Papers by Giuliano Pasquini

in Anatomia della critica che i miti della classicità perdono parte della loro forza drammatica e... more in Anatomia della critica che i miti della classicità perdono parte della loro forza drammatica e acquistano una disponibilità a divenire immagini o analogie dell'epica contemporanea; offrono, cioè, un'interpretazione della realtà o della società, e si vestono di nuovi significati in base al contesto nel quale vengono riproposti. Categorie gnoseologiche kantiane, schemi vuoti, funzionali ad accogliere differenti visioni del mondo, molteplici punti di vista. Non perché i racconti mitici siano per loro natura oscuri, o ambigui, ma perché dinamici, esperienze paradigmatiche riutilizzate e reinterpretate nel tentativo di dare un senso al reale, di cristallizzare il flusso continuo del destino umano in cui si gioca l'alternanza degli opposti, della vita e della morte. Se il gioco (peraltro molto serio) della letteratura si inserisce nella rete dei rapporti tra struttura e sovrastruttura, nel complicato meccanismo che regola il gioco tra realtà e finzione, e se nel corso dei secoli la letteratura stessa -come il mito sembra farci intendere -non ha subìto che impercettibili variazioni, proprio nel mito sarà possibile ravvisare il modello originario, l'archetipo indiscusso del moderno conte philosphique, il racconto che tenta di pervenire ad un concetto, ad un modo di vedere il mondo sperimentandolo in corso d'opera, passo per passo con lo svilupparsi della storia. L'uomo è tormentato dalle stesse interrogazioni esistenziali, dai medesimi rovelli interiori: la pagina scritta appare l'unico modo per dar loro voce, l'unica via di fuga per sublimare -sub specie fabulae -determinate problematiche filosofiche. Proprio per la sua natura simbolica -e per certi versi ambigua -il mito è il mezzo privilegiato per realizzare un simile procedimento di trasfigurazione allegorica; perché, come ci insegna Cesare Pavese -un autore che, in fin dei conti, non si è occupato altro che di miti -esso non ha mai un significato univoco, ma "vive di una vita incapsulata che, a seconda del terreno e dell'umore che l'avvolge, può esplodere nelle più diverse e molteplici fioriture" 1 . Già prima dell'Ulysses, gli scrittori hanno scelto di riscrivere e riadattare in forme diverse i racconti dell'antichità per gettare luci e ombre sulla società contemporanea e sulla vita dell'uomo; hanno applicato, in pratica, quello che Eliot, recensendo il romanzo di Joyce, definiva un metodo mitico, un modo 1 CESARE PAVESE, Del mito, del simbolo e d'altro, in Saggi letterari, Einaudi, Torino, 1968, p. 273.
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