
Eliana Carrara
“…Reputation is an idle and most false imposition; oft got without merit, and lost without deserving…”
“L’onore è una convenzione falsa e priva di consistenza, che spesso si ottiene senza merito e si perde senza colpa”,
W. Shakespeare, L'Otello, II, 3.
Massima di Match:
Un idiota in un posto importante è come un uomo in cima a una montagna: tutto gli sembra piccolo e lui sembra piccolo a tutti
«Nessuno ha il diritto di obbedire»
Hannah Arendt
«[...] come in questo mondo non si può piacere a tutti, così può essere che qualcuno, et qui et altrove, harà non solo cara la partita mia, ma s’ingegnerà, come per il passato, se potrà alienare le menti di qualcuno da me» Vincenzio Borghini
“L’onore è una convenzione falsa e priva di consistenza, che spesso si ottiene senza merito e si perde senza colpa”,
W. Shakespeare, L'Otello, II, 3.
Massima di Match:
Un idiota in un posto importante è come un uomo in cima a una montagna: tutto gli sembra piccolo e lui sembra piccolo a tutti
«Nessuno ha il diritto di obbedire»
Hannah Arendt
«[...] come in questo mondo non si può piacere a tutti, così può essere che qualcuno, et qui et altrove, harà non solo cara la partita mia, ma s’ingegnerà, come per il passato, se potrà alienare le menti di qualcuno da me» Vincenzio Borghini
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Dickinson College
Antonia Fondaras
University of Maryland, College Park
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Papers by Eliana Carrara
percorse le vie di Firenze la "Mascherata della Genealogia degli Dei": articolata in 21 carri, la sfilata delle numerosissime figure allegoriche
(più di cinquecento) venne descritta nel Discorso sopra la Mascherata della "Geneologia degl’Iddei de’ Gentili", pubblicato da Giunti nello stesso anno e scritto da Baccio Baldini, il protomedico di Cosimo I, senza che il suo nome figurasse nel testo a stampa. Grazie all’esame del ricco corredo illustrativo, oggi in parte conservato, che accompagnava il denso progetto iconografico, è possibile individuare tutta una serie di annotazione che corrono lungo i margini delle carte. Tali note spettano, in molti casi, alla mano stessa dell’autore del testo, Baccio Baldini appunto, il quale non mancò di fornire precise indicazioni anche per la realizzazione delle vesti
e dei vari attributi che le comparse, presenti sui carri della sfilata, dovettero poi indossare.
L’arte di scrivere sull’arte. Roberto Longhi nella cultura del suo tempo,
vede ora la luce il denso volume di Chiara Murru, nato dalla sua tesi di
dottorato discussa all’Università per Stranieri di Siena, sotto la guida di
Giovanna Frosini.
volume riaffronta il rapporto, complesso e affascinante, fra l’artista aretino e l’architettura.
Ne nasce un riesame più ampio che ha come obiettivo quello di analizzare la formazione vasariana e l’avvicinarsi alla pratica di cantiere, grazie pure al legame, ininterrotto, con l’esercizio della pittura, che
è anche mezzo per disegnare edifici e spazi urbani, poi rielaborati in costruzioni reali.
Né può mancare uno sguardo nuovo su Vasari scrittore di architettura che,
accostando pagine celebri delle "Vite" ad altre poco conosciute, ma non per questo meno importanti, permetta di contestualizzarne il contributo teorico ed evidenziarne i caratteri salienti.
Completano l’opera un’antologia critica di testi su Vasari e un saggio di Daniele Giorgi.
Il volume, grazie ad una ricca mole di documenti poco conosciuti o del tutto inediti, getta nuova luce sulle modalità dell’organizzazione delle imponenti scenografie e degli apparati effimeri realizzati da famose botteghe artistiche fiorentine (da Bronzino a Vasari fino a Buontalenti) fra il 1547 e il 1589.
Non è stata trascurata, infine, neppure la peculiare metodologia di restauro delle sculture descritta sia da Raffaello Borghini che dal Vocabolario baldinucciano, con un formulario di pratiche artistiche che anticipa e si distacca da quelle tutte romane e più tarde di Orfeo Boselli e di Bartolomeo Cavaceppi.
1. Firenze nel Quattrocento: dall’istituzione del catasto nel 1427 alla politica di
espansione edilizia di Lorenzo il Magnifico. – 2. Leon Battista Alberti e il De re aedificatoria: «la città è come una grande casa, e la casa a sua volta una piccola città». – 3. Dalle rappresentazioni della ‘città ideale’ alla pianificazione urbanistica: i casi di Pienza e di Ferrara. – 4. Roma nel Cinquecento: dalla committenza di papa Leone X a Michelangelo architetto e urbanista durante il pontificato di Paolo III Farnese. – 5. Il volgarizzamento del De re aedificatoria di Leon Battista Alberti nella Firenze di Cosimo I: i progetti del duca e gli interventi di Vasari
Outre une affirmation vigoureuse de la nécessité de ne plus scinder son activité d’artiste de celle de l’historien et du théoricien de l’art, de cette lecture se dégage la conscience de Vasari vis-à-vis de la communication per litteras, sans doute renforcée par la proximité avec l’Arétin.
