martedì 31 dicembre 2024

Il mio augurio di fine anno


Cari amici e lettori, mentre ci prepariamo a dire addio al 2024 e a dare il benvenuto al 2025, è il momento ideale per riflettere sugli eventi che hanno caratterizzato quest'anno e per guardare al futuro con speranza.

In un mondo sempre più frammentato, la pace e la solidarietà sono valori essenziali che dobbiamo promuovere. Ci auguriamo che il 2025 possa essere un anno in cui i diversi popoli del mondo collaborino per risolvere i conflitti e costruire un futuro migliore per tutti.

A livello di blog, desidero esprimere la mia gratitudine a ciascuno di voi per aver condiviso questo percorso. Il vostro supporto, i vostri commenti e la vostra presenza sono stati una continua fonte di ispirazione e motivazione per me. Questo spazio è nato dalla passione per i vari temi trattati e continua a prosperare grazie al vostro interesse.

Vi auguro un felice anno nuovo, ricco di gioia, amore e prosperità!



Un giorno



"Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani."

Fëdor Dostoevskij

Tratto da | Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij

Caro amico, ti scrivo...


Caro amico, ti scrivo, così mi distraggo un po'

E siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò

Da quando sei partito c'è una grande novità

L'anno vecchio è finito, ormai

Ma qualcosa ancora qui non va

Si esce poco la sera, compreso quando è festa

E c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra

E si sta senza parlare per intere settimane

E a quelli che hanno niente da dire

Del tempo ne rimane

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno

Porterà una trasformazione

E tutti quanti stiamo già aspettando...


Tratto dal brano L'anno che verrà di Lucio Dalla


lunedì 30 dicembre 2024

Mio fratello che guardi il mondo...



Mio fratello che guardi il mondo

E il mondo non somiglia a te

Mio fratello che guardi il cielo

E il cielo non ti guarda

Se c'è una strada sotto il mare

Prima o poi ci troverà

Se non c'è strada dentro il cuore degli altri

Prima o poi si traccerà.

Ivano Fossati

Tratto dal brano Mio fratello che guardi il mondo di Ivano Fossati




Tutto il 2024 riassunto in un cartoon

Puntuale come ogni anno, non poteva mancare il riassunto dell'anno in stile cartoon; scritto, diretto ed animato da Daniele e Davide Ratti, meglio conosciuti in rete, come Dan e Dav.

Buona visione.


Video credit Dan e Dav caricato su YouTube


Andare più in là dell'orizzonte


"Venite amici, che non è tardi per scoprire un nuovo mondo. Io vi propongo di andare più in là dell'orizzonte, e se anche non abbiamo l'energia, che in giorni lontani mosse la terra e il cielo, siamo ancora gli stessi, unica ed eguale tempra d'eroici cuori, indeboliti forse dal fato, ma con ancora la voglia di combattere, di cercare, di trovare e di non cedere." 


 Tratto dal film | L'attimo fuggente di Peter Weir


Il sistema collasserà...


"Il sistema collasserà se ci rifiutiamo di comprare quello che ci vogliono vendere - le loro idee, la loro versione della storia, le loro guerre, le loro armi, la loro nozione di inevitabilità. Ricordatevi di questo: noi siamo molti e loro sono in pochi. Hanno bisogno di noi più di quanto ne abbiamo noi di loro. Un altro mondo, non solo è possibile, ma sta arrivando. Nelle giornate calme lo sento respirare."

Arundhati Roy



365 Giorni: il video di Emergency per un 2025 di pace


Comunicato da Emergency

Ogni giorno è dedicato a una giornata mondiale: degli innamorati, degli animali, della famiglia, del viaggio… Ma per milioni persone, in molte di parti del mondo, la guerra cancella il significato di ogni giornata.

Per loro, ogni giorno è un giorno di guerra.

“La guerra non si abolisce coi trattati, ma stimolando la riflessione e la cultura di tutti” sosteneva Gino Strada. Il nostro augurio – e obiettivo – è stimolare questa riflessione, per portare tutti noi ad agire al fine di raggiungere 365 giorni di pace, per tutti.

Nel 2024 abbiamo avuto oltre 50 conflitti attivi nel mondo, con milioni di persone per le quali ogni giorno è soltanto un altro giorno di guerra. Davanti a un nuovo anno che inizia, il pensiero non può che andare a loro.

Buon 2025 di pace.

