Patrimonio culturale

Partendo dal dibattito, supportato dall’Unesco, sul valore culturale delle tradizioni
alimentari e delle produzioni locali tipiche, l’elaborato avanza alcune proposte per un
programma di sviluppo sostenibile per la valle del fi ume Aso, un’area delle Marche meridionali
che individua nella campagna e nelle produzioni agricole tradizionali i suoi principali tratti
distintivi. Dopo aver fatto luce sui temi del valore di produzione del patrimonio culturale e del
made in Italy e sulle potenzialità dei prodotti place specifi c, il contributo rivolge l’attenzione
alle peculiarità e risorse del territorio della Valdaso, mediante il ricorso combinato agli
strumenti della desk e della fi eld research, ponendo particolare attenzione al tema della
percezione e della consapevolezza, presso chi vive e opera in Valdaso, del valore del “made
in Valdaso”. L’elaborato si conclude con la defi nizione di una serie di proposte di marketing
territoriale orientate al trinomio “Cibo-Cultura-Paesaggio”, individuando, quindi, nei
prodotti tipici locali un elemento trainante di sviluppo e dimostrando che il successo di un
territorio dipende dalla capacità di individuare le strategie più congeniali alle sue specifi cità.

Versione ON LINE della rivista semestrale della Provincia di Salerno Il sito web di Area Vasta è stato realizzato da Michele Sol e ospitato su XCOM VISITATORI dal 01 GEN 2007: http://areavasta.provincia.salerno.it/ [12/07/2007 9.56.06] Area Vasta n. 12/13 -2006 Giornale di pianificazione urbanistica e organizzazione del territorio. Rivista della Provincia di Salerno.

Il volume presenta il Quadro delle Competenze del Turismo, delle Arti e del Patrimonio Culturale: “Tourism, Arts and Heritage Competence Framework (TAH-CF)”. Il Quadro è stato implementato in conformità al Quadro Europeo delle Qualifiche (European Qualification Framework – EQF) e alla Raccomandazione 2009/C 155/02 (Sistema europeo di crediti per l’istruzione e la formazione professionale - ECVET). 
Al Quadro TAH-CF sono inoltre associati due standard di riferimento ad esso collegati: 
• SP/TAH-CF: Standard Professionale (SP) utilizzato per la costruzione o ridefinizione di profili professionali basati sul quadro TAH-CF e relativo alle professioni non regolamentate riferibile ai settori turistici, delle Arti e dello Spettacolo e del Patrimonio Culturale. Lo schema, almeno nelle linee di principio, può comunque essere utilizzato anche per altre professioni.
• SF/TAH-CF: Standard Formativo (SF) utilizzato per la descrizione di percorsi formativi basati sul quadro TAH-CF ma che può essere utilizzato per qualsiasi percorso formativo relativo ad Apprendimenti Formali e Non Formali.

Fruibilità, riconoscibilità e accessibilità dei beni culturali: un'ampia riflessione nell'Anno Europeo del Patrimonio Culturale.  Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Servizio II - Gestione e valorizzazione dei musei e dei luoghi della cultura.

In meno di mezzo secolo più di un milione e mezzo di reperti archeologici è stato strappato al nostro Paese per finire nelle mani di collezionisti e musei senza scrupoli. Seguendone le labili tracce, scopriremo luoghi, casi, protagonisti e vicende di uno dei traffici illeciti più lucrosi al mondo e di chi cerca di contrastarlo. Questa è la storia di un delitto impunito, le cui vittime sono la nostra terra e il nostro Patrimonio Culturale.

T. Cevoli, Storia senza voce, Napoli 2021.
ISBN 978-88-905720-7-4

Quarta edizione (ottobre 2021), riveduta e corretta, pubblicata da Liberarcheologia in collaborazione con l’Osservatorio Internazionale Archeomafie e Simera LAB. © Proprietà letteraria riservata.

