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giovedì 20 marzo 2014

Partecipa al crowdfunding Pornoterrorista!

Partecipa al crowdfunding pornoterrorista così da finanziare il tour della performer Diana J. Torres in Italia, in occasione dell’uscita del suo libro in italiano. Qui tutte le info: http://www.verkami.com/locale/it/projects/8362-pornoterrorismo-diana-j-torres-in-italia

L’intervista a Diana tradotta da Intersezioni:

Sesso dell’orrore – Intervista a Diana Pornoterrorista

“Là fuori c’è una guerra”, dichiara il manifesto Pornoterrorista sottoscritto da Diana J. Torres: una guerra contro l’ordine sessuale e l’imposizione di genere, nella quale si vince solamente combattendo il nemico con la stessa violenza. La performer spagnola, oltre a dire questo e molto altro nel suo libro Pornoterrorismo, ci mette il corpo, per chi desidera vederlo e anche per chi non vuole.
di Laura Milano e Nico Hache, (traduzione di feminoska, revisione di Lafra e Serbilla. Articolo originale qui).
La donna nuda con il passamontagna in testa e la granata-dildo in mano non esita ad affermare che “quando dall’altra parte non hai nessuno con cui dialogare, ciò che resta è il terrorismo. Il pornoterrorismo attacca la violenza contro ciò che è fuori dalla norma. Cioè, mette in scena – come tutta la postpornografia – sessualità sovversive. Questo è terrorista”. Lei è Diana Pornoterrorista, un mostro sessuale meraviglioso e inquietante dalla testa ai piedi (o, per meglio dire, dagli anfibi alla cresta). Il suo lavoro come artista di performance iniziò dieci anni fa nella nativa Madrid, con il gruppo di cabaret gore-porno-trash Shock Value e oggi è uno dei punti di riferimento del postporno in Spagna. Attualmente risiede nella città di Barcellona, ​​da dove gestisce la sua centrale operativa postporno e di attivismo queer con un collettivo di artisti locali.
Diana è una guerriera esperta ai margini del genere, una donna che ama pensarsi come costruita alla periferia di quello che è il prototipo di donna (e anche di uomo). E’ un’esibizionista dichiarata, che sale sul palco per recitare le proprie poesie al ritmo di orgasmi terrificanti. Un corpo e una voce determinata a combattere per la liberazione dei corpi, la riappropriazione e il riscatto dei loro desideri più profondi.
Che ruolo ha il corpo nel pornoterrorismo?

domenica 11 agosto 2013

Da quante cose viene definita una donna?

Gli acquerelli di Jay ci dicono che:
illustrazione di Jay happyblood.tumblr.com
Dal suo blog:
“Le donne sono fantastiche, non sei d’accordo?
Volevo fare una semplice collezione di belle donne in acquerello, così l’ho fatta. Ho deciso di aggiungere del testo di accompagnamento per dargli una voce. Il mio intento non era quello di abolire ogni stereotipo, ma semplicemente di illustrare donne di varie personalità, tipi di corpo, età ed etnie. Ogni donna è bella!”

illustrazione di Jay happyblood.tumblr.com
E’ la semplice idea di Jay, 20 anni, trans e queer, che studia illustrazione al Ringling College of Art and Design a Sarasota, in Florida.
illustrazione di Jay happyblood.tumblr.com
illustrazione di Jay happyblood.tumblr.com

sabato 24 settembre 2011

Bologna Lesbian Film Festival - Italy Nuovo Cinema Nosadella - 22 - 25 Settembre 2011

Dal sito della manifestazione:
Some Prefer Cake
Bologna International Lesbian Film Festival
V edizione

