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venerdì 20 agosto 2010

GIRO DI ESCORT Assessore leghista si dimette gestiva un sito di squillo

Alla luce del sole faceva il vigile e l’assessore alla Sicurezza. Ma dietro le quinte gestiva un sito di annunci per escort e girava su una Porsche Cayenne fiammante. Alessandro Costa, 38 anni, di Barbarano Vicentino, accusato di favoreggiamento della prostituzione, ha presentato le dimissioni al sindaco Roberto Boaria
di Enrico Ferro

BARBARANO VICENTINO. Le tre vite dell'uomo che non ti aspetti. Il modesto vigile che ogni giorno raggiunge il posto di lavoro con un vecchio fuori strada, l'ambizioso assessore alla Sicurezza che ostenta la sua appartenenza alla Lega Nord e l'uomo d'affari che gestisce un sito di annunci per escort e prostitute e gira in Porsche Cayenne. In un colpo solo le tre vite di Alessandro Costa, 38 anni, residente a Barbarano Vicentino, si sono sgretolate sotto il peso di un'indagine per favoreggiamento della prostituzione. Dopo quello che hanno scoperto i carabinieri dell'aliquota operativa di Padova, coordinati dal tenente Luca Bordin, Costa ha dato le dimissioni. Le ha presentate al sindaco di Barbarano, Roberto Boaria, che le ha accettate.

Il primo cittadino ha assunto temporaneamente le deleghe assegnate a Costa, in attesa delle decisioni che saranno assunte nel consiglio comunale convocato per il 3 settembre. Ora Costa è un ex a tutti gli effetti: ex assessore, ex vigile sospeso da servizio, ex uomo d'affari visto che la sua attività è stata smantellata e ora anche ex leghista cacciato dal partito.

L'INDAGINE. L'indagine «Escort Ungheria» era iniziata un anno fa da un'attività informativa a Padova. Da lì è scattata la caccia ai gestori dei siti www.bestannunci.us e www.bestannunci.in. L'altro ieri, all'alba, la svolta: i militari hanno compiuto una serie di perquisizioni a carico di Costa e di uno dei suoi due collaboratori. I militari si sono spinti sull'Altopiano di Asiago, dove il vigile-assessore si trovava provvisoriamente in servizio distaccato. Le perquisizioni sono state eseguite nei locali del comando di polizia locale di Gallio, nell'abitazione che lo ospita a Cesuna e nella sua casa a Barbarano. I carabinieri hanno sequestrato due computer e alcune chiavi usb, in cui sono stati trovati archivi con nomi e foto osé delle prostitute, i contatti telefonici e gli scadenziari dei pagamenti. Nel portafogli gli sono state trovate anche carte magnetiche, tra cui un Postapay collegato ad un conto dove, secondo i carabinieri, confluivano i proventi dell'attività.


I SITI WEB. Secondo quanto ricostruito Costa sarebbe il gestore dei siti internet con sede legale in Ungheria, di qui il nome dell'operazione. Le denominazioni richiamano il sito www.bestannunci.com (che non ha nulla a che fare) già chiuso dall'autorità giudiziaria nel 2009. Costa ne avrebbe approfittato per inserirsi nel proficuo mercato degli annunci hot, proponendo canoni più bassi. Era riuscito ad accalappiare prostitute e trans stranieri di Padova e Vicenza.

IL GIRO D'AFFARI. I militari ritengono che inizialmente procacciasse le clienti in prima persona. Le contattava, da altri siti o direttamente, e siglava di suo pugno i contratti: 150 euro al mese, un prezzo vantaggioso rispetto alla concorrenza, moltiplicato per centina di clienti tra Veneto, Friuli ed Emilia.
(19 agosto 2010)

mattino padova

giovedì 12 agosto 2010

SE A FERRAGOSTO IL CELLULARE DI VOSTRO MARITO SUONA, E’ UNA DI NOI, NIGERIANA, VITTIMA DELLA TRATTA A CHIAMARE

DONNE ITALIANE, SE A FERRAGOSTO IL CELLULARE DI VOSTRO MARITO SUONA,
E’ UNA DI NOI, NIGERIANA, VITTIMA DELLA TRATTA A CHIAMARE… LUI E’ UNO
DEI NOSTRI CLIENTI….

Oggi, 15 agosto 2010, noi, nigeriane, vittime della tratta,
clandestine, prostitute, ricordiamo che LA TRATTA NON VA IN VACANZA

Siamo in balia di almeno 10 mila maman che vivono in Italia e
prendono i nostri soldi; loro non sono clandestine, non si
prostituiscono. Un tempo erano come noi, ma ora no…Legate fra di loro,
mettono insieme ingenti somme di denaro. Non è difficile: noi paghiamo
a loro 50-60 mila euro e anche di più.

