Hittite Syntax

La scheda verte su un parallelismo nel comportamento del verbo 'piacere' e dell'aggettivo 'impossibile' quando in superficie questi predicati legittimano una soggettiva. Entrambi i predicati consentono un oggetto indiretto, che rivela un intreccio strettissimo tra principale e subordinata: un singolo argomento può farsi carico di ben tre funzioni sintattiche.

Citation: Damonte, Federico e Jacopo Garzonio (2012), "Sull'inversione ipotetica in russo", mediAzioni 13, http://mediazioni.sitlec.unibo.it, ISSN 1974-4382. 1. Introduzione In russo la protasi di un periodo ipotetico è introdotta dal complementatore esli, e l'ordine delle parole è lo stesso di quello osservato nelle frasi dichiarative non marcate, in cui il soggetto precede il verbo. (1) a. esli Vanja vse rasskažet, ty pojmeš'. se V. tutto raccontare.fut.3s tu capire.fut.3s "Se Vanja racconterà tutto, capirai." b. Vanja vse rasskažet. "Vanja racconterà tutto." anche possibile però non usare il complementatore, e in questo caso il soggetto può comparire anche in posizione postverbale: (2) a. esli by ty znal, (to) ty otvetil by. se by tu sapere.pass.m.s allora tu rispondere.pass.m.s by "Se tu lo sapessi, risponderesti." b. ty znal by, (to) ty otvetil by. c. znal by ty, (to) ty otvetil by. * Gli autori desiderano ringraziare il pubbl...

This paper considers the placement of the complementizer yád within the sentence and the functional value of yád in Old Indian. It will be noted that thecomplementizer yád, like other subordinating conjunctions in some ancient and modern Indo-European languages, can be preceded by a topicalized or a focalized phrase in its clause. In particular, in R̥gVeda there are many cases where yád is preceded by an element which seems to have moved from inside the sentence and also cases where yád is preceded by the inflected verb. Morover, some cases will be discussed showing the use of yád to introduce clauses governed by verbs of saying and knowing, both in Vedic and in Sanskrit, and a possible syntactic analysis of these structures.

Archaeological evidence and literary sources show us images of Hittite gods and kings. The topic of submissive enemies is known from literature but it is not depicted in any representation. A passage from the ŠAR TAMḪARI from Ḫattuša probably describes an imagined scene depicted on the city-gate of Purušḫanda in which Sargon is represented as the victorious king, and the king and the inhabitants of the city as subjugated enemies as well.

Il soggetto espletivo caratterizza la sintassi dell’italiano antico, dell’antico fracese e dell’antico provenzale. Se ne trovano numerosi esempi anche nei volgari medievali dell’Italia Settentrionale. Dal momento che le lingue romanze sono continuazione di una lingua pro-drop, il latino, non stupisce di trovare fasi pro-drop nelle più antiche testimonianze delle stesse. Tuttavia, la non obbligatorietà del pronome soggetto espresso si organizza diversamente nelle varietà medievali, che manifestano una sintassi caratterizzata da pro-drop asimmetrico: comportamento pro-drop per le proposizioni principali, rispetto a una spiccata tendenza alla presenza del pronome soggetto nelle frasi subordinate. Questo fenomeno sembra collegato a una sintassi V2: il verbo si muove nella periferia (CP) e legittima un soggetto nullo. Il movimento a CP non è possibile o comunque molto limitato nelle dipendenti (CP è occupato dai subordinatori) e il soggetto deve essere espresso con un pronome. È con ques...

Il soggetto espletivo caratterizza la sintassi dell’italiano antico, dell’antico fracese e dell’antico provenzale. Se ne trovano numerosi esempi anche nei volgari medievali dell’Italia Settentrionale. Dal momento che le lingue romanze sono continuazione di una lingua pro-drop, il latino, non stupisce di trovare fasi pro-drop nelle più antiche testimonianze delle stesse. Tuttavia, la non obbligatorietà del pronome soggetto espresso si organizza diversamente nelle varietà medievali, che manifestano una sintassi caratterizzata da pro-drop asimmetrico: comportamento pro-drop per le proposizioni principali, rispetto a una spiccata tendenza alla presenza del pronome soggetto nelle frasi subordinate. Questo fenomeno sembra collegato a una sintassi V2: il verbo si muove nella periferia (CP) e legittima un soggetto nullo. Il movimento a CP non è possibile o comunque molto limitato nelle dipendenti (CP è occupato dai subordinatori) e il soggetto deve essere espresso con un pronome. È con ques...

