ANTINCENDIO Decreto-Minicodice-03-09-2021

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Decreto Minicodice v2.1 - D.M. 3 settembre 2021 - mauromalizia.

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IL DECRETO MINICODICE

Testo coordinato del D.M. 3 settembre 2021 recante «Criteri generali di progettazione,
realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio per luoghi di lavoro, ai sensi dell’articolo
46, comma 3, lettera a), punti 1 e 2, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81» con i chiarimenti
forniti con la Nota DCPREV prot. n. 16700 del 8 novembre 2021. In rosso sono riportati vari
chiarimenti e commenti. 1
Il decreto è entrato in vigore il 29 ottobre 2022 (un anno dopo la sua pubblicazione
nella Gazzetta Ufficiale n. 259 del 29 ottobre 2021).
Il D.M. 3 settembre 2021 è il terzo decreto interministeriale, adottato dal ministro dell'interno di
concerto con il ministro del lavoro e delle politiche sociali, secondo quanto previsto dall'articolo
46 (Prevenzione incendi), comma 3 del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81. In particolare, fa
riferimento alla lettera a), punti 1 e 2, ove è stabilito che: «Fermo restando quanto previsto dal
decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139 e dalle disposizioni concernenti la prevenzione incendi
di cui al presente decreto, i Ministri dell'interno, del lavoro e della previdenza sociale, in relazione
ai fattori di rischio, adottano uno o più decreti nei quali sono definiti: lettera a) i criteri diretti
atti ad individuare: punto 1) misure intese ad evitare l'insorgere di un incendio ed a
limitarne le conseguenze qualora esso si verifichi; punto 2) misure precauzionali di
esercizio; […]».
Primi chiarimenti
Il provvedimento è comunemente denominato «Decreto minicodice», così come indicato anche
nella Circolare DCPREV prot. n. 16700 del 8 novembre 2021, con la quale sono stati forniti i
primi chiarimenti sull'argomento, avente per oggetto «DM 3 settembre 2021 recante "Criteri
generali di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio per luoghi di
lavoro, ai sensi dell’articolo 46, comma 3, lettera a), punti 1 e 2, del decreto legislativo 9 aprile
2008, n. 81". Primi chiarimenti».
Anche nel D.M. 3 settembre 2021, così come nel D.M. 2 settembre 2021, possono essere colte
analogie con il Codice di prevenzione incendi nel riferimento agli «occupanti» piuttosto che il
numero dei lavoratori e nel principio di «inclusione», il quale prevede che le diverse disabilità
(es. fisiche, mentali o sensoriali) e le specifiche necessità temporanee o permanenti degli
occupanti sono considerate parte integrante della progettazione della sicurezza antincendio.
Campo di applicazione del decreto
Il D.M. 3 settembre 2021 individua un quadro completo di regole tecniche applicabili ai luoghi di
lavoro, i quali, in estrema sintesi, sono tutti quelli definiti dal D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 ad
esclusione dei cantieri. Inoltre, esso comprende tutte le casistiche che si possono presentare.
Infatti, l'articolo 3 del decreto delinea i criteri di progettazione da applicare prevedendo 4 casi,
ognuno dei quali descritto in uno dei 4 commi che costituiscono l'articolo.
1) Per i luoghi di lavoro dotati di specifiche regole tecniche, si applicano queste.
2) Per i luoghi di lavoro a «basso rischio di incendio», così come definiti al punto 1, comma
2, dell’allegato I al D.M. 3 settembre 2021, si applica l’allegato I stesso.
3) Per i luoghi di lavoro non dotati di specifica regola tecnica e per quelli non definiti «a basso
rischio di incendio» (non ricadenti nei casi 1 e 2) si applica il Codice di prevenzione incendi.
In questo modo, per i luoghi di lavoro, si supera l’articolo 2, comma 1 2 del D.M. 3 agosto
2015 e s.m.i., estendendo il campo di applicazione del Codice a tutti i luoghi di lavoro non

1 Il testo non ha carattere di ufficialità. I testi ufficiali sono pubblicati nelle Gazzette Ufficiali della R.I.
Eventuali refusi o suggerimenti di rilevanza possono essere segnalati a [email protected].
Controlla aggiornamenti (tasto F5 per aggiornare visualizzazione pdf nel browser).
2 L'articolo 2 (Campo di applicazione e modalità applicative), comma 1 del D.M. 3 agosto 2015 individua le
attività di cui all'allegato I del D.P.R. 1° agosto 2011, n. 151 alle quali si applicano le norme tecniche del
codice di prevenzione incendi.

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dotati di regole tecniche, e, in particolare, a tutti quelli che comprendono attività soggette
ai controlli di prevenzione incendi.
4) per i luoghi di lavoro «a basso rischio di incendio» è fatta comunque salva la possibilità di
applicare il Codice di prevenzione incendi, come d'altronde già previsto dall'articolo 2,
comma 5 del D.M. 3 agosto 2015.
Campo di applicazione dell'allegato I
Il campo di applicazione dell'allegato I comprende i «luoghi di lavoro a basso rischio d’incendio»,
definiti, al punto 1, comma 2, come quelli:
- ubicati in attività non soggette ai controlli di prevenzione incendi (non ricomprese nell’elenco
dell'allegato I al D.P.R. n. 151/2011),
- non dotati di specifica regola tecnica verticale,
- aventi tutti i seguenti requisiti aggiuntivi:
 affollamento complessivo fino a 100 occupanti;
 superficie lorda complessiva fino a 1000 mq;
 piani situati a quota compresa tra -5 m e 24 m;
 ove non si detengono o trattano materiali combustibili in quantità significative (qf fino a
900 MJ/m2);
 ove non si detengono o trattano sostanze o miscele pericolose in quantità significative;
 ove non si effettuano lavorazioni pericolose ai fini dell’incendio.
Abrogazioni D.M. 10 marzo 1998
Con decorrenza 29 ottobre 2022, data di entrata in vigore del D.M. 3 settembre 2021, l'ultimo
dei tre decreti pubblicati, si è proceduto alla completa abrogazione del D.M. 10 marzo 1998
recante «Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell'emergenza nei luoghi di
lavoro».

