Alla fine degli anni 70 l'Alfa Romeo aveva lanciato i progetti 154 e 156, due nuove vetture a trazione posteriore destinate a sostituire rispettivamente la Giulietta e l'Alfetta. La crisi in cui versava la casa milanese, tuttavia, costrinse ben presto la stessa a rinunciare al progetto di un nuovo pianale. Per ovviare ai ritardi nello sviluppo, nel 1982 l'Alfa Romeo lanciò i progetti 162A e 162B, rispettivamente le future 90 e 75, volti a riutilizzare per quanto possibile la meccanica dei modelli allora in commercio, ovvero l'Alfetta e la Giulietta.
La 90, erede dell'Alfetta,[2] riprendeva dalla sua progenitrice non solo l'intera meccanica, motori inclusi, ma anche buona parte del telaio,[1] alcuni lamierati esterni e il "giro porte". Il compito affidato alla Bertone di ridisegnare solamente la parte esterna e una nuova fanaleria non era dei più facili: il risultato finale fu una berlina dalle linee sobrie e squadrate, piuttosto anonima ma non priva di una certa eleganza.
Per migliorare la penetrazione aerodinamica sotto al paraurti anteriore si trovava uno spoiler retrattile, che scendeva automaticamente a partire dalla velocità di 80 km/h per effetto della pressione dell'aria[3], aumentando così il carico aerodinamico sull'asse anteriore e riducendo la resistenza all'aria, che era migliore rispetto all'Alfetta, attestandosi con un coefficiente aerodinamico di 0,37.
Alle osservazioni del pubblico secondo cui la 90 non era che un'Alfetta ristilizzata, la casa di Arese rispose (senza convincere più di tanto) che la Bertone aveva sostituito il 70 per cento dei lamierati del vecchio modello. Non contribuirono poi all'estetica altri particolari poco riusciti come la modesta calandra in plastica grigia, le borchie di disegno banale e la posizione del vano portatarga che, sfalsato rispetto alle luci posteriori, rendeva la coda disarmonica.
Presentata al salone dell'automobile di Torino del settembre 1984,[4] la 90 riproponeva senza modifiche la meccanica dell'Alfetta: disposizione transaxle (con motore anteriore, trazione posteriore e gruppo cambio-differenziale al retrotreno), sospensioni anteriori a quadrilateri, ponte posteriore De Dion[1] (che sorreggeva anche il gruppo cambio-differenziale) e freni a disco su tutte le ruote, con quelli posteriori montati all'uscita del differenziale per ridurre le masse non sospese. L'interno era caratterizzato dalla strumentazione digitale presente sulla versione "Quadrifoglio Oro".[5]
Nelle intenzioni della casa, la 90 avrebbe dovuto rappresentare il modello di classe medio-superiore della gamma Alfa Romeo sino ai successivi anni 90, da cui la scelta del nome. Tuttavia il modello rimase in listino appena tre anni e venne ritirato dal commercio anzitempo, lasciando spazio alla più fortunata 75 di cui condivideva telaio e meccanica.
Al momento del lancio erano disponibili tre motori, 4 cilindribialbero di 1779 e 1962 cm³, il V6 Busso con alberi a camme in testa da 2492 cm³ e un 4 cilindri turbodiesel di 2.4 litri prodotto dalla VM Motori.
Alfa Romeo 90 "1.8" (con alimentazione a 2 carburatori e potenza di 120 CV)
Alfa Romeo 90 "2.0" (con alimentazione a 2 carburatori e potenza di 128 CV)
Alfa Romeo 90 "2.0 Iniezione" (con alimentazione a iniezione elettronica e potenza di 128 CV)
Alfa Romeo 90 "2.5 V6 iniezione" (con alimentazione a iniezione elettronica e potenza di 158 CV)
Alfa Romeo 90 "2.4 Turbodiesel" (a iniezione indiretta e potenza di 110 CV)[6]
Nel 1985 venne lanciata la "2.0 V6 Iniezione", con un motore derivato dall'omologo 2.5 che disponeva di 132 CV, dotato di impianto iniezione Alfa Romeo CEM (dove CEM sta per Controllo Elettronico Motore).