La lettura delle testimonianze del passato consente di compiere riflessioni critiche su significati e processi; per questo è fondamentale riuscire ad afferrare nelle rappresentazioni grafiche le molteplici informazioni che vengono veicolate attraverso il foglio di carta. L’analisi e l’interpretazione dei disegni storici permette il confronto con il passato e fa comprendere che l’immagine di tutto ciò che siamo oggi è anche il riflesso di ciò che abbiamo costruito. Un osservatorio privilegiato in ambito accademico è costituito, senza dubbio, dalle rappresentazioni del patrimonio culturale che nei vari anni sono state eseguite all’interno della Facoltà di Architettura di Roma e che racchiudono non solo la memoria dei luoghi e dei manufatti studiati, ma anche i contenuti didattici utilizzati nei vari periodi storici per la formazione da architetto. Si coglie qui l’occasione per presentare e riflettere su alcuni disegni conservati attualmente nell’Archivio storico dei Disegni dell’ex Dipartimento di Rilievo, Analisi e Disegno dell’Ambiente e dell’Architettura (RADAAr), oggi integrato nel Dipartimento di Storia e Restauro dell’Architettura.

El concepto de patrimonio cultural no es fijo e invariable en el tiempo. A partir del análisis de la evolución histórica del significado atribuido al término patrimonio cultural, se puede observar una ampliación de los bienes que en él se incluyen. En Italia en el artículo 2 del Código de los Bienes Culturales y del Paisaje, el patrimonio cultural se define como el conjunto de los bienes culturales y paisajísticos. El derecho formula definiciones de bienes culturales y bienes paisajísticos que están influenciadas por el sentir social. Estas son definiciones que incluyen dentro de ellas objetos y áreas que tienen cierto valor a los ojos de la sociedad. El reconocimiento de estos objetos y áreas como bienes integrantes del patrimonio cultural implica que se conviertan en dignos de protección y conservación. El concepto jurídico de patrimonio cultural puede definirse como dinámico. Este evoluciona y adquiere significados en función de la época en la que es elaborado. La evolución del concepto de bien cultural es caracterizada por varias etapas. La categoría de bienes culturales abarca también la dimensión inmaterial y por lo tanto el elemento de la culturalidad se separa de la mera materialidad. El concepto de patrimonio cultural está en constante evolución y se puede observar la inclusión de nuevos tipos de bienes a lo largo del tiempo.

Il servizio pubblico deve essere erogato in modo da garantire l'efficienza e l'efficacia. Entro tre mesi, i soggetti erogatori adottano e pubblicano standard di qualità e quantità di cui assicurano il rispetto, le modalità previste per il loro conseguimento, gli indici da utilizzare per la misurazione o la valutazione dei risultati conseguiti; forniscono una base di comparazione per raffrontare i risultati effettivamente ottenuti con gli obiettivi previsti. L'osservanza degli standard non può essere soggetta a condizioni. Gli standard sono periodicamente aggiornati. Il governo si impegna ad adottare tutte le misure legislative, regolamentari ed amministrative necessarie a dare piena effettioità ai principi contenuti nella presente direttiva.

Comunicazione dal titolo: "La tutela del patrimonio culturale e il suo contributo al mondo giuridico".
Convegno: Studi e ricerche in memoria di Antonietta Boninu. “Patrimonio culturale ed etica. Progetti per la tutela e per lo sviluppo territoriale”.
Organizzato da: Convegno organizzato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, con il patrocinio della Presidenza della Regione Autonoma della Sardegna e la collaborazione della Fondazione Mont’e Prama e dei Comuni di Porto Torres e Torralba.
Data: VENERDÌ 27 MAGGIO 2022
Sessione: 11.10-13.30 COMUNICAZIONI I SESSIONE: PATRIMONIO CULTURALE ED ETICA
Luogo: Centro di restauro e conservazione dei beni culturali, Via Lorenzo Auzzas 3, Li Punti, Sassari.

Speciale de "Il Giornale delle Fondazioni" dedicato allo sviluppo sostenibile - a base culturale - delle aree montane, delle aree interne e delle aree "fragili".
Diretto da CATTERINA SEIA, coordinato da ANTONIO DE ROSSI, con saggi di FILIPPO BARBERA, ELENA BOTTASSO, PAOLO CASTELNOVI, FEDERICO MASSIMO CESCHIN, LUCA DAL POZZOLO, ANDREA MEMBRETTI, FILIPPO TANTILLO, GIORGIA TURCHETTO e FONDAZIONE CRC.