E il problema è che i fondi da destinare al restauro del nostro patrimonio non sono illimitati.
Nel 2000, il filosofo Massimo Cacciari, aprendo i lavori della Conferenza di Cracovia sui principî della conservazione, affermava che «non si può conservare se non ciò che si ha a cuore, che si riconosce come parte integrante ed essenziale di un sistema complesso di valori [...]. E allora la conseguenza è inesorabile ed è quella che non si può conservare tutto perché è impossibile tutto ricordare».
L’Italia spende in attività culturali meno di molti paesi europei: secondo i dati elaborati dall’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica, nel 2018 l’Italia ha speso in attività culturali lo 0,3% del Pil, contro la media dello 0,4% dell’Unione Europea, e davanti, nella classifica, soltanto a Grecia, Irlanda, Cipro e Regno Unito. E il nostro patrimonio è costantemente minacciato: l’incuria, i fenomeni e le calamità naturali e il cambiamento climatico renderanno la tutela un’operazione sempre più difficile e dispendiosa. Come fare dunque?
Come conciliare le necessità di un patrimonio vasto come quello italiano con la poca sensibilità nei suoi confronti? Si potrebbe investire di più in tutela e restauro?
E nella situazione attuale, come scegliere gli interventi prioritari? In breve: è possibile conservare tutto? Questa è la spinosa e provocatoria domanda che abbiamo rivolto agli esperti che si alternano nel dibattito di questo numero di Finestre sull’Arte on Paper.
percorse le vie di Firenze la "Mascherata della Genealogia degli Dei": articolata in 21 carri, la sfilata delle numerosissime figure allegoriche
(più di cinquecento) venne descritta nel Discorso sopra la Mascherata della "Geneologia degl’Iddei de’ Gentili", pubblicato da Giunti nello stesso anno e scritto da Baccio Baldini, il protomedico di Cosimo I, senza che il suo nome figurasse nel testo a stampa. Grazie all’esame del ricco corredo illustrativo, oggi in parte conservato, che accompagnava il denso progetto iconografico, è possibile individuare tutta una serie di annotazione che corrono lungo i margini delle carte. Tali note spettano, in molti casi, alla mano stessa dell’autore del testo, Baccio Baldini appunto, il quale non mancò di fornire precise indicazioni anche per la realizzazione delle vesti
e dei vari attributi che le comparse, presenti sui carri della sfilata, dovettero poi indossare.
L’arte di scrivere sull’arte. Roberto Longhi nella cultura del suo tempo,
vede ora la luce il denso volume di Chiara Murru, nato dalla sua tesi di
dottorato discussa all’Università per Stranieri di Siena, sotto la guida di
Giovanna Frosini.
volume riaffronta il rapporto, complesso e affascinante, fra l’artista aretino e l’architettura.
Ne nasce un riesame più ampio che ha come obiettivo quello di analizzare la formazione vasariana e l’avvicinarsi alla pratica di cantiere, grazie pure al legame, ininterrotto, con l’esercizio della pittura, che
è anche mezzo per disegnare edifici e spazi urbani, poi rielaborati in costruzioni reali.
Né può mancare uno sguardo nuovo su Vasari scrittore di architettura che,
accostando pagine celebri delle "Vite" ad altre poco conosciute, ma non per questo meno importanti, permetta di contestualizzarne il contributo teorico ed evidenziarne i caratteri salienti.
Completano l’opera un’antologia critica di testi su Vasari e un saggio di Daniele Giorgi.
Il volume, grazie ad una ricca mole di documenti poco conosciuti o del tutto inediti, getta nuova luce sulle modalità dell’organizzazione delle imponenti scenografie e degli apparati effimeri realizzati da famose botteghe artistiche fiorentine (da Bronzino a Vasari fino a Buontalenti) fra il 1547 e il 1589.
Non è stata trascurata, infine, neppure la peculiare metodologia di restauro delle sculture descritta sia da Raffaello Borghini che dal Vocabolario baldinucciano, con un formulario di pratiche artistiche che anticipa e si distacca da quelle tutte romane e più tarde di Orfeo Boselli e di Bartolomeo Cavaceppi.