Raoul Zamponi, Materiali in betoi e varietà linguistiche affini dei "llanos" colombiani, Siena, Facoltà di Lettere e Filosofia, Centro Interdipartimentale di Studi sull’America Indigena, Quaderno del Seminario Interdisciplinare, Serie Quaderno / 3, pp. 118, 1996.

Vedi la cartella: “Quaderni del Cisai”.

Among the Hittite words used to denote 'fountain' or 'spring' there are two terms, wattaru- and luli(ya)-, for which certain dictionaries also include the meaning 'well'. However, there is no well in the Hittite archaeological record. Using both the information provided by the Archaeology and the study of the contexts of these terms, the present paper has two main aims. First, to analyse all Hittite terms that refer to 'fountain' or 'spring' in order to disambiguate them, and second, to focus on both wattaru- and luli(ya)- for clearing their meanings but above all for establishing that they cannot mean 'well'.

The language taken into account in this paper is Cimbrian, a German variety still in use in Northeastern Italy. Although nowadays Cimbrian is regularly spoken only in the small enclave of Lusérn, in the Province of Trento, some historical texts allow us to investigate the linguistic form also of those varieties of Cimbrian, that have extinguished in the last centuries, as the variety of the Sette Comuni in the province of Vicenza. The aim of this contribution is twofold: (i) presenting some residual aspects of the so called Nebensatzklammer (i.e. the parenthesis-like distribution of the complementizer and the finite verb in subordinate sentences, as it is typical in German) both in declarative and in causal clauses in two historical sources of the Cimbrian dialect of the Sette Comuni: the so called First Catechism of 1602 and the tale Dez Dink vo' dar Prucke (The affair of the bridge) of 1906; (ii) verifying if a change in the word order of the subordinate clauses has occurred from the first to the second text with regard to the parenthetical structure.

This is a poster for student SKIL conference in Moscow, in which I present the research made for my master thesis.
In the paper I observe possible positions of two Hittite subordinators kuwapi (where, when) and mahhan (how, when) on a corpus based on Hittite letters, instructions and treaties.
The poster is accomplished in Russian.

My work springs  from the idea of giving an account of the so-called ‘prolepsis of the subject’ in ancient Greek inside the framework of Generative Linguistics and in particular the theory of split CP in the version proposed by Benincà (2001) and Benincà & Poletto (2004).
The formal analysis here adopted will lead us to connect prolepsis to other, apparently quite different, syntactic structures of ancient Greek. From Xenophon’s corpus, which I have chosen as my specific field of research for the reasons I explain in the Introduction, I give below an example to illustrate the phenomenon I have investigated: in syntactic contexts like (1), the element in the accusative, in this case the pronoun ὑμᾶς ‘we’, is traditionally analysed as the ‘prolectic’ (anticipated) subject of the tensed dependent sentence:

(1) ἐγὼ          ὑμᾶς                        οἶδα  σαφῶς  ὅτι…ἐξήλθετε
      I  NOM  you proleptic  ACC  know  clearly    that    went out
(Cyr. 5. 1. 20)

I clearly know that ……you went out.

The search for the structural location of the so-called ‘proleptic subject’ (or other proleptic constituent) has driven me to a systematic exploration of the left periphery in Xenophon’s texts. In Chapters I, I localise the positions of LI (List Interpretation).

Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Il volume ha superato positivamente la valutazione scientifica dei revisori esterni. INDICE Presentazione 7 M. BENEDETTI, Genus commune / μέση διάθεσις: a proposito della ricezione della diatesi media in ambito latino 9 C. BRUNO, Aspetti della variazione nelle lettere papiracee in lingua greca dell'Egitto tolemaico 33 C. A. CIANCAGLINI, Ancora sulla versione siriaca del Romanzo di Alessandro: le oscillazioni grafiche nella resa dei nomi greci 51 P. DARDANO Segnali discorsivi nella lingua delle lettere: sulla formula ittita uwat duwaddu 93 M. FARINA, La Grammatica Metrica di Barhebraeus (XIII sec.) e le sue glosse. Siriaco, greco e arabo in contatto 107 R. RONZITTI, L'identità armena riflessa dal lessico in una prospettiva di sociolinguistica storica: il caso del sostrato 127 L. TRONCI, Verbi in -ίζω etnonimici nella storia del greco (e oltre). Lingua e costruzione di identità 141 PAOLA DARDANO SEGNALI DISCORSIVI NELLA LINGUA DELLE LETTERE: SULLA FORMULA ITTITA UWAT DUWADDU

Tradurre 'particelle': il caso di quidem nel latino di Plauto e Petronio Riflessioni per la didattica Nicoletta Dal Lago Liceo 'G. G. Trissino' di Valdagno Rem tene, verba sequentur 0. Introduzione Nella letteratura recente sull 'argomento, sia Solodow (1977), che distingue sette diversi tipi di quidem, che Kroon (2009: 155), la quale propone per quidem un'analisi in termini di 'marker of the complex Move structure' riconoscono in tutte le occorrenze della particella 'in one way or other, a certain aspect of contrastivity'. In altre parole, quidem segnala sempre, più o meno evidentemente, un contrasto tra (due) elementi espressi nel testo, ma anche tra un elemento realizzato e un altro implicito, 'to be supplied by reader ' (Solodow 1977: 95). Nel latino di Plauto il postpositivo quidem marca o l'unico elemento contrastato realizzato, o, se sono realizzati entrambi, o il primo o il secondo (*quidem…*quidem). Anche autem compare raramente a marcare, in assenza di quidem, il secondo termine contrastato. L'impiego concomitante dei due marcatori quidem…autem non sembra attestato nel latino arcaico di Plauto (e Catone) ma compare, con un'interessante distribuzione, solo in alcune parti del Satyricon di Petronio. La particella quidem, posposta ad uno solo dei due membri dell'antitesi, sembra quindi costituire nel latino arcaico e nellla lingua volgare l'unico marcatore di contrastività: in un secondo momento, sicuramente a partire da Cicerone, la lingua colta, forse per l'influsso del greco μεν e δὲ, potrebbe aver introdotto autem per accompagnare il secondo membro dell'antitesi. Dopo aver presentato alcuni contesti di occorrenza della particella in Plauto e Petronio, tenterò in questo breve intervento di proporre una collocazione sintattica unitaria degli elementi, per lo più sintagmi nominali (NP), accompagnati da quidem. Il quadro teorico nel quale nasce il mio lavoro è, in generale, quello della linguistica generativa, in particolare, il modello dello split CP. Più precisamente, nella proposta di Benincà (2001) e Benincà e Poletto (2005), lo strato più alto della frase (CP), ospita nello specificatore della testa C diverse posizioni gerarchicamente ordinate, occupate da diversi elementi collocati nella periferia sinistra della frase: è nella posizione di L(ist) I(nterpretation) 1 , nella quale occorrono costituenti semanticamente interpretabili come topic estratti da una lista, che propongo di collocare gli elementi contrastati nel latino arcaico da quidem, così come, in greco, i costituenti marcati da μεν e δὲ (Dal Lago: 2010).

Il mio contributo nasce da un’esperienza di lettura scolastica della Vita di Aristide e della Vita di Silla di Plutarco (I-II d. C.). All’interno di sessanta paragrafi di testo, sono attestati due esempi di una struttura relativa eccezionale, della quale è necessario render conto sintatticamente prima di procedere alla traduzione: la ‘costruzione’ del testo greco in questi due casi mi sembra più agevole se si basa su un modello teorico che postula l’esistenza di un ‘sintagma relativo’, cioè di una struttura più complessa del semplice pronome relativo.

The Hittite prohibitive negation lē is originally an imperative verbal form. Grammaticalizations develops in analogy to the regular negation natta through an intermediate state with lē as a parenthesis. The indicative is thus a relic form. Both types of NegP in Hittite are precisely equal in structure, namely left-adjacent adjuncts to the hosting phrase.

