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lunedì 27 ottobre 2014

La corona e il camice bianco

Alla fine lui i Coli nello sperma ce li aveva per davvero ed io ho il vago sospetto che qui si fa a ping pong col batterio. Tipo il gioco della patata bollente. Togli qua, metti là. Un gran casotto che al pari le cinque giornate di Milano sono Fantasilandia con la sfilata dei carri. Là sotto ci si diverte, gente.

'Sti benedetti invasori della corte di sua maestà non dovrebbero creare problemi nel perseguimento della missione pupo ma è necessario si levino dalle palle. In senso letterale. Così l'USI si buca con l'antibiotico, io pure e si fa all'amore come i verginelli. Che poesia.

Insomma non siamo arrivati alle bombe al Napalm ma poco ce manca. Il mio antibiogramma è un elogio alla resistenza. I principi attivi in grado di battere il nemico si possono ormai contare sulla dita di una mano. Di certo due anni di cistiti non hanno aiutato, anzi. I maledetti si sono nutriti e pompati ed ora sono tipo Hulk in Guerra Fredda che grida Cuba libre imbracciando missili nucleari. A risentirne saranno le mie povere chiappe. Ed io che pensavo che i prossimi buchi sarebbero stati quelli per il pompaggio ormonale pre-IUI.

Intanto mi sono arresa al PCT perché, alla fine, funziona che chi ha il camice bianco vince e no, quello del pizzicagnolo non vale, pare ci voglia proprio una laurea in medicina per avere l'ultima parola.

Quindi si monitora l'ovo e poi, come se la nostra intimità non fosse stata già abbastanza violata, si preleva il frutto della nostra passione programmata. Che stavolta mica basta lo spettro delle 12h. No. Devi proprio farlo all'ora x, del giorno y, e venire qui alle tot in punto non un minuto di meno non uno di più che la precizione è tutto, nein! 

Signorsissignore. 

Ditemi voi se è questo il modo di trattare una testa coronata. Non dovrei essere io a dare ordini? Sento puzza di Robespierre.

God save the Princess!



lunedì 1 settembre 2014

Il triangolo no

Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni.

Io l'ho tradito.

Ho tradito l'uomo che potrebbe darmi un figlio, l'uomo che conosce come sono fatta dentro, colui che scruta con attenzione maniacale le mie più intime particolarità, l'uomo che programma i miei rapporti, che gestisce le mie nevrosi, che mi rallegra, che mi consola.

Avevo bisogno di certezze, di confronto, di diverse attenzioni. Perciò non giudicatemi.

Sono andata da un altro ginecologo.

Basso, abbronzato, vecchissimo. Con uno studio fichissimo e un conto salatissimo.

E sono delusa.

Che io, sapete, sono sempre la solita scema. Quella fermamente convinta che certe soluzioni possano essere tirate fuori per magia, come un coniglio da un cilindro. Insomma, sei un luminare, illuminami.

E invece no.

Sono uscita di lì con un opuscolo sulla fertilità che parla di fumo, alcool, calcolo dell'ovulazione, età della donna, abitudini alimentari. Aria fritta. Sulla copertina due modelli in finta posa nature si scambiano effusioni da scuola media. E lui ha pure un maglione blu sulle spalle, il capello al vento e i mocassini.

Lei è fertile.

Tutto quel che ha detto. Quel che ha detto di sensato, almeno. Il resto del tempo l'ho passato a parlare, parlare, parlare, roba che tra i due il medico parevo io. Fascio d'analisi in mano, un'ecografia, un follicolo pronto, un utero perfetto, l'endometrio pure. Stop. La storia infinita che si ripete sempre uguale a se stessa. Che barba che noia, proprio.

Lui è seguito da un andrologo, quindi va bene così. La natura farà il suo corso, intanto si dia da fare che sta ovulando.

La natura. Dico, stiamo scherzando?

Il Prefolic da 15 va benissimo, in gravidanza si vedrà. Lavande vaginali per prevenire infezioni e Chirofert 1000, un integratore a base di vitamine per regolarizzare un ciclo già di per se puntuale come la telefonata del mio commercialista il 16 d'ogni mese.

Tutto qui?  E mio figlio, di preciso, dove l'hai nascosto, luminare de 'sta ceppa?

Insomma, mi fossi vistata da sola o avessi affidato la mia salute a Dr. Google sarei, probabilmente, più soddisfatta, meno povera e meno incazzata ma il dubbio, quell'atroce dubbio riguardo le competenze e il modus operandi dello specialista che mi sta seguendo da oltre un anno, quantomeno, me lo sono tolto. E sono tornata, con la coda tra le gambe, all'ovile, da lui. Brizzolato con gli occhiali a specchio e la battuta pronta. Adesso mi pare pure più intelligente.

giovedì 29 maggio 2014

Tu dije che te c'ho mannato io

Ricordati che devi morire. 

Ed io me lo sono segnato, su consiglio di Troisi. E ho aggiunto alla nota tra atroci sofferenze.

Ok, sono insofferente ed esagerata ma provate voi ad avere placche alla gola e pericoronite. 

Ora che vi siete spaventati e m'avete dato per spacciata posso confessarvi che quella parolaccia significa semplicemente infiammazione acuta della gengiva che circonda un dente parzialmente erotto. Nel mio caso il dente del giudizio che il giudizio te lo toglie, tanto fa male.