1. Firenze nel Quattrocento: dall’istituzione del catasto nel 1427 alla politica di
espansione edilizia di Lorenzo il Magnifico. – 2. Leon Battista Alberti e il De re aedificatoria: «la città è come una grande casa, e la casa a sua volta una piccola città». – 3. Dalle rappresentazioni della ‘città ideale’ alla pianificazione urbanistica: i casi di Pienza e di Ferrara. – 4. Roma nel Cinquecento: dalla committenza di papa Leone X a Michelangelo architetto e urbanista durante il pontificato di Paolo III Farnese. – 5. Il volgarizzamento del De re aedificatoria di Leon Battista Alberti nella Firenze di Cosimo I: i progetti del duca e gli interventi di Vasari
Outre une affirmation vigoureuse de la nécessité de ne plus scinder son activité d’artiste de celle de l’historien et du théoricien de l’art, de cette lecture se dégage la conscience de Vasari vis-à-vis de la communication per litteras, sans doute renforcée par la proximité avec l’Arétin.
E il problema è che i fondi da destinare al restauro del nostro patrimonio non sono illimitati.
Nel 2000, il filosofo Massimo Cacciari, aprendo i lavori della Conferenza di Cracovia sui principî della conservazione, affermava che «non si può conservare se non ciò che si ha a cuore, che si riconosce come parte integrante ed essenziale di un sistema complesso di valori [...]. E allora la conseguenza è inesorabile ed è quella che non si può conservare tutto perché è impossibile tutto ricordare».
L’Italia spende in attività culturali meno di molti paesi europei: secondo i dati elaborati dall’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica, nel 2018 l’Italia ha speso in attività culturali lo 0,3% del Pil, contro la media dello 0,4% dell’Unione Europea, e davanti, nella classifica, soltanto a Grecia, Irlanda, Cipro e Regno Unito. E il nostro patrimonio è costantemente minacciato: l’incuria, i fenomeni e le calamità naturali e il cambiamento climatico renderanno la tutela un’operazione sempre più difficile e dispendiosa. Come fare dunque?
Come conciliare le necessità di un patrimonio vasto come quello italiano con la poca sensibilità nei suoi confronti? Si potrebbe investire di più in tutela e restauro?
E nella situazione attuale, come scegliere gli interventi prioritari? In breve: è possibile conservare tutto? Questa è la spinosa e provocatoria domanda che abbiamo rivolto agli esperti che si alternano nel dibattito di questo numero di Finestre sull’Arte on Paper.
Tavola rotonda con la partecipazione delle Dottoresse
Paola Martini ed Elisa Moretti (Museo Diocesano)
Giorgia Barzetti e Nicla Buonasorte (Museo MEI)
Martedì 28 maggio, h. 11.00-13.00
via Balbi 2, auletta IV piano (ex biblioteca)
Le facciate dipinte di Palazzo Doria Invrea e Palazzo Spinola Farruggia del carrubeus major tra Cinque-Seicento.
Verso la loro restituzione in una nuova lettura delle architetture monumentali della città di Genova.
L’intervento che qui si propone, a due voci, si articolerà in due parti, distinte ma strettamente correlate l’una all’altra.
Nella prima sezione, esposta da Eliana Carrara, ci si soffermerà su quelle che sono le più moderne metodologie del restauro virtuale nel campo dei Beni Culturali, con particolare attenzione al recupero e alla conservazione in digitale delle facciate dipinte, che decoravano pure i più importanti palazzi di Genova. Come attestano sia fonti testuali che visive, gli edifici nobiliari genovesi erano caratterizzati anche all’esterno da imponenti campagne decorative giunte a noi in alcuni – pochi – casi fortunati che costituiscono una campionatura minimale di quella che era una pratica diffusa presso le famiglie eminenti della città.
L’acquisizione in digitale di tali immagini (sia i lacerti degli affreschi che le testimonianze di questi e altri cicli decorativi ancora conservati in passato) e il loro studio non solo rientra fra le best practices per la digitalizzazione dei beni culturali al fine di una capillare catalogazione e migliore conoscenza del patrimonio cittadino ma costituisce pure un’onda lunga di quella lontana e pionieristica campagna di restauro che sfociò, ormai più di quarant’anni fa, nel lontano 1982, in un convegno promosso da Farida Simonetti e Giovanna Rotondi Terminiello, i cui atti, apparsi nel 1984, hanno rappresentato una pietra miliare nella storia della conservazione delle memorie cittadine, non solo genovesi.
Sarà, dunque, proprio su alcuni esempi di facciate dipinte di palazzi di Genova che si incentrerà la seconda parte dell’intervento, tenuto da Federica Burlando e focalizzato sugli affreschi restanti della facciata principale di Palazzo Antonio Doria Invrea, in via del Campo 9, e di Palazzo Gio. Batta e Nicolò Spinola Farruggia, in San Luca 14.
Grazie alla ricostruzione storico-documentaria sappiamo che le due magioni erano sorte nell’area nota come carrubeus major o vico dritto, cioè l’asse viario alle spalle della Ripa Maris, poi smembrato in via del Campo, piazza Fossatello, via San Luca, via Banchi e San Pietro della Porta, sino a piazza Invrea nei pressi della Cattedrale di San Lorenzo; tale infrastruttura costituiva l’arteria commerciale della città vecchia ed era situata parallelamente all’asse costiero.