Continua la lettura su Emergency

Video credit EMERGENCY caricato su YouTube


Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere

 
Venditore
Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere
Almanacchi per l’anno nuovo?
Venditore
Si signore.
Passeggere
Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore
Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere
Come quest’anno passato?
Venditore
Più più assai.
Passeggere
Come quello di là?
Venditore
Più più, illustrissimo.
Passeggere
Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore
Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere
Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore
Saranno vent’anni, illustrissimo.
Passeggere
A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
Venditore
Io? non saprei.
Passeggere
Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore
No in verità, illustrissimo.
Passeggere
E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore
Cotesto si sa.
Passeggere
Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore
Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere
Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore
Cotesto non vorrei.
Passeggere
Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore
Lo credo cotesto.
Passeggere
Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore
Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere
Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore
Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.
Passeggere
Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
Venditore
Appunto.
Passeggere
Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore
Speriamo.
Passeggere
Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
Venditore
Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere
Ecco trenta soldi.
Venditore
Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.


Tratto da | Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere (operette morali) di Giacomo Leopardi
 

Il video-decalogo Oipa per proteggere gli animali dai botti

Come comportarsi per mettere in sicurezza i nostri amici a 4 zampe, durante la notte di Capodanno.


Video credit OIPA Italia caricato su YouTube


In futuro ci sarà forse...


"In futuro ci sarà forse una professione che si chiamerà ascoltatore. In cambio di pagamento, l'ascoltatore ascolterà un altro che attende ciò che dice. Andremo dall'ascoltatore perché, oltre a lui, non rimarrà più nessun altro ad ascoltarci".

Byung-Chul Han


 

Resisti, popolo mio, resisti



Articolo da Tricontinental: Institute for Social Research

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Tricontinental: Institute for Social Research

Cari amici,

Saluti dalla scrivania del Tricontinental: Institute for Social Research.

Il dolore trema nelle arterie della società globale. Giorno dopo giorno passa mentre il genocidio contro il popolo palestinese continua e i conflitti nella regione dei Grandi Laghi in Africa e in Sudan aumentano. Sempre più persone scivolano nella povertà assoluta mentre i profitti delle aziende di armi salgono alle stelle. Queste realtà hanno indurito la società, consentendo alle persone di nascondere la testa e ignorare gli orrori che si stanno svolgendo in tutto il mondo. Il feroce disprezzo per il dolore degli altri è diventato un modo per proteggersi dall'inflazione della sofferenza. Cosa si può fare con la miseria che è arrivata a definire la vita in tutto il pianeta? Cosa posso fare io? Cosa puoi fare tu?

Nel 2015, la poetessa palestinese Dareen Tatour ha scritto Qawim ya sha'abi, qawimhum (Resisti, Popolo Mio, Resisti a loro), per il quale è stata arrestata e imprigionata dallo stato israeliano. Una poesia che può mandarti in prigione è una poesia potente. Uno stato minacciato da una poesia è uno stato immorale.

Resisti, popolo mio, resisti a loro.
A Gerusalemme, ho medicato le mie ferite e ho esalato i miei dolori a Dio.
Ho portato l'anima nel palmo della mia mano
per una Palestina araba.
Non soccomberò alla "soluzione pacifica",
non abbasserò mai le mie bandiere
finché non li sfratterò dalla mia terra natale
e li farò inginocchiare per un tempo a venire.
Resisti, popolo mio, resisti a loro.
Resisti alla rapina dei coloni
e segui la carovana dei martiri.
Fai a pezzi la vergognosa costituzione
che ha imposto umiliazioni implacabili
e ci ha impedito di ripristinare i nostri diritti.
Hanno bruciato bambini innocenti;
Quanto ad Hadeel, l'hanno colpita in pubblico,
l'hanno uccisa in pieno giorno.
Resisti, popolo mio, resisti a loro.
Resisti all'assalto dei colonialisti.
Non badare ai suoi agenti tra noi
che ci incatenano con illusioni di pace.
Non temere il Merkava [carri armati dell'esercito israeliano];
la verità nel tuo cuore è più forte,
finché resisti in una terra
che ha vissuto incursioni e vittorie.
Ali chiamò dalla sua tomba:
resisti, mio ​​popolo ribelle,
scrivimi come prosa sull'agarwood,
perché sei diventato la risposta ai miei resti.
Resisti, mio ​​popolo, resisti loro.
Resisti, mio ​​popolo, resisti loro.