In preda allo sconforto sono corsa da Kappler aka il mio dentista tedesco. No, non equiparatemi a Berlusconi ed alle sue immonde battute filonaziste. Ma lui è medico, manovra arnesi di tortura, è tedesco e sadico, ci sta.

Se tu va altro dentizta mi ha detto sorridendo lui dice togliere tenten giutizio ma io vecchia scuola, io no togliere tenten, io tagliave cenciva in eccesso.

Che a me pare pure peggio, non so a voi.

Non pago s'è messo a fare domande che presuppongono risposte articolate mentre io, mezza morta, giacevo in preda a dolore, paura e disperazione sulla sua poltroncina reclinabile, con i suoi arnesi appuntiti conficcati in gola.

Se c'è qualche dentista all'ascolto mi deve proprio spiegare in base a quale logica vi mettete a parlare di massimi sistemi con le vostre povere vittime momentaneamente palesemente private del loro sacrosanto diritto di parola. Ma vabbè.

Il dato interessante è che pure lui si è accorto della pessima condizione in cui verte il mio attuale stato psicofisico.

Te zuccezzo cvesto pevché tu tvoppo stvezzata. Tuo organizmo depilitato. Non andaren penen. No, no e no!

Che ne so dotto', me voi da pure 'na pizza in faccia?

Tutta qvestione ti testa. 

Eccone n'altro.


martedì 20 maggio 2014

The Big Brother's diet

Qualche giorno fa, totalmente immersa nel mio nuovo ruolo di casalinga repressa, tra una passata di Swiffer e una spruzzata di Viakal, ho deciso di acquistare una di quelle riviste responsabili del suicidio di massa dei miei neuroni attivi, piene di rimedi miracolosi contro la cellulite e formule magiche per aumentare il volume delle tette.

Ad attirare la mia attenzione la cosiddetta dieta del supermetabolismo altresì nota come dieta Hollywoodiana. Seguita da numerose star, compreso quel figaccione di Lenny Kravitz, promette di risvegliare il vostro corpo in preda alla cecagna post consumo sconsiderato et irresponsabile di carboidrati. Carboidrati che, per la cronaca, non sono presenti neppure sottoforma di grissino integrale.

Gli alimenti base sono salmone, tonno, bresaola, insalata, mandorle, noci, pinoli e tanto coraggio.

La sto seguendo, più o meno fedelmente, da quattro lunghissimi giorni.

In queste notti ho sognato rispettivamente: mezzemaniche alla carbonara, fusilli alla norcina, pennette alla crema di peperoni.

Ieri notte ho sognato il sushi. Cioè, il sushi. Quell'accozzaglia di riso e pesce crudo a cui i milanesi hanno venduto l'anima completamente dimentichi del gusto sopraffino d'un risotto allo zafferano fatto col brodo d'ossobuco.

Il sushi. Proprio io che ho mangiato per la prima volta in vita mia una tartare di salmone e lime due anni fa e c'ho avuto cagotto e nausea per una settimana.

Ho il sospetto che questa non sia una semplice dieta. È un gombloddo. Vogliono asservirmi all'alimentazione new age. Vogliono farmi rinnegare l'amatriciana de mammà.
Avrebbero dovuto chiamarla la dieta grande fratello o la dieta Apple.

Notate, prego, il sottile umorismo british di questa battuta. Forse i miei neuroni non sono morti del tutto. Resistono agonizzanti in un mare di thè verde e finocchi. Se non l'avete capita fatevi venire il dubbio che state seguendo una dieta sbagliata e correte in edicola e comprare Viversaniebelli.

venerdì 16 maggio 2014

Empty space

Il mio cucciolo stamattina mi ha preso a zampate sul viso mentre stavo sognando d'esser stata riassunta dalla mia azienda per metà del mio vecchio stipendio. Credo volesse comunicarmi il suo impellente bisogno di fare pipì. Io, che sono un'ingenua, l'ho interpretato, semplicemente, come un bisogno di coccole, così ho atteso qualche minuto di troppo prima di mettere il culo fuori dal letto. Risultato: pisciata in salotto.

Con questa premessa non potevo certo pretendere che la giornata prendesse una piega diversa da quella del disastro atomico. Dopo due ore, infatti, ho avvertito tre crampi mestruali, chiari, forti ed inequivocabili, al basso ventre. Così sono passata al controllo tette. Rispetto a ieri fanno meno male e sono meno gonfie. Ci risiamo, insomma. Un altro mese di speranze e sofferenze fisiche e mentali buttato nel cesso. Il vortice infinito di sfiga pare proprio non voglia arrestare il suo moto centrifugo ossessivo. Io mi ci vedo dentro, ormai quasi del tutto stritolata. Ho chiamato mio marito, volevo solo sentire la sua voce. Ho sperato mi dicesse qualcosa d'intelligente, mi ha detto di stare su e gli ho attaccato in faccia. L'infertilità scoppia la coppia.

Non voglio continuare coi tentativi ad minchiam. Cinque mesi di Clomid e due di pere sono un banco di prova sufficiente, credo. Io non funziono. Io non funziono così, quantomeno.