Purtroppo il grave stato di degrado della facciata dipinta di Palazzo Gio. Batta e Nicolò Spinola Farruggia non ne permette oggi la reale comprensione iconografica; tuttavia, col restauro virtuale è possibile ricostruirne alcuni frammenti, tramite l’ausilio di fonti documentali specifiche.
Nel caso di Palazzo Antonio Doria Invrea, invece, le operazioni di restauro digitale hanno consentito di integrare opportunamente alcune decorazioni esterne.
Nel caso di palazzo Spinola Farruggia, se la decorazione al piano terreno è totalmente perduta, al primo piano si stagliano alcune scene e figure tra le finestre, un tempo timpanate, secondo i più comuni effetti a trompe-l’oeil. Cornici greche scandivano orizzontalmente- assieme agli interassi- la facciata dipinta, dividendola in tre piani. All’altezza del secondo piano nobile la decorazione, quasi del tutto perduta, era a sua volta articolata in due registri con scene figurate nella parte inferiore. Al terzo piano, al di sotto della cimasa con protome faunesca, campeggiano ancora le scene di Gio. Andrea Ansaldo, raffiguranti «alcuni avvenimenti succeduti nell’incendio di Troja», secondo il biografo Carlo Giuseppe Ratti.
Sempre nel sestiere della Maddalena, all’interno della consorteria Invrea, si colloca Palazzo Antonio Doria Invrea, anch’esso fondato su antiche schiere medievali; il proprietario, Antonio Invrea, ambasciatore del re di Francia, si distinse come membro di prestigio nell’industria serica. L’architettura presenta successivi ampliamenti tramite l’inglobamento di lotti contigui, motivo per cui pure la decorazione pittorica esterna risulta essere iniziata a partire dalla metà del XVI secolo per proseguire nel corso del secolo successivo. Nella decorazione pittorica murale è ben leggibile la consueta successione di dettami manieristi: il bugnato al piano terreno, al di sopra due piani scanditi orizzontalmente da interassi e cornici marcapiano; infine è ancora visibile una frammentaria scritta in latino che divide il primo dal secondo piano nobile. Le finestre del primo piano sono affiancate da lesene scanalate, e coronate sull’architrave e sul parapetto da festoni terminanti in raffinate volute. Anche all’altezza del secondo piano nobile le finestre culminano in timpani centinati, e sono ornate da dettagli ricercati e motivi architettonici; figure monocrome campeggiano tra l’una e l’altra finestra scandendo elegantemente la facciata stessa.
Il migliore stato di conservazione della struttura è pure dovuto a successivi ammodernamenti e permette di avviare una possibile interpretazione iconografica. Col restauro virtuale si è arricchita la partitura decorativa ed architettonica, rendendo meglio definite alcune figure, anche a confronto con gli apparati decorativi di Palazzo di Stefano Squarciafico, in piazza Invrea 5, ad opera di Ottavio Semino.
La restituzione di affreschi e dipinti risulta ancora un tema assai dibattuto per via della complessità dell’opera d’arte, in termini cromatici, di struttura ed infine di dimensione. Tuttavia, nell’ambito delle metodologie al servizio dei beni culturali, la tecnologia digitale fornisce un efficace strumento di indagine, da affiancare alle più tradizionali e consolidate tecniche di ricerche storico-artistiche.
Raffaella Fontanarossa
Biblioteca della Società Economica di Chiavari, Via Ravaschieri, Chiavari, GE, Italia h 17
Chiavari - L'autrice presenta il suo ultimo libro Collezionisti e musei alle ore 17 presso la Biblioteca della Società Economica - Sala Ghio Schiffini. In dialogo con Carlo A. Bonadies e Eliana Carrara. Introduce Enrico Rovegno.
Sono emerse straordinarie figure di donne, coltissime, caparbie e volitive, che spesso hanno sacrificato al lavoro la vita privata; dure per necessità di imporsi in un mondo di uomini, ma capaci di stringere sincere e commoventi amicizie tra loro; coraggiose da non arrendersi davanti alle difficoltà in territori non sempre facili da gestire; aperte al dialogo e alla voglia di comunicare, educare e trasformare il loro impegno in una missione di carattere civile e politico, nel senso più autentico del termine.
Ne nasce un riesame più ampio che ha come obiettivo quello di analizzare la formazione vasariana e l’avvicinarsi alla pratica di cantiere, grazie pure al legame, ininterrotto, con l’esercizio della pittura, che è anche mezzo per disegnare edifici e spazi urbani, poi rielaborati in costruzioni reali.
Né può mancare uno sguardo nuovo su Vasari scrittore di architettura che, accostando pagine celebri delle Vite ad altre poco conosciute, ma non per questo meno importanti, permetta di contestualizzarne il contributo teorico ed evidenziarne i caratteri salienti.
Completano l’opera un’antologia critica di testi su Vasari e un saggio di Daniele Giorgi.