Hadeel" nella poesia si riferisce a Hadeel al-Hashlamoun (18 anni), che è stata uccisa a colpi di arma da fuoco da un soldato israeliano il 22 settembre 2015. Questo omicidio è avvenuto parallelamente a un'ondata di sparatorie, molte delle quali mortali, contro i palestinesi da parte dei soldati israeliani ai posti di blocco in Cisgiordania. Quel giorno, Hadeel è arrivata al posto di blocco 56 in via al-Shuhada a Hebron (Territorio palestinese occupato). Il metal detector ha emesso un segnale acustico e i soldati le hanno detto di aprire la borsa, cosa che ha fatto. Dentro c'erano un telefono, una penna Pilot blu, un astuccio marrone e altri effetti personali. Un soldato le ha urlato contro in ebraico, che lei non capiva. Fawaz Abu Aisheh, trentaquattrenne, che si trovava lì vicino, è intervenuto e le ha raccontato cosa si stava dicendo. Sono arrivati ​​altri soldati e hanno puntato le loro armi sia contro Hadeel che contro Fawaz. Un soldato ha sparato un colpo di avvertimento e poi ha sparato a Hadeel alla gamba sinistra.

A questo punto, un soldato, sostenendo di aver visto un coltello, ha sparato diversi colpi al petto di Hadeel, che era stata fotografata immobile pochi istanti prima. Dopo essere stata lasciata a terra per un po' di tempo, è stata portata in ospedale, dove è morta per emorragia e insufficienza multisistemica causata dalle ferite da arma da fuoco. Organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International e B'Tselem hanno affermato che la questione del coltello era controversa poiché Hadeel era stata oggetto di una "esecuzione extragiudiziale" (per non parlare del fatto che le testimonianze sul coltello erano incoerenti). La rappresentazione di Tatour dell'esecuzione di Hadeel in pieno giorno è un potente promemoria delle ondate di violenza che strutturano la vita quotidiana dei palestinesi.

Un mese dopo l'uccisione di Hadeel, ho incontrato un gruppo di adolescenti in un campo profughi vicino a Ramallah. Mi hanno detto che non vedono uno sfogo per le loro frustrazioni e la loro rabbia. Ciò che vedono è l'umiliazione quotidiana delle loro famiglie e dei loro amici da parte dell'occupazione, che li spinge alla disperazione. "Dobbiamo fare qualcosa", dice Nabil. I suoi occhi sono stanchi. Sembra più vecchio dei suoi anni da adolescente. Ha perso degli amici a causa della violenza israeliana. "Abbiamo marciato su Qalandiya l'anno scorso in una protesta pacifica", mi dice Nabil. "Ci hanno sparato. Il mio amico è morto". La violenza coloniale grava sul suo spirito. Intorno a lui, i bambini vengono giustiziati impunemente dall'esercito israeliano. Il corpo di Nabil sussulta per l'ansia e la paura.

Ho pensato spesso a quegli adolescenti, soprattutto nell'ultimo anno, che è stato caratterizzato dall'escalation del genocidio tra Stati Uniti e Israele contro i palestinesi. Penso a loro per la raffica di storie su giovani come Hadeel e l'amico di Nabil uccisi dalle truppe israeliane non solo a Gaza, ma anche in Cisgiordania.

Il 3 novembre 2024, il quattordicenne Naji al-Baba di Halhul, a nord di Hebron, tornò a casa da scuola con suo padre Nidal Abdel Moti al-Baba. Mangiarono molokhia , il suo piatto preferito, per pranzo, e poi Naji disse a suo padre che sarebbe andato a giocare a calcio. Naji e i suoi amici giocarono accanto al negozio del nonno. Arrivarono i soldati israeliani e spararono ai ragazzi, colpendo Naji al bacino, al piede, al cuore e alla spalla. Dopo il funerale, Nasser Merib, il manager dell'Halhul Sports Club, dove Naji si allenava, disse che aveva un piede destro forte. "Era ambizioso e sognava di diventare internazionale come Ronaldo". Quel sogno fu distrutto dall'occupazione israeliana.

La morte di un giovane è un atto imperdonabile. La morte di un bambino è particolarmente difficile da comprendere. Naji avrebbe potuto essere il capitano della squadra di calcio palestinese. Hadeel avrebbe potuto diventare uno scienziato straordinario. Le loro famiglie guardano le fotografie rimaste e piangono. A Gaza, altre famiglie siedono in tende senza modo di ricordare i loro figli perduti, i loro corpi cancellati o scomparsi e le loro foto trasformate in cenere tra le macerie. Così tanta morte. Così tanta disumanità.