Noi rischiamo il fermo, l’arresto, l’invio in un CIE, il rimpatrio,
loro NO, loro sono libere e se qualcuna di noi le denuncia, loro se la
cavano in fretta. Anzitutto perché sono legali, sono italiane, al
massimo sono considerate colpevoli di favorire la nostra
clandestinità, ma quanto a sfruttarci… …dicono che ci lasciano in mano
parte dei nostri guadagni e si prendono solo i soldi per l’affitto, la
luce, il gas, le spese di condominio.

Ognuna di loro ha tante donne e uomini che le aiutano e vivono alle
nostre spalle. Le associazioni e le comunità del nostro paese sanno
tutto, ma non dicono e non fanno niente. Neanche i pastori delle
chiese nere fanno qualcosa, anzi, molti aiutano le maman.

E così anche oggi, per noi, è una giornata di “lavoro”. Sì perché alla
fin fine siamo considerate e diventiamo soltanto delle prostitute. Ce
n’è poco di “lavoro” in giro: oggi i bravi maschi italiani sono in
ferie con le loro famiglie e con i loro figli. Dieci milioni di
clienti in giro per l’Italia…c’è la crisi, ma loro vanno in vacanza lo
stesso.

I più assidui sono passati da noi qualche giorno fa e ci hanno
lasciato qualche soldo, chi venti, chi 25 euro, qualcuno addirittura
50 euro, per il nostro “ferragosto”…così facciamo festa anche noi,
magari un gelato, poi da lunedì torna tutto come prima.

Ma oggi noi li chiameremo ad uno ad uno questi nostri “clienti”…giusto
uno squillo, tanto perché le loro mogli possano interrogarsi e
chiedere “ma chi è che disturba anche oggi” e i mariti siano costretti
a far finta di niente. E se qualche donna vorrà verificare il numero
che ha chiamato, beh quello sarà il nostro “numero verde”, il numero
di “Joy”, l’amore mio, la bellissima, la fighetta nera dei loro
mariti. Siamo comunque qui, anche oggi in strada o nelle case, a
disposizione dei maschi più disperati e soli e degli stranieri senza
famiglia.

Oggi noi chiameremo al telefono anche tutti i numeri che ci sono stati
dati dalle unità di strada, dagli operatori, dai clienti, dai preti,
da persone di buona volontà con il suggerimento “chiama qui, vedrai
che ti aiutano”…Non ci risponderà nessuno. Oggi, Ferragosto 2010,
anche se la tratta non va in ferie, ma gli italiani si, e anche le
loro associazioni contro i trafficanti e i mafiosi.

Speriamo, allora, che i giornali, le radio, le tv… trasformino questo
nostro testo di protesta in una notizia di cronaca di questo
Ferragosto italiano 2010.

Associazione vittime ed ex vittime della tratta - Progetto la ragazza
di Benin City

Isoke Aikpitanyi

lunedì 15 febbraio 2010

In nome delle belle ragazze albanesi “Signor Berlusconi, basta battutacce”

La lettera. Elvira Dones, scrittrice e giornalista albanese replica alla battuta di Berlusconi “Quelle donne le ho incontrate. Mi hanno raccontato le loro vite violate, strozzate, devastate”

di ELVIRA DONES *

Dalla scrittrice albanese Elvira Dones riceviamo questa lettera aperta al premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del Cavaliere sulle “belle ragazze albanesi”. In visita a Tirana, durante l’incontro con Berisha, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all’Albania. Poi ha aggiunto: “Faremo eccezioni soloper chi porta belle ragazze”.

“Egregio Signor Presidente del Consiglio,

le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: “le belle ragazze albanesi”. Mentre il premier del mio paese d’origine, Sali Berisha, confermava l’impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che “per chi porta belle ragazze possiamo fare un’eccezione.”

Io quelle “belle ragazze” le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A “Stella” i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E’ solo allora – tre anni più tardi – che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.

Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell’uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l’utero.

Sulle “belle ragazze” scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un’altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E’ una storia lunga, Presidente… Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l’avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.

In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent’anni di difficile transizione l’Albania s’è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L’Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.

* Elvira Dones, scrittrice-giornalista.
Nata a Durazzo nel 1960, si è laureata in Lettere albanesi e inglesi all?Università di Tirana. Emigrata dal suo Paese prima della caduta del Muro di Berlino, dal 1988 al 2004 ha vissuto e lavorato in Svizzera. Attualmente risiede negli Stati Uniti, dove alla narrativa alterna il lavoro di giornalista e sceneggiatrice.

Fonte: repubblica.it

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