La cattiva abitudine di continuare rivoluzioni

Some Prefer Cake anche quest’anno cresce. Quattro giorni di proiezioni di cinema lesbico da tutto il mondo, con molta produzione indipendente e numerose anteprime nazionali, incontri, presentazioni di libri, mostre e feste.
Ricchissima la programmazione di lungometraggi narrativi: la Spagna ci regala anche quest’anno cinema acuto, sensibile e divertente con 80 egunean e Nacidas para sufrir, capaci di toccare temi profondi con ironia. Da Hong Kong il fantasioso e frizzante All About Love. Omaggiamo la letteratura che diventa sceneggiatura con The Night Watch, film dall’intreccio avvincente tratto dal romanzo di Sarah Waters, e con Daphne, che della scrittrice Daphne du Maurier traccia un’appassionante biografia. Il controverso Gigola, francese, è un tuffo sensuale nella scena lesbica della Parigi degli anni ‘60. Infine, dall’Inghilterra, il giovane e introspettivo Break My Fall ci porta ad atmosfere intense e autentiche.
Esaudiamo un nostro desiderio nell’avere con noi Greta Schiller e Andrea Weiss, due autrici fondamentali della storia del cinema lesbico. Al centro del loro lavoro, da sempre, ci sono la storia e l’importanza di parlarne, divulgarla e soprattutto non perderla, in questo momento storico di labilità della memoria. Se si racconta la storia delle donne, si incontrano inevitabilmente oppressioni ma, per fortuna, anche rivoluzioni.
Come quella delle donne che hanno creato il Feminist Art Movement, ribellione alla cancellazione delle donne nel mondo dell’arte. Il potente documentario !Women Art Revolution, anteprima italiana, sarà seguito da un incontro con studiose dell’arte, tra cui Catherine Gonnard, coautrice dell’importante volume femmes artistes/artistes femmes.
SPC propone film che ci stupiscono, che ci espongono a visioni, storie, pensieri che minano il simbolico dato. Guardando una donna di 80 anni che suona la tromba o una signora degli anni ‘60 che guida un aereo in gonna e tacchi, impeccabile, siamo sicure di non sentire anche noi un po’ di stupore? La disabitudine a queste immagini è di per sé una violenza, che la società ci fa celandoci le storie delle donne che hanno vissuto la propria vita con il coraggio di fare quello che amavano.
Ed emerge l’assoluto bisogno di continuare quelle rivoluzioni, di fare storia, di creare storie, di nutrirci di immagini che sfidino il nostro simbolico.

Celebriamo la ricchezza del cinema lesbico.

Luki Massa
Marta Bencich

Qui il programma della manifestazione.

giovedì 14 ottobre 2010

Donnerosse di Chiara Pasqualotto


Chiara Pasqualotto

Sono ritratti di donne su sfondo rosso. La serie e’ un progetto aperto che cresce lentamente con l’aggiunta progressiva di nuovi lavori. Questa prima mostra di Chiara Pasqualotto comprende 9 opere eseguite tra il 2009 e il 2010.

Donne di profilo, di eta’ diverse, sconosciute prese da foto. La loro espressivita’ e’ decontestualizzata, sta tutta nella corporeita’ del volto di ciascuna.

Lo sfondo rosso e’ simbolico, viene lavorato in varianti diverse, cola sulla carta come sangue, o disegna motivi vegetali. Il rosso ha vari significati, e’ la violenza, di genere, fisica e psicologica che le donne subiscono quotidianamente, la violenza domestica, i femminicidi. E’ dolore e sofferenza e ferite ma e’ anche sangue mestruale, sangue del parto, di chi da’ la vita. Il rosso e’ anche la forza, la passione individuale e collettiva con cui le donne affrontano l’esistenza, e’ la lotta e la resistenza continua per riuscire ad andare avanti. Rossa e’ l’energia che si prende e si da’ alle altre, e la forza della rivoluzione che le donne fanno insieme.

Chiara Pasqualotto http://chiarapasqualotto.blogspot.com/

Fonte: http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article7062

mercoledì 29 settembre 2010

Donne, siate "Libere". E femministe

A Torino e a Milano lo spettacolo delle Comencini: in scena due attrici di diverse generazioni.

ROMA
Va in scena venerdì al teatro Carignano di Torino e domenica al Franco Parenti di Milano Libere, il testo scritto da Cristina Comencini e messo in scena dalla sorella Francesca a Roma, a luglio, con un lungo dibattito finale davanti a un pubblico molto interessato. Libere, il confronto tra una donna matura e una molto giovane, è uno dei primi atti di «Dinuovo», un'associazione di donne che vorrebbe riportare all'attenzione pubblica la questione femminile. All'attenzione privata, quella delle singole donne, il problema è sempre stato presente, anche in questi anni di apparente silenzio.
Ancora una volta, a interpretare questo dialogo scritto alla maniera degli «essai» francesi, sono Lunetta Savino, al momento in partenza per recitare a Parigi i versi di Alda Merini, ma anche sul set di Bar sport, il film da Stefano Benni, e Isabella Ragonese, ex madrina della Mostra di Venezia, oggi a Torino sul set di Il giorno in più accanto a Fabio Volo.
Nessuna delle due, per ragioni diverse, ha partecipato attivamente al movimento femminista degli Anni Settanta: una perché presa dal lavoro in teatro, l'altra perché non era ancora nata. Entrambe, però, hanno sentito l'esigenza di riparlare, come si può, della vita delle donne nel nostro Paese, dove molte cose sono state ottenute ma molte sono tuttora da chiedere.