I saggi, dando conto dell’attività di tutela e della rilevanza dei suoi studi per la storiografia ‘locale’, forniscono anche rilevanti elementi di novità per una comprensione più approfondita e dettagliata di una figura di storica dell’arte che si conferma importante, fra l’altro, per la conoscenza del territorio e per l’attenzione prestata alle cosiddette arti minori, in un arco temporale che va dal Medioevo fino al Settecento inoltrato.
Sommario:
Eliana Carrara, Alessio Monciatti, Presentazione
Eliana Carrara, La formazione della studiosa
Mimma Pasculli Ferrara, Luisa Mortari all’Università di Bari tra Roma e il Molise. Testimonianze e ricordi
Benedetta Montevecchi, Luisa Mortari e le ‘arti minori’
Gerhard Wiedmann, Bernardo Strozzi: Genova – Venezia
Eliana Billi, Luisa Mortari in Sabina: l’esperienza del funzionario sul territorio
Adriano La Regina, Luisa Mortari soprintendente: la difesa del patrimonio artistico del Molise
Dora Catalano, Indagine territoriale, restauro, conoscenza: il ‘modello Mortari’ per il patrimonio artistico del Molise
Alessio Monciatti, Luisa Mortari per la storia dell’arte in Molise
Fabrizio Lemme, Luisa Mortari sovrintendente del Molise e le sue scoperte nel campo della pittura barocca
Valentino Pace, Luisa Mortari nel ricordo di chi la conobbe da giovane studioso
Indici analitici (a cura di Roberta Venditto)
Nel 1612 uscì a Venezia, dopo un ventennale lavoro d’équipe, la prima e monumentale edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca: un migliaio di pagine in folio che divennero il modello per i vocabolari storici delle altre lingue moderne.
Nel registrare le diverse accezioni dei vocaboli del fiorentino trecentesco, indicato già dal Bembo come la base dell’italiano letterario, i compilatori del Vocabolario non si limitarono a servirsi dei grandi classici (Dante, Petrarca, Boccaccio) e del Villani, ma sulla scia di Borghini e Salviati spogliarono le opere di decine e decine di autori fiorentini minori e minimi, in larga misura anonimi, usando edizioni a stampa, in qualche caso dichiaratamente preparate in funzione del Vocabolario, ma anche raccolte di manoscritti antichi di recente costituzione, allestite (come qui si dimostra) a scopo di studio. Con una scelta che prefigura il criterio primonovecentesco – per la precisione: barbiano – della cosiddetta equivalenza grafia-pronuncia (ancora utilizzabile senza controindicazioni con testi toscofiorentini), i compilatori uniformarono inoltre secondo le regole di Salviati la grafia e la fonomorfologia delle più di 60.000 citazioni d’autore del Vocabolario, rendendolo così, fino a Manzoni, e non solo, un potente strumento di omologazione linguistica in un paese linguisticamente, oltre che politicamente, disunito.
I diciotto saggi contenuti in questa raccolta mirano a fare il punto su questo controverso ma fondamentale monumento della nostra storia letteraria e linguistica.
Indice
Tanto per cominciare, sulla Crusca e i suoi testi. (Gino Belloni)
Bibliografia
Parte prima – Prima del Vocabolario
I. Collezioni fiorentine di manoscritti fra Borghini e la Crusca. (Riccardo Drusi)
II. Il lavoro paziente dell’Accademia degli Alterati. (Anna Siekiera)
III. Sugli Avvertimenti del Salviati. (Francesca Cialdini)
IV. Verso il Vocabolario. Il Quaderno riccardiano e altri spogli lessicografici tra Vincenzio Borghini e Lionardo Salviati. (Giulia Stanchina, Giulio Vaccaro)
V. Gli accademici compilatori del primo Vocabolario. Novità e questioni ancora aperte. (Elisabetta Benucci)
VI. Bastiano De Rossi, revisore e correttore del Vocabolario. (Nicoletta Maraschio)
Parte seconda – Dentro la Crusca
VII. I numeri della prima Crusca. Qualche rilievo quantitativo sui citati. (Fabio Romanini)
VIII. «Ci è bisognato servirci di molti volgarizzamenti e traslatamenti d’opere altrui». I testi di traduzione. (Elena Artale, Elisa Guadagnini)
IX. Dante: la Commedia. (Domenico De Martino)
X. Dante: le altre opere. (Elisabetta Tonello)
XI. Petrarca. (Aurelio Malandrino)
XII. Dalla filologia al Vocabolario. Appunti sul volgarizzamento dei Ruralia commoda di Pietro Crescenzi. (Giuseppe Chiecchi)
XIII. Astri, pianeti e paralleli: il lessico dell’astronomia e della fisica. (Rita Librandi)
XIV. Sul lessico dell’arte. (Eliana Carrara)
XV. Ariosto. (Tina Matarrese)
XVI. Tra fiorentino aureo e fiorentino cinquecentesco. Per uno studio della lingua dei lessicografi. (Marco Biffi)
A mo’ di riepilogo (con qualche addentellato su Bastiano De Rossi). (Paolo Trovato)
Indice dei manoscritti, documenti d’archivio e postillati
Indice dei nomi e delle opere
Partendo da alcune riflessioni di Roberto Longhi, e servendosi del volume di Emanuele Pellegrini come punto di riferimento, l’autrice trae alcune conclusioni sul rapporto sempre più precario nel mondo contemporaneo con i mezzi scrittori tradizionali, sostituiti quasi completamente da strumentazioni digitali anche nella produzione artistica.