1.Periferia sinistra. Pronomi clitici, deboli, forti. In questo lavoro terrò conto di alcune osservazioni sorte in ambiti molto diversi della ricerca in sintassi, secondo cui esiste una correlazione fra sintassi (intesa come "disposizione" di elementi) e funzione pragmatica dei costituenti che possono precedere il verbo flesso e il soggetto eventuale (d'ora in poi utilizzerò tecnicamente la denominazione di periferia sinistra per riferirmi a questa porzione di frase). È facile verificare ad es. che in italiano la disposizione più naturale (meno "marcata") fra costituenti che svolgono funzione di tema e di focus e pronomi interrogativi non è casuale: gli elementi tematizzati precedono quelli focalizzati e i pronomi interrogativi; fra gli elementi tematizzati e fra quelli focalizzati è possibile operare ulteriori distinzioni e constatare ancora l'esistenza di particolari disposizioni non marcate. 1 Benincà (2006) ha esteso queste osservazioni, ove l'interpretazione pragmatica lo consente, alle varietà romanze medievali; in questo contesto diventa particolarmente interessante l'interazione fra la disposizione dei costituenti di diverso valore pragmatico e la collocazione dei clitici, in direzione di un raffinamento della legge Tobler-Mussafia. Osservazioni analoghe sono state proposte indipendentemente da Hale (1987) analizzando lingue indoeuropee di antica attestazione rispetto alla collocazione dei clitici Wackernagel. In un lavoro precedente avevo confrontato in termini di sintassi comparata il serbocroato 2 con altre lingue indoeuropee di antica attestazione al fine di osservare in una lingua viva il comportamento di particelle, pronomi e forme verbali che sembrano osservare una legge di collocazione molto simile. In questo lavoro metterò a confronto la collocazione dei clitici del serbocroato -in particolare dei pronomi enclitici -con ciò che accade a forme etimologicamente correlate in antico slavo ecclesiastico, lingua genealogicamente affine al serbocroato e tuttavia di più antica attestazione: la presenza di molte strutture morfologiche comuni, spesso anche di elementi etimologicamente identici, costituisce la base per un utile confronto in termini di sintassi comparata 3 . Da alcuni anni si è cercato di individuare all'interno della Ringrazio Paola Benincà per aver letto e commentato questo lavoro. Ringrazio Maria Di Salvo per le molte spiegazioni sull'antico slavo ecclesiastico. Ringrazio Rosanna Benacchio per preziosi chiarimenti sui clitici in antico slavo ecclesiastico. Ringrazio Stefano Martinelli Tempesta per preziosi consigli di filologia neotestamentaria. Ringrazio le mie informatrici: Nina Djordjević (Herceg-Novi), a cui devo gran parte delle mie conoscenze di serbocroato; e Sonja Pecak (Belgrado). 1 Cfr. Benincà (2001). 2 Userò costantemente questo glottonimo, tenuto anche conto di Dell' Aquila-Iannàccaro (2004: 102). 3 Radanović Kocić (1988: 150) usa questo confronto anche in senso diacronico: "In order to collect evidence from earlier stages of Serbo-Croatian […] The first phase represents the Old Church Slavonic texts. Even though they are not evidence for Serbo-Croatian […] they are the earliest Slavic texts preserved and since at the time of their creation the differences between various Slavic languages,

In questo saggio intendo presentare alcuni dati sulle dislocazioni a sinistra in varietà dell'Italia meridionale e analizzarli partendo dall'ipotesi che la presenza e, di contro, l'assenza di un clitico di ripresa siano la spia di strutture sintattiche diverse. Più precisamente, mostrerò che elementi dislocati a sinistra privi di ripresa clitica si trovano in una posizione diversa della periferia frasale rispetto a quelli che vengono ripresi. Il fatto che alcuni elementi debbano necessariamente essere ripresi dipende dal fatto che la posizione per le dislocazioni senza ripresa non è accessibile a qualunque elemento; tuttavia, l'insieme degli elementi che possono non essere ripresi da un clitico sembra diverso da varietà a varietà.