Ho intenzione di proporre l'uso di armi atomiche a SantoSpirito. Che se non funzionano quelle almeno potrò mettermi l'anima in pace. E non è questione di non pervenuta capacità di gestire le attese come direbbe il caro, vecchio e abbandonato Sciattaman. Sento che quella della PMA, la PMA vera intendo, sia al momento l'unica strada percorribile. Sento il suo richiamo. Un po' come il canto delle sirene. Speriamo solo che non vogliano uccidermi.

mercoledì 12 marzo 2014

Restart

Come i miei fedelissimi sapranno, questo mese io non mi dopo. La confezione aperta di Gonal-F giace pacificamente sul primo ripiano del frigo, tra la lattuga e due limoni, in attesa che la sottoscritta capisca dove buttarla al fine di evitare una denuncia per smaltimento illecito di rifiuti tossici.

Siccome però a Palazzo non si resta mai con le mani in mano in attesa che la divina provvidenza si decida a buttare un occhio sul mio bellissimo ma vuotissimo utero, io e SantoSpirito abbiamo giocato a trova la causa, ripercorrendo col fascio d'analisi sul tavolo, le tappe del nostro tormentato e tortuoso cammino, dalle preconcezionali all'ultima eco coi miei numerosi follicoloni in bella vista.

Niente, manco a dirlo.

Mi sono paptestata e tamponata nella speranza esca fuori un batterio tropicale preso in qualche spiaggia caraibica mai visitata. Del resto questa mia fantasiosa speranza ha le stesse possibilità di concretizzarsi di quella di SantoSpirito che è arrivato a puntare il dito contro i coli responsabili della mia cistite cronica ma, almeno finora, non della mia infertilità.

Dopotutto sempre di infezione si tratta. Nel frattempo ricontrolliamo anche lui. 

Mio marito sarà felicissimo di pagare per un atto di autoerotismo in un cesso triste.

E poi magari lo potenziamo.

E non potevi farlo pure prima?

Uscita dal suo studio mi sono resa conto che arrivare a sperare d'avere qualcosa che non quadra vuol dire essere arrivati alla frutta. Anzi no, parlare di gambe a candela e osservazioni del muco vaginale dopo un anno e mezzo vuol dire essere arrivati alla frutta e avere pure il coraggio di ricominciare dall'aperitivo. 

Masochismo puro.

Ma quel che più mi abbatte è l'assenza d'un piano. Perché per la FIVET è presto. Ne riparleremo al momento opportuno. Momento opportuno che per la cronaca a me pare passato da un pezzo. Qualcuno mi dia un nemico contro cui sfogare la mia rabbia o impazzirò.
Se non esiste, vi prego, inventatevelo.

giovedì 20 febbraio 2014

Ordini dall'alto

E insomma all'ospedale io ancora non ci sono finita ma c'ho due ovaie come du' cocomeri.
Il dio delle gravide mancate quella parolina lì, quella che mi fa una paura da cagotto a spruzzo scusate questa era una citazione di Capetto, non ho saputo resistere non l'ha detta ma dai sintomi, dalla panza ics ics elle e pure, ammettiamolo, dal mio rodimento di chicchero mi pare abbastanza chiaro ch'io sia in iperstimolo.

Una cosetta moderata, niente che faccia pensare ad acqua nei polmoni e conseguente sepoltura però se dovesse succedere sappiate che voglio la mia corona nella bara. Allora ditemi perché ci sto pensando, ditemi perché ogni colpo di tosse si traduce nel pensiero ora vado su gugol e scrivo "sintomi versamento pleurico". Bravi, ho letto il bugiardino. Riletto per la precisione. Perché quando una è idiota, è idiota tutta. Mica a pezzi, mica a rate. Le cazzate non si fanno una volta sola, il vero gusto sta nel ripeterle, impararle a memoria come gli effetti collaterali e le possibili complicazioni del dopaggio ovarico da Gonaf-F.

Quando ha sondato la situescion SantoSpirito m'ha chiesto come andassero dolori e gonfiore.

Bene Doc! Ci sono tutti, nse famo manca gnente da 'ste parti

E manco hai finito, guarda qua!

E' incorragiante il mio gianio, eh. Non c'è che dire.

Se ti viene il ciclo son dolori

Molto bene.

Così oltre alla depressione da ennesimo fallimento in occasione dell'arrivo del grande rosso io dovrò subire fitte lancinanti e correre da lui perché, con una risposta ovarica così, forse non è prudente ripartire subito in quarta con un altro ciclo di buchi in panza. Forse è il caso di mettere a riposto tutto l'ambaradan, almeno per un mese e poi dosare meglio la troga.

Una cosa è certa. Con due ovaie così tu adesso i figli me li fai per forza, chiaro?

Signor sì, signore!

giovedì 13 febbraio 2014

Dica trentatrè

Io non lo so se tutti i miei malesseri possano essere imputati al doping ma mi sento una chiavica e aiutatemi a dire chiavica all togheter, coraggio: C-H-I-A-V-I-C-A.

Una parte dei miei disturbi ha senza dubbio origine da qual genio di mio marito, in possesso, fino a una settimana fa, di una forma di tosse con espulsione di polmone incorporata. Siccome il mio corpo è geloso delle altrui malattie, sia mai gli venga tolto il primato, ha deciso di appropriarsene indebitamente. Così ora ho un polmone in uscita dal tratto laringe-trachea, raffreddore, mal di gola e un respiro con fischietto da richiamo per tordi.