Le volume rassemble les réflexions et les résultats du Campus qui s'est déroulé à Agrigente dans le cadre du projet de coopération Italie-Tunisie " DO.RE.MI.HE. " (Projet de Doctorat de Recherche pour la Mise en valeur de l'Héritage naturel et culturel). Le projet désire aboutir à la rédaction d'un modèle commun en vue d'entamer des parcours expérimentaux de haute formation et de recherche multidisciplinaire dédiés à la gestion et à une mise en valeur innovante des sites archéologiques insérés dans des contextes urbains et paysagers. Le volume se penche sur les modalités qui permettront de concrétiser une nouvelle alliance entre le Patrimoine et la Créativité, de manière à produire un dividende culturel adéquat, tout en générant un contexte capable de déclencher de nouvelles actions écosystémiques qui renforceront l'armature culturelle afin d'entamer un processus de culture-based renaissance d'un territoire et de sa communauté. Les solutions qui ont été trouvées préconisent une stratégie de mise en valeur intégrée du site qui agisse sur les valeurs matérielles et immatérielles, ainsi que sur les rapports avec l'habitat et le paysage, alimentée par les contributions contenues dans la première partie du volume et par la confrontation avec les parties prenantes résumée dans la deuxième partie. Les nouvelles idées pour la Vallée des Temples, dont traitent les contributions de la troisième partie, essaient de définir un système de principes directeur pour le site UNESCO, visant à intégrer la dimension de la gestion de la gouvernance territoriale du site avec une attention particulière au renforcement des processus de participation. Enfin, la quatrième partie est dédiée au Workshop qui a abouti sur des projets capables de renforcer la mise en valeur culturel et l'exploitation du parc, de la vallée et de la ville, en agissant autour des concepts clés d'osmose, connecteur et interface.

"Il culto moderno dei monumenti" di Aloïs Riegl apparve a Vienna nel 1903 quale introduzione a una legge per la riorganizzazione della tutela dei monumenti. Verso la fine del Novecento, questo testo è stato tradotto, commentato e usato con una frequenza e in un modo tali da renderlo un vero e proprio classico del dibattito sul patrimonio.
Nella prima parte dell'articolo cercherò di ricostruire le linee generali del testo di Riegl, sottolineandone il carattere di analisi culturale situata. In particolare, mi soffermerò sulla categoria più nota e citata, quella di «valore dell'antico». Nella seconda parte presenterò il Riegl reloaded, analizzando il suo ruolo in un'importante lettura del patrimonio contemporaneo quale sintomo di patologia culturale. Nella terza parte proverò a confrontare i due Riegl, mostrando che Il culto moderno dei monumenti, e in particolare il valore dell'antico, possono essere utilizzati entro una critica del patrimonio del tipo delineato da Choay solo se invertiti di segno.
Quanto al significato del valore dell'antico, infatti, il Riegl di inizio Novecento dice esattamente il contrario del Riegl riusato un secolo dopo.

