Lo studio che ci accingiamo a presentare parte dal desiderio di riportare sotto la giusta luce un’opera che per lungo tempo è stata ignorata o sottovaluta dalla critica, e ha l’ obbiettivo di rendere giustizia all’ operato della sua...
moreLo studio che ci accingiamo a presentare parte dal desiderio di riportare sotto la giusta luce un’opera che per lungo tempo è stata ignorata o sottovaluta dalla critica, e ha l’ obbiettivo di rendere giustizia all’ operato della sua autrice, Tullia d’Aragona, che in questa dimostra consapevolezza ideologica e letteraria, tracciando nel poema un itinerario fisico e metaforico che ha come intento la redenzione del protagonista e dei suoi lettori.
La nostra tesi si propone quindi di analizzare il Meschino altramente detto Guerrino approfondendo gli aspetti che ne mettono in risalto l’originalità e il fine edificante e che -insieme all’uso dell’ottava- lo distinguono dal romanzo in prosa di Andrea da Barberino, modello tematico sotteso.
La princeps del Meschino fu data alle stampe nel 1560 da Claudio Rinieri, a Venezia, presso Giovan Battista Melchiorre Sessa - a quattro anni dalla morte dell’autrice. Il Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo (EDIT16), ci mostra attualmente dieci copie della prima edizione presenti in Italia, tra le quali ho visionato di persona quelle presenti nella Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna e nella Biblioteca civica di Padova. Abbiamo però rinunciato a servirci del testo del 1560, che avrebbe richiesto pesanti interventi di ammodernamento grafico e talvolta di emendamento testuale. Adottiamo pertanto come edizione di riferimento - in assenza di un’edizione critica - la seconda e ultima edizione dell’opera, ovvero quella del 1839 stampata a Venezia da Giuseppe Antonelli e curata da Francesco Zanotto , che volle dare al testo una nobile veste per includerlo nella collana “Parnaso Italiano” con l’aggiunta degli argomenti in versi . D’ora in avanti, l’edizione verrà indicata con la sigla GT.
Per il romanzo di Andrea da Barberino, ci siamo avvalsi dell’edizione critica curata da Mauro Cursietti (d’ora in poi GA), fondamentale per una lettura comparata e l’approfondimento di alcuni episodi del poema.
Il primo capitolo del nostro lavoro, Un accenno alla cortigianeria, contiene un breve excursus sul significato dell’espressione “cortigiana honesta”, necessario per la comprensione della particolare posizione sociale e culturale della scrittrice della quale, nel paragrafo Tullia d’Aragona, si riportano le tappe fondamentali dell’esistenza, esistenza caratterizzata da continui spostamenti (Roma, Venezia, Ferrara, Siena, Firenze) e dalla continua ricerca di una rinnovata immagine sociale, attraverso la scrittura e l’intreccio di relazioni con importanti figure del panorama letterario.
Dopo una breve sintesi Sull’opera, si dà poi avvio al secondo capitolo, con il quale entriamo nel vivo del discorso critico, riassumendo La Fortuna del Meschino nei secoli e introducendo la questione del presunto Modello spagnolo, intermedio, su cui ancora oggi non è stato avviato un completo studio comparativo. Sempre nel secondo capitolo, analizziamo la imprescindibile Lettera ai Lettori, prefazione programmatica in cui la poetessa dichiara l’intento di scrivere un’opera “casta e pura” che possa essere letta da tutti - lettrici, soprattutto, ma anche lettori di animo gentile - , e nella quale ci rende noti i suoi criteri di ricerca di un valido modello da versificare e la scelta di uno stile mezzano. Il capitolo si chiude poi, nel paragrafo Una fedele versificazione?, con il confronto tra il Guerrino di Andrea e il Meschino di Tullia: tramite la comparazione di alcuni passi, ho cercato di mostrare come, sebbene la scrittrice sembri seguire fedelmente l’autore del romanzo, se ne distacchi in precisi e significativi momenti testuali. Tullia amplia o varia il modello facendo emergere dalla narrazione memorie letterarie o inducendo il protagonista a riflessioni - rappresentate da monologhi introspettivi - e scelte. Questo modo di far agire Guerrino ne evidenzia la virtuosità cristiana e lo rende il prototipo integerrimo del guerrier santo che si esprime con gesti magnanimi, invocando l’aiuto di Dio nei momenti di maggiore tentazione o angoscia; e ne fa un chiaro esempio da seguire per i lettori, confermando quindi l’intento edificante espresso nella prefazione.
Nel terzo capitolo viene poi affrontato il tema dei personaggi femminili, presenti anche in Andrea ma che la d’Aragona arricchisce mettendoli sotto una narrativa lente di ingrandimento. Dopo una introduzione generale che evidenzia il tipo di lavoro svolto dalla scrittrice per dare voce, o carattere, alle sue donne, ci si sofferma quindi sui personaggi più interessanti del poema. Il primo personaggio ad essere analizzato è quello della Sibilla: partendo dai canti di cui è protagonista, deviamo dal tracciato per qualche pagina per affrontare le Questioni di ubicazione del suo antro, che si trova “le montagne poscia d’Aspromonte” , in una caverna localizzabile tra Calabria, Puglia e Basilicata - come vuole Barberino -oppure sui monti Sibillini - come nel Paradis de la reine Sibylle di Antoine de la Sale, e come nella stessa Tullia, che sembra averlo presente. Il capitolo poi prosegue parlando di Un diverso modo di fare letteratura, affermato dalla scrittrice non solo apertamente nella Lettera ai Lettori, ma anche nei proemi che introducono i canti, esempio nelle stanze proemiali del XXIV, tramite rimandi testuali ad Ariosto (OF XXVII), alla Vittoria Colonna delle Rime amorose e alla poesia pastorale dell’Egloga di Gerolamo Muzio. La vera analisi del personaggio Sibilla viene poi affrontata nel paragrafo Sibilla-Alcina e il compromesso sensuale, che apre un confronto con la figura dell’Alcina ariostesca per la descrizione e la sensualità del personaggio, che ci permette anche un parallelo tra Guerrino e Ruggiero. Con la palese differenza nel comportamento dei due, che si trovano attirati in una analoga trappola lasciva, e la vittoria morale di Guerrino su Ruggiero, la d’Aragona viene dunque a creare un episodio nel quale la descrizione della voluttà della maga-profetessa diviene un compromesso necessario affinché Guerrino si dimostri umano eppure altamente virtuoso. Il capitolo si conclude poi con un altro personaggio che nel poema avrà un considerevole spazio, poiché si presterà a un’ indagine sulla fenomenologia amorosa, introdotta appunto dalla poetessa attraverso l’incontro tra la principessa Elisena e il giovane Guerrino, ampliando il romanzo di Andrea con ottave che si ispirano alle liriche del Canzoniere, auctoritas a sua volta utilizzata nella trattatistica cinquecentesca.