Un'altra fetta dei miei problemi deriva dagli effetti collaterali del Gonal-f, la penna magica per stimolazione ovarica. Sul bugiardino, lo so lo so non si fa, cattivissima me! c'è un vago riferimento a disturbi gastrointestinali. E cosa succede se uno ce li aveva già di suo? Ve lo dico io. Anche i disturbi si pompano. Come panza e tette. Roba che potrei presentarmi a Sanremo con occhiali da nerd e vestiti da ritardata a cantare aciditààààà, un elemento imprescindibileeeee, per una stimolazione stabileeee, che punti all'eternitàààà, m'attacco al Gaviscon come fosse Chardonnay dell'81, ho l'intestino gonfio e dolorante, ho appetito ma dopo tre bocconi un senso di pesantezza mi pervade le viscere e dulcis in fundo ho la nausea da pregnant 0-12. Probabilmente senza essere pregnant.

E poi c'è lei, la tipa occhialuta e coi capelli color pantegana del Tevere che gioca con la riproduzione 3D della mia bamboletta vodoo. Spero almeno l'abbia fatta very faiga e abbia aggiornato il taglio di capelli. Vi dico solo che l'altro ieri mi si sono congelati gli alluci. Avete capito bene. Erano freddi e bianchi, li ho immersi per un quarto d'ora nell'acqua bollente per farli diventare viola-blu e formicolanti e poi di nuovo rosa. Tra l'altro il sinistro aveva già dovuto subire un riuscitissimo attentato da parte della stufetta elettrica del bagno, quella che viene data in dotazione a qualsiasi famiglia italiana quando mette su casa, che ha pensato bene di cadere proprio sopra il suddetto dito. Sì, ho provato molto dolore.

Insomma se non scrivo è perché sono in ospedale, sapevatelo.
E qualcuno, poi, mi dica perché sono andata again su Gugol a cercare i sintomi dell'iperstimolazione ovarica. Perché ora ce li ho. Tutti.

domenica 3 novembre 2013

Protezioni

Concedetemi il lusso di frignare come se fossi una bomba di estrogeni la cui deflagrazione potrebbe mietere numerose vittime di sesso maschile. Ho la sensazione che questa stimolazione blanda non porti da nessuna parte se non verso una vaginite che dovrò curare con una dose extra di lavande, creme e indovinate un po' pasticche. La donna bionica mi fa una pippa, sono un OGM. Se fino a qualche tempo fa la sola idea di una cannula bucherellata mi terrorizzava adesso potrei pubblicare un video tutorial su Youtube: come famigliarizzare con la propria Vù.

Non le nascondo che sono demoralizzata, doc

Ma per carità, con te non abbiamo ancora iniziato!

Io non avrei voluto nemmeno leggere la prefazione di questo capitolo della mia vita ma vaglielo a spiegare all'ottimismo in camice bianco.

I sogni però sono sereni. Non ho inveito contro nessun membro della mia famiglia la notte scorsa. Anzi. Tornavo in paese con la mia defunta Clear, distrutta dall'incidente dello scorso dicembre, mia madre e mio padre mi aspettavano nel loro negozio. Lei era sorridente nel suo grembiule bianco e si punzecchiavano come se una volta tanto i loro caratteri non volessero annullarsi a vicenda. Li ho salutati per raggiungere la Sister e correre verso il centro storico. C'era una festa e io ho assaporato quella spensieratezza adolescenziale che già a 18 anni non avevo più.

Con la complicità di amici impegnati altrove ho approfittato del week end lungo per prendermi cura di me, della casa, delle bestie e last but not least del mio rapporto di coppia. Ho avuto addirittura l'ardire di far ordine in macchina. Dentro c'ho trovato 3 paia di scarpe col tacco, una ballerina, 3 bottiglie di plastica vuote, una piena, un quotidiano di due mesi fa, un ombrello, una patatina fritta, due cataloghi IP, un volantino di Acqua e Sapone, la carta di due Kinder Delice.

Ho voglia di dormire. Di quel sonno profondo che si concedono i bambini, rannicchiata in posizione fetale sotto due strati di piume d'oca. Quasi come a volersi sentire nel ventre materno, protetti e ignari del mondo che t'aspetta li fuori. Pronto a fotterti.

lunedì 21 ottobre 2013

La dittatura dell'Amoxicillina

Il mio corpo mi odia. Ne ho le prove.

M'è tornata la cistite. Ma mica una cosa normale, eh. Mica di quelle che passano bevendo tre ettolitri virgola sei di acqua Panna, mica di quelle che c'hanno tutte le donne e che si curano con l'estratto di ribes de 'sta minchia, no no. Io so' Principessa, io faccio le cose in grande e il mio corpo lo sa. I Coli, stavolta, hanno indossato la maglia di mithril, imbracciano l'ascia di guerra, gridano in preda a fomenti assassini. Me li vedo, con le loro zampette ben ancorate alla mia vescica e la faccia pittata di strisce blu mentre studiano il prossimo attacco.

Ok, compagni, ora la faremo pisciare a intervalli di due minuti, tutti pronti? Tre, due, uno...

E io scappo al cesso. Gli squat li faccio sulla tazza, non mi serve la palestra.

Che poi fosse arrivata a inizio mese, nella fase pre-doping, l'avrei combattuta come al solito con una dose extra di Bactrim me frega cazzi a me della gastrite il mio stomaco ormai è partito per le Bahamas dopo avermi lasciato sul comodino una lettera di denuncia per maltrattamenti.