La tartaruga è un materiale naturale molto prezioso il quale è stato diffusamente impiegato come elemento costitutivo strutturale o finitura ornamentale nella manifattura di arredi di lusso e altre tipologie di oggetti d'arte decorativa. A partire dagli anni 1580-1600 fu infatti utilizzata come rivestimento di pregio, trovando i primi centri di produzione nei paesi tedeschi e precisamente ad Augusta in Baviera e ad Anversa nelle Fiandre. In Italia l'affermazione della tartaruga fu determinata dalla presenza sia degli ebanisti nordici sia delle opere direttamente importate. Nel Meridione, tra la metà del XVI e il XVIII secolo il dominio spagnolo, in continuo scambio con il resto d'Europa sul piano socio-economico e culturale, contribuì fortemente all'importazione e alla produzione di manufatti artistici in tartaruga quali cornici e arredi sacri. Straordinari esempi di stipi monetieri, cofani da viaggio, leggii, scarabattole e cornici di manifattura locale si ritrovano a Palermo e a Trapani, in particolare alle gallerie regionali di Palazzo Abatellis e Palazzo Mirto nonché presso il Palazzo Arcivescovile e il Museo Diocesano del capoluogo siciliano ( . Dal punto di vista biologico la tartaruga può essere definita come la sostanza cornea che ricopre la parte dorsale (scudo o carapace) e quella ventrale piatta ossea (piastrone) di molte testuggini; sul piano chimico quella naturale, che al microscopio rivela una struttura variegata con numerose particelle sferiche, è composta principalmente da cheratina, contenente carbonio al 55%, ossigeno, idrogeno, azoto e zolfo, con densità pari a 1,29, indice di rifrazione intorno a 1,55-1,56 e durezza di circa 2,5 della scala Mohs. Il carapace e il piastrone sono legati allo scheletro e sono tipicamente formati da serie di piastre; in particolare le tredici piastre della parte dorsale denominate il cuore presentano le migliori macchiature e quindi il maggiore valore sul piano artistico. Le specie da cui venivano ottenute le tartarughe più pregiate sono quelle marine e più specificatamente la Chelonia imbricata, la Chelone mydas o tartaruga verde e la Caretta caretta . Il processo di lavorazione della tartaruga cominciava con la scomposizione dell'intera corazza e la suddivisione delle due parti principali in placche, a loro volta sfaldate in scaglie; si procedeva poi con la cernita di quelle utili ai fini artistici in base alla trasparenza, alla bellezza e alle singole macchie . La cromia e la qualità del foglio dipendevano quindi dalla parte della corazza da cui erano selezionate le scaglie: la varietà più pregiata era la tartaruga bionda, trasparente e dorata, seguita da quelle semibionda, passa, jaspé e nera. Una volta selezionate, raschiate e pulite le scaglie, la lavorazione prevedeva poi la saldatura delle stesse, ottenuta per sovrapposizione tramite il potere adesivo del materiale, fino a ricavare uno strato da sottoporre a leggera pressione, con apporto di umidità e calore. Per la rifinitura delle imperfezioni e il ripristino dello spessore desiderato le fonti distinguono la tartaruga tirata a mano, in cui il pezzo è inciso secondo un disegno prestabilito, da quella schiacciata, dove schegge e disomogeneità sono inglobate nel materiale in un processo di curvatura e sagomatura a caldo . La lavorazione procedeva con la pulitura dei pezzi e l'eventuale applicazione di elementi in materiale prezioso tramite apporto di calore e pressione. La superficie interna infine poteva essere tinta con toni dal rosso al nero, oppure supportata da fogli di carta colorata o lamine metalliche per esaltare le sfumature naturali della tartaruga e conferire maggiore luminosità . Dal punto di vista conservativo le principali forme di degrado sono correlate alla naturale alterazione del materiale, alle tecniche di lavorazione, alla messa in opera e alla destinazione d'uso. Il deterioramento è quindi originato da cause di tipo meccanico nella fase di adattamento a nuovi vincoli, chimico-fisico in risposta alle variazioni termoigrometriche e agli agenti esterni (lesioni, incrinature, sconnessure, lacune, alterazioni cromatiche), biologico a causa dei biodeteriogeni e soprattutto delle larve di insetti di Dermestidae, genere Attagenus sp. (fori di sfarfallamento, gallerie, erosioni, mutamenti della colorazione), antropico per incuria, danni accidentali e restauri precedenti (abrasioni, graffi, distacchi, depositi superficiali) .

Il secondo numero della rivista Monère è dedicato a Mario Anzevino, attivo componente del Comitato editoriale, venuto a mancare tragicamente a causa del covid-19 nel dicembre 2020 a soli 44 anni, durante la redazione della rivista. È doveroso ricordare in questo contesto la sua attività scientifica e la sua dedizione allo studio della tutela ambientale nei rapporti tra la Costituzione e le istituzioni. La sua passione per la materia citata ha consentito l’inclusione del settore delle istituzioni politiche nei temi di interesse editoriale della rivista.
Il ricordo del compianto collega mi consente di esprimere il cordoglio della Redazione alla famiglia Anzevino ed a tutti i familiari delle tante vittime causate dall’infezione da coronavirus nel mondo della cultura.
La ricerca ha subito nel periodo di intensità pandemica notevoli disagi, dovuti alla impossibilità di accedere alle fonti e ai luoghi della ricerca per l’elaborazione dei dati. Tuttavia, molte istituzioni della cultura hanno reagito positivamente, adoperandosi per consentire la consultazione dei libri, degli archivi e la ricerca dei dati. Spesso, il personale in servizio ha provveduto all’esecuzione di scansioni, anche con mezzi di fortuna per la mancanza di attrezzature adeguate, e poi a spedire in modalità telematica la documentazione necessaria richiesta dagli studiosi. A questi uomini pazienti e volenterosi, invece, va la più ampia gratitudine per aver consentito, anche a distanza, la possibilità di accedere alle informazioni necessarie per costruire il nuovo numero della rivista Monère.