Trovandosi a competere con vetture come Lancia Thema, Fiat Croma e Saab 9000, presentate nello stesso periodo e progettualmente più moderne, la 90 faticò a ritagliarsi un proprio spazio.
A poco servì il lifting del maggio 1986 che coinvolse la mascherina anteriore, leggermente modificata onde allinearsi allo stile della coeva 75, il porta targa in tinta e alcuni dettagli dell'interno, dando vita alla 90 "Super". Dal punto di vista meccanico le uniche novità riguardavano il motore turbodiesel, dotato di turbina di geometria più piccola per migliorare la ripresa ai bassi regimi e di un sistema di preriscaldamento del gasolio per migliorare le partenze a freddo, l'eliminazione della versione "2.0 a carburatori" e l'adozione di rapporti più corti per migliorare accelerazione e ripresa, con quinta marcia di potenza. Invariati gli altri motori della gamma.
Prodotta in poco più di quarantamila esemplari, dopo solo tre anni di produzione alla fine del 1987 fu sostituita (dopo il passaggio dell'Alfa Romeo al Gruppo Fiat) dalla 164,[1] vettura basata sul medesimo pianale di Thema, Croma e 9000.
La rivista specializzata AutoCapital, come aveva fatto precedentemente con l'Alfetta, fece realizzare autonomamente una versione familiare della 90 affidandosi però, invece che alla Zagato, alla Carrozzeria Marazzi. Ci fu un interessamento serio dell'Alfa Romeo per una realizzazione in serie ma il progetto infine non vide mai la luce.[7]
anteriori: a ruote indipendenti, quadrilateri trasversali, barre di torsione, ammortizzatori idraulici, barra stabilizzatrice / posteriori: a ponte rigido De Dion, 2 parallelogrammi di Watt, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici, barra stabilizzatrice
anteriori: a ruote indipendenti, quadrilateri trasversali, barre di torsione, ammortizzatori idraulici, barra stabilizzatrice / posteriori: a ponte rigido De Dion, 2 parallelogrammi di Watt, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici, barra stabilizzatrice
/ in ordine di marcia: 1.090 kg / rimorchiabile: 1.200 kg
Meccanica
Tipo motore: 4 cilindri in linea, basamento e testata in lega leggera. Raffreddamento: ad acqua, a circolazione forzata, con ventola elettrica a innesto termostatico
anteriori: a ruote indipendenti, quadrilateri trasversali, barre di torsione, ammortizzatori idraulici, barra stabilizzatrice / posteriori: a ponte rigido De Dion, 2 parallelogrammi di Watt, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici, barra stabilizzatrice
anteriori: a ruote indipendenti, quadrilateri trasversali, barre di torsione, ammortizzatori idraulici, barra stabilizzatrice / posteriori: a ponte rigido De Dion, 2 parallelogrammi di Watt, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici, barra stabilizzatrice
/ in ordine di marcia: 1.250 kg / rimorchiabile: 1.300 kg
Meccanica
Tipo motore: 4 cilindri in linea, basamento in ghisa, testata in lega leggera. Raffreddamento: ad acqua, a circolazione forzata; termostato; 2 elettroventole
anteriori: a ruote indipendenti, quadrilateri trasversali, barre di torsione, ammortizzatori idraulici, barra stabilizzatrice / posteriori: a ponte rigido De Dion, 2 parallelogrammi di Watt, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici, barra stabilizzatrice
anteriori: a ruote indipendenti, quadrilateri trasversali, barre di torsione longitudinali, ammortizzatori idraulici telescopici, barra stabilizzatrice / posteriori: a ponte rigido De Dion, 2 parallelogrammi di Watt, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici telescopici, barra stabilizzatrice