Starting from some of Roberto Longhi’s reflections, and using Emanuele Pellegrini’s book as a point of reference, the author draws some conclusions on the increasingly precarious relationship in the contemporary world with traditional writing media, which have been almost completely replaced by digital tools even in artistic production.
of Agnolo Bronzino, an important artist at the court of Cosimo I de’ Medici, and his wealthy patrons.
in artistic fields, officials of government department responsible for monuments and other treasures, local politicians, in order to start a wide-ranging and well informed discussion. The book analyzes the crucial points of a difficult matter as the protection and tutelage of the Italian artistic and cultural heritage.
di voci e di opinioni presentate in un convegno tenuto a Venezia tra il 24 e il 25 maggio 2021, dal titolo De re vestiaria. Antichità e moda nel Rinascimento. L’iniziativa è stata patrocinata e sostenuta da una molteplicità di enti e individui che ne hanno garantito la felice riuscita, dal punto di vista scientifico e logistico, e che verranno menzionati qui di seguito per gli specifici apporti.
Itinerari rubensiani:
la centralità dell’immagine del sacro
19-20 gennaio 2023
Università di Genova
Scuola di Scienze Umanistiche
Aula Magna
Via Balbi 2
Il ritratto di Pietro Aretino alla Galleria Palatina è uno dei capolavori di Tiziano, noto per le effigi di Papi e Imperatori, nientemeno. Pietro Aretino visse, e alimentò con i suoi scritti, un momento fondamentale per la storia e per l’arte italiana: quello che vide l’affermazione di Michelangelo e Raffaello a Roma e la diffusione in tutta Europa della cultura maturata nei primi tre decenni del Cinquecento nello sfarzo della corte di Giulio II, Leone X e Clemente VII. Aretino visse, in una parola, nel pieno della “Maniera Moderna”, secondo la definizione di Giorgio Vasari nelle sue Vite degli artisti, pubblicate nel 1550 e nel 1568. La mostra è scandita in cinque sezioni che illustrano i principali momenti della vicenda di Pietro, e l’avvicendarsi di scenari che vanno dagli esordi tra Arezzo e Perugia, all’approdo alla corte pontificia Roma, fino al trasferimento nel nord Italia, a Mantova prima e infine a Venezia.
La mostra è curata da Anna Bisceglia, Matteo Ceriana e Paolo Procaccioli.
Les Colloques en quelques mots :
La recherche actuelle sur les sources de l’œuvre de Léonard de Vinci, l’analyse de son style littéraire et la fortune de ses écrits confère un intérêt grandissant à son vocabulaire technique (mécanique, optique et anatomique). Dans cette perspective, l’étude fine du lexique de la peinture ouvre des pistes innovantes sur les outils de travail de Léonard dans son atelier où se rencontrent et fusionnent écriture, technique, expériences et création figurative. Le glossaire pictural constitue ainsi le fil rouge reliant les sources écrites de Léonard (la « bibliothèque » perdue de l’écrivain), à ses propres réflexions et à leur mise en œuvre ; il est aussi un fil conducteur permettant d’éclairer et la réception et la fortune des écrits de l’artiste dans les traités d’art successifs. La période considérée s’étendra du XIVe siècle au début du XVIIe siècle selon une approche interdisciplinaire associant historiens (de la littérature, de la langue et des arts) et spécialistes de la conservation de l’œuvre figurative de l’artiste ; les documents seront abordés dans leurs contextes culturel, social et artistique de production.
Il Libro venne composto da Francesco Melzi in un arco di tempo che va dagli ultimi anni di vita del maestro ai decenni successivi, fino al 1570, l’anno della scomparsa dell’allievo. Benché il testo rimanga a lungo manoscritto (andrà in stampa solo a metà Seicento e in diverso contesto culturale), comincia a circolare in forma d’epitome nella Firenze Granducale. In seguito alla fondazione dell’Accademia del Disegno nel 1563, i più antichi testimoni prodotti in questo ambiente, rispondono alla necessità di forgiare un manuale teorico e pratico di riferimento per gli artisti. In quest’ottica, lo scritto vinciano verrà talora associato agli studi di altri autori, in particolare agli elementi di architettura e prospettiva di Brunelleschi e Vignola o alla teoria della pittura di Zuccari. Sarà fruttuoso ripercorrere il contenuto tràdito dagli apografi della versione ridotta, attraverso alcuni termini chiave che persistono nel lessico tramandato da una versione all’altra.