Testi ufficiali
Il testo ufficiale del D.M. 3 settembre 2021 è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 259 del 29
ottobre 2021.

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D.M. 3 settembre 2021


Criteri generali di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza
antincendio per luoghi di lavoro, ai sensi dell’articolo 46, comma 3, lettera a), punti 1
e 2, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 3
Il D.M. 3 settembre 2021 è pubblicato nella G.U. n. 259 del 29-10-2021.

IL MINISTRO DELL'INTERNO DI CONCERTO CON IL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Visto il decreto-legge 1° ottobre 1996, n. 512, recante «Disposizioni urgenti concernenti l’incremento e il
ripianamento di organico dei ruoli del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e misure di razionalizzazione per
l’impiego del personale nei servizi d’istituto», convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996,
n. 609»; Visto il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 recante «Codice dei beni culturali e del
paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137»; Visto il decreto legislativo 8 marzo 2006,
n. 139, recante «Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale dei vigili
del fuoco, a norma dell’art. 11 della legge 29 luglio 2003, n. 229» e successive modificazioni; Visto il
decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante «Attuazione dell’art. 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123,
in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro» e in particolare l’art. 46, comma 3,
che prevede l’adozione di uno o più decreti concernenti la definizione, tra l’altro, dei criteri diretti ad
individuare le misure intese ad evitare l’insorgere di un incendio ed a limitarne le conseguenze qualora esso
si verifichi nonché le misure precauzionali di esercizio; Visto il decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105,
recante «Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti
connessi con sostanze pericolose»; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151,
concernente il «Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla
prevenzione degli incendi, a norma dell’art. 49, comma 4-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n.
78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122»; Visto il decreto del Ministro
dell’interno 30 novembre 1983 recante «Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione
incendi», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 339 del 12 dicembre 1983; Visto
il decreto del Ministro dell’interno di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale del 10
marzo 1998, recante «Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi
di lavoro», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 81 del 7 aprile 1998; Visto il
decreto del Ministro dell’interno 5 agosto 2011, recante «Procedure e requisiti per l’autorizzazione e
l’iscrizione dei professionisti negli elenchi del Ministero dell’interno di cui all’art. 16 del decreto legislativo
8 marzo 2006, n. 139», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 198 del 26 agosto
2011; Visto il decreto del Ministro dell’interno 20 dicembre 2012, recante «Regola tecnica di prevenzione
incendi per gli impianti di protezione attiva contro l’incendio installati nelle attività soggette ai controlli di
prevenzione incendi», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 3 del 4 gennaio 2013;
Visto il decreto del Ministro dell’interno 3 agosto 2015 recante «Approvazione di norme tecniche di
prevenzione incendi, ai sensi dell’art. 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139», pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 192 del 20 agosto 2015; Visto il decreto del Ministro
dell’interno 18 ottobre 2019 concernente «Modifiche all’allegato 1 al decreto del Ministro dell’interno 3
agosto 2015, recante «Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell’art. 15 del
decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139»», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.
256 del 31 ottobre 2019; Ritenuto di dare attuazione al disposto dell’art. 46, comma 3, del richiamato
decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, che prevede l’adozione di uno o più decreti da parte dei Ministri
dell’interno e del lavoro concernenti la definizione, tra l’altro, dei criteri diretti ad individuare le misure
intese ad evitare l’insorgere di un incendio ed a limitarne le conseguenze qualora esso si verifichi nonché
le misure precauzionali di esercizio, sostituendo le vigenti disposizioni in materia di cui al richiamato decreto
del Ministro dell’interno 10 marzo 1998; Sentito il Comitato centrale tecnico-scientifico per la prevenzione
incendi di cui all’art. 21 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139; Espletata la procedura di
informazione ai sensi della direttiva (UE) 2015/1535;
Decreta:
Art. 1. Campo di applicazione
1. Il presente decreto stabilisce, in attuazione dell’art. 46, comma 3, lettera a), punti 1 e 2, 4 del
decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, i criteri generali atti ad individuare le misure intese ad

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Il testo non ha carattere di ufficialità. I testi ufficiali sono pubblicati nelle Gazzette Ufficiali della R.I.
Eventuali refusi o suggerimenti di rilevanza possono essere segnalati a [email protected].
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4 Articolo 46 (Prevenzione incendi), comma 3, lettera a), punti 1 e 2 del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81: «Fermo
restando quanto previsto dal decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139 e dalle disposizioni concernenti la
prevenzione incendi di cui al presente decreto, i Ministri dell'interno, del lavoro e della previdenza sociale,
in relazione ai fattori di rischio, adottano uno o più decreti nei quali sono definiti: lettera a) i criteri

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evitare l’insorgere di un incendio ed a limitarne le conseguenze qualora esso si verifichi, nonché


le misure precauzionali di esercizio.
2. Il presente decreto si applica alle attività che si svolgono nei luoghi di lavoro come definiti
dall’art. 62 5 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, ad esclusione delle attività che si
svolgono nei cantieri temporanei o mobili di cui al titolo IV del medesimo decreto legislativo 9
aprile 2008, n. 81. 6
Art. 2. Valutazione dei rischi di incendio
1. La valutazione dei rischi di incendio e la conseguente definizione delle misure di prevenzione,
di protezione e gestionali per la riduzione del rischio di incendio costituiscono parte specifica del
documento di cui all’art. 17, comma 1, lettera a), 7 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.
2. La valutazione dei rischi di incendio è effettuata in conformità ai criteri indicati nell’art. 3 e
deve essere coerente e complementare con la valutazione del rischio esplosione, ove richiesta,
in ottemperanza al titolo XI, «Protezione da atmosfere esplosive», del decreto legislativo 9 aprile
2008, n. 81.
Art. 3. Criteri di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio 8
1. Le regole tecniche di prevenzione incendi stabiliscono i criteri di progettazione, realizzazione
ed esercizio della sicurezza antincendio per i luoghi di lavoro per i quali risultano applicabili.
2. Per i luoghi di lavoro a basso rischio di incendio, così come definiti al punto 1, comma 2,
dell’allegato I, che costituisce parte integrante del presente decreto, i criteri di progettazione,
realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio sono riportati nel medesimo allegato.
3. Per i luoghi di lavoro non ricadenti nei commi 1 e 2, i criteri di progettazione, realizzazione ed
esercizio della sicurezza antincendio sono quelli riportati nel decreto del Ministro dell’interno 3
agosto 2015. 9
4. Per i luoghi di lavoro di cui al comma 2, i criteri di progettazione, realizzazione ed esercizio
della sicurezza antincendio possono essere quelli riportati nel decreto del Ministro dell’interno 3
agosto 2015.