In 1973 Otten published his transcription and translation of the amazing fragment KBo XXII 2 1 , which paved the way for a thorough exploration of the origin, theme, and historical background of text known as the Tale of Zalpa 2 . Previous discussions have provided no common consensus on these issues. The widespread motifs of giving birth to a large number of children at the same time 3 , exposing a child in the wilderness or in a river 4 , and incest 5 make it difficult to determine whether the text is of genuine Hittite origin 6 or adapted from some other source 7 . With regard to the theme, several different proposals can be found in the literature as well. It has been assumed that the text may narrate the history of a town named Zalpa 8 , the imposition of the right to the throne 9 , the colonization of the Black Sea region 10 , or the struggle for power among two or three cities -that is, between Kaneš and Zalpa, Ðattuša and Zalpa, or perhaps Zalpa, Neša, and Ðattuša 11 . Moreover, some authors believe 1 H. Otten, Eine althethitische Erzählung um die Stadt Zalpa. (StBoT 17).Wiesbaden 1973. 2 CTH 3, now composed of the following fragments: A = KBo XXII 2, B = KBo III 38, C = KUB XLVIII 79, D = KUB XXIII 23, and E = KBo XXVI 126. 3 The motif of a large number of children (and donkeys) is also used in the story of Parśu in the

SEZIONE VICINO ORIENTE QUADERNO V R O M A 2 0 1 0 ana turri gimilli studi dedicati al Padre Werner R. Mayer, S.J. da amici e allievi VICINO ORIENTE -QUADERNO V ana turri gimilli studi dedicati al Padre Werner R. Mayer, S.J. da amici e allievi a cura di M.G. Biga -M. Liverani ROMA 2010

Il presente volume è dedicato alla traslitterazione dei 314 frammenti contenuti in KBo 47, riprodotti in autografia da H. Otten, C. Rüster e G. Wilhelm, come specificato dal titolo e dalla breve presentazione (XV). Il volume si apre con un indice generale (V-XIII), la presentazione, a cui segue (p. XV-XVII) la lista delle abbreviazioni conforme a quella di S. Košak in DBH 25 (XIX-XLVIII), e i ringraziamenti, con la menzione delle concordanze on-line dello stesso Košak, Konkordanz der hethitischen Texten, nel sito www.hethiter.net. Segue la trascrizione dei frammenti (1-237), quindi gli indici: nomi di divinità (Götternamen, 239-243), nomi di persona (Personennamen, 244), toponimi (ed etnici) (Ortsnamen und [Ethnika] 244-246), oronimi (Bergnamen, 246-247), corsi d'acqua (Flußnamen, 247), infine l'indice inverso dei frammenti proposti in join, dei duplicati etc. (248-257). Ogni frammento è trascritto secondo l'ordine numerico di KBo 47, con il numero d'inventario dato accanto al numero d'ordine. Di ognuno di essi viene fornito un accurato ed esauriente quadro bibliografico: menzione del CTH, datazione, frammenti in join, eventuali duplicati, nonché la bibliografia relativa. Degna di nota è ancora la cura profusa per la descrizione delle particolarità paleografiche, sia in margine ad alcuni segni ritenuti degni di essere evidenziati, sia per le datazioni proposte.

Il termine ittito pí-ip-pí-it compare in un solo testo della letteratura etea attraverso due ricorrenze, e cioè nella "seconda" lettera di Arzawa (VBoT 1 = EA 26). Il documento, pur composto alla corte egiziana del re Amenophis III e indirizzato al re del regno di Arzawa è scritto in lingua ittita, come richiesto esplicitamente dal re di Arzawa nella cosiddetta "prima" lettera (VBoT 2 = EA 27), per evitare pericolosi fraintendimenti negli accordi di politica matrimoniale tra Egitto e Arzawa.

L' ayoreo è una lingua di tipo Zamuco, parlata in Bolivia e Paraguay dalla popolazione omonima, ossia all'incirca da 4500 persone 1 . Una grammatica sistematica completa non sembra esistere ancora, nonostante i primi lavori su di essa risalgano agli anni 50 del XX secolo, come risulta, tra l'altro, da un articolo di J. Briggs 2 , (1973, datato nell'approccio, ma utile per la storia degli studi sull'argomento e i riferimenti bibliografici).