HEGEL
HEGEL
HEGEL
a) Finito e infinito
Con la prima tesi Hegel intende dire che la realtà non è un insieme di sostanze autonome, ma un
organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Tale organismo, non
avendo nulla al di fuori di sé coincide con l’Assoluto e con l’Infinito, mentre i vari enti del mondo,
essendo manifestazioni di esso, coincidono con il finito.
Di conseguenza, il finito, non esiste, perché ciò che noi chiamiamo finito è un’espressione parziale
dell’Infinito. Quindi il finito esiste unicamente nell’infinito e in virtù dell’infinito.
L’hegelismo si configura come una forma di monismo panteistico: teoria la quale esiste un’unica
realtà divina (monismo) di cui il mondo ne costituisce la manifestazione. Per l’idealista Hegel
l’Asssoluto si identifica con un Soggetto spirituale in divenire, di cui tutto ciò che esiste è una
“tappa” di realizzazione. Infatti, dire che la realtà è “Soggetto”, significa dire, secondo Hegel, che
essa non è qualcosa di immutabile e di già dato, ma un processo di auto-produzione che soltanto
con l’uomo (= lo Spirito), giunge a rivelarsi per quello che è veramente
b) Ragione e realtà
Il Soggetto spirituale infinito che sta alla base della realtà viene denominato con il termine di
Idea o Ragione, intendendo con queste espressioni l’identità di ragione e realtà. Da ciò l’aforisma,
«Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale»
Con la prima parte della formula, Hegel intende dire che la razionalità non è astrazione, ma la
forma stessa di ciò che esiste, poiché la ragione “governa” il mondo e lo costituisce. Con la
seconda parte della formula, afferma che la realtà non è una materia caotica, ma una struttura
razionale (l’Idea o la Ragione) che si manifesta in modo inconsapevole nella natura e in modo
consapevole nell’uomo. Con il suo aforisma, Hegel non esprime la possibilità che la realtà sia
intesa dalla ragione, ma la necessaria identità di realtà e ragione. Tale identità implica l’identità fra
essere e dover-essere, in quanto ciò che è risulta anche ciò che razionalmente deve essere
6. La Dialettica
l'Assoluto, per Hegel, è divenire. La legge che regola tale divenire è la dialettica, che rappresenta,
la legge (ontologica) di sviluppo della realtà e la legge (logica) di comprensione della realtà.
Hegel distingue tre momenti o aspetti del pensiero:
a) l'astratto o intellettuale;
b) “il dialettico o negativo-razionale”;
c) “lo speculativo o positivo-razionale”.
Il momento astratto consiste nel capire l’esistente sotto forma di una molteplicità di
determinazioni. In altri termini, il momento intellettuale (che è il grado più basso della ragione) è
quello per cui il pensiero si ferma alle determinazioni rigide della realtà, limitandosi a considerarle
nelle loro differenze secondo il principio di identità e di non-contraddizione (secondo cui ogni cosa
è se stessa ed è assolutamente diversa dalle altre). Il momento dialettico o negativo-razionale
consiste nel mostrare come queste determinazioni siano unilaterali e hanno bisogno di essere
messe in relazione con altre determinazioni. Il terzo momento, quello speculativo o positivo-
razionale, consiste nel rendersi conto che tali determinazioni sono aspetti unilaterali di una realtà
più alta che li ri-comprende o sintetizza entrambi. La dialettica consiste quindi:
1) nell’affermazione o posizione di un concetto “astratto e limitato”, che funge da tesi;
2)nella negazione di questo concetto come qualcosa di limitato o di finito e nel passaggio ad un
concetto opposto, che funge da antitesi;
3) nella unificazione della precedente affermazione e negazione in una sintesi positiva che
comprende entrambe. Sintesi che si configura come una ri-affermazione potenziata
dell’affermazione iniziale (tesi), ottenuta tramite la negazione della negazione intermedia
(antitesi). Hegel focalizza tutto questo con il termine tecnico di Aufhebung il quale esprime l’idea
di un “superamento” che è sia un togliere (l’opposizione fra tesi ed antitesi) ed un conservare (la
verità della tesi, dell’antitesi e della loro lotta).
Capitolo3
Nella Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio troviamo l’esposizione di tutti i momenti
costitutivi dell’assoluto, nel loro ordine necessario. L’esposizione segue il ritmo triadico di tesi
(Idea in sé), antitesi (Idea fuori di sé, cioè natura), sintesi (Idea che ritornain sé, cioè Spirito) e si
divide in Logica, Filosofia della Natura, Filosofia dello Spirito.
9. La Logica
La Logica prende in considerazione la struttura programmatica del mondo. Tale “impalcatura” si
identifica in un organismo dinamico di concetti i quali costituiscono altrettante determinazioni
della realtà. La logica di Hegel esprime la realtà stessa nella sua essenza. Pertanto risulta evidente
come la logica (= lo studio del pensiero) e la metafisica (= lo studio dell’essere) siano per Hegel la
stessa cosa. Hegel afferma anche che la logica è l’esposizione di Dio. I termini Dio e creazione
vanno però intesi: la creazione per Hegel è il processo in cui Dio stesso si trasforma e si arricchisce,
e il “Dio dopo la creazione” (di cui si occuperà la filosofia dello Spirito) è qualcosa di superiore
rispetto al “Dio prima della creazione”. L’Idea di cui tratta la Logica in ogni caso non è da concepire
come una sorta di realtà unica e compatta, ma come Sviluppo e Processo dialettico. I concetti o
categorie esposti nella Logica sono successive definizioni dell’Assoluto, progressivamente più
ricche, e l’Idea è la totalità dei concetti determinati e dei nessi che li legano. La Logica hegeliana si
articola dialetticamente in dottrina dell’essere, dottrina dell’essenza e dottrina del concetto;
ognuna di queste articolazioni presenta ulteriori triadi interne, che non è possibile trattare
analiticamente. Prendiamo quindi in considerazione solo l’incipit della Logica, la triade “Essere,
Nulla, Divenire”: il punto di partenza della logica è il concetto dell’essere, il concetto più generale
perché assolutamente astratto, privo di ogni possibile contenuto. Ma appunto perché privo di
determinazioni, l’essere richiama il suo opposto, il nulla, e fa tutt’uno connesso. La sintesi di
questa prima opposizione, di essere e nulla, è il divenire: nel divenire infatti ciò che non è viene, ad
essere e viceversa. Il divenire tuttavia non unisce l’essere e il nulla in un’identità astratta ma in un
rapporto dialettico, in cui ciascuno dei due passa nell’altro. Per concludere prendiamo in esame la
discussione (contenuta nella Dottrina dell’essenza) dei principi logici di identità (A = A) e di non-
contraddizione (A non è non-A). Secondo Hegel questi principi rappresentano il punto di vista
dell’intelletto astratto, ma non il punto di vista della ragione, che è il solo punto di vista della
verità. La vera identità, secondo Hegel, non è A = A, ma deve essere intesa “come identità che
include le differenze”, come sintesi che si realizza togliendo l’opposizione e conservando in sé gli
opposti.
.vedere schema pagina 504