diretti atti ad individuare: punto 1) misure intese ad evitare l'insorgere di un incendio ed a


limitarne le conseguenze qualora esso si verifichi; punto 2) misure precauzionali di esercizio;
[…]».
5 L'articolo 62 (Definizioni), comma 1 del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 stabilisce che si intendono per luoghi
di lavoro i luoghi destinati a ospitare posti di lavoro, ubicati all'interno dell'azienda o dell'unità produttiva,
nonché ogni altro luogo di pertinenza dell'azienda o dell'unità produttiva accessibile al lavoratore
nell'ambito del proprio lavoro. Il comma 2 esclude dal campo di applicazione i mezzi di trasporto, le
industrie estrattive, i pescherecci, i campi, i boschi ed i terreni facenti parte di un'azienda agricola o
forestale.
6 In estrema sintesi, il D.M. 3 settembre 2021 si applica a tutti i luoghi di lavoro tranne i cantieri.
7 L'articolo 17 (Obblighi del datore di lavoro non delegabili), comma 1 del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81
stabilisce che il datore di lavoro non può delegare le attività di valutazione di tutti i rischi con la
conseguente elaborazione del documento previsto dall'articolo 28 né la designazione del responsabile del
servizio di prevenzione e protezione dai rischi.
8 Il D.M. 3 settembre 2021 individua un unico quadro di regole tecniche applicabili ai luoghi di lavoro (tutti
tranne i cantieri), corrispondente e congruente con la normativa di prevenzione incendi e completo
rispetto a tutte le casistiche che si possono presentare. Il datore di lavoro individua gli specifici criteri da
applicare nella progettazione, realizzazione e esercizio della sicurezza antincendio, che possono essere, a
seconda dei casi: le regole tecniche di prevenzione incendi, il Codice di prevenzione incendi di cui al DM
3 agosto 2015 e s.m.i., il minicodice di cui all’allegato I del D.M. 3 settembre 2021.
9 Il comma 3 dell’articolo 3 supera, per i luoghi di lavoro, l’articolo 2, comma 1 del D.M. 3 agosto 2015 e
s.m.i., estendendone il campo di applicazione a tutti i luoghi di lavoro non dotati di regole tecniche, e, in
particolare, a tutti i luoghi di lavoro che comprendono attività soggette ai controlli di prevenzione incendi.

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Art. 4. Disposizioni transitorie e finali


1. Per i luoghi di lavoro esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto,
l’adeguamento alle disposizioni di cui al presente decreto viene attuato nei casi indicati nell’art.
29, comma 3 10, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.
2. Dalla data di entrata in vigore del presente decreto è abrogato il decreto del Ministro
dell’interno del 10 marzo 1998.
Art. 5. Entrata in vigore
1. Il presente decreto entra in vigore un anno dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana. 11

10 L'articolo 29 (Modalità di effettuazione della valutazione dei rischi), comma 3 del D.Lgs. 9 aprile 2008, n.
81 stabilisce che la valutazione dei rischi deve essere immediatamente rielaborata in occasione di
modifiche del processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e
sicurezza dei lavoratori, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione o della
protezione o a seguito di infortuni significativi, ecc.
11 In vigore dal 29 ottobre 2022.

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Allegato I
(art. 3, comma 2)

Criteri generali di progettazione, realizzazione ed esercizio


della sicurezza antincendio per luoghi di lavoro a basso
rischio di incendio.

Campo di applicazione
Termini e definizioni
Valutazione del rischio di incendio
Strategia antincendio
Compartimentazione
Esodo
Gestione della sicurezza antincendio
Controllo dell’incendio
Rivelazione ed allarme
Controllo di fumi e calore
Operatività antincendio
Sicurezza degli impianti tecnologici e di servizio

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1. Campo di applicazione
1. Il presente allegato stabilisce criteri semplificati per la valutazione del rischio di incendio ed
indica le misure di prevenzione, protezione e gestionali antincendio da adottare nei luoghi di
lavoro a basso rischio d’incendio.
2. Ai fini dell’applicazione del presente allegato, sono considerati luoghi di lavoro a basso rischio
d’incendio quelli ubicati in attività non soggette e non dotate di specifica regola tecnica verticale,
aventi tutti i seguenti requisiti aggiuntivi:
a) con affollamento complessivo ≤ 100 occupanti;
Nota Per occupanti si intendono le persone presenti a qualsiasi titolo all’interno dell'attività.
b) con superficie lorda complessiva ≤ 1000 m2;
Nota Per attività non soggette si intendono quelle attività non ricomprese nell’elenco dell'allegato I al decreto del
Presidente della Repubblica n. 151 del 2011.
c) con piani situati a quota compresa tra -5 m e 24 m;
d) ove non si detengono o trattano materiali combustibili in quantità significative;
Nota Generalmente, per quantità significative di materiali combustibili si intende qf > 900 MJ/m2.
e) ove non si detengono o trattano sostanze o miscele pericolose in quantità significative;
f) ove non si effettuano lavorazioni pericolose ai fini dell’incendio.

2. Termini e definizioni
1. I termini, le definizioni e i simboli grafici utilizzati nel presente allegato sono quelli del capitolo
G.1 del decreto ministeriale 3 agosto 2015 12 e successive modifiche.

3. Valutazione del rischio di incendio 13


1. Deve essere effettuata la valutazione del rischio d’incendio in relazione alla complessità del
luogo di lavoro.
Nota La valutazione del rischio d’incendio rappresenta un’analisi dello specifico luogo di lavoro, finalizzata
all’individuazione delle più severe ma credibili ipotesi d’incendio e delle corrispondenti conseguenze per gli
occupanti. Tale analisi consente di implementare e, se necessario, integrare le soluzioni progettuali previste nel
presente allegato.