La Corte di Cassazione, chiamata a confrontarsi con l’art. 174 d.lgs. n. 42 del 2004 (uscita o esportazione di beni culturali), conferma che la fattispecie in questione si applica non solo al patrimonio culturale dichiarato, ma anche a quello reale. La tutela penale, altrimenti detto, prescinde da una dichiarazione delle autorità competenti che, secondo le procedure previste dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, attesti formalmente la culturalità del bene: è invece necessario e sufficiente che il bene stesso presenti, sul piano sostanziale, un oggettivo interesse culturale. La pronuncia in commento prende altresì in esame le modifiche apportate dalla legge n. 124 del 2017 che, ampliando il catalogo dei beni soggetti al regime di libera circolazione e la cui uscita, dunque, non è sottoposta a necessaria autorizzazione, ha sottratto le corrispondenti condotte all’ambito di operatività dell’art. 174 d.lgs. n. 42 del 2004, determinando una parziale abolitio criminis e la conseguente retroattività delle nuove norme più favorevoli.

The essay explores the working relationship among the designers of the Museum of the Treasury of San Lorenzo, Franco Albini and Franca Helg, and the responsible of the Museum, Caterina Marcenaro. Through the re-lecture of documents and especially through of the inedited and already published correspondence, today preserved in the archives of Genoa, the paper highlights the mutual influences and thoughts having strongly influenced various aspects and results of the design process.

Il contributo nasce dalla convinzione che, all’interno di un incontro sull’architettura e il restauro, sia importante inserire un momento di riflessione e discussione su un tema oggi cogente: quello della tutela e della salvaguardia del patrimonio culturale e architettonico, cosiddetto ‘a rischio’. Anche se la comunita internazionale sembra avere ormai raggiunto piena consapevolezza sul fatto che qualsiasi bene culturale sia proprieta di tutta l’umanità e che, in quanto tale, debba essere necessariamente conservato, ci si trova spesso difronte ad alcune categorie di ‘ricchezze’, mobili o immobili, in gravi condizioni d’isolamento, fatiscenza, degrado, dovute al disinteresse locale, all’indigenza economica e sociale di alcuni Paesi oltre che all’impossibilita, e forse alla noncuranza, degli organismi internazionali a intervenire in determinati contesti geografici, culturali e confessionali. Protagonisti che, invece, dovrebbero lavorare per un obiettivo comune e sostenere, attraverso iniziative legislative, politiche di tutela, processi di valorizzazione e gestione, la totale protezione del patrimonio culturale e del ‘valore’ dei luoghi. Assistiamo a situazioni di abbandoni per negligenza, di traffici illeciti, di disastrosi eventi naturali (terremoti, inondazioni ecc.) ma anche, e questo emerge dalle ultime cronache internazionali, di conflittualità religiose che distruggono qualsiasi testimonianza tangibile non riferibile alla loro cultura. Il testo intende, quindi, focalizzare l’attenzione, attraverso l’esperienza diretta, sulle problematiche che determinano tali eventi, oltre che stimolare proposte di tutela e restauro di tale patrimonio. Una “internazionalizzazione” del patrimonio culturale mondiale dovrebbe, dunque, essere messa in atto attraverso metodi e strumenti comuni, sulla cooperazione e solidarietà tra Pesi interessati e organi addetti alla tutela internazionale.

Il saggio riflette su sette anni di “TrasiMemo. Banca della Memoria del Trasimeno”, progetto che sperimenta l’uso sociale di patrimoni culturali, anche in relazione alla salute mentale. Grazie al lavoro congiunto tra istituzioni, ricercatori-antropologi e abitanti, l’etnografia ha favorito la costituzione di un archivio online, l’allestimento di spazi espositivi e numerose attività laboratoriali all’interno di Palazzo Baldeschi a Paciano (Perugia). TrasiMemo ha inoltre attivato una rete operativa territoriale coinvolgendo pazienti del Centro di Salute Mentale. Lavorare su democratizzazione e dislivelli di accesso al patrimonio sollecita esperienze nell’incontro delle “diversità”, determinando processi creativi di ridefinizione della località.

Una riflessione a partire dal piano paesaggistico piemontese: il tentativo più maturo di mettere a punto un paradigma per valorizzare il paesaggio, utilizzando al meglio i piani urbanistici.
E’ un tentativo che mostra i limiti profondi della macchina regolativa di governo del territorio, pur prodotta dalla migliore legislazione urbanistica regionale, e con le migliori intenzioni del Codice. La storia delle scelte di metodo del Piano piemontese evidenzia, oltre ai limiti, una prospettiva interessante, che è rimasta sotto traccia, ma che potrebbe motivare nuovi accordi per il paesaggio.