Invece è arrivata ora. Nei giorni dell'incertezza. Nei giorni potrei essere in stato interessante o essere la solita stronza che non può saltare la fila alla cassa del supermercato. 

Quindi niente Bactrim.

Chiamo SantoSpirito: prova con l'Augmentin

Chiamo l'urologa che mi seguì quando io e i Coli dormivamo abbracciati: prova con l'Augmentin.

Poi un ricordo riaffiora nelle mia mens insana in corpore insano: Negnente (aka il mio medico di famiglia) che con la sue erre moscia mi parla di prodotti più efficaci e meno dannosi per l'organismo per curare la cistite.

Chiamo Negnente.

Prova con l'Augmentin.

mavafangul

venerdì 20 settembre 2013

Infertile a chi?!

Allora: o SantoSpirito è un pazzo che si finge medico quasi quasi con nonchalance gli faccio compilare il questionario di Sciattaman o c'è del marcio in Danimarca. Sì, la chiamo Danimarca adesso la mia , e allora!?

Ieri ho fatto una visita di controllo dopo la isterocosa dalla quale, per i gentili ascoltatori che si mettono solo ora all'ascolto, è uscito fuori che le mia cannucce son libere come l'A24... no, paragone sbagliato, come il viale di casa mia la mattina alle sei e mezzo. Roba che pare io sia l'unica che lavora nel mio condominio.

L'ottimismo in camice bianco è tornato a parlarmi di tempi, pazienza, saturno contro. Marito bene, io bene. Tanti saluti e un bacio ai pupi. Quali pupi? L'unico che abbiamo miagola e c'ha i baffi, santocielo!

Non azzardarti a definirti infertile. Dice lui.

Doc, tiri fuori la marmotta che confeziona la cioccolata, ora! Dico io.

No, dai, non l'ho detto. Solo pensato.

Ho acceso i riflettori sul mio cruccio, senza vergogna e timore d'essere cacciata a calci. L'MTHFR. Non aggiungo altro. Che ogni volta che dico ho una mutazione genetica mi sento come E.T. anche perché sono già munita di un cranio xxl, mi mancano giusto un po' di rughe e il colorito verdastro. No, 'spettate, c'ho pure quello, porco boia.

Ci penseremo dopo. Ora pensiamo a farti restare incinta.

Mi conferma l'eventuale terapia acido folico, cardioaspirina, eparina all'occorrenza.

Dopo la smanettata e l'ecografia mentre io cercavo di far riprendere l'USI dalla visione di sua moglie che attraversa la stanza senza mutande per farla vedere ad un altro, mi prescrive la terapia da seguire per i prossimi tre mesi. Insomma fino a Natale semo coperti.

Clomid. Again?! Again.

Monitoraggio ecografico degli ovetti de pasqua.

Gonasi. Sono punture?! Sono punture. Erede, appena esci io te gonfio. Lo sai sì?

E per finire lavande. Sì quelle con quell'inquietante beccuccio. Il clistere da vagina.

Ah che bello vedere i propri sogni di bambina realizzati eh...

lunedì 22 luglio 2013

Amarsi un po'

E' una questione di schemi mentali. Si formano nell'infanzia, per imitazione. Non ce li togliamo più di dosso, li applichiamo ogni volta percepiamo una situazione di pericolo, paura o semplicemente una novità. Non ce ne sono di giusti o sbagliati ma alcuni ci fanno vivere male, altri bene.

Sai cosa vuol dire avere un rapporto simbiotico con qualcuno, Princess?



E con chi credi di averlo?

Con mia madre

Sogno onde anomale dall'adolescenza. Le prime, impetuose e inarrestabili mi soffocavano, riempiendo i miei polmoni d'acqua, mi uccidevano. Ed io mi lasciavo travolgere, svegliandomi di soprassalto, annaspando. Con gli anni ho imparato a scappare. Nel sogno percepivo il pericolo e iniziavo a correre, girandomi ogni tanto per controllare l'altezza dell'acqua. A volte mi salvavo raggiungendo a fatica un'altura, con la speranza che il livello del mare non si elevasse tanto da affogarmi. Ora le onde son quasi sparite. Ma l'acqua popola ancora le mie visioni notturne. Qualche mese fa camminavo sul pavimento di ghiaccio della mia camera da letto, il ghiaccio si è spezzato ed io sono andata a fondo. Ho nuotato, con grazia e con calma. Ieri notte ero su una gondola. Il gondoliere ha virato su un canale, chiuso fino a pochi minuti prima. La gondola ha incamerato acqua, si è spezzata in due ed io ho nuotato di nuovo. Con la stessa calma e la stessa grazia del sogno precedente.

Sabato ho scoperto che l'acqua è un simbolo forte, profondo, viscerale e, soprattutto, primordiale. L'acqua richiama il liquido amniotico, il rapporto con la madre.

Un rapporto complesso. Tanto intimo e profondo quanto soffocante e malato.

Ho assimilato per osmosi gli schemi mentali di mia madre. Ho fatto mie le sue ansie, l'ipocondria e l'angoscia. Ho fatto mio il suo male di vivere così come la sua sensibilità, la capacità di analisi e di introspezione.