Se il tempo e la lotta ce lo permetteranno, saremo in grado di risvegliare adeguatamente i sogni dell'umanità. Ma la notte prima dell'alba sarà lunga e dura. Desideriamo ardentemente l'umanità, ma non ci aspettiamo che arrivi facilmente. Piccole voci invocano un mondo nuovo e molti piedi marciano per costruirlo. Per arrivarci sarà necessario porre fine alla guerra e all'occupazione e alla bruttezza del capitalismo e dell'imperialismo. Sappiamo di vivere nella preistoria, nell'era prima che inizi la vera storia umana. Quanto desideriamo quel mondo socialista, dove Naji e Hadeel avranno un futuro davanti a loro e non solo un breve interludio nel nostro mondo.

Felice Anno Nuovo. Che ci avvicini all'umanità.

Cordialmente,

Vijay




Autore: redazione Tricontinental: Institute for Social Research


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.


Articolo tratto interamente da Tricontinental: Institute for Social Research


Proposta per il 2025: anno internazionale contro il genocidio del popolo palestinese



Articolo da Rebelión

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Rebelión

Se devo morire / devi vivere / per raccontare la mia storia […] / Se devo morire / lascia che sia lei a portare speranza / lascia che sia lei a raccontare la storia” . –Rafaat Alareer (poeta e professore palestinese assassinato a Gaza dalle forze genocide israeliane il 7 dicembre 2023)

1

L’inutile e inutile Organizzazione delle Nazioni Unite è solita decretare anni speciali a partire dal 1959, quando istituì l’Anno Internazionale dei Rifugiati. Da quel momento fino ad oggi e anche per gli anni a venire, le commemorazioni sono già state decretate.

Alcuni di essi sono davvero importanti e significativi: Anno dei Diritti Umani (1968), dell'Educazione (1970), della Lotta al Razzismo e alla Discriminazione Razziale (1971), della Donna (1975), dell'Infanzia (1979), delle Popolazioni Indigene il Mondo (1993), dell'Acqua Dolce (2003), delle Foreste (2011), della Solidarietà con il Popolo Palestinese (2014), per l’eliminazione del lavoro minorile (2021).

Ci sono anni internazionali davvero strani e pittoreschi, in cui non sono veri ossimori, come questo: Sustainable and Resilient Tourism (2027).

Ci sono anche quelli quasi comici, tra cui vale la pena citarne alcuni: dai Volontari per lo sviluppo sostenibile (2026), dalle Scienze di base per lo sviluppo sostenibile (2022), da Pace e fiducia (2021), da Economia creativa per lo sviluppo sostenibile (2021).

Altri sono così irreali o irrilevanti da far ridere: Moderation (2019), Sustainable Tourism for Development (2017), Reconciliation (2009), United Nations Cultural Heritage (2002), Ecological Tourism (2002), of Thanksgiving (2000). , dello Sport e dell'Ideale Olimpico (1994), delle Nazioni Unite (1985), della Cooperazione Internazionale (1965).

Ora, il fatto che un anno sia dedicato ad un soggetto sociale (donne, bambini, popolazioni indigene...) non significa affatto che ciò abbia comportato un loro beneficio o un miglioramento delle loro condizioni di vita o un miglioramento delle loro condizioni di vita. riduzione della discriminazione, dell’oppressione, dello sfruttamento e della disuguaglianza.

Al contrario, queste commemorazioni rafforzano una burocrazia internazionale, improduttiva e parassitaria, in cui abbondano le fortunate ONG, che approfittano delle nicchie di mercato – commerciale, accademica, ecologica… – che l’ONU crea anno dopo anno, senza che avvantaggia le questioni o i soggetti che afferma di sostenere, ma piuttosto gli interessi privati ​​e aziendali del capitalismo realmente esistente. Queste nuove nicchie di mercato producono ritorni economici e servono a promuovere determinate agende politiche, a costruire “comunità accademiche” di uomini e donne che vivono nella cosiddetta Cooperazione Internazionale e che contribuiscono a privatizzare ulteriormente gli Stati, ma mai a risolvere i problemi reali di coloro ai quali appartengono a quelli per i quali l’ONU presumibilmente assegna anni speciali.