ISABELLA RAGONESE
"Io, educata a una parità che non esiste"
Sono stata cresciuta da una madre che, pur non avendo fatto militanza, aveva assorbito e creduto nei valori del femminismo di quegli anni. Non c'è mai stata, a casa mia, una differenza nell'educazione tra maschi e femmine. Sapevo di essere libera e, quindi, di poter fare ciò che volevo. Ma, come molte della mia generazione, era una sensazione individualistica, autonoma, personale. Mi sono accorta che non è così. Recitando questo testo, sento un'identificazione totale con il mio personaggio quando accusa la donna matura di avere educato le figlie alla libertà mentre queste, arrivate nel mondo, si sono però sentite dire tutt'altro. A partire dal fatto che mettere oggi insieme carriera e famiglia è diventato un incastro insostenibile. Ti chiedono di scegliere ma è una scelta che non ti appartiene. La situazione italiana è assurda. A scuola noi ragazze andiamo meglio dei maschi, ci laureiamo in numero maggiore, vinciamo i concorsi. E poi? I prezzi delle case sono altissimi, gli asili nido pubblici scarseggiano, il tempo pieno per i figli c'è in pochi casi, l'assistenza ai genitori anziani ricade sulle nostre spalle, perfino i consultori dove andare per conoscere meglio la nostra sessualità stanno chiudendo e se vai in ospedale per interrompere una gravidanza non voluta corri il rischio di trovarti davanti a un ginecologo obiettore di coscienza, dopo aver fatto una fila come alle poste. Indietro non vogliamo tornare, ma in questo modo non andiamo neppure avanti. Lo so.
Dovrebbe essere la politica a occuparsi di queste cose, altrimenti che ci sta a fare? Ma se la politica pare sorda, ricominciamo da noi stesse. Dobbiamo capire, per esempio, perché ci siamo sottoposte tutte, passivamente, senza reagire, al diktat della bellezza imposta: trucco, peso, chirurgia, massaggi, spogliarelli con biancheria intima costosissima. Perché abbiamo accettato di fare una vita assurda correndo tutto il giorno senza avere per noi neanche mezz'ora: bambini, lavoro, casa, pranzo, e poi di nuovo bambini, compiti, palestre, cena, tivù e a letto a dormire. No. In questo modo non siamo felici. E non sono felici neanche i maschi che ci stanno accanto, anche loro diversi da quelli di un tempo perché cresciuti da madri che credevano nella parità.

LUNETTA SAVINO
"Il potere? Bene ma non basta Serve creatività"
Ci sono dei punti in questo testo che durante le prove mi hanno addirittura emozionato. Specialmente quando il mio personaggio racconta la sua esperienza nei collettivi femministi, il piacere di poter condividere con altre donne le sue emozioni, la sensazione di non essere sola e poter uscire dal guscio della paura. In quegli anni io, anche se ero molto giovane, facevo altro. Un po' di vita politica nelle organizzazioni di sinistra che presto però mi annoiarono e molta preparazione per poter arrivare al mestiere di attrice.
Adesso, invece, sento il bisogno di riflettere più a fondo su cosa significhi essere una donna. E mi sono messa a studiare. Questa estate ho letto alcuni libri per riflettere: Una stanza tutta per me di Virginia Woolf, Taci, anzi parla. Diario di una femminista di Carla Lonzi, Oltre l'uguaglianza. Le radici femminili dell'autorità Luisa Muraro. Voglio ripartire dalle radici del loro pensiero.
Quand'ero più giovane, certe letture le ho trascurate: oggi sento il bisogno di prendere in mano quei libri e confrontare la mia esperienza personale con le parole che quelle autrici hanno scritto: cerco di approfondire per comprendermi meglio. Mi incuriosisce capire perché alcune intuizioni sono state lasciate cadere. Mi stimola tentare di rifare il loro percorso ideologico e filosofico. Mi piacerebbe arrivare a credere nell'utopia che il pensiero della differenza possa cambiare il modo di vedere il mondo delle donne e degli uomini. Anche quello della politica. Il mio convincimento, infatti, è che se non capovolgiamo i nostri ragionamenti, anche se le donne in Italia dovessero arrivare a ottenere importanti cariche pubbliche, la situazione non sarebbe diversa da quella che è. Lo abbiamo visto con Golda Meir in Israele, Indira Ghandi in India, Margaret Thatcher in Gran Bretagna, la stessa Hillary Clinton negli Stati Uniti o Angela Merkel in Germania, che pur avendo avuto o avendo tuttora un immenso potere, in fondo si sono limitate a copiare il modello maschile. Questo non ci serve. Io credo di più che occorra accendere nelle nostre teste lampadine imprevedibili per arrivare a una rivoluzione fatta in un modo nuovo.

SIMONETTA ROBIONY

Fonte: lastampa

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