Ma sono anche una persona ricca. Parola di Sciattaman. Perché rispondo bene alla psicoterapia, non ho costruito resistenze, mi sono aperta, miglioro in fretta.

Ci deve essere stata un'altra persona, nella tua vita, nella tua infanzia che ti ha dato un'alternativa, ti ha mostrato altri schemi mentali a cui tu hai attinto, ti ha fatto capire che esiste altro oltre la depressione, come arma di difesa e reazione.

C'è stata. E' la ZiaSanta. Che sorride e sdrammatizza, che ama viaggiare e ha fatto dell'indipendenza la sua bandiera. Che non si è mai sposata perché non voleva accontentarsi. Che trova il bello nelle piccole cose.

C'è stata lei quando mia madre si chiudeva in casa preda degli attacchi di panico.

Gliel'ho detto.

Ti ha salvata, sai?

E' stata la sua risposta.

E, inoltre, hai avuto l'intelligenza di trovare una persona più simile a tua zia che a tua madre per passarci la vita.

Sono fortunata Doc!

No, sei scaltra. La fortuna ce la facciamo da soli, Princess. E il segreto della scaltrezza è solo uno: volersi bene

E io me ne voglio, tanto. Avevo smesso e ho sbagliato. Ma non mi spaventa ricominciare.

giovedì 20 giugno 2013

Una questione di coscienza

Lo studio è piccolo, probabilmente ricavato da un grande stanzone. C'è un divano bianco di pelle a due posti  che deve esser stato oggetto di divertimento per più di un gatto. Sopra troneggiano i faccioni sorridenti e colorati della diva per eccellenza, Marylin Monroe. Quel quadro l'ha voluto mia moglie, dice lui, serve solo a coprire una macchia d'umidità, non scandalizzarti, sorride. Sulla parete di fronte due quadri di un artista amico della famiglia di mio zio, marito della sorella di mio padre e suo cugino carnale. E' l'unica connessione evidente della parentela. Nessuna somiglianza tra i due.

L'aria passa attraverso una lunga finestra che da su un cortile interno la cui vegetazione rigogliosa e un po' incolta mi ricorda il giunglino. La tenda è semistrasparente e svolazza nella corrente.

I libri sono accatastati uno sull'altro, sopra una sorta di ampia mensola ricavata dal controsoffitto e provvista di faretti. Nomi ridondanti e autori a me sconosciuti. Qualche consonante di troppo sul dorso di una ventina di libri mi ha fatto azzardare un anche io amo la letteratura russa, sa?. Lui ha sorriso di nuovo e ha imputato ancora alla consorte la colpa di qualche Bukowsky di troppo. Sempre meglio di Moccia, dico io.

La porta a soffietto non si chiude bene e il tavolino basso, di fianco al divano è pieno di agende, fogli di carta scribacchiati, qualche caramella, due bicchieri e una brocca d'acqua naturale.

La forma non è tutto.

Lui siede su una poltroncina nera, davanti al divano. In braccio ha un cagnetto marrone, faccia simpatica, occhi tondi e orecchie grandi. Abbaia in continuazione quando lui si alza o si allontana. L'abbiamo preso in un canile, racconta, è stato maltrattato da piccolo, per questo è aggressivo. Gli carezzo le testa e mi siedo.

Cominciamo. Suona come un ordine ma mi va bene.

Mi siedo e inizio a parlare. Di me, di mio padre, di noi, di mio suocero, di un matrimonio martoriato dagli eventi, della mia ipocondria, dei miei figli, quelli che non vengono, quelli che pare non mi vogliano. Parlo dell'angoscia che sento quando mi sveglio, parlo degli incubi e del fiato corto. Di pensieri bui, di pianti, di apatia.

Cosa vuoi ottenere alla fine del percorso, Princess?

La serenità che ho perso. Perchè io, dottore, questo male oscuro lo odio, con tutta me stessa. Lo voglio schiacciare, perché ho tanta voglia di vivere.

Ho iniziato una psicoterapia. Perché me lo devo e lo devo a loro: i miei futuri figli. Che se continuo così non verranno mai e io, invece, li voglio tanto, ancora.

mercoledì 17 aprile 2013

Il Calemme

Ho fatto colazione con caffè e Bactrim, quest'ultimo preso mentre ero in fila sul tratto urbano dell'A24. Provate a dirmi che non sono una tipa alternativa.

Sì perchè da brava regnante megalomane quale sono, quando faccio le cose le faccio in grande. Siccome colite e gastrite non mi bastavano ho accettato la richiesta di udienza reale di una vecchia amica, che mi ha accompagnata nei meravigliosi anni della mia preadoloscenza, la cistite.

Roba che quando ho sentito quel dolore, fastidio, bruciore, quella sensazione di incompleto svuotamento della vescica come dicono i medici o oddio devo fare ancora la pipì ma di pipì non ne ho più come dico io, mi sono rivolta a lei, la cistite, cantando ancora tu? ma non dovevamo vederci più?

