letteratura era quella di appartenere ,alle imprese e alle avventure dei partigiani che consideravano la propria lotta oltre di natura militare e patriottica, anche di natura sociale, specialmente nelIe file in cui miIito 10 stesso Calvino. L'anno in cui Calvino fa queste osservazioni sulla propria prima opera e iI 1964, I'anno dopo averla pubblicata, e durante il quale doveva essere ancora in fase di scrivere iI suo aItro }.avoro Maroovaldo. Continuando con la sua introduzione al 'Sentiero dei Nidi Ragno' I'lautore ci dice: "Alcuni miei racconti; alcune pagine diquesto romanzo. hanno aB' origine questa tradizione orale appena nata, nei fatti nel linguaggio ... " Quello che seguiva fare da parte deU'autcre, era" ... innestare la discussione ideologica nel racconto" 12. Pero tra la pubbIicaZlione di 'll Sentiero' e 'Marcovaldo' esiste la triIogi,a 'll Viscorl,te Dimezzato' (1952) 'll Barone Rampante' (1957) 'Il Cavaliere Inesistente.' (1959) In queste opere regna supremo I'elemento mitico fiabesco sotto i1 quale si nasconde una malinconia per la condizione dell'uomo contemporaneo sempre "dimezzato" cloe alienato e mutfato, insomma incompiuto. Oppure i1 distacco di alcuni st'rati sociali da:lla societa contemporanea, appunto il Barone Rampante che si arrampica sir un aIbero e trascorre la propria vita isolato ed allontanato da:lla vera sorgente; sono tutti element! fantasticamente e spavaldamente presentati che portano Un disoorso di natura sociale sottilmente lficamato entro le fibre narrative e creative di 7. Ibid. Ibid. 9. Ibid., p.xxxv. 10. Introduzinne a Il Sentiero dei Nidi di Ragno di Halo Calvino, p.vii, 11. Ibid. 12. Ibid. R. 172 AD~IN STIVALA tutta la trilogia. Quello che sembra baroccamente eseguito neIJa trilogia acquista una sobrieta apoUonica in 'Marcovaldo'. La fonte contenutistica di questa racco"t..'l di questi venti racconti e la figura d! Marcovaldo che cerca la natura; ma 10. natura e stata ridotta ad una irriconscibile ombra dalla vita artificiale che si e evoluta ne11e grandi citta. La citta diventa qui iI simbolo del massimo punto disnaturamento che l'uomo contemporaneo abbia mggiunto. La citta provoca malattie, la citta e una giungIa di cemento, non e piu abitabiIe dall'uomo che vuole prE:servare il proprio aspetto diessere nato dalla natura. La dtta e i: prodotto della civrta contorta. E rinversione del bosco pieno di mostri di tant€ fiabe; nient'a'tro che la trasposizione deUa grande immagine di questo ambiente che intrappola l'uomo della iconografia fiabesca tradizon~le. La fiaba stessa come forma artistico-Ietteraria diventa anche essa una grande immagine, una mitologia popo!arizzata che esprime 10 stato in cui si ritrova l'uomo della civilta tecnologico-industriale che la fase capitalistioo della storia ha provocato. I venti racconti di 'Marcovaldo,' faccontati da un essere che ha tutte le qualita de,j racconta-fiabe ritengono ne1 tone e nel ]inguaggio quelle qualita letterarie di sempIicita e elementarita della fiaba. Sanno anche di una aItra forma che la fiaba ha assunto cioe quelJa dei fumetti, la ~ui origine potrebbe essere rintracciata aHe immagini che accompagnavano i canta-storie del Mer;dione in ltalia. La stessa biografia intema di Marcovaldo d indica la maledizione che riceve da['a citta. E anche un operaio che :.avora " ... a:l 1a Jitta Sbav dov'era dare un uomo di fatica ... "13 Questo ci indica che Calvino sembra vo~er impasto classista al suo personaggio ed anche al suo discorso creativo. Marcovaldo El una figura di uomo semplice capo di famiglia numerosa, Iavora COn una ditta dal nOO1e quas,i inpronunciabile edisUlmano di SBAV, come ci dice 10 stesso Calvino neL'introduzione aile raccolta "L'ultima incarnazione cli una serie di candidi eroi, poverl diavoIi aHa Charlie ChapHn, con questa particOllarita: di essere un "Uomo di Natura," Un "Buon SeIvaggio" esiIiato nella citta industriaIi14 Marcovaldo diventa la riduzione del "Buon Selvaggio" di Rousseaua fantasma. Questo rende l'opera 'Marcovaldo' un grande discorso 'luHa liherta, che ci porta aU'opera deI grande pen,;;atore del settecento ~Il Contratto Sociale: e piu precisamente alI'inizio di questo libro: "L'uomo nasce libero, ed El ovunque in catene 15 dalla quale Karl Marx sembra che abbia ricevuto 10 spunto .per concludere ilsuo Manifesto Comumsta: "I proletari non hanno nulla da perdel"e oltre le loro catene."16 Pero, vale la pena continuare a prendere in con,sidel"azione il 13. 