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martedì 23 marzo 2010

Dischidimmerda: Coldplay - Viva la Vida or Death And All His Friends


Nella foto: Chris "Ricky" Martin mentre canta uno dei suoi più grandi successi, "Viva la Vida Loca".


Questo primo contributo esterno a Place to Be, inviato da Webbatici [1], contribuisce a mantenere in vita la rubrica dischidimmerda, che sarebbe altrimenti giunta alla sua naturale conclusione per mancanza mia personale di ulteriore materiale di cui scrivere.
Grazie quindi a Webbatici, gli lascio la parola ricordando che chiunque voglia voglia scrivere di un "suo" discodimmerda è il benvenuto qui!



Non è facile contribuire a questa prestigiosa rubrica [2]; occorre scegliere con cura, analizzare fino in fondo ciò di cui si va a scrivere, quindi in sostanza ri-ascoltare il ddm [3] in questione dall’inizio alla fine, quando si sa che ciò porterà via tempo ad un altro disco nuovo da scoprire o ad un proprio tormentone, classico o del periodo che sia.
Quando si scrive di un ddm, occorre essere quantomeno onesti come quando lo si fa della musica che si ama. Ed io i Coldplay li ho scelti perché per me sono stati una delusione irreversibile, senza ritegno: ho apprezzato i loro primi due dischi, che possedevano una freschezza genuina ed erano fatti con mezzi sostanzialmente poveri, in cui il pop e il folk si sposavano con disinvoltura e un pizzico di malinconia, sfornando songs molto valide come le bellissime "Trouble", "A rush of blood to the head", "Amsterdam", "Spies". Il 2003 fu l’anno di gloria per loro, col tour mondiale sempre sold out, l’idolatria delle folle, la definitiva consacrazione a stars internazionali, e probabilmente qui persero la testa. O meglio, Martin perse la testa: che sia stata colpa della gnocca hollywoodiana di turno o dello status acquisito, non ha molta importanza. Il terzo disco già scricchiolava pericolosamente in direzioni U2iane, e come si poteva facilmente prevedere ecco la disfatta completa del quarto.
Non c’è rimasto più nulla del modesto ma sincero artigianato iniziale: quando andavano male almeno erano una copia mediocre degli Echo & The Bunnymen, ora invece sono un orribile mix del peggiore rock da stadio, all’insegna di tronfi trionfalismi in stile udue, senilismi folk tipo i Rem degli ultimi diec’anni, soul plasticati mascherati da ballad matura, per non parlare degli arrangiamenti, pesanti e fuori luogo specialmente negli archi.
Forse si tratta di uno dei classici casi in cui le produzioni funzionano meglio nell’oscurità, senza pressioni di sorta. Comunque oggi i Coldplay sono un gruppo vuoto, scontato e totalmente privo di idee, che dimostra ogni secondo i propri limiti, anzi li ha già sfondati abbondantemente e calpestati, bel bello del proprio successo mondiale.


Note e links:
[1] Amico di web e brillante autore del blog "Tuning Maze" linkato anche qui a fianco, fategli visita!

[2] Lo spirito della rubrica sarebbe però di prendere per il culo i dischi, non il titolare del blog… vabbè… :)

[3] "discodimmerda" in breve, ovviamente.