Il lungo declino delle comunità tradizionali stabili ha reso raro un sapere prima diffuso: la proprietà culturale dei territori che si abitano. Era un sapere spesso implicito, inconsapevole. Oggi dobbiamo aiutare chi, consapevolmente, prende iniziative per difendere o migliorare un pezzo del paesaggio che ama. Sono azioni spesso non pagate, che suppliscono carenze pubbliche, che non riescono a emergere nel chiasso delle informazioni sulla rete. Un progetto di Atlante si propone di mettere in luce le azioni dei soggetti del “Paesaggio attivo” e la loro utilità per la conoscenza e la valorizzazione del Patrimonio culturale, come è normalmente inteso.

Per saperne di più visita: https://landscapefor.eu/

Va di moda, oggi, ballare e praticare fitness nei musei. In Italia, a differenza degli altri paesi, questa moda ha assunto tutti i tratti dell’affare e ha ripercussioni culturali e sociali molto più gravi. Malagestione pubblica e interessi privati sono all’origine di questo fenomeno socio-culturale, che l’autore ha definito dei «Beni culturali da sballo». L’uso improprio del patrimonio culturale, sistematicamente adibito, per ragioni commerciali, a «location» per feste da ballo, attività ginniche e concerti rock e pop, nuoce non solo alla sua conservazione materiale, ma anche al suo decoro e contribuisce a traviare la (già fragile) coscienza civica dei cittadini italiani, in particolare dei giovani.
Dal Museo di Capodimonte al Parco archeologico di Selinunte, dal Museo Egizio di Torino a Villa Borghese, dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze al Colosseo, dall’Arena di Verona all’Archivio centrale dello Stato, dalla Basilica Palladiana di Vicenza al Castello Alfonsino di Brindisi, nessun monumento è al sicuro. I beni culturali sono stati asserviti alla logica del facile profitto, legata ad attività effimere incompatibili con il carattere storico-artistico dei luoghi e incuranti dei problemi conservativi.
Ma cosa dice la Legge in proposito? È consentito trasformare un monumento in discoteca, in palestra o in palco per concerti? Teodoro De Giorgio risponde a queste e altre domande passando in rassegna, con dovizia di particolari e di documenti inediti, tutti i principali casi che hanno visto musei, istituzioni, siti archeologici e monumenti pubblici italiani adibiti a «Beni culturali da sballo».

http://www.campisanoeditore.it/

"ABSTRACT (contact the author for a copy of the full paper)

Cultural and historical structures present special problems for fire safety. Unlike conventional buildings, safety of the building and contents often assumes social values which may rival the safety of the occupants. Higher risks to occupants are routinely permitted in order to avoid destroying the historical fabric of the experience. However these risks are rarely quantified and may be affected by Curators’ (Historic building operators) inappropriate reliance on relatively ineffective technical measures. This is often encouraged by regulators and codes that may lack either jurisdiction over older buildings or not have useful analytical tools for safety in older buildings.
Fires may be started by accident, arson, war or terrorism. In the modern era, there is a greater appreciation of the historic heritage contained in older buildings, but at the same time some hazards has increased and some precautions have been neglected. In many cases, (such as painted ceilings) the difference between building and contents may be very small. Exit pathways are very different from modern buildings and exits may not be easily recognized.

The evacuation problems of historic buildings are unusually severe. Occupants of historic buildings are usually alert but often elderly and totally unfamiliar with the surroundings. Many are often tourists from a wide variety of countries and cultural backgrounds. Handicaps are common. Historic buildings are used as assembly occupancies for wedding concerts receptions or other celebrations.
The contents of historic buildings often include priceless works of art and other historical artifacts. Buildings often include libraries archives or similar collections. Curators who lack familiarity with fires my over estimate the damage that water can do and under estimate the damage from fire or smoke.

