28 aprile 2009
La famiglia e l'ospitalità
Quello che segue è un altro dei racconti di viaggio di Consuelo, che ancora una volta ci porta in Vietnam. Non voglio aggiungere altro, solo: buona lettura.
"Dicembre 2003. Vietnam del Nord.
Lungo uno dei percorsi del nostro “mototour vietnamita” ci fermiamo in un villaggio a salutare la “seconda famiglia” (lui la chiama così’) della nostra guida. Abitano in una di quelle tipiche case vietnamite a palafitta, con il sotto ampio dove ci si tengono gli animali, dove si chiacchera mentre si lavora al telaio, dove ci si riposa quando fa molto caldo, dove i bimbi giocano. Sopra è un grande locale unico con il pavimento di bambù talmente sottile che cerco di camminare sopra le travi per la paura di sfasciare il pavimento e ritrovarmi nella mangiatoia dei maiali. In un angolo il focolare, nell’angolo opposto un cesto di vimini appeso al soffitto che funge da culla per un piccolo nato da poco. La giovane madre cucina o ogni tanto passa per dare una leggera spinta alla cesta che così continua a cullare il piccolo che dorme tranquillo.
Veniamo presentati a tutti i membri della grande famiglia e ovviamente in poco tempo in tutto il villaggio si sparge la voce dell’arrivo dei due “stranieri” e questo è un buon motivo per festeggiare. Tutta la famiglia è in fermento per prepararci una degna accoglienza. Cena tipica e ovviamente bevanda tipica. Ad uno ad uno tutti vengono a conoscerci e a salutarci e ad un certo punto ci portano via pure il passaporto…ci dicono che è prassi della polizia del posto. Sarà così? Arriva pure uno zio con un liquore di riso così forte da far bruciare ovunque passa. E si iniziano i festeggiamenti.
Veniamo fatti sedere per terra in mezzo alla grande sala, tutti in cerchio, noi e gli uomini della famiglia…le donne mangiano dopo e separatamente. Solo la nonna siede con noi e mi abbraccia continuamente. Vengono servite molte pietanze diverse e il solito dubbio si insinua…siamo all’inzio del viaggio e pure in moto…ci farà male? Non è educato rifiutare e quindi per forza maggiore cerchiamo di gustare le diversità del cibo locale…e quel che sarà sarà. Lo zio poi ogni tanto vuol fare un brindisi e noi che siamo quasi al limite “fingiamo” di bere con lui.
La nostra guida e la “sua seconda famiglia” hanno un sacco di cose da dirsi e quindi veniamo implorati di dormire lì per dare loro il tempo di raccontarsi tutto. Come dire di no? Il bello di questa grande e unica stanza, tipica delle case vietnamite, è che di giorno funge da grande sala ma di notte viene divisa in tanti vani per mezzo di teli appesi al soffitto. Creano così per noi una stanzetta, ci danno una zanzariera e la nostra coperta personale. Sotto di noi si sente il calore e il rumore degli animali che ancora mangiano. E il bagno? direte Voi………il bagno è fuori in mezzo al campo. L’unica cosa è sperare di non averne bisogno durante la notte. Ma che notte meravigliosa, solo il silenzioso rumore della natura intorno a noi.
La mattina veniamo svegliati col “profumo” della colazione: in pratica le stesse cose serviteci la sera prima. (In Vietnam la colazione tipica consiste nei tagliolini in brodo. In ogni angolo di Hanoi già dalle prime luci dell’alba si possono vedere le donne con il loro pentolone fumante che servono ciotoline di tagliolini ai passanti, che mangiano seduti in minuscoli sgabelli o per terra.)
Cosa molto gradita: viene a salutarci un poliziotto che ci restituisce i passaporti. Evviva!
I saluti sono sempre malinconici anche fra persone che si sono appena conosciute. Veniamo invitati a passare da loro il Capodanno cinese che si terrà in febbraio…magari penso io!
Ci dicono che in Vietnam è buona regola fare un regalo all’ospite che ha dormito nella Tua casa…la coperta! Ci guardiamo stupiti. E’ una immensa coperta imbottita ed essendo in moto, ovviamente, ci è impossibile, anche se con molto dispiacere, accettare questo ingombrante regalo.
Riprendiamo il nostro viaggio…
(“Come spesso capita con le più belle avventure della vita, anche questo viaggio cominciò per caso”. Tiziano Terziani)
24 aprile 2009
Antichi gesti
16 aprile 2009
Di che colore è....
Camogli, Gocce alla finestra, aprile 2009
"Non c’è più niente niente
niente che mi leghi a te
è un grande vuoto
in fondo all’anima
tu dimmi un pò di che colore
è un altro giorno senza te"
E' una giornata di pioggia uggiosa e la canzone di Noemi (sì, quella di X factor) mi rimbalza in testa di continuo. Ma qualcosa di buono l'ho cavato fuori lo stesso: mi piace il gioco delle gocce di pioggia sul vetro e la microscopica vista di Camogli dentro ognuna di esse. Il colore... forse era un po' più grigio. Però di grigio ne ho abbastanza.
Per chi volesse sentire la canzone, questa è Briciole
08 aprile 2009
La perdita di un figlio
India, Varanasi, funerale di un bimbo nel Gange, agosto 2008
La tragedia del terremoto in Abruzzo mi lascia senza parole. Vite distrutte, la perdita di tutto, la ditruzione di ciò che amavano e conoscevano. Ma a tutto si può reagire, con forza e coraggio. Ad una cosa, invece non capisco come potranno sopravvivere: alla perdita dei loro figli. La vista delle madri che piangono i loro figli, o che li cercano, con la speranza nel cuore, mi è insopportabile. A tutto si può sopravvivere, a qualunque dolore, ma non a questo. Il tempo non può rimarginarlo, la mente non può concepirlo, il cuore non può reggerlo. Non può esserci più nulla.
05 aprile 2009
Lavori in corso
Camogli, dicembre 2008
Vorrei capire come mai mi è venuto in mente di cambiare il vecchio modello con il "nuovo" layout. Non ci capisco più nulla. Era così semplice fare le modifiche cn il vecchio sistema! Adesso mi sono persa per strada mezze cose e non riesco più a reinserirle. Ok, ci vuole pazienza! Prima o poi capirò... forse.
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