Da due giorni ho un giramento di ovaie tale che avrei solo voglia di alzare il dito medio contro l'umanità e trincerarmi dietro un ostinato mutismo. Il guaio è che questo stato d'animo pare trasparire da ogni gesto, espressione facciale, movimento, poro della mia pelle. Ieri Capetto mi ha chiesto se stessi bene, ho risposto 'na meraviglia sperando lui non notasse il tono ironico. Non l'ha fatto. Un hip hip urrà per quei quattro neuroni troppo impegnati a rincorrersi ed autocompiacersi per cogliere le sfumature dei miei toni vocali.
V., invece, che di neuroni ne ha una decina, non soddisfatto dalla mia risposta no no sto bene, tranquillo ha aggiunto sicura? hai la faccia contrariata. No, V., non è contrariata è la faccia di chi sta imprecando contro la propria vescica che, mandata in pappa dagli escherichia coli, non riesce a distinguere una pipì vera da una pipì finta e, di conseguenza, mi costringe ad un'andatura cosce strette - piccoli passi. Manco fossi un'appassionata di tango.


Nel frattempo ho deciso di dare battaglia a quell'anonima maledetta stronza (è femmina, lo sento) che si sta divertendo a mie spese, da mesi, con una bambolina voodoo dalla faccia tonda e le unghie laccate di rosso. Per ora mi sono limitata a googolare rimedi contro il malocchio e chiedermi cosa ci provi la tipa in questione di tanto divertente visto che, ormai, è come sparare sulla Croce Rossa. Cambia obiettivo, diobono.



Dulcis in fundo Mina mi ha appena dato del calemme, vocabolo dialettale con cui dalle mie parti si usa descrivere una persona così malaticcia da ricodare uno spettro.

Insomma, rimpastatemi. Perché non sono venuta bene. E già che ci siete fatemi le tette più grandi e il naso alla francese.

martedì 2 aprile 2013

Let's dance. Let's start.

Sarò onesta. Io questa exploratio vaginalis da parte di SantoSpirito me la sarei risparmiata volentieri. Da brava procastrinatrice quale sono ero quasi arrivata a sperare che il guru delle gravidanze a portar via mi fissasse la visita, che so, a maggio inoltrato. Invece zac, 2 Aprile ore 16:30.

Le va bene?

Sissignore sono prontissima

Se, come no. Non è vero. Non lo sono. Ma mancopegnente. 

Perché datemi pure della paesanotta, retrograda, bigotta ma a me le manine, sempre un po' troppo fredde in verità, della Giulietta aka la mia scrutavagina storica, quella a cui ho affidato la mia fonte di vita e di potere  per anni, mancheranno. Tantissimo. Perchè lei è una donna. Lei ha la vagina. E parlare di ciclo, ovulazione, rapporti e tutto ciò che ruota attorno il sancta sanctorum con una donna è la cosa più naturale del mondo. Perché il ciclo è ciò che ci accomuna. Perché il ciclo ce l'abbiamo tutte e a tutte, indistintamente, in quei giorni lì ci si gonfia la panza e ci rode il chicchero. Non a caso ne facciamo argomento di conversazione anche da perfette sconosciute. Davanti al ciclo siam tutte uguali. Il ciclo è la legge. Il ciclo è comunista.

Insomma è la prima volta che mi affido a mani mascule non appartententi a qualche moroso per un viaggetto negli anfratti della mia regale persona.

Ovviamente non è certo questo il motivo per cui me la sto facendo sotto. Che son scema sì, ma mica fino a questo punto. Che SantoSpirito sia dotato di apparato riproduttivo maschile o femminile poco importa, purché mi faccia riprodurre. E io temo un no, nsepofa. 
Ma se non ci provo non cambierà mai nulla.

Ormai siamo in ballo. Balliamo.
Ormai siamo in ballo. Calamose 'ste mutande.

venerdì 15 marzo 2013

Virginia

Virginia ha 20 anni, un corpo florido, una testa piena di riccioli biondi e due occhi azzurri su un viso tondo.
Ci scambiamo un comunissimo ciao per strada e quando, nel Febbraio del 2012, la neve ci sommerse, io e la Sister le prestammo lo slittino e ci gustammo la scena di lei che rideva come una ragazzina, come se avesse 10 anni, mentre scivolava tenendosi alle spalle del nostro amico G.

Le nostre interazioni si fermano qui.

Virginia ha avuto un brutto incidente. Le ruote della sua macchina non hanno fatto presa su una lastra di ghiaccio impedendole di fermarsi allo Stop tra la via del paese e la statale.

La prima cosa che ho pensato è che anche lei deve aver sentito quel rumore, quello della gomma che stride, come se cercasse di aggrapparsi e invece no, non lo fa. Non lo dimenticherà facilmente.

Virginia è stata travolta da un'altra auto. Ha sbattuto forte testa e naso e ha un brutto taglio sul braccio sinistro. Cinquantotto punti.

Ed io ho pensato ai miei soli cinque, sotto il labbro. A quanto ci hanno messo a ricucirmi, un tempo infinito. E che il suo deve essere stato molto, molto più lungo.

Virginia, grazie a Dio o a chi per lui, non ha riportato danni permanenti. TAC e radiografie sono negative. Come le mie. La mamma parla di miracolo e le ha messo un santino nel portafoglio. Come la mia, che ha appeso una corona sullo specchietto di Polly. La stessa che, tra l'altro, era su Clear e che lei ha voluto a tutti i costi salvare.

Virginia, però, dall'incidente non esce più di casa.