2. La valutazione del rischio di incendio deve ricomprendere almeno i seguenti elementi.


a) individuazione dei pericoli d’incendio;
Nota Ad esempio, si valutano: sorgenti d’innesco, materiali combustibili o infiammabili, carico di incendio, interazione
inneschi-combustibili, quantitativi rilevanti di miscele o sostanze pericolose, lavorazioni pericolose ai fini
dell’incendio o dell’esplosione, possibile formazione di atmosfere esplosive, ….
b) descrizione del contesto e dell’ambiente nei quali i pericoli sono inseriti;
Nota Si indicano ad esempio: condizioni di accessibilità e viabilità, layout aziendale, distanziamenti, separazioni,
isolamento, caratteristiche degli edifici, tipologia edilizia, complessità geometrica, volumetria, superfici, altezza,
piani interrati, articolazione planovolumetrica, compartimentazione, aerazione, ventilazione e superfici utili allo
smaltimento di fumi e di calore, ….
c) determinazione di quantità e tipologia degli occupanti esposti al rischio d’incendio;
d) individuazione dei beni esposti al rischio d’incendio;
e) valutazione qualitativa o quantitativa delle conseguenze dell’incendio sugli occupanti;

12 L’allegato I del D.M. 3 settembre 2021 fa esplicito riferimento al Codice di prevenzione incendi nel
richiamarne termini, definizioni e simboli grafici del capitolo G.1 dell'allegato 1 al D.M. 3 agosto 2015 e
ss.mm.ii. Non è possibile quindi utilizzare le indicazioni contenute nel D.M. 30 novembre 1983 recante
«Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi» relativamente a termini che possono
essere definiti in modo differente.
13 Nella valutazione del rischio di incendio, a differenza di quanto previsto nell’approccio classico del Codice
di prevenzione incendi, non vengono definiti i diversi profili di rischio avendo già individuato a priori il
«basso rischio di incendio». Di conseguenza le misure antincendio da adottare nella progettazione,
realizzazione ed esercizio dei luoghi di lavoro vengono direttamente indicate nel paragrafo «Strategia
antincendio».

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f) individuazione delle misure che possano rimuovere o ridurre i pericoli che determinano
rischi significativi.
Nota Identificati i pericoli di incendio, è necessario valutare se gli stessi possano essere eliminati o ridotti adottando
soluzioni più sicure (riduzione delle sorgenti di innesco, corretto impiego di attrezzature elettriche, utilizzo di
materiali meno pericolosi, processi produttivi più sicuri, implementazione di specifiche procedure, …).
Nota In base alla specificità del luogo di lavoro (es. numero degli occupanti esposti ai pericoli di incendio identificati,
esigenze legate alla continuità dei servizi erogati, …) potrebbe essere necessario separare o proteggere determinati
ambiti dello stesso rispetto ad altri (es. compartimentazione degli ambiti, interposizione di distanze di sicurezza,
protezione mediante impianti automatici di inibizione controllo o spegnimento dell’incendio, impiego di impianti di
rivelazione ed allarme incendio, …).

4. Strategia antincendio 14
1. In esito alle risultanze della valutazione del rischio di incendio, le misure antincendio da
adottare nella progettazione, realizzazione ed esercizio dei luoghi di lavoro a basso rischio
d’incendio sono quelle indicate di seguito.
2. Il datore di lavoro (o responsabile dell’attività) deve individuare le necessità particolari delle
persone con esigenze speciali e tenerne conto nella progettazione e realizzazione delle misure
di sicurezza antincendio.
3. L’applicazione della normazione tecnica volontaria citata nel presente allegato (es. norme ISO,
IEC, EN, UNI, CEI, …) conferisce presunzione di conformità, ma rimane volontaria e non è
obbligatoria, a meno che non sia resa cogente da altre disposizioni regolamentari.

4.1. Compartimentazione
1. In esito alle risultanze della valutazione del rischio di incendio, al fine di limitare la
propagazione dell’incendio, possono essere adottate le seguenti misure:
a) verso altre attività, il luogo di lavoro può essere inserito in un compartimento antincendio
distinto o può essere interposto spazio scoperto 15;
b) all’interno del luogo di lavoro, la volumetria dell’opera da costruzione contenente lo stesso
può essere suddivisa in compartimenti antincendio 16 o può essere interposto spazio
scoperto tra ambiti dello stesso luogo di lavoro.
Nota Deve essere posta particolare attenzione al mantenimento della continuità della compartimentazione, ad esempio
in corrispondenza dei varchi di vani ascensori, cavedi impianti, scale di servizio, ….

4.2. Esodo
1. La finalità del sistema d’esodo è di assicurare che in caso di incendio gli occupanti del luogo
di lavoro possano raggiungere un luogo sicuro, autonomamente o con assistenza.
Nota Ad esempio, si considera luogo sicuro la pubblica via. Relativamente ad un compartimento, si considera luogo
sicuro temporaneo qualsiasi altro compartimento o spazio scoperto che può essere attraversato dagli occupanti per
raggiungere il luogo sicuro tramite il sistema d’esodo, senza rientrare nel compartimento in esame.

14 Le misure da adottare per l’attuazione della strategia antincendio sono in numero inferiore a quelle del
Codice di prevenzione incendi (8 invece di 10) e non legate ai livelli di prestazione, ma ad indicazioni
adeguate al predefinito rischio di incendio basso. Mancano la «Reazione al fuoco», per la quale non è
richiesto nessun requisito e la «Resistenza al fuoco», pur se i luoghi di lavoro a basso rischio d’incendio
rientranti nel campo di applicazione possono detenere o trattare materiali combustibili fino a quantità
corrispondenti a un carico di incendio specifico qf pari a 900 MJ/m2, come indicato nella nota alla lettera
d) del punto 2 del paragrafo 1 (Campo di applicazione) del Minicodice.
15 Le caratteristiche sono indicate al paragrafo S.3.5.1 del Codice. In estrema sintesi, lo spazio scoperto è
uno spazio a cielo libero di superficie non inferiore a quella calcolata moltiplicando per 3 l’altezza della
parete più bassa che lo delimita e distanza almeno 3,50 metri fra le strutture verticali che lo delimitano.
16 L'allegato non indica limiti sulla massima superficie lorda, anche multipiano, dei compartimenti.