This combination of over reliance on inadequate and inappropriate technical measures and very high occupancy loads can produce enormous conflicts in the operational problem of evacuating people and protecting the structure at the same time.
The operational problem of evacuating people versus protecting the historic structures and contents may be overlooked in the creation of overoptimistic fire plans. As just one example the existing staff often do not have clearly delineated tasks in a fire emergency. The precise balance between evacuation and property protection may not be spelled out in a way that creates an optimum response.
The problem needs to be addressed on several levels. Fire and Evacuation models may be capable of describing the magnitude of the fire risk to the occupants. However few such buildings have the kind of exit systems and conditions that are routinely used in the validation of evacuation models. Secure exit paths may be almost unknown. At every stage in the fire response staff may be needed to direct an evacuation in accordance with rapidly changing conditions. Creation of effective staff response requires what has been described as a command and control environment. In such an environment evacuation decisions are made dynamically (command) and implemented by suitable Control systems. We therefore explore the potential for use of evacuation models in a dynamic command and control environment applicable to historic structures. We contrast the assumptions routinely made in models with the reality of historic buildings. The outcome of such an effort are a series of specific requirements for the adaptation of evacuation models to the historic environment. A small sample of high value historic structures with historic contents can be used to illustrate the evacuation problem.

The Representative buildings we explore are :

• Doges Palace Venice: a very large historic building with complex exits that contains permanent artwork and is used for Public receptions. Major problems include very large spaces used for assembly occupancy, tours looping through the tiny corridors of the prison and hidden spaces.
• Ducal Palace Urbino: big and complex historic building that now contains important art collection.
• Palazzo Vecchio Florence: Former city hall now art museum still used for assemblies.
• Hohensalzburg Fortress Salzburg Austria: a rambling episcopal residence and fortress on the top of a defensive hill.
• Uffizi Gallery Florence: World renowned art collection in a Renaissance office building converted to an art gallery hundreds of years ago.
• Ca’ Rezzonico Venice: very large private home (palazzo) converted to an art gallery.
• Landeszeughaus Graz: 5 story 16th century wooden Armory with priceless collection of Weapons.

For technical reasons we have deliberately excluded Churches and similar religious buildings from this analysis but the remaining buildings illustrate a wide range of potential evacuation problems. It should be noted that this is not in any way an analysis of the current level of fire protection or evacuation planning in these buildings, but instead analyzes the potential for command & control evacuations and the problem of integrating command and control into models.

For a pedestrian evacuation in a historic building the following command and control functions might be relevant.

• Prepare –take action conducive to the evacuation.
• Start- Starting an evacuation requires giving a command with a directional component.
• Halt- Halting and evacuation flow is often necessary to avoid chaos or to prepare for a redirection of the flow.
• Divert- Change the direction of an evacuation.
• Reverse Reversing an evacuation flow is one of the most complex and difficult maneuvers but may be necessary if the evacuation route is blocked and there are no alternatives."

Il presente saggio, scritto in forma di dialogo, è l’esito di un pluriennale comune lavoro sulla progettazione e sulla gestione di “TrasiMemo. Banca della memoria del Trasimeno” che ha sede a Paciano, piccolo comune in provincia di Perugia. Come autori abbiamo provato a rappresentare alcune delle voci che da circa sei anni si confrontano, cercando sintesi scientifiche e operative finalizzate a dare maggior respiro possibile al progetto: Giacomelli è un’artigiana del tessile;
Marchesini, antropologa di formazione – e, da circa un anno, di professione presso il “Servizio VI - Tutela del Patrimonio demoetnoantropologico e immateriale” del “Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo” –, è assessore presso il Comune di Paciano; Parbuono è un antropologo universitario.

Como tem sido tratada a questão da paisagem como bem patrimonial no Brasil? Quais instrumentos foram utilizados, quais estão atualmente disponíveis e quais são as perspectivas? O autor aborda o histórico de reconhecimento de bens de natureza paisagística, a contribuição dos órgãos estaduais, o tombamento como instrumento legal único e a nova chancela da paisagem cultural brasileira. Ele conclui analisando as perspectivas da implementação da chancela e a necessidade da consolidação do planejamento paisagístico no Brasil.

How was the issue of the landscape as cultural heritage dealt with in Brazil? What tools were employed in the past, which ones are available today and what are the future perspectives? The author analyzes the history of the recognition of landscape assets, the contribution of state agencies, the listing of a property as a the unique and specific legal instrument and the new Brazilian cultural landscape seal. Finally, he investigates the perspectives and specificities of
the consolidation of landscape planning in Brazil.