2

Se l’ONU servisse a qualcosa – anche se chiedere una cosa del genere è delirante – dovrebbe mettere sul tavolo questioni così cruciali, e di cui è anche direttamente responsabile, come quella relativa al genocidio perpetrato dal sionismo. Ciò significherebbe, ad esempio, che il prossimo 2025 diventerebbe l’Anno internazionale contro il genocidio del popolo palestinese, con il quale tutte le agende pubbliche, e molte private, dovrebbero, per forza maggiore, alludere e menzionare gli atroci crimini dello Stato sionista di Israele.

E quando si parla di questo bisogna ricordare che nel 1982 fu dichiarato l'Anno Internazionale di Mobilitazione per le Sanzioni contro il Sud Africa o che nel 1978-1979 fu proclamato l'Anno Internazionale contro l'Apartheid . Vale a dire, non molto tempo fa l’ONU è servita come esempio di condanna del regime oppressivo e razzista del Sud Africa, la cui essenza non è diversa dallo stato genocida di Israele; Sono piuttosto fratelli siamesi, strettamente uniti dagli interessi dell’imperialismo statunitense.

Ricordiamo infatti che l’apartheid in Sudafrica è esistito grazie al sostegno degli Stati Uniti e della Gran Bretagna fino alla fine di quel regime razzista. A questo proposito vale la pena ricordare che, all’inizio degli anni ’80, Ronald Reagan, allora presidente degli Stati Uniti, si chiese: “Possiamo abbandonare un paese che è stato al nostro fianco in ogni guerra che abbiamo combattuto? è strategicamente essenziale per il mondo libero per la sua produzione mineraria?” E questo si diceva quando il ripudio dell’apartheid era diffuso, tanto che un assassino chimicamente puro come Benjamin Netanyahu arrivò ad affermare nel 1986, quando era ambasciatore di Israele all’ONU, in quello che alla luce di oggi risulta essere un capolavoro di cinismo: “Per il popolo ebraico l’apartheid è l’abominio supremo. È l’espressione della più crudele disumanità. “Israele farà tutto il possibile per eliminare questo sistema odioso”.

Naturalmente, Netanyahu e soci hanno fatto tutto il possibile per, da un lato, armare e finanziare il Sudafrica e, dall’altro, esportare l’apartheid e i Bantustan nelle terre palestinesi, cosa che hanno fatto pienamente. Come ai tempi del razzismo di stato in Sud Africa, Israele ha il sostegno, i finanziamenti, le armi e il sostegno della comunità internazionale di criminali, alla testa della quale c’è il più grande assassino: gli Stati Uniti.

3

Anche se i crimini di Israele hanno superato i livelli peggiori dell'apartheid , non si profila all'orizzonte nulla di simile a quanto avvenuto in seno alle Nazioni Unite quarant'anni fa, con una diffusa opposizione globale al regime sudafricano. Ciò si è espresso in ciò che abbiamo menzionato sopra, cioè che furono proclamati anni speciali per l’eliminazione dell’apartheid e del razzismo. Da lì iniziarono campagne di boicottaggio di vario tipo: economiche, accademiche e sportive, che contribuirono a isolare il Sudafrica a livello internazionale. Questa pressione è stata essenziale affinché la legittimità dell’apartheid venisse minata a livello interno e finisse definitivamente nel 1991, sebbene le sue conseguenze razziste continuino a farsi sentire nel moderno Sud Africa.

È molto difficile nella situazione attuale che venga proclamata una condanna all’interno dell’ONU inoperante che la eleverebbe ad Anno internazionale contro il genocidio del popolo palestinese. E questo, semplicemente, perché gli assassini di Israele hanno il sostegno degli Stati Uniti e dell'Unione Europea, che formano quell'entelechia chiamata Comunità Internazionale.

D’altro canto, spetta a noi promuovere l’Anno internazionale contro il genocidio del popolo palestinese presso le organizzazioni sociali e politiche, i gruppi di difesa dei diritti umani, gli scrittori e i ricercatori indipendenti, i professori, le università antisioniste, alcuni paesi nel mondo – quelli che condannano i crimini di Israele‒ e tutti quegli esseri umani che soffrono e sentono come proprio il genocidio in corso. Questa proposta è simile a quanto già viene fatto oggi in alcune località della nostra America, dove si celebra la Giornata dei crimini contro l’umanità degli Stati Uniti, il 9 agosto, data in cui quel Paese ha lanciato la seconda bomba atomica della storia, contro il popolazione indifesa di Nagasaki.