La costruzione degli Uffizi. Nascita di una Galleria
di Claudia Conforti e Francesca Funis (2017)
Lunedì 5 Febbraio 2017 - ore 18,00
Auditorium Giorgio Vasari
Gallerie degli Uffizi
Intervengono:
Prof.ssa Emanuela Ferretti (Università degli Studi Firenze)
Prof.ssa Eliana Carrara (Università degli Studi del Molise)
Presenti le Autrici
27/01/2025 - 30/01/2025
Villa Vigoni | Via Giulio Vigoni, 1, 22017 Menaggio CO, Menaggio, CO, 22017
Dalla documentazione esaminata, nota o del tutto inedita, emerge con chiarezza che l’autentico deus ex machina dei festeggiamenti (che si protrassero fino all’inizio della Quaresima successiva) fu Giorgio Vasari, che ebbe il compito di supervisionare e coordinare il lavoro degli altri artisti chiamati a collaborare al progetto di celebrazione della stirpe medicea, reso palese nel lungo percorso cittadino, arricchito da architetture effimere, cui spettò il compito di accogliere, a Porta al Prato, l’ingresso della giovane sposa, e di scortarla fino al Palazzo della Signoria.
Accanto a Vasari ebbe un ruolo di primo piano don Vincenzio Borghini, amico fidato del pittore aretino fin dagli anni Quaranta del Cinquecento, e dal 1563 luogotenente dell’Accademia del Disegno.
Particolarmente prezioso, tra la documentazione inedita ritrovata, è il diario dei Soprassindaci, i funzionari di corte incaricati di sovrintendere agli eventi dal punto di vista economico (Soprassindaci, Sindaci e Ufficio delle Revisioni e Sindacati, 9, 88), che fornisce un resoconto minuzioso delle spese sostenute per le decorazioni festive.
L’intervento mira a presentare alcune delle risultanze emerse da tale lavoro di indagine, che ha permesso di individuare l’apporto di artisti noti e meno noti, di artigiani e di umili lavoratori, agli imponenti festeggiamenti che accompagnarono l’affermazione della dinastia medicea sullo scenario europeo grazie alle nozze con la discendente di una delle famiglie nobili più antiche e prestigiose, quella degli Asburgo.
An international study day presenting new research on artistic relations between Flanders and Italy during the 16th Century
lettere, arte e spettacolo del Dottorato in Digital Humanities non poteva che essere dedicato a Maurizia Migliorini. Infatti, nel 2006 Maurizia è stata la fondatrice e l’animatrice del percorso dottorale in TECNEAS incentrato sull’approccio, attraverso le tecnologie digitali, allo studio e sviluppo delle forme artistiche e dello spettacolo. I testi raccolti nel volume, sono stati scritti da studiose e studiosi che hanno avuto modo di studiare e collaborare con Maurizia Migliorini nei suoi anni di insegnamento all’Università di Genova. Questi studi ben documentano gli interessi di ricerca della docente, attenta cultrice della storiografia artistica locale e di viaggio nonché pioniera, in area genovese, di sperimentazioni nel campo delle Digital Humanities, che sul piano nazionale hanno avuto in Paola Barocchi una straordinaria protagonista (1). Maurizia aveva infatti partecipato sin dal 1980 alle sperimentazioni pisane su supporto digitale, ben prima della diffusione della rete Internet. Ha fatto parte di un’équipe di studiosi universitari italiani che, intorno a Paola Barocchi, hanno sviluppato progetti tecnologici di critica d’arte.
Piace constatare come alcune delle iniziative promosse da Maurizia Migliorini siano ancora attive; su tutte il sito Fo.S.C.A, Fonti per la storia della critica d’arte (<https://fosca.unige.it/>), che grazie all’assiduo lavoro di Nadia Raimo, una delle autrici dei saggi, è stato di recente implementato al fine di fornire una rassegna sempre più ricca ed aggiornata, da cui attingere informazioni sul panorama storico-artistico della Liguria nel corso dei secoli.
Ad maiora!
Elisa Bricco ed Eliana Carrara
1) Si veda in proposito E. Carrara, Paola Barocchi e il Centro di Ricerche per i Beni Culturali della Scuola Normale Superiore di Pisa: ai primordi delle Digital Humanities, «Il Capitale Culturale», 22, 202, pp. 397-417, consultabile online al link: <https://riviste.unimc.it/index.php/capcult/article/view/2418> (30/11/2023).
Tommaso Mozzati (a cura di), "Irene prima di Irene. Maria Vittoria Rossi alle origini della Brin" (Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2024).