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4.2.1. Caratteristiche del sistema d’esodo


1. Tutte le superfici di calpestio delle vie d’esodo non devono essere sdrucciolevoli, né presentare
avvallamenti o sporgenze pericolose e devono essere in condizioni tali da rendere sicuro il
movimento ed il transito degli occupanti.
2. In generale, il fumo ed il calore dell’incendio smaltiti o evacuati dall’attività non devono
interferire con le vie d’esodo.
Nota Ad esempio, sono da evitare aperture di smaltimento o di evacuazione di fumo e calore sottostanti o adiacenti alle
vie di esodo esterne.

3. Le porte installate lungo le vie d’esodo devono essere facilmente identificabili ed apribili da
parte di tutti gli occupanti.
4. Se l’attività è aperta al pubblico, le porte ad apertura manuale lungo le vie d’esodo impiegate
da > 25 occupanti, nella condizione d’esodo più gravosa, devono aprirsi nel senso dell’esodo ed
essere dotate di dispositivo di apertura UNI EN 1125 o equivalente.
5. Il sistema d’esodo (es. vie d’esodo, luoghi sicuri, spazi calmi, …) deve essere facilmente
riconosciuto ed impiegato dagli occupanti grazie ad apposita segnaletica di sicurezza.
6. Lungo le vie d’esodo deve essere installato un impianto di illuminazione di sicurezza, qualora
l’illuminazione naturale possa risultare anche occasionalmente insufficiente a consentire l’esodo
degli occupanti.
Nota Per la progettazione dell’impianto di illuminazione di sicurezza può essere impiegata la norma UNI EN 1838.

4.2.2. Dati di ingresso per la progettazione del sistema d’esodo


1. L’affollamento massimo di ciascun locale è determinato moltiplicando la densità di
affollamento pari a 0,7 persone/m2 per la superficie lorda del locale stesso.
2. Può essere dichiarato un valore dell’affollamento inferiore a quello determinato come previsto
al comma 1 se il datore di lavoro (o responsabile dell’attività) si impegna a verificarlo e rispettarlo
per ogni locale ed in ogni condizione d’esercizio dell’attività.

4.2.3. Progettazione del sistema d’esodo


1. Al fine di limitare la probabilità che l’esodo degli occupanti sia impedito dall’incendio, devono
essere previste almeno due vie d’esodo indipendenti, per le quali sia minimizzata la probabilità
che possano essere contemporaneamente rese indisponibili dagli effetti dell’incendio.
2. È ammessa la presenza di corridoi ciechi con lunghezza del corridoio cieco Lcc ≤ 30 m.
3. È ammessa una lunghezza del corridoio cieco Lcc ≤ 45 m nel caso in cui sia previsto uno dei
seguenti requisiti antincendio aggiuntivi:
a) installazione di un IRAI dotato delle funzioni minime A, B, D, L, C;
Nota La funzione A, rivelazione automatica dell’incendio, deve sorvegliare tutte le aree del luogo di lavoro.
b) altezza media dei locali serviti dal corridoio cieco ≥ 5 m.
4. Nei limiti di ammissibilità del corridoio cieco, è ammessa una sola via d’esodo.
5. Al fine di limitare il tempo necessario agli occupanti per abbandonare il compartimento di
primo innesco dell’incendio, almeno una delle lunghezze d’esodo determinate da qualsiasi punto
dell’attività deve essere Les ≤ 60 m.
Nota Il luogo di lavoro può essere inserito in un compartimento o suddiviso in compartimenti in esito alle risultanze della
valutazione del rischio, come indicato in 4.1

6. L’altezza minima delle vie di esodo è pari a 2 m. Sono ammesse altezze inferiori, per brevi
tratti segnalati, lungo le vie d’esodo, in presenza di uno dei seguenti casi:
a) da ambiti ove vi sia esclusiva presenza di personale specificamente formato;
b) da ambiti ove vi sia presenza occasionale e di breve durata di un numero limitato di
occupanti (es. locali impianti o di servizio, piccoli depositi, …);
c) secondo le risultanze di specifica valutazione del rischio.

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7. La larghezza delle vie di esodo è la minima misurata, dal piano di calpestio fino all’altezza di
2 m, deducendo l’ingombro di eventuali elementi sporgenti con esclusione degli estintori. Tra gli
elementi sporgenti non vanno considerati i corrimani e i dispositivi di apertura delle porte con
sporgenza ≤ 80 mm.
8. La larghezza di ciascun percorso delle vie d’esodo orizzontali e verticali deve essere ≥ 900
mm. Sono ammessi:
a) varchi di larghezza ≥ 800 mm;
b) varchi di larghezza ≥ 700 mm, per affollamento del locale ≤ 10 occupanti;
c) varchi di larghezza ≥ 600 mm, per locali ove vi sia esclusiva presenza di personale
specificamente formato o presenza occasionale e di breve durata di un numero limitato di
occupanti (es. locali impianti o di servizio, piccoli depositi, …), oppure secondo le risultanze
di specifica valutazione del rischio.
9. In tutti i piani dell’attività nei quali vi può essere presenza non occasionale di occupanti che
non abbiano sufficienti abilità per raggiungere autonomamente un luogo sicuro tramite vie
d’esodo verticali, deve essere possibile esodo orizzontale verso luogo sicuro o spazio calmo.