4

Considerata l’entità e la naturalizzazione che ha acquisito il genocidio della popolazione palestinese – esteso ad altri popoli del mondo arabo (libanesi, yemeniti, siriani...) – non c’è bisogno di tacere in alcun modo e dobbiamo continuare a denunciare gli assassini dello Stato di Israele, il che significa, ovviamente, denunciare i suoi principali sponsor, Stati Uniti, Germania, Francia e Inghilterra.

Si tratta di un genocidio continuo, che si è radicalizzato nell’ultimo anno, dopo l’8 ottobre 2023. Decine di esseri umani continuano a essere massacrati ogni giorno a Gaza e in Cisgiordania, un fatto che non fa più notizia, come espressione della forza di le potenti lobby sioniste negli Stati Uniti e in altri luoghi dell’Occidente imperialista, che controllano i principali mezzi di disinformazione.

A tutte le ore bambini, donne, anziani e giovani vengono assassinati, le poche scuole e gli ospedali rimasti in piedi vengono distrutti, migliaia di esseri umani muoiono di fame, tutto ciò che dà segni di vita a Gaza viene bombardato senza tregua. E questo avviene di fronte alla passività, all’indifferenza e alla complicità di importanti porzioni della popolazione mondiale, perché il genocidio non sarebbe possibile senza l’impunità prevalente, che lascia Israele libero di massacrare il popolo palestinese a suo piacimento.

Sta a noi, educatori e pensatori critici, continuare a tenere alta la nostra voce sulla base di un’idea forte: ciò che sta accadendo oggi in Palestina è un crimine storico , che deve rimanere per sempre nella coscienza dell’umanità.

Crimine storico è un concetto globale che comprende crimini di guerra, crimini di genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di aggressione per sottolineare che siamo di fronte a un evento insolito, che non si verifica tutti i giorni e che, per la sua eccezionalità criminale, non può essere archiviato o dimenticato, perché ci interroga e ci sfida come umanità.

E non si tratta solo di una questione giuridica e penale, che implicherebbe la condanna dei responsabili del genocidio, che sono perfettamente identificati. È una questione più profonda e fondamentale: il delitto storico allude al fatto transgenerazionale che, d’ora in poi, gli abitanti del mondo delle attuali e delle nuove generazioni sanno che nel 2024 si sta consumando uno dei crimini più terrificanti di tutti. i tempi contro una parte dell’umanità. Ciò implica che d’ora in poi si debba sottolineare il carattere genocida dello Stato di Israele, i suoi terribili crimini e, soprattutto, promuovere movimenti di portata internazionale che abbiano l’obiettivo di isolare quello Stato terrorista, fermare il genocidio in corso e promuovere il legittimo lotta di liberazione nazionale del popolo palestinese.

Ciò che è chiaro è che, nonostante sia stato decretato un anno speciale in onore dei palestinesi, il 2024 resta nella storia come l’anno del genocidio compiuto dai sionisti in Israele, poiché nemmeno un giorno di quest’anno disastroso gli assassini sionisti hanno non ha smesso di massacrare gli abitanti della Palestina.

In quest’anno che sta finendo, Israele è stato smascherato davanti al resto del mondo, quello di tutti quegli esseri umani che sentono e tremano di fronte alle ingiustizie, per quello che è veramente, uno Stato genocida, che promuove l’apartheid , la pulizia etnica, l’espulsione di milioni di esseri umani dai loro luoghi di origine e di residenza, massacra indiscriminatamente gli abitanti locali, mentre i coloni sionisti si appropriano delle loro terre e i sopravvissuti vengono massacrati. fame.

Ciò non dovrebbe mai essere dimenticato e dovrebbe rimanere nella coscienza dell’umanità sofferente, il che significa mettere in discussione a fondo la vittimizzazione dello Stato di Israele, che trae profitto dal genocidio nazista, e specificare che coloro che si proclamano eredi degli ebrei che furono perseguitati e sterminati durante la seconda guerra mondiale, hanno compiuto un genocidio che, a oggi, supera già quello subito dai loro predecessori, il che non significa banalizzare quanto accaduto allora. Infatti, durante l'epoca nazista il genocidio fu compiuto in segreto, senza che l'opinione mondiale sapesse cosa stava accadendo, mentre ora viene trasmesso in diretta e in diretta, anche da chi lo compì, come dimostrano i selfie, le registrazioni fotografiche, i video, meme... che i soldati genocidi di Israele catturano sadicamente. Nemmeno gli hitleriani lo hanno fatto, ma i sionisti in Israele sì. Un motivo in più per consacrare il genocidio come crimine storico, che dovrebbe diventare un nuovo senso comune che trascenda confini e generazioni, con la stessa forza con cui furono condannati i crimini del regime nazista in Germania. E questo dovrebbe rimanere nella coscienza dell’umanità affinché venga imposta la condanna eterna sui genocidi di Israele e venga messa in risalto la lotta giusta ed eroica del popolo palestinese.