E siccome in un paese Virginia è parte della tua famiglia, anche se le dici solo ciao e una volta le hai prestato lo slittino, la mamma, che ovviamente sa della mia esperienza, così simile alla sua, mi ha chiesto se potevo andare a dirle due parole. Perché tu hai reagito così bene. E io volevo dirle signora credo proprio sia stata male informata ma poi mi sono fatta coraggio e sono andata a trovare Virginia. Anche perché Mina in versione buona samaritana mi avrebbe diseredato dei suoi pochi averi se non ci fossi andata.

Lei era seduta sul divano e guardava Real Time. Ho pensato che con una che si vede Real Time sarei entrata subito in sintonia, avrei avuto gioco facile.

Così è stato.

A Virginia ho detto tutto. Ho detto cose che non avevo raccontato a nessuno. Ne all'USI, ne a Mina, ne alle Sisters, ne ad A., ne alla Zia Santa. Perché proprio le persone che ti sono più vicine tendono ad evitare domande precise sul come è successo credendo, e forse a ragione, di farti male. Il loro affetto lo dimostrano prendendosi cura di te, viziandoti, incoraggiandoti, rimettendoti in piedi. Ma non chiedono. Anche se incitati, anche quando magari tu avresti pure voglia di raccontare i dettagli per esorcizzare la paura. Con una persona che ha vissuto un'esperienza simile, invece, sei legittimata, autorizzata, invogliata. Sei senza pudore. Perché lei sa. Perché lei ha vissuto quello che hai vissuto tu, non hai paura di scandalizzarla, puoi liberati.

Così le ho raccontato di come la macchina sia impazzita. Del primo impatto a destra e della botta, fortissima, a sinistra, contro il guard rail. Le ho raccontato di aver pensato solo a lui, mio marito. E che se non avessi avuto la prontezza, l'istinto, l'idea di sterzare per evitare un impatto frontale, forse, ci sarei rimasta secca. E che non ci posso nemmeno pensare, al fatto che ci sarei rimasta secca.

Le ho raccontato di come fossi certa di non avere nemmeno un graffio, la botta sul finestrino nemmeno la ricordo e del conseguente stupore nel vedere la mia faccia piena di sangue. Di come, in quel momento, il mio cervello si sia messo in moto da solo, spinto forse da un istinto innato e primordiale alla sopravvivenza e mi abbia indotto a controllare. A controllarmi. Due dita in gola per vedere se il sangue venisse da dentro. Un altro dentro le orecchie. Verificare che le gambe si muovessero, che non avessi sbattuto lo sterno contro il volante. Che ragionassi. Scendere e verificare che riuscissi a camminare lungo una linea retta, muovere le dita delle mani. E poi telefonare. E rassicurare tutti. Mentre un fazzoletto bagnato contro il naso si colorava di rosso.

Le ho raccontato della prima volta in cui ho rimesso le mani su un volante. Pioveva, mio padre mi era seduto vicino e io avevo ancora un occhio nero e la faccia gonfia. E della prima volta in cui ho guidato di nuovo da sola, su quella stessa maledetta autostrada sentendo di avercela fatta solo per essere arrivata a lavoro, con le mani sudate e le dita intorpidite dal modo in cui stringevano il volante. Un modo innaturale. Di una che ha paura.

Perché la paura non passa dopo la prima volta che ti fai coraggio e guidi di nuovo. Col cazzo che passa. E a Virginia ho detto pure questo. Perché io ci penso, ogni volta. Ogni fottuta volta che poggio il culo su un sedile penso all'incidente. Ma penso pure sia normale.

A Virgina, poi, ho detto anche che la paura, certe volte, sconfina. E passa da una macchina, da una strada a tutto il resto. Perché non è sempre vero che dopo un evento del genere una persona si dia alla pazza gioia e apprezzi ogni minuto perché capisce il significato della vita. Questo, forse, viene dopo.
All'inizio capisci solo il significato della morte. Ti rendi conto di quanto sia facile, morire. E hai paura che torni a minacciarti, di nuovo, magari con un canale diverso.

Poi però passa

Davvero?

Certo, ma tu datti una mano. Anche piccola. Inizia e poi il corpo lavorerà da solo. Sennò finisce che non esci più di casa

Che vi devo dire, non sarò Freud e manco ci aspiro, io sono quella che sta sdraiata sul lettino, dalla parte dei matti ma certe volte un'esperienza condivisa è meglio di una seduta da uno bravo.
Virginia mi ha fatto il the e il giorno dopo mi ha detto ciao. 
In piazza, sotto un bel sole.


mercoledì 9 gennaio 2013

"Etciù!" "Salute!"

Facendo appello al suo proverbiale tatto il Capetto mi ha appena fatto notare che sembro mi nonna.
Sono seduta alla mia scrivania con addosso piumino e sciarpa, circondata da fazzoletti smocciolati, dalla carta dell'Asprina C, del Betotal Immuno Plus e del Benagol miele e limone.

Insomma, sono influenzata. Again.
E' il bello della nostra vita, la vita della gente con gli anticorpi in cassa integrazione.
La mattina ti svegli e sai che dovrai correre più dei virus.
Vi anticipo la fine. Il virus vince sempre.

Nel frattempo mi sono resa conto  di aver speso una cospicua parte del mio non esattamente esoso stipendo in medicine. In borsa ho una farmacia. Dai probiotici, alle vitamine, dal ketoprofene, all'acido folico.
O la mia ipocondria sta peggiorando o sto per morire.

Poi dici che non te prende la depressione.
La serotonina! Ecco cosa manca nella mia borsa!