4.3. Gestione della sicurezza antincendio (GSA) 17


1. Il datore di lavoro (o il responsabile dell’attività) organizza la GSA tramite:
a) adozione e verifica periodica delle misure antincendio preventive;
Nota Le misure preventive minime sono almeno le seguenti: corretto deposito ed impiego dei materiali combustibili, di
sostanze e miscele pericolose; ventilazione degli ambienti ove siano presenti sostante infiammabili, mantenimento
della disponibilità di vie d’esodo sgombre e sicuramente fruibili; riduzione delle sorgenti di innesco (es. limitazioni
nell’uso di fiamme libere senza le opportune precauzioni, rispetto del divieto di fumo ove previsto, divieto di impiego
di apparecchiature e attrezzature di lavoro malfunzionanti o impropriamente impiegate, …).
b) verifica dell’osservanza dei divieti, delle limitazioni e delle condizioni normali di esercizio
che scaturiscono dalla valutazione del rischio d’incendio;
c) mantenimento in efficienza di impianti, attrezzature e altri sistemi di sicurezza antincendio
(ad es. estintori, porte resistenti al fuoco, IRAI, impianti automatici di inibizione controllo
o estinzione dell’incendio, …);
d) attuazione delle misure di gestione della sicurezza antincendio in esercizio e in emergenza;
Nota Per il mantenimento in efficienza degli impianti, attrezzature e altri sistemi di sicurezza antincendio e per la gestione
della sicurezza antincendio in emergenza si applicano le previsioni dei decreti ministeriali emanati in attuazione
dell’art. 46 del decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81.
e) apposizione di segnaletica di sicurezza (es. divieti, avvertimenti, evacuazione, …);
f) gestione dei lavori di manutenzione, valutazione dei relativi rischi aggiuntivi e di
interferenza 18, con particolare riguardo a lavorazioni pericolose ai fini dell’incendio (es.
lavori a caldo, …), pianificazione della temporanea disattivazione di impianti di sicurezza,
pianificazione della temporanea sospensione della continuità della compartimentazione,
impiego delle sostanze o miscele pericolose (es. solventi, colle, …).

4.4. Controllo dell’incendio


1. Per consentire la pronta estinzione di un principio di incendio, devono essere installati estintori
di capacità estinguente minima non inferiore a 13A e carica minima non inferiore a 6 kg o 6 litri,
in numero tale da garantire una distanza massima di raggiungimento pari a 30 m.

17 La «Gestione della Sicurezza Antincendio», pur essendo declinata in «linguaggio Codice», mantiene i
contenuti della precedente normativa, integrando le previsioni dei decreti ministeriali emanati in
attuazione dell’articolo 46 del D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81 (D.M. 1° settembre 2021 e D.M. 2 settembre
2021) per quanto riguarda il mantenimento in efficienza degli impianti, attrezzature e altri sistemi di
sicurezza antincendio e per la gestione della sicurezza antincendio in emergenza. In particolare, sono
specificate le modalità con cui il datore di lavoro (o il responsabile dell’attività) organizza la GSA.
18 L'articolo 26 (Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione), comma 3 del D.Lgs
9 aprile 2008, n. 81 stabilisce che il datore di lavoro committente deve promuovere la cooperazione e il
coordinamento elaborando un unico documento di valutazione dei rischi (D.U.V.R.I.) che indichi le misure
adottate per eliminare o, ove ciò non è possibile, ridurre al minimo i rischi da interferenze.

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Nota Per consentire la pronta estinzione di piccoli focolai può essere consigliata l’installazione di coperte antincendio, ad
esempio del tipo conforme a UNI EN 1869.

2. Nel caso di presenza di liquidi infiammabili stoccati o in lavorazione o dove sia possibile
prevedere un principio di incendio di un fuoco di classe B dovuto a solidi liquefattibili (es. cera,
paraffina, materiale plastico liquefacibile, …), gli estintori installati per il principio di incendio di
classe A devono possedere, ciascuno, anche una capacità estinguente non inferiore a 89 B.
Nota I materiali plastici che bruciando formano braci sono classificati fuochi di classe A.

3. In esito alle risultanze della valutazione del rischio di incendio, possono essere installati
estintori per altri fuochi o rischi specifici (ad es. fuochi di classe F, solventi polari, …).
4. Gli estintori devono essere sempre disponibili per l’uso immediato, pertanto devono essere
collocati:
a) in posizione facilmente visibile e raggiungibile, lungo i percorsi d’esodo in prossimità delle
uscite dei locali, di piano o finali;
b) in prossimità di eventuali ambiti a rischio specifico (es. depositi, archivi, …).
5. Nei luoghi di lavoro al chiuso, nei confronti dei principi di incendio di classe A o classe B, è
opportuno l’utilizzo di estintori a base d’acqua (estintori idrici).
Nota L’impiego di estintori a polvere in luoghi chiusi causa, generalmente, un’improvvisa riduzione della visibilità che
potrebbe compromettere l’orientamento degli occupanti durante l’esodo in emergenza o altre operazioni di messa
in sicurezza; inoltre la polvere potrebbe causare irritazioni sulla pelle e sulle mucose degli occupanti.

6. Qualora sia previsto l’impiego di estintori su impianti o apparecchiature elettriche in tensione,


devono essere installati estintori idonei all’uso previsto.
Nota Gli estintori portatili conformi alla norma EN 3-7 con agente estinguente privo di conducibilità elettrica (es. polvere,
anidride carbonica, …) sono idonei all’utilizzo su impianti e apparecchiature elettriche sino a 1000 V ed alla distanza
di 1 m. Gli estintori a base d’acqua conformi alla norma EN 3-7 devono superare la prova dielettrica per poter
essere utilizzati su impianti ed apparecchiature elettriche in tensione sino a 1000 V e alla distanza di 1 m.

7. In esito alle risultanze della valutazione del rischio di incendio può essere prevista
l’installazione di una rete idranti.
8. Per la progettazione dell’eventuale rete idranti secondo norma UNI 10779 e UNI EN 12845
devono essere adottati i seguenti parametri minimi:
a) livello di pericolosità 1;
b) protezione interna;
c) alimentazione idrica di tipo singola.
Nota Per il livello di pericolosità 1 è consentita l’alimentazione promiscua.

4.5 Rivelazione ed allarme


1. La rivelazione e la diffusione dell’allarme incendio è generalmente demandata alla
sorveglianza da parte degli occupanti. Pertanto, nella gestione della sicurezza antincendio,
devono essere codificate idonee procedure di emergenza finalizzate:
a) al rapido e sicuro allertamento degli occupanti in caso di incendio;
Nota Generalmente l’allarme è trasmesso tramite segnali convenzionali codificati nelle procedure di emergenza (es. a
voce, suono di campana, accensione di segnali luminosi, …) comunque percepibili da parte degli occupanti.
b) alla messa in sicurezza degli impianti tecnologici (es. arresto di impianti di produzione,
chiusura delle valvole di adduzione di gas o liquidi combustibili, distacco dell’alimentazione
elettrica, …).
2. In esito alle risultanze della valutazione del rischio di incendio può essere prevista
l’installazione di un impianto di rivelazione allarme incendi (IRAI).
Nota Per la progettazione dell’IRAI può essere impiegata la norma UNI 9795.