Continua la lettura su Rebelión

Fonte: Rebelión

Autore: Renán Vega Cantor

Articolo tratto interamente da Rebelión


Il più bel discorso di fine anno

Sandro Pertini1

"Il bisogno di onestà, coerenza e altruismo
I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo. 
E' con questo animo quindi, giovani che mi rivolgo a voi: ascoltatemi vi prego: non armate la vostra mano.
Armate il vostro animo.
Non armate la vostra mano, giovani, non ricorrete alla violenza, perchè la violenza fa risorgere dal fondo dell'animo dell'uomo gli istinti primordiali, fa prevalere la bestia sull'uomo ed anche quando si usa in istato di legittima difesa essa lascia sempre l'amaro in bocca.
No, giovani, armate invece il vostro animo di una fede vigorosa: sceglietela voi liberamente purchè la vostra scelta, presupponga il principio di libertà, se non lo presuppone voi dovete respingerla, altrimenti vi mettereste su una strada senza ritorno, una strada al cui termine starebbe la vostra morale servitù: sareste dei servitori in ginocchio, mentre io vi esorto ad essere sempre degli uomini in piedi, padroni dei vostri sentimenti e dei vostri pensieri se non volete, che la vostra vita scorra monotona, grigia e vuota, fate che essa sia illuminata dalla luce di una grande e nobile idea."

Sandro Pertini

Tratto dal messaggio di fine anno agli italiani, 31 dicembre 1978

Photo credit Presidenza della Repubblica [Attribution], via Wikimedia Commons


Gli auguri di fine anno di Daniele Verzetti il Rockpoeta®

 



Anche Daniele Verzetti il Rockpoeta lascia i suoi auguri in questo blog, con i suoi versi.


Gli auguri di fine anno di Daniele Verzetti il Rockpoeta


In Tutte Le Lingue Del Mondo

 

 Ultimo dell'anno

Ogni anno arriva l'ultimo dell'anno

Ed ogni anno brindiamo ad un futuro migliore

Ed ogni anno è peggio.

 

Per non dimenticarci

Della landa di morti e disgraziati

In cui viviamo

Eccomi ad augurarvi buon anno

In tutte

In realtà solo alcune

Delle lingue in guerra nel mondo

E di quelle i cui Paesi le fomentano.

 

Buon 2025

Sersala ve mibarek be (Curdo Kurmanji)

ساڵی نوێت پیرۆز بێت (Curdo Sorani)

ساڵی نوێت پیرۆز بێت (Arabo per Siria, Yemen e Palestina)

Gelukkige nuwe jaar (Africano)

З новим роком (Ucraino)

Happy New Year (USA)

שנה טובה (Israeliano)

Mutlu yıllar (Turco)

E così via...

 

In realtà i conflitti

Ad oggi nel mondo sono 56

E  tante sono ancora le lingue

I dialetti

Che ogni giorno piangono i loro morti

 

Quindi Buon Anno

Restiamo umani

E speriamo non sia un anno peggiore

Di quello che volge al termine.

DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

Ringrazio Daniele, questa poesia ci deve portare a una grande riflessione.

Se vuoi aderire all'iniziativa Il tuo augurio di fine anno, basta contattarmi via mail, cliccando sul banner "Contatti".


La fine dell'umanità

Silence is another way of saying what I wanna say.

“In un angolo remoto dell’universo scintillante e diffuso attraverso infiniti sistemi solari c’era una volta un astro, su cui animali intelligenti scoprirono la conoscenza. Fu il minuto più tracotante e più menzognero della storia del mondo: ma tutto durò soltanto un minuto. Dopo pochi respiri della natura, la stella si irrigidì e gli animali intelligenti dovettero morire. Quando tutto sarà finito, non sarà avvenuto nulla di notevole”.