¿Cómo ha sido tratado el tema del paisaje como patrimonio cultural en Brasil? ¿Qué herramientas se utilizaron ayer, cuáles están disponibles hoy y cuáles son las perspectivas? El autor analiza la historia del reconocimiento de los bienes paisajísticos, la contribución de las agencias estatales, la restricción como instrumento jurídico único y el nuevo sello del paisaje cultural brasileño. Concluye analizando las perspectivas y especificidades en la consolidación de la planificación del paisaje en Brasil.

Come è stata affrontata in Brasile la questione del paesaggio inteso come patrimonio culturale? Quali strumenti si sono utilizzati ieri, quali quelli disponibili oggi e quali le prospettive? L'autore analizza la storia del riconoscimento dei beni paesaggistici, il contributo delle agenzie regionali, il vincolo come strumento giuridico unico e il nuovo marchio del paesaggio culturale brasiliano. Conclude analizzando le prospettive e le specificità nel consolidamento della pianificazione paesaggistica in Brasile.

Sommario: 1. Osservazioni introduttive: la protezione dei beni culturali, dal diritto ultrastatuale al diritto dei singoli Stati e ritorno. -2. Protezione e tutela dei pani culturali nel Piano di gestione del comune di Vicenza e delle ville palladiane. -3. Protezione e tutela dei beni culturali nel Piano di gestione del comune di Verona. -4. L'amministrazione locale di standard globali nei Piani di gestione Unesco: implicazioni e prospettive.

Dopo il tragico sisma dei giorni scorsi, L’Erma desidera condividere gratuitamente l’articolo su i danni del terremoto del 2009 nel territorio di Accumuli ed Amatrice pubblicato nel volume Nel Lazio di propria edizione.

“Nella vasta zona, battuta il 13 gennaio (1915) dal terremoto (di Avezzano), era una grande ricchezza di monumenti: e vi sarà ancora se, compiuta l’opera del soccorso umano, l’attenzione di chi può si volgerà pure ad essi con la persuasione che dovere e pietà verso un paese sventurato esigono pure che se ne mantenga il patrimonio di bellezza onde gli antichi lo nobilitarono” Ricci 1915.

Some recent important normative innovations in Italy state the integration of Archaeology with city planning procedure and building works, prescribing also the publication of scientific data and the dissemination of archaeological information. These practices are still awating full implementation and ways for pragmatic and efficient enforcement. The history of archaeological research in Syracuse shows that in the last 150 years excavation procedures, data collection and scientific communication have been heavily biased by the modern building activities and by the operative background of the superintendents for the preservation of the cultural heritage: these circumstances have affected the systematicity of the publication of the new archaeological achievements. We propose a project aimed at the recovery of the unpublished archaeological data about Syracuse, targeted to the publication of the information which is still unknown to scientific community and to the general public, in order to carry out better policies of research, preservation, management and sharing of archaeological knowledge.

The purpose of this paper is to discuss the theoretical genealogy and main uses of heritage in actually existing communist countries. This is performed by carrying out a critical review of Èleazar Aleksandrovič Baller’s Communism and Cultural Heritage, (1984, Progress, Moscow). The analysis of Baller’s work reveals that the logics of heritage in communist countries differed in various ways from capitalist countries, mainly because of the almost total state control over the heritage apparatus and the subordination of heritage policies to Marxist–Leninist ideology. Heritage was fundamental in dealing with the problem of change and continuity with the traditions, narratives and identities of previous society, and in the process of transforming citizens into ‘new men’ through the cultural revolution and the inculcation of ideology through museums and monuments.

The transition towards a cognitive and post-industrial economy has led to the emergence of new strategies of capture of the immanent productive capacities of the social forces. Heritage entities are subject to, and also participate in, processes by which common creativity and knowledge are being harnessed by novel forms of rent and control. The objective of this paper was to show that conceiving heritage as a common situated in specific contexts rather than as a universal essence can open up novel epistemological spheres of communication between different knowledge practices. Also, it can help bridge some ontological gaps among the various stakeholders in the arena of heritage, such as academics, managers, architects, local communities and market forces. This entails considering heritage as an emergent material and immaterial construction process involving many different agents. Currently, these processes tend towards the privatization of common values and the shattering of local communities. Normally, this situation entails a fundamental alienation between objects and subjects, and the reification of heritage. This paper suggests that considering heritage as a common could provide a different perspective to tackle this crucial problem. Accordingly, scholars should not only be bound to a critical discursive stance, but should also commit to ‘ontological politics’ that would situate them as mediators between the global hierarchies of value generated by heritage and the common productive potential of local communities.