3. Qualora previsto, l’IRAI deve essere dotato delle seguenti funzioni principali:
- B, funzione di controllo e segnalazione;
- D, funzione di segnalazione manuale;

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- L, funzione di alimentazione;
- C, funzione di allarme incendio.
Nota I segnali acustici di pre-allarme, qualora previsto, e di allarme incendio (funzione principale C) dovrebbero avere
caratteristiche rispondenti alla norma UNI 11744.

4. La funzione A di rivelazione automatica, se prevista, deve essere estesa almeno agli spazi
comuni, alle vie d’esodo (anche facenti parte di sistema d’esodo comune) e agli spazi limitrofi,
alle aree dei beni da proteggere ed agli ambiti a rischio specifico.

4.6 Controllo di fumi e calore


1. Al fine di facilitare le operazioni delle squadre di soccorso dal luogo di lavoro deve essere
possibile smaltire fumi e calore in caso d’incendio.
2. Lo smaltimento dei fumi e del calore 19 deve essere garantito attraverso la presenza di aperture
che possono coincidere con gli infissi (es. finestre, lucernari, porte, …) già presenti e richiesti per
il luogo di lavoro ai fini igienico-sanitari.
3. Le modalità di apertura in caso di incendio delle aperture di smaltimento di fumo e calore
devono essere considerate nella pianificazione di emergenza.

4.7 Operatività antincendio


1. Deve essere assicurata la possibilità di avvicinare i mezzi di soccorso antincendio a distanza
≤ 50 m dagli accessi dell’attività, oppure devono essere adottate specifiche misure di operatività
antincendio.
Nota Fra le misure specifiche di operatività antincendio possono essere previsti accessi protetti a tutti i piani dell’attività,
disponibilità di agenti estinguenti per i soccorritori, …

4.8 Sicurezza degli impianti tecnologici e di servizio


1. Gli impianti tecnologici e di servizio (es. impianti per la produzione ed utilizzazione dell’energia
elettrica, distribuzione di fluidi combustibili, climatizzazione degli ambienti, …) devono essere
realizzati, eserciti e mantenuti in efficienza secondo la regola dell’arte.
2. Gli impianti tecnologici e di servizio devono essere disattivabili, o altrimenti gestibili, a seguito
di incendio.

19 Lo smaltimento di fumo e calore d’emergenza (SFC) non è un sistema progettato secondo una norma
specifica, non ha la funzione di creare un adeguato strato libero dai fumi durante lo sviluppo dell’incendio,
ma solo quello di facilitare l’opera di estinzione dei soccorritori utilizzando aperture ordinarie.

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Nota DCPREV prot. n. 16700 del 08-11-2021


DM 3 settembre 2021 recante «Criteri generali di progettazione, realizzazione ed
esercizio della sicurezza antincendio per luoghi di lavoro, ai sensi dell’articolo 46,
comma 3, lettera a), punti 1 e 2, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81». Primi
chiarimenti.

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 259, del 29/10/2021, è stato pubblicato il decreto interministeriale in
oggetto, detto anche «Decreto Minicodice». Il provvedimento, che entrerà in vigore un anno
dopo la sua pubblicazione abroga definitivamente il Decreto del Ministro del lavoro e della
previdenza sociale del 10 marzo 1998 recante «Criteri generali di sicurezza antincendio e per la
gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro».
Il provvedimento stabilisce i criteri generali atti ad individuare le misure intese ad evitare
l’insorgere di un incendio ed a limitarne le conseguenze, qualora esso si verifichi, nonché le
misure precauzionali di esercizio nelle attività che si svolgono nei luoghi di lavoro come definiti
dall’articolo 62 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, ad esclusione delle attività che si
svolgono nei cantieri temporanei o mobili di cui al titolo IV del medesimo decreto legislativo 9
aprile 2008, n. 81.
Di seguito si evidenziano gli aspetti salienti del decreto anche in relazione alle novità introdotte
rispetto alla precedente normativa.

CRITERI DI PROGETTAZIONE, REALIZZAZIONE ED ESERCIZIO


DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO NEI LUOGHI DI LAVORO
Il cardine del decreto è l’art. 3, che fornisce indicazioni per individuare i criteri di progettazione,
realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio da applicare nello specifico luogo di lavoro.
Sono previsti 4 casi, ognuno dei quali descritto in uno dei 4 commi che costituiscono l’articolo:
1. in generale «le regole tecniche di prevenzione incendi stabiliscono i criteri di progettazione,
realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio per i luoghi di lavoro per i quali risultano
applicabili;
2. per i luoghi di lavoro a basso rischio di incendio, definiti nell’allegato I, si applica l’allegato I
stesso;
3. per i luoghi di lavoro che non ricadono nei commi 1 e 2 i criteri di progettazione, realizzazione
ed esercizio della sicurezza antincendio sono quelli contenuti nel Decreto del Ministero
dell’interno del 3 agosto 2015 e s.m.i.;
4. il comma 4 fa salva la possibilità, anche per i luoghi di lavoro a basso rischio di incendio, di
applicare il DM 3 agosto 2015.
Si ritiene di dover evidenziare che il decreto individua un unico quadro di regole tecniche appli-
cabili ai luoghi di lavoro, corrispondente e congruente con la normativa di prevenzione incendi e
completo rispetto a tutte le casistiche che si possono presentare. Tale assunto, già evidente dal
testo dell’articolo 2 (il decreto si applica a tutti i luoghi di lavoro tranne i cantieri) è rafforzato
dalle indicazioni dell’art. 3 che conducono il datore di lavoro all’individuazione degli specifici
criteri da applicare nella progettazione, realizzazione e esercizio della sicurezza antincendio (a
seconda dei casi: regole tecniche di prevenzione incendi, DM 3/8/2015 e s.m.i., allegato I del
decreto stesso).
Inoltre il comma 3 dell’art. 3 supera, per i luoghi di lavoro, l’art. 2 comma 1 del Decreto del
Ministero dell’Interno del 3 agosto 2015 e s.m.i., estendendone il campo di applicazione a tutti i
luoghi di lavoro non dotati di regole tecniche, e, in particolare, a tutti i luoghi di lavoro che
comprendono attività soggette ai controlli di prevenzione incendi.
Il decreto si compone dell’articolato e di un allegato tecnico che contiene indicazioni sui criteri
generali di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio per luoghi di
lavoro a basso rischio di incendio.
Sono considerati luoghi di lavoro a basso rischio d’incendio quelli ubicati in attività non soggette
e non dotate di specifica regola tecnica verticale e con tutti i seguenti requisiti aggiuntivi:
- con affollamento complessivo < 100 occupanti;
- con superficie lorda complessiva < 1000 m2
- con piani situati a quota compresa tra -5 m e 24 m;