Friedrich Nietzsche

Photo credit CowGummy caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons

San Silvestro 1917 di Karl Kraus


San Silvestro 1917

L’anno vecchio è affondato inerme

e dallo scannatoio sorge il nuovo.

I bei tempi sono infami?

E la vergogna non frena il corso degli anni?


Un orecchio timoroso ascolta lontano:

solo di tanto in tanto si sente tremare la terra.

Ma imperturbabili passano i tempi

su questo sogno peccaminoso.


Passano con i lunari,

continuando nel nuovo anno l’usata attività:

si congedano dagli assassini dell’umanità,

buon anno augurando ai profanatori del creato.

Karl Kraus


Indovinami, indovino, tu che leggi nel destino...



Indovinami, indovino,

tu che leggi nel destino:

l’anno nuovo come sarà?

Bello, brutto o metà e metà?

Trovo stampato nei miei libroni

che avrà di certo quattro stagioni,

dodici mesi, ciascuno al suo posto,

un carnevale e un ferragosto,

e il giorno dopo il lunedì

sarà sempre un martedì.

Di più per ora scritto non trovo

nel destino dell’anno nuovo:

per il resto anche quest’anno

sarà come gli uomini lo faranno.

Gianni Rodari


Gli auguri di fine anno di Paolo



Paolo tramite mail, lascia i suoi auguri.


Gli auguri di fine anno di Paolo

Mentre ci prepariamo a salutare un altro anno e ad accoglierne uno nuovo, il mio cuore e la mia mente si rivolgono inevitabilmente a un valore che, oggi più che mai, sento urgente invocare: la pace.

Il mondo che ci circonda è spesso segnato da conflitti, divisioni e sofferenze. Troppo spesso assistiamo a scene di violenza e odio che lasciano cicatrici profonde nel tessuto della nostra umanità. Ma proprio in questi momenti bui, credo sia fondamentale non perdere la speranza e continuare a credere nella possibilità di un futuro diverso, un futuro di pace.

La pace non è semplicemente assenza di guerra. È molto di più. È un impegno quotidiano a costruire ponti invece di muri, a cercare il dialogo invece dello scontro, a promuovere la comprensione reciproca invece del pregiudizio. La pace inizia dentro di noi, nelle nostre azioni e nelle nostre parole di ogni giorno.

Vorrei che questo nuovo anno fosse un’occasione per ciascuno di noi per riflettere su come possiamo contribuire, nel nostro piccolo, a costruire un mondo più pacifico. Possiamo iniziare con gesti semplici: un sorriso, una parola gentile, un atto di solidarietà. Possiamo impegnarci ad ascoltare le ragioni degli altri, anche quando diverse dalle nostre, e a cercare punti di incontro.

Concludo questo mio pensiero con un augurio sincero: che il nuovo anno porti a tutti voi serenità, gioia e, soprattutto, pace nel cuore e nel mondo.

Paolo

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La scrittura inizia nel corpo


"La scrittura inizia nel corpo, è la musica del corpo, e sebbene le parole abbiano un significato, se a volte ne possono avere uno, è nella musica delle parole che inizia il significato. Ti siedi alla tua scrivania annotando le parole, ma nella tua testa stai ancora camminando, camminando ancora, e tutto quello che senti è il battito del tuo cuore, il battito del tuo cuore. Scrivere come una forma di danza interiore."

Paul Auster




La diligenza di Capodanno di Hans Christian Andersen


La diligenza di Capodanno

Mezzanotte suonò sopra il villaggio
nella placida piazza solitaria…
le ore sobbalzano nell’aria
per la tacita volta senza raggio;
recava da lontano, intanto il vento
come un tintinnio garrulo d’argento,
e pel villaggio solitario; errare
un trotto di cavali si sentì;
un cavallo vicino, ecco nitrì
il gabellier si sporse per guardare;
qualche finestra ancor s’illuminò
e mezzanotte, lenta, risonò.
La diligenza a dodici cavalli
arriva con dodici signori.
e tutti, presto presto, venner fuori
con valige, con scatole, con scialli;
e il primo, un vecchio tremulo e bonario:
« Lode a Dio – esclamò – siamo in orario! »
Era il trentun dicembre ed era l’ora
che l’anno vecchio, curvo, se ne va,
nel mare eterno dell’eternità
svanisce, si disperde, si scolora,
mentre vanno per ville e per tuguri
baci e abbracci, brindisi e auguri.

Hans Christian Andersen