Il libro ripercorre gli esordi di Irene Brin (al secolo Maria Vittoria Rossi), la più grande giornalista italiana del Novecento, la prima firma al femminile capace di raggiungere una fama di portata nazionale: Irene, tuttavia, figlia di un’illustre famiglia originaria di Sasso di Bordighera, fece il proprio debutto, fra il 1932 e il ‘38, su importanti quotidiani liguri come il “Giornale di Genova” e “Il Lavoro”, per venire poi impiegata da “Il Telegrafo” di Giovanni Ansaldo, fra le personalità di maggior spicco per l’editoria del tempo.
Si delinea così il profilo di una firma di successo e della sua fulminante affermazione sulla scena, ancora per lo più al maschile, della carta stampata del Ventennio. Con l’apporto di documenti inediti, si sottolinea quanto, già in avvio di carriera, la Brin imponesse una voce originale e personalissima, la cui consacrazione sulle pagine dell’“Omnibus” di Leo Longanesi è ben anticipata dalle prove offerte, in precedenza, ad altre testate.
Il volume presenta anche una ricca scelta degli scritti giovanili di Irene, mai prima raccolti in antologia, brani di sofisticatissima scrittura che, sin da subito, si sono caratterizzati per uno stile inconfondibile, ironico e moderno, al servizio di uno sguardo capace di leggere la società, i fatti di costume, i riti mondani e la cultura popolare con acume tagliente o malinconia intenerita.
Ne nasce un riesame più ampio che ha come obiettivo quello di analizzare la
formazione vasariana e l’avvicinarsi alla pratica di cantiere, grazie pure al legame, ininterrotto, con l’esercizio della pittura, che è anche mezzo per disegnare edifici e spazi urbani, poi rielaborati in costruzioni reali. Né può mancare uno sguardo nuovo su Vasari scrittore di architettura che, accostando pagine celebri delle "Vite" ad altre poco conosciute, ma non per questo meno importanti, permetta di contestualizzarne il contributo teorico ed evidenziarne i caratteri salienti.
Il giovane artista, allievo della bottega del Verrocchio, entrò presto in contatto con la cerchia di Lorenzo il Magnifico e della sua Scuola di San Marco.
In effetti, anche molto tempo dopo Leonardo si sentì legato all’ambiente mediceo, tanto che, in un appunto del Codice Atlantico, databile al 1515, si lamentò che «i Medici mi crearono e mi distrussero».
Aula Magna, via Balbi 2
Dialogheranno con il curatore Eliana Carrara ed Enrico Terrone
l’architettura.
Desiderio e possesso: la Fondazione Biscozzi-Rimbaud come esempio di collezionismo domestico del Novecento
Alessandro Gerundino (Università di Pisa)
«Le belle antiche figure di marmo»: archeologia e antiquaria all’origine della collezione di Pietro Bembo
Lorenzo Mascheretti (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
Francesco Guicciardini e «alcuni altri amici suoi»: letterati collezionisti di tarsia lignea nel secolo XVI
Prof. Antonio Geremicca (Università della Calabria)
Benedetto Varchi e l’opera d’arte. Dalla teoria alla prassi
Anna Bisceglia (Gallerie degli Uffizi) Aretino, il collezionismo del suo tempo e la strategia del dono
Prof. Carlo Alberto Girotto (Université Sorbonne Nouvelle-Paris 3) Raccogliere incisioni tra Cinque e Seicento: qualche pista italiana
Andrea Colopi (Università di Padova) Paolo Gualdo: le lettere di un collezionista Beatrice Tomei (Università di Siena) Tra ‘Galeria’ e pinacoteca: il caso Marino
Prof.ssa Anna Maria Riccomini (Università di Pavia)
Sul collezionismo di statue antiche a Genova tra Cinque e Seicento (con un’incursione nell’Ottocento)
Elisa Bonaiuti (Università di Verona - Université de Genève)
La ‘superbissima e ricca’ collezione del nunzio apostolico Francesco Vitelli (1582-1646)
Bruno Carabellese (Università di Firenze)
Fabio Chigi: una ecfrasi e le vicende di un tondo dipinto di Francesco Albani
Prof.ssa Monica Visioli (Università di Pavia)
Raccolte d’arte e di antichità di un’élite illuminata: collezionismo a Cremona tra Sette e Ottocento
Maria Flavia Maiorano (Università per Stranieri di Perugia)
Il collezionismo nella letteratura odeporica del Grand Tour
Vanda Lisanti (Università ‘Gabriele D’Annunzio’ di Chieti-Pescara)
Collezionista o impresario culturale? La raccolta di dipinti di Romualdo Gentilucci (1805-1869), protagonista della piazza editoriale romana nell’Ottocento
Roberta Colombo (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
«Tutte le mie predilezioni di forma e di colore». Il collezionismo dannunziano come pratica enciclopedica
Prof. Giacomo Montanari (Università di Genova)
Letterati, artisti, aristocratici. Il dibattito culturale a Genova tra XVI e XVII secolo, tra collezionismo e committenze