14. 15. 16. Halo Calvino, Marcovaldo (Einaudi. 1966), p.9. Citato in Giuseppe Bonura Invito alla let~ra diCalvino (Mursia ,1974, p. 75. J.J. Rousseau, The Social Contract (Penguin 1977), p. 49. (la traduzione e nostra) J{arl Marx, Friedrich EngelR. The Communist Manifesto (Penguin 1977). pp. 120,121. IL MIO CA:LVINO 173 t'esto della parte introduttiva del Javoro di Rousseau: "Quelli che si considerano padroni altrui sono in verita in una maggiore scioavitu di loro. Come venne ad avverarsi questa trasformazione? ,10 non ho essere resa legittima? Questa domanda, credo che possa risposte. Come pos~a rispondere. Se considerassi solo la forza e gli effetti dalla forza, dovrei dire: "Fin qua'nto un popolo e cosiretto ad obbedire, e fa appunto questo, fa la cosa giusta; ma appena possa liberarsi da questo .imprigionamento e fa appunto questo, fa una cos a an cor piu giusta; perche a quando riottiene la propria iiberta tramite 10 stesso diritto che la tolse via, un popo'o, 0 e giustificato nei riprendere la propria Iiberta, oppure non esiste giustificazione per queHi che la tolsero via". Ma l'ordin'e sociale e un dritto sacro che serve da base a tutti gH altri diritti. Esiccome non sia un diritto natura" e, deve essere uno fondato suIle leggi. .. ' 17 In queste parole di Rousseau abbiamo il nucleo della "illscussione ideo10gica nel racconto" di cui pari a n e ~ 1 a citata introduzione a1 Sentiero dei Nidi di Ragno, appIicata ai racconti di Mdrcovaldo. Ed e appnnto questo che diventa anche M arc 0 v a I d 0 ·a1 di la dalle forme fiabesche e mitiche. Calvino e alIa ricerca di una "nuova mitologia" che si esprima in termini contemporanei. E il mito de' ,la Liberta che nacque con la Rivoluziooe dei 1789 trasportato in bocca all'apparentamente insignificante impiegato della Sbav ed i1 suo piccoJo mondo, il quale, poi tanto piccolo nOn e perche vi include gH uomini sempre in 10tta per la propria liberta. Calvino sembra volerci dire che le leggi di Rousseau su cui si basa it diritto dell'ordine socia'le non siano ancora adatte per g i uomini come Marcovaldo. E di questo parla Giuseppe Bonura 18: "Favola si... ma anche impegnata a sviscerare le ragioni storiche per cui l'uomo di Rousseau si e ridotto a una sorta di fantasma svagato e sognante, come e appunto Marcova:'do. L'armonia natura-uomo-storia e naufragatain un mare ill cemento e in fiumi di detersivi schiumosi. Calvino descrive questa trasformazione con una pi eta sorridente e tuttavia consapevole che non bisogna spargere lacrlme SlU Marcova1do. ma denunciare ooloro che hanno sottratto a Marcovaldo la sua "Natura":' Ed e questo un altro tema fondamentale in 'Marcovaldo" cioe queUo della alienazione. Il protagonista si trova allontanato dalla propria vera natura di uomo soggetto aUe leggi de.lla stessa Natura che gli diede origine. La ricerca di Marcovaldo della natura tra l'asfalto ed ill oomento della citta non e altro che la: ricerca dell'uomo deUa propria identita perduta a causa deUralienazione che gli provoca questo smarrimento. Tutto avviene in cittii dove c' e uno scontro continuo tra uomo e civilta. E quali 17. 18. .19. (la tr-aduzione e nostra) Rousseaau. op. cit., pp. 49.50. Ibid., p. 75 . Italo Calvino. Marcovaldo, p. Y. J. J. AJDRIIAN STNALA 174 sono le oaratteristiche dell a citta dove si svolge l'esistenza di Marcovaldo? Una citta piena dei segni della civilta dell'opoca dove "cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti.. .'~19 si affollano. Sono i segni della stragrande citta centro della civilta contemporanea dove gli elementi del sistema neo-capitalistico trovano la loro massima espressione, dove iI povero diavolo di Marcov~d, manovaJle, si trova un estraneo. E un sistema che risulta iEeggibile per il nostro personaggio,e a:l quale Marcova,ldo aveva "... un occhio poco adatto ... "20 Ed e da questo rapporto di Marcovaldo con il sistema so cia' e in cui opera come uomo, che nascono le sue avventure, ,le sue ge'sta fiabesche, dove c'e la soluzione senza soluzione della fine di ogni racconto, cioe Ja risa:ta finale che nasconde quest a condizione inso!ubile. E I'aliernazione camuffata nella risata che l'alienazione da"la citta e l'allontanamento daIla natura causano. E una duplice situazione che si presenta in forma di dUemma perenne e la crisi che sfocia nelIa risata. Marcovaldo non partecipa alia vita vera e propria dell a citta e al mondo operaio e i riferimenti a questi rapporti socio-economici con