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12 giugno 2009
Erensler Narghilè
Istanbul, Erensler cafè, giugno 2009
Amo molto la fotografia. Ed in effetti di solito ho solo voglia di pubblicare qualche nuova foto, ma ne ho pochissima di scriverci sotto qualcosa. E' così che molte volte penso che questo blog non sia nè carne nè pesce. Troppe parole per un blog fotografico, troppo fotografico per essere un blog di lettura. Di fatto, io mi limito ad accompagnare le immagini con due righe di spiegazione. Ci sono fotografi bravissimi che non hanno bisogno di spiegazioni sotto le loro foto, perchè le immagini bastano da sole a spiegare tutto. Ed a questo proposito, sto aggiungendo molti link ai siti di meravigliosi fotografi che vi invito a visitare, per scoprire la magia di tante immagini.
Io non credo di arrivare a tanto. Quindi ecco che due righe ci vogliono. Il racconto si dipana, poi, immagine per immagine. L'una racconta l'altra.
Fra le mie piccole foto, fra quelle che forse non dicono nulla, prese da sole, c'è questa. In bianco e nero, perchè i colori erano superflui e comunque non protagonisti. In bianco e nero anche perchè non è collocabile in un dato momento: questo è un attimo che è così oggi come poteva esserlo tanti anni fa. I toni scuri sugli angoli della foto accentuano l'attenzione di chi guarda sul volto dell'uomo che fuma. Ma l'uomo che fuma è assente. Non vede chi lo sta guardando (me che fotografavo) troppo preso dal gusto del tabacco e di chi sa quale altra miscela, troppo rapito nei suoi pensieri, unica macchia bianca in questa scena scura.
04 settembre 2008
Sguardi diffidenti
India, Rajasthan, Jaisalmer, agosto 2008
Stavolta non ho nessuna idea da dove cominciare a parlare di questo viaggio. Non che di solito segua un ordine. Anzi, tutto il contrario. Ma stavolta, se è possibile, ancora meno.
E allora oggi, sfogliando le immagini già scaricate sul computer e inserite nelle loro cartelline, due occhi mi hanno chiamato. Non era l'arrivo, non era la partenza, ma un punto in mezzo, uno fra i tanti. Il luogo: Jaisalmer, davanti alla porta di accesso alle mura. Jaisalmer è un luogo poetico, una fila di bastioni color della sabbia del deserto, che si ergono sopra l'unica altura entro chilometri e chilometri di deserto. Palazzi come trine sono racchiusi entro la cinta, tutti color della sabbia. Sembra di poter ancora vedere muoversi lì in mezzo i cavalli bardati e i cavalieri rajput, pronti a combattere. E in quella luce dorata appaiono le donne con i colori di tutto l'arcobaleno. Vendono bracciali e cavigliere e aspettano solo i turisti, lo so. Ma sono belle. Mentre fotografo la madre, appare la figlia, che suona qualcosa, quello strano strumento che ha nella bocca. Ma che occhi, che sguardo torvo, che bellezza nel suo gesto.
30 novembre 2006
Sadhu
India, Madurai, Sadhu, agosto 2006
I Sadhu sono incredibili personaggi. Sono di solito anziani, che, invece di cercare la pensione e raccogliere i frutti della propria vita, fanno una scelta completamente opposta. Essi rinunciano a tutto, i propri averi, la propria famiglia, la propria casa. Se ne vanno con solo un drappo di stoffa attorno al corpo, alcuni neppure quello, e camminano. Di tempio in tempio, come pellegrini, dormono all'ombra degli dei sotto le alte Gopuram, o per strada. Mangiano quello che riescono ad avere grazie all'elemosina. Si spostano solo a piedi. Hanno capelli lunghi e incolti, barba infinita e visi intensi e rugosi. Chi riesce a parlare con loro raccoglie perle di saggezza.
23 novembre 2006
Dettagli
India, Hampy, zingara delle montagne, agosto 2006
Ho estratto questo particolare da una foto più grande. E' un dettaglio che mi affascina, così come mi affascina il modo in cui, ornandosi di gioielli, veli, sete, colori, fiori e campanelli, in un modo che per noi sarebbe di sicuro eccessivo, le donne indiane non trascurano nulla, neppure una piccoa parte di sè. Quando passano senti i campanelli d'argento delle cavigliere, il tintinnio dei braccialetti di vetro, il profumo dei gelsomini fra i capelli, e gli occhi si riempiono dei colori delle loro sari.
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