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- ove non si detengono o trattano materiali combustibili in quantità significative;


- ove non si detengono o trattano sostanze o miscele pericolose in quantità significative;
- ove non si effettuano lavorazioni pericolose ai fini dell’incendio.
L’allegato I fa esplicito riferimento al Codice di prevenzione incendi nel richiamarne termini,
definizioni e simboli grafici del capitolo G.1 e, seguendone la stessa impostazione, richiede una
specifica valutazione del rischio d’incendio in relazione alla complessità del luogo di lavoro, com-
prensiva degli elementi minimi individuati al paragrafo 3 dell’allegato.
Difatti, in continuità con il Codice di prevenzione incendi, si è posto un accento particolare sulla
valutazione dei rischi di incendio e la conseguente definizione delle misure di prevenzione, di
protezione e gestionali per la riduzione di tale rischio. Tali misure costituiscono parte specifica
del documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 9 aprile 2008,
n. 81. La valutazione del rischio deve essere effettuata in conformità ai criteri indicati nell’articolo
3 e deve essere coerente e complementare con la valutazione del rischio di esplosione, ove
richiesta, in ottemperanza al titolo XI, «Protezione da atmosfere esplosive», del decreto
legislativo 9 aprile 2008, n. 81 (art. 2 del decreto).
Il «Decreto Minicodice» è stato impostato come uno strumento snello e facilmente utilizzabile
anche da chi non ha approfondito la progettazione della sicurezza antincendio prestazionale che
caratterizza il Codice di prevenzione incendi, di cui conserva lo stesso linguaggio ed approccio,
pur recando numerose semplificazioni.
Ad esempio, sebbene a monte di tutta la progettazione vi sia la valutazione del rischio di incen-
dio, non vengono definiti i diversi profili di rischio avendo già individuato a priori il «basso rischio
di incendio» e, di conseguenza le misure antincendio da adottare nella progettazione,
realizzazione ed esercizio dei luoghi di lavoro indicate nel paragrafo «Strategia antincendio».
Pertanto, al fine di graduare la valutazione del rischio d’incendio, ovvero l’analisi dello specifico
luogo di lavoro per l’individuazione delle più severe ma credibili ipotesi d’incendio e delle corri-
spondenti conseguenze per gli occupanti, al paragrafo 3 dell’allegato sono elencati gli elementi
minimi che la stessa deve comprendere:
a. individuazione dei pericoli d’incendio;
b. descrizione del contesto e dell’ambiente nei quali i pericoli sono inseriti;
c. determinazione di quantità e tipologia degli occupanti esposti al rischio d’incendio;
d. individuazione dei beni esposti al rischio d’incendio;
e. valutazione qualitativa o quantitativa delle conseguenze dell’incendio sugli occupanti.
Le misure da adottare per l’attuazione della strategia antincendio sono in numero inferiore a
quelle del Codice di prevenzione incendi e non legate ai livelli di prestazione, ma ad indicazioni
adeguate al predefinito rischio di incendio basso:
- Compartimentazione
- Esodo
- Gestione della Sicurezza Antincendio (GSA)
- Controllo dell’incendio
- Rivelazione e allarme
- Controllo di fumi e calore
- Operatività antincendio
- Sicurezza degli impianti tecnologici e di servizio.
Tra le misure sopra indicate, si sottolinea come la «Gestione della Sicurezza Antincendio», pur
essendo declinata in «linguaggio Codice», mantenga i contenuti della precedente normativa,
integrando le previsioni dei decreti ministeriali emanati in attuazione dell’art. 46 del decreto
legislativo 9 aprile 2008 n. 81 (D.M. 1° settembre 2021 e D.M. 2 settembre 2021) per quanto
riguarda il mantenimento in efficienza degli impianti, attrezzature e altri sistemi di sicurezza
antincendio e per la gestione della sicurezza antincendio in emergenza. In particolare, sono
specificate le modalità con cui il datore di lavoro (o il responsabile dell’attività) organizza la GSA,
ovvero:
a. adozione e verifica periodica delle misure antincendio preventive;

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b. verifica dell’osservanza dei divieti, delle limitazioni e delle condizioni normali di esercizio
che scaturiscono dalla valutazione del rischio d’incendio;
c. mantenimento in efficienza di impianti, attrezzature e altri sistemi di sicurezza antincendio
(ad es. estintori, porte resistenti al fuoco, IRAI, impianti automatici di inibizione controllo
o estinzione dell’incendio, ...);
d. attuazione delle misure di gestione della sicurezza antincendio in esercizio e in emergenza;
e. apposizione di segnaletica di sicurezza (es. divieti, avvertimenti, evacuazione, ...);
f. gestione dei lavori di manutenzione, valutazione dei relativi rischi aggiuntivi e di
interferenza, con particolare riguardo a lavorazioni pericolose ai fini dell’incendio (es. lavori
a caldo, ...), pianificazione della temporanea disattivazione di impianti di sicurezza,
pianificazione della temporanea sospensione della continuità della compartimentazione,
impiego delle sostanze o miscele pericolose (es. solventi, colle, ...).

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