il proprio lruogo ill lavoro sono esteriori come nel racconto invernale "La citta smarrita neIJa neve." In questo racconto il confronto con vita cittadinaennesimamante presentata in termini imprenditoriaIi ed affaristici risulta artificiale e vuota in confronto, come quelIo deIJ'automobile del grande imprenditore con un mucchio di neve con la forma d'un automobile: "... la lussuosa macchina del presidente del consiglio d'amminstrazione commendator Alboino, tutta ricoperta di neve. Visto che la differenza tra un'auto e un mucchio di neveera cosi poca, Marc oval do cop. la pala si mise a modeJlal'e la forma d'una macchina Venne bene: davvero tra le due non si riconosceva piu qual era la vera."21 E questa impossibilita di distinguere tra vero e finto tocca anohe 10 stesso MarcovaIdo iJ quale davanti ad un uomo di neve costruito nei giochi di un gruppo di ragazzi finische uno tra " ... due pupazzi identici, vicini" 22. In tutto questo ambiente la ,ricerca deUa natura diventa un' attiv!.ta buffonesca. I flmghi del primo racconto "'Funghi in citta," dove la natura diventa sotterr:ata dalla vita cittadinae la paoe campestre de "La Villeggiatura in panchina, in cui neanche la notte resta piu un momento di ritrovamento deU'uomo di se stesso, essere frutto delIa Natura, perche la citta deve prepararsi per un a1tro giorno produttivo, sono dei sogni conUnuamente inseguiti da Marcovaldo. Sono sogni irraggiungibiH nella citta dove gli altri personaggi dal mondo di lavoro: Viligelmo, i1 magazziniere consiglio dell'ammisistrazcapo, il Commendatore Alboino presidente de~ ione, insieme agli altri emarginati dalla citta, Amadigi, 10 spazzino di 20. 21. 22. Ibid. Ibid., p.28. Ibid., p. 29. IL MID CALVINO 175 "Funghi in citta,"' e 10 stesso lVlarco:valdo, condizionato dal proprio ambiente, non lasciano che siano realizzati. N'el;a citta di Marcovaldo, il protagonista ha un modo di esistenza che "affront!l la vita come qualcosa .indipendente '00 il valore neIl'essere per se, il prodotto della civHta in cui vive, lavoro oggettivato, ha un'anima propria, e si stablisce contraria al Iavoro vivo come potere aliento"23. Questo potere che Marcovaldo possiede la consumo nella ricerca della proprie radici nella Natura. La sodeta borghese che ha prodotto Ja citta in cui vive Marcovaldo e cosi oggetto di s.evera critica sotterranea in tutti ! r~conti di: Marcovaldo. H tema dell'a1ienezione presente in Marcova:do non ha soltanto origini daU'opera di Marx ma anche n'egli stessi anni in cui 10 scrittore scriveva la sua opera. Siamo nefa seconda meta degli anni sessanta in cui imovimenti anarcho-sindaca-listi trovarono la loro massima espressione nel '68 quando uno sdopero genera le in Frand:a e Ja sembianza di una cooperazione tra studenti ed operai in altri paesi industrializzati dimostravano industriale non av,evano trovato che le forze sprigionate da!la rivo~uzne ancora l'ambie:nte politico e culturale adatto. Questi avvenimenti rendevano ii tema de11'al:ienazione uno scottante. Come ci dice 10 storico George Lichtheim:24 'IQuelJo che gli stud€nti - neHa loro maggioranza estratti dalla nuova classe meel' a di salariati e professionisti - si ribellarono contra era chiaramente ,\ontano dagli scopi tradizionali del movimento operaio, anche se S:1 possa argomentare che l'alienazione che sentivarlO era un aspetto diesploitazione". In questo modo Halo Ca~vino parte daUa mito~ga, passa aHa fiaba o aUa favola per arrivare a fare un discorso culturale-ideologico sulla CQifidizione della classe di gente di Marcovaldo. Egli cerca di esprimere tramite l'infantilita della forma una verita adulta. Come dice Marx dopo Je sue considerazioni suUa mito:ogia nel Grundrisse; "Un uomo non puo diventare, di nuovo, un ban1bino, perche potrebbe cadere nell'infantUsmo. Ma non e vero che trovi la gioia nella naivite del bambino, e non debba inslstere per riprodurre la verita di eSlsa i.n un Hvello piu alto? Non e vero che I' autentico caratwre di ogni epoca trovi vita nella natura dei propri bambini? perche l' infanzia storica dell'umanita, la sua rivelazione beUissima, come uno stadio che non ritorni viu. non debba esercitare un fascino Derenne?"25 ADRI-~ 23. KaTl Marx, Gmndrisse. (Penguin Books in association with New Left Review, 1977), pp. 452,455. 24. George Lichtheim, A Short History of Socialism (Fontana-Collins 1977). pp.297. 298. 25. Karl Marx, Grulllirisse, pp. 1'10,111. STIVALA M.A. teaches Italian at the Lyceum, Malta.